ITMI941525A1 - Migliorato tipo di elettrolizzatore a membrana a scambio ionico o a diaframma - Google Patents

Migliorato tipo di elettrolizzatore a membrana a scambio ionico o a diaframma Download PDF

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ITMI941525A1
ITMI941525A1 IT001525A ITMI941525A ITMI941525A1 IT MI941525 A1 ITMI941525 A1 IT MI941525A1 IT 001525 A IT001525 A IT 001525A IT MI941525 A ITMI941525 A IT MI941525A IT MI941525 A1 ITMI941525 A1 IT MI941525A1
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Giuseppe Faita
Carlo Gusmini
Carlo Traini
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Permelec Spa Nora
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Description

DESCRIZIONE DI INVENZIONE INDUSTRIALE
I principali processi industriali di elettrolisi come la produzione di cloro e soda caustica da salamoia o la produzione di idrogeno e ossigeno da acqua sono condotti in moderni elettrolizzatori costituiti normalmente da un assieme di celle elementari, ciascuna avente la forma di una scatola verticale sostanzialmente piatta con dimensioni della superficie maggiore pari anche ad alcuni m<2>.
Ciascuna cella elementare è suddivisa in senso longitudinale in due compartimenti da una membrana a scambio ionico (ad esempio elettrolisi clorosoda) o da un diaframma poroso (ad esempio elettrolisi idrogeno-ossigeno). Le membrane a scambio ionico e i diaframmi porosi sono costituiti da polimeri opportuni ed hanno uno spessore modesto che li rende assai delicati nei confronti dei meccanismi di abrasione e vibrazione.
Abrasione e vibrazione delle membrane a scambio ionico e dei diaframmi porosi si instaurano come conseguenza di pulsazioni di pressione, che possono ad esempio comparire quando i prodotti di elettrolisi sono in forma gassosa, come appunto accade nell'elettrolisi cloro-soda (formazione di idrogeno ai catodi e di cloro agli anodi) e nell'elettrolisi dell'acqua (formazione di idrogeno ai catodi e di ossigeno agli anodi).
L'estrazione dalle celle elementari delle miscele gas-liquido è molto critica e può facilmente causare pulsazioni di pressione attribuibili forse all'alternarsi di una fase essenzialmente gassosa e di una fase essenzialmente liquida nelle zone di imbocco dei condotti di uscita in conseguenza dell'inevitabile smiscelamento più o meno completo che avviene nella parte superiore delle celle stesse.
Nella tecnica nota questo problema viene affrontato con un opportuno disegno dei condotti di uscita. In particolare:
• i condotti di uscita della miscela di prodotti gassosi e di liquido sono costituiti da un tubo discendente incorporato internamente o posizionato esternamente ad ogni singola cella elementare (K. Yamaguchi et al. in "Modem Chlor-Alkali Technology", Voi. 4, p. 131, Society of Chemical Industry, Elsevier, 1990). Con questo dispositivo si realizza un regime di flusso del tipo a film cadente con portata costante di liquido (film che fluisce lungo la parete del tubo) e di gas (nella sezione centrale libera da liquido) e si attenuano in modo efficace le pulsazioni di pressione. Questo dispositivo richiede tuttavia che la circolazione dei liquidi sia di tipo forzato, ottenuta con pompa e quindi con consumo di energia.
• secondo il brevetto US 4,839,012, Dow Chemical Co., un opportuno collettore è collocato all'interno di ogni singola cella, nella parte superiore. Questo collettore è costituito da un condotto orizzontare, avente lunghezza prossima alla larghezza delle celle stesse ed è collegato al condotto di uscita della miscela di prodotti gassosi e di liquidi. Il collettore è inoltre provvisto di opportuni fori disposti approssimativamente lungo la generatrice superiore e aventi diametro tale da smorzare le pulsazioni che si generano all'imbocco del condotto di uscita.
• la pubblicazione europea n. 505 945 descrive un dispositivo di uscita della miscela di prodotti gassosi e di liquido costituito da un doppio condotto, diretto a realizzare l'estrazione separata della fase essenzialmente gassosa smiscelata nella parte superiore di ogni singola celia elementare e della fase essenzialmente liquida con ridotte quantità di prodotti gassosi dispersi all'interno.
Tutti questi dispositivi, noti nella tecnica, ed altri simili diminuiscono, ma certamente non eliminano, le pulsazioni di pressione generate nei due compartimenti anodico e catodico delle celle elementari da cui sono costituiti gli elettrolizzatori industriali. Le pulsazioni anodiche e catodiche hanno frequenze probabilmente diverse e comunque raggiungono i massimi e minimi valori in tempi certamente non coincidenti. Ne consegue che nella peggiore delle combinazioni le intensità delle due pulsazioni si sommano e producono una pulsazione differenziale di pressione non trascurabile a cavallo della membrana a scambio ionico o del diaframma che separano i due compartimenti anodico e catodico. Tale pulsazione differenziale induce una flessione periodica della membrana o diaframma con possibili danni dovuti a fatica o abrasione, localizzati essenzialmente lungo la periferia, in prossimità delle guarnizioni di tenuta che costituiscono un punto di vincolo (zona di massimo momento di flessione) e del bordo degli elettrodi dove possono essere localizzate irregolarità geometriche, come punte o spigoli.
L'oggetto della presente invenzione è di eliminare completamente i danni causati alle membrane a scambio ionico e ai diaframmi porosi di elettrolizzatori industriali da pulsazioni di pressione nei compartimenti Catodici e anodici. Quando tali pulsazioni di pressione sono generate dalla estrazione di miscele liquido-gas dagli elettrolizzatori, la presente invenzione permette di raggiungere la massima affidabilità, misurata come vita operativa delle membrane e dei diaframmi, in particolare se utilizzata in congiunzione con i dispositivi noti nella tecnica corrente e rappresentati da condotti di uscita discendenti, collettori forati interni, doppio condotto di uscita per l'estrazione separata delle fasi gassose e delle fasi liquide.
La presente invenzione prevede che la zone periferica di ogni cella elementare costituente un elettrolizzatore sia provvista di un nastro disposto in modo da coprire il bordo di uno dei due elettrodi evitando cosi il diretto contatto fra membrana a scambio ionico o diaframma poroso e difettosità quali punte o spigoli. In particolare il nastro protegge efficacemente la membrana o diaframma da danneggiamenti per abrasioni indotti da vibrazioni causate da pulsazioni differenziali di pressione.
Per il miglior funzionamento il nastro deve avere larghezza sufficiente a garantire l’appoggio di una adeguata porzione del nastro stesso sia sulla guarnizione di tenuta sia sulla porzione piana periferica dell'elettrodo. Il nastro deve preferibilmente avere spessore modesto per evitare la formazione di gradini che impedirebbero l'omogenea compressione delle guarnizioni e potrebbero costituire una discontinuità pericolosa per l'integrità della membrana o diaframma.
Il nastro può essere prodotto con un metallo o lega resistente alla corrosione o, preferibilmente per i minori costi, con un materiale polimerico inerte.
È anche vantaggioso che una superficie del nastro sia provvista di adesivo per facilitare la messa in opera e il mantenimento in posizione durante l'esercizio. Il mantenimento in posizione durante l'esercizio può essere ulteriormente assicurato da una guarnizione di adatta larghezza che viene mantenuta compressa contro il nastro dell'altro dei due elettrodi contenuti in ciascuna cella elementare. Si ottengono così anche gli ulteriori vantaggi di impedire danni di fatica e di sigillare tutta la zone periferica della membrana o diaframma. Pertanto, in caso di difetti come porosità, forature, incisioni, il miscelamento fra gli elettroliti catodico e anodico contenuti nei due compartimenti di ciascuna cella elementare è evitato e si eliminano sostanzialmente eventuali problemi legati al decadimento della qualità dei prodotti di elettrolisi e ai processi corrosivi della struttura delle singole celle elementari.
Inoltre la compressione del nastro sulla superficie dell'elettrodo di appoggio effettuata dalla guarnizione previene efficacemente la formazione di sacche di prodotti gassosi che potrebbero formarsi fra nastro e membrana o diaframma. Tali sacche di prodotti gassosi possono risultare dannose nei confronti di certi tipi di membrane o diaframmi.
La figura 1 rappresenta una vista frontale di un semi-elemento costitutivo di una cella elementare di elettrolizzatore noto nella tecnica.
La figura 2 schematizza una sezione del semi-elemento della figura 1 secondo il piano A-A', accoppiata ad una analoga sezione di un secondo semi-elemento a formare la sezione di una cella elementare.
Le figure 3 e 4 mostrano due ulteriori sezioni che sono analoghe a quella di figura 2 e che si riferiscono rispettivamente a due celle elementari con elettrodi a diretto contatto con la membrana ("zero-gap") e con elettrodi spaziati dalla membrana ("finite-gap"). In quest'ultimo caso (figura 4) uno degli elettrodi è appoggiato alla flangia periferica ed è eventualmente fissato mediante saldatura.
Le figure 5 e 6 rappresentano sezioni che si riferiscono alle celle elementari delle figure 3 e 4, incorporanti il ritrovato della invenzione.
La presente invenzione consiste in un dispositivo diretto a evitare alle membrane a scambio ionico e ai diaframmi porosi utilizzati in elettrolizzatori la formazione di difetti localizzati lungo la periferia degli elettrodi, in particolare in presenza di pulsazioni anche ridotte di pressione.
Nel seguito, per semplicità di esposizione, la presente invenzione verrà descritta in relazione alla elettrolisi cloro-soda che di tutti i processi elettrochimici industriali è certamente il più importante, e in particolare alla elettrolisi cloro-soda a membrana. Tuttavia è chiaro che la presente invenzione si applica con vantaggio anche alla elettrolisi dell'acqua, alla elettrolisi di sali diversi dai cloruri come i solfati, e in generale a tutti i processi elettrochimici che richiedano l'uso di elettrolizzatori equipaggiati con membrane a scambio ionico o diaframmi porosi e che siano caratterizzati dalla formazione di prodotti gassosi.
Per comprendere completamente la presente invenzione è anzitutto opportuno richiamare la struttura e il funzionamento degli elettrolizzatori industriali clorosoda a membrana. Questi elettrolizzatori sono costituiti solitamente da un insieme di celle elementari in un assemblaggio noto come filtro-pressa. Ciascuna cella elementare ha la forma di una scatola piatta divisa longitudinalmente dalla membrana in due compartimenti, catodico e anodico, in cui sono alloggiati rispettivamente il catodo (polarità negativa) e l'anodo (polarità positiva). L'anodo e il catodo sono solitamente costituiti da reti, lamiere perforate, lamiere con feritoie di varia forma e dimensione, lamiere stirate, tutte dirette a facilitare il rilascio delle bolle dei prodotti gassosi nella massa degli elettroliti liquidi. Tali reti, lamiere perforate o stirate, sono costruite con materiali elettricamente conduttivi resistenti alla corrosione, tipicamente acciaio al carbonio, acciaio inossidabile, nichel e sue leghe per i catodi, titanio per gli anodi. Tali reti o lamiere perforate o stirate sono inoltre dotate di rivestimenti elettrocatalitici per mantenere la tensione di funzionamento a valori sufficientemente bassi.
La figura 1 rappresenta una vista frontale di un compartimento di una di tali celle elementari, in cui i componenti essenziali sono indicati da numeri mantenuti invariati per le stesse parti nelle figure successive. In particolare, 1 indica il compartimento nel suo insieme avente la forma di un vassoio poco profondo, 2 indica la flangia periferica piana su cui è alloggiata la guarnizione perimetrale 3, 4 rappresenta l'elettrodo del compartimento costituito da una rete o lamiera perforata o stirata, 5 i supporti su cui è fissato l'elettrodo 4 in modo da consentirne il collegamento elettrico con la parete di fondo del compartimento.
La figura 2 rappresenta una sezione del compartimento di figura 1 secondo il piano A-A', accoppiato alla sezione di un analogo compartimento con formazione della scatola sostanzialmente piatta da cui è costituita ogni cella elementare degli elettro lizzatori a membrana di tipo filtro-pressa. La figura 2 comprende oltre ai componenti già identificati in figura 1 gli analoghi componenti del secondo compartimento (numeri 6, 7, 8, 9, 10) e la membrana a scambio ionico 11. Normalmente la pressione del compartimento catodico, 6 in figura 2, è tenuta ad un valore leggermente superiore rispetto a quella del compartimento anodico, 1 in figura 2. Per effetto di questo differenziale di pressione la membrana 11 è mantenuta pressata contro uno dei due elettrodi (elettrodo 4, solitamente l'anodo, in figura 2). Se la periferia di tale elettrodo è curvata, la membrana tende a formare una piega dove manca l'azione di sostegno, cioè nello spazio libero compreso fra periferia dell'elettrodo 4 e guarnizione 3. La figura 2 mostra una struttura interna della cella elementare con gli elettrodi 4 e 9 separati da una certa distanza, dell'ordine normalmente di alcuni millimetri ("finite-gap" nel linguaggio tecnico comunemente adottato). La figura 3 rappresenta una sezione di cella elementare di tipo "zero-gap". In particolare, oltre ai componenti già descritti nelle precedenti due figure, 13 identifica l'elettrodo a contatto con la membrana 11 , pressata come visto contro il secondo elettrodo 4. L'elettrodo 13 è mantenuto contro la membrana 11 grazie ad un elemento elastico 12, elettricamente conduttivo, inserito fra lo stesso elettrodo 13 e la rete o lamiera forata o espansa 9. Quest'ultima, in questo tipo di cella, funziona in realtà come distributore di corrente e come struttura rigida in grado di mantenere sotto pressione l'insieme elemento elastico 12/elettrodo 13. L'elemento elastico 12, schematizzato in figura 3, può essere costituito nella realtà da un insieme di molle o da un materassino formato da un intreccio di fili metallici (cfr. brevetto IT 1.193.893).
La figura 4 è una sezione di una ulteriore struttura interna di cella elementare tipo "finite-gap". In questo caso l'elettrodo 4 su cui è pressata la membrana 11 non è curvato nella sua porzione periferica ed è appoggiato sulla flangia 2, alla quale può essere fissato mediante saldatura. La membrana 11 è meglio sostenuta anche perimetralmente e non forma pieghe, se non in modo assai meno evidente di quanto avviene nelle celle di figure 2 e 3.
Nel caso dell'elettrolisi cloro-soda le condizioni di grande aggressività degli elettroliti impongono l'uso di materiali speciali per la costruzione delle celle elementari (ad esempio titanio per i compartimenti anodici, acciai inossidabili o nichel e sue leghe per quelli catodici). In particolare è necessario utilizzare membrane a scambio ionico di tipo perfluorurato, del tipo Nafion® commercializzato da Du Pont (USA), o Flemion® commercializzato da Asahi Glass (Giappone) o altri simili tipi.
Per quanto concerne le guarnizioni, mentre quelle sul lato catodico, 8 in figure 2, 3 e 4, sono costruite con gomme del tipo EPDM, quelle sul lato anodico, 3 in figure 2, 3 e 4, devono essere fabbricate in materiali più costosi come gomme fluorurate o in alternativa con gomme tipo EPDM rivestite con un film di materiale resistente, come ad esempio politetrafluoroetilene. Durante l'esercizio, gli elettroliti, rispettivamente salamoia e soda caustica sono alimentati nella parte inferiore dei compartimenti anodici e catodici, attraverso opportuni condotti (non mostrati nelle figure) e la miscela di elettroliti e prodotti gassosi (cloro nel compartimento anodico e idrogeno in quello catodico) vengono estratti con vari dispositivi (ugualmente non mostrati nelle figure), precedentemente descritti.
Come discusso, questo dispositivi permettono di attenuare in modo notevole le pulsazioni di pressione che sono generate nei condotti di uscita dalle miscele liquido-gas che devono essere estratte dai compartimenti catodici e anodici di ogni cella elementare. Tuttavia, anche questa migliorata situazione può risultare dannosa per le delicate membrane a scambio ionico, quando casualmente le residue pulsazioni di pressione vengono a trovarsi in opposizione di fase. In questo caso il differenziale di pressione generato può essere sufficiente a indurre una sensibile flessione periodica delle membrane in particolare lungo la periferia in prossimità delle guarnizioni che rappresentano il punto di vincolo. La flessione periferica è più o meno pronunciata a seconda che la geometria del bordo dell'elettrodo che sostiene la membrana, solitamente l'anodo, sia del tipo illustrato in figura 2 o 4. Come conseguenza della flessione periodica la membrana risulta soggetta a danni dovuti a fatica o ad abrasione. Per limitare i rischi la superficie dell'elettrodo che sostiene la membrana (4 nelle figure 1, 2, 3, 4) deve essere priva di asperità (può essere, ad esempio, utilizzata una lamiera stirata spianata a fondo) e raccordata con attenzione nella sua porzione periferica.
È da notare che la configurazione "zero-gap" illustrata in figura 3 fornisce una ulteriore protezione della membrana nei confronti delle residue pulsazioni di pressione, poiché la membrana, pressata fra i due elettrodi 4 e 13, risulta maggiormente bloccata rispetto alla situazione delle celle di tipo "finite-gap". La presente invenzione è illustrata in figura 5 per una cella del tipo "finite-gap" e nella figura 6 per una cella del tipo "zero-gap".
La figura 5 mostra i due elementi costitutivi il cui uso singolo o congiunto caratterizza la presente invenzione, il nastro 14 e la guarnizione 15 maggiorata come larghezza rispetto alla guarnizione 8 delle celle note nella tecnica (figure 2, 3 e 4).
Il nastro 14 deve avere larghezza sufficiente a coprire la porzione periferica piana dell'elettrodo 4, su cui è pressata la membrana, e parte della corrispondente guarnizione 3, Il nastro 14 svolge così una funzione di sostegno e impedisce alla membrana di flettere nella zona di discontinuità fra elettrodo 4 e guarnizione 3. Indicativamente tale larghezza è compresa fra 10 e 30 mm. Larghezze eccessive sono da evitare in quanto comportano inutili costi addizionali e limitano la superficie libera di membrana utilizzabile per l'elettrolisi. D'altra parte larghezze troppo ridotte non permettono di coprire con sicurezza la zona di discontinuità fra bordo dell'elettrodo e guarnizione. Per quanto concerne lo spessore, questo deve essere compreso indicativamente fra 0,05 e 0,5 mm. Spessori troppo piccoli indeboliscono il nastro che non è in grado di sostenere adeguatamente la membrana nella zona perimetrale di discontinuità. Spessori rilevanti, per contro, sono ugualmente da evitare in quanto ostacolano l'omogenea compressione delle guarnizioni e, formando uno spigolo troppo pronunciato nella parte adiacente all'elettrodo, possono danneggiare la membrana.
Per quanto riguarda i materiali di costruzione del nastro, questi devono essere resistenti all'elettrolita oltre che possedere sufficienti caratteristiche meccaniche. Nel caso dell'elettrolisi cloro-soda si può usare titanio come materiale metallico e, preferibilmente per i costi inferiori, polimeri perfluorurati come ad esempio poi itetrafluoroeti lene.
Per rendere più semplice la messa in opera, è preferibile che il nastro della invenzione sia dotato sulla faccia pressata contro l'elettrodo di un film di adesivo. È ancor più preferibile che tale adesivo sia di tipo resistente agli elettroliti in modo da mantenere il nastro nella corretta posizione durante l’esercizio e anche durante eventuali aperture degli elettrolizzatori effettuate per ispezionare i componenti interni.
Per quanto riguarda il primo punto, mantenimento nella corretta posizione durante l'esercizio, questo risultato può essere ottenuto anche grazie all'uso congiunto del secondo componente dell'invenzione, la guarnizione a larghezza maggiorata.
Come mostra la figura 5, tale guarnizione, individuata con il numero 15, è quella che si trova sul lato opposto della membrana rispetto al nastro 14. Ad esempio negli elettrolizzatori cloro-soda, in cui come detto normalmente la pressione del compartimento catodico è più elevata di quella del compartimento anodico, il nastro 14 è situato nel compartimento anodico ed è applicato sulla porzione periferica piana dell'anodo 4 e su parte della guarnizione anodica 3, costruita con gomma fluorurata o con gomma EPDM rivestita con un film di polimero perfluorurato.
La guarnizione a larghezza maggiorata 15 è situata nel compartimento catodico ed è costituita da gomma EPDM.
La figura 5 indica anche che la guarnizione a larghezza maggiorata 15 si estende dalla flangia 7 fino a coprire parte della superficie piana dell'elettrodo 9 (normalmente il catodo negli elettrolizzatori cloro-soda).
Se la guarnizione a larghezza maggiorata 15 ha lo spessore opportunamente superiore a quello della distanza esistente fra elettrodo 9 e membrana 11 e se l'elettrodo 4 ha adeguata rigidità, è evidente che la guarnizione 15 risulta compressa e a sua volta comprime la membrana 11 e il nastro 14 contro la porzione periferica piana dell'elettrodo 4.
La figura 6 illustra schematicamente una ulteriore realizzazione della presente invenzione in una cella elementare di elettrolizzatore di tipo "zero-gap" già mostrato in figura 3 e precedentemente discussa, in questo caso la guarnizione a larghezza maggiorata 15 è opportunamente profilata in modo da consentire l'adattamento progressivo dell'elettrodo 13 e dell'elemento elastico 12. Conseguentemente la guarnizione a larghezza maggiorata 15 è pressata contro la membrana 11 e il nastro 14 senza che le pressioni di contatto siano eccessive.
L'uso congiunto del nastro e della guarnizione a larghezza maggiorata della presente invenzione consente di ottenere i seguenti risultati:
• mantenimento in posizione del nastro per periodi prolungati di esercizio anche se l'adesivo che fissa il nastro all'elettrodo di appoggio dovesse essere asportato dall'elettrolita.
• totale eliminazione delle flessioni della membrana a scambio ionico che risulta bloccata fra il nastro e la guarnizione a larghezza maggiorata.
• sigillatura molto efficace in corrispondenza del bordo nastro/guarnizione a larghezza maggiorata. Ne consegue che eventuali danni prodottisi durante l'assemblaggio degli elettrolizzatori a causa di difetti della periferia degli elettrodi (raccordatura non adeguata, spigoli vivi) non provocano un apprezzabile miscelamento degli elettroliti e dei prodotti gassosi contenuti nei compartimenti catodici e anodici.
Nel caso specifico degli elettrolizzatori cloro-soda, la sigillatura sopra ricordata significa evitare la formazione di miscele idrogeno-cloro potenzialmente pericolose e l'entrata di soda caustica nel compartimento anodico in titanio con conseguente grave corrosione e aumento del contenuto di ossigeno nel cloro prodotto. La sigillatura di cui sopra evita anche che si formino sacche stagnanti di gas fra membrana e nastro dell'invenzione. Questo risultato è particolarmente importante nel caso degli elettrolizzatori cloro-soda, dove le eventuali sacche di gas sarebbero sacche di cloro. La presenza prolungata di cloro gassoso in contatto con le membrane a scambio ionico anche di tipo perfluorato è in grado, infatti, di indurre gravi danneggiamenti (T. Yamashita et al. in Modern Chlor-Alkali Technology, Voi. 4, p. 109, Society of Chemical Industry, Elsevier, 1990).
Per quanto concerne la posizione relativa nastro, guarnizione a larghezza maggiorata, la situazione ottimale è evidentemente quella in cui il bordo interno {lato elettrolita) di entrambi coincide. Ovviamente questa situazione ottimale è difficile da realizzarsi nella pratica. L'esperienza ha dimostrato che anche condizioni di non completa sovrapposizione sono ugualmente accettabili. Con non completa sovrapposizione si intendono qui posizioni reciproche di nastro e guarnizione a larghezza maggiorata, che lascino uno dei due sporgente rispetto all'altro, lato elettrolita, anche di alcuni millimetri.
Si è anche notato, come ulteriore marginale vantaggio nel caso della elettrolisi cloro-soda, che il nastro dell'invenzione assicura una sufficiente protezione alla guarnizione anodica, che pertanto può essere costruita semplicemente con gomma tipo EPDM priva del film di copertura di polimero perfluorato, con conseguente diminuzione dei costi di produzione.
L'efficacia della presente invenzione, in particolare quando il nastro è usato congiuntamente con la guarnizione a larghezza maggiorata, è tale per cui si sono ottenuti prolungati periodi di funzionamento senza danni alle membrane anche con elettrolizzatori costituiti da celle elementari sprovviste dei dispositivi di eliminazione o smorzamento delle pulsazioni di pressione noti nella tecnica. La precedente discussione ha descritto le caratteristiche essenziali dell'invenzione che non è comunque ad esse limitata. È inteso che i concetti alla base dell'invenzione possano trovare adeguata realizzazione anche con differenti realizzazioni tecnologiche.

Claims (10)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Elettrolizzatore per processi elettrochimici con formazione di prodotti gassosi, costituita da una molteplicità di celle elementari, ogni cella elementare essendo suddivisa da una membrana a scambio ionico o da un diaframma poroso in due compartimenti comprendenti ciascuno un elettrodo con una porzione piana periferica e una guarnizione perimetrale, uno di detti compartimenti operante a pressione minore di quella dell'altro compartimento, detti compartimenti essendo provvisti di mezzi per l'immissione di elettroliti e di mezzi per l'estrazione degli elettroliti e dei prodotti gassosi, caratterizzato dal fatto che un nastro di materiale resistente all'azione corrosiva degli elettroliti è applicato su detta porzione piana periferica e su detta guarnizione perimetrale del compartimento operante a pressione minore.
  2. 2. L'elettrolizzatore di rivendicazione 1 caratterizzato del fatto che detto nastro è di materiale metallico ed è costituito da titanio.
  3. 3. L'elettrolizzatore di rivendicazione 1 caratterizzato del fatto che detto nastro è di materiale polimerico perfluorato.
  4. 4. L’elettrolizzatore di rivendicazione 1 caratterizzato del fatto che detto nastro è provvisto di adesivo sulla faccia in contatto con detta porzione piana periferica e detta guarnizione perimetrale.
  5. 5. L'elettrolizzatore di rivendicazione 1 caratterizzato del fatto che detto nastro ha spessore compreso fra 0,05 e 0,5 mm.
  6. 6. L'elettrolizzatore di rivendicazione 1 caratterizzato del fatto che detto nastro ha larghezza compresa fra 10 e 30 mm.
  7. 7. L'elettrolizzatore di rivendicazione 1 caratterizzato del fatto che detta guarnizione perimetrale dell'altro compartimento ha larghezza maggiorata ed è mantenuta compressa dall'elettrodo di detto altro compartimento.
  8. 8. L'elettrolizzatore di rivendicazione 7 caratterizzato del fatto che i bordi lato elettrolita di detta guarnizione perimetrale dell'altro compartimento e di detto nastro coincidono.
  9. 9. L'elettrolizzatore delle precedenti rivendicazioni caratterizzato del fatto che detto elettrolizzatore è adatto all'elettrolisi cloro-soda e che detto compartimento operante a pressione minore è il compartimento anodico e la sua guarnizione perimetrale è costituita da gomma EPDM.
  10. 10. L'elettrolizzatore delle precedenti rivendicazioni caratterizzato del fatto che detti mezzi per l'estrazione degli elettroliti e dei prodotti gassosi smorzano le pulsazioni della pressione di detti compartimenti.
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