ITBO940115A1 - Metodo per l'asciugatura sotto vuoto ed in atmosfera non inerte di prodotti in genere lavati con uso di solventi infiammabili e relativo - Google Patents

Metodo per l'asciugatura sotto vuoto ed in atmosfera non inerte di prodotti in genere lavati con uso di solventi infiammabili e relativo Download PDF

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Abstract

Un metodo per eseguire l'asciugatura in atmosfera non inerte di prodotti in genere, quali indumenti o pezzi metallici, plastici e simili, precedentemente lavati in un cestello con l'uso di solvente idrocarburo infiammabile, in cui la fase di asciugatura viene eseguita portando il cestello a basso vuoto e raggiungendo un valore di pressione residua tale da impedire all'interno di questi la propagazione di flussi di aria ed a cui corrisponde un valore di temperatura di ebollizione per detto solvente decisamente inferiore al valore di infiammabilità; il calore necessario all'asciugatura dei detti prodotti viene trasmesso per contatto degli stessi con una o più porzioni di detto cestello riscaldate con mezzi non interagenti con detta atmosfera.(FIG. 1).

Description

DESCR I Z I ON E
annessa a domanda di brevetto per INVENZIONE INDUSTRIALE dal titolo: METODO PER L'ASCIUGATURA SOTTO VUOTO ED IN ATMOSFERA NON INERTE DI PRODOTTI IN GENERE LAVATI CON USO DI SOLVENTI INFIAMMABILI E RELATI-VO IMPIANTO IN GRADO DI ATTUARE TALE METODO.
Il presente trovato concerne un metodo in grado di garantire l'asciugatura sotto vuoto ed in atmosfera non inerte di prodotti i genere, quali indumenti o pezzi metallici, plastici e simili che vengono precedentemente lavati con l'uso di solventi infiammabili, ed il relativo impianto che esegue il lavaggio e l'asciugatura utilizzando solventi infiammabili in grado di attuare tale metodo durante la fase di asciugatura di detti prodotti.
Il lavaggio industriale di prodotti quali pezzi metallici, plastici, componenti o parti di macchine che devono essere accuratamente sgrassati, oppure il lavaggio cosiddetto "a secco" di capi di abbigliamento, viene effettuato da tempo, come noto, mediante macchine od impianti utilizzanti un solvente quale agente per il lavaggio.
Solitamente queste macchine o tali impianti operano a circuito chiuso per conseguire il massimo recupero dei solventi impiegati, i quali, normalmente appartengono alla famiglia dei cloro-fluorocarburi (CFC), come ad esempio, il freon 113, oppure sono solventi clorurati, come ad esempio, il percloroetilene.
Negli ultimi tempi, per evitare l'impiego di questo tipo di solventi che come noto comporta dannose propagazioni nell'ambiente esterno con evidenti problemi di inquinamento, sono state studiate e prodotte delle particolari macchine od impianti, del tipo sopra indicato, che utilizzano come solventi delle sostanze infiammabili quali, ad esempio, gli idrocarburi. In queste macchine, per evitare i rischi conseguenti alla facile infiammabilità del tipo solvente ora utilizzato, il circuito chiuso di lavaggio, ed in particolare quello di asciugatura, vengono mantenuti in atmosfera inerte. Viene cioè creata una atmosfera in grado di non reagire con il tipo disolvente utilizzato, e costituita da gas inerti, quali ad esempio l'azoto, che impediscono la combustione del solvente.
Solitamente, il ciclo di asciugatura viene attuato provocando l'evaporazione del solvente per mezzo di un flusso d'aria, preventivamente riscaldata, fatta circolare forzatamente all'interno di una camera o botte dove sono stati lavati i prodotti, e dalla quale, in precedenza, è stato scaricato, in un apposito serbatoio di raccolta, il solvente utilizzato per il lavaggio.
Durante il ciclo di asciugatura, qualora non sia prevista una atmosfera inerte, si tende a mantenere all'interno del circuito di asciugatura una temperatura di sicurezza prevista in diversi gradi in meno rispetto alla temperatura di infiammabilità del solvente (in gergo tecnico indicata con il termine "flash point"). E' chiaro che si intende per temperatura o punto di infiammabilità, la temperatura minima alla quale occorre portare il solvente e l'atmosfera in cui esso opera costituente i gas comburenti, affinchè il solvente si infiammi spontaneamente. Si noti che, per provocare l'accensione del solvente, oltre al raggiungimento della temperatura di infiammabilità, è necessario che le particelle di solvente ed il flusso di aria si trovino in un determinato rapporto, denominato rapporto stechiometrico, al disotto del quale la sola temperatura non è sufficiente a provocare l'accensione spontanea del solvente. In pratica si opera sempre in eccesso di aria.
Basandosi su quest'ultima condizione descritta, cioè sul fatto che se le particelle di solvente ed il flusso d'aria non si trovano nel corretto rapporto stechiometrico si evitano problemi di accensione del solvente, le metodologie tecniche attualmente in uso prevedono di eseguire il lavaggio e la successiva fase di asciugatura dei prodotti in una atmosfera che non è inerte, cioè in atmosfera con presenza di aria e, quindi di ossigeno, ed ha previsto di attuare l'asciugatura dei prodotti lavati mediante la generazione di un notevole flusso di aria di ventilazione ed asciugatura. In pratica, viene alimentato un flusso di aria a bassa temperatura e viene sfruttata l'azione e l'energia meccanica dell'aria per asportare le particelle di solvente dai prodotti lavati. Contemporaneamente, con tale flusso d'aria si riesce a far evaporare una parte del solvente, anche se la temperatura dell'aria immessa è inferiore sia alla temperatura di ebollizione sia alla temperatura o punto di infiammabilità del solvente.
Inoltre, durante la fase di asciugatura si prevede di controllare con continuità determinati parametri che influiscono sulla accensione spontanea del solvente, ad esempio la sua concentrazione nell'aria e la temperatura del flusso d'aria. Tale tipo di controllo consente di poter operare correttamente e con sicurezza anche nel caso di un accelerazione del processo di asciugatura, in cui si prevede un graduale riscaldamento dell'aria al diminuire della concentrazione del solvente, il tutto mantenendosi lontano dalla temperatura di accensione e dal rapporto stechiometrico che provocherebbe l'accensione spontanea del solvente.
Diversamente da quanto finora descritto tali tipi di solventi vengono utilizzati, in particolare durante la fase di asciugatura, in atmosfera povera di ossigeno e mantenuti a bassa temperatura, oppure vengono utilizzati dei dispositivi in grado di generare una certa depressione (sottovuoto) nell'ambito delle parti della macchina o dell'impianto interessati dal solvente stesso, così da evitare ambienti e situazioni di reazione tra solvente e comburente (aria).
Ora, per quanto concerne lo studio e il complesso dei prìcipi che consentono l'uso di tali solventi infiammabili in ambiente sottovuoto, è utile specificare che il cosiddetto vuoto non è un termine che indica, nella fattispecie, l’assoluta mancanza di aria, ma è sinonimo di depressione la quale può variare in valore, da caso a caso, all'interno di un campo di valori.
A tale proposito, sono noti altri tipi di impianti operanti con solventi infiammabili e sotto vuoto nei quali il valore relativo di depressione raggiunta, almeno durante la fase di asciugatura, è tale da consentire, comunque, il passaggio di un flusso d'aria calda senza il quale nel caso particolare non si otterrebbe la completa asciugatura dei prodotti lavati.
Operando a questo valore di depressione si rende però necessario riscaldare ed alimentare il flusso d'aria fino ad un valore di temperatura tale che può indurre dei rischi oggettivi di esplosione per il fatto che si avvicina troppo alla temperatura di autoaccensione e quindi di infiammabilità del solvente. Risulta dunque evidente il limite di tali tipi di impianti dato, appunto, dal fatto di operare ad un certo grado di vuoto relativo che, per eseguire una corretta e completa asciugatura, esige un flusso di aria ad elevata temperatura e quindi critica.
Infatti, tanto per dare anche dei valori solamente indicativi, nei processi tradizionali di asciugatura sotto vuoto in cui si opera ad un valore di circa 350 mmHg, si determina un'enorme difficoltà a somministrare calore per asciugare e ci si deve spingere verso valori di temperatura critici nei confronti del "flash point".
Lo scopo del presente trovato è pertanto quello di fornire un metodo ed il suo relativo impianto, in grado di effettuare l'asciugatura sottovuoto di prodotti lavati con solventi infiamabili utilizzati in atmosfera non inerte, permettendo di mantenere all'interno del relativo circuito di asciugatura una temperatura relativamente bassa, prevista in molti gradi in meno rispetto alla temperatura di infiammabilità del solvente (“flash point"), con la massima sicurezza dal punto di vista delle possibili esplosioni del solvente stesso, cosi da eliminare gli inconvenienti ora menzionati.
Il trovato, e le sue caratteristiche tecniche, secondo i suddetti scopi, sono chiaramente riscontrabili dal contenuto delle rivendicazioni sottoriportate ed i vantaggi dello stesso risulteranno maggiormente evidenti nella descrizione dettagliata che segue, fatta con riferimento ai disegni allegati, che ne rappresentano una forma di realizzazione puramente esemplificativa e non limitativa, in cui:
la figura 1 illustra schematicamente una sezione longitudinale di una botte di lavaggio facente parte dell'impianto secondo il presente trovato;
la figura E illustra la sezione II - II di figura 1 e - la figura 3 illustra, con riferimento a figura 1 e secondo una vista prospettico-schematica con alcune parti trasparenti per meglio evidenziarne delle altre, il cestello facente parte dell'impianto secondo il presente trovato.
Prima di entrare nel merito del presente trovato è utile precisare alcuni concetti fondamentali noti ai tecnici del settore ed ai quali si fa riferimento nel seguito. Per ebollizione si intende il passaggio di una massa liquida dallo stato liquido allo stato aeriforme ed è caratterizzato dal fatto che tale trasformazione avviene non soltanto alla superficie, come nella evaporazione, ma in tutta la massa del liquido. Punto di ebollizione o temperatura normale di ebollizione è la temperatura alla quale il liquido bolle sotto la pressione di 1 atm (atmosfera). Per evaporazione si intende il passaggio di una massa liquida dallo stato liquido allo stato aeriforme e tale trasformazione avviene solo alla superficie della massa liquida. Il fenomeno inverso della evaporazione si chiama condensazione. A temperatura opportuna tale trasformazione può avvenire naturalmente alla pressione ordinaria o può essere provocata artificialmente sotto alto vuoto. Per infiammabilità si intende la proprietà di una sostanza ad accendersi ed a bruciare con fiamma quando venga riscaldata ad una temperatura opportuna in presenza di aria o di ossigeno. Per temperatura di infiammabilità si intende la temperatura minima alla quale occorre portare una sostanza e l'ambiente ad essa circostante affinchè detta sostanza si infiammi, cioè bruci con fiamma. Nel caso di un ambiente o di un recipiente si usa la dizione "fare il vuoto" ogniqualvolta si produce in esso una pressione residua di aeriformi inferiore a quella atmosferica. Quanto minore è il valore della pressione residua, tanto maggiore è il grado di vuoto, o, semplicemente, il vuoto ottenuto. Una distinzione del grado di vuoto tra basso, medio, alto ed altissimo può essere fatta in base al valore della pressione residua secondo la classificazione che prevede che a basso vuoto corrisponda una pressione residua compresa tra 760 ed 1 mmHg, a medio vuoto tra 1 e 10 -3, ad alto o spinto tra 10 -3 e 10 -6 e ad altissimo vuoto od ultravuoto una pressione residua inferiore a 10 -6. Risulta quindi evidente che dire "fare il vuoto" non indica una condizione assoluta ma solo relativa se non si indica il valore della pressione residua.
Fatte queste premesse, il metodo secondo il presente trovato per l'asciugatura in ambiente sotto vuoto ed in atmosfera non inerte di prodotti in genere quali indumenti, pezzi metallici, plastici e simili lavati all'interno di uno o più cestelli con l'uso di solventi infiammabili, quali, ad esempio, idrocarburi, prevede che la fase di asciugatura venga eseguita portando tale ambiente a basso vuoto. Il valore della pressione residua entro tale ambiente deve essere tale da impedire la generazione e la propagazione di flussi di aria all'interno del medesimo ambiente. A questo valore della pressione residua deve corrispondere per il solvente infiammabile in uso un valore della temperatura di ebollizione decisamente inferiore al lore della tempertura di autoaccensione e/o di infiammabilità. stesso metodo prevede che i prodotti vengano riscaldati e che rice~ vano calore mediante loro contatto con una o più pareti di un corpo caldo, il quale è disposto ed opera all'interno dell'ambiente sotto vuoto ed è riscaldato da mezzi 1B che non interagiscono con l'atmosfera dello stesso ambiente.
E' vero che anche attualmente, come già detto, si opera ad un valore di depressione tale per cui la temperatura di ebollizione è inferiore a quella di infiammabilità, ma è anche vero che queste temperature differiscono tra loro solo di alcuni °C e costringono ad innalzare la temperatura dell'aria di asciugatura fino a valori pericolosi o costringono ad utilizzare grandi portate di aria. Infatti nei casi finora conosciuti, siccome la metodologia utilizzata per 1‘asciugatura dei prodotti prevede comunque la circolazione di flussi più o meno rilevanti di aria riscaldata, che investono direttamente i prodotti, la depressione di esercizio in tale fase non può assumere valori elevati di vuoto tali da impedire la circolazione di tali flussi. Ed è evidente che valori di vuoto non decisamente elevati non consentono di abbassare drasticamente sia la temperatura di ebollizione, e, quindi, di esercizio, durante il lavaggio, sia la temperatura dei flussi di asciugatura. In pratica, quindi, nel passato, il fatto di essere rimasti tecnicamente legati alla previsione di generare sempre e comunque un flusso di aria per eseguire la fase di asciugatura non ha permesso di aumentare il grado di vuoto e, quindi, di ottenere gli effetti che saranno oggetto del presente trovato.
Il metodo secondo il presente trovato, dunque, non utilizzando i flussi di aria come veicolo principale di rimozione del solvente e dei suoi vapori durante la fase di asciugatura, prevede e consente di aumentare decisamente il grado di vuoto nelle parti di impianto interessati dal solvente infiammabile in modo da ottenere, contemporaneamente, due effetti positivi.
Il primo di questi effetti è la drastica riduzione della temperatura di ebollizione cosicché si può far evaporare il solvente infiammabile anche con modesti innalzamenti della temperatura ambiente.
Il secondo effetto è quello di generare, in pratica, una atmosfera inerte non per immissione di gas inerte, ma per sottrazione quasi completa del gas comburente, cioè dell'aria e dell'ossigeno in essa contenuto.
Considerando nuovamente il metodo in oggetto, la trasmissione del calore ai prodotti da asciugare viene ottenuta per contatto degli stessi con una o più porzioni del cestello 3 riscaldate da mezzi 18 che non interagiscono con l'ambiente interno al cestello 3 stesso. L'impiego di mezzi di riscaldamento 18 è reso necessario dal fatto che un liquido, evaporando, cede calore e si raffredda e può continuare ad evaporare solo se gli viene fornito almeno quel calore che esso cede durante tale fase di evaporazione.
Per fornire un ordine di grandezza del grado di vuoto da raggiungere, il metodo prevede che al valore della pressione residua raggiunta entro l'ambiente attraversato od interessato dal solvente corrisponda, per il solvente in uso, un valore della temperatura di ebollizione inferiore di alcune decine di gradi rispetto al valore della temperatura di autoaccensione e/o infiammabilità. Più precisamente ancora , si prevede che la differenza tra questi valori di temperatura sia di circa 30 - A-5°C. Considerando che la temperatura di infiammabilità di un solvente idrocarburo si aggira attorno ai 95°C, risulta evidente che alla pressione residua deve corrispondere una temperatura di ebollizione di circa 50-60°C facilmente raggiungibile.
Questo metodo trova attuazione in un impianto di lavaggio con solventi infiammabili, quali gli idrocarburi, il quale è dotato, coπίε illustrato nelle figure allegate, di una botte di lavaggio 1 fissa, sostanzialmente cilindrica disposta con il proprio asse di rivoluzione orizzontale e provvista di una bocca di carico/scarico 2 chiudibile a tenuta. All'interno della botte di lavaggio 1 è previsto un cestello 3 di ricezione dei prodotti da lavare. Il cestello 3 è anch'esso sostanzialmente cilindrico ed è supportato coassialmente dalla botte di lavaggio 1 con possibilità di ruotare attorno al suo asse di rivoluzione ad opera di mezzi motori noti non illustrati.
Osservando la figura 1, si può notare che la parete frontale 4 del cestello 3, ovvero quella rivolta verso la bocca di carico/scarico 2, è dotata di una apertura di carico/scarico 5 sostanzialmente coincidente con la bocca di carico/scarico 2. La parete posteriore o fondo 6 del cestello 3 è invece solidale ad un perno di supporto 7 fissato coassialmente alla stessa parete posteriore 6. Il perno di supporto 7 è supportato girevolmente folle da un mozzo 8 solidale alla parete posteriore o fondo 9 della botte di lavaggio 1 ed è cinematicamente collegato ai citati mezzi motori che pongono il cestello 3 in rotazione attorno al suo asse di rivoluzione coincidente con l'asse del perno di supporto 7. Il cestello 3 è quindi supportato a sbalzo dalla botte di lavaggio 1 per mezzo del perno di supporto 7 e del mozzo 8.
In corrispondenza della sua bocca di carico/scarico 2 la botte di lavaggio 1 è provvista di un oblò 10 mobile tra una posizione di apertura ed una posizione di chiusura a tenuta della bocca di carico/scarico 2. In figura 1 l'oblò 10 è fulcrato superiormente alla botte di lavaggio 1 attorno ad un asse orizzontale ed è provvisto inferiormente di mezzi noti indicati nel loro complesso con un blocco 11 e che consentono di chiudere a tenuta e di mantenere chiuso a tenuta l'oblò 10.
Tra il cestello 3 e la botte di lavaggio 1 si forma una intercapedine 12 che si trova in comunicazione con l'interno del cestello 3 attraverso una pluralità di fori 13 realizzati almeno sulla superficie di rivoluzione o mantello 14 del cestello 3 come ilustrato in figura 1.
La botte<' >di lavaggio 1 è altresì dotata, inferiormente, di uno scarico 15 del solvente utilizzato per il lavaggio dei prodotti e, superiormente, di una bocca 16 di alimentazione del solvente pulito e di un raccordo 17 di collegamento ad un impianto non illustrato atto a generare il vuoto all'interno della botte di lavaggio 1. Il raccordo 17 può coincidere con lo scarico 15, ma in questo caso lungo il condotto dello scarico 15 sono indispensabili dei mezzi a valvola unidirezionali costituiti, ad esempio, da un sifone 36, come illustrato in figura 1. Il sifone 36, inoltre, deve essere mantenuto ad una temperatura tale per cui il solvente in esso contenuto non evapori e ritorni nella botte di lavaggio 1. La botte di lavaggio 1, in conformità con quanto previsto dal metodo secondo il presente trovato, è quindi strutturata in modo da resistere alla generazione, al suo interno, di elevati gradi di vuoto ed in modo che non vi siano perdite verso l'esterno così da mantenere inalterato il vuoto generato. Il vuoto viene, ovviamente, generato anche all'interno del cestello 3 grazie ai fori 13.
Osservando la figura 1, si può notare che all'interno della botte di lavaggio 1 è stato realizzata una parte di un impianto di riscaldamento 18 in grado di eseguire, durante la fase di asciugatura dei prodotti lavati, un riscaldamento di questi ultimi per loro contatto con porzioni del cestello 3.
L'impianto di riscaldamento 18 è perfettamente isolato dall'interno della botte di lavaggio 1, e la sua parte disposta all'interno della botte di lavaggio 1 è realizzata a contatto con le pareti del cestello 3. Nel seguito con la denominazione impianto di riscaldamento 18 si farà espresso riferimento a questa parte dell'impianto di riscaldamento 18 interna alla botte di lavaggio 1, poiché è quella che maggiormente interessa quanto concerne il presente trovato.
L'impianto di riscaldamento 18 consta di un condotto di mandata 19 e di un condotto di scarico SO paralleli all'asse di rivoluzione del cestello 3 e di una tubazione di diffusione 21 ricavata nel fondo b e nel mantello del cestello 3.
Osservando ancora la figura 1, si può notare che i condotti di mandata 19 e di scarico 20 sono coassiali tra loro ed all'asse di rivoluzione del cestello 3. Il condotto di mandata 19 é disposto all'interno del condotto di scarico 20, il quale è ricavato direttamente nel mozzo 8.
Per quanto concerne la tubazione di diffusione 21, essa è costituita, a partire dal condotto di mandata 19, da una camera 22 ricavata nel fondo 6 del cestello 3, da una pluralità di condotti longitudinali E3 ricavati, ad esempio e secondo la forma di realizzazione illustrata a puro titolo di esempio, in rilievi 24 generati longitudinalmente ed internamente nel mantello 14 del cestello 3, e da almeno un condotto radiale 25 ricavato esternamente nel fondo 6 del cestello 3. I rilievi 24 svolgono altresì il compito di provocare un rimescolamento dei prodotti da lavare.
La camera 22 può venire realizzata in due diversi modi, cioè essa può interessare l'intera superficie del fondo 6, come identificabile in figura 1, oppure può interessarne solo una parte, come illustrato nelle figure 2 e 3. Nella forma di realizzazione di cui alle figure 2 e 3, la camera 22 ha una conformazione a stella nella quale si distinguono una porzione centrale 26 e tante porzioni o condotti radiali 27 quanti sono i rilievi 24 ed i condotti longitudinali 23. La porzione centrale 26 è, ovviamente, in comunicazione con il condotto di mandata 19, mentre i condotti radiali 27 comunicano con i condotti longitudinali 23.
La parete, indicata con 28, della porzione centrale 26 rivolta verso l'interno del cestello 3 ha una forma conica che si protende verso il centro del cestello 3 stesso e coassiale ad esso. La parete 28 consente di aumentare la superficie di contatto e di scambio termico tra il fluido caldo che occupa la porzione centrale 26 della camera 22 ed i prodotti lavati e l'ambiente in cui essi si trovano e consente di aumentare il loro rimescolamento in cooperazione con i rilievi 24. Il condotto di mandata 19, inoltre, termina con la propria bocca di alimentazione indicata con 29 in prossimità del vertice della parete 58 cosicché il fluido caldo alimentato dal condotto di mandata 19 urta subito la parte centrale della parete 28 e successivamente scorre lungo essa prima di occupare l'intera porzione centrale 56 e prima di fluire lungo i condotti radiali 57 ed i condotti longitudinali 23 (vedi la figura 1).
I rilievi 24 nei quali sono realizzati i condotti longitudinali 23 presentano internamente un setto divisorio 30 longitudinale che divide i condotti longitudinali 23 in due tratti 53a e 23b tra loro paralleli e comunicanti in corrispondenza-della parete frontale 4 del cestello 3. Il tratto 23a, più interno, comunica con un relativo condotto radiale 27, mentre il tratto 23b, più esterno, comunica con una camera anulare 33 ricavata esternamente nel fondo 6 e comunicante, a sua volta, col condotto radiale 25.
Osservando la figura 1, si può notare che l'oblò 10 è realizzato cavo in modo da definire una camera 31 facente parte dell'impianto di riscaldamento 18. La parete, indicata con 32, dell'oblò 10 rivolta verso l'interno del cestello 3 è sostanzialmente conica specularmente alla parete 28 con la quale coopera per un maggiore rimescolamento dei prodotti da lavare o lavati. La parete 32 contribuisce ad aumentare la superficie di contatto e di scambio termico tra il fluido caldo che occupa la camera 31 ed i prodotti lavati e l'ambiente in cui essi si trovano.
L'impianto di riscaldamento 18 comprende anche un generatore non illustrato di un fluido caldo, ad esempio acqua.
In un impianto di lavaggio provvisto di una botte di lavaggio 1 cosi strutturata, al termine della fase di lavaggio, all'interno della botte di lavaggio 1 e, quindi, del cestello 3 viene generata una depressione fino ad ottenere una pressione residua cui corrisponde un valore della temperatura di ebollizione del solvente in uso inferiore di circa 30-45°C rispetto alla temperatura di infiammabilità dello stesso solvente. Poiché la temperatura di infiammabilità di un solvente idrocarburo vale circa 95°C, si ottiene che il solvente all'interno della botte di lavaggio 1 può evaporare, grazie al vuoto generato, ad una temperatura di circa 50°C. Successivamente l'impianto di riscaldamento 18 alimenta acqua calda a circa 50°C che riscalda a tale temperatura le pareti della tubazione di diffusione 21. I prodotti che si trovano a contatto con queste pareti riscaldate vengono quindi riscaldati anch'essi e le gocce di solvente che li ricoprono vengono anch'esse riscaldate ed evaporano. L'impianto che provvede a generare il vuoto fino al valore desiderato può svolgere anche il compito di rimuovere dall'interno della botte di lavaggio 1 il solvente evaporato che viene successivamente recuperato, ad esempio tramite un dispositivo di recupero oggetto di una contemporanea Domanda di Brevetto per Invenzione Industriale della medesima Richiedente, e trattato senza pericolo.
A parte l'oblò 10, dove l'acqua calda si muove lungo un percorso estremamente semplice, l'acqua calda viene alimentata al condotto di mandata 19, dal quale viene spinta contro la parete 2B, quindi entro i condotti radiali 27 e da qui lungo i tratti 83a e 23b prima di giungere alla camera anulare 33 ed al condotto radiale 25 dal quale giunge al condotto di scarico SO.
Confrontando le figure 1 e 2, risulta evidente che le superfici di contatto e di scambio termico tra le pareti calde dell'impianto di riscaldamento 18 ed i prodotti lavati è decisamente ampia a garanzia di un ottimo scambio termico.
Per facilitare il recupero del solvente evaporato si può prevedere di raffreddare almeno il mantello 37 della botte di lavaggio i come illustrato in figura 1. A tale scopo nel mantello 37 si può realizzare una camera 35 percorsa da un fluido freddo, ad esempio acqua che può venire immesso attraverso un relativo ingresso 38 e allontanato mediante una relativa uscita 39. In figura 1 la camera 35 viene ottenuta applicando esternamente al mantello 37 una camicia 34. In questo modo, il solvente che evapora e giunge in prossimità del mantello 37 si condensa e viene allontanato attraverso lo scari co 15 ed il sifone 36,
L'impianto di lavaggio ed asciugatura risultante si dimostra estremamente efficace ed di semplice struttura con notevoli vantaggi sìa economici sia pratici.
L'assenza di dispositivi di ventilazione forzata unitamente ad impianti per generare il vuoto rende infatti molto più semplice ed agevole il controllo dell'intero impianto di lavaggio ed asciugatura.
Non meno importante risulta l',aspetto della sicurezza in quanto anche se l'impianto per la generazione del vuoto subisse un guasto e smettesse di funzionare non si avrebbero inconvenienti pericolosi in quanto la temperatura dell'acqua di riscaldamento è decisamente bassa rispetto a quella di infiammabilità e non è in grado di provocare l'accensione del solvente. Questo stesso concetto vale anche quando, al termine di una fase di asciugatura, i prodotti lavati ed asciugati vengono rimossi e sostituiti con altri da lavare e viene nuovamente alimentato solvente per l'attuazione di una nuova fase di lavaggio, la quale, come noto, viene attuata alla pressione atmosferica. Qualora sia prevista la camera 35, il problema della temperatura critica ad inizio ciclo di lavaggio, già ovviato come appena descritto, si riduce ulteriormente.
Un altro vantaggio ottenibile col metodo e l'impianto secondo il presente trovato e reso possibile dalle basse temperature di esercizio durante qualsiasi fase operativa dell'impianto è quello di consentire il lavaggio e l'asciugatura anche di prodotti che non sono in grado di sopportare elevate temperature, come, ad esempio, i capi di abbigliamento in materiale sintetico.
Il trovato così concepito è suscettibile di numerose modifiche e varianti, tutte rientranti nell'ambito del concetto inventivo. I-noltre, tutti i dettagli possono essere sostituiti da elementi tecnicamente equivalenti.

Claims (18)

  1. R I V E N D I CA Z I O N I 1. Metodo per l'asciugatura in ambiente sotto vuoto ed in atmosfera non inerte di prodotti in genere, quali indumenti o pezzi metallici, plastici e simili, lavati all'interno di uno o più cestelli (3) con l'uso di solventi infiammabili, ad esempio idrocarburi,caratterizzato dal fatto che la fase di asciugatura viene eseguita portando detto ambiente a basso vuoto con valore di pressione residua tale da impedire la generazione e la propagazione di flussi di aria all'interno di detto ambiente ed al quale corrisponde per detto solvente un valore della temperatura di ebollizione decisamente inferiore al valore della temperatura di autoaccensione e/o di infiaminabilità e trasmettendo il calore necessario ai detti prodotti per contatto degli stessi con una o più pareti di almeno un corpo caldo disposto ed operante in detto ambiente e riscaldato da mezzi (18) non interagenti con l'atmosfera di detto ambiente.
  2. 2. Metodo secondo la rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che detta trasmissione del calore avviene per contatto dei detti prodotti con una o più porzioni di detto cestello (3) riscaldate con mezzi (18) non interagenti con detta atmosfera di detto ambiente.
  3. 3. Metodo secondo la rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che detta fase di asciugatura viene eseguita portando detto ambiente a basso vuoto con valore di pressione residua al quale corrisponde per detto solvente un valore della temperatura di ebollizione inferiore di alcune decine di gradi rispetto al valore della temperatura di autoaccensione ε/o di infiammabilità.
  4. 4. Metodo secondo la rivendicazione i, caratterizzato dal fatto che detta fase di asciugatura viene eseguita portando detto ambiente a basso vuoto con valore di pressione residua al quale corrisponde per detto solvente un valore della temperatura di ebollizione inferiore di circa 30 - 45<a>C rispetto al valore della temperatura di autoaccensione e/o di infiammabilità.
  5. 5. Impianto per il lavaggio di prodotti in genere, quali indumenti, pezzi metallici, plastici e simili, con solventi infiammabili attuante il metodo secondo le rivendicazioni precedenti e del tipo comprendente una botte di lavaggio (1) provvista di una bocca di carico/scarico (2) chiudibile a tenuta ed un cestello (3) di contenimento e di ricezione dei prodotti da lavare, girevole, in un senso od in quello opposto, attorno ad un asse orizzontale di rivoluzione all'interno della detta botte di lavaggio (1), caratterizzato dal fatto che la detta botte di lavaggio (1) comunica con un impianto atto a generare in essa un valore di vuoto tale da impedire la generazione e la propagazione di flussi di aria all'interno della medesima botte di lavaggio (1) ed al quale corrisponde per il detto solvente un valore della temperatura di ebollizione decisamente inferiore al valore della temperatura di autoaccensione e/o di infiammabilità ed alloggia al proprio interno un impianto (18) atto a riscaldare una o più porzioni delle pareti del detto cestello (3) per il riscaldamento mediante contatto dei prodotti, il detto impianto di riscaldamento (18) essendo realizzato ed operando isolato dal detto impianto atto a generare il vuoto.
  6. 6. Impianto secondo la rivendicazione 5, caratterizzato dal fatto che il detto impianto di riscaldamento (18) è realizzato, internamente alla detta botte di lavaggio (1), a contatto con le pareti del detto cestello (3).
  7. 7. Impianto secondo la rivendicazione 5, nel quale il detto cestello (3) è sostanzialmente cilindrico, ruota attorno al proprio asse di rivoluzione disposto orizzontalmente ed è dotato, in corrispondenza di una sua parete frontale (4), di una apertura di carico/scarico (5) coincidente con la bocca di carico/scarico (2) della detta botte di lavaggio (1), caratterizzato dal fatto che il detto impianto di riscaldamento (18) consta, almeno, di un condotto di mandata (19) e di un condotto di scarico (20) paralleli all'asse di rivoluzione del detto cestello (3) e di una tubazione di diffu sione (21) ricavata nella parete posteriore o fondo (6) e nella rete di rivoluzione o mantello (14) del detto cestello (3), detti condotti di mandata (19) e di scarico (20) e detta tubazione di diffusione (21) essendo isolate,· almeno per quanto concerne la comunicazione di fluidi, dall'interno della detta botte di lavaggio (1) e del detto cestello (3).
  8. 8. Impianto secondo la rivendicazione 7, caratterizzato dal fatto che i detti condotti di mandata (19) e di scarico (20) sono coassiali tra loro ed all'asse di rivoluzione del detto cestello (3), ed il detto condotto di mandata (19) è disposto all'interno del detto condotto di scarico (20).
  9. 9. Impianto secondo la rivendicazione 7, caratterizzato dal fatto che la detta tubazione di diffusione (21) è costituita, nell'ordine a partire dal detto condotto di mandata (19), da una camera (22) ricavata nel fondo (6) del detto cestello (3), da una pluralità di condotti longitudinali (23) ricavati in rilievi (14) generati longitudinalmente ed internamente nel mantello (14) del detto cestello. (3), e da almeno un condotto radiale (25) ricavato esternamente nel fondo (6) del detto cestello (3).
  10. 10. Impianto secondo la rivendicazione 9, caratterizzato dal fatto che la detta camera (22) interessa l'intero fondo (6) del detto cestello (3).
  11. 11. Impianto secondo la rivendicazione 9, caratterizzato dal fatto che la detta camera (22) è costituita da una porzione centrale (26) coassiale al detto cestello (3) e comunicante col detto condotto di mandata (19) e da una pluralità di condotti radiali (27) dipartentisi, ciascuno, dalla detta porzione centrale (26) verso un rispettivo condotto longitudinale (23) col quale comunica. IH.
  12. Impianto secondo la rivendicazione 11, caratterizzato dal fatto che la parete (2B) rivolta verso l'interno del detto cestello (3) e delimitante la porzione centrale (26) della detta camera (22) à sostanzialmente conica coassialmente al cestello (3) stesso e sporge verso l'interno di quest'ultimo cosi da aumentare la superficie di contatto e di scambio termico con i prodotti da asciugare.
  13. 13. Impianto secondo la rivendicazione IH, caratterizzato dal fatto che il condotto di mandata (19) termina con la propria bocca di alimentazione (29) in prossimità della detta porzione centrale (Hó) in modo che il fluido da esso alimentato scorra lungo la detta parete (28) prima di occupare la medesima detta camera (22).
  14. 14. Impianto secondo la rivendicazione 5, nel quale la bocca di carico/scarico (2) della detta botte di lavaggio (1) è chiudibile a tenuta tramite un oblò (10), caratterizzato dal fatto che il detto oblò (10) è cavo e genera una camera (31) facente parte del detto impianto di riscaldamento (18).
  15. 15. Impianto secondo la rivendicazione 14, caratterizzato dal fatto che la parete (32) del detto oblò (10) rivolta verso l'interno della detta botte di lavaggio (1) e del detto cestello (3) è sostanzialmente conica e si protende verso l'interno della medesima botte lavaggio (1) e del detto cestello (3) così da aumentare la superf eie di contatto e di scambio termico con i prodotti da asciugare.
  16. 16. Impianto secondo la rivendicazione 5, caratterizzato dal fatto che almeno la parete'di rivoluzione o mantello (37) della detta botte di lavaggio (1) è realizzata cava ed è percorsa da un fluido freddo atto a raffreddare detto mantello (37) con conseguente condensazione del vapore del solvente evaporato durante la fase di asciugatura dei prodotti che viene a contatto con esso.
  17. 17. Impianto secondo la rivendicazione 5, caratterizzato dal fatto che almeno la parete di rivoluzione o mantello (37) della detta botte di lavaggio (1) dotata di una camicia esterna (34) atta a realizzare col detto mantello (37) una camera (35) percorsa da un fluido freddo atto a raffreddare detto mantello (37) con conseguente condensazione del vapore del solvente evaporato durante la fase di asciugatura dei prodotti che viene a contatto con ess
  18. 18. Metodo secondo le rivendicazioni da 1 a 4 ed i le rivendicazioni da 5 a 17 precedenti e secondo qua illustrato con riferimento alle figure degli uniti di accennati scopi.
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