ITVI20000276A1 - Calzatura curativa nel trattamento delle patologie del piede ulceratoin particolare di quello diabetico neuropatico - Google Patents

Calzatura curativa nel trattamento delle patologie del piede ulceratoin particolare di quello diabetico neuropatico Download PDF

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Description

“CALZATURA CURATIVA NEL TRATTAMENTO DELLE PATOLOGIE DEL PIEDE ULCERATO, IN PARTICOLARE DI QUELLO DIABETICO NEUROPATICO” .
Il trovato riguarda una particolare calzatura specialmente adatta nel trattamento delle patologie podaliche, in particolare di origine diabetica.
E’ noto che il piede diabetico neuropatico presenta una diminuzione di sensibilità protettiva, per cui la soglia di percezione del dolore risulta ridotta rispetto al piede normale.
Il carico sul piede dovuto al peso della persona, lo sfregamento laterale ed anteroposteriore nella calzatura, nonché il movimento trasmesso attraverso la mobilità articolare del piede in movimento sui bordi e sul letto delle ulcerazioni, ostacolano il processo di guarigione che dovrebbe portare alla ricostruzione dei tessuti, bloccandolo negli stadi intermedi.
Le calzature in grado di ridurre l’effetto dei fattori sopraddetti sono chiamate calzature curative (healing shoes). Esse permettono la deambulazione limitata e consentono così di proseguire Fattività lavorativa leggera, prevalentemente di tipo impiegatizio.
Le calzature curative suddette si distinguono in calzature per Favampiede (wedge shoes), per il mediopiede ( fiat shoes) e il retropiede ( heel shoes).
L’efficacia della calzatura curativa dipende sostanzialmente da alcuni fattori tecnici, quali:
- la redistribuzione del carico portante del peso corporeo, carico che va spostato posteriormente nel caso di ulcerazione dell’avampiede, va scomposto parte in avanti e parte dietro in caso di ulcerazione del mediopiede, e va spostato anteriormente nel caso di lesioni ulcerate del retropiede;
- l’impedimento del movimento del piede in direzione laterale ed anteroposteriore;
- l’arresto o quanto meno la limitazione dell’escursione delle giunzioni articolari durante il movimento, mantenendole in posizione di “calma”.
Le calzature curative devono anche assicurare l’attenuazione dei microtraumi nei piedi con scarsa sensibilità protettiva.
Le calzature curative note presentano suole con scarsa flessibilità e sagomate con almeno una zona di scarico della pressione del piede. Per ottenere il necessario grado di rigidità vengono impiegati materiali di elevato peso specifico con spessori considerevoli. Ciò comporta lo svantaggio di appesantire notevolmente la calzatura. Per ammortizzare le sollecitazioni alla pianta del piede, le calzature curative note presentano un sottopiede di contatto con la pianta medesima in materiale morbido che copre l’intera superficie interna della suola, pareggiando il bordo periferico superiore della suola stessa. Ciò comporta l’inconveniente del contatto del piede con lo spigolo del bordo periferico stesso in quanto il piede tende, durante il movimento, a sporgere lievemente oltre il bordo medesimo.
Le suddette calzature curative note, presentano inoltre una tomaia parzialmente aperta e composta di alcune parti unite fra loro a mezzo di cuciture e avente lembi sovrapponibili e accoppiabili mediante stringhe di chiusura regolabili sulle dimensioni del piede.
Tali cuciture essendo sporgenti rispetto alla superficie di contatto interna della tomaia, provocano rinconveniente di stimoli nocivi per Γ integrità della cute.
Il trovato in oggetto intende ovviare ai limiti e agli inconvenienti sopra citati riguardo alle calzature curative in commercio.
In particolare è un primo scopo del trovato di realizzare una calzatura curativa che presenti la necessaria rigidità senza essere troppo pesante e senza limitarne il grado di assorbimento delle forze di impatto.
E’ un altro scopo che la calzatura curativa dell’ invenzione eviti in tutte le sue parti la presenza di elementi di stimolo nocivi e indesiderati per la cute del piede da curare.
Gli scopi suddetti sono raggiunti con la realizzazione di una calzatura curativa nel trattamento delle patologie del piede ulcerato, in particolare di quello diabetico neuropatico, la quale, in accordo col contenuto della prima rivendicazione, comprende: una suola con scarsa flessibilità provvista di almeno una zona di scarico della pressione del piede, un sottopiede di contatto con la pianta del piede ammortizzante le sollecitazioni, una tomaia composta di alcune parti e parzialmente aperta, con lembi sovrapponibili e accoppiabili mediante stringhe di chiusura regolabili sulle dimensioni del piede, ed è caratterizzata dal fatto che detta suola comprende un corpo in materiale microporoso leggero ad alta capacità di assorbimento delle forze di impatto e un elemento rigido, anch’esso leggero, inserito nella parte superiore di detto corpo e occupante tutta o in parte la pianta della calzatura con esclusione di un bordo periferico il quale presenta lo spigolo arrotondato; che detto sottopiede comprende uno strato di elemento ammortizzante con superficie debordante il contorno di detto bordo periferico e rivestito con tessuto batteriostatico; che detta tomaia è rivestita internamente con detto medesimo tessuto batteriostatico presentando le cuciture di unione rientranti rispetto alla superficie di contatto col piede ed essendo associata ad almeno due di dette stringhe di chiusura, ad azione indipendente una dall’altra.
Secondo la forma di realizzazione dell’ invenzione di più frequente uso, la suddetta suola associata all’ elemento rigido presenta la zona di scarico nella parte anteriore, rivolta verso il piano di appoggio, essendo atta a ridurre la sollecitazione di pressione in corrispondenza della parte anteriore del piede, nella quale più di frequente si producono le ulcerazioni del piede diabetico.
Gli scopi suddetti saranno meglio evidenziati durante la descrizione della suddetta forma più frequente di realizzazione dell’invenzione, data a titolo esemplificativo ma non limitativo e illustrata nelle allegate tavole di disegno, ove:
- la fig. 1 mostra la calzatura dell’ invenzione, nella realizzazione con zona di scarico anteriore, in una vista prospettica laterale; - la fig. 2 mostra, in una vista dall’alto, la forma e la posizione dell’elemento rigido associato alla suola della fig. 1;
- la fig. 3 è una sezione trasversale della suola di fig. 2 nella zona del tallone;
- la fig. 4 mostra il profilo della suola relativa alla realizzazione delle figure 1 e 2;
- la fig. 5 mostra il profilo della suola nella variante esecutiva della calzatura con la zona di scarico intermedia;
- la fig. 6 mostra il profilo della suola in un’altra variante esecutiva della calzatura con la zona di scarico posteriore.
La calzatura dell’ invenzione è mostrata nella sua interezza e nella forma realizzativa più frequente in fig. 1.
Essa comprende essenzialmente le seguenti parti assemblate fra loro: - la suola 1 realizzata in materiale antishock microporoso dotato di caratteristiche di grande leggerezza ma anche di grande compattezza;
- il sottopiede 2 composto di uno strato di elemento ammortizzante rivestito con tessuto batteriostatico;
- la tomaia 3 parzialmente aperta, la quale è composta di alcune parti fra loro unite a mezzo di cuciture ed è provvista di lembi 4 sovrapponibili fra loro e accoppiabili mediante le stringhe 5 di chiusura della tomaia attorno ai piede, in posizione regolabile sulle dimensioni del piede stesso con le sue fasciature.
l profilo della suola 1 visibile in fig. 1 mostra la zona di scarico anteriore 11 atta a ridurre la sollecitazione di pressione del piede in appoggio in corrispondenza dell’avampiede.
Tale zona di scarico 11 si raccorda alla parte rimanente 12 della suola mediante la doppia curvatura 13 atta a favorire un leggero moto volvente della suola sul piano di appoggio della calzatura.
La suddetta parte rimanente 12 della suola presenta uno spessore gradualmente decrescente verso Γ estremità posteriore della calzatura, la qual cosa favorisce la corretta distribuzione del peso corporeo sulla suola, accentuando la tendenza del piede a caricare soprattutto in corrispondenza del tallone e dell’arco plantare.
Poiché il materiale microporoso impiegato per la realizzazione della suola 1 non consente di assicurare la necessaria rigidità alla suola stessa, nella parte superiore di questa è inserito l’elemento rigido 6 la cui forma e le cui dimensioni trasversali sono rappresentate indicativamente nella vista in pianta di fig. 2.
Tale elemento rigido è ricavato da una lastra, dello spessore di circa 5 millimetri, di materiale con elevate caratteristiche di rigidità e leggerezza. Si impiegherà di preferenza un legno, tipo ontano o simili.
La fig. 2 evidenzia come l’elemento rigido 6 occupi l’intera pianta della calzatura e quindi della suola 1, con l’esclusione del bordo periferico superiore 14.
Le figure 1 e 3 mostrano che tale bordo periferico superiore ha lo spigolo 15 arrotondato lungo l’intero suo perimetro, essendo atto ad evitare il contatto traumatico del piede in appoggio con detto spigolo.
Il sotopiede 2, visibile nella sola figura 1, è realizzato mediante uno strato di elemento ammortizzante in materiale molto morbido rivestito con tessuto bateriostatico.
Il suddetto sotopiede presenta una superficie di dimensioni maggiori di quelle della suola 1 sotostante, in modo da debordare rispeto al perimetro della suola stessa con un contorno 21 di forma arrotondata.
In tal modo, in virtù della forma arrotondata, sia dello spigolo 15 del bordo 14 della suola 1, sia del contorno 21 del sottopiede 2, il piede malato in appoggio all’intemo della calzatura non incontra alcuna discontinuità periferica, la quale altrimenti potrebbe provocare il contato traumatico che si vuole evitare.
Sempre con lo stesso scopo la tomaia 3, anch’essa rivestita internamente con lo stesso tessuto bateriostatico del sotopiede 2, risulta composta di alcune parti unite fra loro mediante cuciture rientranti rispetto alla superficie di contato con il piede.
La chiusura della tomaia 3 intorno al piede malato, si esegue per sovrapposizione dei lembi 4 uno sull’altro e per accoppiamento dei medesimi fissandone la posizione correta a mezzo di almeno due stringhe di chiusura 5.
Tali stringhe 5 sono vantaggiosamente realizzate indipendenti l’una dall’altra, così da consentire la suddeta operazione di chiusura della tomaia nel modo più consono alla forma del piede malato, anche provvisto di fasciature.
La forma realizzativa più frequente della calzatura dell’ invenzione prevede l’impiego di una suola 1 il cui profilo viene riproposto nella vista laterale della fig. 4. In essa è riportato in tratteggio anche il profilo dell’elemento rigido 6 inserito superiormente nella suola stessa nella posizione della corrispondente fig. 2.
Tale profilo della suola 1 mostra la presenza della zona di scarico 11 nella parte anteriore della suola stessa, nella quale si estende l’elemento rigido 6 interessante quasi interamente la pianta del piede.
E’ proprio in virtù di tale elemento rigido sopra descritto che la suola 1 presenta le necessarie caratteristiche di rigidità che impediscono alla suola stessa di piegarsi durante il movimento della persona, nonostante la leggerezza della suola medesima e nonostante la presenza della zona di scarico in corrispondenza dell’avampiede. La rigidità della suola impedisce lo stress articolare mantenendo le articolazioni in posizione di calma e impedisce inoltre il movimento trasmesso alla cute, divaricante i margini dell’ulcerazione. Tale caratteristica peculiare, associata a quelle sopra evidenziate relative al sottopiede e alla tomaia, consente di stabilizzare il piede e di evitare anche le frizioni nelle varie direzioni, sulla pianta e nelle altre parti del piede a contatto con la tomaia.
La realizzazione più frequente sopra descritta è anche indicata nel trattamento del piede postchirurgico, nelle malformazioni dell’alluce valgo, delle dita sovrapposte o di quelle angolate “a martelletto” oppure “ad artiglio”, nella sindrome di Morton.
Meno frequenti sono i casi di patologie del piede diabetico che si manifestano con la presenza di ulcerazioni in corrispondenza dell’arco plantare, o della zona del tallone.
La calzatura dell’invenzione, applicando gli stessi concetti inventivi sopra illustrati, viene realizzata in altre due varianti principali adatte alla cura di quest’ultime patologie.
Più precisamente, ferme rimanendo le altre caratteristiche di novità sopra evidenziate a proposito del sottopiede e della tomaia, la calzatura dell’invenzione presenta una suola 1 il cui profilo mostra rispettivamente la zona di scarico 16 nella parte intermedia (fig. 5) e nella parte posteriore 17 (fig. 6).
Nel primo caso l’elemento rigido è suddiviso in due parti, rispettivamente posteriore 61 e anteriore 62, che lasciano libera la zona intermedia della suola corrispondente all’arco plantare e nella quale è incavata la zona di scarico 16.
Nel secondo caso la suola 1 della calzatura è priva della parte posteriore per creare la zona di scarico 17 in corrispondenza del tallone 7 che rimane in tal modo sollevato rispetto al piano d’appoggio, dato che il piede poggia soltanto sulla parte anteriore e intermedia della suola 1 comprendente l’elemento rigido 6 realizzato in un unico pezzo.
Da quanto sopra risulta evidente che la calzatura dell’invenzione presenta le volute caratteristiche di leggerezza e insieme di rigidità, senza modificazioni della capacità di assorbimento delle forze di impatto e assicurando stabilità di posizionamento del piede all’interno della calzatura, caratteristiche tutte essenziali nella cura delle patologie del piede ulcerato, in particolare di quello diabetico.

Claims (9)

  1. RIVENDICAZIONI 1) Calzatura curativa nel trattamento delle patologie del piede, specialmente di quelle relative al piede diabetico neuropatico, comprendente: una suola con scarsa flessibilità provvista di almeno una zona di scarico della pressione del piede, un sottopiede di contatto con la pianta del piede ammortizzante le sollecitazioni, una tomaia composta dì alcune parti e parzialmente aperta, con lembi sovrapponibili e accoppiabili mediante stringhe di chiusura regolabili sulle dimensioni del piede, caratterizzata dai fatto che detta suola comprende un corpo in materiale microporoso leggero ad alta capacità di assorbimento delle forze di impatto e un elemento rigido, anch’ esso leggero, inserito nella parte superiore di detto corpo e occupante tutta o in parte la pianta della calzatura con esclusione di un bordo periferico il quale presenta lo spigolo arrotondato; che detto sottopiede comprende uno strato di elemento ammortizzante con superfìcie debordante il contorno di detto bordo periferico e rivestito con tessuto batteriostatico; che detta tomaia è rivestita internamente con detto medesimo tessuto batteriostatico presentando le cuciture di unione rientranti rispetto alla superficie di contatto col piede ed essendo associata ad almeno due di dette stringhe di chiusura, ad azione indipendente una dall’altra.
  2. 2) Calzatura curativa secondo la Riv. 1), caratterizzata dal fatto che detta suola associata a detto elemento rigido presenta detta zona di scarico nella parte anteriore, rivolta verso il piano di appoggio, essendo atta a ridurre la sollecitazione di pressione in corrispondenza della parte anteriore del piede.
  3. 3) Calzatura curativa secondo la Riv. 1), caratterizzata dal fatto che detta suola è associata a detto elemento rigido il quale è privo di una porzione centrale, detta suola presentando detta zona di scarico nella parte intermedia, rivolta verso il piede, essendo atta a ridurre la sollecitazione di pressione in corrispondenza dell’arco plantare.
  4. 4) Calzatura curativa secondo la Riv. 1), caratterizzata dal fatto che detta suola associata a detto elemento rigido è priva di una porzione posteriore, realizzando in tal modo detta zona di scarico in corrispondenza della parte posteriore del piede ed essendo atta a ridurre la sollecitazione di pressione in corrispondenza del tallone.
  5. 5) Calzatura curativa secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzata dal fatto che detto elemento rigido inserito in detto corpo microporoso, è realizzato in legno con elevate caratteristiche di rigidità e leggerezza.
  6. 6) Calzatura curativa secondo le rivendicazioni 1) e 2), caratterizzata dal fatto che detta zona di scarico della pressione del piede, presente anteriormente in detta suola, si raccorda alla parte rimanente della suola stessa mediante una doppia curvatura, detta parte rimanente presentando uno spessóre gradualmente decrescente verso l’estremità posteriore della calzatura.
  7. 7) Calzatura curativa secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzata dal fatto che detto spigolo di detto bordo periferico della suola è arrotondato lungo tutto il perimetro di detta suola, essendo atto ad evitare il contatto traumatico del piede in appoggio con detto spigolo.
  8. 8) Calzatura curativa secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzata dal fatto che detto sottopiede ammortizzante rivestito con detto tessuto batteriostatico, presenta detta superficie debordante con la parte eccedente arrotondata ed adattata a detto spigolo arrotondato della suola, detta parte eccedente essendo atta a cooperare con detto spìgolo arrotondato per evitare il contatto traumatico del piede in appoggio.
  9. 9) Calzatura curativa secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzata dal fatto che dette almeno due stringhe di accoppiamento dei lembi sovrapponibili della tomaia, sono atte ad esercitare sulla tomaia una azione di chiusura sul piede, con fasciature di varia entità, l’una indipendente dall’ altra, ognuna di dette stringhe essendo scorrevole in una relativa copnia di occhielli fissati alla base di detti lembi della tomaia.
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