ITPN990038A1

ITPN990038A1 - Pavimento a doghe e metodo per la sua posa in opera

Info

Publication number: ITPN990038A1
Application number: IT1999PN000038A
Authority: IT
Inventors: Lucio Zancai; Giovanni Fantoni
Original assignee: Patt Srl
Priority date: 1999-04-20
Filing date: 1999-04-20
Publication date: 2000-10-20
Also published as: CA2370705A1; ITPN990038A0; AR020554A1; US20020178681A1; IT1311220B1; WO2000063510A1; EP1171679A1; AU1779500A

Description

Descrizione

del brevetto per invenzione industriale avente per titolo:

“PAVIMENTO A DOGHE E METODO PER LA SUA POSA IN

OPERA”

La presente invenzione riguarda un pavimento formato da doghe costituite da pannelli in fibre cellulosiche o trucioli di legno legati con resine sintetiche, noti come MDF (Medium Density Fiberboard), HDF (High Density Fiberboard) e truciolare nobilitato, nonché un metodo per la sua posa in opera.

Pavimenti del tipo citato sono noti da molto tempo e le soluzioni per tenere unite le doghe sono diverse.

In un primo esempio, i bordi delle doghe sono profilati in modo da realizzare accoppiamenti maschio-femmina tra doghe contigue. Per evitare eventuali distacchi fra le doghe, con la creazione di giochi indesiderati, si ricorre spesso all’ incollaggio dei bordi o all’impiego di profilati metallici o in plastica di interconnessione.

In un esempio perfezionato, i bordi delle doghe presentano profili sagomati con elementi di accoppiamento elastico a scatto, in modo da evitare l’impiego di materiali o di componenti supplementari per la loro unione. Questa soluzione, che è descritta nei brevetti WO 94/1628, WO 96/27719 e WO 96/27721, non garantisce però una perfetta tenuta lungo tutti i lati delle doghe.

Più recentemente è stata proposta una soluzione (brevetto WO 97/47834) in cui i bordi delle doghe presentano elementi di impegno reciproco, in forma di linguetta e scanalatura, che sono provvisti di mezzi di serraggio meccanico per impedire la possibilità di allontanamento reciproco dei bordi. Questi mezzi di serraggio sono ricavati di pezzo con la rispettiva doga e l’ impegno viene realizzato lateralmente lungo i bordi esclusivamente mediante innesto a scatto e/o con rotazione. I mezzi di serraggio sono rappresentati da profilature a piani inclinati che vengono forzate elasticamente in accoppiamento. L’inclinazione preferibile delle superfici di accoppiamento è indicata nella misura da 30° a 70° rispetto all’orizzontale. I profili dei bordi delle doghe risultano piuttosto complessi, dato che si vuole ottenere l’accoppiamento lungo i bordi longitudinali mediante un movimento di rotazione e successivo impegno a scatto, mentre l’accoppiamento di testa viene eseguito per innesto diretto a scatto, preferibilmente con l’impiego di attrezzi. In definitiva, quando le doghe sono assemblate, i mezzi di serraggio esercitano, quindi, una tensione che forza le doghe contigue l’una contro l’altra.

Questa soluzione del brevetto WO 97/47834 presenta diversi inconvenienti. Innanzi tutto, dato che l’aggancio delle doghe è forzato con tensione meccanica, occorre utilizzare per la loro fabbricazione materiali molto consistenti, in particolare pannelli di fibra cellulosica compressa ad alta densità (HDF), particolarmente rinforzati lungo i bordi. Inoltre, l’aggancio forzato provoca una certa flessione verso il basso delle linguette delle doghe che rimangono sotto carico, con una duplice conseguenza negativa: (i) necessità di disporre sempre di uno strato di supporto elastico sotto il pavimento, per assorbire dimensionalmente la flessione delle linguette in modo da evitare la loro rottura, (ii) possibilità costante di frattura dovuto al carico delle linguette secondo un piano orizzontale in una sezione centrale della doga, in corrispondenza del fondo della scanalatura. Questa possibilità di frattura centrale delle doghe si verifica ancora più facilmente nell’accoppiamento di testa, quando si deve ricorrere ad un cuneo sotto parete o ad un massello in legno azionato con un attrezzo, quale un martello, per produrre l’aggancio a scatto forzato. Naturalmente, a causa del tensionamento superficiale delle doghe, dovuto agli strati melaminici delle superimi, qualsiasi rottura all’interno delle stesse provoca un rialzo del loro bordo rispetto al piano del pavimento, con conseguenze negative non solo di estetica ma anche di inciampo e di usura della superficie superiore del bordo esposto. Infine, un pavimento in cui le doghe vengono tenute unite mediante accoppiamento forzato a scatto e in costante tensione non può essere smontato per modifiche o riparazioni senza correre il rischio di un serio danneggiamento.

Scopo principale della presente invenzione è quindi quello di proporre la realizzazione di un pavimento a doghe in MDF, HDF o truciolare nobilitato, che sia più razionale per la lavorazione e la messa in opera delle stesse, in quanto le doghe sono provviste di mezzi di semplice aggancio senza tensionamento, che consentono uno scorrimento relativo delle doghe sia longitudinalmente che di testa. Il pavimento secondo l’invenzione consente quindi di utilizzare per la fabbricazione delle doghe materiali senza particolari caratteristiche di consistenza, nonché di eliminare totalmente F impiego di qualsiasi tipo di attrezzi per il montaggio e lo smontaggio del pavimento stesso. Dal punto di vista funzionale, poi, è importante notare che le doghe presentano un bordo opportunamente profilato per cui un’eventuale rottura in utilizzo si svilupperebbe alla loro base e secondo una sezione verticale, in modo da evitare il risalto del bordo rispetto al piano del pavimento.

Questi ed altri scopi vengono raggiunti con il pavimento secondo l’invenzione che si caratterizza essenzialmente per il fatto che i bordi corrispondenti longitudinali di due doghe contigue si accoppiano per sovrapposizione secondo un piano orizzontale e si impegnano senza interferenza secondo almeno un piano verticale, in modo da realizzare un collegamento autolivellante e autostabilizzante sotto carico, con possibilità di scorrimento longitudinale reciproco dei bordi.

Caratteristiche e vantaggi del pavimento secondo l’invenzione risulteranno evidenti dalla descrizione che segue, a titolo esemplificativo e non limitativo, con riferimento agli allegati disegni, in cui:

- la Figura 1 mostra in sezione trasversale interrotta una doga secondo l’invenzione;

- la Figura 2 mostra in sezione parziale i lati longitudinali di due doghe in fase di impegno dei rispettivi profili laterali;

- la Figura 3 mostra in sezione parziale i lati longitudinali delle due doghe di Fig. 2 completamente impegnate;

- le Figure 4-6 mostrano in sezione parziale i lati longitudinali delle due doghe di Figura 3 sotto diverse condizioni di carico; e

- la Figura 7 mostra in sezione longitudinale interrotta la doga di Figura 1, - la Figura 8 mostra in sezione parziale i lati di testa di due doghe contigue con i rispettivi profili completamente impegnati; e

- la Figura 9 mostra in vista prospettica parziale un pavimento in fase di assemblaggio dei profili di testa delle doghe.

L’invenzione si riferisce a un pavimento formato da doghe in MDF, HDF o truciolare nobilitato, ricavate da pannelli di fibre o trucioli di legno impregnati con resine sintetiche e rivestiti in superficie con materiali naturali o sintetici. Le doghe possono avere forme e dimensioni diverse, ma normalmente sono rettangolari e vengono unite lungo tutti i loro bordi perimetrali.

Secondo l’invenzione, una doga 10 (Fig. 1) mostra su due lati opposti una sezione con profili coniugati, cosicché due doghe contigue si possono unire lungo superfìci di impegno ortogonali tra loro. Infatti, su un lato, il profilo in sezione della doga 10 presenta una porzione 11, di altezza ridotta rispetto a quella complessiva della doga, che si estende orizzontalmente, complanare , al piano superiore della doga. La porzione 11 si prolunga verso il basso formando una nervatura sporgente lateralmente 12 che, preferibilmente, è interrotta per uno o più tratti lungo il suo sviluppo. Inoltre, la porzione 11 presenta inferiormente una superficie piana e orizzontale 13 ed un incavo 14, il cui fondo è anch’esso piano e sostanzialmente orizzontale. La superficie 13 e l’incavo 14 sono collegati da un tratto di superficie inclinata 15.

Il lato opposto al precedente della doga 10 presenta una porzione 16, di altezza ridotta rispetto a quella complessiva della doga, che si estende orizzontalmente, complanare con la superficie inferiore della doga. La porzione 16 si prolunga verso l’alto con una nervatura 17, che corre lungo tutto il lato della doga e la cui superficie superiore 18 è sostanzialmente orizzontale. La porzione 16 presenta inoltre una superficie piana e orizzontale 19, ad un livello inferiore rispetto a quello della superficie 18 e collegata a quest’ultima tramite una gola verticale 20, aperta verso l’alto. All’estremità della superficie 19 opposta rispetto alla gola 20 il lato della doga presenta un incavo 21. Particolare importanza, come vedremo in seguito, va attribuita alla gola 20, che è profondamente incavata, cosicché lo spessore della doga in sezione verticale risulta notevolmente ridotto rispetto a quello complessivo della doga stessa. La gola 20 costituisce un giunto d’unione bilanciato e mirato a condurre verso il pavimento e sotto l’asse neutro della doga le deformazioni dovute a dilatazioni della stessa in esercizio, mantenendo la complanarità della superficie di calpestio. La sezione minima della doga sotto la gola 20 deve essere al massimo pari ad un quarto dello spessore totale della doga.

La Fig. 2 mostra in sezione parziale i lati longitudinali di due doghe 10 in fase di impegno dei rispettivi profili. Come si vede, la doga da inserire (quella a destra in figura) viene accostata in posizione inclinata alla doga già predisposta e rinserimento si effettua per semplice rotazione della porzione di bordo 11 della doga da inserire rispetto alla porzione di bordo 16 della doga già in posizione. La nervatura 12 e la relativa sede 21 costituiscono il fulcro attorno al quale si esegue il movimento di rotazione per l’assemblaggio e il disassemblaggio delle doghe. Il piano di appoggio superiore tra la nervatura 12 e la sede 21 deve essere orizzontale e posizionato molto vicino o coincidente rispetto all’asse neutro della sezione della doga. L’inserimento è facilitato dal fatto che i profili di impegno verticale delle due doghe sono “scaricati”, cioè sono leggermente smussati, per non entrare in interferenza nella fase di accoppiamento e contatto reciproco.

La Fig. 3 mostra in sezione parziale il particolare di Fig. 2 con l’impegno completato tra due doghe contigue. Si deve notare che le doghe risultano semplicemente appoggiate lungo un piano orizzontale su cui combaciano la superficie inferiore 13 della porzione 11 di una doga (quella a sinistra in figura) e la superficie superiore 19 della porzione 16 dell’altra doga (quella -a destra in figura). L’impegno della nervatura 12 con l’incavo 21, come pure quello della nervatura 17 con l’incavo 14, sono laschi perché hanno soltanto scopo di riscontro e di mantenimento per il posizionamento delle doghe. Dal momento che i bordi delle doghe non sono uniti mediante accoppiamento forzato, utilizzando l’elasticità dei materiali, risulta evidente che due doghe contigue possono scorrere liberamente l’una rispeto all’altra, facilitando l’ assemblaggio ovvero l’accostamento di testa tra doghe contigue.

Le Figg. 4-6 mostrano, come in Fig.3, il particolare dell’impegno longitudinale tra due doghe in diverse condizioni di carico gravante sul pavimento.

In Fig. 4, una forza F, applicata sull’estremità superiore della doga a destra in figura, provoca una reazione R della soleta sottostante il pavimento che si trasmette attraverso le superfici di contato reciproco secondo il percorso indicato dalle frecce all’intemo delle doghe. Del tuto analogo è il comportamento delle due doghe impegnate quando la forza F è applicata sull’estremità superiore della doga a sinistra, in Fig. 5. Infine, quando entrambe le estremità superiori delle due doghe sono caricate con una forza F, come mostrato in Fig. 6, la reazione R della soletta si trasmette all’intemo delle doghe, bilanciandosi sulle superfici verticali di contatto.

La Figura 7 mostra in sezione longitudinale interrotta la doga di Figura 1 e la Figura 8 mostra in sezione parziale i lati di testa di due doghe contigue 10 con i rispettivi profili completamente impegnati. Una doga (quella a sinistra in figura) presenta un prolungamento 30, allineato con la superficie inferiore della doga stessa, il cui profilo in sezione mostra un piano di appoggio e di riferimento 31 , nonché una gola 32 ribassata rispetto al piano 31 e un’estremità ad uncino 33 Corrispondentemente, l’altra doga (quella a destra in figura) presenta un prolungamento 34, allineato con la superficie superiore della doga stessa, il cui profilo mostra un piano di appoggio e di riferimento 35 e un’appendice 36 ad uncino. I piani 31 e 35 risultano accoppiati reciprocamente per semplice appoggio quando le due doghe sono assemblate, mentre le estremità ad uncino 33 e 36 sono reciprocamente impegnate.

La Figura 9 mostra in vista prospettica parziale la fase di posizionamento per l’assemblaggio di testa delle doghe di Fig. 8. Come si nota, l’assemblaggio si esegue appoggiando il bordo longitudinale di una doga 10, secondo la freccia A, sui bordi corrispondenti delle doghe contigue, e portando a contatto gli spigoli di testa 37 e 38 delle doghe da assemblare. Successivamente, si ruota la doga 10 secondo la freccia B e si fa chiudere con movimento a forbice secondo un piano verticale lo spigolo 37 contro quello 38, fino a portare la doga 10 complanare con le doghe contigue.

Risulta evidente che tutte le doghe hanno la medesima forma, con due bordi adiacenti a profilo “maschio” e gli altri due bordi adiacenti a profilo “femmina”, come mostrato nelle Figg. 1 e 7. Dalle medesime figure risulta altrettanto evidente che doghe contigue sono accoppiate per appoggio 13,19 e 31,35, nonché con aggancio a doppio uncino 14,17 e 33,36, rispettivamente, ma senza essere in tensione. Viene quindi facilitato sia l’assemblaggio e lo smontaggio delle doghe senza la necessità di usare attrezzi, sia l’adeguamento ad eventuali assestamenti del piano di appoggio del pavimento.

Conseguentemente, il pavimento secondo l’invenzione, ottenuto assemblando doghe aventi il profilo descritto e collegate per semplice rotazione ed appoggio, senza impegno forzato dei bordi, risulta autolivellante e auto stabilizzante sotto carico.

Nei pavimenti dello stato della tecnica anteriore, particolarmente in quello descritto nel brevetto WO 97/47834, possibili rotture, dovute al tensionamento dei bordi di accoppiamento, sia in fase di montaggio, sia in esercizio, si verificano all’ interno del corpo della doga e si sviluppano in direzione orizzontale. Ne conseguono esposizioni dei bordi delle doghe sia sulla superficie inferiore sia su quella superiore. L’esposizione inferiore non è normalmente problematica, perché viene assorbita dallo strato di materiale elastico interposto tra il pavimento e la soletta sottostante. Al contrario, l’esposizione superiore è notevolmente fastidiosa, perché provoca inciampi e danni al pavimento stesso.

Questi inconvenienti non si verificano nel pavimento secondo l’invenzione come è facile comprendere dalla descrizione precedente e dalle figure del brevetto. Il vantaggio è dovuto principalmente all’accoppiamento non forzato secondo il piano orizzontale delle doghe. Inoltre, in corrispondenza delle gole 20 e 32 nelle porzioni 16 e 30 di prolungamento inferiore di ciascuna doga 10, si localizzano zone di minore resistenza rispetto al corpo della doga, data la sezione di dimensioni ridotte. Pertanto, anche se una doga dovesse essere accidentalmente sottoposta a frattura, questa si verificherebbe in corrispondenza della gola 20 e/o di quella 32 e si svilupperebbe in verticale senza interessare il nucleo centrale della doga. Conseguentemente, il danno risulterebbe limitato e non verrebbe trasferito alla superfìcie superiore della doga.

Claims

RIVENDICAZIONI 1. Pavimento formato da doghe costituite da pannelli in fibre cellulosiche o trucioli di legno legati con resine sintetiche, noti come MDF, HDF o truciolare nobilitato, le quali presentano bordi periferici longitudinali e di testa con profili sagomati per agganciarsi reciprocamente e stabilmente in modo da evitare il distacco dei bordi, caratterizzato dal fatto che i bordi corrispondenti longitudinali e di testa di due doghe (10) contigue si accoppiano per semplice rotazione e sovrapposizione secondo piani orizzontali (13,19; 31,35) e si impegnano con aggancio a doppio uncino (14,17; 33,36) secondo piani sostanzialmente verticali, in modo da realizzare un collegamento lasco, autolivellante e autostabilizzante sotto carico (F), con possibilità di scorrimento longitudinale reciproco dei bordi 2. Pavimento a doghe secondo la rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che ciascuna doga (10) presenta un suo bordo longitudinale dotato di una porzione (11),. sporgente lateralmente e complanare con la superficie superiore della doga, e un bordo logitudinale opposto al precedente dotato di una porzione (16), sporgente lateralmente e complanare con la superficie inferiore della doga, su tali porzioni sono ricavate rispettive superfici piane e orizzontali (13,19) per l’appoggio con corrispondenti superfici delle doghe contigue. 3. Pavimento a doghe secondo la rivendicazione 1 o 2, caratterizzato dal fatto che ciascuna doga (10) presenta su un suo bordo longitudinale un incavo verticale (14) e sul bordo longitudinale opposto un incavo orizzontale (21), tali incavi essendo atti ad accogliere rispettive nervature (17,12) di doghe contigue. 4. Pavimento a doghe secondo una qualsiasi delle rivendicazioni da 1 a 3, caratterizzato dal fatto che la porzione (16) che si estende lateralmente da ciascuna doga (10) è dotata di una gola verticale (20), aperta verso l’alto, in corrispondenza della quale la doga presenta una sezione di minore resistenza. 5. Pavimento a doghe secondo una qualsiasi delle rivendicazioni da 1 a 4, caratterizzato dal fatto che ciascuna doga (10) presenta su un suo bordo di testa un prolungamento (30), allineato con la superficie inferiore della doga stessa, il cui profilo in sezione mostra un piano di appoggio e di riferimento (31), nonché una gola 32 ribassata rispetto al piano 31, e un’estremità ad uncino 33, mentre sul bordo opposto presenta un prolungamento (34), allineato con la superficie superiore della doga stessa, il cui profilo mostra un piano di appoggio e di riferimento (35) e un’appendice (36) ad uncino. 6. Metodo per la posa in opera di un pavimento formato da una pluralità di doghe costituite da pannelli in fibre cellulosiche o trucioli di legno legati con resine sintetiche, noti come MDF, HDF o truciolare nobilitato, caratterizzato dal fatto che i bordi longitudinali corrispondenti di doghe contigue (10) vengono uniti mediante semplice rotazione e sovrapposizione secondo piani orizzontali (13,19; 31,35), mentre i bordi di testa corrispondenti di doghe contigue vengono impegnati con aggancio a doppio uncino (14,17;33,36) secondo piani sostanzialmente verticali, i bordi longitudinali essendo accoppiati in modo da poter scorrere liberamente e reciprocamente. 7. Metodo per la posa in opera di un pavimento secondo la rivendicazione 6, caratterizzato dal fatto che le doghe contigue (10) sono accoppiate con impegno lasco, per consentire il loro assemblaggio e disassemblaggio mediante rotazione reciproca dei bordi di testa e dei bordi laterali, rendendo così possibile il riutilizzo successivo delle doghe stesse.