ITAN20120043A1 - Trattamento pirometallurgico scorie - Google Patents

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ITAN20120043A1
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Description

TRATTAMENTO PIROMETALLURGICO SCORIE
D E S C R I Z I O N E D E L L ’ I N V E N Z I O N E
Forma oggetto del presente trovato un trattamento pirometallurgico finalizzato al trattamento di scorie derivanti da processi metallurgici.
Più in particolare, l’oggetto della presente invenzione consiste in un trattamento di purificazione di scorie contenenti metalli non ferrosi quali piombo, lo zinco ed il cadmio o loro ossidi o loro composti chimici.
Ancor più in particolare, la presente invenzione si riferisce al recupero del piombo, dello zinco e di eventuale cadmio ancora contenuti nelle scorie generate da un trattamento waelz.
Per la produzione di prodotti siderurgici (laminati, profilati, tondino per cemento armato,...) vengono utilizzati forni siderurgici ad arco elettrico alimentati con rottami ferrosi che, a seconda della provenienza, possono essere zincati o verniciati con prodotti a base zinco e piombo.
Durante la fusione del rottame, i composti dello zinco e del piombo lasciano la carica uscendo dal forno sotto forma di polvere molto fine, costituita per la parte preponderante da ossidi di ferro, zinco e piombo con minori quantità di altri ossidi e cloruri tra cui composti del cadmio. Tali residui polverulenti sono noti come fumi di acciaieria o con il termine inglese Electric Arc Furnace Dust (di qui in poi detti polveri EAF).
Tali polveri EAF sono classificate come rifiuti speciali pericolosi ed erano un tempo destinati a discarica. A partire dagli anni ottanta del secolo scorso ha conosciuto una crescita rapidissima il loro trattamento tramite un processo noto come processo waelz. Ciò ha consentito il recupero dello zinco e del piombo in esse contenuti in quantità significative (fino al 35% in peso). In Europa, attualmente, viene trattato con il processo waelz circa l’80 % delle polveri EAF, corrispondenti a oltre il milione di tonnellate per anno.
Il processo waelz à ̈, appunto, una tecnologia metallurgica finalizzata al recupero di metalli non ferrosi, zinco e piombo soprattutto, da materie prime naturali o da scarti e residui di altre operazioni siderurgiche o metallurgiche quali, in particolare, le polveri EAF. Le materie prime, additivate con agenti riducenti (quali polverino di coke, antracite, coke di petrolio) e correttori del rapporto di basicità, costituenti nel loro insieme la carica, alimentano in continuo un forno rotativo (in genere di lunghezza di 50 - 70 metri e di diametro di circa 3 - 4 metri) dove sono trattate termicamente allo stato solido ad una temperatura che supera i 1000°C.
Tal processo avviene in genere “marcia basica†e con materiale allo stato solido (per processo a “marcia basica†o “marcia acida†si intende un processo condotto, rispettivamente, in ambiente basico o acida). In genere i correttori di rapporto di basicità, tra cui ossido di calcio (CaO), sono aggiunti in quantità tali non solo da garantire la marcia basica ma anche da innalzare il punto di fusione della carica trattata a livelli tali da scongiurare, appunto, la sua fusione anche locale, pena il blocco del forno.
L'azione riducente del carbone nei confronti degli ossidi dei metalli non ferrosi unitamente alla relativamente alta temperatura operativa (poco più di 1000°C), ottenuta bruciando il carbone, consente la riduzione degli ossidi in metalli e la loro sublimazione; non appena usciti dalla carica, tali metalli si ricombinano in ossidi e formano un polvere che, trascinata dai gas di combustione, esce dal forno per essere raccolta in idonee apparecchiature, ottenendo un prodotto commercialmente valido, noto internazionalmente come “ossido waelz†.
Vengono così estratti dalla carica zinco, piombo nonché altri composti ma l’estrazione non à ̈ totale anche perché la temperatura del processo non à ̈ sufficientemente elevata da consentire la migrazione verso la superficie delle particelle di polveri EAF a tutta quella parte di tali ossidi di metalli che si trova più all’interno delle particelle medesime.
La carica, a fine trattamento, esce dal forno sotto forma di massa granulare e costituisce la cosiddetta “scoria waelz†che à ̈ priva in modo significativo ma non sufficiente del contenuto dei metalli non ferrosi. Il piombo, in particolare, à ̈ generalmente presente in quantità superiori allo 0,5 %; valore limite, come si vedrà subito, per un reimpiego della scoria che, pertanto, deve essere smaltita in idonee discariche.
La necessità di smaltimento in dette discariche costituisce un grave inconveniente perché à ̈ difficile reperire i siti idonei ed autorizzati (che peraltro devono essere ragionevolmente vicini allo stabilimento dove à ̈ attivo il processo waelz). Sostanzialmente le capacità operative di uno stabilimento per trattamento waelz sono condizionate dalla ricettività delle discariche cui ha accesso.
Nell'ambito della Comunità Europea qualsiasi sostanza prodotta da utilizzare tal quale o come componente di un preparato, in quantità pari o superiore a 1 t/anno, non può essere fabbricata o immessa sul mercato se non nel rispetto delle disposizioni contenute nel regolamento REACH (Registration Evaluation Authorization CHemicals).
L'Unione Europea tramite I'ECHA (European Chemical Agency) gestisce ed attua i disposti del regolamento REACH.
Nel novembre 2010 l’ECHA ha registrato la scoria waelz avente contenuti in piombo inferiori allo 0,5% come prodotto e quindi con diverse e maggiori destinazioni d’uso.
Le possibilità di utilizzare la scoria waelz libera da elementi inquinanti potrebbero aumentare notevolmente potendo spaziare da utilizzi come materiale da sottofondi stradali, materia prima per cementifici o impianti siderurgici o come sostitutivo di inerti nei conglomerati cementizi.
Scopo principale del presente trovato à ̈ quello di indicare un processo di trattamento di scorie contenenti ancora percentuali discrete di zinco, piombo ed eventualmente cadmio suscettibile di purificare le scorie medesime al punto sufficiente da consentirne la classificazione come prodotto e non come rifiuto ottenendo ciò con costi energetici ragionevolmente bassi.
Ulteriori scopi del presente trovato, almeno secondo alcune varianti di detto processo, sono:
− poter eseguire il trattamento di scorie waelz riducendone il tenore di piombo a meno dello 0,5 %;
− potersi avvalere anche di additivi di processo consistenti in scorie di altri processi.
− poter ottenere un prodotto utilizzabile almeno quale inerte in sottofondi stradali o conglomerati cementizi o analoghe applicazioni.
Questi ed altri scopi, che risulteranno chiari in seguito, si conseguono con processo pirometallurgico e corrispondente apparato di processo conformi alle rivendicazioni brevettuali indipendenti e le cui caratteristiche risulteranno chiare dalla seguente descrizione di preferite forme di realizzazione ed illustrate, a puro titolo esemplificativo e non limitativo, nelle allegate tavole di disegno, in cui: − la figura 1 mostra lo schema di un noto impianto per il processo waelz;
− la figura 2 mostra lo stesso impianto waelz ma corredato degli impianti di trattamento scorie waelz secondo l’invenzione;
− la figura 3 mostra, in un diagramma ternario CaO, SiO2, FeO i possibili stati chimico-fisici della carica all’interno di un forno waelz e delle scorie waelz durante il loro trattamento secondo l’invenzione;
− la figura 4 mostra, in un diagramma, l’andamento delle temperature di fusione di scorie waelz in funzione del rapporto tra calce (CaO) e silice (SiO2) presenti nella carica di scorie da trattare.
Di qui in poi, per brevità, per indicare i metalli quali lo zinco, il piombo ed eventualmente anche il cadmio, oggetto del processo di estrazione secondo la presente invenzione, o anche altri metalli suscettibili di essere estratti secondo il medesimo processo, sarà anche usato il termine “metalli non ferrosi†.
Con il termine “massa†si intende il materiale, in genere scorie di precedenti trattamenti metallurgici, da cui si vogliono estrarre i detti metalli non ferrosi con il processo secondo l’invenzione.
Con il termine “carica†si intende il materiale consistente in detta massa con l’aggiunta degli additivi necessari al detto processo.
Naturalmente, per quelle masse che hanno composizione tale da essere trattabili secondo l’invenzione senza necessità di aggiungere additivi, la composizione della carica coincide con quella della massa.
Secondo l’invenzione, una massa da cui si vogliono estrarre i detti metalli non ferrosi in essa contenuti in forma di ossidi (piombo e zinco in particolare) viene portata a fusione tramite riscaldamento per combustione in un forno a bacino statico dove à ̈ mantenuta in un ambiente riducente e ad una temperatura sufficiente ad ottenere la riduzione a metallo almeno di parte di detti ossidi di metalli non ferrosi, con la conseguente fuoriuscita di detti metalli non ferrosi per evaporazione.
Secondo una variante preferita, vengono aggiunti alla massa degli additivi atti a formare una carica il cui punto di fusione sia sufficientemente basso da rendere più agevole la fusione medesima tramite riscaldamento per combustione.
Sempre secondo l’invenzione, se nella massa da trattare non sono di per sé già presenti sostanze riducenti in quantità sufficiente alla riduzione a metallo di sostanzialmente tutto il quantitativo di ossidi dei metalli non ferrosi in essa contenuti, ne viene aggiunta almeno la quantità supplementare necessaria a raggiungere lo scopo.
I detti metalli fuoriusciti per evaporazione dalla carica fusa si ricombinano poi di nuovo in ossidi pulverulenti al di sopra della fase liquida in ambiente mantenuto sufficientemente ricco di ossigeno, essendo l’ossigeno somministrato in eccesso rispetto alla quantità richiesta per la combustione del combustibile, e sono quindi asportati e raccolti secondo metodi e mezzi noti e costituiscono un prodotto con sbocco commerciale del tutto simile all’ossido waelz.
Se nella massa da trattare era presente del cloro in qualche sua forma, oltre agli ossidi di detti metalli non ferrosi, possono formarsi anche cloruri; essi subiscono il medesimo trattamento e la medesima destinazione dei detti ossidi e non saranno più menzionati ritenendoli, ai fini dell’invenzione, assimilabili agli ossidi.
La carica fusa e le scorie così depurate vengono spillate in continuo o ad intermittenza, lasciate raffreddare e preparate per un loro riutilizzo.
Infatti con tal processo si ottiene l’eliminazione di buona parte dello zinco che era presente nella carica fusa e sostanzialmente di tutto il piombo o, almeno, se ne abbassa il tenore a valori ben inferiori allo 0,5% che l'ECHA ha posto come limite per classificare tal materiale come prodotto.
Preferibilmente la temperatura del trattamento scelta per la carica fusa à ̈ appena quella sufficiente alla riduzione a metallo di detti ossidi di metalli non ferrosi e sostanzialmente à ̈ di poco superiore alla temperatura di fusione.
Di qui in poi, gli additivi (o “scorificanti†) atti ad abbassare il punto di fusione della carica saranno anche detti, genericamente “additivi bassofondenti†o “scorificanti bassofondentiâ€
Le suddette sostanze riducenti, gli scorificanti bassofondenti ed eventuali altri additivi opportuni o necessari per la corretta esecuzione del processo secondo l’invenzione possono essere aggiunti alla massa in tutto o in parte prima dell’immissione nel forno o nel forno medesimo.
Preferibilmente per la combustione si utilizzano bruciatori a metano; ancor più preferibilmente, i bruciatori sono del tipo oxy-fuel (bruciatori dove il comburente à ̈ ossigeno puro anziché aria).
Oltre a consentire il raggiungimento di temperature più elevate, i bruciatori del tipo oxy-fuel hanno ridotte dispersioni di calore sensibile tramite i gas di combustione poiché questi hanno massa nettamente inferiore se confrontati con gas di combustione ottenuti utilizzando aria come comburente.
I bruciatori possono essere posti in maniera tale da puntare sulla massa liquida con il doppio vantaggio di ridurre i consumi di energia, poiché si migliora l’efficienza di scambio termico, e di produrre un forte rimescolamento che aumenta le cinetiche di reazione.
Possono anche essere previste delle lance sottoscoria alimentate a metano o carbone; il combustibile così immesso contribuisce anche validamente a formare l’ambiente riducente richiesto nella carica fusa.
L’invenzione verrà tra poco descritta in maggiori dettagli con riferimento al trattamento di scorie waelz essendo questa l’applicazione ritenuta più vantaggiosa e quindi preferita.
Prima, però, à ̈ opportuno scendere in alcuni dettagli sul noto impianto e processo waelz.
Con riferimento alla fig. 1, un impianto 1 di trattamento scorie secondo il processo waelz comprende il forno rotativo waelz 1.1, la stazione di carico 1.2 dei materiali in ingresso (polveri EAF, carbone, correttori di basicità), l’ingresso dell’aria 1.3, l’uscita delle scorie waelz 1.4, l’uscita degli ossidi pulverulenti 1.5 e l’unità di raccolta 1.6 di dette polveri, prodotto commerciabile noto come ossido waelz.
Lo sviluppo del processo waelz à ̈ visibile nel diagramma ternario del sistema CaO - FeO - Si02di fig.3.
L'area tratteggiata (indicata con W) rappresenta il campo di lavoro del forno waelz dove, con un rapporto tra CaO ed Si02prefissato (pari a 2 nell’esempio di fig.3), per effetto dell' azione riducente del carbone, gli ossidi di ferro presenti nei fumi al più alto livello di valenza vengono progressivamente trasformati in altri a valenza più bassa fino ad avere in piccola parte anche ferro metallo finemente disperso. Esaurita la fase di riduzione degli ossidi di ferro (reazione endotermica) nel forno la temperatura sale per cui diventa preponderante la riduzione degli ossidi di zinco e piombo e la loro eliminazione dalla massa. Nella parte terminale del forno viene insufflata aria che riossida parzialmente il ferro, con un importante recupero energetico, spostando la composizione della scoria verso la destra dell'area, quindi verso valori di FeO più alti, in prossimità dell' area del diagramma ternario che riporta la scritta wustite che presenta punti di fusione non elevati. La fusione della scoria all'interno del forno à ̈ però da evitare assolutamente pena il blocco dell'operatività del forno stesso per sua rapida chiusura, per cui le temperature di lavoro vengono mantenute relativamente basse riducendo l'efficacia dell'eliminazione del piombo e dello zinco.
Fondendo però la scoria waelz in un forno a bacino à ̈ possibile aumentarne la temperatura sino a fusione con il conseguente aumento delle cinetiche delle reazioni che portano all'eliminazione del piombo e alla drastica contemporanea diminuzione dello zinco.
Per non arrivare a livelli di temperatura troppo elevati ma rimanere in un campo non superiore ai 1300 °C, secondo l’invenzione à ̈ preferito correggere la composizione della scoria che esce dal forno waelz con idonee aggiunte di scorificanti atti ad abbassare il punto di fusione della carica così ottenuta in modo che sia più agevole ed energeticamente meno dispendioso portarla a fusione in un forno a bacino alimentato da combustibile.
L’aggiunta dello scorificante bassofondente consente di portare il campo di trattamento della carica ottenuta dalla scoria waelz nell’area tratteggiata indicata con F nel diagramma ternario del sistema CaO - FeO - Si02di fig. 3 (dove lo scorificante bassofondente à ̈ Si02) senza modificare sostanzialmente la natura della scoria waelz stessa, così da mantenere le caratteristiche di cui alla definizione REACH.
Si può osservare che tale area F si trova, nel diagramma di fig. 3, al di sotto della linea cui corrisponde un rapporto CaO/SiO2= 1; cioà ̈ in una zona in cui CaO/SiO2> 1 il che assicura una marcia basica.
A titolo di esempio, se la composizione della carica à ̈ rappresentata dal punto P dell’area F, la percentuale di SiO2à ̈ del 22%, quella di CaO à ̈ del 27% ed il rapporto CaO/SiO2à ̈ circa 1,2.
La fig.4 mostra, a titolo esemplificativo, l’andamento del punto di fusione della carica al variare del rapporto tra le quantità di CaO ed Si02presenti nella carica dove, a fronte di una determinata quantità totale di ossido di calcio presente nella scoria waelz, si ottiene una riduzione di tal rapporto aumentando la quantità di SiO2.
Si può osservare che si possono raggiungere temperature di fusione assolutamente accessibili ad un forno a bacino con riscaldamento a combustione.
Ai fini dell’invenzione, però, i suddetti valori non sono vincolanti; à ̈ solo preferito che, anche con l’aggiunta di ossido di silicio SiO2o di altre sostanze di effetto analogo, sia comunque garantita una marcia basica.
Se si vuole che lo scorificante bassofondente che viene aggiunto contenga ossido di silicio SiO2, esso può comprendere o consistere in sabbie silicee o, preferibilmente, in sabbie da fonderia esauste. In quest’ultimo caso si ha l’ulteriore vantaggio di recuperare anche gli scarti di fonderia, di per sé inutilizzabili, oltre che le scorie waelz Anche rottami di vetro possono essere adatti allo scopo.
In alternativa, o in aggiunta, anche l’argilla e/o la bentonite possono vantaggiosamente essere impiegate quali scorificanti bassofondenti essendo sostanzialmente composte di silice (SiO2) ed allumina (ossido di allumino; Al2O3); quest’ultima ha la capacità di influire sulla temperatura di fusione non tanto abbassandone il valore minimo quanto allargando l'area bassofondente indicata con F nel diagramma ternario di cui alla fig. 3; più esattamente, la presenza di allumina nella carica in modiche quantità (2 ÷ 4 %) assicura la permanenza della carica nell'area bassofondente per variazioni del rapporto in peso tra CaO e sostanza bassobollente (ad es. SiO2) più ampie che in assenza dell’allumina medesima (effetto esemplificato in modo qualitativo dalla linea tratteggiata di fig.4).
Ciò semplifica la gestione del processo permettendo un dosaggio meno accurato dello scorificante bassobollente da aggiungere o permettendo di non aggiungerne affatto. In taluni casi, infatti, la presenza nella carica di allumina nelle quantità su indicate (o perché già presente nelle scorie trattare o perché aggiunta quale scorificante) può far ritenere sufficiente la quantità di sostanze bassobollenti già presenti nelle scorie, quantità che altrimenti, in carenza di allumina, dovrebbero essere, almeno in modica quantità, aggiunte.
Quale scorificante per l’aggiunta di allumina oltre alle dette argilla e/o bentonite, può essere impiegata della bauxite.
Naturalmente la riduzione ed evaporazione dei metalli non ferrosi presenti (Zn e Pb in particolare) Ã ̈ possibile solo in ambiente riducente, condizione garantita dal fatto che le scorie waelz, molto vantaggiosamente ai fini del processo secondo la presente invenzione, contengono sempre dei significativi residui di carbone incombusto.
In caso contrario, o per il trattamento di scorie di altro tipo, nulla vieta, di aggiungere la necessaria quantità di agenti riducenti quali il carbone.
I metalli così ridotti ed evaporati, appena affiorati sulla superficie della fase liquida, trovano un ambiente ossidante per la presenza di ossigeno, si trasformano di nuovo in ossidi in forma pulverulenta e vengono trascinati all’unità di trattamento polveri dell’impianto assieme alle polveri provenienti dal forno waelz.
Contemporaneamente vi à ̈ uno spillamento continuo o periodico della massa fusa che dopo raffreddamento può essere sottoposta a successive operazioni di classificazione granulometrica specifica per ciascun utilizzo.
Un vantaggio del processo à ̈ che l’ossido di calcio CaO presente nella scoria viene neutralizzato formando con silice e ferro (almeno nella scoria waelz sempre presenti,) composti chimicamente stabili quali silicato di calcio e ferrosilicato di calcio così che il materiale ottenuto risulta essere un composto ceramico stabile utilizzabile quanto meno come inerte per sottofondi stradali o conglomerati cementizi.
Altro vantaggio dell’invenzione à ̈ che richiede un consumo energetico sufficientemente contenuto da essere economicamente sostenibile per il fatto che il processo à ̈ così concepito da poter usare, per portare la carica a fusione, una fonte energetica quale il metano anziché pregiata energia elettrica. Se poi si usato bruciatori oxy-fuel, come già detto, i consumi energetici sono ancora più bassi.
La fig.2 mostra, nei componenti essenziali, un impianto che implementa il processo secondo l’invenzione applicato al trattamento di scorie waelz.
Con 2 à ̈ indicato l’impianto nel suo complesso. Con 2.7 il forno a bacino con riscaldamento a combustione. Con 2.1 à ̈ indicata la sezione di carico degli eventuali additivi (quali scorificanti atti ad abbassare il punto di fusione della carica ed agenti riducenti) mentre l’ingresso 1.4 della scoria da trattare coincide con l’uscita delle scorie waelz 1.4 da cui dette scorie, vantaggiosamente, possono essere prelevate direttamente.
Il forno 2.7 à ̈ rappresentato scoperto solo per semplicità schematica ma à ̈ chiaro, invece, che esso à ̈ superiormente chiuso da un duomo all’interno del quale i metalli evaporati trovando un ambiente ossidante generato da un opportuno eccesso dell’aria comburente dei bruciatori o da somministrazione di un agente ossidante appositamente immesso, si trasformano in ossidi e vengono trascinati dai fumi di combustione lungo il condotto 2.3 che li porta all’unità di raccolta 1.6. Quest’ultima, vantaggiosamente, può essere la preesistente unità dell’impianto waelz 1. La freccia 2.2 sta a simboleggiare l’ingresso di combustibile e comburente.
La massa purificata può essere agevolmente spillata con continuità attraverso il condotto 2.5, preferibilmente in corrispondenza della superficie della carica fusa; à ̈ prevista la possibilità di spillare periodicamente detto materiale anche dal fondo del forno attraverso il condotto 2.4 per operazioni di manutenzione o altro.
Una volta raffreddata, la massa purificata à ̈ mandata ad un granulatore 2.6 da cui esce come prodotto riutilizzabile 2.7 della più opportuna pezzatura.
In definitiva, vantaggiosamente, l’impianto 2 di trattamento scorie waelz secondo l’invenzione può costituire una appendice dell’impianto waelz 1 di cui diviene parte integrante dove si esegue la fase finale del trattamento polveri di fonderia EAF.
Impianti secondo l’invenzione per trattamento scorie diverse da scorie waelz hanno una struttura equivalente a quella appena descritta.
La natura ed i quantitativi degli additivi secondo l’invenzione così come le temperature di processo variano ovviamente a seconda della composizione della scoria da trattare, anche restando nell’ambito delle scorie waelz.
I valori forniti in questa descrizione sono quindi non limitativi ma solo esemplificativi di casi particolari a dimostrazione della fattibilità, della semplicità e della economicità del processo mentre à ̈ alla portata del tecnico del ramo applicare gli insegnamenti di questa descrizione a ciascun caso particolare.

Claims (7)

  1. RIVENDICAZIONI Riv. 1 Metodo per il trattamento di scorie prodotte da processi siderurgici finalizzato ad abbattere il tenore di metalli non ferrosi quali il piombo e lo zinco in esse contenuti sotto forma di ossidi caratterizzato dal fatto di: − valutare se dette scorie hanno composizione tale da essere portate a fusione in un forno a bacino statico (2.7) riscaldato per combustione, − e, in caso negativo, predisporre degli scorificanti aggiuntivi in quantità sufficiente ad abbassarne il punto di fusione sino ad una temperatura raggiungibile in detto forno a bacino statico (2.7); − valutare se dette scorie contengono di per sé sostanze riducenti sufficienti, una volta portate a fusione, a ridurre a metallo almeno parte degli ossidi dei detti metalli non ferrosi in esse scorie contenuti, − e, in caso negativo, predisporre delle sostanze riducenti aggiuntive in quantità sufficiente ad ottenere la riduzione a metallo di almeno parte di detti ossidi di metalli non ferrosi; − alimentare detto forno a bacino statico (2.7) con una carica consistente in dette scorie e dette quantità aggiuntive di detti scorificanti e di dette sostanze riducenti − detti scorificanti e/o dette sostanze riducenti aggiuntive essendo aggiunte in tutto o in parte prima dell’immissione di dette scorie in detto forno a bacino statico (2.7) e/o nel forno medesimo; − portare a fusione in detto forno a bacino statico (2.7) detta carica in modo che, in virtù dell’ambiente riducente, almeno parte degli ossidi dei detti metalli non ferrosi sia ridotta a metallo ed evapori; − assicurare al duomo di detto forno a bacino statico (2.7) una atmosfera sufficientemente ossidante da ossidare di nuovo detta parte dei detti metalli non ferrosi appena evaporati; − in modo noto, asportare dal duomo di detto forno a bacino statico (2.7) detti ossidi appena formati; − spillare, in modo continuo o discontinuo, da detto forno a bacino statico (2.7) la carica fusa così depurata. Riv.
  2. 2 Metodo per il trattamento di scorie secondo la riv. precedente, caratterizzato dal fatto che la temperatura cui à ̈ mantenuta detta carica à ̈ di poco superiore alla temperatura di fusione. Riv.
  3. 3 Metodo per il trattamento di scorie secondo le rivv. precedenti, caratterizzato dal fatto che detti scorificanti comprendono ossido di allumino (Al2O3) nella quantità opportuna (2 ÷ 4 %) ad estendere l'area bassofondente di detta carica. Riv.
  4. 4 Metodo per il trattamento di scorie secondo la riv. precedente, caratterizzato dal fatto che detto scorificante comprendente ossido di allumino (Al2O3) consiste in bauxite. Riv.
  5. 5 Metodo per il trattamento di scorie secondo qualsiasi riv. precedente, caratterizzato dal fatto che detti scorificanti comprendono scorificanti bassobollenti atti, cioà ̈, ad abbassare il punto di fusione di detta carica. Riv.
  6. 6 Metodo per il trattamento di scorie secondo la riv. precedente, caratterizzato dal fatto che detti scorificanti bassobollenti comprendono silice (SiO2). Riv. 7 Metodo per il trattamento di scorie secondo la riv. precedente, caratterizzato dal fatto che detti scorificanti bassobollenti comprendenti silice (SiO2) comprendono sabbie silicee. Riv. 8 Metodo per il trattamento di scorie secondo la riv.6, caratterizzato dal fatto che detti scorificanti bassobollenti contenenti silice (SiO2) comprendono sabbie da fonderia esauste. Riv. 9 Metodo per il trattamento di scorie secondo almeno la riv.5, caratterizzato dal fatto che detti scorificanti bassobollenti comprendono argille. Riv. 10 Metodo per il trattamento di scorie secondo qualsiasi riv. precedente, caratterizzato dal fatto che detti scorificanti sono aggiunti in misura tale da garantire comunque la marcia basica del trattamento medesimo. Riv. 11 Metodo per il trattamento di scorie secondo qualsiasi riv. precedente, caratterizzato dal fatto di − predisporre per il riscaldamento di detto forno a bacino statico (2.7) dei bruciatori orientati verso la carica fusa, − ottenere un rimescolamento della detta carica fusa per azione della fiamma sulla superficie della carica fusa medesima. Riv. 12 Metodo per il trattamento di scorie secondo qualsiasi riv. precedente, caratterizzato dal fatto di elevare la temperatura di combustione e minimizzare le perdite di calore sensibile attraverso i fumi di combustione utilizzando ossigeno anziché aria quale comburente. Riv. 13 Metodo per il trattamento di scorie secondo qualsiasi riv. precedente, caratterizzato dal fatto di introdurre sotto scoria del combustibile in misura sufficiente ad almeno contribuire a − fornire energia termica per il mantenimento dello stato fuso − formare un ambiente riducente. Riv. 14 Metodo per il trattamento di scorie secondo qualsiasi riv. precedente, caratterizzato dal fatto che l’ambiente ossidante al duomo di detto forno a bacino statico (2.
  7. 7) à ̈ generato da un opportuno eccesso dell’aria comburente dei bruciatori e/o da somministrazione di un agente ossidante appositamente immesso. Riv. 15 Metodo per il trattamento di scorie secondo qualsiasi riv. precedente, caratterizzato dal fatto che detta massa fusa depurata à ̈ raffreddata e granulata, con metodi noti, secondo la pezzatura più opportuna. Riv. 16 Metodo per il trattamento di scorie secondo qualsiasi riv. precedente, caratterizzato dal fatto che − dette scorie da trattare comprendono piombo, − detti scorificanti e dette sostanze riducenti sono predisposte in misura sufficiente a ridurre il contenuto di piombo presente nella carica fusa ad una quantità inferiore allo 0,5%. Riv. 17 Metodo per il trattamento di scorie secondo qualsiasi riv. precedente, caratterizzato dal fatto che dette scorie sono scorie waelz. Riv. 18 Metodo per il trattamento di polveri EAF secondo il processo waelz, caratterizzato di comprendere ulteriormente il trattamento delle scorie waelz secondo una o più delle rivv. precedenti. Riv. 19 Impianto di trattamento scorie (2) atto ad implementare il metodo secondo una o più delle precedenti rivendicazioni e caratterizzato dal fatto di comprendere un forno a bacino statico (2.7) chiuso superiormente da un duomo e riscaldato per combustione tramite bruciatori. Riv. 20 Impianto di trattamento scorie secondo la rivendicazione 19, caratterizzato dal fatto che detti bruciatori sono bruciatori a metano. Riv. 21 Impianto di trattamento scorie secondo almeno la rivendicazione 19, caratterizzato dal fatto che detti bruciatori sono del tipo oxy-fuel. Riv. 22 Impianto di trattamento scorie secondo almeno la rivendicazione 19, caratterizzato dal fatto che detti bruciatori sono disposti in modo da puntare sulla detta carica fusa in modo da provocarne il rimescolamento. Riv. 23 Impianto di trattamento scorie secondo qualsiasi rivendicazione precedente dalla 19 in poi caratterizzato dal fatto che detto forno a bacino statico (2.7) prevede mezzi per fornire ossigeno in eccesso rispetto alla quantità richiesta per la combustione del combustibile in misura tale da assicurare l’ossidazione dei metalli non ferrosi fuoriusciti per evaporazione dalla carica fusa. Riv. 24 Impianto di trattamento scorie secondo qualsiasi rivendicazione precedente dalla 19 in poi, caratterizzato dal fatto di comprendere delle lance sottoscoria atte ad immettere combustibile nella massa fusa. Riv. 25 Impianto di trattamento scorie secondo qualsiasi rivendicazione precedente dalla 19 in poi, caratterizzato dal fatto di comprendere una sezione di carico (2.1) di additivi. Riv. 26 Impianto di trattamento scorie secondo qualsiasi rivendicazione precedente dalla 19 in poi caratterizzato dal fatto di comprendere un granulatore (2.6). Riv. 27 Impianto di trattamento scorie secondo qualsiasi rivendicazione precedente dalla 19 in poi caratterizzato dal fatto che − la detta scoria da trattare à ̈ scoria waelz ed à ̈ prelevata direttamente da un forno rotativo waelz (1.1), - l’unità (1.6) di raccolta di detti ossidi di metalli non ferrosi coincide con l’unità (1.6) di raccolta degli ossidi di un impianto di trattamento scorie waelz (1). Riv. 28 Impianto waelz (1), caratterizzato di comprendere ulteriormente un impianto di trattamento scorie secondo qualsiasi rivendicazione dalla 19 in poi.
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