ITTO20100352A1 - Metodo e sistema di caricamento e scaricamento di proiettili in un caricatore per armi da fuoco. - Google Patents

Metodo e sistema di caricamento e scaricamento di proiettili in un caricatore per armi da fuoco. Download PDF

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ITTO20100352A1
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IT
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breech
loading
bullet
magazine
bed
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IT000352A
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Andrea Chiappini
Michele Schettino
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Oto Melara Spa
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    • F41WEAPONS
    • F41AFUNCTIONAL FEATURES OR DETAILS COMMON TO BOTH SMALLARMS AND ORDNANCE, e.g. CANNONS; MOUNTINGS FOR SMALLARMS OR ORDNANCE
    • F41A9/00Feeding or loading of ammunition; Magazines; Guiding means for the extracting of cartridges
    • F41A9/01Feeding of unbelted ammunition
    • F41A9/24Feeding of unbelted ammunition using a movable magazine or clip as feeding element
    • F41A9/26Feeding of unbelted ammunition using a movable magazine or clip as feeding element using a revolving drum magazine
    • FMECHANICAL ENGINEERING; LIGHTING; HEATING; WEAPONS; BLASTING
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    • F41A9/00Feeding or loading of ammunition; Magazines; Guiding means for the extracting of cartridges
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    • F41A9/39Ramming arrangements
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Description

TITOLO : METODO E SISTEMA DI CARICAMENTO E SCARICAMENTO DI PROIETTILI IN UN CARICATORE PER ARMI DA FUOCO.
La presente invenzione si riferisce a un metodo per il caricamento e scaricamento di proiettili all’interno del caricatore di un arma da fuoco. Tale caricatore à ̈ del tipo ad esempio a tamburo, da applicare ad armi da fuoco poste su mezzi militari, oppure in postazioni fisse.
Sono noti caricatori, come i caricatori delle pistole Revolver, in cui i proiettili sono caricati in un tamburo circolare composto da una pluralità di alvei o celle dove vengono inseriti i proiettili.
In tali soluzioni tecniche il tamburo, e in particolare i vari alvei, sono fissi e il proiettile à ̈ innescato direttamente nell’alveo, facendo coincidere la funzione dell’alveo con quella della culatta, oppure, tramite opportuni sistemi e meccanismi, il proiettile viene spinto da tali alvei in una culatta dove viene successivamente innescato.
Nella soluzione applicata per le pistole revolver, la rotazione del tamburo porta un nuovo proiettile, all’imboccatura della culatta, pronto per essere deflagrato.
Questa soluzione se applicata ad armi da fuoco come mortai, cannoni e obici, i quali utilizzano proiettili dimensioni medio - grandi, richiede di rinforzare i suddetti alvei, poiché la potenza di deflagrazione à ̈ grande e rischierebbe di danneggiare sia l’alveo sia il tamburo; Per rinforzare tali alvei à ̈ necessario realizzare un meccanismo a tamburo di grandi dimensioni che occupa spazi molto ampli.
La deflagrazione diretta negli alvei comporta però una forte perdita di pressione nella deflagrazione dovuta alla presenza dell’intercapedine per consentire la rotazione del tamburo, rendendo meno efficace la spinta sulla pallottola. Tamburi molto grandi e robusti sono molto pesanti e richiedono uno sforzo maggiore per garantire la loro rotazione.
Questa soluzione risulta svantaggiosa in termini di efficienza e quindi non adottabile su armi da fuoco di grandi dimensioni.
Un'ulteriore soluzione tecnica nota al tecnico del ramo consiste nel deflagrare il proiettile in una culatta scorrelata dal tamburo, inserendo un meccanismo di spinta del proiettile dall’alveo alla culatta.
In tale soluzione à ̈ necessario che il tamburo sia posto a una certa distanza dalla culatta, per far spazio a una culla in modo tale che nella fase di rinculo tale tamburo non sia danneggiato dalla forza sprigionata dalla deflagrazione. Questa distanza comporta l’adozione di sistemi per avvicinamento del tamburo o della culla, in modo tale che l’attuatore del meccanismo di spinta possa spostare il proiettile contenuto nell’alveo all’interno della culatta, per poi riallontanarsi prima che sia deflagrato il colpo dall’arma.
Un importante problema si riscontra in tale soluzione dopo la deflagrazione, poiché à ̈ necessario liberare la culatta dal bossolo per caricare il successivo proiettile.
Una soluzione nota applicata ad armi da fuoco leggere come fucili o pistole, prevede di creare camere di sfogo in cui à ̈ accumulato il gas generato dalla deflagrazione nella culatta. Tale gas à ̈ utilizzato per caricare un meccanismo a molla il quale tramite un attuatore spinge fuori dalla culatta il proiettile. Tale soluzione viene però applicata una volta terminata la fase di rinculo dell’arma.
Un ulteriore problema dei caricatori a tamburo dell’arte nota à ̈ l’estrazione dal tamburo stesso dei bossoli per consentire il caricamento di nuovi proiettili.
Tale fase ha gli stessi problemi visti nel caso sopracitato per il caricamento del proiettile all’interno della culatta poiché à ̈ necessario prevedere un meccanismo che liberi gli alvei occupati dai bossoli.
È noto che le armi da fuoco, soprattutto di grandi dimensioni siano dotate di un meccanismo di bloccaggio per i proiettili negli alvei per evitare che possano fuoriuscire dal proprio alveo durante il caricamento, la rotazione oppure il posizionamento del cannone all’alzata richiesta.
Per liberare il proiettile à ̈ necessario un sistema di disimpegno di tale meccanismo di bloccaggio che nell’arte nota à ̈ svantaggioso in termini di tempo di esecuzione.
Tutte queste fasi citate non consentono di avere una frequenza di sparo molto alta poiché tali fasi richiedono una procedura lunga e delicata che non può essere eccessivamente velocizzata a causa dell’utilizzo di sistemi meccanici.
In armi da fuoco di grandi dimensioni la frequenza di fuoco à ̈ molto importante e tale problema non à ̈ sempre di facile soluzione.
La presente invenzione si propone di ovviare a tali inconvenienti proponendo un sistema di caricamento scaricamento ed un metodo di caricamento e scaricamento dei proiettili, atto a ottimizzare i tempi, il quale introduce una fase di precarica del proiettile che anticipa la fase in cui il proiettile à ̈ inserito nella culatta.
Tale metodo consente inoltre l’esecuzione automatica di varie fasi contemporaneamente, aumentando così la frequenza di fuoco.
L’incremento della frequenza di fuoco à ̈ possibile grazie ad un sistema di controllo elettronico che monitorizza e attiva i vari meccanismi in modo veloce e sicuro.
Una peculiarità di tale metodo à ̈ la mobilità degli alvei del tamburo rispetto al tamburo stesso, che rimane in una posizione fissa rispetto alla culla; inoltre, à ̈ sfruttato positivamente il rinculo che subisce la culatta durante la deflagrazione del proiettile per agganciare e avvicinare l’alveo opportuno alla culla velocizzando la successiva fase di caricamento.
Per velocizzare ulteriormente il processo, la forza del rinculo à ̈ utilizzata anche per l’estrazione del bossolo vuoto dalla culatta, sfruttando l’energia cinetica associata al bossolo durante il rinculo.
Un aspetto della presente invenzione riguarda un sistema di caricamento e scaricamento di proiettili e bossoli in un caricatore per armi da fuoco avente le caratteristiche dell’allegata rivendicazione 1.
Un ulteriore aspetto della presente invenzione riguarda un metodo di caricamento e scaricamento di proiettili e bossoli in un caricatore per armi da fuoco avente le caratteristiche della allegata rivendicazione .
Le caratteristiche e i vantaggi di tale sistema e tale metodo saranno meglio chiari ed evidenti dalla descrizione seguente di una forma di realizzazione con riferimento alle figure allegate, le quali illustrano specificatamente:
• la figura 1 la struttura dell’arma da fuoco in cui à ̈ compreso il sistema di caricamento secondo la presente invenzione;
• le figure 2A, 2B e 2C l’arma da fuoco di figura 1 con diversi angoli d’alzata;
• le figure 3A, 3B un ingrandimento del sistema di caricamento secondo la presente invenzione nella fase di precarica in diverse angolazioni e la figura 3C un ingrandimento del meccanismo di aggancio dell’alveo;
• la figura 4 il sistema di caricamento nella fase di caricamento del proiettile;
• la figura 5A il sistema di caricamento nella fase di rinculo e estrazione del proiettile;
• la figura 5B un ingrandimento di un meccanismo di decelerazione
• la figura 6 il sistema di caricamento nella fase di estrazione del bossolo dal caricatore.
Con riferimento alle citate figure il sistema di caricamento secondo la presente invenzione comprende una struttura scatolare 109 all’interno della quale sono presenti una pluralità di alvei 21 atti ad ospitare i proiettili o i bossoli, ad esempio avvolti su un tamburo 2, un meccanismo di movimentazione 3 degli alvei, un meccanismo di aggancio alveo 4 ad un blocco di culatta 10, atto a facilitare il caricamento del proiettile. Il sistema comprende, inoltre, almeno un meccanismo a camme 5 per il disimpegno di una leva di trattenuta dei proiettili 23, un meccanismo di precarica 6 per consentire il movimento degli alvei 21 verso il blocco di culatta 10, un meccanismo di calcata 7 per inserire il proiettile in un blocco di culatta 10, un meccanismo di decelerazione 8 del bossolo atto a rallentare tale bossolo una volta estratto della camera di fuoco ed un meccanismo di espulsione bossolo 9 per liberare l’alveo dal bossolo e consentire l’inserimento nel caricatore a tamburo 2 di nuovi proiettili.
Gli alvei sono mobili, sequenzialmente, rispetto alla culatta, in modo da presentarsi uno dopo l’altro nella posizione in cui il meccanismo calcata 7 inserisce il proiettile nella culatta.
Sul tamburo 2 sono posti gli alvei 21, ogni alveo à ̈ mobile e può scorrere, preferibilmente su una rotaia 22, ad esempio fissata al tamburo 2 stesso, grazie a una guida posta nella parte inferiore di tale alveo 21. Il movimento di tali alvei 21 à ̈ longitudinale rispetto all’asse X della culatta.
Il numero di rotaie 22 e di guide può aumentare per assicurare maggiormente il movimento dell’alveo 21
Tali alvei 21 che scorrono sulle rotaie 22 e sono dotati di un dispositivo di trattenuta atto a mantenere l’alveo 21 sempre a fondo corsa sopra il tamburo 2.
La rotaia 22 à ̈ fissata preferibilmente tramite bullonatura, o sistemi equivalenti, sul tamburo 2 mentre le guide poste sull’alveo 21 possono essere integrate direttamente nella struttura dell’alveo 21 oppure connesse tramite saldature o bullonature o sistemi equivalenti.
Su tali alvei 21, nella parte superiore à ̈ posizionata almeno una leva di trattenuta 23 dei proiettili opportunamente imperniata che ruotare dall’interno all’esterno dell’alveo e viceversa grazie ad almeno una fessura 216.
L’imperniatura della leva di trattenuta 23 avviene ad una coppia di sporgenze 231A e 231B preferibilmente triangolari poste sull’alveo 21 tra cui à ̈ posta tale leva 23. Tali sporgenze 231A e 231B possono essere create direttamente con la costruzione dell’alveo 21 oppure fissate in seguito con opportuni sistemi di fissaggio.
La forma di tali sporgenze 231A e 231B può variare per facilitarne il fissaggio secondo il metodo scelto.
È presente inoltre almeno una fessura 215, posta sul lato dell’alveo 21, dove à ̈ inserita parte del meccanismo di decelerazione 8.
Nella soluzione proposta illustrativa e non limitativa sono presenti dodici alvei 21.
Si definisce in posizione uno l’alveo 21 che si trova in linea con il blocco di culatta 10, la numerazione progredisce in senso orario sino alla posizione dodici. L’alveo 21 che si trova in posizione dodici à ̈ quello interessato alla fase di precarica del proiettile.
Più in generale, definendo con n il numero di alvei 21 del caricatore a tamburo 2, l’alveo 21 si trova in posizione uno quando sarà in linea con il blocco di culatta 10 mentre l’alveo 21 si troverà in posizione n quando verrà effettuata la fase di precarica del proiettile.
Gli alvei 21 hanno forma preferibilmente cilindrica cava, avente una imboccatura anteriore 217A verso il blocco di culatta 10 ed una posteriore 217B verso l’esterno del sistema. Le dimensioni degli alvei dipendono dal calibro del proiettile che viene utilizzato in tale arma da fuoco. Il materiale con cui sono costituiti il tamburo 2, gli alvei 21 e le strutture sopracitate sono preferibilmente metalliche ma à ̈ possibile creare ad esempio gli alvei 21 in materiali differenti come ad esempio plastiche rinforzate o materiali equivalenti .
Nella parte superiore di ogni singolo alveo 21 à ̈ presente almeno una fessura 212, che percorre almeno parte di tale alveo 21 fino all’imboccatura posteriore 217B, atta a consentire al meccanismo di calcata 7 di spingere il proiettile nel blocco 10.
In linea con tale fessura 212 à ̈ presente una piastra di attuazione 213, metallica o materiali equivalenti, opportunamente fissata all’alveo 21, preferibilmente tramite saldatura o bulloni o sistemi equivalenti che coopera con il meccanismo di precarica 6 in modo da consentirne il funzionamento.
Tale piastra 213 in una forma di realizzazione può essere realizzata direttamente con l’alveo 21.
Ad ogni alveo del tamburo à ̈ associata una porzione d’aggancio 2142 a sezione trapezoidale atta ad impegnarsi con il meccanismo di aggancio 4, per vincolare l’alveo stesso al blocco di culatta 10. Il tamburo 2 ruota attorno al proprio asse longitudinale grazie al meccanismo di movimentazione 3, comprendente una ruota 31, connessa al corpo centrale del tamburo 2 tramite un perno 312, un piolo di bloccaggio 32 e un complesso di attuatori 33 atti a generare la rotazione.
Tale ruota 31 ha un numero di fori 311, equispaziati, corrispondente al numero di alvei 21 presenti sul tamburo 2.
Tali fori 311 sono penetrati dal piolo di bloccaggio 32 che arresta in questo modo la rotazione del tamburo 2 nelle varie posizioni assicurando che non si sposti da tale sede durante il rinculo o altre fasi critiche del metodo.
Tale piolo 32 inoltre opportunamente comandato si solleva uscendo dal foro 311, in cui era inserito, consentendo la rotazione del tamburo.
La rotazione del tamburo 2 Ã ̈ generata dal complesso di attuatori 33 comprendenti preferibilmente almeno due maniglie di guida 331A 331B disposte sostanzialmente sulla circonferenza del tamburo e che si vincolano ad esso tramite un perno 333. Le maniglie sono poi connesse rispettivamente ad almeno due attuatori 332A e 332B.
Il numero di maniglie e di attuatori può variare secondo le dimensioni del tamburo e del livello di sicurezza che tale sistema deve raggiungere.
Gli attuatori 332A e 332B, sono realizzati preferibilmente con pistoni o sistemi equivalenti, sono posizionati in questa forma di realizzazione verticalmente, rispetto al piano orizzontale, in opposizione, in funzione del senso di rotazione del tamburo 2.
È possibile variare la posizione degli attuatori 332 in funzione dello spazio a disposizione mantenendo comunque inalterato il principio di funzionamento.
Durante il movimento del tamburo 2 il piolo 333 tramite opportuni segnali di comando à ̈ inserito nel foro 311 opportuno in cui si trova la maniglia; dopo di che gli attuatori 332A e 332B si allungano garantendo una coppia di forze che, tramite le maniglie 331A e 331B, fa ruotare il tamburo 2.
Nella fase in cui il tamburo 2 à ̈ fermo i pioli 333 vengono disattivati ed estratti di fori 311 in cui erano inseriti; dopo di che gli attuatori 332 vengono contratti permettendo così di potersi riallungare in una successiva fase di rotazione.
Il blocco di culatta 10 comprende una culatta o camera di fuoco 101 dove viene fatto esplodere il proiettile, una porzione di imboccatura 102, comprendente una struttura preferibilmente metallica con un foro passante, una camera di passaggio 104 atta a far transitare il proiettile, un otturatore 103 ed una canna 105.
Tale blocco 10 può muoversi lungo la direzione della culatta 101 durante il rinculo causato dalla deflagrazione del proiettile.
Durante la calcata il proiettile entra attraverso il foro della porzione di imboccatura 102 e tramite l’attraversamento della camera di passaggio 104 raggiunge la culatta 101; a questo punto viene chiuso l’otturatore 103 e il proiettile à ̈ pronto per essere deflagrato per sparare la pallottola e farla uscire dalla canna 105.
Tali strutture sopracitate sono di materiale preferibilmente metallico o materiali equivalenti atti a resistere alla deflagrazione del proiettile.
Tale blocco di culatta 10 può variare per forma, dimensioni e numero di parti secondo il dispositivo di fuoco utilizzato quindi non deve essere considerato limitativo. Il meccanismo di calcata 7 à ̈ posto sopra l’alveo 21 che si trova in posizione uno ed à ̈ associato solidamente alla culatta 101 e comprende un attuatore di spinta 71, ad esempio un pistone idraulico , interposto tra la culatta ed una slitta ad esempio realizzata a forma di U 72 posizionata sopra tale alveo 21, atta a muoversi in direzione della culatta per una distanza predeterminata. Tale slitta si muove su guide 721A e 721B, le quali scorrono su due binari 73A e 73B.
I binari 73A e 73B sono preferibilmente di sezione rettangolare forati. Tali binari scorrono a loro volta su una barra 74 a U connessa alla base con la porzione di imboccatura 102 del blocco di culatta 10. Tale barra 74 ha uno scalino 742 in entrambi i bracci 741A e 741B ad una distanza pari al rinculo del blocco di culatta 10 in modo tale che i binari 73A e 73B possano scorrere su di essa in modo che la slitta 72 si muova per una distanza predeterminata tale da consentire il caricamento del proiettile e la restituzione del bossolo dopo lo sparo, in quanto il suddetto gradino ha una funzione di finecorsa per i binari 73A e 73B.
Le forme dei binari 73 e dei bracci 741 possono variare da quella descritta, in quanto il loro compito à ̈ quello di assicurare il movimento longitudinale del meccanismo 7, ad esempio creando i binari 73 di forma triangolare e i bracci 741 di una forma complementare a quella dei binari 73 per consentire e assicurare il movimento.
Nella porzione inferiore di tale slitta 72 à ̈ presente almeno una porzione 722 di spinta atta a spingere il proiettile posto nell’alveo 21 all’interno del blocco di culatta 10 per effetto del movimento generato da tale attuatore.
Tale porzione 722 di spinta ha preferibilmente sezione triangolare visto in proiezione. La porzione 722 di spinta scorre all’interno della fessura 212 dell’alveo 21 premendo sul fondello del proiettile. Tale porzione 722 à ̈ perneata alla barra 72 tramite il perno 723 il quale consente al punto di spinta 722 di ruotare, in quanto durante la rotazione del tamburo 2 tali punti di spinta 722 debbono essere sollevati consentendo la rotazione per poi essere calati poco prima che entri in azione il meccanismo di calcata 7.
Il meccanismo di precarica 6 comprende un attuatore di precarica 61, il quale, preferibilmente agendo sulla piastra 213 posta sull’alveo 21, permette allo stesso di avanzare di una quantità sufficiente da agganciarsi al meccanismo di aggancio 4, preferibilmente durante il rinculo del blocco 10 grazie alla porzione d’aggancio 2142. In particolare, il movimento di avanzamento dell’alveo nella posizione di precarica avviene contemporaneamente al movimento di rinculo del blocco di culatta.
L’attuatore 61 à ̈ implementato preferibilmente con un pistone posto sopra la posizione precedente a quella in cui il proiettile viene inserito nella culatta, in modo tale da consentire la rotazione del tamburo 2.
Il meccanismo di aggancio alveo 4 comprende una piastra di aggancio sagomata 41 connessa all’imboccatura 102 del blocco di culatta 10.
Tale piastra 41 ha forma a sezione di corona di circonferenza comprendente un foro passante 411 atto a far transitare il proiettile dall’alveo 21 alla culatta 101 nella fase di caricamento del proiettile.
Tale piastra 41 può essere vantaggiosamente integrata direttamente con il blocco di culatta 10.
Il meccanismo di aggancio 4 comprende, inoltre, un alloggiamento 42 ad esempio realizzato in forma di U, posta sul bordo della piastra 41, in cui viene, perneata una piastra di aggancio mobile 43 preferibilmente con sezione a forma di L che può ruotare parzialmente attorno all’asse dei perni 421.
La disposizione della porzione 42 dipende dalla rotazione del tamburo che nel caso descritto à ̈ oraria.
Tale meccanismo 4 si aziona sull’alveo 21 che si trova in posizione dodici, quindi nella posizione precedente a quella nella quale si inserisce il proiettile nella culatta.
Tale piastra 43 ruota sollevandosi quando l’alveo si avvicina al blocco di culatta 10 spinto dall’attuatore del meccanismo di precarica, sinché la porzione d’aggancio 2142 posta sull’alveo 21 non supera tale piastra 43 che può riscendere e bloccare così l’alveo 21 in posizione prossima alla porzione di imboccatura 102 del blocco 10.
Quest’aggancio à ̈ permesso dal movimento sincronizzato del rinculo del blocco 10, successivo alla deflagrazione, con quello dell’alveo 21 grazie al meccanismo di precarica 6. È possibile implementare un comando al meccanismo di precarica 6 in modo tale che possa agganciare l’alveo 21 in posizione dodici al meccanismo di aggancio 4 senza che si verifichi il rinculo del blocco di culatta 10, ad esempio per precaricare il primo proiettile nella sessione di tiro in cui non à ̈ ancora presente nessun proiettile all’interno della culatta 101.
Durante la rotazione per passare dalla posizione di precarica (dodici) a quella d’inserimento del proiettile nella culatta (uno) si attiva il meccanismo a camme 5 comprendente una camma 51, formata da una porzione circolare 511 con angolo di curvatura ristretto rispetto al quello della piastra sagomata 41, e almeno una guida posta all’esterno rispetto alla porzione circolare 511 in cui si inserisce la porzione d’aggancio 2142 che non viene in questo modo soggetta al movimento della camma, garantendo sempre l’aggancio dell’alveo 21 stesso al blocco di culatta 10.
Tale camma 51 Ã ̈ atta al disimpegno della leva di trattenuta dei proiettili 23.
Tale camma 51 durante la rotazione del tamburo 2 solleva la leva 23, facendola uscire dalla fisionomia del’alveo 21 tramite la fessura 216 preposta.
Infatti, secondo una caratteristica della presente invenzione durante la rotazione tra la posizione di precarica e la posizione di caricamento il proiettile viene liberato tramite il disimpegno della leva di trattenuta dei proiettili 23.
La camma 51 può essere realizzata in forme diverse atte a garantire il sollevamento della leva 23 durante la rotazione del tamburo 2.
Sollevando tale leva 23 à ̈ possibile spingere il proiettile grazie al meccanismo di calcata 7 all’interno blocco di culatta 10.
La guida può essere realizzata ripiegando i bordi della piastra 41 in modo da generare un fossato in grado di far scorrere la porzione di aggancio 2142 senza generare dei giochi fra le parti ed evitare lo sgancio dell’alveo 21 durante il rinculo il quale alveo 21 grazie alla rotaia 22 scorre seguendo il movimento del blocco di culatta 10.
Deflagrato il colpo, il blocco 10 rincula, tale forza oltre a contribuire all’aggancio dell’alveo 21, in posizione dodici, come visto pocanzi, à ̈ utilizzata per l’estrazione del bossolo dalla culatta 101. Infatti, raggiunta una certa distanza predeterminata di rinculo da parte del blocco di culatta 10 viene aperto l’otturatore 103 permettendo l’uscita automatica del bossolo dalla culatta 101 poiché lo stesso bossolo ha energia cinetica generata dalla forza del rinculo.
Il bossolo in uscita dalla 101 s’incanala tramite la camera di passaggio 104 verso l’alveo 21 vuoto che si trova in posizione uno.
Tale accelerazione à ̈ smorzata del meccanismo di decelerazione 8 posto su ogni alveo 21.
Tale meccanismo di decelerazione 8 à ̈ atto a rallentare la velocità del bossolo ed evitare che possa danneggiare parte della struttura del caricatore e comprende una porzione di contatto 81 un dispositivo di leve 82, uno smorzatore 83 e una porzione di blocco 84.
Il bossolo rientrante nell’alveo 21 dopo la deflagrazione colpisce la porzione di contatto 81, la quale tramite il dispositivo a leve 82 rallenta il movimento del bossolo grazie allo smorzatore 83.
Il bossolo à ̈ definitivamente bloccato nella sua avanzata dalla porzione di blocco 84, posta nella parte terminale dell’alveo 21.
Tale porzione 84, di forma preferibilmente triangolare vista in proiezione, à ̈ fissata tramite il perno 841 alla struttura dell’alveo 21 e tramite opportuni dispositivi a molle ed à ̈ atta a consentire l’immissione di nuovi proiettili all’interno degli alvei 21 vuoti potendosi abbassare ruotando, ma non consente la fuoriuscita del proiettile o bossolo dall’imboccatura posteriore 217B dell’alveo 21 grazie a un gradino.
Nella forma realizzativa proposta lo smorzatore 83 à ̈ un pistone posto sulla superficie esterna dell’alveo 21 mentre la porzione di contatto 81 à ̈ posta all’interno dell’alveo 21.
Il movimento della porzione di contatto 81 Ã ̈ trasmesso dal dispositivo di leve 82 posto nella fessura 215 allo smorzatore 83.
L’alveo 21 in posizione di caricamento e scarico del bossolo, ricevuto il bossolo, à ̈ ancora agganciato al blocco di culatta 10; nella successiva rotazione che lo porta alla posizione due viene spinto dell’alveo 21 successivo che passa a sua volta dalla posizione dodici alla uno.
Tale rotazione fa uscire dalle guide la porzione d’aggancio 2142 dell’alveo 21 sganciandolo; grazie al dispositivo di trattenuta dell’alveo 21 ritorna indietro a fine corsa sopra il tamburo 2.
Il bossolo rimane all’interno dell’alveo 21 preferibilmente finché tale alveo 21 giunto nella posizione tre passa alla posizione 4.
In tale passaggio s’innesca il meccanismo di espulsione del bossolo 9.
Tale meccanismo comprende una piastra di espulsione 91 à ̈ un dispositivo di spinta 92. La piastra 91 comprende un foro passante, atto a far transitare il bossolo e almeno una camma 912, atta a sollevare la leva di blocco dei proiettili 23 durante la rotazione in cui l’alveo 21 passa dalla posizione tre alla quattro.
Il disimpegno della leva 23 consente la successiva fase di espulsione del bossolo da parte del dispositivo di spinta 92.
Tale dispositivo di spinta 92 à ̈ implementato nello stesso modo con cui si à ̈ realizzato il meccanismo di calcata 7 pocanzi descritto.
Tale dispositivo 92 comprende un attuatore il quale à ̈ fissato a una struttura a forma di U 922 su cui sono poste delle guide 923A e 923B le quali scorrono su due binari 924A e 924B.
I binari 924A e 924B sono di sezione rettangolare e sono forati.
Nella porzione inferiore di tale struttura 922 à ̈ presente almeno un punto di spinta (non mostrato in figura), atto a spingere il bossolo posto nell’alveo 21 all’esterno della struttura a tamburo 2, analogamente a quanto avviene per il caricamento del proiettile nella culatta.
Il movimento di tale struttura 922 à ̈ eseguito dall’attuatore 925 il quale à ̈ implementato con un pistone. Durante la rotazione tali punti di spinta vengono sollevati consentendo la rotazione del tamburo 2 e vengono poi calati poco prima che entri in azione il meccanismo espulsione del bossolo 9.
Tale meccanismo 9 à ̈ posto a un’altezza tale dal tamburo 2 tale da consentire la rotazione ma di permettere ai punti di spinta di spostare il bossolo fuori dall’alveo 21.
Tale dispositivo di spinta 92 Ã ̈ sostenuto da una barra a U (non mostrata in figura) fissata per la base alla struttura esterna 109. Sui bracci della barra U scorrono i binari 924A e 924B di tale sistema.
È possibile scegliere di implementare il dispositivo 92 in modo differente rispetto al meccanismo di calcata 7.
Descritti i singoli meccanismi, costituenti il sistema, in dettaglio saranno descritte e specificate le fasi del procedimento innovativo di tale invenzione.
Ogni fase sarà contraddistinta da una caratteristica generale ma saranno specificate chiaramente tutte le sottofasi che sono svolte contemporaneamente.
Il metodo comprende le seguenti fasi: inserimento proiettili negli appositi alvei 21 del caricatore a tamburo 2; precarica del proiettile contenuto nell’alveo 21 posto in posizione n; rotazione del tamburo 2; carica del proiettile nella culatta 101; estrazione del bossolo dalla culatta 101; spostamento alveo 21; scaricamento del bossolo dal caricatore del caricatore; ricarica degli alvei con nuovi proiettili.
Analizzando più specificatamente la fase d’inserimento proiettili negli appositi alvei 21 del caricatore a tamburo 2 consiste nel caricare con opportuni sistemi tutti gli n alvei 21 che costituiscono il tamburo 2.
Il caricamento di tali alvei 21 vuoti avviene inserendo il proiettile nell’imboccatura 217B dove à ̈ posizionata la porzione di blocco 84 la quale durante la spinta del proiettile viene abbassato e consente l’ingresso del proiettile nell’alveo.
L’inserimento nei proiettili all’interno degli alvei 21 può avvenire in modo sequenziale ad esempio inserendo i proiettili nei vari alvei 21 che si trovano, ad esempio in posizione cinque, oppure simultanei in un numero prestabilito di alvei contemporaneamente.
La fase di precarica del proiettile contenuto nell’alveo 21 posto in posizione n consiste nell’aggancio al blocco di culatta 10 dell’alveo 21, mobile, tramite il meccanismo di aggancio 4 grazie all’azione combinata del rinculo del blocco di culatta 10 e del meccanismo di precarica 6.
In tal modo, solo l’alveo 21 posto nella posizione n precedente alla posizione di caricamento del proiettile nella culatta à ̈ avvicinato al blocco di culatta 10.
È previsto che la spinta dell’alveo 21 verso il blocco di culatta 10 avvenga solamente grazie all’attuatore 61 del meccanismo di precarica 6, ad esempio nella prima fase di precarica quando non à ̈ presente ancora nessun proiettile da deflagrare nella culatta 101.
La rotazione del tamburo 2 grazie al meccanismo di rotazione 3, avviene di un passo alla volta, portando l’alveo 21 dalla posizione n alla posizione uno. Tale movimento disattiva la leva ritenuta del proiettile 23 grazie al meccanismo a camme 5 mantenendo l’alveo 21 bloccato vicino al blocco di culatta 10.
Nella fase di carica nella culatta 101, tale proiettile, che si trova nell’alveo 21 giunto in posizione uno, posto vicino al blocco 10, tramite il meccanismo di calcata 7, viene inserito all’interno del blocco di culatta 10.
A questo punto il proiettile à ̈ pronto per essere deflagrato.
Deflagrato il colpo, dopo gli opportuni segnali di consenso, si entra nella fase di estrazione del bossolo dalla culatta 101. Tale fase consiste nell’estrazione del bossolo dalla camera 102 durante il rinculo del blocco di culatta 10.
Raggiunta una distanza di rinculo prestabilita l’otturatore viene aperto e il bossolo con una certa energia cinetica durante il massimo rinculo esce dalla culatta e rientra nell’alveo 21 di posizione uno rimasto vuoto poiché tale alveo à ̈ ancora agganciato al blocco di culatta 10.
L’alveo 21 durante il rinculo segue il movimento del blocco di culatta grazie sulla rotaia 22.
Tal energia cinetica posseduta dal bossolo viene smorzata da un meccanismo di decelerazione 8 posto negli alvei 21 atti a rallentare tali bossoli in ingresso nell’alveo.
La successiva fase à ̈ lo scaricamento del bossolo dal caricatore. Tale fase ha inizio quando l’alveo 21 al cui interno un bossolo giunge preferibilmente alla posizione tre. In tale posizione, à ̈ presente un meccanismo di espulsione il quale disattiva la leva di ritenuta 23 durante la rotazione dalla fase tre alla quattro grazie a una camme 912 e in fine quando l’alveo 21 à ̈ giunto alla posizione quattro entra in azione un attuatore 921, il quale spinge fuori il bossolo che passa attraverso la piastra forata e recuperato da un sistema di spostamento dei bossoli.
Giunto l’alveo in posizione 5 si ritrova libero e qui si entra nell’ultima fase di ricarica degli alvei con nuovi proiettili può essere eseguita con lo stesso meccanismo d’inserimento dei proiettili visto nella prima fase del metodo descritto.
Il passaggio dell’alveo 21 da una posizione, tramite rotazione del tamburo 2 grazie al meccanismo di rotazione 3, all’altra avviene successivamente alla deflagrazione di un proiettile compiendo un passo per volta.
Il passo del tamburo à ̈ gestito grazie ad un controllore elettronico il quale governa il meccanismo di rotazione 3 in base ai segnali provenienti dagli altri meccanismi in gioco.
È presente un altro controllore, anch’esso elettronico che agisce sulla possibilità da parte del cannone di poter sparare il proiettile che anch’esso riceve segnali dagli altri meccanismi sopracitati.
Il metodo e i vari meccanismi associati che sono stati descritti nella loro forma di realizzazione preferita sono applicati a un cannone posto sopra un mezzo militare.
Nulla vieta di applicare tale sistema anche su cannoni, obici mortai ecc. fissi su delle mura o in posizioni militarmente strategiche oppure su navi militari.
Tale meccanismo integrato in un opportuno sistema di puntamento può seguire l’arma da fuoco durante i movimenti per il puntamento consentendo di raggiungere angoli d’alzata che vanno da 0° a 75° nella realizzazione descritta.
È però possibile estendere tale angolo sotteso con opportune modifiche alla struttura e all’involucro esterno del sistema di puntamento applicato all’arma da fuoco.
È possibile applicare tale metodo e i meccanismi descritti sopra anche a un caricatore non a tamburo; ad esempio, possono essere applicati a un caricatore a nastro in cui sono sempre presenti degli alvei atti a contenere i proiettili i quali possono scorrere uscendo dai bordi del nastro trasportatore lungo il loro asse longitudinale potendo così eseguire la fase di precarica dei proiettili aumentando la frequenza di sparo.

Claims (12)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Sistema di caricamento e scaricamento di proiettili in un caricatore per armi da fuoco, detta arma da fuoco comprendendo una culatta o camera di fuoco (101) dove viene fatto esplodere il proiettile ed una porzione di imboccatura (102) atta a far transitare il proiettile dal caricatore nella culatta, tale caricatore essendo agganciato a tale culatta e comprendendo una pluralità di alvei (21) mobili sequenzialmente rispetto alla culatta (101) stessa, in modo da presentarsi uno dopo l’altro nella posizione di caricamento in cui un meccanismo di calcata (7) inserisce il proiettile nella culatta (101), caratterizzato dal fatto che ogni singolo alveo (21) può scorrere indipendentemente su almeno una rotaia (22) posta sul caricatore longitudinalmente rispetto all’asse (X) della culatta (101).
  2. 2. Sistema secondo la rivendicazione 1, in cui il caricatore à ̈ a tamburo (2) e gli alvei (21) sono avvolti su esso.
  3. 3. Sistema secondo la rivendicazione 1, comprendente ulteriormente almeno un meccanismo di precarica (6) per consentire il movimento degli alvei (21) del caricatore al blocco di culatta (10).
  4. 4. Sistema secondo la rivendicazione 3, in cui il meccanismo di precarica (6) à ̈ associato all’alveo (21) in posizione di precarica che à ̈ quella precedente alla posizione di caricamento.
  5. 5. Sistema secondo la rivendicazione 4, in cui il movimento di tale alveo (21) verso la posizione di precarica avviene contemporaneamente al movimento di rinculo del blocco di culatta (10).
  6. 6. Sistema secondo le rivendicazioni 1, in cui l’alveo (21) in posizione di precarica viene vincolato alla porzione di imboccatura della culatta (102) da almeno un meccanismo di aggancio (4).
  7. 7. Sistema secondo le rivendicazioni 6, in cui durante il passaggio tra la posizione di precarica e la posizione di caricamento il proiettile viene liberato tramite il disimpegno di una leva di trattenuta dei proiettili (23).
  8. 8. Sistema secondo le rivendicazioni precedenti, in cui durante il movimento per passare dalla posizione di precarica a quella di inserimento del proiettile nella culatta (101) si attiva un meccanismo a camme (5) comprendente una camma (51), ed almeno una guida posta all’esterno rispetto alla camma (51) in cui si inserisce una porzione d’aggancio (2142) dell’alveo (21), in modo da garantire sempre l’aggancio dell’alveo (21) stesso al blocco di culatta (10) durante tale movimento.
  9. 9. Sistema secondo le rivendicazioni precedenti, comprendente un meccanismo di decelerazione (8) del bossolo atto a rallentare tale bossolo nell’alveo una volta estratto della camera di fuoco.
  10. 10. Metodo di caricamento e scaricamento di proiettili in un caricatore per armi da fuoco, detta arma da fuoco comprendendo una culatta o camera di fuoco (101) dove viene fatto esplodere il proiettile ed una porzione di imboccatura (102) atta a far transitare il proiettile dal caricatore nella culatta, tale caricatore essendo agganciato a tale culatta e comprendendo una pluralità di alvei (21) mobili sequenzialmente rispetto alla culatta stessa, in modo da presentarsi uno dopo l’altro nella posizione di caricamento in cui un meccanismo di calcata (7) inserisce il proiettile nella culatta, comprendente le seguenti fasi: a) inserimento proiettili negli appositi alvei (21) del caricatore; b) posizionamento di ciascun alveo con il proiettile caricato in posizione di caricamento e sparo in corrispondenza della culatta; c) caricamento del proiettile nella culatta e sparo; d) scaricamento del bossolo dall’alveo dopo lo sparo; caratterizzato dal fatto di comprendere una fase di precarica in cui l’alveo in posizione precedente alla posizione di caricamento del proiettile nella culatta, durante la fase c) di caricamento e sparo à ̈ avvicinato al blocco di culatta 10.
  11. 11. Metodo secondo la rivendicazione 9, in cui durante la fase di caricamento e sparo, durante il rinculo del blocco di culatta successivo alla deflagrazione del colpo, raggiunta una certa distanza predeterminata di rinculo da parte del blocco stesso, viene aperto l’otturatore (103) permettendo l’uscita automatica del bossolo dalla culatta.
  12. 12. Metodo secondo la rivendicazione 11, in cui successivamente all’uscita automatica del bossolo dalla culatta il bossolo stesso viene rallentato in ingresso nell’alveo.
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