ITMI20010195A1 - Montature per occhiali e/o parti di esse - Google Patents

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    • CCHEMISTRY; METALLURGY
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    • C22F1/10Changing the physical structure of non-ferrous metals or alloys by heat treatment or by hot or cold working of nickel or cobalt or alloys based thereon

Description

Titolo: "Montature per occhiali e/o parti di esse
La presente invenzione si riferisce a montature per occhiali e/o a parti di esse. In particolare tali montature per occhiali e/o parti di esse sono realizzate con leghe NiTi a memoria di forma, opportunamente processate.
La produzione di montature per occhiali con opportuni materiali elastici è stata già affrontata dallo stato della tecnica che ha individuato molte e differenti soluzioni .
In generale infatti le montature vendute dagli ottici presentano una conformazione standard che l'ottico può successivamente adattare alle caratteristiche del viso dell'utilizzatore cercando di realizzare un prodotto che si adatti perfettamente a tali caratteristiche del viso, mediante opportune operazioni di piegatura effettuate sulla montatura. Nella produzione di montature per occhiali sono impiegate, per esempio, leghe di acciaio inossidabile oppure leghe a base di rame o nichel-rame o nichelargento. Tale scelta si spiega nella facilità di formazione e lavorazione di tali leghe. Tuttavia un limite riconosciuto di queste leghe consiste nella lóro scarsa elasticità. Infatti durante il:normale utilizzo esse possono essere facilmente piegate in modo permanente causando una distorsione della geometria della montatura. Queste deformazioni permanenti portano inoltre ad una generale scomodità per l'utilizzatore perché la distribuzione del peso dell'occhiale sul viso non è uniforme e la corretta distanza tra lenti ed occhi viene persa.
Alla luce di tali considerazioni, molti articoli e brevetti hanno proposto di utilizzare leghe a memoria di forma nella realizzazione di montature con una maggiore elasticità. Le leghe a memoria di forma presentano infatti la proprietà di sopportare notevoli deformazioni senza che residuino deformazioni plastiche permanenti. A titolo informativo si riporta che la massima deformazione sostenibile da un metallo o lega a memoria di forma è circa dieci volte superiore a quella di un metallo tradizionale. Questa caratteristica varia a seconda dei materiali e della lavorazione termomeccanica, ma giustifica chiaramente l'interesse per questi materiali .
La prima domanda per l'impiego di leghe a memoria di forma in montature per occhiali risale al 1979 e da allora sono state depositate molte domande di brevetto. La ragione per questo lungo elenco di domande deve essere ricercata nella natura abbastanza complessa del meccanismo che spiega l'effetto della memoria di forma e le proprietà pseudoelastiche delle leghe a memoria di forma.
Infatti le leghe a memoria di forma sono materiali metallici in cui ha luogo una trasformazione di fase allo stato solido. Tale trasformazione è detta "trasformazione martensitica termoelastica" (TMT) ed è una trasformazione termodinamica del primo ordine, a stato solido, che può essere promossa da cambiamenti di temperatura o dall'applicazione e dalla rimozione di uno stato di sollecitazione meccanica (da cui deriva il nome termoelastico). Una TMT trasforma una struttura cubica cristallografica di norma ordinata (generalmente indicata come Austenite) in una struttura cristallografica a simmetria inferiore generalmente indicata come Martensite. E' abbastanza difficile spiegare in dettaglio il meccanismo che conferisce alle leghe a memoria di forma le loro inusuali proprietà meccaniche; ma esso può essere semplicemente accennato ed è riportato in Figura 1. Quando in un metallo a memoria di forma si forma la martensite termoelastica, la disposizione cristallografica degli atomi passa da una struttura a ordinamento cubico ad una forma più complessa con molte interfacce interne (generalmente costituita da strutture di geminazione Figura lb) che presenta la caratteristica proprietà di muoversi molto facilmente. Una volta che, si imponga una deformazione a questa struttura martensitica, le interfacce dei piani di geminazione tendono ad espandersi ed a sistemarsi in modo da minimizzare la deformazione a livello microscopico (Figura 1(c)). Un cambiamento della struttura macroscopica ha luogo senza causare danni permanenti alla struttura interna. Quindi dal punto di vista del materiale, a livello microscopico non cambia nulla, e una volta che il metallo viene nuovamente scaldato alla fase austenitica, esso è in grado di ricostruire abbastanza facilmente la forma macroscopica originale (Figura 1(d)). Questo esempio descrive ciò che è generalmente chiamato "effetto a memoria di forma ad una via".
E' stato precedentemente indicato che sia la temperatura che uno stato di sollecitazione esterno possono ugualmente attivare la TMT. Se un metallo a memoria di forma viene sottoposto ad una forza esterna (per esempio viene tirato), in un opportuno intervallo di temperatura, comincia a formarsi la martensite. Il meccanismo di accomodamento microstrutturale della deformazione di questa martensite indotta dalla sollecitazione è completamente equivalente a quello descritto in precedenza e perciò, una volta rimosso lo stato di tensione, il metallo a memoria di forma recupererà la sua forma iniziale. E' evidente che questo caso esemplifica l'effetto "pseudoelastico".
Mediante considerazioni energetiche e a causa di meccanismi microstrutturali attivi durante la TMT, sia le trasformazioni indotte dalla temperatura che quella indotta dalla tensione mostrano isteresi. In Figura 2 è riportato un confronto tra due esempi di un ciclo termodinamico completo nel piano deformazione-temperatura (ε,Τ) (Figura 2a) e nel piano sforzo-deformazione (σ,ε) (Figura 2b). Queste sono una prova sperimentale di un ciclo indotto dalla temperatura (T) e di un ciclo di trasformazione indotto dallo sforzo (σ). I due grafici esemplificano l'effetto di memoria di forma e l'effetto pseudoelastico. Nella Figura 2(a) un metallo a memoria di forma viene raffreddato causando la TMT. La trasformazione da austenite a martensite ha luogo tra la temperatura di partenza della martensite Ms e la temperatura finale della martensite Mf. Nessuna deformazione macroscopica avviene spontaneamente nel corso della trasformazione di fase, ma il materiale nella fase di martensite, è in grado di sopportare notevoli deformazioni senza danni microstrutturali. La deformazione viene applicata alla fase martensitica causando un'apparente deformazione permanente. Scaldando il campione, ha luogo la trasformazione da martensite ad austenite tra la temperatura di partenza dell'austenite As e la temperatura finale dell'austenite Af. In questo intervallo di temperatura il campione torna alla sua forma iniziale.
Nella figura 2(b) un metallo a memoria di forma viene tirato a temperatura costante. Questa temperatura deve essere nell'intervallo Af-Md dove Af è la temperatura finale dell'austenite precedentemente definita, mentre Md è la temperatura massima a cui può essere indotta la martensite mediante l'applicazione di uno sforzo. Come regola l'intervallo di temperatura Af-Md può variare generalmente da 10 a 50°C a seconda della scelta della lega e della lavorazione del materiale. Aumentando il livello di tensione (il che, in un certo qual modo, equivale a diminuire la temperatura nel caso precedente) nel campione comincia a formarsi martensite. La prova sperimentale che nel materiale è in corso una trasformazione di fase è data dal tratto di curva in cui la deformazione procede a sforzo costante (plateau pseudoelastico) aL (sforzo caratteristico di carico). Al termine del plateau tutto il materiale si è trasformato nella fase martensitica ed è stabile solo ad un determinato livello di sforzo. Rimuovendo lo sforzo (scaricando) avviene la TMT da martensite ad austenite ad un livello di sforzo inferiore συ (sforzo caratteristico di scarico) nuovamente testimoniata dalla presenza di un plateau nella curva sforzo-deformazione.
E' stato proposto lo sfruttamento sia dell'effetto a memoria di forma che dell'effetto pseudoelastico nella produzione di montature per occhiali. Nel primo caso la montatura si comporterà nel seguente modo. Se la montatura fosse piegata accidentalmente, il riscaldarla nell'intervallo di temperatura in cui 1'austenite è stabile può rigenerare la sua forma originale. Nel secondo caso la montatura si comporterà come una montatura elastica. Se piegata, il metallo a memoria di forma accoglierà la deformazione formando martensite e, nel momento in cui la tensione che causa la deformazione viene rimossa, recupererà la sua forma originale.
Per questioni termodinamiche l'intervallo di temperatura in cui il metallo a memoria di forma è in grado di mostrare la proprietà pseudoelastica è abbastanza ristretto e si riteneva generalmente che esso fosse troppo ristretto per essere impiegato utilmente nella produzione di montature. Sono stati proposti brevetti che hanno tentato di superare questo limite.
Superelasticità e pseudoelasticità.
Nella precedente descrizione si è definito "pseudoelasticità" il recupero di forma nel caso della TMT attivata dallo sforzo. E' tuttavia facile dimostrare che molto spesso questo termine viene impiegato in letteratura in modo intercambiabile con il termine "superelasticità", al fine di enfatizzare l'eccezionale grado di elasticità di questi materiali. Il termine "pseudoelasticità" dovrebbe essere considerato più preciso da un punto di vista scientifico poiché esso evidenzia che il meccanismo che spiega il comportamento elastico macroscopico non è il meccanismo elastico standard (legge di Hook). Si tratta infatti di un meccanismo differente correlato alla presenza della TMT e di conseguenza il comportamento macroscopico deve essere correttamente definita come "pseudoelasticità", e cioè non come l'usuale elasticità.
Un ulteriore punto deve essere chiarito al fine di comprendere pienamente la portata della presente invenzione. E' noto dallo stato dell'arte (G.R.Zadno, T.W.Duerig in "Engineering Aspects of Shape Memory Alloys" - Butterworth-Heinemann, 414-419, 1990) che mediante trafilatura di una lega NiTi, è possibile ottenere migliorate proprietà elastiche senza che si evidenzi alcuna trasformazione martensitica. In questo caso la proprietà di sforzo-deformazione sarà simile a quella riportata in Figura 3(a). Non c'è evidenza di un plateau di tensione costante pseudoelastico e la deformazione avviene in modo pressoché lineare. Inoltre questo comportamento è solo in piccola misura dipendente dalla temperatura e non è correlato con il grado di incrudimento. In questo caso ci si riferisce a tale effetto come a un effetto di superelasticità o di superelasticità lineare. La scelta della nomenclatura in questo caso appare più adeguata. In questo caso infatti il materiale si comporta come un materiale elastico migliorato e non c'è traccia di una TMT.
Tuttavia, montature per occhiali realizzate con leghe a memoria di forma, non consentono all'ottico di effettuare tutti gli aggiustamenti necessari per adattare la montatura alle caratteristiche del viso dell'utilizzatore a causa della loro stessa natura. La loro memoria di forma consente infatti a tali montature di esistere soltanto in una data forma e posizione che è quella registrata e memorizzata.
Un altro metodo per migliorare le proprietà elastiche di leghe a memoria di forma e in particolare di leghe NiTi, è stato quello di applicare al materiale un'opportuna combinazione di incrudimento e di trattamento termico al fine di aumentare l'intervallo di temperatura [Af, Md]. Tale risultato è stato ottenuto aumentando la durezza della fase austenitica, consentendo quindi alla fase austenitica di resistere ad un superiore livello di tensione prima che si attivino i meccanismi di deformazione permanente. La lavorazione delle leghe a memoria di forma da questo punto di vista non è un compito semplice e ovvio e molti differenti approcci sono stati suggeriti da brevetti e articoli per controllare le proprietà pseudoelastiche.
Nel brevetto EP-A-0310628 si insegna ad ottimizzare le proprietà desiderate in un intervallo di temperatura abbastanza ampio che varia da - 20°C a 40°C, che è indicato come ottimale. In questo caso si suggerisce di utilizzare una combinazione di proprietà pseudoelastiche e superelastiche. Mediante un'attenta lavorazione delle leghe a memoria di forma con un intervallo di temperatura intrinseca pseudoelastica che varia tra 10°C e 40°C circa, è possibile introdurre un basso livello di superelasticità in un intervallo di temperatura più basso (cioè da -20°C a 10°C). Il cambiamento della temperatura cambierà quindi il meccanismo di recupero della forma con un comportamento macroscopico generale che permette di ottenere montature di occhiali elastiche. Se la montatura dovesse essere sottoposta ad una deformazione apparentemente permanente nell'intervallo di temperatura inferiore, essa potrebbe poi essere prontamente recuperata mediante riscaldamento. Infatti le proprietà di trasformazione della lega non verrebbero rimosse dalla precedente lavorazione e consentirebbero il recupero della forma normale. Questo è provato dalla presenza di un evidente plateau pseudoelastico nelle curve meccaniche delle leghe lavorate secondo quanto indicato in EP'628.
La lavorazione di leghe a memoria di forma secondo EP'628 è ovviamente abbastanza complessa poiché lo scopo è quello di ottenere una precisa combinazione di pseudoelasticità e superelasticità. E' evidente per l'esperto del settore che la produzione di una montatura per occhiali comporta parecchi passaggi di deformazione plastica al fine di ottenere la forma finale. Questo rende l'applicazione di tale stato dell'arte non pratica e difficile da controllare. Infatti, a titolo di esempio, ogni passaggio di lavorazione dovrebbe essere considerato in vista del grado finale di incrudimento che residuerà nell'elemento della montatura.
Scopo della presente invenzione è quello di individuare una lega a memoria di forma opportunamente lavorata che consenta di superare gli inconvenienti dello tecnica nota e in particolare è quello di fornire leghe a memoria di forma e una lavorazione delle stesse che riducano la complessità della produzione di componenti per le montature di occhiali e consentano di ottenere componenti con una perfetta adattabilità al viso dell'utilizzatore mediante deformazione plastica.
E' oggetto della presente invenzione una montatura per occhiali avente una o più componenti o porzioni di esse, realizzati in una lega a memoria di forma a base di NiTi, caratterizzata dal fatto che il contenuto in nichel nella lega varia dal 49 al 52 atomico % e ulteriormente caratterizzata dal fatto che tali componenti e/o porzioni sono ottenibili a partire da una lega incrudita per trafilatura con un incrudimento residuo non inferiore al 30%, detta lega essendo poi ulteriormente incrudita fino ad un valore almeno del 40% mediante laminazione, forgiatura mediante martellatrice rotante o piegatura, tali componenti e/o porzioni essendo formate nella loro forma finale mediante ulteriore deformazione plastica ed essendo caratterizzate dall'essere superelastiche e adattabili al viso mediante deformazione plastica, presentando un'elasticità superiore al 2% in un intervallo di temperatura che varia da -40°C a 50°C.
Il principale vantaggio della montatura per occhiali e/o parti di essa secondo la presente invenzione è che essa presenta un elevato grado di elasticità e può essere vantaggiosamente impiegata in un ampio intervallo di temperature. Allo stesso tempo tali montature per occhiali e/o parti di esse secondo la presente invenzione mantengono la possibilità di essere plasticamente deformate al fine di essere adattate alla particolare morfologia del viso di ogni utilizzatore, caratteristica essenziale di una montatura per occhiali.
La procedura di formazione descritta nella presente invenzione consente di ottenere un materiale con proprietà superelastiche che possono essere ritenute ideali per una economica produzione di montature per occhiali. In aggiunta queste montature avranno altre caratteristiche quali la comodità di utilizzo, la facile lavorabilità dopo la produzione, una sufficiente rigidità e resistenza a piegature accidentali.
Risulta inoltre possibile applicare notevoli deformazioni plastiche durante la realizzazione di detta montatura o parti di essa.
L'intervallo di temperatura da -40°C a 50°C è l'intervallo di normale utilizzo delle montature per occhiali.
In particolare, il contenuto di titanio nella lega NiTi può variare dal 48 al 51 atomico percento.
La lega a base di NiTi può essere una modificazione ternaria di NiTi quale NiTiX dove X è uguale a Cu, Fe, Nb, V, Mo, Co, Ta, Cr e Mn. Preferibilmente X è uguale a Cu, Nb e Fe.
La percentuale di X può variare dall'l al 25 atomico percento.
Le componenti della montatura secondo la presente invenzione possono essere ponti, nasi e/o astine.
Il trattamento della particolare scelta di leghe secondo la presente invenzione è una modifica dei trattamenti comunemente impiegati. Infatti differenti procedure di preparazione della lega portano ad ottenere prodotti, in particolare fili NiTi, con notevoli differenze nelle proprietà finali. Proprietà che possono essere ottimizzate proprio alla luce dell'impiego degli elementi in NiTi nella produzione di montature di occhiali.
Nessuno studio precedente aveva fornito informazioni sul modo in cui impartire superelasticità alle leghe NiTi a memoria di forma. Si sapeva soltanto che fili NiTi trafilati mostravano un sostanziale aumento di elasticità.
D'altra parte è noto agli esperti del settore che il NiTi essendo un composto intermetallico non è in grado di sopportare deformazioni severe per il notevole processo di incrudimento ed è generalmente difficile superare un limite massimo del 45-50% circa. Se tale limite fosse superato, il materiale si romperebbe con un processo di frattura fragile tipico dei composti intermetallici.
Di conseguenza è evidente che la lavorazione del materiale secondo la presente invenzione dovrebbe essere condotta tenendo presente la necessità di evitare il superamento del limite massimo di lavorabilità della lega. Allo stesso tempo si deve assicurare un livello tale di incrudimento che consenta di rimuovere completamente la trasformazione martensitica termoelastica dalla lega.
ESEMPI
Un esempio di procedimento per ottenere il materiale oggetto della presente invenzione parte da un convenzionale filo di NiTi trafilato, con un incrudimento non inferiore al 30% circa. Questo materiale presenta una irregolare distribuzione del grado di incrudimento dalla superficie alla parte centrale, irregolarità dovuta alla non omogeneità inerente nel processo di trafilatura.
Il nucleo interno del filo presenta un grado di incrudimento leggermente inferiore. E' importante sottolineare che il grado di incrudimento è generalmente stimato come la riduzione percentuale della sezione del campione. Esso rappresenta quindi solo una stima media della reale modificazione indotta nel materiale.
Il filo viene poi sottoposto ad un processo di deformazione in grado di ridistribuire in modo più uniforme l'incrudimento mediante un'opportuna lavorazione meccanica, per esempio causando pesanti e ripetute deformazioni al materiale con modifiche soltanto leggere della sezione trasversale. Un modo preferito consiste nel piegare il filo fino ad un valore vicino al limite di rottura e nel rilasciarlo, ripetendo questa operazione parecchie volte ogni volta ritorcendo il filo rispetto all'asse principale.
Un modo alternativo per raggiungere lo stesso risultato è quello di aumentare leggermente il livello di incrudimento totale per mezzo di una forgiatura con martellatrice rotante per aumentare la deformazione totale fino ad un valore almeno del 35-40%. Un altro modo equivalente, anche se leggermente meno efficace, è quello di laminare a freddo il filo a sezione tonda fino ad ottenere una sezione quadrata della stessa area.
La ragione di questa equivalenza non è stata ancora completamente spiegata a causa delle difficoltà nell'effettuare una completa valutazione dei collegamenti tra le deformazioni microstrutturali e le proprietà macroscopiche delle leghe NiTi. In ogni caso si ritiene che la specifica tessitura sviluppata durante il processo di trafilatura possa essere condizionata dalla successiva riduzione per martellatura o per laminatura che aumenta le proprietà di elasticità e duttilità dei fili.
Al termine della lavorazione secondo la presente invenzione, il filo presenta una distribuzione più regolare del grado di incrudimento. L'effetto di questo procedimento è quello di ottenere un metallo che mantiene un elevato grado di incrudimento e che presenta allo stesso tempo un modulo elastico inferiore e un aumento dell'allungamento a rottura. La Figura 3 confronta le proprietà meccaniche di un filo NiTi trafilato e di un filo NiTi lavorato secondo la presente invenzione. Le curve riportate rappresentano una media tra differenti campioni. Il modulo di Young del materiale cambia da 50-55 GPa circa a 35-50 GPa circa e la lega può facilmente raggiungere una deformazione del 5%. Appare chiaro dalla Figura 3 che il recupero elastico del filo tirato fino al 5% non è completo. Effettuando successive prove di tensione-deformazione, aumentando la deformazione massima, si ottiene il risultato riportato in Figura 4.
E' evidente che la presente invenzione consente di ottenere un perfetto recupero elastico del 2-2.5% circa, ma la deformazione permanente è inferiore allo 0.8% anche con una deformazione massima del 5%.
La figura 4(b) confronta la curva di tensione deformazione di un filo NiTi lavorato secondo la presente invenzione e di una lega standard pseudoelastica NiTi. E' evidente che nonostante la diminuzione del valore del modulo di Young, il NiTi superelastico presenta in ogni caso una rigidità superiore. Inoltre dopo tale lavorazione il filo è in grado di sopportare ulteriori severe deformazioni plastiche presenti nella produzione delle montature per occhiali.
Le proprietà fondamentali dei fili NiTi sottoposti alla procedura secondo la presente invenzione sono state testate e i risultati saranno brevemente discussi nel seguito.
Prima di tutto è stato verificato che non fossero avvenute TMT. Questo è un punto chiave al fine di evitare una dipendenza delle proprietà meccaniche dalla temperatura cioè al fine di evitare qualsiasi proprietà pseudoelastica. Secondo la caratterizzazione standard delle leghe a memoria di forma, tale prova è stata effettuata per mezzo della DSC (calorimetria differziale a scansione). Per mezzo di questa tecnica è possibile misurare il calore scambiato da un campione con l'ambiente circostante durante un completo ciclo termico. La Figura 5(a) rappresenta la curva calorimetrica di un campione preso da un filo NiTi lavorato secondo la presente invenzione. E' evidente che non avviene alcuna trasformazione martensitica, poiché non è presente alcun picco di trasformazione né nella parte di curva relativa alla fase di raffreddamento né nella parte di curva relativa alla fase di riscaldamento. Per confronto, figura 5(b), viene riportata la curva calorimetrica di un campione completamente ricotto preso dallo stesso materiale. In questo caso, come del resto ci si aspettava, c'è una chiara evidenza di picchi di trasformazione e le temperature Ms, Mf, As e Af possono essere facilmente individuate.
Successivamente alcuni campioni lineari di fili NiTi lavorati secondo la presente invenzione sono stati tirati in trazione in una macchina di prova elettromeccanica equipaggiata con una camera termica al fine di testare le proprietà meccaniche a differenti temperature. Le prove sono state effettuate a -40°C, -20°C, 0°C, 30°C e 50°C. La Figura 6 riassume i risultati ottenuti. Il comportamento superelastico del filo NiTi è chiaramente evidente a tutte le temperature testate. Non c'è nessuna evidenza di un plateau costante pseudoelastico e in ogni caso il recupero della forma iniziale è quasi completo.
Questo prova quindi che la lega lavorata secondo la presente invenzione soddisfa i requisiti basilari. E' stato evidenziato un procedimento che consente la produzione di montature per occhiali e/o parti di esse, economiche, in un modo abbastanza semplice. Tale lavorazione consente di riarrangiare la struttura dei difetti microstrutturali indotti nel materiale da un processo di lavorazione convenzionale .
Mediante questo processo di lavorazione è possibile ottenere un aumento del valore di allungamento a rottura dei fili NiTi e una diminuzione del modulo di Young. Questo è molto utile nella produzione di montature per occhiali e/o parti di esse.
Come precedentemente indicato le montature per occhiali e/o parti di esse realizzate con tale materiale presentano altri vantaggi quali il comfort per 1'utilizzatore, una lavorabilità post-produzione, una sufficiente rigidità e una buona resistenza a piegature accidentali. Esse presentano un migliore comfort per 1'utilizzatore perché l'aumentata rigidità consente (vedi Figura 4(b)) di produrre montature più sottili e quindi più leggere, rispetto ad un materiale standard pseudoelastico. Si ha un'ottima lavorabilità dopo la produzione poiché per esempio, quando necessario, il tempiale può essere gentilmente piegato al fine di superare il limite superelastico e conservare l'ulteriore deformazione plastica. In questo modo la montatura può essere adattata al viso e una volta modificata essa mantiene ancora le sue precedenti proprietà elastiche.
La Figura 7 mostra parti della montatura per occhiali che possono essere realizzate impiegando il materiale fornito dalla presente invenzione. La montatura per occhiali comprende la montatura delle lenti (4), il ponte (1), le cerniere (3) e le astine (2).
Esistono evidentemente protocolli di lavorazione per preparare parti della montatura per occhiali quali il ponte o le astine, utilizzando il materiale secondo la presente invenzione. Un tipico esempio è riportato a seguire.
Una volta stirato un filo fino al diametro desiderato, avendo cura di interrompere tale operazione quando si è raggiunto un incrudimento totale del 30% circa, tale filo viene piegato parecchie volte in differenti direzioni passandolo attraverso una speciale macchina. Una volta ottenuto un filo perfettamente diritto, esso può essere formato a freddo nella sua forma finale, per esempio, forzandolo in uno stampo. Campioni del filo lavorato, testati mediante DSC, non devono mostrare alcun picco di trasformazione. La misura della deformazione per trazione del filo lavorato o del componente non deve mostrare dipendenza dalle proprietà meccaniche, dalla temperatura e non deve essere presente un plateau pseudoelastico .

Claims (6)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Montatura per occhiali avente una o più componenti, o porzioni di esse, realizzati in una lega a memoria di forma a base di NiTi, caratterizzata dal fatto che il contenuto in nichel nella lega varia dal 49 al 52 atomico % e ulteriormente caratterizzata dal fatto che tali componenti e/o porzioni sono ottenibili a partire da una lega incrudita per trafilatura con un incrudimento residuo non inferiore al 30%, detta lega essendo poi ulteriormente incrudita fino ad un valore almeno del 40% mediante laminazione, forgiatura con martellatrice rotante o piegatura, tali componenti e/o porzioni essendo formate nella loro forma finale mediante ulteriore deformazione plastica e essendo caratterizzate dall'essere superelastiche e adattabili al viso mediante deformazione plastica, presentando un'elasticità superiore al 2% in un intervallo di temperatura che varia da -40°C a 50°C.
  2. 2. Montatura secondo la rivendicazione 1, caratterizzata dal fatto che il contenuto di titanio può variare dal 48 al 51 atomico %.
  3. 3. Montatura secondo la rivendicazione 1, caratterizzata dal fatto che la lega a base di NiTi è una modificazione ternaria di NiTi quale NiTiX dove X è uguale a Cu, Fe, Nb, V, Mo, Co, Ta, Cr e Mn.
  4. 4. Montatura secondo la rivendicazione 3, caratterizzata dal fatto che X è uguale a Cu, Fe e Nb.
  5. 5. Montatura secondo la rivendicazione 3, caratterizzata dal fatto che X può variare dall'l al 25 atomico percento.
  6. 6. Montatura secondo la rivendicazione 1, caratterizzata dal fatto che dette componenti sono ponti, nasi e/o astine.
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