ITMI20090378A1 - Dispositivo paravolatili per manti di copertura ondulati - Google Patents

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ITMI20090378A1
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Description

Descrizione
La presente invenzione riguarda le coperture a falda per edifici, il manto di copertura potendo essere il più vario (per esempio formato da coppi, tegole di vario tipo, lastre di fibrocemento, di lamiera zincata o di alluminio, o anche di materia plastica), purché ad andamento ondulato.
Nei manti di copertura ondulati si ha il problema di impedire che volatili, roditori, insetti e simili possano insinuarsi sotto il manto di copertura attraverso le aperture che, proprio a causa dell’andamento ondulato della falda, sono presenti in corrispondenza del bordo della falda ad elevazione minore ed eventualmente anche del bordo ad elevazione maggiore della stessa falda, come pure in corrispondenza delle converse se previste.
Nel settore viene denominato (riduttivamente) “paravolatili†un dispositivo che risolve il suddetto problema. Lo stesso dispositivo in inglese viene più propriamente chiamato “pest barrier†.
US-A-20040003547 descrive un dispositivo di questo tipo, una cui forma di realizzazione, preferibilmente ricavata da una rete metallica, comprendente: una base rettangolare avente un primo, un secondo e un terzo bordo con il primo e secondo bordo opposti tra loro; una parte frontale, o di chiusura, che forma un sol pezzo con la base e che si eleva verso l’alto dal quarto bordo di quest’ultima formando con essa un angolo di circa 90°. La parte di chiusura ha un profilo tale da impedire l’accesso al sottotetto a volatili ed altri animali attraverso le suddette aperture, e in particolare un profilo che segue la sagoma della relativa apertura. Il dispositivo à ̈ inoltre dotato di una prima aletta in un sol pezzo con la base e ottenuta risvoltando verso l’alto la porzione d’angolo della base tra il primo e terzo bordo, con l’aletta che forma rispetto alla base un angolo minore di 90°, e di una seconda aletta pure in un sol pezzo con la base e ugualmente ottenuta risvoltando verso l’alto la porzione d’angolo della base tra il secondo e terzo bordo, anche questa aletta formando rispetto alla base pure un angolo minore di 90°.
Tale noto dispositivo viene messo in opera inserendo per primo, nell’apertura formata dalla relativa onda della copertura, il suddetto terzo bordo della base e spingendo verso l’interno il dispositivo fino a che la sua parte di chiusura viene a trovarsi in corrispondenza dell’apertura o appena all’interno di essa così da impedire l’ingresso ai volatili e altri animali. Se alle suddette due alette del dispositivo à ̈ stata data un’adatta angolazione rispetto alla base (in ogni caso, come detto, minore di 90°) esse non solo non ostacolano l’inserimento del dispositivo nella relativa apertura (visto che hanno la possibilità di piegarsi verso la base se il dispositivo viene forzato verso l’interno), ma si oppongono alla fuoriuscita accidentale del dispositivo perché puntano contro la faccia interna della relativa tegola o della lastra o lamiera di copertura. Tali alette tuttavia non servono in pratica a contrastare le spinte esercitate sul dispositivo e dirette verso l’interno dell’apertura, spinte che possono essere effettivamente esercitate dai volatili di maggiori dimensioni quali ad esempio i piccioni. Uno spostamento del dispositivo verso l’interno può rendere inefficace il dispositivo se l’apertura à ̈ inferiormente delimitata da un listello di bordo, perché il dispositivo può cadere oltre il listello. Nel caso non sia previsto un listello di bordo e gli elementi di copertura (per esempio tegole) appoggiano direttamente sul solaio inclinato lo spostamento verso l’interno del dispositivo permette comunque di creare una cavità in cui i piccioni o altri animali possono alloggiare.
I dentini di bordo di cui si parla in US-A-20040003547, nel caso si utilizzi una rete per realizzare il dispositivo, e che dovrebbero generare forze d’attrito che si oppongono allo spostamento del dispositivo, non sempre permettono di evitare l’inconveniente dello spostamento verso l’interno e in ogni caso richiederebbe che parte di chiusura del dispositivo venga realizzata in modo preciso per ogni tipo di lastra o lamiera ondulata o di tegola, cosicché i suddetti dentini vengono a contatto possibilmente con tutto il relativo profilo interno della lastra o lamiera ondulata o tegola. Sarebbe pertanto necessario produrre tanti tipi di un tale dispositivo quante sono le parti di chiusura che occorrono per chiudere le aperture formate dai vari tipi di onda delle tegole o delle lastre o lamiere che vengono utilizzate. Nonostante ciò e pur realizzando il dispositivo di cui trattasi con una certa precisione, a causa delle tolleranze con cui vengono realizzati i suddetti elementi di copertura, non à ̈ detto che i dentini suddetti, in tutte le aperture di una falda di copertura, vengano poi effettivamente a contatto con la lastra o lamiera ondulata o tegola e permettano di generare una forza d’attrito sufficiente a impedire lo spostamento del dispositivo.
E’ pertanto uno scopo della presente invenzione quello di realizzare un dispositivo del tipo suddetto che però non presenti gli inconvenienti sopra precisati.
Tale scopo viene raggiunto grazie al dispositivo paravolatili secondo la presente invenzione, formato a partire da un lamierino metallico, da un foglio di materia plastica o da una rete metallica o di materia plastica, comprendente una parte di base destinata ad appoggiare sull’elemento della copertura che delimita inferiormente l’apertura in cui il dispositivo va inserito, e una parte di chiusura in un sol pezzo con la parte di base e destinata a venire in contatto con l’interno della parte ad onda dell’elemento di copertura, caratterizzato dal fatto che la parte di chiusura si estende a partire dal bordo della parte di base destinato a trovarsi più all’interno una volta che il dispositivo à ̈ stato posto in opera, la parte di chiusura formando con la parte di base, prima dell’inserimento del dispositivo nella suddetta apertura, un angolo minore di 90° così da puntare contro l’interno dell’elemento di copertura nel caso subisca spinte di trazione verso l’esterno, e che dal bordo della parte di base opposto a quello della parte di chiusura si diparte almeno una linguetta pieghevole verso il basso per trovare risconto con il bordo esterno dell’elemento che delimita inferiormente l’apertura.
Da quanto precede si evince che il dispositivo secondo l’invenzione viene messo in opera inserendo nella relativa apertura per prima la parte di chiusura e forzando il dispositivo verso l’interno fino a che il bordo della parte di base da cui si dipartono le linguette viene a trovarsi in corrispondenza o all’interno del bordo esterno dell’elemento che delimita inferiormente l’apertura stessa purché, ovviamente, almeno una parte di almeno una linguetta si possa piegare verso il basso per impedire che il dispositivo possa essere spinto verso l’interno. Si fa notare che poiché la parte di chiusura à ̈ inclinata di un angolo minore di 90° rispetto alla parte di base e che la parte di chiusura, quando il dispositivo viene forzato nell’apertura, viene a contatto con l’interno dell’onda dell’elemento di copertura, ne segue che se si tenta di tirare verso l’esterno il dispositivo, la parte di chiusura punta contro la superficie interna dell’elemento di copertura opponendosi all’estrazione. Il risultato à ̈ che il dispositivo resta nella posizione in cui à ̈ stato messo in opera, non potendo né essere spinto verso l’interno dai volatili, né fuoriuscire accidentalmente dall’apertura a causa di possibili vibrazioni e neppure essere tirato verso l’esterno (facendo ad esempio presa col becco) dai volatili stessi o da qualsiasi altro animale.
Preferibilmente la parte di chiusura comprende una serie di dita estendentesi dalla parte di base verso l’alto. Tali dita, essendo pieghevoli e comunque dotate di una determinata elasticità, permettono in pratica di adattare il dispositivo a qualsiasi conformazione di apertura.
L’invenzione risulterà più facilmente comprensibile dalla seguente descrizione di due sue forme di realizzazione esemplificative, nella quale descrizione si farà riferimento ai disegni allegati, in cui:
la fig. 1 à ̈ una vista prospettica di un dispositivo paravolatili secondo l’invenzione;
la fig. 2 ne à ̈ una vista in elevazione posteriore;
la fig. 3 ne à ̈ una vista nel senso della freccia 3 di fig. 2;
la fig. 4 à ̈ una vista prospettica di una variante del dispositivo secondo l’invenzione, particolarmente adatta per le aperture, di maggior larghezza, che si hanno nel caso la copertura ondulata preveda delle converse;
la fig. 5 ne à ̈ una vista in elevazione posteriore;
la fig. 6 ne à ̈ una vista nel senso della freccia 6 di fig. 5.
La fig. 7 Ã ̈ una vista prospettica del bordo ad elevazione minore di una falda di copertura del tipo a tegole, che mostra anche come il dispositivo delle figg. 1-3 viene montato nelle relative aperture;
la fig. 8 mostra, ingrandito, il particolare 8 di fig. 7;
la fig. 9 mostra un particolare, analogo a quello di fig. 8, però per un tipo di tegola identico ma simmetrico a quello delle figg. 7 e 8;
la fig. 10 à ̈ una sezione eseguita secondo un piano verticale che à ̈ anche piano mediano dell’onda di una delle tegole di fig. 7, guardando da sinistra verso destra;
la fig. 11 mostra come lo stesso dispositivo di fig. 10 può essere utilizzato anche nel caso in cui non siano previsti listelli orizzontali di bordo per l’appoggio delle tegole, queste ultime venendo nel caso specifico appoggiate direttamente sul solaio inclinato della falda del tetto.
Come si vede dalle figg. 1-3, il dispositivo paravolatili 10 comprende una parte di base 12 e una parte di chiusura 14. La parte di base 12 ha forma sostanzialmente rettangolare 16 con larghezza minore di quella della parte di chiusura 14. Dal bordo libero della parte di base 12 opposto a quello da cui si diparte verso l’alto la parte di chiusura 14 si estendono complanarmente, nel caso specifico illustrato, tre linguette parallele 18.1, 18.2 e 18.3. La parte di chiusura 14 à ̈ nel caso specifico formata da una serie di dita 15, 15.1 e 15.2 sostanzialmente parallele, estendentesi verso l’alto e di lunghezza tale da seguire grossomodo il profilo dell’apertura ad onda che la parte di chiusura 14 à ̈ destinata a chiudere, e in particolare le aperture visibili in fig. 7, formate dall’onda di ciascuna delle tegole 20. Dalle figg.
1 e 2 si vede anche che la parte di chiusura 14 presenta su ciascuno dei suoi due lati un dito 15.2 indipendente dal dito 15.1 ma allineato a quest’ultimo, la cui funzione risulterà chiara più avanti.
Nella fig. 7 à ̈ anche mostrato come, in modo estremamente semplice, avviene la messa in opera dei dispositivi 10. Basta infatti semplicemente forzare con la mano, nella direzione della freccia 11 di fig. 7, il singolo dispositivo 10 (orientato come rappresentato nella stessa figura), entro la rispettiva apertura. Ciascuna apertura à ̈ delimitata superiormente dalla relativa tegola 20 e inferiormente, nel caso specifico, da l canale di gronda 28 che appoggia sul listello 22 disposto, sempre nel caso specifico, in corrispondenza del bordo ad elevazione minore del relativo solaio inclinato 36 (visibile in fig. 10). Piegando infine verso il basso quelle che à ̈ possibile piegare (perché non in corrispondenza di un tirante 26 del canale di gronda 28) delle tre linguette 18.1, 18.2 e 18.3, si completa la messa in opera ottenendosi la situazione illustrata nelle figg. 7, 8 e 10. Grazie all’inclinazione della parte di chiusura 14 rispetto alla parte di base 12 (come si vede in fig. 3, le due parti 12 e 14 formano un angolo che à ̈ minore di 90° e nel caso specifico attorno a 60°) e per il fatto che le dita 15, 15.1 ed eventualmente anche 15.2 hanno una lunghezza tale da interferire con la superficie interna della tegola 20, la forzatura del dispositivo 10 nel senso della freccia 11 di fig. 7 provoca la flessione delle dita 15, 15.1 ed eventualmente 15.2 per consentire al dispositivo 10 di entrare nell’apertura e assumere la posizione mostrata nelle figg. 7, 8 e 10. Nel caso particolare della fig. 8, da cui si vede che la tegola 20 a sinistra presenta un bordo sporgente lateralmente 38, basterà piegare il dito 15.2 (come mostrato nella stessa figura, il foro passante 34 facilitando tale operazione) per consentire ugualmente l’inserimento in posizione del dispositivo 10. La presenza del sovrastante (appositamente previsto distinto) dito 15.1 permette in questo caso di evitare l’accesso ai piccoli volatili attraverso lo spazio che altrimenti resterebbe libero (come conseguenza dell’aver piegato il dente 15.2) al di sopra dell’estremità esterna del bordo sporgente 38.
Dalla fig. 10 si vede anche che, avendo le tegole 20 una nervatura di bordo 24, le dita 15 e 15.1 del dispositivo 10 puntano contro tale nervatura, ciò garantendo che il dispositivo 10 non possa uscire accidentalmente dall’apertura. La piegatura verso il basso di quelle delle linguette 18.1, 18.2 e 18.3 che possono essere piegate (per esempio, in fig. 8, le linguette 18.1 e 18.3) impedisce anche che il dispositivo 10 possa essere spinto più all’interno, oltre il bordo del canale di gronda 28 che si sovrappone al listello di bordo 22. Dalla fig. 7 si vede anche che, se una delle suddette linguette dovesse venire a trovarsi in corrispondenza di uno dei tiranti 26 del canale di gronda 28, quella specifica linguetta non verrà piegata (la linguetta 18.2 in fig. 8), essendo comunque sufficiente piegare le altre due linguette 18.1 e 18.3 per impedire lo spostamento verso l’interno del dispositivo 10. Per fare in modo che le linguette piegabili siano almeno due, la distanza tra le linguette 18.1, 18.2 e 18.3 à ̈ stata scelta in modo da essere maggiore della larghezza del tirante 26.
In fig. 9 à ̈ mostrato il caso in cui le tegole, indicate con 20S, sono come le tegole 20 delle figg. 7 e 8 ma conformate simmetricamente (cioà ̈ con l’onda a sinistra invece che a destra). Come si vede dalla fig. 9, il dispositivo 10 à ̈ applicabile anche in questo caso, con la differenza che una delle dita 15.1, assieme al dito 15 da cui si diparte, sono state deformate in modo che puntino contro la prima nervatura 24, mentre le altre dita puntano contro la seconda nervatura 25.
Da quanto precede risulta comunque evidente come sia estremamente semplice porre in opera il dispositivo 10.
Va ancora tenuto presente che in una copertura di tegole come quella delle figg. 7, 8 e 9 possono essere previste delle converse in cui convergono le falde di copertura tra due corpi di fabbrica perpendicolari tra loro (se visti in pianta) o anche formanti angoli diversi da 90°. Nel caso dei 90° tali converse formano (sempre in pianta) un angolo di 45° rispetto al bordo della falda. Ne segue che se per le falde di copertura si usano le tegole 20 o 20S, quelle tegole che si trovano in corrispondenza della conversa devono essere tagliate a 45°, con la conseguenza che l’apertura delimitata dall’onda della singola tegola ha una larghezza maggiore delle aperture visibili nelle figg. 7, 8 e 9. Per questo caso specifico, se la sezione dell’onda risulta molto ampia, à ̈ stata studiata anche la variante 10C delle figg. 4-6, la cui parte di chiusura 14C prevede un dito aggiuntivo 15.3 per lato, per il resto il dispositivo 10C essendo simile al dispositivo 10 delle figg. 1-3.
Per quanto nelle figure sia stato mostrato l’utilizzo del dispositivo 10 nel caso di coperture formate con un particolare tipo di tegole 20 o 20S, à ̈ importante mettere in evidenza che il dispositivo 10 o la sua variante 10C sono applicabili anche per qualsiasi altro tipo di tegola purché dia luogo a coperture ondulate (con relative aperture da chiudere), come pure a coperture a lastre di fibrocemento, di lamiera zincata o di alluminio, o anche di materia plastica, purché anch’esse ad andamento ondulato. Infatti si à ̈ potuto verificare che, anche ad esempio nel caso di lastre ondulate di fibrocemento, che non presentano nervature inferiori di bordo del tipo delle nervature 24 o 25 delle fig. 9 e 10, il dispositivo 10 o 10C, una volta inserito nelle relative aperture, rimane nell’apertura senza sfilarsi accidentalmente. In ogni caso nella base 12 del dispositivo sono stati previsti fori passanti 30 che, volendo, una volta posto in opera il dispositivo, costituiscono un’ulteriore garanzia contro lo sfilamento, consentendo l’inserimento in uno o più di tali fori di un relativo chiodo o vite.
Descrivendo in precedenza la fig. 8 si à ̈ fatto notare che il foro passante 34 visibile in tale figura permette di piegare più facilmente il dente 15.2. Più in generale sia il dispositivo 10 che la sua variante 10C sono dotati di mezzi che consentono di piegare più facilmente, nel caso serva, tutte o parte delle dita 15, e in particolare di intagli laterali contrapposti 32 nelle dita 15, o fori passanti 34 alla radice delle dita 15.1, 15.2 e 15.3, come pure di due intagli 36 che consentono, nel caso serva, di piegare l’assieme delle dita 15,1, 15.2 e l’adiacente dito 15 per quanto riguarda il dispositivo 10 e l’assieme delle dita 15.2 e 15.3 nel caso del dispositivo 10C.

Claims (12)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Dispositivo paravolatili (10; 10C) per le aperture di bordo di coperture a falda ad andamento ondulato per edifici, formato a partire da un lamierino metallico, da un foglio di materia plastica o da una rete metallica o di materia plastica, comprendente una parte di base (12) destinata ad appoggiare sull’elemento (22, 28; 36) della copertura che delimita inferiormente l’apertura in cui il dispositivo (10) va inserito, e una parte di chiusura (14) in un sol pezzo con la parte di base (12) e destinata a venire in contatto con l’interno della parte ad onda del relativo elemento di copertura (20; 20S), caratterizzato dal fatto che la parte di chiusura (14) si estende a partire dal bordo della parte di base (12) destinato a trovarsi più all’interno una volta che il dispositivo (10; 10C) à ̈ stato posto in opera nella relativa apertura, la parte di chiusura (14) formando con la parte di base (12), prima dell’inserimento del dispositivo (10) nella detta apertura, un angolo minore di 90° così da puntare contro l’interno dell’elemento di copertura nel caso subisca spinte di trazione verso l’esterno, e che dal bordo della parte di base (12) opposto a quello della parte di chiusura (14) si diparte almeno una linguetta (18.1, 18.2, 18.3) pieghevole verso il basso per trovare riscontro con il bordo esterno dell’elemento (22, 28; 36) che delimita inferiormente l’apertura.
  2. 2. Dispositivo paravolatili (10; 10C) secondo la rivendicazione 1, in cui la parte di chiusura (14) comprende una serie di dita (15, 15.1; 15, 15.1, 15.3) sostanzialmente parallele e estendentesi verso l’alto.
  3. 3. Dispositivo paravolatili (10; 10C) secondo la rivendicazione 1, in cui le linguette pieghevoli (18.1, 18.2, 18.3) hanno tra loro una distanza maggiore della larghezza di un tirante (26) per un relativo canale di gronda (28).
  4. 4. Dispositivo paravolatili (10; 10C) secondo la rivendicazione 3, in cui le linguette pieghevoli sono tre (18.1, 18.2, 18.3)
  5. 5. Dispositivo paravolatili (10; 10C) secondo la rivendicazione 1, in cui l’angolo tra la parte di base (12) e la parte di chiusura (14) prima dell’inserimento del dispositivo (10; 10C) nella relativa apertura à ̈ di circa 60°.
  6. 6. Dispositivo paravolatili (10; 10C) secondo la rivendicazione 2, in cui sono previsti mezzi(32, 34) che consentono di piegare più facilmente tutte o parte delle dita (15, 15.1, 15.2; 15, 15.1, 15.3).
  7. 7. Dispositivo paravolatili (10; 10C) secondo la rivendicazione 6, in cui i mezzi che consentono di piegare più facilmente le dita (15, 15.1, 15.2; 15, 15.1, 15.3) sono intagli laterali contrapposti (32), o fori passanti (34).
  8. 8. Dispositivo paravolatili (10; 10C) secondo la rivendicazione 1, in cui la parte di base (12) presenta almeno un foro passante per il fissaggio della stessa all’elemento (22, 28; 36) che delimita inferiormente l’apertura mediante un relativo chiodo o vite.
  9. 9. Dispositivo paravolatili (10; 10C) secondo la rivendicazione 1, in cui la parte di base (12) ha forma sostanzialmente rettangolare.
  10. 10. Dispositivo paravolatili (10; 10C) secondo la rivendicazione 1, in cui la parte di base (12) ha una larghezza minore di quella della parte di chiusura (14).
  11. 11. Dispositivo paravolatili (10) secondo la rivendicazione 2, in cui la parte di chiusura (14) presenta su ciascuno dei suoi due lati due dita (15.1, 15.2) indipendenti ma sostanzialmente allineate, uno (15.1) di tali due dita, disposto superiormente, dipartentesi da un punto intermedio del dito (15) adiacente, e l’altro (15.2), disposto inferiormente, dipartentesi dalla radice di quest’ultimo (15).
  12. 12. Dispositivo paravolatili (10C) secondo la rivendicazione 11, in cui dalla radice di ciascun dito disposto inferiormente (15.2) si diparte un ulteriore dito (15.3) lateralmente più esterno.
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