ITPI20070016A1 - Metodo per realizzare un portaimpronta per uso odontoiatrico - Google Patents

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ITPI20070016A1
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    • A61MEDICAL OR VETERINARY SCIENCE; HYGIENE
    • A61CDENTISTRY; APPARATUS OR METHODS FOR ORAL OR DENTAL HYGIENE
    • A61C9/00Impression cups, i.e. impression trays; Impression methods
    • A61C9/0006Impression trays

Description

Descrizione dell’invenzione industriale dal titolo: “METODO PER REALIZZARE UN PORTAIMPRONTA PER USO ODONTOIATRICO”,
DESCRIZIONE
Ambito dell’invenzione.
La presente invenzione riguarda un metodo per realizzare un portaimpronta, in particolare del tipo individuale, impiegato per rilevare l’impronta dell’arcata dentaria di un paziente.
Descrizione della tecnica nota.
Come noto, esistono diversi tipi di portaimpronta comunemente impiegati dagli specialisti del campo odontoiatrico per prelevare le impronte delle arcate dentarie dei pazienti.
Generalmente, i portaimpronta vengono realizzati in metallo, o in materiale plastico, hanno forma a ferro di cavallo e presentano sezione a forma di “U”.
L’operazione di prelievo dell’impronta dentale prevede l’inserimento di materiale da impronta all’interno del portaimpronta e la sua introduzione nella bocca del paziente in corrispondenza della parte di interesse. Il materiale plastico reticola passando dallo stato viscoso allo stato solido e rimane impressionato prendendo la forma dell’arcata dentaria. Il materiale da impronta solidificato esercita una forte presa sui denti del paziente. Di conseguenza, durante la rimozione del portaimpronta dalla bocca del paziente è necessario che lo specialista eserciti una elevata forza in corrispondenza dell’impugnatura. Questo può portare a tendere eccessivamente una parte del materiale causando deformazioni irreversibili che si ripercuotono sul modello in gesso che l’odontotecnico prepara a partire dall’impronta falsando così la reale posizione e l’orientamento dei denti del paziente.
Inoltre, poiché le caratteristiche morfologiche e le dimensioni della bocca variano da paziente a paziente è necessario disporre di numerosi portaimpronta aventi differenti dimensioni.
Oltre ai portaimpronta in materiale metallico o plastico di forma fissa, sono anche note tecniche per realizzare portaimpronta individuali realizzati cioè su misura in materiale monouso.
I portaimpronta individuali hanno il vantaggio di richiedere meno materiale da impronta, in quanto si adattano con precisione all’arcata del paziente. Questo fatto rende anche molto più precisa l’impronta, in quanto si minimizza il ritorno elastico del materiale da impronta.
In US 4401616 è descritto appunto un metodo per realizzare una impronta individuale che prevede il riscaldamento in forno di un foglio di materiale termoplastico fino ad una temperatura di rammollimento in corrispondenza della quale si trova in uno stato deformabile. Il materiale termoplastico può essere così sagomato su un modello standard in gesso di un’arcata mascellare e successivamente raffreddato fino ad uno stato rigido in modo da formare il portaimpronta individuale.
Tuttavia, il riscaldamento del materiale termoplastico impiegato per realizzare il portaimpronta attraverso il procedimento sopra descritto rimane per poco tempo nello stato plastico in cui risulta lavorabile. Di conseguenza, è necessario riscaldare più volte il materiale durante la fase di formatura sul modello che risulta quindi laboriosa e lenta.
Inoltre, il gesso è un materiale poroso e igroscopico e pertanto non può essere mantenuto in contatto del foglio di materiale termoplastico quando questo è molto caldo, oppure umido, in quanto il modello tenderebbe a “sfarinare”, ossia a deteriorarsi, compromettendo le condizioni igieniche necessarie per l’intervento odontoiatrico. D’altro canto, quando il foglio di materiale termoplastico si trova ad una bassa temperatura non è possibile modellarlo. Pertanto, è necessario portare il foglio di materiale termoplastico ad una temperatura di compromesso, difficilmente raggiungibile in modo uniforme in tutti i punti del foglio e comunque mantenuta per poco tempo. Tutto ciò rende estremamente complessa la lavorazione del foglio di materiale termoplastico per ottenere il portaimpronta individuale. In aggiunta, il gesso, sempre a causa della sua elevata igroscopicità, non può essere sterilizzato in autoclave. Di conseguenza, per motivi igienici uno stesso modello in gesso non può essere più di una volta.
Sintesi dell’invenzione
È, quindi, scopo della presente invenzione fornire un metodo per la realizzazione di un portaimpronta individuale che sia semplice e rapido da mettere in pratica per lo specialista.
È un altro scopo della presente invenzione fornire un siffatto metodo che consenta di ridurre la quantità di materiale da impiegare per prelevare l’impronta del paziente e consenta quindi un notevole risparmio economico rispetto alle tecniche esistenti, nonché una maggiore precisione dell’impronta.
Questi ed altri scopi sono ottenuti dal metodo per la realizzazione di un portaimpronta per il rilevamento di un impronte di un’arcata dentaria, secondo la presente invenzione, la cui caratteristica principale è di comprendere le seguenti fasi:
− disposizione di un recipiente contenente un liquido di trasmissione del calore;
− introduzione all’interno del recipiente di un modello in materiale termoresistente riproducente un’arcata dentaria;
− disposizione di un semilavorato in materiale termoformabile al di sopra del modello in corrispondenza dell’arcata dentaria, detto liquido presente nel recipiente ricoprendo almeno parzialmente il semilavorato;
− rammollimento del materiale termoformabile mediante riscaldamento di detto liquido ad una temperatura T* superiore a quella di rammollimento di detto materiale, detto rammollimento portando il semilavorato a preformarsi sul modello con ottenimento di una cavità in corrispondenza della superficie del semilavorato adiacente all’arcata dentaria del modello e di una corrispondente protuberanza sulla superficie opposta;
− raffreddamento del materiale termoformabile.
Preferibilmente, il semilavorato può essere rifinito, prima del raffreddamento, modellandolo direttamente sull’arcata dentaria del paziente con ottenimento di un portaimpronta individuale.
Il semilavorato può essere anche rifinito sull’arcata dentaria del paziente dopo il suo raffreddamento, previo nuovo rammollimento del materiale termoformabile ripetendo le fasi precedenti.
Vantaggiosamente, il modello è provvisto di un’impugnatura atta ad agevolarne la presa da parte dello specialista, detta impugnatura, in uso, sporgendo dal recipiente. Più in dettaglio, l’impugnatura è ripiegata verso l’esterno del recipiente in modo da evitare che si surriscaldi impedendo che sia investita dal vapore eventualmente sviluppatosi dal liquido.
In particolare, l’arcata dentaria del modello comprende una pluralità di sagome di denti sovradimensionate del 20%-30% rispetto alle dimensioni medie anatomiche. In tal modo, il materiale da impronta può essere agevolmente introdotto nel portaimpronta senza, tuttavia, impiegare una quantità eccessiva di materiale da impronta. Inoltre, il sovradimensionamento dei denti del modello consente di utilizzare il portaimpronta per bocche aventi dimensioni differenti ed indifferentemente sia per l’arcata inferiore che per quella superiore.
Vantaggiosamente, il materiale termoresistente è un materiale a bassa conducibilità termica. In particolare, la bassa conducibilità termica del materiale realizza una barriera termica in quanto produce una distribuzione del calore non uniforme sul modello che risulta pertanto più caldo nella porzione immersa nel liquido, provocando il rammollimento del semilavorato, e più freddo in corrispondenza della porzione emersa. Ciò consente quindi di afferrare agevolmente l’impugnatura del modello per estrarre l’articolo prestampato e sottoporlo ad ulteriori lavorazioni.
Preferibilmente, il materiale termoresistente è scelto tra un materiale ceramico ed un materiale vetroso. I materiali ceramici, infatti, presentano una bassa dilatazione termica, alta tolleranza alle temperature, bassa costante dielettrica, rigidità e stabilità dimensionale. La scelta dei materiali ceramici consente, inoltre, di riutilizzare il modello più volte in quanto è possibile operarne in maniera semplice la sterilizzazione in autoclave come previsto per i materiali ad uso odontoiatrico non appartenenti alla classe dei prodotti monouso.
In particolare, sul portaimpronta può essere realizzata almeno una aletta sporgente esternamente dalla superficie laterale atta a realizzare un punto di presa per lo specialista.
Preferibilmente, vengono realizzate una prima aletta sporgente in corrispondenza della porzione antistante gli incisivi, una seconda aletta in corrispondenza della porzione antistante i molari di destra ed una terza aletta in corrispondenza della porzione antistante i molari di sinistra.
Più in dettaglio, al momento della rimozione del portaimpronta con il materiale da impronta solidificato al suo interno, lo specialista agendo sulle alette laterali sporgenti esternamente, provoca il distacco delle corrispondenti porzioni del portaimpronta dall’arcata dentaria del paziente. Ciò determina il richiamo di una corrente di aria tra la superficie interna del portaimpronta e l’arcata dentaria del paziente che agevola la rimozione del portaimpronta. Le alette sporgenti consentono, inoltre, di evitare la realizzazione di impugnature tradizionali per il portaimpronta. Di conseguenza, viene ridotto notevolmente l’ingombro verticale del portaimpronta per cui, lo specialista può impiegare contemporaneamente due portaimpronta, uno per l’arcata dentaria superiore e uno per quella inferiore per rilevare le rispettive impronte dentali.
Vantaggiosamente, può inoltre essere prevista una fase di realizzazione di bordature di rinforzo ottenute ripiegando i margini laterali del semilavorato. In particolare, le bordature di rinforzo possono essere realizzate sia in corrispondenza della porzione anteriore del portaimpronta che di quella posteriore.
Ad esempio, in corrispondenza delle bordature di rinforzo anteriori lo spessore del portaimpronta può essere circa il doppio di quello originale, mentre in corrispondenza della porzione posteriore lo spessore del portaimpronta può essere circa il triplo di quello originale.
Vantaggiosamente, in corrispondenza della protuberanza del semilavorato preformato possono essere realizzati dei bordini di contenimento laterale. In tal modo, con un unico portaimpronta è possibile rilevare sia l’impronta dell’arcata agonista introducendo il materiale da impronta in corrispondenza della cavità, che l’impronta dell’arcata antagonista introducendo del materiale da impronta tra i bordini di contenimento.
Vantaggiosamente, il semilavorato in materiale termoplastico impiegato può essere una placchetta di spessore uniforme, eventualmente a forma di “U”.
In alternativa, il semilavorato può essere un articolo prestampato avente forma sostanzialmente ad “U” e provvisto di una cavità lungo una superficie ed una corrispondente protuberanza sulla superficie opposta.
In questo caso, l’articolo prestampato può essere già provvisto di alette sporgenti esternamente e/o di bordini di contenimento laterale in corrispondenza della protuberanza. In alternativa, le alette e i bordini di contenimento possono essere realizzati in un secondo momento ossia dopo averne provocato il rammollimento.
In particolare, nel caso della placchetta questa può avere uno spessore compreso tra 0.5 e 10 mm, vantaggiosamente tra 1 e 4 mm.
Vantaggiosamente, il semilavorato preformato può eventualmente essere reintrodotto per pochi istanti nel liquido riscaldato in modo da provocarne nuovamente il rammollimento necessario fino a completarne la modellazione.
Vantaggiosamente, la sorgente di potenza termica è un forno a microonde nel quale detto recipiente con il liquido viene introdotto.
Secondo un altro aspetto dell’invenzione, un kit odontoiatrico per realizzare un portaimpronta per il rilevamento dell’impronta di un’arcata dentaria comprende:
− un modello standard in materiale termoresistente riproducente un’arcata dentaria;
− un semilavorato in materiale termoformabile atto a disporsi su detto modello standard in corrispondenza di detta arcata dentaria;
− un recipiente atto a contenere un liquido di trasmissione di calore all’interno del quale vengono introdotti detto semilavorato e detto modello.
Vantaggiosamente, il kit comprende anche una sorgente di potenza termica atta a provocare il riscaldamento di detto liquido fino ad una temperatura superiore a quella di rammollimento di detto materiale termoformabile.
In particolare, il recipiente ed il modello standard presentano rispettive superfici di riferimento atte ad assicurarne un preciso posizionamento relativo. Più in dettaglio, il recipiente ed il modello standard possono avere sezioni troncoconiche mutuamente accoppiabili.
Vantaggiosamente, il modello standard e il semilavorato presentano mezzi di mutuo riferimento atti a favorirne il reciproco posizionamento.
Vantaggiosamente, il materiale termoformabile è un materiale per basi protesiche, in particolare scelto tra:
− polimetilmetacrilato (PMMA);
− resine acriliche,
− copolimeri vinil-acrilici,
− oligomeri di uretano,
− gomma lacca, eventualmente addizionata ad una sostanza scelta tra coppale, colofonia, resine naturali e resine sintetiche, o una loro miscela; − una loro combinazione.
Vantaggiosamente, il portaimpronta realizzato come sopra descritto può essere provvisto di almeno un foro. Ciò consente, in particolare, di agevolare la ritenzione del materiale e la presa dell’impronta nel campo dell’implantologia odontoiatrica, in particolare nel caso in cui l’impronta venga rilevata con un transfer da impronta di tipo noto.
Breve descrizione dei disegni.
L’invenzione verrà di seguito illustrata con la descrizione che segue di una sua forma realizzativa, fatta a titolo esemplificativo e non limitativo, con riferimento ai disegni annessi in cui:
- la figura 1 mostra in una vista prospettica gli elementi essenziali di un kit per realizzare un portaimpronta, secondo l’invenzione;
- la figura 2 mostra in una vista prospettica una possibile variante realizzativa per il modello standard del kit di figura 1;
- la figura 3 mostra schematicamente nel dettaglio l’arcata dentaria riprodotta sul modello di figura 1;
- le figure dalla 4 alla 10 illustrano schematicamente una possibile sequenza di fasi attraverso le quali è possibile realizzare un portaimpronta, in particolare un portaimpronta individuale, secondo l’invenzione;
- la figura 11 mostra un portaimpronta individuale realizzato attraverso la sequenza di fasi illustrate nelle figure dalla 4 alla 10;
- la figura 12 mostra una possibile variante realizzativa del semilavorato di figura 1;
- le figure 13 e 14 mostrano schematicamente due istanti di un prelievo di un’impronta di un’arcata dentaria realizzato con il portaimpronta di figura 11;
- le figure 15A e 15B mostrano schematicamente in viste in elevazione laterale il momento della rimozione del portaimpronta rispettivamente nel caso di un portaimpronta tradizionale e di un portaimpronta, secondo l’invenzione; - la figura 16 mostra schematicamente la possibilità di prelevare contemporaneamente l’impronta delle due arcate dentarie di un paziente mediante il portaimpronta di figura 11;
- la figura 17 mostra in una vista prospettica una possibile variante del portaimpronta di figura 11;
- le figure 18 e 20 mostrano in vista prospettica una ulteriore variante per il modello di figura 1;
- la figura 19 mostra in una vista prospettica altre varianti realizzative per il semilavorato e per il modello di figura 1;
- la figura 21 mostra in una vista in sezione una particolare forma del modello e del recipiente che ne consente un preciso autocentraggio.
Descrizione delle forme realizzative preferite.
Con riferimento alla figura 1, un kit 1 per realizzare un portaimpronta individuale per uso odontoiatrico comprende essenzialmente un modello standard 20 riproducente un’arcata dentaria 24, un semilavorato in materiale termoformabile, ad esempio una placchetta 30, ed un recipiente 10 per un liquido di trasmissione del calore (figura 1).
La prima operazione che può essere eseguita dallo specialista 60 per realizzare il portaimpronta individuale 100 prevede l’introduzione del modello 20 all’interno del recipiente 10. Successivamente, adiacente all’arcata dentaria del modello 20 viene posizionata la placchetta 30 e di seguito introdotta una certa quantità di un liquido 15, ad esempio acqua, all’interno del recipiente 10 fino a ricoprire la placchetta 30.
Il liquido 15 viene quindi riscaldato mediante una sorgente di potenza termica, ad esempio un forno a microonde 40 (figura 6). Il riscaldamento viene arrestato quando la temperatura del liquido 15 raggiunge un valore T* superiore a quella di rammollimento del materiale termoformabile della placchetta 30. In corrispondenza della temperatura T*, la placchetta 30 di materiale termoformabile risulta allo stato plastico e di conseguenza collassa sul modello standard 20 assumendone sostanzialmente la forma con ottenimento di una placchetta preformata 30’ provvista di una cavità 101 a ferro di cavallo in corrispondenza della superficie adiacente al modello 20 e di una corrispondente protuberanza 102 in corrispondenza della superficie opposta (figure 7 e 9). Nel caso in cui il liquido 15 sia acqua, il riscaldamento può essere arrestato quando la temperatura del liquido T* compresa tra 60 e 90 °C, preferibilmente pari a circa 80°C. La temperatura del liquido 15 può essere vantaggiosamente monitorata istante per istante mediante una termocoppia, o altro sensore di temperatura, non mostrato in figura.
In una forma realizzativa preferita, il modello standard 20 è provvisto di un’impugnatura 25 atta ad agevolarne la presa da parte dello specialista 60 (figura 2). Più in dettaglio, l’impugnatura 25 è ripiegata verso l’esterno del recipiente 10 in modo da evitare che possa essere investita dal vapore eventualmente sviluppatosi dal liquido durante la fase di riscaldamento.
Il modello 20, inoltre, è realizzato in un materiale a bassa conducibilità termica, preferibilmente ceramica, in modo da avere una distribuzione del calore eterogenea. Di conseguenza, il modello 20 risulta più caldo in corrispondenza della porzione immersa nel liquido 15 e più fredda in corrispondenza dell’impugnatura 25 che in condizioni operative sporge dal recipiente 10 (figura 5).
In particolare, la ceramica utilizzata per realizzare il modello 20 è in grado di resistere ad alte temperature, ad esempio del tipo impiegato per realizzare gli isolanti delle linee elettriche ad alta tensione. In tal modo, può essere sterilizzata in autoclave senza creparsi.
L’arcata dentaria 24 del modello 20 comprende una serie di sagome di denti 27 preferibilmente privi di sottosquadro in corrispondenza dell’attacco con la base 26 (figura 2) ed aventi dimensioni (d1 e d2) superiori di circa il 20%-30% rispetto alle dimensioni medie anatomiche (figura 3). Di conseguenza, il portaimpronta 100 risulta anch’esso sovradimensionato in modo da essere modellabile su qualunque arcata (figura 13). Successivamente, il portaimpronta 100 viene posizionato nella bocca 52 del paziente 55 in corrispondenza dell’arcata dentaria superiore, o inferiore, di interesse. Il modello 20 e la placchetta 30 possono essere eventualmente scelti tra una serie di esemplari di diverse dimensioni.
La placchetta 30’ preformata viene quindi ulteriormente lavorata a mano dallo specialista 60 per sagomarla sostanzialmente a forma di “U” (figura 8). In alternativa, la placchetta 30 può essere scelta a forma di “U” in partenza (figura 12).
Quindi, il portaimpronta è pronto per ricevere il materiale da impronta 101 (fig. 13). Essendo stato adattato all’arcata del paziente, la quantità di materiale da impronta 101 impiegata è ridotta rispetto a quella impiegata in un portaimpronta universale, riducendone il consumo, ma soprattutto rendendo più precisa l’impronta.
Prima di terminarne la modellazione del portaimpronta individuale direttamente nella bocca 52 del paziente 55, in modo da sagomarla in base alla particolare morfologia (figura 10) ottenendo il portaimpronta individuale 100 illustrato in figura 11, la placchetta preformata 30’ può essere, anche, ripiegata in corrispondenza di punti 33 per realizzare margini di rinforzo 35 (figura 9). Inoltre, sulla superficie laterale della placchetta 30’ possono essere anche realizzate delle alette 36 sporgenti esternamente, ad esempio una prima aletta 36a realizzata in corrispondenza della porzione antistante gli incisivi, una seconda aletta 36b realizzata in corrispondenza della porzione antistante i molari di destra ed una terza aletta 36c realizzata in corrispondenza della porzione antistante i molari di sinistra.
In particolare, le alette sporgenti 36a-36c possono essere impiegate dallo specialista 60 come punti di appoggio al momento di rimuovere il portaimpronta 100 con il materiale da impronta solidificato al suo interno (figura 14). Più in dettaglio, agendo sulle alette laterali 36b e 36c, lo specialista 60 provoca il distacco delle corrispondenti porzioni del portaimpronta 100 dall’arcata dentaria del paziente 55. Così facendo, viene richiamata una corrente di aria 70 tra la superficie interna del portaimpronta 100 e l’arcata dentaria del paziente 55. Ciò agevola la rimozione del portaimpronta 100 dalla bocca 52, senza la necessità di forzare il portaimpronta 100 con il rischio di effettuare una rilevazione dell’impronta non precisa.
Tradizionalmente, infatti, al momento di rimuovere il portaimpronta con il materiale da impronta solidificato al suo interno, il principale ostacolo alla rimozione, a parte la resistenza esercitata dalla presa del materiale da impronta solidificato sull’arcata dentaria del paziente, è rappresentato dal sottosquadro, indicato con l’angolo α nelle figure 15 A e 15B, che gli incisivi formano nella zona adiacente le labbra. Come mostrato in dettaglio sempre in figura 15A, al momento della rimozione, lo specialista deve agire sull’impugnatura del portaimpronta esercitando uno sforzo P elevato, e generalmente incontrollato, sia nel verso di rimozione 201 che in quello ad esso opposto 202, in modo da vincere la resistenza R del materiale da impronta solidificato sull’arcata dentaria e superare l’ostacolo costituito dagli incisivi in corrispondenza dei quali viene fulcrato il braccio della potenza bP. La forza P esercitata dallo specialista è quindi elevata, in quanto la leva di I specie che si realizza è generalmente di tipo svantaggioso (bp<bR).
Per rimuovere, invece, un portaimpronta 100, secondo l’invenzione è sufficiente esercitare una forza ridotta P’ in corrispondenza delle alette posteriori 36b e 36c, in quanto la leva che si realizza è di II specie (forza resistiva compresa tra fulcro e forza applicata P) quindi sempre vantaggiosa. In aggiunta, è possibile esercitare la forza P’ direttamente nel verso 202 di superamento degli incisivi.
Poiché il materiale termoformabile rimane plastico per un certo periodo di tempo dopo termine del suo riscaldamento, la forma e la posizione delle alette 36, in particolare di quelle posteriori, dislocate in corrispondenza dei molari del paziente, si adattano alle caratteristiche morfologiche della bocca in modo da non interferire con la muscolatura delle guance e con il labbro del paziente.
L’assenza della tradizionale impugnatura per il portaimpronta 100, provvisto delle sole alette 36 come punti di presa per lo specialista 60, consente anche di ridurre l’ingombro verticale complessivo. Di conseguenza, lo specialista 60 può impiegare contemporaneamente due portaimpronta 100 e 100’, uno per rilevare l’impronta dell’arcata dentaria superiore e uno per quella inferiore con un notevole risparmio di tempo rispetto alle tecniche tradizionali (figura 16).
In corrispondenza della protuberanza 102 del portaimpronta 100 possono essere realizzati bordini 37 di contenimento laterale (figura 17). In tal modo, è possibile utilizzare un unico portaimpronta 100 per rilevare sia l’impronta dell’arcata agonista introducendo il materiale da impronta in corrispondenza della cavità 101, che l’impronta dell’arcata antagonista introducendo il materiale da impronta nell’incavo 38 delimitato dai bordini di contenimento 37.
In una variante realizzativa vantaggiosa, quale semilavorato di partenza è possibile impiegare un articolo prestampato 130 (figura 20). Analogamente a quanto sopra descritto per la placchetta 30, l’articolo 130 viene adagiato sul modello 20 ed introdotto nel liquido di riscaldamento contenuto nel recipiente 10 per essere quindi sottoposto al procedimento di rammollimento necessario per realizzare il portaimpronta 100.
Come mostrato nelle figure 18 e 19, possono essere previsti mezzi di mutuo riferimento tra il modello 20 ed il semilavorato, sia nel caso di una placchetta 30, che nel caso di un articolo prestampato 130, in modo da agevolarne un preciso posizionamento. Più in dettaglio, nel caso della placchetta 30, il modello 20 può essere provvisto di spine 23 che si impegnano in sedi 32 ricavate nella superficie inferiore della placchetta 30 (figura 19).
Nel caso di un articolo prestampato 130, invece, il modello 20, in corrispondenza dei molari e degli incisivi dell’arcata dentaria, può essere provvisto di sporgenze 21 dotate di intagli 22 all’interno dei quali si dispongono le alette sporgenti 136 dell’articolo prestampato 130 (figura 20).
Inoltre, come mostrato in dettaglio in figura 21, il recipiente 10 ed il modello 20 possono essere provvisti di rispettive superfici di riferimento 11 e 29 atte ad assicurarne un preciso posizionamento relativo. Più in dettaglio, il recipiente 10 ed il modello standard 20 presentano sezioni troncoconiche mutuamente accoppiabili che ne realizzano un preciso autocentraggio.
La descrizione di cui sopra di una forma esecutiva specifica è in grado di mostrare l’invenzione dal punto di vista concettuale in modo che altri, utilizzando la tecnica nota, potranno modificare e adattare in varie applicazioni tale forma esecutiva specifica senza ulteriori ricerche e senza allontanarsi dal concetto inventivo, e, quindi, si intende che tali adattamenti e modifiche saranno considerabili come equivalenti della forma esecutiva esemplificata. I mezzi e i materiali per realizzare le varie funzioni descritte potranno essere di varia natura senza per questo uscire dall’ambito dell’invenzione. Si intende che le espressioni o la terminologia utilizzate hanno scopo puramente descrittivo e per questo non limitativo.

Claims (17)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Metodo per la realizzazione di un portaimpronta per il rilevamento di impronte di arcate dentarie caratterizzato dal fatto di comprendere le seguenti fasi: − disposizione di un recipiente contenente un liquido di trasmissione del calore; − introduzione all’interno di detto recipiente di un modello in materiale termoresistente riproducente un’arcata dentaria; − disposizione di un semilavorato in materiale termoformabile al di sopra di detto modello in corrispondenza di detta arcata dentaria, detto liquido presente in detto recipiente ricoprendo almeno parzialmente detto semilavorato; − rammollimento di detto materiale termoformabile mediante riscaldamento di detto liquido ad una temperatura T* superiore a quella di rammollimento di detto materiale, detto rammollimento portando detto semilavorato a preformarsi su detto modello con ottenimento di una cavità in corrispondenza della superficie di detto semilavorato adiacente a detta arcata dentaria di detto modello e di una corrispondente protuberanza sulla superficie opposta; − raffreddamento di detto materiale termoformabile.
  2. 2. Metodo, secondo la rivendicazione 1, in cui detto semilavorato preformato viene rifinito, modellandolo direttamente sull’arcata dentaria del paziente con ottenimento di un portaimpronta individuale.
  3. 3. Metodo, secondo la rivendicazione 1, in cui detto modello è provvisto di un’impugnatura atta ad agevolarne la presa da parte di uno specialista, detta impugnatura, in uso, sporgendo da detto recipiente.
  4. 4. Metodo, secondo la rivendicazione 1, in cui detta arcata dentaria di detto modello comprende una pluralità di sagome di denti sovradimensionati del 20%-30% rispetto alle dimensioni medie anatomiche, in modo da lasciare sufficiente spazio al materiale da impronta.
  5. 5. Metodo, secondo la rivendicazione 1, in cui è prevista inoltre almeno una delle seguenti fasi: − realizzazione di almeno una aletta sporgente esternamente dalla superficie laterale di detto semilavorato preformato; − realizzazione di bordature di rinforzo ottenute ripiegando i margini laterali di detto semilavorato preformato; − realizzazione di bordini di contenimento laterale in corrispondenza di detta protuberanza di detto semilavorato preformato.
  6. 6. Metodo, secondo la rivendicazione 5, in cui detta realizzazione di almeno una aletta sporgente esternamente da detta superficie laterale di detto semilavorato preformato prevede almeno una delle seguenti fasi: − realizzazione di almeno una aletta in corrispondenza della porzione antistante gli incisivi; − realizzazione di almeno una seconda aletta in corrispondenza della porzione antistante i molari di destra; − realizzazione di almeno una terza aletta in corrispondenza della porzione antistante i molari di sinistra.
  7. 7. kit odontoiatrico per realizzare un portaimpronta per il rilevamento di impronte di arcate dentarie caratterizzato dal fatto di comprendere: − un modello standard in materiale termoresistente riproducente un’arcata dentaria; − un semilavorato in materiale termoformabile atto a disporsi su detto modello standard in corrispondenza di detta arcata; − un recipiente atto a contenere un liquido di trasmissione di calore all’interno del quale vengono introdotti detto modello e detto semilavorato disposto su di esso.
  8. 8. kit, secondo la rivendicazione 7, comprendente, inoltre, una sorgente di potenza termica atta a provocare il riscaldamento di detto liquido fino ad una temperatura superiore a quella di rammollimento di detto materiale termoformabile.
  9. 9. kit, secondo la rivendicazione 7, in cui detto recipiente e detto modello standard presentano rispettive superfici di riferimento atte ad assicurarne un preciso posizionamento relativo.
  10. 10. kit, secondo la rivendicazione 7, in cui detto recipiente e detto modello presentano sezioni troncoconiche mutuamente accoppiabili.
  11. 11. kit, secondo la rivendicazione 7, in cui detto modello standard e detto semilavorato presentano mezzi di mutuo riferimento atti a favorirne il reciproco posizionamento.
  12. 12. kit, secondo la rivendicazione 7, in cui detto materiale termoresistente è un materiale a bassa conducibilità termica.
  13. 13. Kit, secondo la rivendicazione 7, in cui detto materiale termoresistente è un materiale ceramico.
  14. 14. Kit, secondo la rivendicazione 7, in cui detto semilavorato è realizzato in un materiale per basi protesiche, in particolare scelto tra: − polimetilmetacrilato (PMMA); − resine acriliche, − copolimeri vinil-acrilici, − oligomeri di uretano, − gomma lacca, eventualmente addizionata ad una sostanza scelta tra coppale, colofonia, resine naturali e resine sintetiche, o una loro miscela; − una loro combinazione.
  15. 15. Kit, secondo la rivendicazione 7, in cui detto semilavorato è scelto tra: − una placchetta, eventualmente a forma di “U”; − un articolo prestampato avente forma sostanzialmente ad “U” e provvisto di una cavità lungo una superficie e di una corrispondente protuberanza sulla superficie opposta
  16. 16. Kit, secondo la rivendicazione 14, in cui detto articolo prestampato è provvisto di almeno uno tra: − una aletta sporgente esternamente; − di bordini di contenimento laterale in corrispondenza di detta protuberanza.
  17. 17. Portaimpronta individuale caratterizzato dal fatto di essere realizzato attraverso il metodo descritto nelle rivendicazioni dalla 1 alla 6.
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