ITMC20090071A1 - Attrezzatura modulare per la realizzazione di schermi ad assorbimento d'urto per barriere stradali. - Google Patents

Attrezzatura modulare per la realizzazione di schermi ad assorbimento d'urto per barriere stradali. Download PDF

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ITMC20090071A1
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Dario Margaritelli
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    • E01CONSTRUCTION OF ROADS, RAILWAYS, OR BRIDGES
    • E01FADDITIONAL WORK, SUCH AS EQUIPPING ROADS OR THE CONSTRUCTION OF PLATFORMS, HELICOPTER LANDING STAGES, SIGNS, SNOW FENCES, OR THE LIKE
    • E01F15/00Safety arrangements for slowing, redirecting or stopping errant vehicles, e.g. guard posts or bollards; Arrangements for reducing damage to roadside structures due to vehicular impact
    • E01F15/02Continuous barriers extending along roads or between traffic lanes
    • E01F15/04Continuous barriers extending along roads or between traffic lanes essentially made of longitudinal beams or rigid strips supported above ground at spaced points
    • E01F15/0407Metal rails
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    • E01F15/043Details of rails with multiple superimposed members; Rails provided with skirts

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Description

DESCRIZIONE
“ATTREZZATURA MODULARE PER LA REALIZZAZIONE DI SCHERMI AD ASSORBIMENTO
D’URTO PER BARRIERE STRADALI†.
TESTO DELLA DESCRIZIONE
La presente domanda di brevetto per invenzione industriale ha per oggetto un’attrezzatura modulare per la realizzazione di uno schermo di sicurezza ad assorbimento d’urto per barriere stradali.
Già da molto tempo si provvede ad installare, ai lati delle carreggiate stradali, barriere stradali di sicurezza (anche note come guard-rail) destinate a contenere gli urti provocati da veicoli eventualmente sfuggiti al controllo dei rispettivi conducenti.
Simili barriere sono costituite a partire da una serie di paletti conficcati stabilmente al suolo sul fronte dei quali à ̈ montata una “fascia†continua effettivamente destinata al contenimento degli urti, realizzata collegando in successione pannelli nastriformi in pesante lamiera ondulata o robuste travi di legno.
Talvolta, al fine di incrementare la capacità di contenimento nei confronti dei veicoli in marcia, à ̈ previsto che una barriera di questo genere adotti, su due quote differenti, una coppia delle anzidette fasce continue protettive.
Ebbene se à ̈ vero che queste barriere hanno dimostrato una notevole efficacia nei confronti degli urti provenienti dagli autoveicoli, non altrettanto si può dire in presenza di quegli incidenti che coinvolgano i motociclisti.
Allorquando, infatti, un motociclista sia sbalzato al suolo dal proprio mezzo e si trovi a scivolare incontrollatamente verso il lato della strada, esso finisce spesso per infilarsi violentemente nello spazio angusto che si stabilisce, alla base delle tradizionali barriere stradali, tra il suolo e la fascia protettiva inferiore delle stesse.
In una simile evenienza il motociclista può facilmente riportare gravi traumi da schiacciamento e da impatto, questi ultimi soprattutto nel caso in cui egli abbia la sventura di urtare violentemente uno degli anzidetti paletti portanti adottati in tutte le barriere stradali.
Per la verità vi à ̈ già chi ha tentato di superare una simile problematica dotando una tipica barriera stradale di una sorta di schermo protettivo, disposto sul fronte dei rispettivi paletti di sostegno e destinato ad occupare, per l’appunto, quell’anzidetto spazio libero che intercorre tra il suolo e la fascia protettiva inferiore.
In caso di caduta, dunque, il motociclista si troverebbe ad urtare direttamente contro un simile schermo protettivo, evitando così di infilarsi sotto la barriera medesima e di urtare violentemente contro i relativi paletti di sostegno.
Un’attenta valutazione di quest’ultima tecnologia ha tuttavia permesso di metterne in luce alcuni aspetti altamente insoddisfacenti.
Va detto infatti che ciascuno di questi schermi protettivi consiste sostanzialmente in pannello metallico nastriforme dotato di un’altezza sostanzialmente pari alla distanza verticale che si stabilisce tra il livello della carreggiata ed il bordo inferiore della fascia di protezione che occupa, nella rispettiva barriera, la quota inferiore.
La lunghezza di un simile schermo corrisponde invece alla distanza che intercorre tra due paletti di sostegno immediatamente consecutivi.
Grazie a quest’ultimo accorgimento, le estremità longitudinali di ciascun esemplare di tale schermo possono essere fissate, mediante opportuni bulloni, contro la faccia frontale dei due anzidetti paletti consecutivi, con il risultato di imporre allo schermo medesimo un assetto perfettamente verticale.
Ebbene queste modalità di istallazione sono quelle che possono generare gravi inconvenienti a carico di un motociclistica che dovesse urtare violentemente contro un simile schermo protettivo.
Il primo di tali inconveniente à ̈ legato al fatto che un tale schermo, proprio perché fissato rigidamente alle sue estremità, dimostra scarsa capacità di assorbimento degli urti, risultando idoneo a provocare, al momento dell’impatto, traumi comunque importanti a carico di un motociclista.
Va precisato in realtà che se l’impatto del motociclista si manifesti proprio sulla mezzeria di un simile schermo, vale a dire nel suo punto maggiormente deformabile, lo schermo medesimo subisce comunque un inarcamento elastico dal fronte verso il retro, realizzando così un parziale assorbimento dell’energia cinetica del corpo del motociclista.
Si dà il caso però che un simile inarcamento dello schermo si potrebbe facilmente rivelare pericoloso sotto un altro punto di vista.
A seguito di tale inarcamento, infatti, il bordo inferiore di un simile schermo tende a distaccarsi dal suolo, dando luogo all’istantanea formazione di una stretta sezione di passaggio che tende peraltro a “richiudersi†altrettanto repentinamente, non appena lo schermo medesimo recuperi elasticamente il suo assetto rettilineo.
In questo caso il rischio à ̈ che un arto del motociclista possa infilarsi entro l’anzidetta sezione di passaggio “temporanea†e restarvi schiacciato o addirittura tagliato al momento in cui la stessa si richiuda energicamente, a seguito del ritorno elastico del relativo schermo.
Senza contare poi che un simile schermo tradizionale non risulta in pratica di nessuna utilità nel caso in cui il corpo del motociclista urti all’altezza di uno dei paletti che sostengono la barriera stradale, visto che, in tale condizione, esso si rivela del tutto incapace di inarcarsi verso il retro.
Un ulteriore elemento di pericolo per l’incolumità di un motociclista à ̈ rappresentato dalla presenza, sul fronte di uno schermo tradizionale, delle teste dei grossi bulloni utilizzati per fissarne le estremità contro i retrostanti paletti di sostegno.
Un eventuale urto del casco del motociclista contro tali bulloni può facilmente provocare la rottura del casco stesso ed indurre di conseguenza traumi molto pericolosi per la zona del cranio.
Un’attenta valutazione di questo stato di cose ha indotto a realizzare l’attrezzatura componibile secondo il trovato, grazie alla quale à ̈ possibile realizzare uno schermo protettivo capace di tutelare l’incolumità dei motociclisti secondo modalità finalmente soddisfacenti.
Questa attrezzatura consta infatti di tre moduli in grado di essere combinati assieme nel numero di esemplari di volta in volta desiderati, in funzione della lunghezza complessiva della barriera stradale destinata ad accogliere il relativo schermo protettivo.
Il primo modulo dell’attrezzatura in questione risulta costituito da un pannello nastriforme in lamiera grecata, destinato effettivamente a schermare quell’anzidetto spazio previsto tra il suolo e la fascia inferiore della rispettiva barriera stradale.
Ebbene l’idea alla base della presente invenzione à ̈ quella di prevedere che ciascun esemplare di tale pannello grecato, piuttosto che essere fissato sul fronte di due paletti di sostegno consecutivi sia appeso, per il tramite di opportune staffe laminari (ciascuna delle quali costituente il secondo modulo dell’attrezzatura secondo il trovato), alla fascia inferiore della rispettiva barriera stradale.
Queste staffe risultano peraltro dotate di un particolare profilo sagomato o e di un’intrinseca flessibilità “controllata†che risultano particolarmente vantaggiose per il corretto funzionamento dello schermo che debbono materialmente sostenere.
In particolare ciascuna di tali staffe, che risulta destinata ad essere fissata sul retro dell’anzidetta fascia inferiore della rispettiva barriera, presenta in sommità una sorta di ansa raccordata con un braccio aggettante verso il basso, e dotato di una particolare duplice inclinazione in avanti, che rappresenta effettivamente il punto di ancoraggio di una delle estremità dell’anzidetto pannello grecato destinato a fungere da schermo.
Per tale ragione anche l’intero pannello grecato si trova ad assumere, al di sotto dell’anzidetta fascia inferiore della barriera stradale, un assetto inclinato in avanti.
In presenza di un eventuale urto violento (come quando sia colpito dal corpo di un motociclista), tale pannello, insieme con le rispettive staffe portanti, tende ad oscillare all’indietro, per poi recuperare elasticamente il suo anzidetto assetto iniziale.
Ebbene il particolare profilo attribuito a queste staffe sagomate (che sarà meglio illustrata nel prosieguo della presente descrizione) assicura che queste, in occasione dell’anzidetta sollecitazione generatasi sul rispettivo pannello dal fronte verso il retro, tendano ad aumentare progressivamente la loro resistenza, man mano che si compie la loro rotazione all’indietro.
In tal modo il pannello grecato da esse sostenuto riesce effettivamente ad attutire gli effetti dell’impatto generato nei suoi confronti dal corpo del motociclista.
Non meno importante risulta l’aver previsto che ciascuno dei pannelli grecati sia sostenuto dalle rispettive staffe nell’anzidetto assetto inclinato in avanti.
Si consideri infatti che, in questo assetto, il bordo longitudinale inferiore di tale pannello si dispone a breve distanza dal suolo, sì da generare una sezione di passaggio di altezza estremamente ridotta: una sorta di fessura longitudinale.
Ebbene nel momento in cui il medesimo panello subisca un energico urto frontale e sia indotto a compiere l’anzidetta rotazione all’indietro, il suo bordo longitudinale inferiore tende ad avvicinarsi al suolo, “sigillando†in pratica quell’anzidetta fessura longitudinale (o sezione di passaggio) che lo separa normalmente dal suolo.
Questa condizione serve a scongiurare categoricamente il rischio che una mano o qualche altra parte del corpo del motociclista caduto possa fortuitamente infilarsi tra il pannello grecato ed il suolo e riportare schiacciamenti o altri pericolosi traumi.
Un ulteriore vantaggio deriva anche dalla particolare profilo di sezione attribuito all’anzidetto pannello grecato destinato a costituire l’elemento principale dello schermo protettivo.
La particolare grecatura attribuita a tale pannello consente di posizionare le teste dei bulloni utilizzate per il fissaggio alle anzidette staffe retrostanti all’interno delle concavità dello stesso, dunque in posizioni non direttamente raggiungibili dal casco del motociclista che dovesse impattare contro il pannello medesimo.
Eliminare questa possibilità di impatto diretto tra il casco e gli anzidetti bulloni significa naturalmente porre il casco medesimo, così come il capo del motociclista in esso contenuto, al riparo dal rischio di subire quei gravi danni che un simile impatto “puntuale†potrebbe altrimenti generare.
Va detto infine che l’attrezzatura secondo il trovato si avvale di un ulteriore componente modulare consistente in una piastra di collegamento, destinata ad essere montata “a cavallo†di due esemplari consecutivi dell’anzidetto pannello grecato, al fine di dare continuità al desiderato schermo protettivo per tutta la lunghezza della rispettiva barriera stradale.
Per maggiore chiarezza esplicativa la descrizione del trovato prosegue con riferimento alle tavole di disegno allegate, aventi solo valore illustrativo e non certo limitativo, in cui:
- la figura 1 à ̈ la vista laterale di un tratto dello schermo di sicurezza realizzato per mezzo dell’attrezzatura componibile in questione;
- le figure 2A e 2B sono rispettivamente una vista di fianco ed una vista frontale del primo modulo dell’attrezzatura anzidetta; - le figure 3A e 3B sono rispettivamente una vista di fianco ed una vista frontale del secondo modulo dell’attrezzatura anzidetta;
- le figure 4A e 4B sono rispettivamente una vista di fianco ed una vista frontale del terzo modulo dell’attrezzatura anzidetta.
Con riferimento alla figura 1, si ribadisce che l’attrezzatura componibile modulare in questione permette di realizzare uno schermo protettivo destinato ad essere appeso ad una tradizionale barriera stradale di sicurezza, usualmente formata da due fasce longitudinali in legno (F1, F2) di contenimento degli urti, fissate a sbalzo, con l’interposizione di un giunto di profilo grecato (G), sul fronte di opportuni paletti montanti (P).
La medesima figura permette di verificare come i componenti di tale attrezzatura consentono di comporre uno schermo protettivo (S) atto ad occupare lo spazio compreso tra la fascia inferiore (F1) ed il suolo, sul fronte degli anzidetti paletti montanti (P).
Con specifico riferimento alle figure 2A e 2B, il primo modulo componibile dell’attrezzatura in questione consiste in una staffa di struttura laminare (1), opportunamente sagomata, nell’ambito della quale à ̈ possibile individuare quattro differenti tratti, tra loro raccordati.
Il primo (10) di questi tratti, dislocato alla sommità della staffa medesima (1), presenta un assetto verticale e risulta attraversato da due fori circolari affiancati (10a), simmetricamente contrapposti rispetto all’asse mediano longitudinale di tale staffa.
Il secondo di questi tratti (11) reca un profilo sostanzialmente ad “L†capovolta, nell’ambito del quale à ̈ possibile individuare un’ala orizzontale (11a) che risulta raccordata, ad un’estremità, con l’estremità inferiore dell’anzidetto tratto verticale (10) e, all’altra estremità, con un’ala verticale (11b), di maggiore lunghezza, rivolta verso il basso.
Peraltro l’estremità inferiore di quest’ultima ala verticale (11b) à ̈ raccordata con l’estremità superiore del terzo tratto (12) della staffa medesima (1), che presenta, rispetto ad essa, una lunghezza sensibilmente maggiore ed un’inclinazione in avanti di circa 30°, tale per cui la sua estremità inferiore occupa una posizione più avanzata rispetto a quella dell’anzidetto primo tratto (10).
Questa stessa estremità inferiore del terzo tratto (12) risulta a sua volta raccordata con il quarto tratto (13) della staffa in questione, dotato di un lunghezza circa doppia ed anch’esso ulteriormente inclinato in avanti di circa 7°, al punto che la sua estremità inferiore si dispone in una posizione più avanzata rispetto all’estremità inferiore dell’anzidetto sovrastante terzo tratto (12).
In corrispondenza dell’asse longitudinale mediano di questo tratto (13) sono realizzate due asole ad asse verticale (13a, 13b), la prima in prossimità della sua estremità superiore, la seconda in prossimità della sua estremità inferiore.
Con particolare riferimento alle figura 3A e 3B, il secondo modulo dell’attrezzatura in questione consiste in un pannello nastriforme (2) dotato di un profilo grecato, nell’ambito del quale à ̈ possibile individuare tre anse (21a, 21b, 21c) aggettanti verso il fronte alternate a due profonde scanalature (22a, 22b); essendo previsto in particolare che l’ansa centrale (21c) abbia una maggiore altezza delle anse superiore ed inferiore (21a, 21b).
In corrispondenza di ciascuna delle estremità longitudinali di un simile pannello grecato (2) à ̈ prevista una prima coppia di asole ad asse orizzontale (23a, 23b) eseguite in corrispondenza delle anzidette anse superiore ed inferiore (21a, 21b) e perfettamente allineate in verticale.
In posizione appena più interna à ̈ prevista invece una seconda coppia di analoghe asole ad asse orizzontale (24a, 24b), eseguite sul fondo delle anzidette scanalature (22a, 22b) e perfettamente allineate in verticale.
Va notato peraltro che l’interasse previsto tra queste due asole (24a, 24b) corrisponde esattamente all’interasse previsto tra le anzidette asole (13a, 13b) eseguite sulla staffa sagomata (1) che costituisce il primo modulo dell’attrezzatura secondo il trovato.
Con riferimento alle figure 4A e 4B, il terzo modulo di tale attrezzatura consiste in una piastra (3) che presenta la medesima grecatura dell’anzidetto pannello nastriforme (2), nell’ambito della quale à ̈ infatti possibile individuare tre anse aggettanti verso il fronte (31a, 31b, 31c) alternate a due scanalature (32a, 32b).
Tuttavia nell’ambito di questa stessa piastra (3), che presenta un’altezza leggermente ridotta rispetto a quella del pannello (2), à ̈ previsto che le tre anzidette anse (31a, 31b, 31c) rechino un’altezza leggermente minore di quella delle corrispondenti anse (21a, 21b, 21c) del pannello (2) e che le due anzidette scanalature (32a, 32b) presentino un’altezza leggermente maggiore di quella delle corrispondenti scanalature (22a, 22b) del pannello medesimo (2).
Va detto altresì che tale piastra (3) reca, ai due lati del proprio asse mediano verticale, due prime coppie di asole ad asse orizzontale (33a, 33b).
Nell’ambito di ciascuna di tali coppie, le due asole (33a, 33b) risultano eseguite rispettivamente sull’ansa superiore (31a) e sull’ansa inferiore (31b), nonché perfettamente allineate in verticale; va precisato altresì che l’interasse previsto tra queste due medesime asole (33a, 33b) corrisponde a quello che si stabilisce tra le asole (23a, 23b) appartenenti alla prima coppia di quelle realizzate sul pannello (2).
In prossimità di ciascuna delle estremità longitudinali di tale piastra (3) à ̈ prevista una rispettiva seconda coppia di asole ad asse orizzontale (34a, 34b), nell’ambito della quale ciascuna asola risulta eseguita sul fondo di una delle anzidette scanalature (32a, 32b) della piastra medesima (3); allo stesso modo l’interasse previsto tra queste due medesime asole (34a, 34b) corrisponde a quello che si stabilisce tra le asole (24a, 24b) appartenenti alla seconda coppia di quelle realizzate sul pannello (2).
Ebbene le specifiche modalità di installazione e di cooperazione dei tre anzidetti moduli (1, 2, 3) dell’attrezzatura secondo il trovato possono essere verificate sulla base dell’anzidetta figura 1.
Con riferimento a tale figura va detto innanzitutto che l’anzidetta staffa sagomata (1) va fissata, in corrispondenza del suo anzidetto tratto verticale superiore (10), sul retro della fascia inferiore (F1) della barriera stradale di destinazione.
Nel caso specifico questo stesso tratto verticale superiore (10) della staffa (1) si dispone in realtà sul retro dell’ansa inferiore dell’anzidetto giunto grecato (G) precedentemente attestata contro la faccia posteriore della medesima fascia inferiore (F1).
Lo stabile accoppiamento tra una simile staffa (1) e l’anzidetta fascia inferiore (F1) della barriera stradale si realizza per il tramite di una coppia di bulloni ad asse orizzontale (1a) che vengono infilati, dal fronte verso il retro, entro corrispondenti fori cilindrici eseguiti sulla medesima fascia inferiore (F1), in maniera tale che le loro estremità possano infilarsi, oltre che all’interno di opportuni fori passanti realizzati sul giunto grecato (G), anche attraverso i due anzidetti fori (10a) previsti sull’anzidetto tratto verticale superiore della staffa sagomata in questione (1).
Una volta che le punte di tali bulloni (1a) siano fuoriuscite dagli anzidetti fori (10a) della staffa (1), non resta che accoppiarvi elicoidalmente due rispettivi dadi (1b) che hanno, per l’appunto, l’effetto di attestare rigidamente il tratto superiore (10) di tale staffa (1) contro la faccia posteriore della fascia (F1) della rispettiva barriera.
Ebbene una staffa (1) condotta in un simile assetto può essere sfruttata per fissare una delle estremità longitudinali dell’anzidetto pannello grecato nastriforme (2).
A tale riguardo occorre realizzare un perfetto allineamento tra la coppia di asole (13a, 13b) eseguite in corrispondenza dell’anzidetto quarto tratto (13), quello inferiore, della staffa medesima (1) e la seconda coppia di asole (24a, 24b) eseguita sul fondo delle scanalature (22a, 22b) del rispettivo pannello grecato (2).
Lo stabile accoppiamento tra questi due componenti può essere realizzato per il tramite di due bulloni (1c) che, dopo essere infilati attraverso le corrispondenti coppie di asole (13a, 13b / 24a, 24b) dell’una (1) e dell’altro (2), vengono accoppiati elicoidalmente con rispettivi dadi di serraggio (1d).
L’anzidetta piastra grecata (3) viene utilizzata per fungere da “ponte†e da raccordo tra due esemplari consecutivi dell’anzidetto pannello nastriforme grecato (2), in una condizione in cui l’estremità longitudinale destra dell’uno si dispone a breve distanza dall’estremità longitudinale dell’altra, magari sul fronte di uno dei paletti montanti (P) che sostengono l’intera barriera stradale.
In un simile contesto à ̈ peraltro previsto che le estremità adiacenti di ogni coppia di pannelli consecutivi (2) siano associate ad un rispettivo esemplare dell’anzidetta staffa sagomata (1).
In particolare questa stessa staffa (3) va posizionato sul retro della rispettiva coppia di pannelli (2), dunque in una posizione intermedia tra questi ultimi e le rispettive staffe portanti (1).
Ebbene il fissaggio di tale piastra (3), ed il conseguente collegamento tra i due pannelli (2) consecutivi, può essere realizzato dopo aver previsto che la faccia posteriore di tali pannelli (2) si coniughi esattamente contro la faccia anteriore della piastra (3) ad essi frapposta, dando luogo ad una sorta di accoppiamento “a maschio e femmina†.
In pratica un simile accoppiamento risulta favorito dal fatto che piastra (2) e pannelli (3) presentano il medesimo profilo di sezione e dal fatto che le scanalature (22a, 22b) di ciascun pannello (2) sono in grado di insediarsi entro le corrispondenti scanalature (32a, 32b) della retrostante piastra (3), mentre le anse (21a, 21b, 21c) di ciascun pannello (2) risultano in grado di “abbracciare†le corrispondenti anse (31a, 31b, 31c) della retrostante piastra (3).
Ebbene in occasione di un simile accoppiamento occorre fare in modo che le due seconde coppie di asole (34a, 34b) della piastra (3) si allineino con le antistanti seconde coppie di asole (24a, 24b) realizzate sui due pannelli (2) ai quali essa risulta frapposta, in una condizione in cui, peraltro, questo allineamento si stabilisce anche rispetto alle anzidette coppie di asole (13a, 13b) previste sul tratto inferiore (13) delle staffe (1) preposte a sostenere i due esemplari del pannello (2).
La posizione allineata di queste tre coppie allineate di asole (13a, 34a, 24a / 13b, 34b, 24b) viene stabilizzata per il tramite delle stesse anzidette viti (1c) che hanno il compito di fissare ciascuna estremità del pannello (2) alla rispettiva staffa sagomata (1).
Allo stesso tempo ciascuna delle prime coppie di asole (33a, 33b) della medesima piastra (3) deve portarsi in perfetto allineamento con le antistanti prime coppie di asole (23a, 23b) realizzate sui due pannelli (2) ai quali risulta frapposta.
Queste coppie corrispondenti di asole (23a, 33a / 24b, 34b) sono destinate ad essere attraversate da rispettivi bulloni (1e) atti a cooperare con i corrispondenti dadi di serraggio (1f).
L’esame della medesima figura 1 consente di comprendere meglio i vantaggi dello schermo (S) realizzato per il tramite dell’attrezzatura in questione.
Da tale figura si può infatti notare come tale schermo (S) assuma, al di sotto della barriera stradale e rispetto al retrostante paletto di sostegno (P), un assetto inclinato verso il fronte, in corrispondenza del quale il suo bordo longitudinale inferiore si dispone ad una breve altezza dal suolo.
Ebbene nel momento in cui il corpo di un motociclista in caduta dovesse interferire violentemente con tale schermo (S), lo stesso avrebbe la capacità di assorbirne l’urto e attenuarne le conseguenze traumatiche.
In particolare la forza scaricata dal fronte verso il retro di tale schermo (S) tenderebbe ad imporre a quest’ultimo un’oscillazione all’indietro, ma risulterebbe assorbita progressivamente dalle retrostanti staffe portanti (1), grazie alla specifica configurazione delle stesse.
Nell’ambito di ciascuna staffa (1), infatti, una simile forza provocherebbe, in istantanea successione, la rotazione all’indietro del quarto tratto (13), del terzo tratto (12) e del secondo tratto (11), i quali, proprio in ragione del loro particolare profilo, manifestano una resistenza via via maggiore nei confronti di un’energica forza che tenda a farli ruotare all’indietro.
In tale ottica si comprende come l’intero schermo in questione (S) sia dunque in grado di offrire inizialmente una resistenza contenuta, utile per assorbire gran parte dell’inerzia del corpo del motociclista caduto, e come poi tenda progressivamente ad offrire una maggiore resistenza, utile per garantire l’arresto definitivo dello stesso.
Come anticipato, peraltro, nel corso di tale oscillazione all’indietro dello schermo (S), il bordo longitudinale inferiore dello stesso tende ad avvicinarsi progressivamente al suolo e a sigillare quella sezione di passaggio (tra schermo e suolo) entro cui potrebbe altrimenti infilarsi pericolosamente un arto del motociclista che interferisce con lo schermo medesimo (S). La stessa figura 1 permette di verificare visivamente i vantaggi derivanti dall’aver posizionato i bulloni (1c) destinati a realizzare il collegamento tra staffa (1), pannello (2) e piastra (3) sul fondo delle scanalature (22a, 22b / 32a, 32b) di questi ultimi.
L’esperienza ha permesso di verificare che, in occasione di un’eventuale caduta, il casco di un motociclista, in ragione delle sue dimensioni, tende ad impattare con la zona centrale di un eventuale schermo protettivo posizionato alla base di una barriera stradale.
In questo senso à ̈ facile comprendere come, in presenza dello schermo secondo il trovato (S), un simile eventuale impatto non esporrebbe il motociclista al rischio di colpire con il proprio casco le teste degli anzidetti bulloni (1c) che, pur essendo dislocate in una posizione potenzialmente pericolosa, all’incirca nella zona centrale dello schermo (S), non risultano comunque raggiungibili proprio perché dislocate sul fondo delle anzidette scanalature.
Inutile dire che sul fronte di tale schermo (S) restano tuttavia “in evidenza†le teste degli anzidetti bulloni (1e); queste però si trovano dislocate verso i bordi longitudinali superiore ed inferiore dello stesso, dunque in una posizione in cui à ̈ molto difficile registrare un impatto diretto con il casco dell’eventuale motociclista caduto.
Occorre precisare altresì che ciascuno dei pannelli grecati (2), così come ciascuna delle piastre di collegamento (3) presentano, anche in virtù del loro anzidetto profilo grecato, la possibilità di flettersi in direzione longitudinale, al fine di assecondare l’eventuale curvatura della strada nel momento in cui siano effettivamente poste in opera su una barriera stradale a sua volta adeguata a tale curvatura.
Si rilevato peraltro che l’anzidetta particolare grecatura dei suddetti pannelli (2) si rivela in grado di favorire anche lo “spanciamento†all’indietro degli stessi, utile a realizzare un ulteriore effetto ammortizzante in presenza di un urto portato dal corpo di un eventuale motociclista caduto.
Si segnala infine che, pur senza esulare dal presente ambito inventivo, nulla vieta di realizzare una versione meno “sofisticata†dello schermo protettivo anzidetto, nell’ambito della quale ciascuno dei pannelli (2) e ciascuna delle piastra (3) potrebbero rinunciare all’anzidetto profilo grecato ed adottare, in alternativa, un profilo perfettamente piatto.

Claims (5)

  1. RIVENDICAZIONI 1) Attrezzatura modulare per la realizzazione di schermi ad assorbimento d’urto atti ad essere appesi sul retro delle fasce inferiori di protezione (F1) delle barriere stradali, caratterizzata per il fatto di comprendere: • un primo modulo consistente in una staffa laminare (1) che presenta una coppia di asole ad asse verticale (13a, 13b) eseguite in corrispondenza del suo asse longitudinale mediano, nonché una coppia affiancata di fori circolari (10a) realizzati in corrispondenza del proprio tratto verticale di sommità (10) • un secondo modulo consistente in un pannello nastriforme (2) che comprende, in prossimità di ciascuna estremità: - una seconda coppia di asole ad asse orizzontale (24a, 24b), perfettamente allineate in verticale, tra le quali si stabilisce un interasse pari a quello che si stabilisce tra le anzidette asole (13a, 13b) della staffa (1) - una prima coppia di asole ad asse orizzontale (23a, 23b), perfettamente allineate in verticale, disposte in posizione più interna rispetto a quella dell’anzidetta seconda coppia (24a, 24b) e con un maggiore interasse • un terzo modulo consistente in una piastra (3), sostanzialmente rettangolare, che comprende: - due prime coppie di asole ad asse orizzontale (33a, 33b), dislocate simmetricamente ai lati del proprio asse mediano verticale, essendo previsto che, nell’ambito di ciascuna di tali coppie, le due asole siano allineate in verticale e prevedano un interasse pari a quello che si stabilisce tra le due asole (23a, 23b) della prima coppia prevista nell’anzidetto pannello (2) - due seconde coppie di asole ad asse orizzontale (34a, 34b) dislocate in prossimità delle sue estremità longitudinali, essendo previsto che, nell’ambito di ciascuna di tali coppie, le due asole siano allineate in verticale e prevedano un interasse pari a quello che si stabilisce tra le due asole (24a, 24b) della seconda coppia prevista nell’anzidetto pannello (2).
  2. 2) Attrezzatura secondo la rivendicazione 1, caratterizzata per il fatto che l’anzidetta staffa (1) presenta, inferiormente all’anzidetto primo tratto di sommità (10), - un secondo tratto (11) dotato di un profilo sostanzialmente ad “L†capovolta, formato da un’ala orizzontale (11a) e da una più lunga ala verticale (11b) - un terzo tratto (12) che presenta, rispetto all’ala verticale (11b) dell’anzidetto secondo tratto (11), una lunghezza maggiore ed un’inclinazione in avanti - un quarto tratto (13) che presenta, rispetto all’anzidetto terzo tratto (12), una lunghezza maggiore ed un’inclinazione in avanti, in corrispondenza del quale sono ottenute le due anzidette asole ad asse verticale (13a, 13b).
  3. 3) Attrezzatura secondo la rivendicazione 2, caratterizzata per il fatto che, nell’ambito dell’anzidetta staffa (1), l’inclinazione adottata dal terzo tratto (12), rispetto all’ala verticale (11b) del sovrastante secondo tratto (11), à ̈ di circa 30° e che l’inclinazione adottata dal quarto tratto (13), rispetto al sovrastante terzo tratto (12), à ̈ di circa 7°.
  4. 4) Attrezzatura secondo la rivendicazione 1, caratterizzata per il fatto che l’anzidetto pannello (2) e l’anzidetta piastra (3) adottano un profilo grecato di analoga configurazione, ma di differenti dimensioni, tali per cui la faccia anteriore della piastra (3) sia in grado di insediarsi entro la faccia posteriore del pannello (2).
  5. 5) Attrezzatura secondo la rivendicazione 4, caratterizzata per il fatto che nell’ambito del profilo grecato dell’anzidetto pannello (2) e dell’anzidetta piastra (3) à ̈ possibile individuare tre anse aggettanti verso il fronte (21a, 21b, 21c / 31a, 31b, 31c) alternate a due scanalature (22a, 22b / 32a, 32b); essendo previsto che le anzidette prime coppie di asole ad asse orizzontale (23a, 23b / 33a, 33b) dell’uno (2) e dell’altra (3) siano realizzate in corrispondenza delle rispettive anse superiore ed inferiore (21a, 21b / 31a, 31b) e che le anzidette seconde coppie di asole ad asse orizzontale (24a, 24b / 34a, 34b) siano realizzate in corrispondenza delle rispettive scanalature (22a, 22b / 32a, 32b).
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