ITMI971202A1 - Dispositivo e metodo per l'introduzione di piccole quantita' di mercurio in lampade fluorescenti - Google Patents

Dispositivo e metodo per l'introduzione di piccole quantita' di mercurio in lampade fluorescenti Download PDF

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Mario Borghi
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Description

DESCRIZIONE dell'invenzione industriale dal titolo: "DISPOSITIVO E METODO PER L'INTRODUZIONE DI PICCOLE QUANTITÀ DI MERCURIO IN LAMPADE FLUORESCENTI»
La presente invenzione si riferisce ad un dispositivo e ad un metodo per l'introduzione di piccole quantità di mercurio in lampade fluorescenti.
Come noto, le lampade fluorescenti richiedono piccole quantità di mercurio per il loro funzionamento. In seguito all'evoluzione tecnologica, ed a normative internazionali sempre più attente all'impiego industriale di sostanze potenzialmente nocive come è appunto il mercurio, la quantità massima di questo elemento impiegata nelle lampade si è ridotta negli ultimi anni da 20-30 mg per lampada a valori di circa 3 mg per lampada, ed alcuni costruttori richiedono oggi la possibilità di dosare quantità di mercurio anche inferiori.
Molti dei metodi tradizionali di dosaggio del mercurio non sono in grado di soddisfare queste richieste .
Per esempio, il dosaggio volumetrico del mercurio nelle lampade in forma di goccioline di liquido dell'elemento puro è ormai praticamente improponibile: infatti, una gocciolina di 1 mg di mercurio ha un volume di circa 0,07 μl, ed è estremamente difficile dosare volumetricamente quantità di elemento così basse, e comunque la riproducibilità del peso dell'elemento nei dosaggi successivi è scarsissima. Inoltre, il dosaggio del mercurio liquido direttamente nelle lampade crea problemi di inquinamento dell'ambiente lavorativo a causa dell'elevata tensione di vapore di questo elemento .
Altri metodi prevedono l'introduzione del mercurio nelle lampade in forma di elemento puro contenuto in capsuline di vetro, come descritto per esempio nei brevetti US 3.794.402, US 4.182.971 e US 4.278.908, o in capsuline realizzate in metallo, come descritto per esempio nei brevetti US 3.764.842, US 4.056.750, US 4.282.455, US 4.542.319, US 4.754.193 e US 4.823.047. L'uso di queste capsuline non risolve comunque il problema prima accennato del dosaggio esatto e riproducibile di piccolissimi volumi di mercurio liquido.
Il brevetto US-4.808.136 e la domanda di brevetto EP-568.317 descrivono l'uso di pastiglie o sferule di materiale poroso impregnate di mercurio che viene poi rilasciato per riscaldamento a lampada chiusa. Anche questi metodi comunque richiedono operazioni complesse per il caricamento del mercurio nelle pastiglie, e la quantità di mercurio rilasciata è difficilmente riproducibile. Questi metodi inoltre non risolvono il problema della presenza di vapori di mercurio nell'ambiente di lavoro.
Il brevetto US 3.657.589, a nome della richiedente, descrive l'uso di composti intermetallici del mercurio di formula generale TixZryHgz, in cui x e y possono variare tra 0 e 13, la somma (x+y) può variare tra 3 e.13 e z può essere 1 o 2; questi composti verranno indicati nel seguito anche come composti<' >erogatori di mercurio. Il dosaggio di piccole quantità di mercurio con uno di questi composti è relativamente semplice, perché è possibile per esempio laminare polveri del composto su un nastro metallico, e regolando spessore e larghezza della traccia delle polveri sul nastro si possono ottenere valori predèfiniti di caricamento lineare, misurato in milligrammi di mercurio per centimetro di nastro. Particolarmente vantaggioso risulta l'impiego del composto Ti3Hg, prodotto e venduto -dalla richiedente sotto il nome St505; in particolare, il composto St505 viene venduto in forma di polvere compressa in un contenitore ad anello ,o di polvere compressa in pillole o tavolette, sotto il marchio STAHGSORB , oppure sotto forma di polveri laminate su di un nastro metallico, sotto il marchio GEMEDIS . Una volta inserito il composto nella lampada, per esempio in forma di uno spezzone di nastro laminato·, il mercurio viene rilasciato in seguito al riscaldamento del composto a temperature superiori a 550°C, con un'operazione detta di attivazione; il trattamento termico può essere effettuato per esempio irradiando cori radiofrequenze dall'esterno della lampada il nastro che porta il composto. Il problema riscontrato con l'uso dì questi composti è però che il mercurio rilasciato durante la fase di attivazione è circa il 30-40% del mercurio totale. Ciò comporta la necessità di introdurre nella lampada una quantità di mercurio (in forma di uno dei composti erogatori sopra descritti) circa 2-3 volte maggiore di quella necessaria al funzionamento della lampada stessa. Il mercurio in eccesso si ritrova poi nella lampada a fine vita della stessa, con possibili problemi di smaltimento.
La domanda di brevetto pubblicata EP 91.297 descrive un dispositivo per il rilascio di mercurio costituito da un contenitore metallico completamente chiuso in cui è presente una miscela composta da Ti3Hg o Zr3Hg e polveri di nichel (Ni) o rame (Cu). Secondo questo documento, l'aggiunta di Ni e Cu ai composti erogatori di mercurio provoca la fusione del sistema, favorendo il rilascio della quasi totalità del mercurio in pochi secondi. Il contenitore è chiuso con un foglio di acciaio, rame o nichel, che viene rotto durante l'attivazione dalla pressione del vapore di mercurio generatosi nel contenitore. Questa soluzione non è del tutto soddisfacente, perché la fuoriuscita del mercurio è violenta e può causare danni a parti del tubo ed inoltre la costruzione del contenitore è alquanto complessa, richiedendo saldature su parti metalliche di piccole dimensioni.
Il brevetto US 5.520.560 e le domande, di brevetto pubblicate EP 691.670 e EP 737.995, tutti a nome della richiedente, descrivono combinazioni di materiali che comprendono uno dei composti TixZryHgz citati ed una lega di rame con uno o più elementi scelti tra stagno, indio, argento, silicio o Terre Rare. Queste leghe di rame agiscono da promotrici dell'emissione del mercurio, consentendo un rilascio dell'elemento superiore all'80% durante la fase di attivazione. Queste combinazioni di materiali risolvono i problemi presentati da altri metodi di introduzione del mercurio nelle lampade, e consentono il dosaggio di piccole quantità di mercurio, con l'unico inconveniente di richiedere l impiego di un secondo componente oltre al composto erogatore di mercurio.
Scopo della presente invenzione è quello di fornire un dispositivo per introdurre in modo esatto e riproducibile piccole quantità di mercurio in lampade fluorescenti, senza la necessità di ricorrere ad un secondo componente, così come di fornire alcuni metodi per l'impiego del dispositivo.
Secondo la presente invenzione, questi scopi vengono raggiunti con l'impiego di un dispositivo per il rilascio del mercurio costituito da un contenitore metallico capace di trattenere polveri ma non completamente chiuso in cui è presente almeno un composto erogatore di mercurio scelto tra i composti TixZryHgz, in cui x e y possono variare tra 0 e 13, la somma (x+y) può variare tra 3 e 13 e z può essere 1 o 2.
Il contenitore del dispositivo dell'invenzione può avere qualsiasi forma, purché sia soddisfatta la condizione che questo sia in grado di trattenere le particelle di polvere del composto TixZryHgz impiegato, e purché il contenitore non sia completamente chiuso, presentando su almeno una parte della superficie micrpfori o fessure per la fuoriuscita del mercurio.
Come detto, i composti TixZryHgz quando vengono impiegati nei dispositivi noti, in forma di compresse di polvere, contenuti in contenitori aperti o laminati su nastro, rilasciano durante la fase di attivazione quantità di mercurio non superiori al 40% del contenuto dell'elemento. E' stato trovato che quando questi stessi composti vengono impiegati da soli nei dispositivi dell'invenzione la resa di mercurio durante l'attivazione è di almeno l'80% del totale. Di conseguenza, è possibile introdurre nella lampada una quantità di mercurio inferiore a quella richiesta dall'uso dei dispositivi noti comprendenti i composti TixZryHgz, e praticamente uguale alla quantità di mercurio effettivamente richiesta.
L'invenzione verrà descritta nel seguito con riferimento ai disegni in cui:
le FIGURE 1. 2 e 3 mostrano alcuni possibili dispositivi per il rilascio del mercurio secondo l invenzione;
le FIGURE 4 e 5 mostrano due possibili geometrie di montaggio dei dispositivi dell'invenzione all'interno delle lampade;
la FIGURA 6 mostra una geometria alternativa di montaggio di un dispositivo dell'invenzione, in cui questo funge anche da catodo per il funzionamento della lampada; e
le FIGURE 7a-7e mostrano le fasi di un processo, che impiega un dispositivo dell'invenzione, per l'introduzione di mercurio in una lampada.
Il materiale per il rilascio del mercurio è un composto o una miscela di composti di formula generale TixZryHgz descritti nel brevetto US 3.657.589 citato, a cui si rimanda per la preparazione e le caratteristiche di funzionamento dei composti stessi. Preferito è l'impiego del composto Ti3Hg citato, prodotto e venduto dalla richiedente con il nome St 505. Il composto erogatore viene preferibilmente impiegato sotto forma di polvere di granulometria inferiore a circa 150 μm.
Il composto erogatore può essere presente nel dispositivo da solo o in combinazione con altri materiali che possono svolgere diverse funzioni. Per esempio, è possibile impiegare una miscela del composto erogatore di mercurio con una lega getter, che ha lo scopo di fissare tracce di gas dannosi al funzionamento della lampada, come per esempio ossidi di carbonio, acqua, ossigeno o idrogeno, secondo modalità ben note nel settore. Tra quéste leghe si possono ricordare la lega di composizione percentuale in peso Zr 84% - Al 16%, prodotta e venduta dalla richiedente con il nome St 101 , la lega di composizione percentuale in peso Zr 76,6% -Fe 23,4%, prodotta e venduta dalla richiedente con il nome St 198 , o la lega di composizione percentuale in peso Zr 70% - V 24,6% - Fe 5,6%, prodotta e venduta dalla richiedente con il nome St 707™. E' anche possibile aggiungere al composto erogatore di mercurio una delle leghe promotrici a base di rame prima descritte; in questo caso il loro impiego non è necessario per l'ottenimento di una buona resa di mercurio durante la fase di attivazione, che è già garantita dai dispositivi dell'invenzione contenenti il solo composto erogatore, ma a parità di resa possono abbassare i tempi del rilascio del mercurio. Un altro scopo che si può ottenere aggiungendo un secondo componente al composto erogatore è quello di diminuire il caricamento del composto nel dispositivo: per esempio, caricando il dispositivo con una miscela 1:1 in volume di composto erogatore con un altro componente, si dimezzano i milligrammi di mercurio per lo stesso peso di polvere; ciò consente di ottenere dispositivi caricati con quantità estremamente piccole di mercurio, anche inferiori ad 1 mg, senza dover ricorrere a dispositivi di dimensioni eccessivamente ridotte che potrebbero presentare difficoltà in fase di produzione. Qualora si voglia avere un basso caricamento di mercurio nel dispositivo, ma non si desideri impiegare un secondo componente attivo come le leghe getter o promotrici descritte, è anche possibile aggiungere al composto erogatore un composto inattivo, come per esempio allumina, silice o altri. Anche i componenti aggiunti al composto erogatore sono preferibilmente impiegati in forma di polveri aventi granulometria inferiore a 150 μπι. Il rapporto in peso tra composto erogatore di mercurio e uno o più degli altri composti che è possibile impiegare nel dispositivo dell'invenzione può essere qualunque, ed è determinato solo dalla condizione che il dispositivo contenga la quantità di mercurio desiderata.
Il metallo che costituisce il contenitore può essere qualunque. Per motivi di costo, lavorabilità e bassa emissione di gas alle alte temperature preferito è l'impiego degli acciai, del nichel o del ferro nichelato. Lo spessore del foglio metallico che costituisce il contenitore è generalmente compreso tra 50 e 300 μm.
Il dispositivo dell'invenzione può avere una forma qualunque, con l'unica condizione che il contenitore sia in grado di trattenere le polveri del composto erogatore di mercurio e presenti delle aperture, di dimensioni inferiori alla granulometria delle polveri, che consentono la fuoriuscita dei vapori di mercurio. Queste aperture possono essere in forma di microfori presenti su almeno una parte della superficie del contenitore,· possono essere fessure presenti tra due (o più) parti metalliche che, saldate tra loro in alcuni punti, costituiscono il contenitore,· infine, nel caso che il contenitore venga ottenuto ripiegando un singolo foglio metallico, si può trattare delle aperture che rimangono tra i bordi di piegatura o tra due lembi ripiegati l'uno sull'altro, o l'uno verso l'altro, del foglio metallico.
Alcune di queste possibilità sono illustrate nelle figure da 1 a 3.
In Fig. l.è mostrato in spaccato un dispositivo 10 in cui il contenitore il è costituito da due parti metalliche, 12 e 13, saldate tra loro con dei punti di saldatura 14, 14', ..; all.'interno del contenitore è ;presente il materiale erogatore di mercurio, 15; tra due punti di saldatura successivi sono presenti fessure 16 (di cui una sola mostrata in figura) da cui il mercurio fuoriesce durante la fase di attivazione del dispositivo; il dispositivo può infine comprendere una linguetta 17, per il fissaggio dello stesso ad una delle parti interne alla lampada.
In Fig. 2 è mostrato un altro possibile dispositivo, 20, secondo l'invenzione, ottenuto ripiegando un foglio metallico 21; nella parte centrale del fòglio viene formata una concavità 22, destinata a contenere le polveri del composto erogatore di mercurio, mentre due lembi laterali del foglio, 23 e 24, sono ripiegati verso il centro, con parziale sovrapposizione tra gli stessi; con questa costruzione rimangono delle fessure 25, 25', lungo le linee di piegatura dei lembi 23 e 24, ad una fessura 26 in corrispondenza della zona di sovrapposizione tra i lembi.
In una forma di realizzazione preferita, il dispositivo dell'invenzione ha una forma allungata, con due dimensioni lineari simili tra loro e la terza dimensione maggiore. La sezione del dispositivo può essere qualunque, per esempio circolare, ellittica, quadrata, rettangolare o trapezoidale. Un dispositivo di questo tipo è rappresentato in Fig. 3: il dispositivo 30 contiene polveri 31 del composto erogatore di mercurio, eventualmente in miscela con polveri di altri materiali, all'interno di un contenitore 32 di sezione essenzialmente trapezoidale, ottenuto ripiegando lungo linee parallele un nastro metallico 33; i due lembi 34, 34', corrispondenti alle parti più esterne del nastro metallico di partenza, sono ripiegate in modo da lasciare una sottile fessura 35; questa forma è efficace per trattenere le polveri 31, ma permette ai vapori di mercurio generati durante la fase di attivazione di fuoriuscire dalla fessura 35. Un dispositivo di questo tipo, avente anche una sezione diversa da quella trapezoidale illustrata, può essere convenientemente ottenuto a partire da un cosiddetto "filo" continuo, avente lunghezza indefinita e con sezione uguale a quella del dispositivo finale, tagliando dal "filo" spezzoni della lunghezza desiderata. Il "filo" continuo viene prodotto facilmente, con metodi noti nel settore, facendo passare un nastro metallico di lunghezza indefinita attraverso rulli sagomatori in disposizione opportuna, e prevedendo una fase di carico in continuo delle polveri 31 prima della fase di piegatura in cui vengono formati i lembi 34, 34'. Il taglio del "filo" per produrre il dispositivo dell'invenzione può essere effettuato .con laser o meccanicamente; in quest'ultimo caso il taglio comprime anche leggermente le estremità del dispositivo stesso, favorendo il contenimento delle polveri.
Il dispositivo dell'invenzione può essere inserito nella lampada montandolo su uno degli elementi metallici normalmente presenti nella stessa, come per esempio i supporti di uno o entrambi gli elettrodi, detti catodi, .oppure sullo schermo metallico presente nelle lampade di diametro maggiore per evitare l'annerimento della superficie interna della lampada in corrispondenza dei catodi, secondo modalità note ai costruttori di lampade. Questi schermi servono spesso anche come supporto di materiale getter non-evaporabile, per il controllo dell'atmosfera gassosa nella lampada. In particolare, dispositivi del tipo mostrato in Fig. 1 vengono preferibilmente montati sui supporti dei catodi, mentre dispositivi di geometria allungata possono essere montati indifferentemente sui supporti dei catodi o sullo schermo degli stessi; un dispositivo del tipo mostrato in Fig. 3 può infine essere inserito in lampade di piccole dimensioni in modo da fungere anche da catodo, secondo la modalità illustrata nel seguito con riferimento alla Fig.6 .
Alcune possibili configurazioni per il montaggio del; dispositivo dell'invenzione nelle lampade sono rappresentate nelle Figg. 4-6.
In Fig. 4 è mostrata, in spaccato, l'estremità di una lampada; la lampada 40 è costituita da un tubo di vetro 41, chiuso alla sua estremità da una parte in vetro 42 di spessore maggiore; due montanti metallici 43, 43' sono inclusi nella parte in vetro 42 mediante fusione di questa, rispetto alla quale sono passanti, costituendo i due contatti elettrici che portano la corrente al catodo 44, formato per esempio da una spiralina metallica, generalmente in tungsteno. Una prima possibilità 'di montaggio del dispositivo dell'invenzione è mostrata in figura, in cui si vede il dispositivo 45 fissato ad uno dei montanti (43') che portano il catodo 44. Il dispositivo erogatore di mercurio dell'invenzione può essere fissato al montante per esempio tramite saldatura al laser.
In Fig. 5; che riporta in spaccato l'estremità di una lampada 50, viene mostrata un'altra possibilità di'montaggio del dispositivo: in questo caso nella parte in vetro di spessore maggiore 52, che chiude la lampada, è inserito un terzo montante, 53", non passante rispetto alla parte 52 e non in contatto elettrico con i montanti 53 e 53'; al montante 53" è fissato lo schermo 55 per la schermatura del catodo 54; il dispositivo erogatore di mercurio 56 è fissato, per esempio tramite punti di saldatura, allo schermo 55. Lo schermo ha la forma di una superficie cilindrica, ottenuta ripiegando un nastro metallico di modo che le due estremità siano molto vicine o addirittura si tocchino o si sovrappongano; nel caso che le due estremità del ,nastro non siano in contatto, il dispositivo erogatore di mercurio 56 può essere fissato con dei punti di saldatura a ponte tra le due estremità,, come mostrato in figura; nel caso invece che lo schermo sia già chiuso, con estremità in contatto e 'fissate tra loro, il dispositivo 56 può essere fissato in una posizione qualunque sullo schermo stesso;(questa seconda configurazione non è mostrata in figura).
Infine, la Fig. 6 mostra un'altra possibile configurazione; per il montaggio del dispositivo erogatore di mercurio dell'invenzione, adatta alle lampade di piccolo diametro in cui il catodo è costituito semplicemente da uno spezzone di filo o da un cilindretto metallico,· impiegando un dispositivo di forma allungata del tipo descritto in riferimento alla Fig. 3, e preferibilmente di sezione circolare, è possibile fissare il dispositivo direttamente nella parte in vetro di maggior spessore all'estremità 61 della lampada 60, perpendicolarmente a detta parte ed in contatto elettrico con un passante metallico 62, così che il dispositivo 63.stesso costituisca anche il catodo.
L'attivazione del dispositivo viene effettuata riscaldando lo stesso dall'esterno della lampada, una volta che| questa è ermeticamente chiusa. Il riscaldamento può essere effettuato in vari modi, ma il metodo ;più impiegato dai costruttori di lampade è per induzione, metodo che consente un riscaldamento veloce e selettivo delle parti metalliche. Le temperature di riscaldamento ed il tempo di trattamento possono variare a seconda della presenza o meno di leghe promotrici del rilascio del mercurio; in generale la temperatura di attivazione;può variare tra circa 600 e 900°C, con tempi variabili tra circa 20 e 60 secondi.
In tutte le configurazioni sopra descritte, il dispositivo dell'invenzione rimane all'interno della lampada, dopo il rilascio del mercurio. In alternativa, è' possibile impiegare il dispositivo, in particolare dispositivi del tipo mostrato nelle figure 2 e 3, in modo che lo stesso non rimanga nella lampada<' >finita. In questo caso la lampada viene prodotta seguendo un processo definito nel settore come "doppio pinch-off " . Facendo riferimento alla Fig. 7a viene mostrata la fase in cui un tubo in vetro 70 è già chiuso ad un'estremità ed in corrispondenza dell'estremità chiusa sono già presenti passanti elettrici, catodo, eventuale schermo o altre parti necessarie al suo funzionamento, non mostrate in figura. Anche all'estremità opposta sono già state fissate tutte le parti necessarie al funzionamento della lampada, ma questa parte è ancora aperta tramite una "codetta" 71, collegata ad una tubulazione 72 per l'evacuazione della lampada ed il suo successivo riempimento con i gas, generalmente gas nobili, presenti nelle lampade fluorescenti. Nella "codetta" è inserito un dispositivo dell'invenzione 73 di lunghezza opportuna. Nella successiva fase del processo illustrata in Fig. 7b, dopo aver inserito nel tubo 70 l'atmosfera di gas desiderata, la "codetta" 71 viene strozzata, generalmente per compressione a caldo con uno strumento schematizzato da 74, 74', in un punto compreso tra l'attacco alla stessa della tubulazione 72 e la zona in cui è presente il dispositivo dell'invenzione 73. L'operazione di strozzamento a caldo della "codetta" viene indicata nel settore con la dizione inglese "pinch-off". Il passaggio successivo, illustrato in Fig. 7c, consiste nell'attivazione del dispositivo 73, tramite un elemento riscaldante esterno 75, che può essere un corpo caldo, una sorgente di radiofrequenze o altro; il vapore di mercurio rilasciato nel tubo 70 è rappresentato in figura come elemento 76. Dopo la fase di attivazione, il dispositivo 73 esausto viene isolato dal tubo 70 tramite una seconda operazione di "pinch-off", schematizzata in Fig. 7d, effettuata in questo caso in un punto della codetta il più possibile vicino all'estremità del tubo 70, e comunque compreso tra questa estremità e la zona in cui è presente il dispositivo 73. In questo modo il dispositivo 73 esausto viene staccato dal tubo 70, racchiuso in una fialetta derivante dalla "codetta" 71 iniziale. Il risultato è il tubo chiuso 77 rappresentato in Fig. 7e, che costituisce la lampada finita.
L'invenzione verrà ulteriormente illustrata dai seguenti esempi. Questi esempi non limitativi illustrano alcune forme realizzative destinate ad insegnare agli esperti del ramo come mettere in pratica l'invenzione ed a rappresentare il modo migliore considerato per la realizzazione dell'invenzione .
ESEMPI 1-3
Vengono preparati tre campioni uguali di dispositivo per il rilascio di mercurio secondo l'invenzione, in forma di spezzoni di sezione trapezoidale come mostrato in Fig. 3, ottenuti da un "filo" contìnuo contenente il composto Ti3Hg. Gli spezzoni hanno dimensioni laterali 0,5.x 0,8 mm e sono lunghi 10 mm. Il "filo" ha un caricamento lineare prefissato in sede di produzione pari a 10,3 milligrammi di Ti3Hg per centimetro, equivalente ad un caricamento nominale di mercurio di 6 mg per centimetro di "filo" (mgHg/cm). Data la lunghezza degli spezzoni, ognuno di questi ha un caricamento nominale di mercurio di 6 mg. Su questi campioni viene effettuata la prova di rilascio del mercurio, scaldandoli per induzione a 900°C per 30 secondi all'interno di una camera a vuoto e misurando con il metodo della titolazione complessometrica secondo Volhart il mercurio rimasto nei campioni. La resa di mercurio da parte dei singoli campioni, come percentuale di mercurio rilasciato rispetto alla quantità nominale di mercurio inizialmente presente in ogni campione, viene riportata in Tabella 1.
ESEMPI 4-6 (COMPARATIVI)
La prova degli esempi 1-3 viene .ripetuta con tre campioni ottenuti tagliando uguali spezzoni, lunghi 10 mm, da un nastro metallico su cui è laminato il composto Ti3Hg. La laminazione del nastro con il composto Ti3Hg è effettuata in modo da avere un caricamento lineare nominale di mercurio di 6 mgHg/cm. La quantità di mercurio nominale presente in ogni campione è quindi di 6 mg. La resa percentuale di mercurio da parte dei tre campioni è riportata in Tabella 1.
Tabella 1
Come si nota dai dati in Tabella 1, impiegando lo stesso composto erogatore di mercurio, Ti3Hg, e a parità di condizioni di attivazione, i campioni dell'invenzione hanno una resa di mercurio che è circa doppia di quella dei campioni della tecnica nota .

Claims (18)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Dispositivo per il rilascio del mercurio costituito da un contenitore metallico capace di trattenere polveri, ma non completamente chiuso, in cui è presente almeno un composto erogatore di mercurio scelto tra i composti TixZryHgz, in cui x e y possono variare tra 0 e 13, la somma (x+y) può variare tra 3 e 13 e z può essere 1 o 2 .
  2. 2. Dispositivo secondo la rivendicazione 1 in cui il composto erogatore di mercurio è Ti3Hg.
  3. 3. Dispositivo secondo la rivendicazione 1 in cui le polveri del composto erogatore di mercurio hanno granulometria inferiore a circa 150 μπι.
  4. 4. Dispositivo secondo la rivendicazione 1 in cui alla polvere del composto erogatore di mercurio viene aggiunto un materiale getter nonevaporabile .
  5. 5. Dispositivo secondo la rivendicazione 1 in cui alla polvere del composto erogatore di mercurio viene aggiunta una lega comprendente rame ed uno o più elementi scelti tra stagno, indio, argento, silicio e Terre Rare.
  6. 6. Dispositivo secondo la rivendicazione 1 in cui alla polvere del composto erogatore di mercurio viene aggiunto un materiale inerte.
  7. 7. Dispositivo secondo la rivendicazione 1 in cui il contenitore metallico è realizzato in acciaio, nichel o ferro nichelato.
  8. 8. Dispositivo secondo la rivendicazione 7 in cui il metallo che costituisce il contenitore ha uno spessore compreso tra 50 e 300 μτη.
  9. 9. Dispositivo secondo la rivendicazione 1 in cui il contenitore metallico presenta aperture in forma di microfori presenti su almeno una parte della superficie del contenitore.
  10. 10. Dispositivo secondo la rivendicazione 1 in cui il contenitore metallico è costituito da due o più parti metalliche saldate tra loro con saldatura a punti, e presenta aperture in forma di fessure presenti tra i punti di saldatura.
  11. 11. Dispositivo secondo la rivendicazione 1 in cui il contenitore metallico è costituito da un foglio metallico ripiegato, in cui le aperture sono quelle che rimangono tra i bordi di piegatura, o tra due lembi ripiegati l'uno sull'altro, o l'uno verso l'altro, del foglio metallico.
  12. 12. Dispositivo secondo la rivendicazione 11 ottenuto a partire da un "filo" continuo, avente lunghezza indefinita e con sezione uguale a quella del dispositivo finale, tagliando dal "filo" spezzoni di lunghezza desiderata.
  13. 13. Lampada fluorescente in cui il mercurio viene introdotto tramite un dispositivo dell'invenzione.
  14. 14. Lampada fluorescente secondo la rivendicazione 13 in cui il dispositivo erogatore di mercurio rimane nella lampada finita, ed è fissato ad uno dei supporti di almeno uno dei catodi.
  15. 15. Lampada fluorescente secondo la rivendicazione 13 in cui il dispositivo. erogatore di mercurio rimane nella lampada finita, ed è fissato al supporto di almeno uno degli schermi dei catodi.
  16. 16. Lampada fluorescente secondo la rivendicazione 13 in cui il dispositivo erogatore di mercurio rimane nella lampada finita, ed è fissato ad almeno uno degli schermi dei catodi.
  17. 17. Lampada fluorescente secondo la rivendicazione 13 in cui il dispositivo erogatore di mercurio rimane nella lampada finita, e costituisce almeno uno dei catodi della lampada stessa.
  18. 18. Lampada fluorescente secondo la rivendicazione 13 in cui mercurio viene introdotto secondo il processo di "doppio pinch-off", ed il dispositivo erogatore di mercurio non rimane nella lampada finita.
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