IT201900010083A1 - Dima per l'installazione di apparecchi termosanitari - Google Patents

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Gianluca Ferro
Stefano Dari
Giorgio Costantino
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Description

DESCRIZIONE
annessa a domanda di Brevetto per Invenzione Industriale avente per titolo:
“DIMA PER L’INSTALLAZIONE DI APPARECCHI TERMOSANITARI”
DESCRIZIONE DELL’INVENZIONE
Forma oggetto del presente trovato una innovativa dima per l’installazione di apparecchiature pensili, preferibilmente apparecchiature termosanitarie.
L’invenzione è particolarmente utile per apparecchiature termosanitarie pesanti ed ingombranti, quali caldaie, scaldabagni, unità interne o esterne di un condizionatore, pompe di calore o qualsiasi altro simile dispositivo, da fissare su una parete, talvolta anche di disagevole accesso.
Più in generale, la dima dell’invenzione sarà del tipo idonea all’installazione a parete di ogni apparecchiatura termosanitaria che necessiti di un allaccio alle tubazioni di un impianto per il riscaldamento d’ambiente o per l’acqua calda sanitaria e/o per l’eventuale relativo collegamento alla rete di alimentazione gas e/o elettrica (da qui in poi detto “impianto termosanitario”).
E’ noto sospendere un’apparecchiatura termosanitaria AT (si veda fig. 1) ad una parete fissandola su opportuni mezzi di aggancio preventivamente ancorati alla parete medesima, quali, a titolo di esempio, tirafondi filettati e/o i ben noti fissaggi comprendenti tasselli e relative viti filettate.
Di norma, tale apparecchiatura termosanitaria AT è agganciata su detti mezzi direttamente o tramite staffe.
In alcuni Paesi, ad esempio la Francia, norme e/o prassi progettuali prevedono che le tubazioni di un impianto termosanitario, alle quali viene collegata l’apparecchiatura termosanitaria AT, siano collocate e si sviluppino in corrispondenza del soffitto di un ambiente per poi diramarsi e scendere verso il basso, generalmente “a vista” e sporgenti (“fuori traccia”), lungo una o più pareti.
In tal caso, l’installazione di un’apparecchiatura AT può diventare problematica e richiedere l’uso di controtelai C (si veda la fig. 1) appositamente conformati per distanziarla dalla parete di montaggio e definire uno spazio V per il passaggio e l’alloggiamento, senza alcuna interferenza, di dette tubazioni e/o altri eventuali componenti impiantistici o edili.
Essendo detti controtelai C accessori ben noti al tecnico del ramo non sarà necessario dilungarsi oltre sulle loro caratteristiche tecniche ed impieghi.
In tale sede è pertanto sufficiente precisare che, di norma, i controtelai C, o più in generale le relative apparecchiature termosanitarie AT, siano forniti insieme ad una dima dove sono riportati i riferimenti da utilizzare per un loro corretto montaggio a parete.
Tali dime, per esigenze di risparmio e facilità di imballaggio, consistono in genere in fogli di ridottissimo spessore, preferibilmente di carta, di difficile impiego e maneggiabilità; dette dime, infatti, una volta appoggiate sulla parete possono piegarsi, formare ondulazioni o lacerarsi, rendendo molto complicato individuare i punti di riferimento per il successivo fissaggio dell’apparecchiatura termosanitaria AT o del suo controtelaio C.
Molto spesso, l’installatore finisce per inutilizzare la dima e l’operazione di montaggio del controtelaio C e/o dell’apparecchiatura termosanitaria AT viene sostanzialmente “fatta ad occhio”, con risultati più o meno accurati a seconda della sua manualità e bravura.
In altri casi, l’installatore utilizza lo stesso controtelaio C o l’apparecchiatura termosanitaria AT come dima di riferimento; il loro peso e gli ingombri non trascurabili possono però portare ad inesatti posizionamenti.
Molto spesso l’installatore si trova a ripetere più volte le medesime operazioni di montaggio, talvolta necessitando dell’aiuto di altri operatori; ciò causa inutili perdite di tempo ed un aumento dei costi di manodopera.
Tutte queste problematiche sono ancora più evidenti quando, come visto, tubazioni o altri componenti impiantistici sono sporgenti dalle pareti di installazione dell’apparecchiatura termosanitaria AT in quanto possono costituire un “ostacolo” ad un uso corretto della dima.
Dette tubazioni non permettano infatti di posizionare ed appoggiare la dima a stretto ed intimo contatto con la parete, ciò generando difetti di planarità della stessa e conseguenti disallineamenti nei riferimenti di fissaggio da essa individuati.
Di conseguenza, anche il collegamento dell’apparecchiatura termosanitaria AT alle tubazioni del relativo impianto può risultare compromesso e richiedere pesanti operazioni di adattamento od una totale risistemazione impiantistica.
Scopo del presente trovato è quello di eliminare i problemi sopra esposti sfruttando una innovativa dima per l’installazione di apparecchiature termosanitarie utilizzabile in qualsiasi condizione installativa, ovvero in grado di assicurare un corretto e preciso allineamento ed allaccio di un’apparecchiatura termosanitaria alle tubazioni e/o attacchi di impianti termosanitari già predisposti.
Ulteriore scopo della presente invenzione è quello di fornire una dima per la quale eventuali componenti impiantistici e tubazioni “fuori traccia” non siano d’ostacolo al suo corretto posizionamento ed uso.
Ulteriore scopo della presente invenzione è quello di fornire una dima per l’installazione e/o la sostituzione di apparecchiature termosanitarie che sia di economica fabbricazione, di semplice fattura, ecocompatibile e suscettibile di essere imballata insieme all’apparecchiatura termosanitaria da installare.
Questi ed altri scopi, che risulteranno chiari in seguito, si conseguono con una dima conforme al dettato della rivendicazione 1.
Altri scopi possono essere inoltre ottenuti mediante le caratteristiche supplementari delle rivendicazioni dipendenti.
Ulteriori caratteristiche del presente trovato risulteranno meglio evidenziate dalla seguente descrizione di alcune preferite forme di realizzazione, conformi alle rivendicazioni brevettuali e illustrate, a puro titolo esemplificativo e non limitativo, nelle allegate tavole di disegno, in cui:
- la fig. 1 mostra schematicamente un’apparecchiatura termosanitaria ed i relativi mezzi di fissaggio a parete secondo l’arte nota; - la fig.2 mostra, in vista assonometrica, la dima per l’installazione di un’apparecchiatura termosanitaria secondo una possibile variante dell’invenzione;
- le figg. 3a e 3b mostrano rispettivamente, in pianta parti della dima di fig.2 ancora da assemblare;
- le figg.4a e 4b mostrano, rispettivamente una vista assonometrica ed una vista laterale della dima di fig. 2 secondo una prima forma operativa;
- la fig. 5 mostra una vista assonometrica ed una vista laterale della dima di fig.2 in accordo ad una seconda forma operativa;
- le figg. 6a, 6b, 6c mostrano rispettivamente la procedura di montaggio della dima dell’invenzione e relativi dettagli.
Si descrivono ora le caratteristiche del trovato, avvalendosi dei riferimenti contenuti nelle figure. Si precisa che le suddette figure, pur se schematiche, riproducono i componenti del dispositivo secondo proporzioni tra le loro dimensioni ed orientamenti spaziali che sono compatibili con una o più possibili forme esecutive. Si precisa, inoltre, che qualsiasi termine dimensionale e spaziale (quale “inferiore”, “superiore”, “interno”, “esterno”, “frontale”, “posteriore” e simili) si riferisce alla posizione secondo cui la dima ed i suoi componenti sono visti quando in configurazione operativa.
In accordo a quanto detto nella descrizione dello stato dell’arte, si farà ancora riferimento ad un’apparecchiatura termosanitaria AT suscettibile di essere appesa ad una parete tramite apposite staffe o per mezzo di un controtelaio C, variante quest’ultima mostrata solo come esempio nelle figure allegate.
Da qui in poi, per semplicità descrittiva, per apparecchiatura termosanitaria AT si intenderà, senza alcun intento limitativo, una caldaia, sebbene tutto quanto verrà detto con riferimento ad essa potrà essere vantaggiosamente esteso a qualsiasi altro apparecchio pensile che necessiti di un allaccio ad un impianto termosanitario, ad es. a scaldabagni ad accumulo od istantanei (elettrici o a gas), pompe di calore, condizionatori o simili.
Con riferimento alla fig.2, con 1 è quindi mostrata la dima dell’invenzione per l’installazione a parete di detta caldaia AT.
Secondo l’invenzione, la dima 1, che è tridimensionale ed ha dimensioni sostanzialmente analoghe a quella della caldaia AT da installare o del suo controtelaio C, comprende uno o più elementi per l’esatta individuazione a parete dei punti di fissaggio per la caldaia AT medesima ed è altresì configurata per poggiare con almeno un suo bordo direttamente su elementi o componenti dell’impianto termosanitario già esistenti e sufficientemente sporgenti dalla parete di installazione, senza che essi costituiscano ostacolo al suo impiego.
Più precisamente, la dima 1 può poggiare inferiormente su almeno le tubazioni T di mandata e/o ritorno dell’impianto termosanitario, in particolare sulle estremità di allaccio T1, T2, T3, T4, T5 … Tn, di norma tra loro complanari ed aggettanti dalla parete di installazione della caldaia AT.
Come mostrato nelle figg. 4a-4b, dette tubazioni T possono provenire “dall’alto”, ovvero discendenti, almeno in parte “fuori traccia”, lungo la parete di installazione a partire dal relativo soffitto (scelta installativa, come detto, particolarmente frequente in Francia) o, al contrario, “dal basso”, cioè dal pavimento, come illustrato nella variante di fig.5.
Secondo l’invenzione, la dima 1 permette pertanto di individuare con precisione i punti di fissaggio a parete di una caldaia AT in funzione di elementi dell’impianto già presenti e predisposti, preferibilmente specie se sufficientemente rigidi e “bloccati” (tramite noti mezzi) nella loro posizione per definire un appoggio certo e stabile alla dima 1 medesima.
In questo modo, sarà sempre assicurata la “corretta installazione” della caldaia AT, ovvero il sostanziale allineamento e la corrispondenza tra i suoi attacchi e gli allacci delle tubazioni dell’impianto termosanitario con cui coopera, consentendone il reciproco collegamento senza adattamenti, aggiustaggi supplementari o preventive modifiche impiantistiche.
Per gli scopi dell’invenzione, la dima 1 comprende almeno una facciata piana 10 e due montanti laterali 11, 12, ortogonali ed a sbalzo posteriormente alla facciata 10 medesima.
Tra detta facciata 10 e montanti 11, 12 è preferibilmente definito un volume 13, da qui in poi detto “vano tecnico 13”, di forma e dimensioni sufficienti a consentire l’eventuale alloggiamento e/o il passaggio senza interferenza di almeno parte delle suddette tubazioni T e/o, preferibilmente, di qualsiasi altro prevedibile ingombro od ostacolo connesso alle tubazioni od alla superficie della parete di installazione.
Con questo accorgimento, detti “ostacoli”, se presenti, non possono interferire in alcun modo con la dima 1; quando in uso, quindi, i montanti 11, 12 della dima 1 saranno entrambi contemporaneamente ed intimamente in contatto con la parete di installazione e la sua facciata 10 sarà sostanzialmente parallela al piano verticale di giacitura della parete medesima.
La dima 1 comprende inoltre almeno uno o più marcatori 14 atti ad individuare ed indicare con esattezza detti uno o più punti di fissaggio a parete della caldaia AT ed almeno un’appendice 15 per il suddetto appoggio sugli allacci T1, T2, T3, T4, T5 … Tn delle tubazioni T.
Senza alcun intento limitativo, detti uno o più marcatori 14 possono consistere in almeno una coppia di marcatori 14, previsti, ad es., in corrispondenza delle estremità sommitali di ciascun montante 11, 12.
Detti marcatori 14 sono “accessibili” a matite o mezzi simili per “segnare” sulla parete i punti di fissaggio della caldaia AT; a tale scopo, essi possono consistere in asole o fori passanti 14, variamente ed opportunamente conformati.
Nulla vieta naturalmente che ulteriori coppie di marcatori 14’ (fig. 6b) possano essere previsti anche in prossimità della base degli stessi montanti 11, 12, o in qualsiasi altra area, a patto che siano facilmente accessibili e raggiungibili, ad es. tramite apposite finestre o aperture 100 della facciata 10 della dima 1 (fig. 2, 3a).
Dal numero di marcatori 14, 14’ dipenderà il numero di punti di fissaggio riproducibili sulla parete di montaggio della caldaia AT, e di conseguenza la precisione dell’installazione effettuata.
Ritornando all’appendice di appoggio 15, essa può corrispondere ed essere direttamente ricavata sul bordo inferiore della facciata 10 della dima 1 o, in accordo alla variante preferita di fig. 2, consistere in un corpo 15, preferibilmente scatolare, integrato o vincolabile alla facciata 10 medesima.
Preferibilmente, l’appendice 15 della dima 1 può comprendere uno o più: � mezzi di centraggio 16 suscettibili di accoppiarsi, ad es. per interferenza, con gli allacci T1, T2, T3, T4, T5 … Tn di almeno una delle tubazioni T dell’impianto termosanitario, ad esempio sull’allaccio T3 mediano della relativa schiera,
� mezzi di battuta 17 complanari, dette battute 17 essendo idonee a poggiare sui restanti allacci T1, T2, T4, T5 … Tn.
Come illustrato in fig. 4a-5, detti mezzi di centraggio 16 possono comprendere uno o più mezzi sagomati atti ad “abbracciare” almeno un rispettivo allaccio Tn mentre i mezzi di battuta 17 possono comprendere almeno due segmenti d’appoggio 17a, 17b, preferibilmente localizzati lateralmente a detti uno o più mezzi sagomati 16.
Per facilitare e suggerire il posizionamento della dima 1 sugli allacci T1, T2, T3, T4, T5 … Tn delle tubazioni T, l’appendice d’appoggio 15 può ulteriormente comprendere, ad es. stampati, opportuni simboli grafici G.
Come mostrato in fig. 3b, la dima 1 può prevedere simboli rappresentativi di uno o più elementi impiantistici; ad es., essi possono comprendere stilizzazioni di “termosifoni” per identificare le tubazioni T dell’impianto di riscaldamento ambiente; “rubinetti” per quelle dell’impianto dell’acqua calda sanitaria; “fiammelle” per il condotto di alimentazione combustibile; “frecce”, rivolte verso il basso o verso l’alto, per distinguere le tubazioni di mandata da quelle di ritorno; dati numerici o simili per rappresentare i diametri o la filettatura delle tubazioni T stesse o di eventuali raccordi.
Anche per l’eventuale presenza dei simboli G, l’uso di detta dima 1 è semplice ed immediato; è infatti sufficiente (vedere figg.6a-6c):
- addossare, dapprima, la dima 1 tridimensionale alla parete di installazione in modo che i mezzi di centraggio 16 e le basi di battuta 17 dell’appendice di appoggio 15 si accoppino e cooperino con i relativi allacci T1, T2, T3, T4, T5 … Tn nei modi sopra visti e che gli eventuali “ostacoli” sporgenti da detta parete risultino alloggiati internamente al suo vano tecnico 13; quindi
- segnare sulla parete di installazione, attraverso i suddetti marcatori 14 della dima 1, i vari punti necessari al montaggio della caldaia AT (da qui in poi detti “segni”); infine
- forare tramite utensili da foratura (ad es., il trapano di fig. 6c) in corrispondenza dei segni appena fatti così da realizzare le sedi per l’inserimento dei mezzi di fissaggio ed appensione (ad es. i ben noti sistemi comprendenti tasselli ad espansioni e relative viti filettate) della caldaia AT o del relativo controtelaio C.
L’uso di una livella a bolla L (o mezzi equivalenti) permette all’installatore, almeno durante la fase di marcatura dei punti di fissaggio (fig.
6b), di mantenere il corretto assetto della dima 1 e di controllarne eventuali ed indesiderati spostamenti.
Nulla vieta che detta livella L possa essere integrata alla dima 1 stessa, ad esempio sulla sua facciata 10.
Sotto queste condizioni, i segni identificativi dei punti di fissaggio della caldaia AT e/o del suo controtelaio C risulteranno perfettamente allineati tra loro, ciò garantendo, come visto, la perfetta coincidenza tra gli attacchi della caldaia AT e le suddette estremità di allaccio T1, T2, T3, T4, T5 … Tn ed il loro reciproco collegamento senza necessità di ulteriori aggiustaggi.
Sebbene la dima 1 possa essere realizzata di pezzo secondo la geometria mostrata in fig. 2, essa è preferibilmente ottenuta e conformata a partire da almeno un primo foglio sufficientemente spesso (dell’ordine cioè di alcuni mm) ed opportunamente ripiegato.
Tale ultima soluzione si è dimostrata la più vantaggiosa poiché permette di inserire e fornire la dima 1, da assemblare, all’interno del medesimo imballaggio della caldaia AT e/o del relativo controtelaio C, senza alcun problema di ingombro.
Come rappresentato in fig. 3a, detto foglio, preferibilmente in cartone, comprende una pluralità di settori separati da relative linee di piega; più precisamente, esso comprende almeno:
- un settore centrale S1, compreso tra due linee di piega S10, S11, che definisce la suddetta facciata 10 della dima 1;
- due settori o ali laterali S2 e S3 che, opportunamente ripiegate lungo le rispettive linee di piega S20, S21 e S30, S31, definiscono i suddetti montanti 11, 12 della dima 1.
Ciascuna ala laterale S2, S3 comprende almeno una coppia di linguette S22, S23 e S32, S33 suscettibili di incastrarsi su apposite e corrispondenti sedi S12, S13, S14, S15 del settore centrale S1.
Ad esempio, le linguette S22, S23 dell’ala S2 sono atte ad accoppiarsi con le asole S12, S13 del settore centrale S1 ricavate in prossimità della linea di piega S11; analogamente, le linguette S32, S33 coopereranno con le asole S14, S15 previste vicino alla linea di piega S10.
Secondo una forma semplificata dell’invenzione, su almeno un bordo (quello inferiore) del settore S1 possono essere previsti, integrati, i già citati mezzi di centraggio 16 e battute 17 che definiscono l’appendice 15 della dima 1.
Quando invece detta appendice di appoggio 15 è, come visto, un corpo scatolare da vincolare alla facciata 10 della dima 1 (vedere, ad es., la fig. 2 e/o 4a-5), in prossimità del medesimo bordo del settore centrale S1 possono essere ricavate ulteriori asole S16 d’accoppiamento.
In tal caso, anche detta appendice scatolare 15 può essere ottenuta a partire da un foglio, preferibilmente in cartone, opportunamente ripiegato lungo specifiche linee di piega.
Come mostrato in fig. 3b, detto foglio dell’appendice di appoggio 15 può comprendere un’area centrale A1, dotata dei detti mezzi di centraggio 16 e battute 17, ed almeno tre differenti alette perimetrali, due laterali A2, A3 ed una sommitale A4.
Ciascuna aletta A2, A3, A4 comprende rispettive linee di piega A21, A31, A41 ed almeno una coppia di linguette A20, A30, A40; più precisamente, le linguette A20, A30 delle alette laterali A2, A3 sono vincolabili alle asole S16 della facciata 10 della dima 1 mentre le linguette A40 dell’aletta sommitale A4 sono opportunamente incastrabili alle sedi A22, A32 delle alette laterali A2, A3, conferendo all’appendice 15 quella struttura scatolare, precedentemente detta.
È chiaro come l’aletta sommitale A4 possa fungere, nella corrispondente appendice scatolare 15, da piano di supporto 18 per accessori ed utensili quali, ad es. le matite M utilizzabili per la marcatura dei punti di fissaggio della caldaia AT, la livella a bolla o simili strumenti.
Dette operazioni di piegatura ed incastri contribuiscono alla composizione ed alla rigidità strutturale della dima 1, assicurandole piena funzionalità.
Istruzioni I per conformare ed assemblare la dima 1 dell’invenzione possono essere stampate direttamente sulla sua facciata 10 o fornite separatamente come cartiglio o libretto.
Eventuali ed ulteriori elementi di irrigidimento della dima 1 possono consistere in una o più barre o traverse 19 poste trasversalmente tra i suoi due montanti 11, 12, anch’esse in cartone o qualsiasi altro materiale sufficientemente rigido; a riguardo si veda, ad es., la fig. 6a, dove una traversa 19 è raffigurata nelle istruzioni I.
E’ chiaro che numerose varianti del trovato sopra descritto sono possibili all’uomo del ramo, senza per questo uscire dagli ambiti di novità insiti nell’idea inventiva, così come è chiaro che nella pratica attuazione dell’invenzione i vari componenti in precedenza descritti potranno essere sostituiti da elementi tecnicamente equivalenti.
In conclusione, è facile comprendere come la dima 1 dell’invenzione assicuri un’immediata, rapida e precisa installazione di un apparecchio termosanitario AT anche su pareti dove siano presenti “ostacoli”, quali tubazioni T, parti di tubazione o qualsiasi ulteriore prevedibile elemento impiantisco od edile.
L’innovativa conformazione tridimensionale della dima 1 dell’invenzione assicura, pertanto, in qualsiasi condizione installativa, un corretto e preciso allaccio di un’apparecchiatura termosanitaria agli attacchi e tubazioni degli impianti termosanitari già esistenti, senza necessità di aggiustaggi o invasive e preventive opere di adattamento.
La dima 1 dell’invenzione è infine di economica fabbricazione, di semplice fattura, riutilizzabile, facilmente maneggiabile e suscettibile di essere fornita ed imballata insieme all’apparecchiatura termosanitaria da installare.
Essendo realizzata preferibilmente in cartone ed essendo composta esclusivamente tramite piegature ed incastri senza necessità di collanti o analoghe sostanze inquinanti, la dima 1 dell’invenzione è anche ecocompatibile e totalmente riciclabile.

Claims (1)

  1. RIVENDICAZIONI Riv 1. Dima (1) per l’installazione a parete, diretta o tramite staffe o un controtelaio (C), di una apparecchiatura termosanitaria (AT), detta dima (1) avendo dimensioni sostanzialmente analoghe a quelle di detta apparecchiatura termosanitaria (AT) e/o controtelaio (C) e comprendendo uno o più marcatori (14, 14’) per l’individuazione e marcatura su detta parete di installazione di uno o più punti di fissaggio per detta apparecchiatura termosanitaria (AT) e/o controtelaio (C) caratterizzata dal fatto di essere una dima tridimensionale comprendente almeno un’appendice (15) suscettibile di poggiare direttamente su elementi di un impianto termosanitario, a cui detta apparecchiatura termosanitaria (AT) viene collegata, detti elementi essendo già esistenti e sporgenti almeno in parte da detta parete di installazione, Riv 2. Dima (1) secondo la rivendicazione 1 caratterizzata dal fatto di comprendere ulteriormente un vano (13) per l’alloggiamento e/o il passaggio senza interferenza di almeno parte di detti elementi dell’impianto termosanitario, senza che essi costituiscano un ostacolo all’impiego di detta dima (1). Riv 3. Dima (1) secondo la rivendicazione 1 caratterizzata dal fatto che detta appendice (15) coincide con il bordo inferiore della dima (1). Riv 4. Dima (1) secondo la rivendicazione 1 caratterizzata dal fatto che detta appendice (15) è un corpo integrato o vincolabile ad una facciata (10) della dima (1), in prossimità del suo bordo inferiore, detto corpo scatolare (15) essendo aggettante da detta facciata (10). Riv 5. Dima (1) secondo qualsiasi rivendicazione precedente caratterizzata dal fatto che detta appendice (15) comprende almeno uno o più mezzi di centraggio (16) ed uno o più mezzi di battuta (17) atti a cooperare e poggiare su detti elementi sporgenti dalla parete di installazione. Riv 6. Dima (1) secondo qualsiasi rivendicazione precedente caratterizzata dal fatto che detta appendice (15) comprende simboli grafici (G) rappresentativi di detti elementi della parete di installazione su cui detta appendice (15) poggia. Riv 7. Dima (1) secondo qualsiasi rivendicazione precedente caratterizzata dal fatto che detti marcatori (14, 14’) comprendono asole o fori passanti (14, 14’). Riv 8. Dima (1) secondo qualsiasi rivendicazione precedente caratterizzata dal fatto di comprendere almeno due montanti laterali (11, 12) ortogonali ed a sbalzo posteriormente a detta facciata (10) della dima (1), tra detti montanti (11, 12) e detta facciata (10) essendo definito il suddetto vano tecnico (13). Riv 9. Dima (1) secondo una o più rivendicazioni precedenti caratterizzata dal fatto che detti marcatori (14, 14’) comprendono almeno una coppia di marcatori (14) previsti in corrispondenza delle estremità sommitali di detti montanti (11, 12). Riv 10. Dima (1) secondo la rivendicazione precedente caratterizzata dal fatto che detti marcatori (14, 14’) possono comprendere ulteriori coppie di marcatori (14’) in prossimità della base di detti montanti (11, 12), detti marcatori (14’) potendo essere raggiungibili attraverso apposite finestre o aperture (100) della detta facciata (10) della dima (1). Riv 11. Dima (1) secondo qualsiasi rivendicazione precedente caratterizzata dal fatto che detti uno o più mezzi di centraggio (16) comprendono uno o più mezzi sagomati (16) atti ad “abbracciare” almeno uno di detti elementi sporgenti dalla parete di installazione mentre detti uno o più mezzi di battuta (17) possono comprendere segmenti di appoggio (17), detti elementi della parete di installazione su cui detta appendice (15) della dima (1) poggia consistendo almeno nelle estremità di allaccio (Tn) di tubazioni (T) di detto impianto termosanitario. Riv 12. Dima (1) secondo qualsiasi rivendicazione precedente caratterizzata dal fatto di comprendere integrata una livella a bolla. Riv 13. Dima (1) secondo qualsiasi rivendicazione precedente caratterizzata dal fatto di essere realizzata in cartone. Riv 14. Dima (1) secondo qualsiasi rivendicazione precedente caratterizzata dal fatto di essere ottenuta a partire da almeno un primo foglio comprendente una pluralità di settori (S1, S2, S3) compresi tra relative linee di piega (S10, S11, S21, S31), dette linee di piega (S10, S11, S21, S31) consentendo a detto almeno un primo foglio di essere opportunamente ripiegato per definire detta dima (1). Riv 15. Dima (1) secondo la rivendicazione precedente caratterizzata dal fatto di prevedere almeno un secondo foglio comprendente una pluralità di settori (A1, A2, A3, A4) e rispettive linee di piega (A21, A31, A41), dette linee di piega (A21, A31, A41) consentendo a detto almeno un secondo foglio di essere opportunamente ripiegato per definire il corpo scatolare (15) definente la detta appendice (15) vincolabile alla detta facciata (10) della dima (1). Riv 16. Dima (1) secondo la rivendicazione 14 e/o 15 caratterizzata dal fatto che almeno uno o più di detti settori (S1, S2, S3; A1, A2, A3, A4) di detto almeno un primo e secondo foglio comprendono una pluralità di linguette (S22, S23; A20, A30, A40) suscettibili di incastrarsi su apposite e corrispondenti sedi (S12, S13, S14, S15; A22, A32, S16) di detti settori (S1, S2, S3; A1, A2, A3, A4), detti incastri contribuendo alla composizione ed alla rigidità strutturale della dima (1).
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