CH671174A5 - - Google Patents

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CH671174A5
CH671174A5 CH3785/87A CH378587A CH671174A5 CH 671174 A5 CH671174 A5 CH 671174A5 CH 3785/87 A CH3785/87 A CH 3785/87A CH 378587 A CH378587 A CH 378587A CH 671174 A5 CH671174 A5 CH 671174A5
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CH
Switzerland
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ring nut
spindle
sleeve
tool
axis
Prior art date
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CH3785/87A
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Inventor
Bastiani Giovanni De
Brivio Lodovico Renzi
Roberto Aldegheri
Giovanni Faccioli
Original Assignee
Orthofix Srl
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    • BPERFORMING OPERATIONS; TRANSPORTING
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Description

DESCRIZIONE I mandrini, oggi in uso, per trapani a manovella od elettrici, usati anche in chirurgia, realizzano l'immorsamento di un utensile, ad esempio una punta da trapano, per mezzo di ganasce, le quali vengono chiuse sull'utensile mediante una chiave a pignone agente su una cremagliera del mandrino. L'operazione inversa deve essere compiuta per togliere l'utensile dal mandrino.
Tale sistema di serraggio ed apertura del mandrino è poco pratico e comporta una notevole perdita di tempo.
Infatti accade che, mentre con una mano si tiene formo il corpo del trapano, con l'altra si inserisce la punta da trapano e si deve abbandonare la punta fra le ganasce per far ruotare la chiave di serraggio. La punta rimasta libera può scivolare fuori dal mandrino e cadere, con l'inconveniente di perdere quantomeno il tempo necessario per recuperare la punta, oppure può venire stretta fra le ganasce senza che la stessa assuma una posizione perfettamente coassiale all'asse del mandrino.
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La necessità di ricorrere sempre ad una chiave per il serraggio e l'apertura comporta un allungamento dei tempi necessari per la sostituzione delle punte, ciò che costituisce un serio inconveniente in particolare quando il trapano è usato, ad esempio per scopi chirurgici.
Altra manchevolezza dei mandrini, oggi in uso, è costituita dalla possibilità di slittamenti della punta da trapano fra le ganasce di serraggio, particolarmente sconvenienti quando ad esempio il mandrino è usato in chirurgia.
Tali slittamenti sono dovuti talvolta al fatto che il serraggio mediante chiave, essendo costante e dipendente dalla forza dell'operatore, può non essere sufficiente a garantire la tenuta della punta, quando essa trovi notevole resistenza nel mezzo da trapanare, talvolta al fatto che la punta è stata serrata in posizione non perfettamente coassiale all'asse del mandrino, per cui alle prime rotazioni la punta tenderà a mettersi in asse al mandrino creando un gioco fra punta e ganasce di serraggio.
Un ulteriore inconveniente è dato dal fatto che i mandrini oggi in uso presentano notevoli difficoltà di smontaggio delle loro parti costitutive, e talvolta non lo consentono, per cui presentano luoghi in cui lo sporco e quindi i germi possono annidarsi. In particolare possiamo citare la cremagliera su cui fa presa la chiave a pignone, le ganasce stesse e la cavità nella quale sono alloggiate, per cui una lunga e difficile opera di sterilizzazione è necessaria prima di poter usare il mandrino in sala operatoria.
Il compito della presente invenzione è di eliminare le manchevolezze dianzi citate.
Tale compito è stato risolto come detto alla parte distintiva della rivendicazione 1.
I principali vantaggi derivanti dall'invenzione sono costituiti dal fatto che le operazioni di inserimento o di asportazione di un utensile risultano particolarmente semplici e rapide non essendo necessaria chiavi di serraggio, consentono che lo stelo dell'utensile sia sempre coassiale all'asse del mandrino e sia stretto fra le ganasce con la forza necessaria ad impedire qualsivoglia slittamento dell'utensile. Oltre a ciò l'utensile, una volta inserito nel mandrino non può cadere per terra durante la manipolazione del trapano poiché il serraggio si effettua automaticamente.
Inoltre, data la struttura particolarmente semplice degli elementi costituenti il mandrino, esso risulta facilmente smontabile e sterilizzabile, prima dell'uso in sala operatoria.
La particolare simmetria della struttura del mandrino, una volta inserito l'utensile, accresce il serraggio automatico, sia che l'albero giri in un verso, sia che giri nel verso opposto.
Un ulteriore vantaggio è dato dal fatto che l'immorsamento dell'utensile non dipende dalla forza dell'operatore, ma esso è proporzionale alla resistenza al moto rotatorio esercitata su un qualsiasi utensile applicato al mandrino, pertanto senza il pericolo che la punta possa slittare per insufficiente tenuta.
Altri vantaggi appariranno nel corso della seguente dettagliata descrizione, nella quale, a titolo di esempio non limitativo, sono trattate alcune delle possibili concretizzazioni dell'invenzione, illustrate nelle due tavole di disegni allegate, nelle quali:
figura 1 è una vista diagrammata in esploso, parzialmente sezionata, di un mandrino secondo invenzione;
figura 2 è la vista dal basso della ghiera con tratto conico di figura 1;
figura 3 la vista dal basso di una variante realizzativa della ghiera di cui a figura precedente;
figura 4 è una vista in implosione parzialmente sezionata del mandrino di figura 1, in posizione di massima apertura per l'introduzione di un utensile;
figura 5 è una vista analoga a figura 4, in cui, dopo l'introduzione dell'utensile, questo viene rinserrato nel mandrino per azione di una molla;
figura 6 è una vista analoga a quella di figura 5, parzialmente interrotta, con una variante realizzativa delle ganasce;
figura 7 è una vista analoga a figura precedente con una seconda variante realizzativa delle ganasce;
figura 8 è una vista parziale del manicotto di figura 1 con mezzi di centratura dell'utensile ricavati nel manicotto stesso;
figura 9 è una vista in implosione parzialmente sezionata di un'altra forma realizzativa dell'invenzione.
Tenuto presente che le figure sono in scala variabile e che a riferimenti numerici uguali corrispondono parti uguali od equivalenti, si nota a figura 1 che il mandrino è costituito essenzialmente da un manicotto (10), da una ghiera (29) all'interno della quale si trova una gabbia (34) per l'alloggiamento delle ganasce di serraggio, costituite da sfere (35).
Il manicotto (10), di forma cilindrica, è provvisto ad una estremità (11) di una cavità cilindrica (12) coassiale al mandrino, atta a permettere l'innesto dell'albero del trapano non illustrato nei disegni. Per l'innesto dell'albero, il manicotto (10) è dotato di un foro (13) intersecante ortogonalmente l'asse (14) del mandrino e costituente sede per l'alloggiamento dello stelo (15) di una vite a testa (16) alloggiarle nella svasatura (17). La vite (15, 16) e relativo foro (13), 17) sul manicotto (10) e sull'albero del trapano possono essere sostituiti con mezzi noti qualsivoglia, quali bulloni passanti, calettature, comunque idonei ad impedire la rotazione relativa istantanea indesiderata fra i due elementi.
All'altra estremità (18) del manicotto (10) è provvista una cavità (19) cilindrica pur essa coassiale all'asse (14) del mandrino, superiormente raccordata con uno smusso (20) ad una svasatura anulare (21), la quale è raccordata con un invito troncoconico (22) alla superficie esterna di detta estremità (18). Sul fondo della cavità (19) è alloggiarle una boccola (23) di centratura dell'utensile da essere usato col trapano. A tal fine detta boccola (23) presenta nel suo interno un foro (24) troncoconico convergente verso il fondo ed esternamente un risalto anulare cilindrico (25) di imposta di una molla (26) ad elica cilindrica di diametro esterno appena inferiore al diametro della cavità (19) di modo che essa può estendersi e contrarsi senza alcun impedimento entro detta cavità.
Detto manicotto (10) nelle sue parti terminali (11, 18) presenta gli spigoli esterni opportunamente smussati per evitare di arrecare danni a persone o cose quando è messo in rotazione a velocità elevate ed inoltre tale manicotto può essere collegato ad un trapano qualsivoglia a due o più velocità, destrorse o sinistrorse, anche del tipo a percussione, senza che per questo l'invenzione risulti alterata nelle sue caratteristiche essenziali.
Nella parte (18) il manicotto è provvisto, inoltre, di un foro (27) filettato, il quale ha il proprio asse intersecante ortogonalmente l'asse (14) del mandrino, per consentire di fissare al manicotto (10), per mezzo di una vite (28) a testa con esagono interno, la ghiera (29).
Anche se non illustrato nei disegni, il fissaggio fra ghiera (29) e manicotto (10) può essere ottenuto con più viti (28) disposte radialmente all'asse (14) del mandrino, o con mezzi noti qualsivoglia equivalenti a quelli descritti più sopra.
La ghiera (29) di contenimento della gabbia (34) e delle ganasce (35) a sfera presenta una parte (30) posteriore cilindrica cava di dimensioni tali da potersi sovrapporre alla parte terminale (18) del manicotto per il relativo fissaggio con la vite (28), passante attraverso un foro (28), una parte (31) centrale troncoconica cava sagomata al suo interno con lobi (32) per lo scorrimento delle sfere (35), la quale termina in un tronchetto (33) cilindrico cavo.
Anche gli spigoli esterni alle due estremità di detta ghiera (29) sono smussati in modo da evitare danni a persone o cose durante la rotazione del mandrino.
Come verrà in seguito illustrato, la sagomatura della superficie interna della parte centrale (31) svolge un ruolo fondamen5
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tale per il bloccaggio della punta durante il movimento rotatorio del mandrino.
All'interno della ghiera (29) sono alloggiate la gabbia (34) e le ganasce (35) a sfera.
La gabbia (34) comprende una parte posteriore (36), una centrale (37) ed una anteriore (38).
La parte (36) è cilindrica cava, munita alla sua estremità libera di un ringrosso anulare (39), atto a scorrere assialmente entro la cavità (19) nella parte (18) del manicotto.
La parte (38) cilindrica presenta al suo interno una svasatura troncoconica (40) di invito all'introduzione della parte terminale posteriore dell'asta dell'utensile, per il successivo fissaggio della stessa. Detta svasatura troncoconica (40) prosegue in un foro cilindrico (41), passante anche attraverso le parti (37) centrale e (36) posteriore della gabbia, il quale foro corrisponde al diametro massimo che potrà avere l'asta dell'utensile che verrà introdotto nel mandrino. La superficie esterna di detta parte (38) presenta inoltre una filettatura (42), sulla quale si avvita la ghiera cilindrica (43).
La parte (37) troncoconica costituisce la vera e propria gabbia per le sfere (35). Essa oltre al foro assiale (41), presenta anche tre fori (44) cilindrici, disposti radialmente ed a 120° l'uno dall'altro, rispetto all'asse (14) del mandrino. Entro tali fori sono ubicate le sfere (35), che hanno un diametro appena inferiore a quello dei detti fori (44), le quali sono costantemente premute verso l'asse (14) del mandrino dalle superfici dei lobi (32) per azione della molla (26) e successivamente per la rotazione del mandrino stesso. Detta gabbia (34), collocata in parte entro la ghiera (29) ed in parte entro il manicotto (10), movibile assialmente rispetto ad essi, è costantemente spinta verso la parte anteriore del mandrino dalla molla (26) di contrasto, cilindrica ed in acciaio.
Detta molla (26) ha una estremità a contatto con la parte inferiore del ringrosso anulare (39) della parte posteriore (36) della gabbia (34), mentre con l'altra estremità avvolge la parte esterna della boccola (23) di centratura ed è appoggiata sul risalto anulare (25) della stessa, il quale trova il proprio contrasto nel fondo della cavità (19) del manicotto (10).
La ghiera (43), col suo filetto (45) ingrana col verme esterno (42) della gabbia (34), e presenta una svasatura (46) anulare interna per l'alloggiamento del tronchetto (33) della ghiera (29).
La ghiera (43) ha una prima funzione di servire da «manopola» per una più facile presa da parte dell'operatore, allorché questi si accinge ad inserire un utensile nel mandrino.
Come si può notare a figura 4, infatti, mediante una pressione manuale sulla ghiera (43), avvitata appena sulla filettatura (42), la gabbia (34) può essere fatta scorrere assialmente, vincendo la resistenza della molla (26), fino a che la parte posteriore (36) sia stata tutta inserita nella cavità (19) del manicotto in modo che la superficie (47) terminale posteriore della parte centrale (37) della gabbia (34) si adagi sul fondo della svasatura anulare (21). In questa posizione, data la conformazione a cono della ghiera (29), le sfere (35) sono libere di spostarsi entro i fori (44) allontanandosi dall'asse (14) del mandrinq, fino a raggiungere la distanza massima possibile, eventualmente anche per azione sulle stesse esercitata dall'introduzione dell'utensile nel mandrino.
In tal modo dette sfere risultano completamente al di fuori del foro cilindrico (41). L'utensile (48), facilmente introdotto, attraverso l'invito (40), fino a raggiungere la boccola (23) di centratura, viene assestato con la sua parte inferiore concentricamente all'asse del mandrino, grazie al foro conico (24). Dopo di che l'operatore abbandona la ghiera (43) per cui la molla (26) tornerà ad espandersi costringendo la gabbia (34) a sporgere ulteriormente con la sua parte anteriore (38) dal tronchetto cilindrico (33), vedi figura 5. Durante tale spostamento della gabbia (34), le sfere (35), trascinate in questo movimento, verranno forzate dai lobi (32) verso l'asse (14) del mandrino sino ad esercitare una certa pressione contro lo stelo dell'utensile (48), vedi figura 5. Risulta pertanto evidènte che l'utensile sarà perfettamente coasiale all'asse del mandrino, essendo con la sua parte inferiore centrato dalla boccola (23) e con la sua parte centrale serrata dalle tre sfere (35) che agiscono su di esso con azione concentrica verso l'asse stesso del mandrino. In questa posizione l'utensile (48), pur senza essere serrato a fondo nel mandrino, rimane vincolato allo stesso durante le manipolazioni alle quali può essere sottoposto il trapano, prima di essere portato nella posizione esatta per intraprendere una lavorazione.
Dopo l'inserimento dell'utensile, come dianzi descritto, la ghiera (43) viene avvitata fino a che il fondo della cavità (46) raggiunge il tronchetto (33) della ghiera (29).
Se, infatti, il mandrino si trova nella condizione illustrata a figura 5, e cioè con l'utensile inserito, ma con la ghiera (43) non ancora avvitata a fondo, l'utente corre il rischio che il mandrino si apra, lasciando libero l'utensile, e incorrendo nei relativi inconvenienti, a motivo di un urto accidentale contro la ghiera (43) o contro la parte (38) della gabbia sporgente dalla ghiera stessa.
Quando invece la ghiera (43), dalla posizione sopra descritta come illustrato a figura 5, è avvitata a fondo sulla filettatura (42), la gabbia (34) risulta fissata in una determinata posizione rispetto alla ghiera (29) e al manicotto (10), per cui l'utente non corre più il rischio che il mandrino abbia la possibilità di venire aperto da un urto accidentale contro la ghiera e tale da poter vincere la resistenza della molla (26) per far rientrare la gabbia (34) verso l'interno del mandrino, consentendo l'allontanamento delle sfere (35) dalla posizione di serraggio.
Come vedesi particolarmente a figura 2, la parete conica interna della ghiera (29) presenta degli incavi o lobi (32) a superficie cilindrica o conoidale, o, come vedesi a figura 3, detti lobi partendo dalle loro estremità a superficie conoidale o cilindrica terminano in piani inclinati (32' ), per aumentare la distanza della parete interna della ghiera dall'asse (14) del mandrino e consentire l'alloggiamento delle sfere (35) in detti lobi (32-32' ).
Detti lobi (32 o 32-32' ), a seguito dello spostamento assiale della gabbia (34) rispetto alla ghiera (29), interagiscono con le sfere (35) che vengono forzate dai detti lobi contro l'asse (14) del mandrino sino ad esercitare una leggera pressione contro lo stelo dell'utensile (48) durante la rotazione del mandrino stesso.
Allorché il mandrino viene posto in rotazione, le sfere (35) per forza d'inerzia, indipendentemente dal senso di rotazione del mandrino, sono obbligate a risalire dal fondo dei lobi verso i tre settori (32' ' ) rimasti della parete conica interna della ghiera, avvicinandosi così all'asse centrale del mandrino, esercitando una maggior forza di compressione sull'utensile. Il serraggio definitivo verrà raggiunto allorché l'utensile inizia la lavorazione, poiché l'attrito, esercitato, ad esempio, dal mezzo attraversato da una punta da trapano, obbliga le sfere a ruotare attorno all'asse del mandrino, facilitando la risalita delle stesse lungo la superficie dei lobi (32, 32-32' ) rendendo così il serraggio della punta proporzionale alla resistenza al moto rotatorio, esercitata sull'utensile applicato al mandrino, impedendo in tal modo che lo stelo dell'utensile possa slittare per insufficiente tenuta.
Con particolare riferimento a figura 6, si nota che le ganasce (35'), anziché essere costituite da sfere come nel caso delle figure precedenti, sono costituite da rulli a botte, atti a scorrere entro fori (44' ) di sezione corrispondente a quella mediana dei rulli, gli assi di detti fori giacendo in un piano ortogonale all'asse (14) del mandrino. Anche in questo caso come nel caso .delle ganasce a sfera, i punti di contatto fra i rulli (35') e l'utensile sono soltanto tre disposti radialmente a 120° attorno all'asse (14) del mandrino.
Con riferimento a figura 7, si deve notare che le ganasce (35' ' ) sono realizzate con rulli a superficie esterna troncoco5
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nica, avente una generatrice parallela all'asse (14) del mandrino, le quali ganasce sono atte a scorrere entro fori (44") di sezione corrispondente a quella mediana dei rulli (35' ' ), gli assi di detti fori costituendo generatrici di una superficie conica ideale convergente verso l'asse (14) del mandrino.
In tale realizzazione le ganasce (35" ) vengono in contatto con l'utensile mediante tre generatrici della superficie esterna delle stesse e non con tre punti soltanto come nelle realizzazioni precedenti.
È evidente da quanto precede che anche gli assi dei fori (44), di figure 1 e 5 possono costituire anch'essi generatrici di una superficie conica ideale comunque convergente verso l'asse (14) del mandrino, senza che per questo l'invenzione risulti alterata nelle sue caratteristiche fondamentali.
È ovvio per un tecnico del ramo, anche se ciò non è ilustra-to nei disegni, che ogni mandrino può essere dotato di più ordini di ganasce (35 o 35' o 35" ) fra loro distanziati lungo l'asse del mandrino e ciascuno, ad esempio, anche con un numero di ganasce maggiore di tre.
Con particolare riferimento a figura 8, si nota che sul manicotto (10) i mezzi (23') per centratura dell'utensile sono costituiti dal fondo (24' ) conico della cavità (19), il quale parte da un rientro anulare (25' ) della parete della cavità (19), detto rientro costituendo sede di imposta per la molla (26).
Con particolare riferimento a figura 9, si nota che le parti costitutive del mandrino sono sostanzialmente equivalenti a quelle di figura 1, anche se, per distinguerle da quelle, sono state indicate con 10', 23', 25', 26', 29', 30', 43'. Differenza saliente è costituita dal fatto che la ghiera (29' ) non è solidale al manicotto (10' ), bensì relativamente mobile allo stesso, grazie a tre molle di trazione (26' ) ancorate con una loro estremità a cavicchi di ritegno (49) solidali al manicotto 610' ) ed a cavicchi (50) solidali alla ghiera (29' ) con l'altra loro estremità. Detti ultimi cavicchi (50) sono mobili entro cavità (51) di alloggiamento delle dette molle (26' ).
L'operatore, per poter inserire un utensile in questo tipo di mandrino, deve spingere la ghiera (29' ) verso l'alto di figura 9 vincendo la resistenza delle molle (26' ) sino a porre il mandrino nella posizione di figura 9. La ghiera (29' ) rimane agganciata, in tale posizione, alla ghiera (43' ) mediante un dispositivo (52) di ritegno allentabile. Il dispositivo (52) è costituito da una mol-
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la (53) portante ad una sua estremità una sfera (54) ed avente l'altra estremità ancorata in una cavità della parte (33) cilindrica della ghiera (29' ), detta cavità essendo limitata da un anello di diametro interno inferiore a quello della sfera. Di conseguenza la molla, alla risalita della ghiera (29' ) entro la cavità della ghiera cilindrica (43'), viene compressa dalla sfera (54), spinta dal bordo inferiore interno della ghiera cilindrica (43' ) e subito dopo si espanderà per spingere la stessa entro una scanalatura anulare con sezione a semicerchio di raggio corrispondente a quello della sfera, per trattenere la ghiera (29' ) nonostante l'azione di richiamo esercitata dalle molle (26' ) allorché l'operatore abbandona la ghiera (29' ) per introdurre nel mandrino lo stelo di un utensile.
Affinchè le ganasce (35) si possano richiudere sullo stelo dell'utensile, sarà sufficiente che l'operatore appoggi la mano sulla parte esterna conica della ghiera (29' ) ed eserciti una leggera pressione verso il basso di figura 9, per sganciare la sfera
(54) dalla scanalatura anulare nella quale è alloggiata. Le molle (26' ) portano, allora, automaticamente verso il basso la ghiera (29' ), realizzando il bloccaggio e la centratura dello stelo dell'utensile entro il mandrino. Devesi inoltre notare che, in questa particolare realizzazione del mandrino, un riscontro dell'esatta impostazione dello stelo (36' ) della gabbia è ottenuto mediante un dispositivo (55), in tutto simile nelle sue parti costitutive al dispositivo (52) descritto.
È ovvio per un tecnico del ramo che i detti dispositivi (52) e
(55) sono applicabili anche al mandrino di cui alle figure da 1 a 7 e sono sostituibili ciascuno con mezzi noti qualsivoglia, atti a mantenere solidali tra loro in modo amovibile i due elementi interessati dai detti dispositivi.
Le successive operazioni, quali l'avvitamento e/o lo svitamento della ghiera (43'), e l'azione delle ganasce (35), sono identiche a quelle descritte in precedenza in rapporto alle figure 1,4 e 5.
Lo sfilamento dell'utensile, dopo lo svitamento della ghiera (43'), avviene spingendo la ghiera (29'), nella posizione illustrata a figura 9, vale a dire nella posizione agganciata alla ghiera stessa (43'), consentente una facile estrazione dell'utensile.
Anche se ciò non appare dai disegni, il mandrino può essere realizzato elettricamente isolato dall'asse del trapano, ad esempio, mediante verniciatura d'isolamento delle sue parti.
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1 fori (44, 44', 44" ) per le ganasce (35, 35', 35" ) sono tre ed hanno interassi di 120°.
1 lobi (32) sono interamente a superficie conoidale o cilindrica,
0 parzialmente terminanti in piani inclinati (32' ), intersecantesi sul fondo del lobo.
1. Mandrino autoserrante per trapani, particolarmente adatto per trapani portatili ad uso chirurgico, caratterizzato dal fatto di essere costituito da un manicotto (10, 10' ) cilindrico coassialmente fissabile ad un albero ruotabile, da una prima ghiera (29, 29') con un tratto conico (31, 31') internamente provvista di lobi (32, 32-32' ) interagenti con le ganasce (35, 35', 35" ) di serraggio dell'utensile, e con tratto cilindrico (30, 30'), ad una sua estremità, assialmente collegato al detto manicotto e con tratto cilindrico (33) all'altra estremità, da una gabbia (34), longitudinalmente attraversata da un foro (41), comprendente un corpo centrale (37), con ghanasce (35, 35' ,35") di serraggio dell'utensile, mobili in direzione convergente all'asse (14) del mandrino entro almeno una serie di fori (44, 44', 44' ' ), e due steli (36-39, 38) da bande opposte del corpo centrale, da almeno una molla (26, 26'), da mezzi (23, 23') di centratura dell'utensile, da una seconda ghiera (43, 43' ) cilindrica scorrevole per avvitamento sulla parte di stelo (38) della gabbia, sporgente dalla prima ghiera (29, 29' ), in cui la detta gabbia e la prima ghiera (29, 29' ) sono, o l'una o l'altra, assialmente spostabili rispetto al manicotto (10, 10'), in cui la prima ghiera (29, 29' ) è vincolabile allentabilmente alla seconda ghiera (43, 43') mediante mezzi di ritegno (52), ed in cui lo stelo (36-39) della detta gabbia è vincolabile allentabilmente al detto manicotto mediante mezzi di ritegno (55).
2. Mandrino autoserrante come detto a rivendicazione 1, in cui il manicotto (10) con una estremità (11) è fissabile all'albero di un trapano e con l'altra estremità (18) è fissabile alla ghiera (29) mediante almeno una vite (28), in cui un utensile è inseribile nel foro (41) sino al fondo di una cavità (19) del manicotto (10), nella quale si trovano i mezzi (23) per la centratura dell'utensile e mezzi (25) per l'imposta di una molla (26) ad elica cilindrica, detta cavità (19) costituendo guida per gli spostamenti dello stelo (36-39) della gabbia (34) parallelamente all'asse (14) del mandrino, spostamenti determinabili per compressione o espansione della molla (26), caratterizzato dal fatto che, quando la detta molla spinge la gabbia (34) in direzione del punto più stretto della ghiera (29), le ganasce di serraggio (35, 35', 35' ' ) vengono sollecitate dai lobi (32, 32-32' ) della ghiera (29) a spostarsi convergendo verso l'asse del mandrino, e caratterizzato, inoltre, dal fatto che la seconda ghiera (43), avvitata sullo stelo (38) sino a comprimere leggermente il tratto cilindrico (33) della prima ghiera (29), determina con questa ultima il piano secondo il quale le dette ganasce di serraggio si chiudono automaticamente per rotazione destrorsa o sinistrorsa del mandrino, assicurando la posizione dell'utensile coassiale all'asse (14) del mandrino in cooperazione ai detti mezzi di centratura.
2
RIVENDICAZIONI
3. Mandrino autoserrante secondo rivendicazione 1, in cui il manicotto (10') è fissabile con una estremità (11) all'albero di un trapano e porta innestata ed assialmente mobile all'altra estremità (18) la prima ghiera (29'), all'interno della quale la gabbia (34) è impedita di muoversi assialmente rispetto al manicotto (10' ) da mezzi di ritegno (55), in cui un utensile è inseribile nel foro (41) sino al fondo di una cavità (19) del manicotto (10' ), nella quale si trovano i mezzi (23' ) per la centratura dell'utensile, detto manicotto (10') presentando almeno tre cavità (51) disposte radialmente a 120° sulla sua parete esterna, nelle quali sono provvisti mezzi per l'imposta (49, 50) di una molla (26' ) ad elica cilindrica in ciascuna cavità, caratterizzato dal fatto che quando le dette molle tirano la prima ghiera (29' ) verso il manicotto (10'), avvicinando la parte più stretta della ghiera (29' ) alla parte centrale (37) della gabbia (34), le ganasce di serraggio (35, 35', 35" ) vengono sollecitate dai lobi (32, 32-32' ) della prima ghiera (29' ) a spostarsi convergendo verso l'asse del mandrino, e caratterizzato, inoltre, dal fatto che la seconda ghiera (43'), avvitata sullo stelo (38) sino a comprimere leggeremente il tratto (33') della prima ghiera (29'), determina con quest'ultima il piano secondo il quale le dette ganasce di serraggio si chiudono automaticamente per rotazione destrorsa
0 sinistrorsa del mandrino, assicurando la posizione dell'utensile coassiale all'asse (14) del mandrino in cooperazione ai detti mezzi di centratura.
4. Mandrino autoserrante, secondo rivendicazione 1, in cui le ganasce di serraggio sono costituite da sfere (35), mobili entro fori (44) di sezione corrispondente a quella mediana delle sfere, ciascun foro (44) avendo l'asse longitudinale su di un piano ortogonale all'asse longitudinale del mandrino o costituente generatrice di una superficie conica ideale convergente verso l'asse longitudinale del mandrino.
5. Mandrino autoserrante, secondo rivendicazione 1, in cui le ganasce di serraggio sono costituite da rulli (35' ) a botte, mobili entro fori (44' ) di sezione corrispondente a quella mediana dei rulli a botte, ciascun foro (44') avendo l'asse longitudinale su di un piano ortogonale all'asse longitudinale del mandrino o costituente generatrice di una superficie conica ideale convergente verso l'asse longitudinale del mandrino.
6. Mandrino autoserrante, secondo rivendicazione 1, in cui le ganasce di serraggio sono costituite da rulli (35' ' ) a superficie esterna troncoconica, avente una generatrice parallela all'asse del mandrino, mobili entro fori (44' ' ) di sezione corrispondente a quella mediana dei rulli (35' ' ), ciascun foro (44' ' ) avendo l'asse longitudinale costituente generatrice di una superficie conica ideale convergente verso l'asse longitudinale del mandrino.
7. Mandrino autoserrante, secondo rivendicazione 1, in cui
8. Mandrino autoserrante, secondo rivendicazione 3, caratterizzato dal fatto che i mezzi di ritegno (52) e (55) sono costituiti da una molla (53) portante ad una sua estremità una sfera (54) ed avente l'altra estremità ancorata in una cavità della parte (33) cilindrica della ghiera (29'), e rispettivamente dello stelo (38), detta cavità essendo limitata da un anello di diametro interno inferiore a quello della sfera.
9. Mandrino autoserrante, secondo rivendicazione 1, in cui
10. Mandrino autoserrante, secondo rivendicazione 1, in cui i mezzi di centratura (23) sono costituiti da una boccola alloggiata sul fondo piano della cavità (19), detta boccola avendo un foro (24) centrale conico ed un risalto anulare (25) di imposta della molla (26), oppure i mezzi di centratura (23' ) sono costituiti dal fondo della cavità (19), presentante un avvallamento troncoconico (24' ) partente da un risalto (25' ) anulare interno della parete della cavità (19).
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