ITVR20110135A1 - Dispositivo di protezione. - Google Patents

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ITVR20110135A1
ITVR20110135A1 IT000135A ITVR20110135A ITVR20110135A1 IT VR20110135 A1 ITVR20110135 A1 IT VR20110135A1 IT 000135 A IT000135 A IT 000135A IT VR20110135 A ITVR20110135 A IT VR20110135A IT VR20110135 A1 ITVR20110135 A1 IT VR20110135A1
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IT
Italy
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layer
inflatable element
adhesive layer
polyurethane
protection device
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IT000135A
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Luigi Ronco
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Dainese Spa
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    • BPERFORMING OPERATIONS; TRANSPORTING
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Description

DISPOSITIVO DI PROTEZIONE
DESCRIZIONE
La presente divulgazione si riferisce ad un dispositivo di protezione per una protezione di un utilizzatore. Il dispositivo di protezione, chiamato comunemente air-bag, include un elemento gonfiabile atto a proteggere da impatti e/o da cadute un passeggero, un pilota di motoveicolo o un simile utilizzatore, durante un'attività sportiva e/o lavorativa.
Più in particolare, il dispositivo di protezione secondo la presente divulgazione può essere utilizzato per proteggere l’utilizzatore da impatti, in seguito a cadute o scivolate, quando sta svolgendo una attività e/o quando si trova a bordo di un mezzo di trasporto, come per esempio un veicolo, oppure un qualsiasi altro mezzo di trasporto come un cavallo o altro animale, un attrezzo sportivo, come un paio di sci o un bob, o simili mezzi di trasporto.
Il dispositivo di protezione può essere montato a bordo del mezzo di trasporto e/o indossato da un utente.
Negli ultimi anni, a seguito di una costante ricerca nella sicurezza di guida dei veicoli, sono stati ideati una pluralità di dispositivi di protezione includenti elementi gonfiabili, cosiddetti air-bag, per proteggere da impatti un utilizzatore, che per esempio, si trova a bordo di un veicolo. L’elemento gonfiabile, o sacco gonfiabile, à ̈ formato, per esempio, da una struttura multistrato, vale a dire à ̈ un sacco presentante parete multistrato, o parete includente più strati sovrapposti, che garantisce una opportuna resistenza al gonfiaggio.
L'elemento gonfiabile, in una condizione di riposo, à ̈ disposto sgonfiato e ripiegato in un alloggiamento del veicolo in corrispondenza di parti del veicolo potenzialmente interessate da impatti, vale a dire contro le quali, in caso di incidente, può venire a contatto l’utilizzatore, oppure in una tasca di un indumento. Il sacco gonfiabile à ̈ inoltre posto in comunicazione di fluido, al momento di un impatto, di una scivolata o in generale di un incidente, con una sorgente di gas compresso, come una bomboletta.
Un’esigenza nata dall’impiego di tale sacco gonfiabile disposto in condizione ripiegata à ̈ quella di garantire un repentino gonfiaggio, anche a seguito di una prolungata permanenza nell’alloggiamento del veicolo, oppure in una tasca di un indumento.
In relazione a questa esigenza, al fine di verificare l’efficacia nel tempo del dispositivo di protezione, l'elemento gonfiabile può essere preventivamente sottoposto a rigorose verifiche che includono, tra gli altri, cosiddetti test di invecchiamento.
I test di invecchiamento sono test in cui si simula uno stoccaggio prolungato nel tempo, per esempio ricreando condizioni di stoccaggio a temperatura e pressione estreme, o altre condizioni operative estreme come elevata umidità o una cosiddetta nebbia salina (ambiente corrosivo).
In particolare, dopo una permanenza in tali condizioni estreme, si verifica se l’elemento gonfiabile può essere ancora gonfiato in modo appropriato.
Ne consegue che un elemento gonfiabile deve, da un lato, essere realizzato in un materiale di sufficiente resistenza per resistere ad un improvviso impatto del gas al momento del gonfiaggio, ma al tempo stesso, essere realizzato in un materiale duraturo nel tempo, per essere dispiegato e gonfiato, anche dopo essere rimasto per un lungo periodo, per esempio in condizione piegata.
La presente divulgazione si basa sull’osservazione da parte dell’inventore della presente domanda di brevetto che la scelta di un’appropriata colla, adesivo, o strato adesivo per l’unione di strati, che formano la parete dell’elemento gonfiabile, rappresenta un fattore rilevante per il superamento dei test di invecchiamento, senza compromettere altre caratteristiche di resistenza dell’elemento gonfiabile. Partendo da tale osservazione, al fine di superare detto problema tecnico e/o di rispondere alla suddetta esigenza, viene messo a disposizione un dispositivo di protezione secondo la rivendicazione 1, un uso di uno strato adesivo secondo la rivendicazione 7, ed un metodo secondo la rivendicazione 9. Caratteristiche secondarie dell’oggetto della presente divulgazione sono definite nelle corrispondenti rivendicazioni dipendenti.
In pratica, secondo un aspetto della presente divulgazione, viene impiegato uno strato adesivo includente, o costituito da, poliuretano derivante da policarbonato e/o poliuretano derivante da polietere per fissare due strati o porzioni di un elemento gonfiabile. Tale strato adesivo presenta eccellenti proprietà di resistenza al distacco dalle rispettive porzioni dell’elemento gonfiabile. In pratica, le porzioni di elemento gonfiabile rimangono unite nel tempo, e consentono un mantenimento nel tempo dell’integrità e funzionalità dell’elemento gonfiabile.
In una forma di realizzazione, i due strati (uniti dallo strato adesivo) sono strati adiacenti dell’elemento gonfiabile che definiscono una parete dell’elemento gonfiabile.
Si rileva che, nella presente descrizione e nelle successive rivendicazioni, con l’espressione “poliuretano derivante da policarbonato†e “poliuretano derivante da polietere†, o simili espressioni come “a base di†o “a matrice di†, si intende un poliuretano ottenuto per reazione di un di-isocianato con un poliolo, in cui, a sua volta, detto poliolo à ̈ derivato da, à ̈ a base di, o à ̈ a matrice di, policarbonato e/o polietere. Un tale poliolo può essere chiamato anche poliolo policarbonato e poliolo polietere.
Altri vantaggi, caratteristiche e modalità di impiego dell'oggetto della presente divulgazione risulteranno evidenti dalla seguente descrizione dettagliata di alcune sue forme di realizzazione preferite, date a scopo esemplificativo e non limitativo. È comunque evidente come ciascuna forma di realizzazione possa presentare uno o più dei vantaggi sopra elencati; in ogni caso non à ̈ comunque richiesto che ciascuna forma di realizzazione presenti simultaneamente tutti i vantaggi elencati. Verrà fatto riferimento alle figure dei disegni allegati, in cui:
ï€ La figura 1 mostra una vista laterale parzialmente in sezione di un dispositivo di protezione personale secondo la presente divulgazione;
ï€ La figura 2 mostra un particolare II di figura 1;
ï€ La figura 3 mostra una vista laterale parzialmente in sezione di un dispositivo di protezione personale secondo la presente divulgazione;
ï€ La figura 4 mostra un particolare IV di figura 3;
ï€ La figura 5 mostra una vista a parti staccate di un dispositivo di protezione personale secondo la presente divulgazione;
ï€ La figura 6 mostra una vista di un particolare VI di figura 5;
ï€ La figura 7 mostra una vista di una fase di realizzazione di un dispositivo di protezione secondo la presente divulgazione;
ï€ La figura 8 mostra una vista di una fase di realizzazione di un dispositivo di protezione secondo la presente divulgazione;
ï€ Le figure 9-10 mostrano rispettivi diagrammi relativi ai risultati di test condotti su una parete di un elemento gonfiabile realizzato secondo la tecnica nota;
ï€ Le figure 11-12 mostrano rispettivi diagrammi relativi ai risultati di test condotti su una parete di un elemento gonfiabile realizzato secondo la presente divulgazione.
Con riferimento alle figure allegate, con il numero di riferimento 1 viene indicato un dispositivo di protezione personale secondo la presente divulgazione in accordo ad una prima forma di realizzazione.
In particolare, il dispositivo di protezione 1 comprende un elemento gonfiabile 2 in cui à ̈ definita una camera interna 3, detto elemento gonfiabile 2 essendo atto ad assumere sostanzialmente una prima condizione di riposo o condizione sgonfiata, ed una seconda condizione attiva o condizione gonfiata, in caso di impatto o urto. L’elemento gonfiabile 2 comprende almeno due primi strati o strati interni 7, 8, realizzati in un tessuto o altro materiale, i quali sono contrapposti l’uno rispetto all’altro.
L’elemento gonfiabile 2 comprende inoltre due secondi strati o strati esterni 9, 10, realizzati in un foglio di materiale morbido e a tenuta di gas, ad esempio di poliammide o poliuretano. Gli strati esterni 9, 10 sono contrapposti l’uno rispetto all’altro.
In pratica, ciascun primo strato 7, 8 à ̈ aderente ad una rispettiva faccia interna di un secondo strato 9, 10, o strato esterno. Ciascun primo strato 7, 8 e ciascun secondo strato 9, 10 definiscono una parete, o porzione di parete, dell’elemento gonfiabile 2.
I due strati interni 7, 8 sono, per esempio, pezzi originariamente distinti, e successivamente uniti o cuciti perimetralmente tra loro lungo i rispettivi bordi perimetrali 12, 13. I due strati esterni 9, 10 hanno una estensione superficiale maggiore dei due strati interni 7, 8 e sono uniti perimetralmente tra loro lungo i rispettivi bordi perimetrali 16, 17 che sbordano rispetto ai due strati interni 7, 8. Ciascuno strato interno 7, 8 à ̈ sovrapposto e incollato ad un rispettivo strato esterno 9, 10, mediante almeno uno strato adesivo 18. Secondo un aspetto della presente divulgazione, lo strato adesivo 18 include, o à ̈, una colla o resina poliuretanica (o poliuretano) ottenuta per reazione di un di-isocianato (per esempio aromatico o alifatico) e di un poliolo a sua volta derivante da policarbonato o polietere; vale a dire si tratta di una resina poliuretanica a base di, a matrice di, o da, policarbonato o polietere.
In generale, si à ̈ rilevato che l’impiego di un tale strato adesivo 18 per unire porzioni di un elemento gonfiabile 2 consente di ottenere una migliore resistenza al distacco in condizioni estreme di temperatura, pressione, umidità e nebbia salina, rispetto ad una resina di poliuretano generica, differente da quella a base di policarbonato o polietere.
In una forma di realizzazione, lo strato adesivo 18 Ã ̈ interposto e fissato tra lo strato interno 7, 8 e lo strato esterno 9, 10 in una medesima fase operativa.
In una variante di realizzazione lo strato esterno 9, 10 Ã ̈ preliminarmente associato allo strato adesivo 18 a definire un foglio laminato. In tale foglio, lo strato adesivo 18 Ã ̈ omogeneamente distribuito sullo strato esterno 9, 10 per esempio mediante spalmatura o accoppiatura. Successivamente, lo strato esterno 9, 10 Ã ̈ unito allo strato interno 7, 8.
Con riferimento alle figure 3 e 4, à ̈ illustrato un dispositivo di protezione in accordo ad una seconda forma di realizzazione. Elementi e parti della presente seconda forma di realizzazione aventi la medesima funzione e la medesima struttura degli elementi e parti della forma di realizzazione precedentemente descritta conservano medesimo numero di riferimento e non vengono nuovamente descritti nel dettaglio. In particolare, il dispositivo di protezione 100 si distingue dai dispositivi di protezione delle precedenti forme di realizzazione prevalentemente per gli strati interni. In questa forma di realizzazione, l’elemento gonfiabile 102 del dispositivo di protezione 100 include, oltre ai due strati esterni 9, 10, due strati interni 107, 108, che fanno parte di una struttura tessile 106. In particolare, la struttura tessile 106 include, oltre ai due strati interni 107, 108, una pluralità di fili 105 aventi rispettive opposte estremità 105a, 105b interlacciate con i due strati interni 107, 108.
Gli strati interni 107, 108 sono maglie per esempio realizzate in poliestere o poliammide, ed i fili 105 sono tiranti flessibili realizzati per esempio in poliestere o poliammide.
Ciascuno strato interno 107,108 fodera internamente il rispettivo strato esterno 9, 10. Ancor più in particolare ciascuno strato interno 107, 108 à ̈ fissato stabilmente alla faccia interna dello strato esterno 9, 10, mediante lo strato adesivo 18, che à ̈ visibile in figura 4 e che à ̈ identico a quello precedentemente descritto.
In particolare, à ̈ da intendersi che lo strato adesivo 18 può essere interposto e fissato tra lo strato interno 107, 108 ed un rispettivo strato esterno 9, 10 in una medesima fase operativa, oppure preliminarmente associato allo strato esterno 9, 10 per esempio mediante spalmatura e poi fissato allo strato interno 107, 108. Con riferimento a figure 5 e 6 à ̈ illustra una modalità di realizzazione di un dispositivo di protezione, in cui tale modalità à ̈ applicabile tanto per la realizzazione del dispositivo di protezione di figura 1 quanto per la realizzazione del dispositivo di protezione di figura 3.
In questa forma di realizzazione, possono essere previsti due strati di adesivo. In particolare, Ã ̈ previsto lo strato adesivo 18 preliminarmente associato allo strato esterno 9, 10, per esempio mediante spalmatura o accoppiatura, e un altro strato termoadesivo 20 interposto tra lo strato interno 7, 8 e lo strato adesivo 18.
In pratica, lo strato termoadesivo 20 Ã ̈ disposto a contatto con lo strato adesivo 18 preliminarmente spalmato o accoppiato sullo strato esterno 9, 10.
La modalità di realizzazione à ̈ la seguente.
Si predispongono in posizione contrapposta due strati interni 7, 8 che vengono sovrapposti ed uniti l’uno con l’altro lungo il perimetro a formare, e racchiudere, la camera interna 3.
Una cannula 30, o condotto, à ̈ disposta tra gli strati interni 7, 8 e fuoriesce dall’interno della camera 3 per collegare la camera 3 a mezzi di gonfiaggio, (non raffigurati nei disegni) e consentire una introduzione di un fluido di gonfiaggio nell'elemento gonfiabile 2. I mezzi di gonfiaggio possono anche essere inclusi all'interno dell'elemento gonfiabile 2.
I due strati interni 7, 8 sono interposti tra due strati esterni 9, 10 di materiale morbido e a tenuta di gas, ad esempio il suddetto laminato sopra menzionato, in cui ciascuno strato esterno 9, 10 Ã ̈ precedentemente provvisto dello strato adesivo 18 a base di poliuretano derivante da policarbonato e/o polietere.
Gli strati esterni 9, 10 hanno un'estensione superficiale maggiore degli strati interni 7, 8.
Nell'esempio, gli strati esterni 9, 10 vengono incollati ai rispettivi strati interni 7, 8 per mezzo dello strato termoadesivo 20, nell'esempio una resina poliuretanica generica e convenzionale non derivata da policarbonato o polietere, oppure una resina derivata da policarbonato o polietere, avente spessore di circa 100 µm, utilizzando una pressa 35 a 185° C (che ad esempio lavora a temperature comprese tra circa 140 °C e 185 °C, preferibilmente a circa 180-185 °C) per favorire l'adesione e l'incollaggio reciproco.
In particolare, ciascuno strato termoadesivo 20 à ̈ fissato allo strato adesivo 18 dello strato esterno 9, 10, mediante pressa 35, in una prima fase del procedimento come illustrato in figura 7, a formare uno strato composito 9’, 10’ (figura 8). Successivamente ciascuno strato composito 9’, 10’ à ̈ sovrapposto e fissato allo strato interno 7, 8.
Bordi periferici degli strati compositi 9’, 10’, in corrispondenza dei quali non sono presenti gli strati interni 7, 8, si incollano direttamente l'uno all'altro a tenuta di gas. L’accoppiamento può avvenire secondo altre tecniche di termo accoppiamento note nel settore.
Come anticipato, si à ̈ riscontrato che l'impiego dello strato adesivo a base di poliuretano/policarbonato o poliuretano/polietere fornisce soddisfacenti risultati nei test di invecchiamento, senza compromettere altre caratteristiche di resistenza dell’elemento gonfiabile 2. In particolare, si sono riscontranti eccellenti risultati in relazione ad una resistenza dello strato adesivo 18 al distacco dal rispettivo strato esterno 9, 10 e/o dallo strato interno 7,8, così da consentire il mantenimento delle caratteristiche dell’elemento gonfiabile nel tempo.
Ne consegue che, anche dopo una lunga permanenza in condizione di riposo, l’elemento gonfiabile 2 presenta struttura integra adatta per il gonfiaggio.
Si à ̈ riscontrato inoltre che l'impiego combinato di uno strato termoadesivo 20 e dello strato adesivo 18 fornisce soddisfacenti risultati. In particolare, lo strato termoadesivo 20 ha una elevata aderenza con il laminato (avvenendo un incollaggio direttamente con lo strato adesivo 18); al tempo stesso, lo strato termoadesivo 20 può penetrare negli strati interni 7, 8, in modo da chiudere eventuali pori degli strati interni 7, 8. In questo modo, si garantisce un'elevata impermeabilità dell'elemento gonfiabile 2, senza perdita di tenuta, grazie ad un’elevata distribuzione di adesivo.
Come sopra anticipato, questa forma di realizzazione può essere realizzata in combinazione con la forma precedentemente descritta, pertanto nulla vieta che l’incollaggio in pressa 35 possa avvenire solo con lo strato adesivo 18.
In relazione al gonfiaggio, à ̈ da segnalare che il gonfiaggio e le modalità di attivazione, pur essendo un aspetto di particolare rilevanza per un efficace funzionamento del dispositivo, sono descritte con minore dettaglio essendo metodi essenzialmente già noti ad un tecnico del settore della protezione di un individuo da impatti imprevisti.
In particolare, i mezzi di gonfiaggio sono comandati da una centralina di controllo sulla base della rilevazione dello stato del sistema veicolo/pilota; ad esempio detta centralina di controllo può implementare un sistema di predizione della caduta che consenta un'identificazione tempestiva dell'evento caduta ed un'affidabile predizione di questa per mezzo di sensori accelerometrici solidali al veicolo (o al pilota) ed un'unità di elaborazione dei segnali prodotti dai sensori stessi.
In alternativa, il dispositivo secondo la presente divulgazione trova anche applicazione utilizzando un cavo di attivazione connesso ad un veicolo guidato da un utilizzatore, il quale cavo comanda il gonfiaggio dell’elemento gonfiabile 2 a seguito dell’allontanamento dell’utilizzatore dal veicolo, ad esempio, a seguito di una caduta o di un impatto imprevisto.
In ogni caso i suddetti mezzi di attivazione e gonfiaggio possono essere integrati nel dispositivo di protezione 1 secondo la presente invenzione oppure collocati esternamente allo stesso.
Inoltre, in relazione ai due strati interni 7, 8, e analogamente ai due strati esterni 9, 10 à ̈ da notare che l’elemento gonfiabile si può ottenere a partire da un unico strato interno e da un unico strato esterno, i quali vengono prima incollati tra loro a definire un’unica parete. Tale parete può essere poi piegata fino a sovrapposizione e unione perimetrale di due sue porzioni, con ottenimento della camera interna. Secondo un'altra forma di realizzazione, la parete dell’elemento gonfiabile può essere formata da un unico strato. In pratica, l’elemento gonfiabile può essere formato da due pannell i o fogli mono-strato, tra loro contrapposti ed uniti perimetralmente a formare la camera interna. In questo caso, lo strato adesivo può essere utilizzato per unire solamente i bordi perimetrali dell’elemento gonfiabile.
TEST COMPARATIVI
Nel seguito con riferimento alle figure 9-12, si descrivono i risultati di test di trazione effettuati mediante Dinamometro MesdanLab su alcuni campioni di parete di elemento gonfiabile includenti rispettivamente uno strato adesivo a base di poliuretano convenzionale diverso da poliuretano derivante da policarbonato o polietere, ed uno strato adesivo a base di poliuretano derivante da policarbonato. I test sono stati condotti per verificare una resistenza al distacco dello strato di adesivo da un supporto, come per esempio dallo strato interno, o dallo strato esterno dell’elemento gonfiabile.
In particolare, campioni della lunghezza di 50 mm, in una condizione di pretensione nulla, sono stati collegati ad un morsetto mobile ad una velocità di 100 mm/min. E’ stata impiegata una cella di carico ID/FS [Kg] di 4/100.
I risultati di due campioni includenti uno strato adesivo a base di poliuretano convenzionale sono riportati nella tabella 1 riportata qui sotto, e sono visualizzati nei diagrammi di figure 9-10.
Campione Forza Max [kg] Allungamento Max Tempo di rottura [%] [s]
1 2,06 32,00 19,2
2 3,11 30,50 18,3
Tabella 1
I risultati di due campioni includenti uno strato adesivo a base di poliuretano derivante da policarbonato sono riportati nella tabella 2 riportata qui sotto, e sono visualizzati nei diagrammi di figure 11-12.
Campione Forza Max [kg] Allungamento Max Tempo di rottura [%] [s]
1 17,15 96,00 28,8
2 17,36 68,40 20,5
Tabella 2
Dai risultati ottenuti à ̈ emerso che un dispositivo di protezione includente uno strato di adesivo in poliuretano convenzionale presenta modesta resistenza al distacco da un supporto, mentre un dispositivo di protezione includente uno strato di adesivo in poliuretano ottenuto da reazione fra di-isocianato e un poliolo da policarbonato presenta una eccellente resistenza al distacco da un supporto.
Simili risultati sono ottenuti mediante uno strato adesivo a base di poliuretano da polietere.
L'oggetto della presente divulgazione à ̈ stato fin qui descritto con riferimento a forme preferite di realizzazione. È da intendersi che possono esistere altre forme di realizzazione che afferiscono al medesimo nucleo inventivo, tutte rientranti nell’ambito di protezione delle rivendicazioni qui di seguito annesse.

Claims (13)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Dispositivo di protezione (1, 100) per la protezione di un utilizzatore, detto dispositivo di protezione (1, 100) comprendendo un elemento gonfiabile (2, 102) ed uno strato adesivo (18) atto a fissare strati o porzioni (7, 8, 9, 10, 9’, 10’ 107, 108) di detto elemento gonfiabile (2, 108), detto strato adesivo (18) includendo, o essendo in, poliuretano derivante da policarbonato e/o poliuretano derivante da polietere.
  2. 2. Dispositivo di protezione (1, 100) secondo la rivendicazione 1, in cui in detto elemento gonfiabile (2, 102) à ̈ definita una camera interna (3) ed in cui detto elemento gonfiabile (2, 102) include almeno un primo strato (7, 107; 8, 108) ed un secondo strato (9, 10; 9’, 10’) definenti una parete dell’elemento gonfiabile (2, 102), detto primo strato (7, 107; 8, 108) e detto secondo strato (9, 10; 9’, 10’) essendo sovrapposti ed uniti mediante detto strato adesivo (18, 20).
  3. 3. Dispositivo di protezione (1, 100) secondo la rivendicazione 2, in cui, rispetto alla camera interna (3), detto secondo strato (9, 10; 9’, 10’) à ̈ uno strato esterno e detto primo strato (7, 107; 8, 108) à ̈ uno strato interno.
  4. 4. Dispositivo di protezione (1, 100) secondo la rivendicazione 2 o 3, in cui detto strato adesivo (18) Ã ̈ spalmato o accoppiato su una faccia interna di detto secondo strato (9, 10).
  5. 5. Dispositivo di protezione (1, 100) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti da 2 a 4, includente uno strato termoadesivo (20) e che detto strato termoadesivo (20) Ã ̈ interposto tra detto strato adesivo (18) e detto primo strato (7, 8).
  6. 6. Dispositivo di protezione (1, 100) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti da 2 a 5, in cui detto primo strato (7, 8) Ã ̈ una maglia, tessuto o stoffa.
  7. 7. Uso di poliuretano derivante da policarbonato e/o di poliuretano derivante da polietere per incollare almeno due strati o porzioni (7, 8, 9, 10, 9’, 10’ 107, 108) di un elemento gonfiabile (2, 102) di un dispositivo di protezione (1, 100).
  8. 8. Uso secondo la rivendicazione 7, in cui il poliuretano derivante da policarbonato e/o il poliuretano derivante da polietere viene spalmato su, o accoppiato a, una faccia interna di uno strato esterno (9, 10) dell’elemento gonfiabile (2, 102).
  9. 9. Metodo per realizzare un dispositivo di protezione (1, 100) includente un elemento gonfiabile (2, 102), in cui uno strato adesivo (18, 20) viene utilizzato per fissare, o unire, strati o porzioni (7, 8, 9, 10, 9’, 10’ 107, 108) di detto elemento gonfiabile (2, 108), detto strato adesivo (18, 20) includendo, o essendo in, poliuretano derivante da policarbonato e/o poliuretano derivante da polietere.
  10. 10. Metodo secondo la rivendicazione 9, in cui un primo strato (7, 107; 8, 108) dell’elemento gonfiabile (2, 102) viene sovrapposto ed incollato mediante detto strato adesivo (18, 20) ad un secondo strato (9, 10; 9’, 10’) per formare una parete dell’elemento gonfiabile (2, 102).
  11. 11. Metodo secondo la rivendicazione 10, in cui lo strato adesivo (18) viene spalmato o accoppiato sul secondo strato (9, 10) a formare un laminato.
  12. 12. Metodo secondo la rivendicazione 10 o 11, in cui uno strato di termoadesivo (20) viene interposto tra lo strato adesivo (18) ed il primo strato (7, 107, 8, 108).
  13. 13. Metodo secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti da 10 a 12, in cui il primo strato (7, 107; 8, 108) viene sovrapposto ed incollato al secondo strato (9, 10) a caldo.
IT000135A 2011-06-30 2011-06-30 Dispositivo di protezione. ITVR20110135A1 (it)

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