IT9003617A1

IT9003617A1 - Dispositivo per la sigillatura delle estremita' aperte di monodose gia' riempiti con soluzioni liquide e/o viscose.

Info

Publication number: IT9003617A1
Application number: IT003617A
Authority: IT
Inventors: Roberto Baruffato; Gianfranco Salmi
Original assignee: Farmomac Srl
Priority date: 1990-07-26
Filing date: 1990-07-26
Publication date: 1992-01-26
Also published as: EP0468940A1; DE69101039T2; US5207049A; IT9003617A0; IT1242549B; DE69101039D1; JPH04239431A; EP0468940B1; JP2560159B2

Description

DISPOSITIVO PER LA SIGILLATURA DELLE ESTREMITÀ' APERTE DI MONODOSE GIÀ' RIEMPITI CON SOLUZIONI LIQUIDE E/O VISCOSE"

DESCRIZIONE DELL'INVENZIONE

L'oggetto della presente invenzione concerne un perfezionamento ad un gruppo di termosaldatura,da utilizzare in particolar modo in una stazione di sigillatura delle estremità aperte di monodose già riempiti con soluzioni liquide e/o viscose,previsto nelle macchine condizionatrici per monodose.

E' noto che dette macchine condizionatrici attuano il confezionamento, in unità monodose,di vaccini,colliri,microclismi,ecc; scopo primario di dette macchine è la salvaguardia dell'integrità,inviolabilità e sterilità di quanto contenuto in dette unità monodose.

Il monodose dunque permette di disporre di:

- prodotti sterili in singole unità;

- chiusura con garanzia di inviolabilità;

- dosaggio già predeterminato,con conseguente impossibilità di errori nella somministrazione.

E' noto che il monodose permette di preservare i principi attivi di quanto contenuto senza utilizzare conservanti. Infatti l'uso di prodotti contenenti questi ultimi (ad esempio cosmetici),può provocare alla lunga danni non irrilevanti,in particolare qualora i citati conservanti siano presenti in quantità non trascurabili. Tutto ciò accade con le normali confezioni, a più dosi ,destinate ad essere utilizzate per un arco di tempo più lungo (richiedendo per questo motivo ,all'atto della produzione, l 'utilizzo di questi conservanti).

E' altresì noto che le singole unità monodose sono raggruppate in stecche, ad esempio,da tre,cinque ,sei o sette elementi monodose.

I materiali usati comunemente per i contenitori monodose sono il polietilene ed il polipropilene.

Questi hanno però caratteristiche sostanzialmente differenti; per quanto riguarda la temperatura di fusione,ad esempio, per il polipropilene è più alta che non nel polietilene, mentre per quanto riguarda l'aspetto ecologico è il polipropilene a dare minori inconvenienti.

II problema specifico della temperatura di fusione riguarda la stazione di termosaldatura ,o sigillatura,presente nelle macchine condizionatrici per monodose note, la quale è successiva alla stazione di riempimento di questi ultimi .

La termosaldatura viene attuata in due modi,principalmente: utilizzando pinze calde, oppure preriscaldando il monodose con vari sistemi,ad esempio con aria calda,prima della chiusura delle sue estremità aperte,con pinze fredde .

Un inconveniente comune a tutte le macchine condizionatrici per monodose note è costituito dal fatto che, una volta effettuatta la termosaldatura con una delle tecniche già menzionate, è necessario recidere le irregolarità antiestetiche dei bordi,o' sbavature, prodotte nella stessa fase di termosaldatura.

Allo stato attuale della tecnica tale esigenza richiede la presenza ,nella macchina condizionatrice per monodose,di un'apposita stazione di rifilatura. A questa esigenza però si legano problemi di varia natura,ad esempio dovuti al fatto che,recidendo una striscia di materiale,si riduce la zona sigillata per termosaldatura; inoltre, la stazione di rifilatura necessita di un sistema per il recupero degli sfridi,,i quali però non vengono mai raccolti per intero,bensi una parte si disperde per la macchina,con problemi dal punto di vista della pulizia e dell'igiene,legati allo smaltimertto degli sfridi ed inoltre al fatto che all'atto della rifilatura le polveri prodotte inquinano l'ambiente che invece deve essere mantenuto sterile.

Altro problema legato alla necessità di effettuare la rifilatura è rappresentato dal semplice fatto di rendersi necessaria la presenza di un'ulteriore stazione, appositamente destinata a detta operazione, con ovvia incidenza sui costi globali della macchina e sull'ingombro di quest'ultima.

Per ovviare a questo inconveniente si è apportata una modifica al gruppo di termosaldatura e sigillatura del monodose,con una soluzione tecnica di sicura efficacia ed affidabilità che consente di evitare la formazione di bordi irregolari durante la stessa fase di sigillatura. Il risultato sopracitato è ottenuto sostanzialmente mediante due forme di realizzazione.

In una prima forma di realizzazione,là pinza sigillante presenta le relative ganasce,uguali tra loro,sostanzialmente conformate a pettine a rebbi squadrati,con detti rebbi affacciati in posizione di chiusura delle ganasce stesse. In questo modo,chiudendo la pinza,si arriva a contrapporre detti rebbi squadrati a battuta con le estremità preriscaldate del monodose da sigillare,risultando per contro relative rientranze,squadrate anch'esse e definite tra rebbi affiancati,a formare altrettante sedi cave.

Disposto ortogonalmente rispetto a tale pinza è previsto un battente conformato aneli'esso a pettine. Detto battente ha relativi rebbi squadrati ognuno dei quali si inserisce complementariamente nelle citate sedi create da ciascuna coppia di rientranze affacciate delle ganasce di detta pinza,senza però ostacolare le oscillazioni di dette ganasce; nelle rientranze del battente,tra rebbi affiancati di quest'ultimo,si inseriscono le coppie corrispondenti dei rebbi delle ganasce affacciate. Al termine dell'operazione di chiusura orizzontale delle estremità del monodose e compressione,verticale e laterale,dei bordi del monodos:e da parte del battente,si ottiene una efficace sigillatura delle estremità sopracitate,ed inoltre non è più necessario rifilare,essendo state evitate sul nascere sbavature dei bordi. E' così conservato l'aspetto estetico e funzionale senza necessità di un'ulteriore stazione di rifilatura e successivo recupero degli sfridi,eliminando tutti gli inconvenienti sopracitati,primi fra tutti quelli derivanti dallo smaltimento degli sfridi e dalla dispersione in ambiente sterile delle polveri prodotte all'atto della rifilatura,tipici delle macchine note. Inoltre si risolve il problema della precisione, ossia ciascun monodose ha la rispettiva testata uguale alla testata di ognuno degli altri monodose.

Nella seconda forma realizzativa,per la pinza è prevista una conformazione delle relative ganasce sostanzialmente a forma di pettine,come nel caso precedente,disposte sfalsate in modo che i relativi rebbi squadrati della prima ganascia si inseriscano nelle rientranze,anch'esse squadrate,presenti tra i rebbi della seconda ganascia,e viceversa .

Con tale conformazione si evita,all'atto della chiusura della pinza, la formazione di sbavature laterali alle estremità preriscaldate dei monodose.

Disposto ortogonalmente a detta pinza è previsto un battente di forma squadrata a facce piane che,praticamente a battuta sulle facciate superiori dei rebbi di detta pinza, non permette la formazione di irregolarità dei bordi del monodose successivamente all'operazione di sigillatura di questi ultimi;: allo stesso tempo però tale battente non ostacola l'oscillazione delle ganasce. Si raggiunge così,anche in questo caso,lo scopo prefissato di eliminare qualsiasi irregolarità dei bordi; si evita perciò l'approntamento di un'apposita stazione, di rifilatura e recupero degli sfridi,necessaria invece nelle macchine note,i cui inconvenienti sono già stati descritti in precedenza.

Le caratteristiche dell'invenzione risulteranno maggiormente evidenti dalla descrizione di due forme realizzative preferite del dispositivo proposto con riferimento alle allegate tavole di disegno, in cui:

- la fig.l illustra, in vista prospettica, una stecca di monodose, pronta per la sigillatura;

- la fig.2 illustra,in vista laterale,la fase di chiusura del monodose prima della termosaldatura delle sue estremità ;

- la fig.3 illustra,in vista laterale,la fase di termosaldatura delle estremità del monodose attuata con la prima forma di realizzazione proposta;

- la fig.4 illustra la vista della sezione IV-IV di fig.3;

- la fig.5 illustra una vista in esploso,parziale,del gruppo di sigillatura di cui alla prima forma di realizzazione ;

- la fig.6 illustra,vista dall'alto,una sezione di una seconda forma di realizzazione di detto gruppo di sigillatura ;

- la fig.7 illustra una vista in esploso,parziale,del gruppo di sigillatura di cui alla seconda forma di realizzazione .

Nella fig.l è rappresentata una stecca 1 composta,ad esempio,da tre unità monodose 2.

Nelle figg.2 e 3 sono indicati con 3 organi noti di presa,trasporto e compressione del monodose 2,già riempito, in un suo punto 6 posizionato inferiormente alle estremità aperte 8 di detto monodose 2; tali organi 3 consentono inoltre di isolare rispetto all'ambiente circostante il contenuto di ogni monodose. Dette estremità 8 vengono successivamente termosaldate da un gruppo di sigillatura 4,come è indicato in fig.3.

Nelle figg.4 e 5 si è indicato con 10 una pinza conformata secondo una prima forma realizzativa proposta.

Si sono indicate con 15 e 16 rispettive ganasce della pinza lOuguali tra loro e conformate sostanzialmente a pettine,indicando con 15A e 16A corrispondenti rebbi squadrati e con 15B,16B rispettive rientranze,squadrate anch'esse ,definite tra detti rebbi; questi ultimi presentano nelle pareti reciprocamente affacciate relative scanalature longitudinali 15C,16C (di cui solo le prime sono visibili in fig.5,mentre le seconde rimangono coperte dalla prospettiva proposta nella stessa figura) a formare relative zigrinature dei rispettivi profili di dette pareti affacciate,e parallele allo scorrimento dei monodose 2,di dette ganasce 15,16.

Dette ganasce 15,16,come noto,ruotano rispetto ad un fulcro 7 (fig.3) e,mediante mezzi noti 9 e 9A,vengono mutuamente avvicinate e allontanate (frecce B nelle figg.3 e 4). Più precisamente,l'organo 9A agisce,nella direzione indicata con W in fig.3,su un perno 7A collegato opportunamente a detti organi 9 in modo da permettere a questi ultimi di descrivere un arco,come indicato con Z in fig.3,che consente l'apertura e la chiusura di detta pinza.

In posizione di serraggio X (fig.3) della pinza,si ottiene la sigillatura di dette estremità 8 (preriscaldate,come richiamato in premessa) dei monodose 2; più precisamente la sigillatura è attuata in conseguenza della pressione esercitata dai rebbi corrispondentemente affacciati 15A,16A sulle citate estremità 8 preriscaldate .

Disposto ortogonalmente a detta pinza,praticamente a battuta sulle facce superiori dei rebbi e le superfici interne delle relative rientranze 15B,16B in fase di chiusura della pinza,è collocato un battente 17 conformato anch'esso sostanzialmente a pettine secondo corrispondenti rebbi squadrati 17A e rientranze 17B.

La disposizione spaziale assunta dall'insieme pinzabattente in fase di chiusura della pinza,è tale da consentire il perfetto inserimento di detti rebbi squadrati 17A di detto battente 17 entro le sedi cave create,a pinza serrata,dalle citate ganasce 15,16 in corrispondenza delle relative rientranze 15B,16B; non vi è dunque nessun impedimento alle oscillazioni di dette ganasce 15,16.

L'effetto prodotto dalla presenza di detto battente 17 consta nell'impedire che nella fase di sigillatura delle estremità 8 dei monodose 2,da parte della pinza 10 in posizione di serraggio,dette estremità debordino a formare sbavature antiestetiche,tutto ciò unito al fatto già richiamato del rispetto dimensionale delle testate dei monodose,tutte uguali tra loro. Ne consegue che non è necessaria una successiva stazione di rifilatura (come richiesto invece dalle macchine note).

Il battente è fisso rispetto agli organi 9,9A che supportano girevolmente il fulcro 7 della pinza 10 ed il perno 7A.

La sequenza delle fasi eseguite sono cosi riassumibili: una volta riempiti i monodose,con metodo noto,le estremità 8 vengono preriscaldate; successivamente i monodose vengono posizionati (trasportati dagli organi 3) tra le ganasce 15 e 16,aperte,di detta pinza 10,in corrispondenza dei relativi rebbi 15A e 16A.

A questo punto vengono accostate le ganasce 15 e 16 della pinza 10,come indicato con frecce B nelle figg.3 e 4,fino a serrare opportunamente le estremità 8 del monodose 2.

Le fasi di schiacciamento e termosaldatura operate rispettivamente dalla pinza 3 e dal gruppo di sigillatura 4 sono illustrate schematicamente in fig.3. Tutte queste operazioni vengono effettuate in opportuna relazione di fase.

La presenza del battente 17 conformato a pettine,con relativi rebbi 17A inseriti in corrispondenza delle rientranze 15B,16B e le relative rientranze 17B a fare da riscontro sulle facce superiori delle ganasce 15 e 16 serrate,permette di ottenere all'atto della sigillatura un profilo netto dei bordi dei monodose,senza necessità di rifilare i bordi stessi,ottenendo inoltre il già citato rispetto dimensionale delle testate dei monodose. Non esiste di conseguenza il problema del recupero degli sfridi e conseguente produzione di polveri in ambiente sterile.

Ne risulta così,all'atto del ritorno di dette ganasce 15 e 16 nelle rispettive posizioni di "riposo" (posizione Y di fig.5),una stecca di monodose pronta per il confezionamento,esteticamente e funzionalmente valida sotto tutti gli aspetti.il profilo assunto dalle estremità 8 definisce rilievi A da ambo i lati, i quali migliorano la tenuta,nonché l'estetica; detti rilievi sono conformati complementariamente a dette scanalature 15C,16C di detti rebbi 15A,16A.

Con riferimento alle figg.6 e 7 si identifica con 20 una pinza di cui alla seconda forma di realizzazione. Si sono indicate con 25 e 26 rispettive ganasce,conformate sostanzialmente a pettine,della pinza 20. Dette ganasce 25 e 26 definiscono rispettivi rebbi 25A,26A e rientranze 25B,26B,squadrati sia i primi che le seconde; dette ganasce inoltre risultano sfalsate,a pinza 20 serrata,in particolare complementariamente disposte con i rebbi 25A inseriti in dette rientranze 26B e,viceversa,con i rebbi 26A inseriti in dette rientranze 25B.

Tale conformazione eliminatali'atto della chiusura della pinza 20,la formazione di sbavature laterali,ottenendo contemporaneamente il rispetto dimensionale a cui si è già fatto riferimento in precedenza.

Detti rebbi 25A e dette rientranze 26B presentano,sulle pareti reciprocamente affacciate,scanalature longitudinali 25C e 26C (di cui solo le prime sono visibili in fig.7,mentre le seconde rimangono coperte dalla prospettiva proposta nella medesima figura),a formare relative zigrinature dei rispettivi profili di dette pareti affacciate,e parallele allo scorrimento dei monodose 2,di dette ganasce 25,26.

Disposto ortogonalmente a detta pinza,praticamente a battuta sulle facce superiori dei rebbi,è previsto un battente 27 di forma squadrata a facce piane,posizionato in maniera analoga al battente 17 di cui alla prima forma realizzativa.

L'effetto prodotto dall'intervento di detto battente 27 è quello di impedire che nell'operazione di termosaldatura delle estremità 8 dei monodose 2,da parte della pinza 20,dette estremità debordino superiormente alla pinza stessa,producendo sbavature antiestetiche che,se presenti, richiederebbero un'ulteriore stazione per la rifilatura e per il successivo recupero degli sfridi (come succede per le macchine note).

La sequenza delle fasi esecfuite nell'operazione di termosaldatura è analoga a quella già descritta per la prima forma realizzativa del gruppo di sigillatura.

In definitiva,la presenza del battente 27 a riscontro sulle facce superiori dei rebbi permette di ottenere,già all'atto della sigillatura,un profilo netto dei bordi dei monodose,senza necessità di rifilare successivamente i bordi. Anche in questo caso non esiste il problema del recupero degli sfridi e conseguente dispersione di polveri in ambiente sterile.

Il vantaggio principale delle forme di realizzazione descritte,consiste nel fatto di poter ottenere immediatamente,all'atto della sigillatura ,una conformazione delle estremità 8 dei monodose 2 senza sbavature ed il rispetto dimensionale delle testate di questi ultimi. A tutto ciò si associano vantaggi dal punto di vista estetico ,funzionale ed igienico; infatti,ai bordi netti ed al profilo laterale zigrinato,si associa la possibilità,offerta da entrambe le soluzioni proposte,di eliminare la necessità di rifilare i bordi dei monodose e di recuperare gli sfridi,riducendosi il numero di stazioni costituenti la macchina ed i suoi costi.

Il fatto di non dover più operare rifilature dei monodose consente inoltre di mantenere una estesa superficie di sigillatura; in questo modo si hanno maggiori garanzie di robustezza ed inviolabilità.

Le soluzioni proposte permettono inoltre di salvaguardare l'aspetto igienico che con le macchine condizionatrici per monodose note viene meno nel momento in cui gli sfridi non vengono raccolti per intero,bensi alcuni si disperdono per la macchina,con conseguente produzione di polveri sospese in ambiente sterile ed ovvi problemi dal punto di vista dell'igiene e della pulizia; se si considera la necessità di operare: in ambienti sterili,tutto ciò è inaccettabile.

Si intende che quanto sopra è stato descritto a titolo esemplificativo e non limitativo,per cui eventuali varianti pratico-applicative dei dettagli costruttivi (ad esempio le dimensiorti delle pinze e dei battenti in funzione della grandezza dei monodose,il numero di questi ultimi in ogni stecca,ecc.) si intendono rientranti nelle soluzioni tecniche sopra descritte e nel seguito rivendicate.

Claims

RIVENDICAZIONI 1) Dispositivo per la sigillatura delle estremità aperte di monodose già riempiti con soluzioni liquide e/o viscose ,associato ad organi 3 preposti per il trasporto di detti monodose 2 e per l'isolamento del contenuto di questi ultimi rispetto all'ambrente circostante mediante schiacciamento,a pressione,di ciascun monodose al disopra del relativo citato contenuto e al disotto delle estremità 8 aperte dello stesso monodose,con detto dispositivo 4 posto a valle di una stazione per il riscaldamento, ad una determinata temperatura,delle estremità 8 aperte di ogni monodose ,comprendente almeno una pinza 10 destinata ,mediante serraggio di dette estremità 8 aperte,a sigillare,per termosaldatura,il corrispondente monodose 2,con detta pinza 10 costituita da due ganasce 15,16 rese oscillanti rispetto ad un fulcro 7,in relazione di fase con la movimentazione di detti organi 3,a definire due posizioni estreme caratteristiche di apertura e chiusura,con quest'ultima comportante il serraggio delle citate estremità 8,di almeno un monodose, opportunamente inserite tra le stesse ganasce 15,16; il suddetto dispositivo 4 caratterizzandosi dal fatto che dette ganasce 15,16 sono provviste di altrettanti rebbi 15A,16A destinati a serrare,nella citata posizione di chiusura, le citate estremità 8 di un corrispondente monodose 2,e dal fatto di comprendere un battente 17 in cui è realizzata almeno una rientranza 17B posizionata in maniera tale da non ostacolare le oscillazioni di dette ganasce 15,16,prevista per contenere i suddetti rebbi nella citata posizione di chiusura e destinata a riscontrare superiormente e lateralmente,con le superfici che la individuano,i bordi di dette estremità all'atto della loro termosaldatura con conseguente definizione,per le estremità sigillate del monodose 2,di un profilo complementare al profilo che detta rientranza presenta in corrispondenza degli spigoli contrapposti dei suddetti rebbi.
2) Dispositivo per la sigillatura delle estremità aperte di monodose già riempiti con soluzioni liquide e/o viscose ,associato ad organi 3 preposti per il trasporto di detti monodose 2 e per l'isolamento del contenuto di questi ultimi rispetto all'ambiente circostante mediante schiacciamento,a pressione,di ciascun monodose al disopra del relativo citato contenuto e al disotto delle estremità 8 aperte dello stesso monodose,con detto dispositivo 4 posto a valle di una stazione per il riscaldamento, ad una temperatura prefissatacen e estremità 8 aperte di ogni monodose ,comprendente almeno una pinza 20 destinata ,mediante serraggio di dette estremità 8 aperte,a sigillare, per termosaldatura,il corrispondente monodose 2,con.detta pinza costituita da due ganasce 25,26,rese oscillanti rispetto ad un fulcro 7,in relazione di fase con la movimentazione di detti organi 3,a definire due posizioni estreme caratteristiche di apertura e chiusura,quest'ultima comportante il serraggio delle citate estremità 8, di almeno un monodose,opportunamente inserite tra le ganasce 25,26; il suddetto dispositivo 4 caratterizzandosi dal fatto che dette ganasce 25,26 sono provviste rispettivamente di almeno un rebbo 25A ed almeno una rientranza 26B,con il citato rebbo destinato,a pinza 20 serrata, ad inserirsi in detta rientranza 26B con conseguente serraggio,tra Le superfici contrapposte di detto rebbo 25A e detta rientranza 26B,delle estremità di un corrispondente monodose 2,ivi portate da detti organi 3,e dal fatto di comprendere un battente 27 posizionato in maniera tale da non ostacolare le oscillazioni delle ganasce 25,26 e destinato a riscontrare superiormente i bordi di dette estremità 8 all'atto della loro termosaldatura,con conseguente definizione, per le estremità sigillate del monodose 2,di un profilo definito dall'azione combinata di riscontro di detto battente 27 sulla parte superiore di detta pinza 20,in posizione di serraggio,e dalle superfici contrapposte della citata rientranza.
3) Dispositivo secondo la riv.1,caratterizzato dal fatto di prevedere il citato battente 17 vincolato ad organi 9 che supportano girevolmente il fulcro 7.
4) Dispositivo secondo la riv.1,caratterizzato dal fatto che detti rebbi 15A,16A e detta rientranza 17B di dette ganasce 15,16 e di détto battente 17 hanno forma squadrata.
5) Dispositivo secondo la riv.1, caratterizzato dal fatto che detti rebbi 15A,16A di dette ganasce 15,16 presentano sulle pareti reciprocamente affacciate relative scanalature longitudinali 15C,16C a formare relative zigrinature dei rispettivi profili di dette pareti affacciate,e parallele allo scorrimento dei monodose 2,di dette ganasce 15,16.
6) Dispositivo secondo la riv.2,caratterizzato dal fatto di prevedere il battente 27 vincolato ad organi 9 che supportano girevolmente il fulcro 7.
7) Dispositivo secondo la riv.2,caratterizzato dal fatto che detto rebbo 25A e detta rientranza 26B di dette ganasce 25,26 hanno forma squadrata.
8) Dispositivo secondo la riv.2.caratterizzato dal fatto che ogni rebbo 25A e ogni rientranza 26B di dette ganasce 25,26 rispettivamente presenta,sulle pareti reciprocamente affacciate,relative scanalature longitudinali 25C,26C a formare relative zigrinature dei rispettivi profili di dette pareti affacciaie,e parallele allo scorrimento dei monodose 2,di dette ganasce 25,26.