CH694463A5 - Procedimento e impianto per il trattamento delle pelli animali. - Google Patents

Procedimento e impianto per il trattamento delle pelli animali. Download PDF

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CH694463A5
CH694463A5 CH02275/99A CH227599A CH694463A5 CH 694463 A5 CH694463 A5 CH 694463A5 CH 02275/99 A CH02275/99 A CH 02275/99A CH 227599 A CH227599 A CH 227599A CH 694463 A5 CH694463 A5 CH 694463A5
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Mario Ciucani
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    • CCHEMISTRY; METALLURGY
    • C14SKINS; HIDES; PELTS; LEATHER
    • C14CCHEMICAL TREATMENT OF HIDES, SKINS OR LEATHER, e.g. TANNING, IMPREGNATING, FINISHING; APPARATUS THEREFOR; COMPOSITIONS FOR TANNING
    • C14C15/00Apparatus for chemical treatment or washing of hides, skins, or leather

Description


  



   La presente invenzione si inquadra nel settore tecnico concernente il trattamento delle pelli animali. 



   In particolare, l'invenzione concerne un procedimento industriale per la trasformazione delle pelli animali fresche in "wet white", con tale termine intendendosi le pelli animali private del pelo, del carniccio e delle altre impurità superficiali, integre o spaccate in "pieno fiore" e in "crosta", stabilizzate in via definitiva, umide o secche e di colore biancastro. Quest'ultima caratteristica le differenzia visibilmente da quelle denominate "wet blue", frutto del processo di concia che, utilizzando agenti chimici come il cromo, conferisce una colorazione bluastra o comunque diversa da quella naturale. 



   E noto che fin dall'antichità è stato utilizzato il trattamento di concia delle pelli animali, mediante soluzioni che si fissano in maniera irreversibile alle pelli stesse. La concia ha quindi trovato applicazione in campo industriale, principalmente con l'introduzione del trattamento delle pelli al cromo che ha consentito di ridurre significativamente i tempi del processo. 



   Tale processo comporta infatti normalmente una serie di fasi che richiedono tempi di esecuzione elevati. La concia vera e propria è preceduta da diversi trattamenti preparatori delle pelli, che provvedono all'eliminazione delle impurità e del grasso ancora presenti e successivamente alla depilazione. 



   Il problema principale nel trattamento della pelle animale risiede nel fatto che essa, per la sua natura organica, è soggetta a rapida putrefazione, specialmente in quelle aree il cui clima accelera l'azione batteriologica che ne provoca la decomposizione annullando quindi la sua utilità commerciale. 



   Il primo trattamento delle pelli animali avviene tradizionalmente nell'impianto di raccolta delle pelli fresche, e talvolta negli impianti stessi di macellazione, con l'applicazione di cloruro di sodio, cioè normale sale da cucina, per impedire la decomposizione e la putrefazione. 



   L'applicazione del cloruro di sodio sulla parte interna della pelle è causa di inquinamento, e inoltre può danneggiare il cosiddetto "fiore" della pelle provocandone il declassamento qualitativo se non proprio lo scarto della pelle con il relativo problema di smaltimento. 



   Questa fase di salatura e di conservazione condiziona gran parte del processo di concia che si sviluppa attraverso una lunga serie di trattamenti, mediante grandi attrezzature e svariate sostanze che provocano un ambiente di lavoro malsano e possono compromettere la situazione ambientale. 



   Il sale viene utilizzato anche successivamente, nell'operazione cosiddetta di "piklaggio" che determina una migliore penetrazione dei sali concianti, ad esempio sali di cromo. 



   I trattamenti citati vengono eseguiti usualmente in appositi bottali, in presenza di idonee soluzioni liquide. I bottali hanno grandi dimensioni, per consentire una elevata produttività, in ragione degli elevati tempi richiesti, variabili comunque in rapporto alle caratteristiche delle pelli trattate. 



   Un problema specifico che si presenta nel settore considerato è costituito pertanto dall'esigenza di ridurre l'inquinamento ambientale prodotto dalle industrie conciarie, in particolare tramite gli scarichi industriali. Le sostanze utilizzate per realizzare i trattamenti citati sono infatti molto inquinanti e i loro residui possono essere dispersi nell'ambiente solo dopo una adeguata depurazione. 



   Lo scopo della presente invenzione è quello di proporre un procedimento che    consenta di realizzare il trattamento delle pelli animali migliorando l'impatto ambientale del processo, in particolare eliminando l'impiego di sostanze chimiche così da non richiedere alcun impianto di depurazione. 



   Un altro scopo dell'invenzione è quello di proporre un procedimento che consenta una riduzione dei tempi operativi e dei costi di produzione, a parità di livello qualitativo del prodotto. 



   Un altro scopo ancora dell'invenzione è quello di proporre un procedimento che consenta di limitare notevolmente l'uso delle sostanze impiegate per i diversi trattamenti, in particolare facendo ricorso a un numero limitato di sostanze di facile e diffusa reperibilità. 



   Un ulteriore scopo dell'invenzione è quello di fornire un impianto che consenta di attuare il suddetto procedimento con una struttura semplice, funzionale e compatta, così da occupare una superficie molto contenuta. 



   Gli scopi citati vengono ottenuti in accordo con quanto riportato nelle rivendicazioni. 



   Le caratteristiche dell'invenzione sono evidenziate nel seguito, con particolare riferimento alle unite tavole di disegno, nelle quali: la fig. 1 illustra una vista schematica in prospettiva di un tavolo di preparazione della pelle da trattare; la fig. 2 illustra una vista laterale di una pelle disposta su una lastra di supporto; la fig. 3 illustra una vista laterale schematica di un dispositivo di trasferimento delle pelli da trattare all'interno di un recipiente di trattamento; la fig. 4 illustra, nella medesima vista laterale, un particolare ingrandito di tale recipiente di trattamento, in cui è visualizzato un organo di presa a pinza utilizzato nell'impianto in oggetto; la fig. 5 ne illustra una corrispondente vista frontale; la fìg. 6 illustra una vista schematica del suddetto recipiente di trattamento e degli organi ad esso connessi;

   la fìg. 7 illustra una vista schematica d'insieme dell'impianto per il trattamento delle pelli secondo la presente invenzione; la fig. 8 illustra una analoga vista schematica d'insieme di una diversa forma realizzativa dell'impianto in oggetto. 



   Con riferimento alle suddette figure, si sono indicate con 1 le pelli da trattare mediante il procedimento in oggetto. 



   Tale procedimento prende avvio da pelli fresche o refrigerate, così come normalmente prodotte dagli impianti di macellazione, e non assoggettate a trattamento di salatura ma opportunamente selezionate per qualità e tipologie dimensionali e private delle eventuali porzioni non assoggettabili al trattamento. La pelle 1 da trattare viene disposta inizialmente su un tavolo 5 di preparazione composto da due piani ravvicinati per essere esaminata, classificata, preparata e quindi posizionata a cavallo di una lastra 2 di supporto, con la parte del fiore rivolta all'esterno e con l'asse testa-coda in corrispondenza del bordo superiore della stessa lastra 2 (fig. 1). La lastra 2, realizzata di materiale plastico, presenta numerosi fori destinati ad accogliere dei ganci 4 di fissaggio della pelle 1.

   La pelle 1 viene infatti mantenuta in tensione e aderente alla lastra 2 mediante l'applicazione manuale dei ganci 4 ai suoi bordi (fig. 2). 



   I vari lotti vengono pesati e posizionati su carrelli metallici opportunamente numerati, ciascuno dei quali viene munito di una scheda con i dati relativi al carico; i carrelli vengono quindi dislocati nella camera refrigerata del magazzino, da cui vengono estratti al momento di avviare il trattamento. 



   Il procedimento in oggetto prevede di operare il trattamento delle pelli 1 mediante un    unico recipiente, indicato nell'insieme con 10, nel quale le pelli stesse vengono posizionate in sospensione, a cavallo delle relative lastre 2. Le pelli vengono estratte dal recipiente 10 a fine ciclo, quando hanno raggiunto lo stato di "wet white". 



   Più in particolare, il citato recipiente 10 prevede un contenitore cilindrico 11 metallico, con coperchio a tenuta stagna, nel quale è disposta e ancorata una vasca 12 di acciaio inossidabile, priva di coperchio (si veda fig. 6). Il contenitore esterno 11 è strutturato in maniera da resistere a una pressione negativa di -0,9119 bar (-0,9 atm)  -  -0,9879 bar (-0,975 atm) ed è dotato esternamente di un rivestimento di materiale coibente, per evitare dispersioni di calore e agevolare la stabilità della temperatura interna. Il contenitore 11 ha infatti la funzione di creare intorno alla vasca 12 un'intercapedine contenente acqua. La vasca 12 è infatti predisposta per accogliere le lastre 2 su cui vengono posizionate le pelli 1. 



   Le lastre 2 vengono inserite nelle sedi definite da organi di guida 20 all'interno della vasca 12 mediante un dispositivo di trasferimento 3 dotato di una coppia di organi di presa a pinza 30 (fig. 3). Come visibile in dettaglio nelle figure 4 e 5, tali organi di presa a pinza 30 prevedono rispettivamente una ganascia 31 conformante invito per l'inserimento sulla lastra 2 e dotata di un organo di aggancio 32, azionato da un attuatore pneumatico 33, che è atto a impegnare un corrispondente foro 22 praticato sulla lastra 2. 



   Le guide 20 sono applicate a pareti opposte della vasca, in maniera da formare scanalature destinate ad accogliere le lastre 2 di supporto delle pelli. Le guide 20 sono costituite da profilati di acciaio inossidabile, con le estremità superiori opportunamente rastremate per agevolare l'inserimento delle lastre 2. Le pinze 30 sono mobili verticalmente su comando di un pistone pneumatico 34 che è portato da una slitta 35 mobile, su comando di appositi organi di azionamento, lungo una guida 36 orizzontale (si veda ancora fig. 3). Le pinze 30 sono portate da una ulteriore slitta 37 che è mobile orizzontalmente, in direzione perpendicolare alla guida 36, su una corrispondente guida 38 vincolata allo stelo del pistone 34.

   Il dispositivo di trasferimento 3 consente in definitiva di spostare gli organi di presa a pinza 30 secondo tre direzioni ortogonali, in modo da muoverli fra una posizione 30a di prelievo delle lastre 2 da un carrello 6 e una posizione 30b di rilascio delle medesime lastre 2 all'interno della vasca 12. 



   Sul fondo del contenitore 11 sono previsti un organo riscaldante 21, del tipo a resistenza elettrica, un termometro 23 di controllo della temperatura e un pressostato 24; superiormente invece il contenitore 11 è dotato di un interruttore di prossimità 25 destinato a controllare il livello dell'acqua. 



   Il contenitore esterno 11 è collegato a una pompa aspirante 13 atta a creare un ambiente a una pressione negativa destinata a provocare la dilatazione dei pori delle pelli nonché un ambiente che, per non essere soggetto alla pressione atmosferica, agevoli la circolazione e l'efficacia delle soluzioni che vengono per ciascuna fase introdotte nella vasca interna 12. 



   L'impianto comprende inoltre un sistema vibrante 14, azionato elettricamente, posizionato in modo da trasmettere l'azione vibrante al contenitore cilindrico 11 e quindi alla vasca interna 12: La vibrazione determina un movimento continuo, costante e uniforme della soluzione immessa in vasca, assicurando il completo trattamento della superficie esterna o fiore delle pelli. Le porzioni interne delle pelli vengono interessate solo in misura marginale e trascurabile perché protette dalla lastra 2 di supporto alla quale aderiscono. 



   L'acqua è alimentata al recipiente 10 da un serbatoio 7 mediante una conduttura 8 su cui è posta una pompa 9. 



   La vasca 12 ha forma irregolarmente quadrangolare, conformata in funzione della nota sagoma della "mezza pelle", a base inclinata. La vasca 12 è collegata, mediante un'unica tubazione 26 di acciaio inossidabile che attraversa il contenitore cilindrico 11, ai serbatoi di miscelazione 40, 50 e ai serbatoi di decantazione 60 e di recupero 70 dei liquidi di fine ciclo (fig. 7). E da notare che i citati serbatoi possono avere, vantaggiosamente, la stessa capacità della vasca 12. 



   Sulla parte più bassa della base inclinata della vasca è applicato un raccordo di uscita collegato a una tubazione per l'aspirazione dei liquidi e dei residui solidi di fine ciclo e per il loro convogliamento alternativamente ai serbatoi 60 o 70, a seconda che si intenda riutilizzare l'acqua residua tale e quale o la si intenda trattare mediante ebollizione. 



   Più precisamente, nel serbatoio 40 si realizza la miscelazione di acqua, idrossido di sodio o soda caustica e acqua ossigenata. L'acqua ossigenata e la soda caustica sono prelevate da rispettivi contenitori 41, 42 collegati al serbatoio di miscelazione 40 tramite una tubazione 43 dotata di un misuratore di liquidi 44; alla tubazione 43 è collegata altresì la tubazione 46 di arrivo dell'acqua. 



   Nel serbatoio 50 si realizza invece la miscelazione dell'acido cloridrico, prelevato da un relativo contenitore 51, tramite una tubazione 53 derivata dalla tubazione 43. L'impianto prevede inoltre un serbatoio 80 di raccolta dei residui solidi collegato a una pompa aspirante ausiliaria 81 o alternativamente alla pompa aspirante 13 principale, nonché un evaporatore 90, costituito in sostanza da una caldaia di rame racchiusa in un manufatto cementizio coibentato. 



   I serbatoi di decantazione 60 e di recupero 70 dei liquidi di fine ciclo sono alimentati da tubazioni 61, 71 derivate dalla tubazione 26 in uscita dalla vasca 12 e sono collegati mediante ulteriori tubazioni 62, 72 all'evaporatore 90; i serbatoi di    decantazione 60 e di recupero 70 sono inoltre collegati mediante una tubazione 47 al contenitore 42 della soda caustica. 



   Tutti i movimenti dei liquidi e dei residui, il loro dosaggio, le miscelazioni e i relativi percorsi sono comandati mediante una relative elettropompe 45, 55, 65, 75, 85 e 95 azionate secondo programmi temporali prestabiliti. Tali elettropompe, nonché le valvole di intercettazione delle tubazioni citate e le pompe aspiranti sono controllate elettronicamente mediante una centralina di controllo 15 che riceve altresì i segnali forniti dagli strumenti di misura associati ai diversi recipienti o serbatoi, qualitermometri, pressostati, pH-metri e simili. 



   Inserendo nel programma della centralina di controllo 15 i soli dati del peso e del colore delle pelli da trattare, vengono automaticamente definite tutte le variabili che si susseguono nel ciclo di produzione, quali la quantità dei liquidi, i tempi di miscelazione, i valori di pressione e temperatura e simili. 



   In pratica, il procedimento in oggetto prevede dapprima una fase di pulizia della pelle che prende avvio con il riscaldamento, fino a una temperatura di circa 30 DEG C, dell'acqua contenuta nel contenitore cilindrico 11, portata a un livello di poco inferiore al bordo della vasca 12, e di una soluzione acquosa costituita da 96% di acqua, 2% di soda caustica e 2% di acqua ossigenata, realizzata nel serbatoio di miscelazione 40, in una quantità calcolata in funzione del peso delle pelli da trattare. 



   Raggiunta la suddetta temperatura, le pelli fresche da trattare, disposte ciascuna su una lastra 2 di supporto, vengono prelevate dal carrello 6 e inserite nella vasca 12 mediante il dispositivo di trasferimento 3. 



   Viene quindi chiuso ermeticamente il contenitore cilindrico 11 e si avvia la pompa di aspirazione 13, fino a portare l'interno del recipiente 10 a una pressione negativa di circa -0,49 bar (-0,5 ate). 



   Dopo un tempo di circa 15 minuti, si avvia quindi il sistema vibrante 14, mentre si mantengono costanti la depressione e la temperatura del liquido mediante gli appositi pressostato 24 e termostato 23. 



   Per effetto dello scarto di pressione, aprendo il tubo di collegamento, la soluzione contenuta nel serbatoio di miscelazione 40 viene aspirata completamente nella vasca 12. Tale soluzione, già quantificata secondo i parametri summenzionati, raggiunge un livello tale da coprire l'intera massa delle pelli 1 disposte nella vasca 12. Al termine dell'operazione di travaso della soluzione nella vasca 12, all'interno del serbatoio 40 si attua una nuova miscelazione di acqua, soda caustica e acqua ossigenata, nella quantità necessaria per il ciclo successivo. 



   La vibrazione del recipiente 10, mantenuta per il tempo necessario al trattamento, agevola l'azione della soluzione immessa nella vasca 12, assicurando il completo trattamento della superficie esterna o fiore delle pelli, il cui lato interno viene invece interessato solo in maniera trascurabile perché protetto dalla lastra 2 cui aderisce. Termostato 23 e pressostato 24 assicurano la costanza della temperatura interna alla vasca 12 e della pressione negativa all'interno del recipiente 10, per tutta la durata dell'operazione. 



   Va notato che la soluzione in cui sono immerse le pelli fresche ne arresta il processo di decomposizione grazie all'azione della soda caustica. Poiché tale azione ha inizio poco dopo che le pelli fresche sono state prelevate dalle celle refrigerate, è possibile l'adozione del procedimento in oggetto anche in zone a clima particolarmente caldo. Le pelli vengono assoggettate all'azione della soluzione citata, in condizioni di temperatura, pressione e vibrazione generalmente costanti, per un periodo di tempo prefissato e corrispondente in particolare a sette ore nel caso di pelli a pelo di colore nero, quattro ore se a pelo di colore bianco, sei ore se a pelo di colore diverso o pezzato. 



   La dissoluzione del pelo avviene ad opera di acqua ossigenata e soda caustica. L'azione ossidante e radicalica dell'acqua ossigenata si svolge sulla membrana della cuticola e sulle alfa-cheratine che costituiscono il pelo. L'azione di taglio si verifica sulla regione del colletto che generalmente è intradermico. A causa della decompressione, il colletto affiora e può essere quindi attaccato più velocemente, data la sezione minore rispetto a quella media del pelo. L'azione dell'acqua ossigenata può essere sia di tipo radicalico che ossidante nei confronti della membrana e del glicocalice, la struttura glicoproteica presente sulla superficie membranale che conferisce anche l'adesione fra cellule. 



   L'alterazione della struttura dell'acido grasso determina una perdita della stabilità membranale con rottura della struttura 



   
EMI10.1
 



   I radicali attaccano le strutture dei glucidi e degli amminoacidi sui gruppi -OH e -NH 2 ; inoltre l'azione stessa dell'acqua ossigenata ossida i gruppi R-CH 2 -OH e R-CO-H. 



   In questo modo tutte le strutture stabilizzate da legami idrogeno vengono alterate per rottura di queste interazioni. 



   La soda caustica agisce a vari livelli sulla membrana alterando la struttura per idrolisi fosfolipidica: 



   
EMI11.1
 



   In questo modo la struttura è distrutta e inoltre si idrolizza il legame carboammidico liberando gli amminoacidi della proteina alfa-cheratina. 



   Al termine di questo primo trattamento, definito da un temporizzatore, le pelli risultano depilate e pulite in un ambiente fortemente basico, con un valore di pH pari circa a 14. 



   Alla fine della fase di pulizia della pelle, la vasca 12 viene riportata a pressione ambientale e tutto il liquido in essa contenuto, inclusi i residui organici di risulta del processo di pulizia, viene avviato nel serbatoio di miscelazione 50, per attuare la fase di stabilizzazione della pelle. 



   Dal contenitore 51 viene prelevata una quantità di acido cloridrico tale da neutralizzare la soda caustica, pari ad esempio allo 0,5% del volume dell'acqua iniziale. L'acido cloridrico viene convogliato al serbatoio di miscelazione 50, nel quale affluisce un getto di aria compressa che facilita la completa miscelazione dei liquidi. 



   La vasca 12 viene intanto riportata in decompressione e una volta raggiunta una pressione negativa di -0,49 bar (-0,5 ate)  -  -0,59 bar (-0,6 ate) si aspira l'intero contenuto del serbatoio 50. 



   L'acido cloridrico ha la funzione di neutralizzare il quantitativo di sòda esistente nella soluzione e quello assorbito dalla pelle. Ciò avviene mediante la combinazione dell'acido cloridrico con la soda disciolta nella vasca 12 che genera cloruro di sodio. 



   Tale operazione viene controllata mediante un apposito pHmetro che, al    raggiungimento del valore neutro, invia il comando di fine ciclo avviando la pompa di aspirazione di tutta la soluzione o sospensione contenuta in vasca. 



   L'acido cloridrico provoca inoltre il restringimento dei pori della pelle, evitando in tal modo che, quando il "wet white" sarà sottoposto a concia o a colorazione, il prodotto conciante possa danneggiare il fiore della pelle. 



   La fase di stabilizzazione della pelle sopra descritta non ha una durata fissa, dipendendo questa dal valore iniziale del pH e dal tempo necessario a portarlo al valore pari a 7. La vasca 12 viene quindi nuovamente riportata alla pressione ambientale. 



   Le pelli vengono quindi estratte e sistemate in una apposita rastrelliera per la loro essiccazione. 



   Segue la fase di trattamento dei residui. La sospensione acquosa di risulta del processo può essere convogliata nel serbatoio di recupero 70, se si intende sottoporla a processo dì evaporazione, o nel serbatoio di decantazione 60, se si intende procedere alla decantazione dei residui solidi e recuperare, per il successivo impiego, la sola soluzione acquosa superficiale da convogliare nell'evaporatore 90. 



   Nel primo caso si ottengono residui solidi parzialmente essiccati che vengono aspirati dal serbatoio di raccolta 80, mentre l'acqua depurata per ebollizione, nell'evaporatore 90, può essere inviata al serbatoio di miscelazione 40 per il ciclo successivo o dispersa nell'ambiente. 



   Nel secondo caso invece il sedimento, dopo la separazione del liquido superficiale, viene aspirato come nel caso precedente dal serbatoio di raccolta. 



   Va notato il fatto che in entrambi i casi il materiale di risulta del processo, prima di essere inviato all'evaporatore 90 o al serbatoio di raccolta 80, viene trattato mediante aggiunta di soda caustica fino al raggiungimento di un valore di pH pari circa a 7. La    soda è prelevata dal relativo contenitore 41 e inviata alternativamente nei serbatoi 70 o 60. 



   Il procedimento descritto raggiunge pertanto lo scopo di realizzare il trattamento delle pelli animali migliorando l'impatto ambientale del processo, in particolare eliminando l'impiego di sostanze chimiche così da non richiedere alcun impianto di depurazione. Una prima prerogativa del procedimento in oggetto è di eliminare l'operazione di salatura iniziale necessaria nell'arte conciaria nota, giacché esso prende avvio dalle pelli fresche. Si evitano in tal modo i costi delle operazioni di salatura, dissalatura e rinverdimento nonché i danni che tali operazioni possono provocare all'ambiente, oltre che alle pelli. 



   In effetti il procedimento descritto può essere inteso come proseguimento delle operazioni di macellazione e non come sistema di concia o di pre-concia, ancorché i risultati possano essere assimilati quanto a natura e destinazione del prodotto finale. Una seconda prerogativa del procedimento in oggetto è di limitare notevolmente l'uso delle sostanze impiegate per i diversi trattamenti. In particolare il procedimento fa uso di tre sole sostanze di facile reperibilità e di costo moderato (acqua ossigenata, soda caustica e acido cloridrico), pur ottenendo risultati ottimali sia in termini di stabilizzazione della pelle che di proprietà merceologiche del semilavorato. Vengono di conseguenza eliminate tutte le sostanze chimiche impiegate nell'arte conciaria nota e le relative procedure di smaltimento.

   In pratica il procedimento non richiede alcun impianto di depurazione, riducendosi l'operazione corrispondente a un semplice trattamento di residui riutilizzabili ad esempio nel settore agricolo. Un altro aspetto vantaggioso è conseguente al fatto che il cloruro di sodio viene generato durante l'attuazione del trattamento delle pelli, con queste ultime predisposte ad accoglierlo in modo uniforme e in profondità. 



   Un altro elemento innovativo è costituito dalla compattezza dell'impianto utilizzato che utilizza una sola vasca di trattamento, elimina le varie movimentazioni delle pelli e l'uso dei tradizionali bottali, occupando una superficie molto limitata. 



   La soluzione proposta è particolarmente adatta anche per impianti di macellazione. 



   Ciò consente di soddisfare precise tendenze, spesso assunte a ruolo di norme, dei principali Paesi produttori che ostacolano, quando non vietano, l'esportazione di pelli grezze in favore di quelle semilavorate, quale è appunto "wet-white". 



   Il procedimento in oggetto consente inoltre una sensibile riduzione dei tempi operativi e dei costi di produzione. 



   Particolarmente significativo è il risparmio relativo al consumo di un bene importante qual è l'acqua, che risulta sostanzialmente trascurabile, anche in considerazione del fatto che le soluzioni residue vengono recuperate. 



   A differenza poi dei processi di concia tradizionali, che determinano una riduzione della superficie della pelle animale, il procedimento in oggetto tende a dilatarla del 5 - 7%. 



   E da mettere in particolare rilievo il fatto che il procedimento descritto comporta in definitiva un assoluto rispetto dell'ambiente, con una completa rispondenza alle normative vigenti in materia di smaltimento dei rifiuti o degli scarichi industriali. 



   Come si è visto, infatti, il trattamento per la trasformazione delle pelli animali allo stato di "wet white" da luogo a residui di lavorazione consistenti in una sospensione di liquido acquoso e di particene di natura organica. 



   Sottoposta a ebollizione ed evaporazione, la sospensione di risulta del processo viene ripartita in residuo liquido e residui solidi. Sottoposti ad analisi, tali residui danno i seguenti risultati. 



   Per quando attiene al residuo liquido, sottoposto a verifica dei parametri di pH, COD    e cloruri, si è verificato che i valori ottenuti rientrano nei limiti di emissione per scarichi di acque reflue industriali di cui alla tabella 3 dell'allegato 5 del decreto legislativo n DEG 152/99, per cui può essere richiesta una regolare autorizzazione allo scarico con recapito in acque superficiali. Tali acque presentano caratteristiche qualitative tali da potersi ritenere idonee per un riutilizzo nel ciclo produttivo. 



   Per quanto invece attiene ai residui solidi, tutti i parametri rientrano nei valori limite fissati dalla tabella 1.1 della delibera del Comitato interministeriale del 27/07/84 e dall'allegato 1B del decreto legislativo n DEG  99/92 relativo alla "utilizzazione dei fanghi di depurazione in agricoltura". Pertanto, in conformità al D.L. n DEG  22/97, il rifiuto definito come "residuo secco" derivante dal processo di produzione del "wet white" è classificato come "rifiuto speciale non pericoloso cod. CER 04.01.07 fanghi non contenenti cromo". Esso può essere avviato al recupero secondo le procedure concernenti i rifiuti compostabili, all'utilizzazione in agricoltura o allo smaltimento in discarica controllata per rifiuti solidi urbani e assimilabili. 



   Il procedimento proposto non solo assicura un trattamento profondo e completo delle pelli, ma migliora la qualità del prodotto, ed a costi inferiori, rispetto a quella ottenuta attraverso il processo noto di concia. 



   Sul piano economico/ecologico i vantaggi di tale procedimento sono ancor più evidenti, sol che si pensi alla eliminazione della salatura e dei numerosi additivi chimici e, in particolare, agli investimenti ed ai costi di esercizio e di manutenzione degli attuali impianti di depurazione che, oltre a risultare spesso di scarsa efficacia, non risolvono il grave problema della discarica dei residui tossici melmosi. 



   Va sottolineata la modularità dell'impianto, intesa nel senso che esso può essere dimensionato in funzione della specifica dei flussi di pelli disponibili. 



   Inoltre prescindendo da considerazioni di carattere economico, quale quella    dell'ammortamento, è possibile realizzare impianti che processino una come cinquanta o cento o mille o più pelli ai giorno. 



   In fig. 8 è illustrata una diversa forma realizzativa dell'impianto atta alla realizzazione di un trattamento di concia biologica, senza l'impiego di prodotti chimici. In particolare, tale concia biologica è realizzata mediante una sostanza conciante derivante dalla combinazione di tannino biologico (ottenuto da piante contenenti il tannino come le foglie di fico, eucalipto e simili) e pelo dell'animale. 



   L'impianto prevede l'utilizzo di un ulteriore contenitore 52 per la sostanza di concia, collegato al serbatoio di miscelazione 40 tramite la tubazione 43. 



   11 procedimento prevede in questo caso di realizzare inizialmente la fase di pulizia della pelle come descritta in precedenza. Si provvede quindi a realizzare nel serbatoio di miscelazione 40 la soluzione acquosa di acqua, soda caustica e acqua ossigenata. Tale soluzione realizzata nel serbatoio di miscelazione 40 viene poi aspirata all'interno della vasca 12 contenente le pelli 1 da trattare, preventivamente posta in depressione, e si avvia il sistema vibrante 14 per agevolare l'azione della soluzione. 



   Al termine della fase di pulizia delle pelli, il liquido depilante viene estratto dalla vasca 12 e immesso nel serbatoio di recupero 70. Si provvede quindi a caricare con acqua il serbatoio di miscelazione 5.0, nel quali si immette successivamente una idonea quantità di acido cloridrico, prelevato dal contenitore 51. E da notare che tale quantità di acido cloridrico è opportunamente pari alla quantità di soda caustica usata per la precedente fase di pulizia delle pelli. 



   La soluzione acida così ottenuta viene immessa nella vasca 12 delle pelli, per realizzare la cosiddetta fase di piklaggio. L'acido cloridrico si combina con l'idrossido di sodio, dando luogo alla creazione di cloruro di sodio con conseguente abbassamento del pH. 



   Al termine di questa fase, l'acqua di piklaggio viene estratta dalla vasca 12 e immessa nel serbatoio di decantazione 60. 



   Si provvede contestualmente a prelevare una idonea quantità della sostanza di concia dal relativo contenitore 52 e a immetterla nel serbatoio di recupero 70, contenente il liquido di depilazione. La soluzione di acqua di depilazione e sostanza conciante ottenuta viene quindi immessa nella vasca 12 delle pelli, per realizzare il trattamento, definibile con più precisione di riconcia. 



   Al termine della riconcia, si riporta il liquido estratto dalla vasca 12 nel serbatoio di recupero 70. A tale liquido si aggiunge un'opportuna dose di acido cloridrico, prelevato dal contenitore 51, per portare il pH a una valore pari circa a 7. Il liquido, non più acido, può quindi essere immesso nell'evaporatore 90 ed essere sottoposto a ebollizione. 



   Come nel caso precedente, l'acqua depurata può essere scaricata o riutilizzata, mentre i residui solidi possono essere recuperati per l'utilizzo come fertilizzanti in agricoltura. 



   Si intende che quanto sopra è stato descritto a titolo esemplificativo e non limitativo, per cui eventuali varianti costruttive si intendono rientranti nell'ambito protettivo della presente soluzione tecnica, come sopra descritta e nel seguito rivendicata.

Claims (1)

1) Procedimento per il trattamento delle pelli animali, caratterizzato dal fatto che prevede di: disporre le pelli (1) da trattare in forma distesa a cavallo di rispettive lastre (2) di supporto; di introdurre dette lastre (2) di supporto recanti dette pelli (1) da trattare all'interno di un recipiente (10) atto ad essere chiuso in maniera ermetica; di porre in depressione detto recipiente (10); di immettere all'interno di detto recipiente (10) posto in depressione una soluzione liquida atta a realizzare un relativo trattamento; di porre in vibrazione detto recipiente (10) in maniera da determinare un movimento continuo e uniforme della detta soluzione immessa nello stesso recipiente (10). 2) Procedimento per il trattamento delle pelli animali, caratterizzato dal fatto che prevede di: disporre le pelli (1) da trattare in forma distesa a cavallo di rispettive lastre (2) di supporto;
di introdurre dette lastre (2) di supporto recanti dette pelli (1) da trattare all'interno di un recipiente (10) atto ad essere chiuso in maniera ermetica; di porre in depressione detto recipiente (10); di immettere all'interno di detto recipiente (10) posto in depressione una soluzione liquida atta a realizzare un relativo trattamento. 3) Procedimento secondo la rivendicazione 1 o 2, caratterizzato dal fatto che prevede di operare una fase iniziale di pulizia di dette pelli (1) mediante l'immissione del detto recipiente (10) di una soluzione acquosa nella quale sono disciolti acqua ossigenata e idrossido di sodio.
4) Procedimento secondo la rivendicazione 3, caratterizzato dal fatto che detta soluzione acquosa è costituita da acqua per il 96%, nella quale sono disciolti acqua ossigenata in quantità pari al 2% in peso dell'acqua e idrossido di sodio, pari anch'esso al 2% in peso dell'acqua. 5) Procedimento secondo la rivendicazione 3, caratterizzato dal fatto che detta soluzione acquosa è portata a una temperatura di circa 30 DEG C. 6) Procedimento secondo la rivendicazione 3, caratterizzato dal fatto che prevede di porre in depressione detto recipiente (10), durante detta fase di pulizia delle pelli (1), a una pressione negativa di circa -0,49 bar (-0,5 ate).
7) Procedimento secondo la rivendicazione 1 o 2, caratterizzato dal fatto che prevede di operare, dopo una fase di pulizia di dette pelli (1) mediante una soluzione acquosa di idrossido di sodio, una fase di stabilizzazione delle stesse pelli mediante l'immissione del detto recipiente (10) di acido cloridrico. 8) Procedimento secondo la rivendicazione 7, caratterizzato dal fatto che, per realizzare detta fase di stabilizzazione, prevede di estrarre da detto recipiente (10) il liquido di pulizia, inclusi i residui organici di risulta, e di immettere detto liquido di pulizia in un serbatoio di miscelazione (50); di immettere nel detto serbatoio di miscelazione (50) una idonea quantità di acido cloridrico, tale da neutralizzare detto idrossido di sodio, generando cloruro di sodio;
di aspirare la miscela contenente l'acido cloridrico all'interno di detto recipiente (10), per completare la stabilizzazione delle pelli. 9) Procedimento secondo la rivendicazione 1 o 2, caratterizzato dal fatto che comprende una fase di trattamento dei residui che prevede di convogliare la sospensione acquosa di risulta del trattamento, prelevata dal detto recipiente (10) al termine dello stesso trattamento, in un serbatoio di decantazione (60), per procedere alla decantazione dei residui solidi; di trattare detta sospensione acquosa, all'interno di detto serbatoio (60), mediante aggiunta di idrossido di sodio, fino al raggiungimento di un valore di pH pari circa a 7; di convogliare la sola soluzione acquosa superficiale neutralizzata in un evaporatore (90);
di portare ad ebollizione detta soluzione acquosa sospensione acquosa di risulta del trattamento di riconcia, prelevata dal detto recipiente (10) al termine dello stesso trattamento di riconcia, in un serbatoio di recupero (70); di trattare detta sospensione acquosa, all'interno di detto serbatoio (70), mediante aggiunta di idrossido di sodio, fino al raggiungimento di un valore di pH pari circa a 7; di convogliare detta soluzione acquosa in un evaporatore (90); di portare ad ebollizione detta soluzione acquosa immessa nel detto evaporatore (90);
di distillare il vapore acqueo prodotto dall'ebollizione di detta soluzione acquosa per il successivo recupero. 10) Procedimento secondo la rivendicazione 1 o 2, caratterizzato dal fatto che comprende una fase di trattamento dei residui che prevede di convogliare la sospensione acquosa di risulta del trattamento, prelevata dal detto recipiente (10) al termine dello stesso trattamento, in un serbatoio di recupero (70); di trattare detta sospensione acquosa, all'interno di detto serbatoio (70), mediante aggiunta di idrossido di sodio, fino al raggiungimento di un valore di pH pari circa a 7; di convogliare detta soluzione acquosa, in un evaporatore (90); di portare ad ebollizione detta soluzione acquosa immessa nel detto evaporatore (90); di distillare il vapore acqueo prodotto dall'ebollizione di detta soluzione acquosa per il successivo recupero;
di aspirare i residui solidi parzialmente essiccati in un serbatoio di raccolta (80).11) Procedimento secondo la rivendicazione 1 ò 2, caratterizzato dal fatto che prevede di operare una fase di riconcia biologica, aspirando all'interno del detto recipiente (10) una sospensione acquosa preparata mediante l'aggiunta di una sostanza conciante derivata dalla combinazione di tannino biologico e pelo dell'animale.12) Procedimento secondo la rivendicazione 11, caratterizzato dal fatto che detta sostanza conciante, prelevata da un relativo contenitore (52), viene immessa in un serbatoio di recupero (70), contenente il liquido di depilazione prelevato da detto recipiente (10) al termine di una precedente fase di pulizia di dette pelli (1), così da ottenere una soluzione di acqua di depilazione e sostanza conciante destinata ad essere reimmessa nello stesso recipiente (10),
per realizzare il trattamento di riconcia.13) Procedimento secondo la rivendicazione 1 o 2, caratterizzato dal fatto che comprende una fase di trattamento dei residui che prevede di convogliare la sospensione acquosa di risulta del trattamento di riconcia, prelevata dal detto recipiente (10) al termine dello stesso trattamento di riconcia, in un serbatoio di recupero (70); di trattare detta sospensione acquosa, all'interno di detto serbatoio (70), mediante aggiunta di idrossido di sodio, fino al raggiungimento di un valore di pH pari circa a 7 ; di convogliare detta soluzione acquosa in un evaporatore (90); di portare ad ebollizione detta soluzione acquosa immessa nel detto evaporatore (90);
di distillare il vapore acqueo prodotto dall'ebollizione di detta soluzione acquosa per il successivo recupero.14) Impianto per la concia di pelli animali, caratterizzato dal fatto che comprende: una serie di lastre (2) di supporto delle pelli (1) da trattare, disposte in forma distesa a cavallo delle lastre (2) stesse; un recipiente (10) atto ad essere chiuso in maniera ermetica, nel quale sono destinate ad essere introdotte dette lastre (2) di supporto recanti dette pelli (1) da trattare; mezzi (13) atti a porre in depressione detto recipiente (10);
almeno un serbatoio di miscelazione (50) atto ad essere alimentato con acqua e con idonee sostanze attive, per realizzare una soluzione liquida destinata al trattamento di dette pelli (1), e atto ad essere posto in comunicazione con detto recipiente (10) per immettere all'interno dello stesso recipiente (10), posto in depressione, detta soluzione liquida;
un sistema vibrante (14) atto a porre in vibrazione detto recipiente (10) in maniera da determinare un movimento continuo e uniforme della detta soluzione liquida immessa nello stesso recipiente (10).15) Impianto secondo la rivendicazione 14, caratterizzato dal fatto che detto recipiente (10) prevede un contenitore cilindrico (11) con coperchio a tenuta stagna, nel quale è disposta una vasca (12) di forma quadrangolare, priva di coperchio, predisposta per accogliere dette lastre (2) di supporto di dette pelli (1).
16) Impianto secondo la rivendicazione 14, caratterizzato dal fatto che dette lastre (2) sono atte ad essere inserite nelle sedi definite all'interno di detta vasca (12) da organi di guida (20) applicati a pareti opposte all'interno di detta vasca (12) e presentanti le estremità superiori opportunamente rastremate per agevolare l'inserimento delle stesse lastre (2).
17) Impianto secondo la rivendicazione 16, caratterizzato dal fatto che comprende un dispositivo di trasferimento (3) atto a inserire dette lastre (2) nelle sedi definite da detti organi di guida (20), dotato almeno di una coppia di organi di presa a pinza (30) mobili verticalmente su comando di un attuatore (34) che è portato da mezzi a slitta (35), (37) mobile secondo direzioni ortogonali, in modo da consentire la traslazione dei detti organi di presa a pinza (30) fra una posizione (30a) di prelievo di dette lastre (2) da un carrello (6) e una posizione (30b) di rilascio delle medesime lastre (2) all'interno di detta vasca (12).
18) Impianto secondo la rivendicazione 17, caratterizzato dal fatto che detti organi di presa a pinza (30) comprendono rispettivamente una ganascia (31) conformante invito per l'inserimento sulla lastra (2) e dotata di un organo di aggancio (32), ad azionamento pneumatico, atto a impegnare un corrispondente foro (22) praticato sulla lastra (2) stessa. 19) Impianto secondo la rivendicazione 14, caratterizzato dal fatto che comprende serbatoi di decantazione (60) e di recupero (70) dei liquidi di fine ciclo alimentati da una tubazione (26) in uscita da detto recipiente (10) e collegati a un evaporatore (90), atto a portare a ebollizione detti liquidi di fine ciclo, detti serbatoi di decantazione (60) e di recupero (70) essendo inoltre collegati a un contenitore (42) di idrossido di sodio.
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