ITSV20010038A1 - Dispersione fotografica per coloranti filtro gialli - Google Patents

Dispersione fotografica per coloranti filtro gialli Download PDF

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Corrado Balestra
Mario Besio
Emilio Prosperi
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Ferrania Spa
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Description

DESCRIZIONE DI INVENZIONE INDUSTRIALE
CAMPO DELL’INVENZIONE
La presente invenzione si riferisce ad una dispersione fotografica comprendente un derivato del sucrosio ed un composto fotografico.
STATO DELLA TECNICA
Per l’introduzione di composti idrofobi in strati fotografici idrofili è pratica comune nell’industria fotografica disperdere una soluzione in solvente organico di composti idrofobi in un mezzo acquoso, normalmente una soluzione acquosa di gelatina e tensioattivi. Allo scopo di migliorare la stabilità di tali dispersioni, i composti idrofobi sono frequentemente disciolti in solventi ad alto punto di ebollizione (nell’arte chiamati anche solventi permanenti, solventi cristalloidali, solventi tipo olio, formatori di olio, e simili). In alcuni casi, può essere vantaggioso facilitare la soluzione del composto idrofobo usando un solvente ausiliario organico non miscibile o miscibile con l’acqua a basso punto di ebollizione, che viene poi rimosso per evaporazione. Solventi altobollenti permanenti hanno un punto di ebollizione sufficientemente alto, in genere al di sopra di 150°C a pressione atmosferica, tale che non possono evaporare durante le normali procedure di dispersione e di stesa degli strati fotografici. I solventi altobollenti permanenti sono principalmente usati nel metodo di dispersione convenzionale “a protezione in olio”, secondo cui il solvente rimane nella dispersione e viene quindi incorporato nella soluzione di stesa dello strato di emulsione e in ultimo nell’elemento fotografico. Solventi permanenti tipici sono, per esempio, il tricresilfosfato o il dibutilftalato.
In genere, un elemento fotografico comprende una pluralità di strati, di cui almeno uno comprende un’emulsione agli alogenuri d’argento, stesi su di un supporto. Durante o appena prima la fase di stesa, la dispersione può essere riscaldata a circa 45 °C e tenuta a questa temperatura fino a 24 ore. Si è notato che in alcuni casi le particelle disperse contenenti il composto fotografico utile possono andare incontro, nella dispersione, ad una crescita indesiderata che può far sì che il composto fotografico utile diventi meno efficace per gli scopi prefissati.
Un tentativo di rallentare la crescita delle particelle nelle dispersioni fotografiche è descritto nel brevetto US 4.181.527, Toda et al., dove si dice che incorporare agenti gelificanti per il solvente organico, come ammidi di acidi N-acilammino, sali amminici di acido N-acilammino e condensati disidratati di benzaldeidi e sorbitolo o xilolo, in una dispersione fotografica solidifica o “gelifica” la fase in olio della dispersione, per cui la crescita delle particelle ne risulta inibita. Mentre questo metodo rallenta la crescita delle particelle, il risultante aumento della viscosità della fase dispersa contenente il composto fotografico utile può dare come conseguenza una diminuzione indesiderata nelle prestazioni quali reattività e proprietà lubrificanti.
Il brevetto US 5.468.604 descrive che certi composti idrofobi, fotograficamente inerti, che non solidificano o gelificano la fase organica liquida dispersa possono efficacemente inibire la crescita indesiderata delle particelle nelle dispersioni fotografiche soggette a tale crescita.
Il brevetto US 6.045.985, per esempio, descrive coloranti fotografici che hanno una buona solubilità nei solventi permanenti comuni; tuttavia anche una buona dispersione di queste molecole, ottenuta usando tricresilfosfato o dibutilftalato come solvente permanente, è instabile se conservata a lungo con evidenti cambiamenti della distribuzione delle dimensioni e conseguente aumento del diametro medio.
Il brevetto US 5.451.497 e la domanda EP 661.588 descrivono dispersioni fotografiche contenenti composti fotografici utili, un solvente permanente principale ed un composto organico monomerico o oligomerico, solubile in olio, non formatore di colore, avente una temperatura di transizione vetrosa fra 0 e 150°C, come per esempio esteri di sucrosio solubili in olio e rosina e loro derivati per inibire la cristallizzazione dei composti fotografici utili, in particolare dei copulanti fotografici. I brevetti US 3.564.476, 3.676.142 e 3.516.833 descrivono anche esteri di sucrosio come solventi ausiliari.
Abbiamo sorprendentemente trovato che si possono facilmente preparare dispersioni stabili di una certa classe di composti fotografici, come per esempio i composti descritti nel brevetto US 6.045.985, usando un derivato del sucrosio. La distribuzione delle dimensioni dei composti fotografici così dispersi è completamente inibita anche se conservati a lungo (30 giorni) in camera fredda.
RIASSUNTO DELL’INVENZIONE
La presente invenzione si riferisce ad un procedimento per preparare una dispersione che comprende il codisperdere in un mezzo acquoso un derivato del sucrosio rappresentato dalla formula generale (1):
in cui i sostituenti da uguali o diversi, rappresentano un atomo di idrogeno, un gruppo alchile o un gruppo acile, a condizione che almeno quattro dei sostituenti da siano diversi da idrogeno e che la somma totale degli atomi di carbonio di tutti i sostituenti da X1 a X8 sia almeno sedici;
e di un composto fotografico rappresentato dalla formula generale (2):
in cui R e R1 indipendentemente rappresentano ognuno un atomo di idrogeno, un gruppo alchile sostituito o non sostituito, un gruppo alchilene sostituito o non sostituito, un gruppo eterociclico sostituito o non sostituito o un gruppo arile sostituito o non sostituito; R2, R3 e R indipendentemente rappresentano ognuno un atomo di idrogeno, un gruppo alchile sostituito o non sostituito, un gruppo arile sostituito o non sostituito e R3 e R possono essere combinati per formare un anello a 6 termini.
La presente invenzione si riferisce anche ad una dispersione fotografica comprendente un derivato del sucrosio rappresentato dalla precedente formula (1) e un composto fotografico rappresentato dalla precedente formula (2) dispersi in un mezzo acquoso e ad un elemento fotografico comprendente un supporto avente, steso su di una sua faccia, almeno uno strato di emulsione di colloide idrofilo comprendente detta dispersione fotografica.
Il procedimento della presente invenzione permette di ottenere dispersioni fotografiche, aventi una stretta distribuzione delle dimensioni delle particelle, anche se conservate a lungo (30 giorni) in ambiente freddo.
DESCRIZIONE DETTAGLIATA
Di conseguenza, il primo aspetto della presente invenzione si riferisce ad un procedimento per preparare una dispersione che comprende il codisperdere in un mezzo acquoso un derivato del sucrosio rappresentato dalla suddetta formula generale (1) sopra e di un composto fotografico rappresentato dalla suddetta formula generale (2).
In particolare, nella precedente formula generale (1), i sostituenti da X1 a X8, uguali o diversi, rappresentano un atomo di idrogeno, un gruppo alchile sostituito o non sostituito o un gruppo acile sostituito o non sostituito. Gruppi alchile preferiti comprendono quelli che hanno da 1 a 8 atomi di carbonio e sono a catena lineare o ramificata, come per esempio gruppo metile, gruppo trifluorometile, gruppo etile, gruppo propile, gruppo isopropile, gruppo bufile, gruppo terz. -bufile, gruppo neo-pentile e gruppo ottile. Gruppi acile preferiti comprendono quelli che hanno da 1 a 8 atomi di carbonio e sono a catena lineare o ramificata, come per esempio gruppo formile, gruppo acetile, gruppo cloroacetile, gruppo fluoroacetile, gruppo tricloroacetile, gruppo propionile, gruppo butirile, gruppo isobutirile, gruppo valerile e gruppo pivaloile. A seconda del tipo di sostituenti da X1 a X8, i derivati del sucrosio utili nella presente invenzione sono quindi rappresentati da eteri o esteri del sucrosio. Preferibilmente, i sostituenti da X1 a X8 sono gruppi acile, e più preferibilmente gruppi acile aventi da 2 a 6 atomi di carbonio, come gruppo acetile, gruppo propionile, gruppo butirile o gruppo isobutirile.
Quando nella presente invenzione si usa il termine “gruppo” per definire un composto o sostituente chimico, il materiale chimico descritto comprende il gruppo, anello o residuo base e quel gruppo, anello o residuo con sostituzioni convenzionali. Quando al contrario è usato il termine “unità”, si intende che è incluso solo quel materiale chimico non sostituito. Per esempio, il termine “gruppo alchile” comprende non solo quelle unità alchile come metile, etile, butile, ottile, stearile, ecc., ma anche quelle unità che hanno sostituenti come atomi di alogeno, gruppi ciano, ossidrile, nitro, ammino, carbossilato, ecc. Il termine “unità alchile” invece comprende solo metile, etile, stearile, cicloesile, ecc.
Almeno quattro dei sostituenti da a X8 nella precedente formula generale (1) sono diversi da idrogeno; preferibilmente almeno sei sono diversi da idrogeno, più preferibilmente tutti sono diversi da idrogeno.
La somma totale degli atomi di carbonio dei sostituenti da a X8 nella precedente formula generale (1) è almeno sedici, preferibilmente almeno venti, più preferibilmente almeno ventiquattro.
I derivati del sucrosio preferiti usati nella presente invenzione sono il diacetato esaisobutirrato di sucrosio, il diacetato esabutirrato di sucrosio, il diacetato esapropionato di sucrosio e il triacetato pentaisobutirato di sucrosio. Il diacetato esaisobutirrato di sucrosio è una molecola di sucrosio completamente esterificata, con due unità di acido acetico e sei di acido isobutirrico, disponibile in commercio dalla Eastman Chemical Co. come SAIB™ 100. Può essere preparato secondo procedure ben note nell’arte dei derivati del sucrosio. La sintesi è stata descritta per esempio da Salim N. in Bull. Coll. Sci., 1973, vol. 14, pagg. 99-101, da Fang Yirong in Shanghai Huagong. 1997, vol. 22, no. 4, pagg. 10-13 o da Coney, Charles H. in ACS Symp. Ser., 1977, vol. 41, No. Sucrochem., Symp., pagg. 213-22.
Nella formula (2) di cui sopra, R e R, indipendentemente rappresentano un atomo di idrogeno, un gruppo alchile sostituito o non sostituito, un gruppo alchilene sostituito o non sostituito, un gruppo eterociclico sostituito o non sostituito, oppure un gruppo arile sostituito o non sostituito. Gruppi alchile preferiti rappresentati da R e R, comprendono quelli che hanno da 1 a 8 atomi di carbonio e sono a catena lineare o ramificata, come metile, trifluorometile, etile, propile, isopropile, butile, terz.-butile e ottile. Gruppi alchilene preferiti rappresentati da R e comprendono quelli che hanno da 1 a 8 atomi di carbonio e sono a catena lineare o ramificata, come etilene, propilene, isopropilene, butilene ed altri. Gruppi arile preferiti rappresentati da R e R, includono quelli che hanno da 6 a 10 atomi di carbonio, come fenile e naftile. Gruppi eterociclici preferiti rappresentati da R e R, includono quelli a 5 o 6 termini, che possono anche essere fusi con altri sistemi ad anello, come per esempio furano, tiofene, piridina, pirrolo e imidazolo. Questi gruppi alchilici, alchilenici, eterociclici e arilici possono essere sostituiti con sostituenti noti. Sostituenti utili in modo particolare comprendono per esempio gruppi arilossi (per es. , fenossi, p-metossifenossi, p-metilfenossi, naftilossi e tolilossi), gruppi acilammino (per es., acetammide, benzammide, butirammide e terz.-butilcarbonammide), gruppi sulfonammide (per es., metilsulfonammide, benzensulfonammide e p-toluilsulfonammide), gruppi sulfamoile (per es., N-metilsulfamoile, Ν,Ν-dietilsulfamoile e Ν,Ν-dimetilsulfamoile), gruppi carbamoile (per es., n-metilcarbamoile e Ν,Ν-dimetilcarbamoile), gruppi arilsulfonile (per es., tolilsulfonile), gruppi arilossicarbonile (per es., fenossicarbonile), gruppi alcossicarbonile (per es., alcossicarbonile contenente da 2 a 10 atomi di carbonio come metossicarbonile, etossicarbonile e benzilossicarbonile), gruppi alcossisulfonile (per es., alcossisulfonile contenente da 2 a 10 atomi di carbonio, come metossisulfonile, ottilossisulfonile e 2-etilesilsulfonile), gruppi arilossisulfonile (per es., fenossisulfonile), gruppi alchilureido (per es., N-metilureido, Ν,Ν-dimetilureido e N,N-dibutilureido), gruppi arilureido (per es., fenilureido), atomi di alogeno, gruppi idrossi, sulfo, solfato, carbossile, ammino, alchile, alcossi, nitro e ciano.
Nella formula (2) di cui sopra R2, R3 e R4 indipendentemente rappresentano ognuno un atomo di idrogeno, un gruppo alchile sostituito o non sostituito o un gruppo arile sostituito o non sostituito (per una descrizione dettagliata si vedano le definizioni date per R e R1 e R3 e R4 si possono combinare assieme per formare un anello eterociclico a 6 termini, per esempio un anello di indolo.
Fra i composti fotografici di formula (2), quelli preferiti in modo particolare appartengono alla seguente formula (3):
in cui R è come definito nella formula (2), X rappresenta un atomo di idrogeno o un gruppo alchile che ha da 1 a 6 atomi di carbonio ed è a catena lineare o ramificata ed Y rappresenta COO (CH CH 0) Z oppure -C0 hile che ha da 1 a 4 atomi di carbonio ed è a catena lineare o ramificata.
Esempi specifici di composti fotografici di formula generale (2) sono illustrati qui di seguito, ma la presente invenzione non è limitata ad essi.
I composti fotografici di formula (2) possono essere preparati secondo procedure ben note nell’arte dei coloranti chimici organici. La sintesi di composti fotografici secondo la formula (2) è descritta per esempio nella domanda EP 01114950.7.
In una forma di realizzazione preferita, i composti fotografici di formula (2) sono coloranti filtro da incorporare in uno strato filtro di qualsiasi elemento fotografico. Preferibilmente, il colorante filtro è un colorante filtro giallo da incorporare in uno strato filtro giallo di qualsiasi elemento fotografico dove sia desiderabile assorbire luce blu. Lo strato filtro
giallo è particolarmente utile in elementi fotografici che hanno almeno uno strato di emulsione agli alogenuri d’argento sensibile ad almeno una parte di radiazioni dello spettro elettromagnetico diversa dalla luce blu in aggiunta alla propria sensibilità intrinseca alla luce blu. In tal caso, lo strato filtro giallo può essere usato per ridurre o evitare che la luce blu raggiunga questo strato di emulsione agli alogenuri d’argento ed assicurarne la risposta alle radiazioni a cui è sensibilizzato, piuttosto che alla luce blu.
Una forma di realizzazione preferita del procedimento della presente invenzione comprende mescolare il derivato del sucrosio di formula (1) ed il composto fotografico di formula (2) in un mezzo acquoso comprendente un tensioattivo ed un colloide idrofilo, emulsionare la miscela usando qualsiasi apparecchio di miscelazione convenzionale ed aggiungendo la risultante dispersione in una miscela di stesa fotografica contenente un colloide idrofilo.
Nel procedimento della presente invenzione, il derivato del sucrosio di formula (1) ed il composto fotografico di formula (2) sono preferibilmente miscelati assieme prima di preparare la dispersione nel mezzo acquoso. Essi sono miscelati preferibilmente in un rapporto in peso derivato del sucrosio: composto fotografico da 0,5:1 a 4:1, più preferibilmente da 1:1 a 3:1.
Solventi organici bassobollenti ausiliari miscibili o non miscibili con l’acqua, noti nell’arte, come descritto per esempio nei brevetti US 2.801.170, 2.801.171 e 2.949.360, possono essere preferibilmente aggiunti alla miscela del derivato del sucrosio e del composto fotografico usata nella presente invenzione. Esempi di solventi organici ausiliari utili comprendono l’etilacetato, il tetracloruro di carbonio, il metiletilchetone, il benzene, la ligroina, il metanolo, l’etanolo, il dimetilsulfosside, il tetraidrofurano, il diossano e l’acetone. I solventi organici ausiliari sono aggiunti preferibilmente alla miscela del derivato del sucrosio e del composto fotografico usato nella presente invenzione in un rapporto solvente ausiliario: miscela da 0,2: 1 a 4: 1 , più preferibilmente da circa 0,5:1 a 2: 1.
Alla miscela del derivato del sucrosio e composto fotografico usata nella presente invenzione possono essere preferibilmente aggiunti anche tensioattivi non ionici. Tensioattivi non ionici comprendono per esempio eteri alchilici di poliossietilene come etere laurilico di poliossietilene, etere stearilico di poliossietilene, etere cetilico di poliossietilene, etere oleilico di poliossietilene; eteri alchil-arilici di poliossietilene, come etere ottilfenolico di poliossietilene, etere nonilfenolico di poliossietilene; copolimeri in massa poliossietilene-poliossipropilene; esteri di acidi grassi e sorbitano, come monolaurato di sorbitano, monopalmitato di sorbitano, monostearato di sorbitano, monooleato di sorbitano, trioleato di sorbitano, tristearato di sorbitano; ed esteri di acidi grassi e poliossietilensorbitano come monolaurato di poliossietilensorbitano, monopalmitato di poliossietilensorbitano, monostearato di poliossietilensorbitano, trioleato di poliossietilensorbitano, tristearato di poliossietilensorbitano. Tensioattivi nonionici preferiti sono gli esteri di acidi grassi e sorbitano. I tensioattivi non ionici sono aggiunti preferibilmente alla miscela del derivato del sucrosio e del composto fotografico usata nella presente invenzione in un rapporto tensioattivo: miscela da 0,02:1 a 0,5:1, più preferibilmente da circa 0,05:1 a 0,2:1.
La miscela del derivato del sucrosio e del composto fotografico è poi dispersa in mezzo acquoso per preparare la risultante dispersione fotografica. Il mezzo acquoso preferibilmente comprende un colloide idrofilo, come i colloidi idrofili impiegati negli strati di emulsione noti nell’arte della fotografia. Colloidi idrofili utili comprendono polimeri naturali, come gelatina e derivati della gelatina, e polimeri organici sintetici, come alcool polivinilico e suoi derivati, polimeri di acrilammide, polivinilacetali, poliacrilati, e leganti addizionali come descritto nella Research Disclosure. 17643, par. IX, Dicembre 1978. Una percentuale utile della concentrazione di gelatina usata nella dispersione della presente invenzione è compresa nell’ intervallo dall’ 1 al 50%, preferibilmente dal 5 al 20%. Il rapporto soluzione acquosa: miscela di derivato del sucrosio e composto fotografico è compreso nell’ intervallo da 1:1 a 20:1, preferibilmente da 2:1 a 10:1.
Al mezzo acquoso descritto sopra vengono preferibilmente aggiunti dei tensioattivi. Esempi specifici di tensioattivi che si possono aggiungere comprendono tensioattivi non ionici, anionici, anfoteri e cationici. Tensioattivi non ionici comprendono gli stessi suddetti tensioattivi. I tensioattivi anionici contengono per esempio gruppi acidi, come un gruppo carbossilico, sulfo, fosfo, di estere di acido solforico, di acido fosforico, ecc., per esempio, alchilcarbossilato, alchilsolfonati, alchilbenzensolfonati, alchilnaftalensolfonati, esteri di acidi alchil solforici, di acidi alchilfosforici, n-acil-n-alchil taurini, esteri di acidi sulfosuccinici, eteri alchilfenilici di sulfoalchilpoliossietilene, esteri di acidi poliossietilenalchilfosforici, ecc. Possono essere usati tensioattivi anfoteri come gli acidi amminici, amminoalchilsulfonici, amminoalchilsolforici o fosforici, alchilbetainine, ossidi di ammine, ecc. e tensioattivi cationici, come alchilammine, sali alifatici o aromatici di ammonio quaternario, sali eterociclici di ammonio quaternario, come sali di piridinio, di imidazolio, ecc., sali di fosfonio o sulfonio contenenti un anello aliatico o eterociclico, ecc. Questi tensioattivi sono generalmente aggiunti in quantità non superiori a 10 parti in peso per 100 parti del contenuto solido della presente composizione. Inoltre, possono essere aggiunti da soli o in combinazione di due o più.
Per la preparazione della dispersione fotografica della presente invenzione può essere usata qualsiasi apparecchiatura convenzionale, come per esempio un miscelatore ad alta velocità o un mulino colloidale. La risultante dispersione fotografica, secondo la presente invenzione, è poi incorporata nell’elemento fotografico della presente invenzione. L’elemento fotografico della presente invenzione comprende un supporto avente, steso su una sua faccia, almeno uno strato di emulsione di colloide idrofilo comprendente la dispersione fotografica della presente invenzione.
In una forma di realizzazione preferita, detto elemento fotografico si riferisce ad un elemento fotografico a colori multistrato che comprende un supporto avente, stesi su di esso nell’ordine a partire dal supporto, uno strato di emulsione agli alogenuri d’argento sensibili al rosso, uno strato di emulsione agli alogenuri d’argento sensibili al verde ed uno strato di emulsione agli alogenuri d’argento sensibili al blu, associati rispettivamente a copulanti non diffondenti formatori di colorante cian, magenta e giallo.
Se i materiali multistrato contengono sottostrati multipli sensibili al rosso, al verde ed al blu, questi possono essere relativamente più sensibili e meno sensibili. Questi elementi comprendono inoltre altri strati non sensibili alla luce, come strati intermedi, strati filtro, strati antialo e strati protettivi, formando così una struttura multistrato.
La dispersione fotografica della presente invenzione può essere aggiunta a qualsiasi strato descritto sopra. La dispersione fotografica della presente invenzione è aggiunta preferibilmente a strati filtro e, più preferibilmente, allo strato filtro giallo posizionato sotto lo strato sensibile al blu e sopra gli strati sensibili al verde ed al rosso.
La dispersione fotografica della presente invenzione è aggiunta allo strato filtro giallo in quantità sufficiente ad assorbire la radiazione blu. Tipicamente, lo strato filtro giallo dovrà contenere da circa 0,1 a 1,0, preferibilmente da circa 0,15 a 0,7 grammi di composto di formula (2) per metro quadrato. Il colorante giallo fornirà una densità ottica da 0,5 a 3,0, preferibilmente da 0,8 a 2,0 unità di densità a che è tipicamente nell’ intervallo da 400 a 470, preferibilmente da 410 a 440 nm. Tuttavia queste quantità, rapporti e densità ottiche possono essere modificate al di fuori degli intervalli indicati in base a particolari fattori, quali il particolare elemento fotografico, la posizione del filtro giallo nell’elemento e la quantità di radiazione blu che si desidera che sia assorbita dallo strato filtro giallo.
Gli alogenuri d’argento usati negli elementi fotografici a colori multistrato della presente invenzione possono essere una fine dispersione (emulsione) di granuli di cloruro d’argento, bromuro d’argento, clorobromuro d’argento, iodo-bromuro d’argento, cloro-iodo-bromuro d’argento in un colloide idrofilo. Alogenuri d’argento preferiti sono iodobromuro d’argento o iodo-bromo-cloruro d’argento contenenti dall’ 1 al 20% in moli di ioduro d’argento. Nelle emulsioni di iodo-bromuro o di iodo-bromo-cloruro d’argento, il livello di ioduro può essere distribuito uniformemente fra tutti i granuli di emulsione o può variare. Gli alogenuri d’argento possono avere dimensioni del granulo uniformi oppure una distribuzione più larga delle dimensioni. I granuli di alogenuro d’argento possono essere granuli regolari aventi una struttura regolare del cristallo, come cubica, ottaedrica e tetradecaedrica, oppure una struttura sferica o irregolare del cristallo, oppure ancora possono essere quelli che hanno difetti nel cristallo, come piani gemelli o quelli che hanno forma tabulare, oppure loro combinazioni.
Con il termine “granuli cubici” secondo la presente invenzione si intende comprendere granuli sostanzialmente cubici, vale a dire granuli di forma cubica regolare delimitati da facce cristallografiche (100), oppure granuli che possono avere spigoli arrotondati e/o vertici o facce piccole (111), oppure ancora granuli che possono essere quasi sferici quando sono preparati in presenza di ioduri solubili o forti agenti di maturazione come ammoniaca. Risultati particolarmente buoni si ottengono con granuli di alogenuro d’argento di dimensioni medie da 0,2 a 3 pm, più preferibilmente da 0,4 a 1,5 pm. La preparazione di emulsioni agli alogenuri d’argento che comprendono granuli di iodobromuro d’argento è descritta per esempio nella Research Disclosure, voi. 184, par. 18431; voi. 176, par. 17644; e voi. 308, par. 308119.
Altre emulsioni agli alogenuri d’argento da usare nella presente invenzione sono quelle che fanno uso di uno o più emulsioni a granuli tabulari sensibili alla luce. I granuli di alogenuro d’argento tabulari contenuti nell’emulsione della presente invenzione hanno un rapporto medio diametro: spessore (spesso nell’arte chiamato “rapporto d’aspetto”) di almeno 2:1, preferibilmente da 2:1 a 20:1, più preferibilmente da 3:1 a 14:1 ed ancora più preferibilmente da 3:1 a 8:1. Il diametro medio dei granuli di alogenuro d’argento tabulari adatti per essere usati nella presente invenzione va da circa 0,3 pm a circa 5 pm, preferibilmente da 0,5 a 3 pm, più preferibilmente da 0,8 a 1,5 pm. I granuli di alogenuro d’argento tabulari da usare nella presente invenzione hanno uno spessore inferiore a 0,4 pm, preferibilmente a 0,3 pm e più preferibilmente inferiore a 0,2 pm.
Le caratteristiche dei granuli tabulari descritte sopra possono essere accertate prontamente con procedure ben note all’esperto del ramo. Con il termine “diametro” si definisce il diametro di un cerchio avente un’area pari all’area proiettata del granulo. Il termine “spessore” sta ad indicare la distanza fra due piani principali sostanzialmente paralleli che costituiscono i granuli di alogenuro d’argento tabulari. Misurando il diametro e lo spessore di ogni granulo si può calcolare il rapporto diametro spessore del granulo e si può ottenere il rapporto medio diametro: spessore facendo la media dei rapporti diametro: spessore di tutti i granuli tabulari. Pertanto, il rapporto medio diametro: spessore è la media dei rapporti medi diametro: spessore individuali dei granuli tabulari. In pratica, è più semplice ottenere un diametro e uno spessore medi dei granuli tabulari e calcolare il rapporto medio diametro: spessore come rapporto di questi due valori medi. Qualunque sia il metodo usato, i rapporti medi diametro: spessore ottenuti non sono molto diversi l’uno dall’altro.
Nello strato di emulsione agli alogenuri d’argento contenente granuli di alogenuro d’argento tabulari, almeno il 15%, preferibilmente almeno il 25% e più preferibilmente almeno il 50% dei granuli sono granuli tabulari con un rapporto medio diametro: spessore non inferiore a 2:1. Ognuna delle suddette proporzioni sta a significare la proporzione dell’area proiettata totale dei granuli tabulari aventi un rapporto diametro:spessore di almeno 2:1 ed uno spessore inferiore a 0,4 μm, rispetto all’area proiettata di tutti i granuli di alogenuro d’argento nello strato.
E’ noto che le emulsioni agli alogenuri d’argento sensibili alla luce si possono formare precipitando i granuli di alogenuro d’argento in un mezzo acquoso che comprende un colloide idrofilo, preferibilmente rappresentato da gelatina.
I granuli di alogenuro d’argento possono essere precipitati seguendo varie tecniche convenzionali. L’emulsione agli alogenuri d’argento può essere preparata usando un metodo a getto singolo, a getto doppio o combinazioni o può essere maturata seguendo per esempio un metodo all’ammoniaca, a neutralizzazione, agli acidi o la maturazione può essere ottenuta facendo una precipitazione a velocità di flusso accelerato o costante, o una precipitazione interrotta, oppure ancora ultrafiltrando durante la precipitazione, ecc. Riferimenti a tutti questi metodi si possono trovare in Trivelli e Smith, The Photographic Journal, Vol. LXXIX, Maggio 1939, pp. 330-338, in T.H. James, The Theory of The Photographic Process, 4‘ edizione, Capitolo 3, nei brevetti US 2.222.264, 3.650.757, 3.917.485, 3.790.387, 3.716.276, 3.979.213, nella Research Disclosure, Dicembre 1989, par. 308119, “ Photograhic Silver Halide Emulsions, Preparations, Addenda, Processing and Systems ”, e nella Research Disclosure, Settembre 1976, par. 14987.
Una tecnica comune è il processo in lotto, a cui si fa comunemente riferimento come procedimento di precipitazione a getto doppio, nel quale una soluzione di sale d’argento in acqua e una soluzione di sale di alogenuro in acqua sono aggiunte contemporaneamente in un recipiente contenente il mezzo disperdente.
Nel metodo a doppio getto, in cui la soluzione alcalina di alogenuro e la soluzione di nitrato d’argento sono aggiunte in contemporanea nella soluzione di gelatina, la forma e le dimensioni dei granuli di alogenuro d’argento formati possono essere controllate dal tipo e dalla concentrazione del solvente presente nella soluzione di gelatina e dalla velocità di aggiunta. Processi di precipitazione a doppio getto sono descritti per esempio nei brevetti GB 1.027.146 e 1.302.405 e US 3.801.326, 4.046.376, 3.790.386, 3.897.935, 4.147.551 e 4.171.224.
Il metodo a singolo getto, in cui una soluzione di nitrato d’argento è aggiunta ad una soluzione di alogenuro e gelatina, è in uso da molto tempo nella produzione di emulsioni fotografiche. In questo metodo, poiché il variare della concentrazione degli alogenuri nella soluzione determina quali granuli di alogenuro d’argento siano formati, questi alogenuri sono una miscela di forme e dimensioni diverse.
La precipitazione dei granuli di alogenuro d’argento usualmente avviene in due fasi distinte. In una prima fase, nucleazione, ha luogo la formazione del granulo di alogenuro d’argento. Questa è seguita da una seconda fase, quella di crescita, nella quale altro alogenuro d’argento formatosi come prodotto di reazione precipita sui granuli di alogenuro d’argento formati all’inizio favorendone cosi come risultato la crescita. I processi di precipitazione a doppio getto in lotto sono fatti tipicamente in condizioni di rapida agitazione dei reagenti, in cui il volume entro il recipiente di reazione aumenta continuamente durante la precipitazione dell’alogenuro d’argento e sali solubili sono formati in aggiunta ai granuli di alogenuro d’argento.
Allo scopo di evitare che i sali solubili negli strati di emulsione di un materiale fotografico cristallizzino a stesa avvenuta ed evitare anche altri svantaggi fotografici o meccanici (viscosità, fragilità, ecc.), si devono rimuovere i sali solubili che si sono formati durante la precipitazione.
Nel preparare le emulsioni agli alogenuri d’argento, può essere impiegata una grande varietà di agenti disperdenti idrofili per gli alogenuri d’argento. Come agente disperdente idrofilo, può essere vantaggiosamente usato qualsiasi polimero idrofilo convenzionalmente impiegato in fotografia, quali gelatina, derivati della gelatina, come gelatina acilata, ad innesto, ecc., albumina, gomma arabica, agar agar, derivati della cellulosa, come idrossietilcellulosa, carbossimetilcellulosa, ecc., una resina sintetica, come alcool polivinilico, polivinilpirrolidone, poliacrilammide, ecc. Altri materiali idrofili utili e noti nell’arte sono descritti per esempio nella Research Disclosure, vol. 308, par. 308119, sez. IX.
L’emulsione di granuli di alogenuro d’argento può essere sensibilizzata chimicamente usando agenti sensibilizzatori noti nell’arte. Particolarmente adatti sono i composti che contengono zolfo, composti d’oro e di metalli nobili e composti di poliossialchilene. In particolare, le emulsioni agli alogenuri d’argento possono essere sensibilizzate chimicamente con un sensibilizzatore allo zolfo, come tiosolfato di sodio, alliltiocianato, alliltiourea, acido tiosulfinico e il suo sale di sodio, acido sulfonico e il suo sale di sodio, alliltiocarbammide, tiourea, cistina, ecc.; un sensibilizzatore al selenio attivo o inerte; un sensibilizzatore riducente come sale stannoso, poliammina, ecc.; un sensibilizzatore ai metalli nobili, come all’oro e più precisamente auritiocianato di potassio, cloroaurato di potassio, ecc.; o un sensibilizzatore di un sale solubile in acqua come per esempio di rutenio, rodio, iridio e simili, e più precisamente cloropalladato di ammonio, cloroplatinato di potassio e cloropalladito di sodio, ecc.; di cui ognuno può essere impiegato sia da solo che in opportune combinazioni. Altri esempi di sensibilizzatori chimici utili sono descritti per esempio nella Research Disclosure 17643, sez. Ili, 1978 e nella Research Disclosure 308119, sez. Ili, 1989.
L’emulsione agli alogenuri d’argento può essere sensibilizzata spettralmente con coloranti di varie classi, comprendenti la classe dei coloranti polimetinici, che include le cianine, le merocianine, le cianine e le merocianine complesse, gli ossonoli, gli emiossonoli, gli stirili, i merostirili e le streptocianine.
I coloranti sensibilizzatori spettrali cianinici comprendono, uniti da un ponte metinico, due nuclei eterociclici di base, come quelli derivati dalla chinolina, pirimidina, isochinolina, indolo, benzindolo, ossazolo, tiazolo, selenazolo, imidazolo, benzossazolo, benzotiazolo, benzoselenazolo, benzoimidazolo, naftossazolo, naftotìazolo, naftoselenazolo, tellurazolo, ossotellurazolo.
I coloranti sensibilizzatori spettrali merocianinici comprendono, uniti da un ponte metinico, un nucleo eterociclico di base del tipo colorante cianinico ed un nucleo acido che può essere derivato dall’acido barbiturico, 2-tiobarbiturico, dalla rodanina, idantoina, 2-tioidantoina, 2-pirazolin-5-one, 2-isossazolin-5-one, indan-1,3-dione, cicloesan-1,3-dione, 1,3-diossan-4,6-dione, pirazolin-3,5-dione, pentan-2,4-dione, alchilsulfonilacetonitrile, malononitrile, isochinolin-4-one, croman-2,4-dione, e simili.
Possono essere usati uno o più coloranti sensibilizzatori spettrali. Sono noti coloranti con massimi di sensibilizzazione a lunghezze d’onda di tutto lo spettro visibile e infrarosso e con una grande varietà nella forma delle curve di sensibilizzazione spettrale. La scelta e le loro proporzioni dipendono dalla regione dello spettro a cui si desidera la sensibilizzazione e dalla forma della curva di sensibilità spettrale che si desidera.
Esempi di coloranti sensibilizzatori si possono trovare in Venkataraman, “The Chemistry of Synthetic Dyes” , Academic Press, New York, 1971, cap. V, in James “ The Theory ofthe Photographic Process”, 4<a >edizione, McMllan 1977, cap. 8, in F.M.Hamer, “ Cyanine Dyes and Related Compounds”, John Wiley and Sons, 1964 e nella Research Disclosure 308119, sez. III, 1989.
Le emulsioni agli alogenuri d’argento possono contenere sbiancanti ottici, agenti antivelo e stabilizzatori, coloranti filtro e antialo, induritori, adiuvanti di stesa, plastificanti e lubrificanti ed altre sostanze ausiliarie, come per esempio descritto nella Research Disclosure 17643, sez. V, VI, VIII, X, XI e XII, 1978, e nella Research Disclosure 308119, sez. V, VI, VIII X, XI e XII, 1989.
Le emulsioni agli alogenuri d’argento possono essere impiegate per produrre elementi fotografici multistrato a colori agli alogenuri d’argento sensibili alla luce, come elementi fotografici negativi a colori, elementi fotografici invertibili a colori, elementi fotografici positivi a colori, elementi fotografici a colori falsati (come quelli descritti nel brevetto US 4.619.892), e simili, di cui i preferiti sono gli elementi fotografici negativi a colori.
Copulanti colore adatti sono preferibilmente scelti fra i copulanti che hanno gruppi che ne prevengono la diffusione, come gruppi che hanno residui organici idrofobi di circa 8-32 atomi di carbonio, introdotti nella molecola del copulante stesso in una posizione dove non possano essere rilasciati. Tale residuo è chiamato “gruppo antidiffondente” . Il gruppo antidiffondente è legato al nucleo del copulante direttamente o attraverso un legame immino, etere, carbonammido, sulfonammido, ureido, estere, immido, carbamoile, sulfamoile, ecc. Esempi di gruppi zavorranti adatti sono descritti nel brevetto US 3.892.572.
Detti copulanti non diffondenti vengono introdotti negli strati di emulsione agli alogenuri d’argento sensibili alla luce o in strati non sensibili adiacenti. Per esposizione e sviluppo a colori, detti copulanti danno un colore che è complementare al colore della luce a cui gli strati di emulsione agli alogenuri d’argento sono sensibili. Di conseguenza, agli strati di emulsione agli alogenuri d’argento sensibili al rosso è associato almeno un copulante colore non diffondente formatore di un’immagine cian, in genere un composto fenolico o α-naftolico; agli strati di emulsione agli alogenuri d’argento sensibili al verde è associato almeno un copulante colore non diffondente formatore di un’immagine magenta, in genere un composto 5-pirazolonico o pirazolotriazolico; ed agli strati di emulsione agli alogenuri d’argento sensibili al blu è associato almeno un copulante colore non diffondente formatore di un’immagine gialla, in genere un composto acilacetanilidico.
Detti copulanti colore possono essere 4 o 2-equi valenti, dei quali questi ultimi richiedono una quantità minore di alogenuro d’argento per produrre colore. Come è ben noto, i copulanti 2-equivalenti derivano dai 4-equivalenti poiché, nella posizione di copulazione, contengono un sostituente che viene rilasciato durante la reazione di copulazione. Copulanti 2-equivalenti che possono essere usati negli elementi fotografici a colori agli alogenuri d’argento comprendono sia quelli sostanzialmente incolori, sia quelli colorati (“copulanti mascherati”). I copulanti 2-equivalenti comprendono anche i copulanti bianchi che per reazione con i prodotti di ossidazione dello sviluppatore a colori non formano alcun colorante. I copulanti colore 2-equivalenti comprendono anche i copulanti DIR che, per reazione con i prodotti di ossidazione dello sviluppatore a colori, sono in grado di rilasciare un composto diffondente inibitore dello sviluppo.
I copulanti formatori di cian più utili sono composti fenolici ed anaftolici convenzionali. Esempi di copulanti cian possono essere scelti fra quelli descritti nei brevetti US 2.369.929, 2.474.293, 3.591.383, 2.895.826, 3.458.315, 3.311.476, 3.419.390, 3.476.563 e 3.253.924; nel brevetto GB 1.201.110 e nella Research Disclosure 308119, sez. VII, 1989.
I copulanti formatori di magenta più utili sono composti convenzionali di tipo pirazolonico, indazolonico, cianoacetilico, pirazolotriazolico, ecc., e copulanti particolarmente preferiti sono i composti di tipo pirazolonico. Copulanti formatori di magenta sono descritti per esempio nei brevetti US 2.600.788, 2.983.608 , 3.062.653 , 3.127.269, 3.311.476, 3.419.391, 3.519.429, 3.558.319, 3.582.322, 3.615.506, 3.834.908 e 3.891.445; nel brevetto DE 1.810.464; nelle domande di brevetto DE 2.408.665, 2.417.945, 2,418.959 e 2.424.467 e nelle domande di brevetto JP 20826/76, 58922/77, 129538/74, 74027/74, 159336/75, 42121/77, 60233/75, 26541/76 e 55122/78
I copulanti formatori di giallo più utili che possono essere usati sono copulanti convenzionali di tipo chetometilenico a catena aperta. Ne sono esempi particolari i composti di tipo benzoilacetanilidico e pivaloilacetanilidico. Copulanti formatori di giallo che si possono usare sono descritti in modo specifico nei brevetti US 2.875.057, 3.235.924, 3.265.506, 3.278.658, 3.369.859, 3.408.194, 3.415.652, 3.528.322, 3.551.151, 3.682.322, 3.725.072 e 3.891.445; DE 2.219.917, 2.261.361 e 2.414.006; GB 1.425.020; JP 10783/76; nelle domande di brevetto JP 26133/72, 73147/73, 102636/76, 6341/75, 123342/75, 130442/75, 1827/76, 87650/75, 82424/77 e 115219/77; e nella Research Disclosure 308119, sez. VII, 1989.
Si possono usare copulanti colorati che comprendono quelli descritti per esempio nei brevetti US 3.476.560 e 3.034.892; nei brevetti JP pubblicati 2016/69, 22335/63, 11304/67 e 32461/69; nelle domande di brevetto JP 26034/76 e 42121/77; e nella domanda di brevetto DE 2.418.959. L’elemento fotografico a colori agli alogenuri d’argento sensibili alla luce può contenere copulanti colore ad alto peso molecolare, come descritto per esempio nel brevetto US 4.080.211, nella domanda EP 27284 e DE 1.297.417, 2.407.569, 3.148.125, 3.217.200, 3.320.079, 3.324.932, 3.331.743 e 3.340.376, e nella Research Disclosure 308119, sez. VII, 1989.
I copulanti colorati cian possono essere scelti fra quelli descritti nei brevetti US 3.934.802, 3.386.301 e 2.434.272; quelli colorati magenta fra quelli descritti nei brevetti US 2.434.272, 3.476.564 e 3.476.560; e GB 1.464.361. Copulanti incolori possono essere scelti fra quelli descritti nei brevetti GB 861.138, 914.145 e 1.109.963; US 3.580.722 e nella Research Disclosure 308119, sez. VII, 1989.
Assieme ai suddetti copulanti si possono usare anche copulanti che diano coloranti diffondenti colorati allo scopo di migliorare la grana dell’immagine. Ne costituiscono esempi specifici i copulanti magenta descritti nei brevetti US 4.366.237; e GB 2.125.570, e i copulanti gialli, magenta e cian descritti nei brevetti EP 96873; DE 3.324.533, e nella Research Disclosure 308119, sez. VII, 1989.
Fra i copulanti 2-equivalenti vi sono anche quei copulanti che in posizione di copulazione portano un gruppo che viene rilasciato durante la reazione di sviluppo colore per dare una certa attività fotografica, per esempio come inibitore o acceleratore dello sviluppo o acceleratore di sbianca, sia direttamente che dopo rimozione di uno o di altri gruppi dal gruppo rilasciato originalmente. Esempi di tali copulanti 2-equivalenti comprendono i copulanti DIR noti, nonché i copulanti DAR, FAR e BAR. Esempi tipici di detti copulanti sono descritti nelle domande di brevetto DE 2.703.145, 2.855.697, 3.105.026, 3.319.428, 1.800.420, 2.015.867, 2.414.006, 2.842.063 , 3.427.235 , 3.209.110 e 1.547.640; nei brevetti GB 953.454 e 1.591.641; nelle domande EP 89.843, 117.511, 118.087, 193.389 e 301.477 e nella Research Disclosure 308119, sez. VII, 1989.
Esempi di copulanti DIR non formatori di colore che possono essere usati negli elementi colore agli alogenuri d’argento comprendono quelli descritti nei brevetti US 3.938.996, 3.632.345, 3.639.417, 3.297.445 e 3.928.041; nelle domande di brevetto DE 2.405.442 , 2.523.705, 2.460.202, 2.529.350 e 2.448.063; JP 143538/75 e 147716/75; nei brevetti GB 1.423.588, 1.542.705 e 301.477; e nella Research disclosure 308119, sez. VII, 1989.
Per introdurre i copulanti nello strato di emulsione agli alogenuri d’argento si possono impiegare alcuni metodi convenzionali noti all’esperto del ramo. Secondo i brevetti US 2.322.027, 2.801.170, 2.801.171 e 2.991.177, i copulanti possono essere incorporati nello strato di emulsione agli alogenuri d’argento con la tecnica a dispersione, che consiste nello sciogliere il copulante in un solvente organico ad alto punto di ebollizione non miscibile con l’acqua e quindi disperdere tale soluzione in un colloide idrofilo come gocce piccolissime. Il colloide idrofilo preferito è gelatina, anche se possono essere usati altri tipi di colloidi.
Un altro modo di introdurre i copulanti nello strato di emulsione agli alogenuri d’argento è la cosiddetta “tecnica del lattice caricato”. Una descrizione dettagliata di questa tecnica si può trovare nei brevetti BE 853.512 e 869.816; US 4.214.047 e 4.199.363; ed EP 14.921. Essa consiste nel mischiare una soluzione dei copulanti in un solvente organico miscibile con l’acqua con un latice polimerico che consiste di acqua come fase continua e particelle polimeriche di diametro medio da 0,02 a 0,2 μm come fase dispersa.
Un altro metodo utile è inoltre il procedimento Fisher, secondo il quale copulanti che abbiano un gruppo solubile in acqua, come carbossile, idrossi, sulfonico o sulfonammido, possono essere aggiunti allo strato fotografico per esempio sciogliendoli in una soluzione acquosa alcalina.
Metodi utili di introduzione dei copulanti nelle emulsioni agli alogenuri d’argento sono descritti nella Research Disclosure 308119, sez. VII, 1989.
Gli strati degli elementi fotografici possono essere stesi su vari supporti, come supporti di esteri di cellulosa (p.e., triacetato di cellulosa), di carta, in pellicole di poliestere (p.e., polietilentereftalato o polietilennaftalato), e simili, come descritto nella Research Disclosure 308119, sez. XVII, 1989. Supporti preferiti sono supporti in pellicole di poliestere, ben noti nell’arte e che possono essere preparati da ognuna delle composizioni in poliestere descritte, per esempio, nei brevetti US 2.943.937 o 2.627.088. Poliesteri adatti per uso come supporti includono quelli preparati da acidi dicarbossilici o loro derivati, così come acido tereftalico, acido isoftalico, acido 2,6-naftalene dicarbossilico, acido 2,7-naftalene dicarbossilico, acido adipico, acido succinico e miscele di questi e glicoli, così come etilenglicole, propilenglicole, butilenglicole, esametilenglicole, cicloesane diolo e miscele di questi. Supporti in pellicole di poliestere particolarmente utili sono polietilentereftalato (PET) e polietilennaftalato (PEN).
I supporti, preferibilmente, sono trattati inizialmente con un trattamento di attivazione superficiale, come, ad esempio, un trattamento di scarica corona, un trattamento di scarica luminescente, un trattamento di plasma attivo, un trattamento chimico, un trattamento meccanico, un trattamento UV, a fiamma e simili. I metodi preferiti sono i trattamenti di scarico corona, come descritto, per esempio, nei brevetti US 4.055.685; 4.135.932; 4.220.471 e 5.194.291; e trattamento di scarica luminescente come descritto, per esempio, nei brevetti US 3.288.638; 4.451.497; 4.933.267 e 5.425.980. Gli elementi fotografici secondo la presente invenzione, dopo essere stati esposti, possono essere trattati per formare un’immagine visibile. Durante il trattamento, il composto fotografico di formula (2) viene generalmente sbiancato e/o scaricato. Tipicamente, dopo il trattamento, lo strato filtro giallo contribuirà a meno di 0,05, preferibilmente meno di 0,02, unità di densità all’area di densità minima dell’elemento esposto e trattato. Il trattamento può essere il comune trattamento utilizzato per sviluppare elementi fotografici a colori. Un’immagine colorata negativa può essere ottenuta per sviluppo colore seguito da sbiancamento e fissaggio. Lo sviluppo è ottenuto associando gli alogenuri d’argento dell' elemento con un mezzo alcalino acquoso in presenza di un agente di sviluppo contenuto nel mezzo o nel materiale, come noto nell’arte. L’agente di sviluppo colore alle ammine aromatiche primarie, usato nella composizione di sviluppo colore fotografico, può essere qualsiasi composto noto della classe dei derivati delle p-fenilendiammine, largamente impiegate in vari procedimenti fotografici a colori. Agenti di sviluppo colore particolarmente utili sono i derivati delle p-fenilendiammine, e precisamente delle N,N-dialchil-p-fenilendiammine in cui i gruppi alchile o il nucleo aromatico possono essere sostituiti o non sostituiti.
Esempi di sviluppatori alle p-fenilendiammine comprendono i sali di: N,N-dietil-p-fenilendiammina, 2-ammino-5-dietilammino-toluene, 4-ammino-N-etil-N-(α-metansulfonammidoetil)-m-toluidina, 4-ammino-3-metil-N-etil-N-(a-idrossietil)-anilina, 4-ammino-3-(a-metilsulfonammidoetil)-N,N-dietilanilina, 4-ammino-N,N-dietil-3-(N’-metil-a-metilsulfonammido)-anilina, N-etil-N-metossi-etil-3-metil-p-fenilendiammina, e simili, come descritto per esempio nei brevetti US 2.552.241, 2.556.271, 3.656.950 e 3.658.525.
Esempi di agenti di sviluppo comunemente usati del tipo sali di pfenilendiammina sono: il 2-ammino-5-dietilamminotoluene cloridrato (in genere noto come CD2 e usato nelle soluzioni di sviluppo per materiali fotografici positivi a colori), il 4-ammino-N-etil-(a-metansulfonammidoetil)-m-toluidina sesquisolfato monoidrato (in genere noto come CD3 e usato nelle soluzioni di sviluppo per carta fotografica e materiali invertibili colore) e il 4-ammino3-metil-N-etil-N-(β-idrossietil)-anilina solfato (in genere noto come CD4 e usato nelle soluzioni di sviluppo per materiali fotografici negativi a colori).
Questi agenti di sviluppo colore sono in genere usati in quantità da circa 0,001 a circa 0,1 moli per litro, preferibilmente da circa 0,0045 a circa 0,04 moli per litro delle composizioni di sviluppo colore fotografiche.
Nel caso di materiali fotografici a colori, il trattamento comprende almeno un bagno di sviluppo colore e eventualmente un bagno di preindurimento, di neutralizzazione, un primo bagno di sviluppo (in bianco e nero), ecc. Tutti questi bagni sono ben noti nell’ arte e sono descritti per esempio nella Research Disclosure 17643, 1978 e nella Research Disclosure 308119, sez. XIX e XX, 1989.
Dopo lo sviluppo colore, l’argento metallico sviluppato a guisa di immagine e i rimanenti sali d’argento devono essere rimossi dall’elemento fotografico. Questo viene fatto in bagni di sbianca e fissaggio separati oppure in un singolo bagno, chiamato di sbianca-fissaggio, che sbianca e fissa l’immagine in una sola fase. Il bagno di sbianca è una soluzione acquosa avente un pH pari a 5,60 e contenente un agente ossidante, di norma un sale complesso di un metallo alcalino o di ammonio e ferro trivalente con un acido organico, per es. EDTA.Fe.NH4, dove EDTA è l’acido etilendiamminotetracetico, oppure PDTA.Fe.NH4, dove PDTA sta ad indicare l’acido propilendiamminotetracetico. Durante il trattamento, questo bagno viene continuamente aerato per ossidare il ferro bivalente che si forma durante la sbianca dell’ immagine d’argento e rigenerato, come noto nell’arte, per mantenerne l’efficacia. Il cattivo funzionamento di queste operazioni può causare lo svantaggio della perdita della densità cian dei coloranti.
Oltre ai suddetti agenti ossidanti, il bagno di sbianca-fissaggio può contenere agenti di fissaggio noti, come per esempio tiosolfati di ammonio o di metalli alcalini. Sia i bagni di sbianca che di fissaggio possono contenere altri additivi, per es. composti di polialchilenossido, come descritto per esempio nel brevetto GB 933.008, per aumentare l’efficacia del bagno, oppure composti di tioetere noti come acceleratori di sbianca.
La presente invenzione sarà ora illustrata facendo riferimento ai seguenti esempi, senza esserne però limitata.
ESEMPIO
Campione 1 (confronto). 4 g del composto fotografico (1-1) usato nella presente invenzione sono stati disciolti in una miscela di 8 g di tricresilfosfato (TCP) e 8 g di etilacetato come solvente ausiliario. La miscela è stata aggiunta a 60 g di una soluzione in acqua di gelatina al 10% in peso e 6 g di una soluzione in acqua al 10% in peso di Hostapur™ SAS (marchio della Hoechst AG, Germania, di un alcansolfonato) come tensioattivo anionico, usando un dispositivo Polytron™ PT 6045/6. E’ stata aggiunta acqua fino ad ottenere 100 grammi di dispersione finale.
Il Campione 2 (confronto) è stato preparato come il Campione 1, ma sostituendo il TCP con dibutilftalato (DBP), nella stessa quantità.
Il Campione 3 (invenzione) è stato preparato come il Campione 1 , ma sostituendo il TCP con diacetato esaisobutirrato di sucrosio (disponibile in commercio dalla Eastman Chemical Co. come SAIB™ 100), nella stessa quantità.
Il Campione 4 (invenzione) è stato preparato come il Campione 3, aggiungendo nella fase di olio 1 g di monolaurato di sorbitano (disponibile
in commercio dalla Atlas/ICI come Span™ 20).
Il Campione 5 (invenzione) è stato preparato come il Campione 4
aggiungendo nella fase di olio 2 g di monolaurato di sorbitano.
La composizione finale della dispersione è riportata qui di seguito
nella Tabella 1, espressa in grammi per 100 grammi di dispersione finale.
Tabella 1
Vj
5 è stata tenuta sotto controllo con misurazioni della distribuzione delle
dimensioni delle particelle con un dispositivo Malven Mastersizer
(Dispersione a Luce Laser) in μm. I risultati sono riportati nella Tabella 2.
Fres
3 gg
7 gg
15 g
30 g
pioni di confronto 1 e 2, ottenute seguendo un processo di dispersione che includeva TCP e DBP come solventi permanenti, vanno incontro ad un forte aumento durante la conservazione. Al contrario, i Campioni da 3 a 5 ottenuti con il procedimento di dispersione secondo la presente invenzione hanno minime variazioni di tali valori.

Claims (16)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Procedimento per preparare una dispersione che comprende il codisperdere in mezzo acquoso un derivato del sucrosio rappresentato dalla formula generale (1): in cui i so un atomo di idrogeno, un gruppo alchile o un gruppo acile, a condizione che almeno quattro dei sostituenti da X1 a X8 siano diversi da idrogeno e che la somma totale degli atomi di carbonio di tutti i sostituenti da X1 a X8 sia almeno sedici; e di un composto fotografico rappresentato dalla formula generale (2): in cui R e atomo di idrogeno, un gruppo alchile, un gruppo alchilene, un gruppo eterociclico o un gruppo arile; R2, R3 e R4 indipendentemente rappresentano ognuno un atomo di idrogeno, un gruppo alchile, un gruppo arile e R3 e R4 possono essere combinati per formare un anello a 6 termini.
  2. 2. Procedimento per preparare una dispersione secondo la rivendicazione 1 , in cui almeno sei dei sostituenti da X1 a X8 sono diversi da idrogeno.
  3. 3. Procedimento per preparare una dispersione secondo la rivendicazione 1 , in cui tutti i sostituenti da X1 a X8 sono diversi da idrogeno.
  4. 4. Procedimento per preparare una dispersione secondo la rivendicazione 1 , in cui la somma totale degli atomi di carbonio dei sostituenti da X1 a X8 è almeno venti.
  5. 5. Procedimento per preparare una dispersione secondo la rivendicazione 1, in cui la somma totale degli atomi di carbonio dei sostituenti da X1 a X8 è almeno ventiquattro.
  6. 6. Procedimento per preparare una dispersione secondo la rivendicazione 1 , in cui i sostituenti da X1 a X8 sono gruppi acile.
  7. 7. Procedimento per preparare una dispersione secondo la rivendicazione 1, in cui il derivato del sucrosio è scelto nel gruppo che consiste in un diacetato esaisobutirrato di sucrosio, esabutirrato diacetato di sucrosio, esapropionato diacetato di sucrosio o pentaisobutirrato triacetato di sucrosio.
  8. 8. Procedimento per preparare una dispersione secondo la rivendicazione 1 , in cui è usato un tensioattivo non ionico.
  9. 9. Procedimento per preparare una dispersione secondo la rivendicazione 8, in cui il tensioattivo non ionico è scelto nel gruppo che consiste in eteri alchilici di poliossietilene, eteri alchil-arilici di poliossietilene, copolimeri in massa poliossietilene-poliossipropilene, esteri di acidi grassi con sorbitano, ed esteri di acidi grassi e poliossietilensorbitano.
  10. 10. Procedimento per preparare una dispersione secondo la rivendicazione 8, in cui il tensioattivo non ionico è scelto nel gruppo che consiste in esteri di acidi grassi con sorbitano.
  11. 11. Procedimento per preparare una dispersione secondo la rivendicazione 1 , in cui il composto fotografico è un colorante.
  12. 12. Procedimento per preparare una dispersione secondo la rivendicazione 1 , in cui il composto fotografico è rappresentato dalla formula:
    in cui R rappresenta un atomo di idrogeno, un gruppo alchile, un gruppo eterociclico o un gruppo arile, X rappresenta un atomo di idrogeno o un gruppo alchile che ha da 1 a 6 atomi di carbonio ed Y rappresenta oppure
    è un gruppo alchile che ha da 1 a 4 atomi di carbonio.
  13. 13. Procedimento per preparare una dispersione secondo la rivendicazione 1, in cui il rapporto in peso composto fotografico: derivato del sucrosio è compreso nell’intervallo da 0,5: 1 a 4: 1.
  14. 14. Procedimento per preparare una dispersione secondo la rivendicazione 1, in cui il rapporto in peso composto fotografico derivato del sucrosio è compreso nell’intervallo da 1:1 a 3: 1.
  15. 15. Dispersione fotografica comprendente, co-dispersi in un mezzo acquoso, un derivato del sucrosio rappresentato dalla formula generale (1): formula (1) in cui i sostituenti da X, a X8, uguali o diversi, rappresentano un atomo di idrogeno, un gruppo alchile o un gruppo acile, a condizione che almeno quattro dei sostituenti da X1 a X8 siano diversi da idrogeno e che la somma totale degli atomi di carbonio di tutti i sostituenti da X1 a X8 sia almeno sedici; e di un composto fotografico rappresentato dalla formula generale (2):
    in cui R e R, indipendentemente rappresentano ognuno un atomo di idrogeno, un gruppo alchile, un gruppo alchilene, un gruppo eterociclico o un gruppo arile; R2, R3 e R4 indipendentemente rappresentano ognuno un atomo di idrogeno, un gruppo alchile, un gruppo arile e R3 e R4 possono essere combinati per formare un anello a 6 termini.
  16. 16. Elemento fotografico comprendente un supporto avente, steso su una sua faccia, almeno uno strato di emulsione di un colloide idrofilo contenente una dispersione fotografica comprendente, co-dispersi in un mezzo acquoso, un derivato del sucrosio rappresentato dalla formula generale (1): formulati) in cui i sostituenti da X1 a X8, uguali o diversi, rappresentano un atomo di idrogeno, un gruppo alchile o un gruppo acile, a condizione che almeno quattro dei sostituenti daX1 a X8 siano diversi da idrogeno e che la somma totale degli atomi di carbonio di tutti i sostituenti da X1 a X8 sia almeno sedici; e di un composto fotografico rappresentato dalla formula generale (2):
    in cui R e R, indipendentemente rappresentano ognuno un atomo di idrogeno, un gruppo alchile, un gruppo alchilene, un gruppo eterociclico o un gruppo arile; R2, R3 e R4 indipendentemente rappresentano ognuno un atomo di idrogeno, un gruppo alchile, un gruppo arile e R3 e R4 possono essere combinati per formare un anello a 6 termini.
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