ITUB20155497A1 - Dispositivo di protezione - Google Patents

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ITUB20155497A1
ITUB20155497A1 ITUB2015A005497A ITUB20155497A ITUB20155497A1 IT UB20155497 A1 ITUB20155497 A1 IT UB20155497A1 IT UB2015A005497 A ITUB2015A005497 A IT UB2015A005497A IT UB20155497 A ITUB20155497 A IT UB20155497A IT UB20155497 A1 ITUB20155497 A1 IT UB20155497A1
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IT
Italy
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layer
wall
protection device
knitted
tpu
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Application number
ITUB2015A005497A
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English (en)
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Stefano Zanotto
Andrea Azzolin
Luigi Ronco
Original Assignee
Dainese Spa
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    • AHUMAN NECESSITIES
    • A41WEARING APPAREL
    • A41DOUTERWEAR; PROTECTIVE GARMENTS; ACCESSORIES
    • A41D13/00Professional, industrial or sporting protective garments, e.g. surgeons' gowns or garments protecting against blows or punches
    • A41D13/015Professional, industrial or sporting protective garments, e.g. surgeons' gowns or garments protecting against blows or punches with shock-absorbing means
    • A41D13/018Professional, industrial or sporting protective garments, e.g. surgeons' gowns or garments protecting against blows or punches with shock-absorbing means inflatable automatically

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  • Seal Device For Vehicle (AREA)

Description

DISPOSITIVO DI PROTEZIONE
DESCRIZIONE
La presente divulgazione si riferisce ad un dispositivo di protezione per una protezione di un utilizzatore. Il dispositivo di protezione include un elemento gonfiabile atto a proteggere da impatti e/o da cadute, o per prevenire le conseguenze di un impatto o caduta, il corpo di utente, quale un passeggero, un pilota di motoveicolo, uno sciatore, un cavallerizzo, o un simile utente, durante un'attività sportiva e/o lavorativa.
Un dispositivo di protezione è, per esempio, descritto nella domanda internazionale di brevetto WO 2010-067288 A1 .
In accordo a tale domanda internazionale di brevetto, l’elemento gonfiabile è un involucro formato da due opposte pareti o fogli, una struttura includente una prima maglia ed una seconda maglia e elementi tiranti fissati alle maglie. I tiranti collegano preferibilmente porzioni opposte dell’elemento gonfiabile. Ciascuna maglia è associata aderente alla rispettiva parete. Gli elementi tiranti sono fili e hanno estremità opposte fissate stabilmente alla maglia della rispettiva parete. Il fissaggio in corrispondenza delle estremità opposte degli elementi tiranti è, ad esempio, ottenuto mediante intreccio di elementi tiranti tra le trame della maglia. La lunghezza degli elementi tiranti viene regolata in modo tale che gli elementi tiranti abbiano una condizione di massima tensione e/o massima estensione quando l’elemento gonfiabile è gonfiato. In pratica, la forma e dimensione dell’elemento gonfiabile può essere controllata e stabilita a priori, poiché l’espansione massima dell’elemento gonfiabile è controllabile mediante controllo della lunghezza e della tensione massima degli elementi tiranti. In una forma di realizzazione le pareti sono realizzate in un laminato, il quale è normalmente utilizzato come fodera per abbigliamento. Il laminato comprende uno strato di tessuto, nell'esempio in nylon (che rappresenta circa il 65% in peso del laminato) ed uno strato in poliuretano, (che rappresenta circa il 35% in peso del laminato), attivabile a caldo e distribuito sullo strato di tessuto. Ciascuna maglia è fissata stabilmente alla superficie della rispettiva parete mediante un ulteriore film di colla. In particolare, il film di colla è disposto a contatto con lo strato di colla del laminato.
Gli autori della presente divulgazione hanno osservato che il sacco descritto in detta domanda internazionale di brevetto, pur vantaggioso sotto molti punti di vista, ha una struttura che può essere non ottimale per certe applicazioni.
In particolare, nella suddetta forma di realizzazione, a causa della sovrapposizione e fissaggio del film di colla con lo strato in poliuretano del laminato e, in aggiunta, dell’impregnamento dello strato in poliuretano e del film di colla tanto nello strato in tessuto del laminato quanto nella maglia collegata con i fili, il sacco gonfiabile può presentare una certa rigidità d’insieme anche in condizione sgonfiata. Tale rigidità può risultare svantaggiosa per il comfort di un utente, soprattutto quando l’indumento dove è inserito l’elemento gonfiabile è un indumento leggero, come per esempio la tuta da competizione di uno sciatore. Una tale tuta è realizzata, come è noto, in un materiale leggero e di spessore ridotto.
Un problema tecnico alla base della presente divulgazione risiede nel mettere a disposizione un dispositivo di protezione che presenti una migliorata morbidezza rispetto al dispositivo di protezione di tecnica nota e/o che presenti ulteriori vantaggi, pur garantendo sostanzialmente le medesime, o quantomeno soddisfacenti, performances in termini di resistenza a pressione del gas, resistenza a trazione, e/o capacità di conservazione in condizioni estreme di elevata temperatura e umidità. In altre parole, si vuole mettere a disposizione un dispositivo di protezione che, pur garantendo soddisfacenti performances, presenti nuovi vantaggi, anche in termini di morbidezza e leggerezza.
Tale problema viene risolto da un dispositivo di protezione per la protezione personale di un utilizzatore secondo la rivendicazione 1. Caratteristiche secondarie dell’oggetto della presente divulgazione sono definite nelle corrispondenti rivendicazioni dipendenti.
La presente divulgazione si basa sull’individuazione da parte degli inventori della presente divulgazione di utilizzare uno strato includente, o a base, di TPU o poliuretano termoplastico, chiamato TPE-U, per realizzare la parete dell’elemento gonfiabile. Con il termine TPU, o poliuretano termoplastico, si intende, per esempio, un poliuretano che appartiene alla categoria degli elastomeri termoplastici, vale a dire della categoria delle gomme termoplastiche. Queste ultime appartengono alla classe di copolimeri la cui reticolazione consente di conferire le elevate proprietà elastiche. Un tale materiale presenta caratteristiche di morbidezza e flessibilità e conferisce una sensazione di “gomma” al tatto. La caratteristica della morbidezza rende l’elemento gonfiabile particolarmente adatto per l’inserimento all’interno di un capo di abbigliamento.
La sensazione di “gomma” del poliuretano termoplastico, e che è, del resto, tipica degli elastomeri termoplastici, conferisce anche il vantaggio di una elevata morbidezza e adattabilità alla struttura tessile delle maglie con fili sottostante. Inoltre, un tale materiale può essere utilizzato in fogli di spessori molto ridotti.
In altre parole, alla base della presente divulgazione vi è l’idea di utilizzare un TPU, vale a dire un elastomero termoplastico o TPE-U, ovvero appartenente alla classe di copolimeri ovvero una miscela polimerica (di solito una plastica e una gomma) con entrambe le proprietà termoplastiche e elastomeri eh e. Mentre la maggior parte degli elastomeri sono termoindurenti, i TPE sono invece relativamente facili da usare nella produzione, per esempio, attraverso lo stampaggio ad iniezione.
Con il termine il “foglio include, o è a base” si intende che il foglio include almeno uno strato in elastomero termoplastico o che è formato per la maggior parte da un elastomero termoplastico.
E’ da notare, come sopra accennato, che lo strato in poliuretano termoplastico è utilizzato come uno degli strati del sacco gonfiabile. Lo strato in TPU può fungere preferibilmente da parete impermeabilizzante del sacco gonfiabile, e quindi essere associato direttamente alle maglie con fili. In altre parole, il foglio in poliuretano termoplastico rappresenta lo strato con funzione di barriera per il gas e destinato a contenere il gas all’interno della camera gonfiabile. Preferibilmente, è l’unico strato dell’airbag con funzione impermeabilizzante. Con il termine “impermeabilizzante” si intende nell’ambito della presente divulgazione una funzione del foglio di poliuretano termoplastico di trattenere il gas di gonfiaggio del sacco per la maggior parte del tempo necessario perché l’elemento gonfiabile svolga la sua funzione di protezione. Il termine impermeabilizzante non deve essere per forza inteso come una capacità di tenuta assoluta del gas, né tanto meno che il sacco è a tenuta totale del gas.
Più in particolare, viene messo a disposizione un dispositivo di protezione conformato ad involucro e comprendente due opposte pareti o fogli, una struttura tessile includente una prima maglia ed una seconda maglia e una pluralità di elementi tiranti fissati alle maglie. Ciascuna maglia è associata aderente alla rispettiva parete, e gli elementi tiranti hanno estremità opposte fissate stabilmente alla rispettiva maglia. Secondo un aspetto della presente divulgazione, ciascuna tra la prima parete e la seconda parete include o è formata da uno strato in TPU, o poliuretano termoplastico.
In altre parole, secondo la presente divulgazione, la parete dell’elemento gonfiabile è, almeno parzialmente, in poliuretano termoplastico. Il foglio in poliuretano termoplastico può essere uno strato esterno, e/o visibile dall’esterno, dell’elemento gonfiabile. Ancora più in particolare con riferimento alla suddetta domanda internazionale di brevetto, lo strato in TPU, o poliuretano termoplastico, sostituisce lo strato in tessuto del laminato.
E’ da notare che l’accoppiamento tra lo strato in TPU e le maglie della struttura tessile con fili consente di ottenere una sacco, al tempo stesso, resistente all’urto di pressione, che si mantiene in pressione per un tempo adeguato, nonché una configurazione morbida e flessibile. In particolare, è da notare che tramite l’impiego di un foglio in TPU applicato su un lato esterno della struttura tessile formata da una maglia con fili, è possibile ottenere un sacco che risponde positivamente a tutti i test e prove necessarie per l’applicazione nel settore dell’abbigliamento sportivo. Per esempio, si ottiene un sacco che può essere gonfiato ad elevate pressioni e resistere a tali pressioni, per esempio di 2,7 bar.
Preferibilmente, lo strato in poliuretano termoplastico è privo di pigmenti e presenta caratteristiche di trasparenza o semitrasparenza, vale a dire si tratta di un foglio che non è coprente totalmente e che lascia vedere una zona interna del sacco, e quindi le maglie, il fili delle maglie, e eventuali cuciture sottostanti. Questa caratteristica e proprietà di non copertura totale, si è rilevata particolarmente interessante per l’impiego in un dispositivo di protezione, in cui dispositivi di gonfiaggio o altre strutture funzionali per il gonfiaggio sono disposti all’interno delle maglie. La trasparenza del materiale consente di monitorare e vedere dall’esterno eventuali difetti dell’elemento gonfiabile, nonché di capire eventuali caratteristiche del sacco desumibili dalle maglie. Per esempio, le maglie possono essere di varia natura e tipologia a seconda della funzionalità del sacco. E’ quindi possibile capire dall’esterno di che sacco si tratta.
Preferibilmente, il foglio in poliuretano termoplastico ha proprietà di traspi rabilità, vale a dire in grado di trattenere un gas, e far passare il vapore.
Preferibilmente può essere utilizzato uno strato in poliuretano termoplastico che viene utilizzato normalmente nel settore tessile per impermeabilizzare cuciture, termo-nastrare ricami, o altre zone di un tessuto, di un indumento o di un altro articolo. Tale strato consente di rendere zone “forate” impermeabili. In pratica a differenza della tecnica che insegnava ad utilizzare un tessuto già noto per foderare capi di abbigliamento, ora viene proposto di utilizzare uno strato che ha normalmente tutta un’altra funzione, quale, per esempio, impermeabilizzazione di cuciture.
Il poliuretano termoplastico è preferibilmente utilizzato in fogli di spessore compreso tra 50 mm e 150 micron, ancora più preferibilmente tra 80 e 120 e ancora più preferibilmente tra 95 e 105 micron. Per esempio lo strato è di 100 micron.
Il TPU è un poliuretano alto fondente, vale a dire che fonde o rammollisce ad alte temperature, tra 165°C e 185°C, di circa 175°C e si differenzia da un poliuretano non termoplastico il quale fonde a partire da circa 125°C.
Preferibilmente, al fine di unire due fogli di poliuretano termoplastico tra di loro lungo il perimetro, o di unire un foglio di poliuretano termoplastico ad un altro strato del sacco gonfiabile, come per esempio la maglia della struttura tessile con fili, la parete del sacco gonfiabile è provvista di uno strato aggiuntivo, avente funzione di colla o di adesivo. In altre parole, lo strato aggiuntivo è, per esempio, uno strato di colla, o uno strato di un materiale avente capacità adesive. Le capacità adesive possono essere attivabili, per esempio, a caldo o per termoformatura. In una forma di realizzazione lo strato aggiuntivo è in poliuretano, preferibilmente poliuretano termoindurente, il quale una volta scaldato può essere incollato ad un altro strato.
II vantaggio dell’impiego di un foglio in cui lo strato in TPU è accoppiato con uno strato in PU risiede proprio nel fatto che i due materiali hanno temperature di fusione o rammollimento differenti, e pertanto il PU può essere attivato sotto pressa ad una temperatura a partire da 125°C, che non intacca il TPU. Lo strato in TPU può quindi essere fissato alla maglia sottostante a temperature relativamente contenute.
In una forma di realizzazione, lo strato aggiuntivo può essere preventivamente accoppiato allo strato in TPU a formare un foglio a se stante. Preferibilmente, lo strato aggiuntivo è spalmano su un lato del foglio, a formare una struttura bi-strato, o a doppio strato. In altre parole, la parete dell’elemento gonfiabile è, prima dell’accoppiamento con le maglie, almeno una struttura a doppio strato. Lo strato con funzione di colla ha uno spessore compreso tra 50 mm e 120 micron, ancora più preferibilmente tra 65 e 105 e ancora più preferibilmente tra 95 e 105 micron. Per esempio lo strato è di 100 micron. Se possibile si cerca di ridurre al minimo lo strato di colla, al fine di conservare caratteristiche di morbidezza.
Dopo spalmatura si ottiene un foglio con uno strato di TPU e uno strato di colla. Si possono usare fogli di TPU PU di spessore compreso tra 100 mm e 270 micron, ancora più preferibilmente tra 150 e 240 micron e ancora più preferibilmente tra 170 e 230 micron, per esempio di 200 micron.
Ne consegue che la struttura a doppio strato comprendente lo strato di poliuretano termoplastico e lo strato aggiuntivo secondo la presente divulgazione può essere trattata nel complesso sotto ad una pressa a caldo a temperature comprese tra 125°C e 165°C in modo da consentire l’incollaggio ed il fissaggio lungo il perimetro. Le maglie della suddetta struttura tessile con fili possono avere una estensione superficiale inferiore rispetto allo strato in TPU. In questo modo, porzioni perimetrali del TPU sporgono rispetto alla maglia della struttura tessile con fili e possono essere unite perimetralmente lungo il perimetro a chiudere una camera di espansione o camera gonfiabile. Ne consegue che, nella suddetta forma di realizzazione, lo strato aggiuntivo associato ad un primo strato in TPU è posto a contatto diretto lungo il perimetro dell’elemento gonfiabile con lo strato aggiuntivo associato all’altro strato in TPU per essere unito a formare la camera interna.
Alternativamente, in altre forme di realizzazione, può essere previsto di impiegare uno strato di colla separato dal TPU, e disporlo all’occorrenza tra il TPU e la rispettiva maglia.
In alcune forme di realizzazione, il sacco gonfiabile include almeno uno strato esterno di tenuta o di trattenimento, per esempio in tessuto, in maglia, a rete o a reticolo e sovrapposto al foglio in TPU. In altre parole, lo strato di tenuta o di trattenimento può essere posto su un lato esterno dello strato in TPU. Lo strato di tenuta è destinato a conferire una maggiore resistenza al foglio in poliuretano e sopportazione di elevate pressioni del gas. L’impiego dello strato di tenuta aggiuntivo dipende dal tipo di maglia (e relativa elasticità) utilizzata per la struttura tessile con fili. Maggiore è l’elasticità della maglia, maggiore è la necessità dello strato aggiuntivo. Al contrario, se la maglia utilizzata ha un intreccio o trama molto fitta e rigida, quasi a formare un tessuto, lo strato di tenuta non è necessario.
E’ da tenere in considerazione che lo strato a tenuta non è necessario quando le pressioni applicate dell’elemento gonfiabile non sono elevate.
Altri vantaggi, caratteristiche e modalità di impiego dell'oggetto della presente divulgazione risulteranno evidenti dalla seguente descrizione dettagliata di alcune sue forme di realizzazione preferite, date a scopo esemplificativo e non limitativo. È comunque evidente come ciascuna forma di realizzazione possa presentare uno o più dei vantaggi sopra elencati; in ogni caso non è comunque richiesto che ciascuna forma di realizzazione presenti simultaneamente tutti i vantaggi elencati. Verrà fatto riferimento alle figure dei disegni allegati, in cui:
- La figura 1 mostra una vista dall’alto di un dispositivo di protezione secondo una forma di realizzazione della presente divulgazione;
La figura 2 mostra una vista parzialmente in sezione secondo la linea li-li di figura 1 ;
La figura 3 mostra un particolare Ili di figura 2;
- La figura 4 mostra un particolare IV di figura 2;
Le figure 5-7 e 9 mostrano, in modo schematico, rispettive fasi di lavorazione di un dispositivo di protezione personale secondo la presente divulgazione;
La figura 8 mostra un particolare Vili di figura 7;
- La figura 10 mostra una vista laterale parzialmente in sezione di un dispositivo di protezione personale come quello di figura 1 ma realizzato secondo una forma di realizzazione alternativa della presente divulgazione;
La figura 11 mostra un particolare XI di figura 10;
La figura 12 mostra un particolare XII di figura 10;
- Le figure 13-14 mostrano, in modo schematico, rispettive fasi di lavorazione del dispositivo di protezione personale di figure 10-12.
Con riferimento alle figure allegate, con il numero di riferimento 1 viene indicato un dispositivo di protezione personale secondo la presente divulgazione in accordo ad una prima forma di realizzazione. In particolare, il dispositivo di protezione comprende un elemento gonfiabile 2 conformato ad involucro ed in cui è definita una camera interna 3. L’elemento gonfiabile 2 è atto ad assumere sostanzialmente una prima condizione di riposo o condizione sgonfiata, ed una seconda condizione attiva o condizione gonfiata. Le modalità di gonfiaggio dell’elemento gonfiabile 2 saranno descritte nel seguito della descrizione.
Nell’esempio di realizzazione illustrato, l’elemento gonfiabile 2 è opportunamente tagliato a sagoma per essere posto sulla zona superiore del busto di un utilizzatore. A tal fine, l’elemento gonfiabile 2 presenta una forma con due ali laterali 8, 9 per la copertura delle spalle di un utilizzatore, una porzione centrale sagomata sostanzialmente a forma di “C” 10 ed una porzione spinale 11, destinata a tutelare la spina dorsale dell’ utilizzatore. Un generatore di gas 12, nell’esempio una bomboletta di gas in pressione, è inclusa nella porzione spinale 11 dell’elemento gonfiabile.
Il dispositivo di protezione 1 comprende una pluralità di elementi tiranti 5 distribuiti nella camera interna 3 e collegati stabilmente a rispettive porzioni dell’elemento gonfiabile 2. Con il termine elemento tirante 5 si intende un elemento o entità avente la funzione di tenere unite o vincolate o ferme, essendo tensionato a trazione, due o più parti dell’elemento gonfiabile 2, almeno quando quest’ultimo è in condizione gonfiata.
Nell’esempio gli elementi tiranti 5 sono di tipo filiforme, e sono elementi flessibili ed inestensibili. Pertanto, essi sono opportunamente dimensionati in modo che, quando l’elemento gonfiabile 2 è in condizione di riposo, essi sono preferibilmente non soggetti a tensionamento e sono collassati nella camera interna 3, mentre quando l’elemento gonfiabile 2 è in condizione gonfiata essi sono sottoposti a tensione.
L’elemento gonfiabile comprende opposte pareti 15, 16 perimetralmente unite lungo i bordi 20, 21. Più in particolare, l’elemento gonfiabile 2 comprende maglie 18, 19, ciascuna delle quali fodera internamente, vale a dire lato camera interna 3, una rispettiva parete 15, 16. Ancor più in particolare, per dare stabilità strutturale all’elemento gonfiabile, ciascuna maglia 18, 19 è fissata stabilmente alla superficie della rispettiva parete 15, 16, preferibilmente mediante un film di colla o strato di colla come descritto qui di seguito. Visto sotto un altro punto di vista, l’elemento gonfiabile 2 ha una struttura sostanzialmente a doppia valva, in cui ciascuna valva corrisponde ad una parete 15, 16. Una struttura tessile 40 formata da due maglie 18, 18 è disposta all’interno della zona tra le due pareti 15, 16 e ciascuna maglia è, preferibilmente, fissata alla rispettiva parete 15, 16.
Più precisamente ciascuna delle due pareti 15, 16 o fogli è realizzata almeno parzialmente in poliuretano termoplastico. Preferibilmente le pareti 15, 16 sono realizzate in un laminato, vale a dire una struttura a doppio strato, comprendente lo strato di TPU 15a (che, per esempio, rappresenta circa tra il 45% e il 65% in peso, preferibilmente tra il 48% ed il 55% in peso, e ancora più preferibilmente il 50% circa in peso circa del laminato) ed uno strato 15b con funzione di collante o adesivo (che rappresenta circa la rimanente parte in peso del laminato), nell'esempio uno strato di colla poliuretanica (non termoplastica), distribuita sullo strato di TPU 15a, mediante spalmatura a rullo o simile tecnologia di distribuzione. Nell'esempio illustrato si tratta quindi di un foglio che prima del fissaggio alla maglia 18, 19 è formato da TPU PU e complessivamente ha uno spessore, per esempio, di 200 micron.
E’ da notare che preferibilmente, a differenza della forma di realizzazione descritta nella domanda internazionale sopra menzionata, la maglia 18, 19 è disposta direttamente a contatto con lo strato adesivo 15b sopra menzionato, e non è necessario alcuno strato o film aggiuntivo di colla per far aderire la parete 15, 16 alla rispettiva maglia 18, 19.
Come sopra anticipato, nell’esempio, gli elementi tiranti 5 sono tiranti flessibili e hanno forma di fili, e sono realizzati per esempio in poliestere o poliammide, di spessore compreso tra circa 500 e circa 1000 decitex (Unità di lunghezza di un filo continuo o di un filato), ed hanno estremità 5a, 5b fissate alle rispettive porzioni di parete 18, 19 che collegano. Ancor più in particolare, ciascun elemento tirante o filo 5 include un fascio di fibre continue prive di torsione che fuoriescono da un unico punto di una rispettiva maglia 18, 19.
Gli elementi tiranti 5 hanno estremità opposte 5a, 5b fissate stabilmente alla maglia 18, 19 della rispettiva parete 18, 19. Il fissaggio in corrispondenza delle estremità opposte 5a, 5b degli elementi tiranti 5 è, ad esempio, ottenuto mediante semplice inserimento di elementi tiranti 5 tra le trame della maglia 18, 19. In pratica, nell’esempio illustrato nelle figure, gli elementi tiranti 5 sono ottenuti mediante un determinato numero di fili i quali sono fissati a tratti alterni all’una maglia 18, e consecutivamente all’altra maglia 19. In altre parole, con riferimento a figure 3-4, ciascun filo 5 è infilato al di sotto di una trama della maglia 19 della parete 16, è curvato verso l’alto e esteso nuovamente verso la parete opposta 15, dove viene collegato nel medesimo modo alla maglia 18. Alternativamente gli elementi tiranti 5 sono collegati alla maglia 18, 19 mediante intreccio oppure mediante legatura, o simili fissaggi.
Alternativamente, ciascun elemento tirante 5 è un filo integralmente interlacciato con, o si evolve in continuo da, entrambe dette prima e seconda maglia 18, 19. In pratica il filo/elemento tirante 5 fuoriesce dall'una di dette prima e seconda maglia 18, 19 ed è integralmente interlacciato con l'altra di dette prima e seconda maglia 18, 19.
L'insieme delle due maglie 18 e 19 e degli elementi tiranti 5 forma un cosiddetto tessuto tridimensionale 3D o a doppia frontura.
Anche le maglie 18 e 19 possono essere realizzate in poliestere o poliammide. Alla luce di detta descrizione, ne consegue che l’elemento gonfiabile 2 può avere una struttura simile a quella descritta con riferimento alla suddetta domanda internazionale, ma si distingue da questa forma di realizzazione per la presenza dello strato in TPU al posto dello strato in tessuto, e preferibilmente dal fatto che non è più necessario l’impiego di un film di colla interposto tra il laminato e la rispettiva maglia.
Si è osservato che un elemento gonfiabile ottenuto secondo le suddette caratteristiche può essere gonfiato a elevate pressioni, anche dell’ordine dei 2,7 bar ed inoltre presenta buona resistenza alle temperature e a condizioni di stress che si possono avere quando l’elemento gonfiabile è alloggiato all’interno di un indumento.
Inoltre l’elemento gonfiabile 2, grazie al TPU, presenta alta resistenza alla trazione e all’abrasione.
Il dispositivo di protezione appena descritto è realizzato nel modo seguente.
Si fornisce inizialmente una porzione 40, o struttura tessile, comprendente maglie 18 e 19 alle quali sono legate, o in altro modo fissate come sopra indicato, estremità 5a, 5b di elementi tiranti 5. In figura 5, la porzione 40 è illustrata leggermente gonfiata in modo da intendere la presenza degli elementi tiranti 5, ed è indicata con profilo sostanzialmente rettangolare per semplicità di esposizione. E' chiaro tuttavia che la porzione 40 ha forma e dimensioni sostanzialmente equivalenti ad un rispettivo elemento gonfiabile 2 da ottenere; inoltre, la lunghezza degli elementi tiranti 5 è scelta in modo tale da determinare una distanza massima reciproca tra le maglie 18, 19 corrispondente ad una massima espansione locale del rispettivo elemento gonfiabile 2 in condizione gonfiata.
Un bordo 43 della maglia 18 viene cucito ad un rispettivo bordo 44 della maglia 19 ad essa affacciata (linea di cucitura indicate con 47 in figura 6). In figura 5, l'operazione di cucitura è esemplificata con un ago 49, tuttavia è evidente che le cuciture 47 possono essere eseguite a macchina o con altre attrezzature convenzionali per un tecnico del settore, oppure possono essere ottenute per saldatura, o mediante i fili tiranti 5 stessi, per esempio utilizzando fili tiranti di lunghezza minima o lunghezza “zero”. La linea di cucitura 47 segue sostanzialmente il perimetro della porzione 40.
Prima di completare la cucitura perimetrale, una bomboletta 12 può essere inclusa tra le maglie 18, 19. Alternativamente può essere previsto un condotto all’interno delle maglie per il collegamento con un sorgente di gas posta fuori l’elemento gonfiabile 12.
E’ da notare che la suddetta cucitura perimetrale passa trasversalmente tra le due maglie 18, 19, stringendole a diretto contatto reciproco, e senza coinvolgere le pareti 15, 16.
La porzione 40 viene racchiusa tra i fogli 15, 16 di materiale morbido e a tenuta di gas in TPU sopra menzionato, in cui i fogli 15, 16 hanno un'estensione superficiale maggiore di detta porzione 40.
Nell'esempio, i fogli 15 e 16 vengono incollati alle rispettive maglie 18, 19 per mezzo dello strato 15b utilizzando una pressa calda 60 (che ad esempio lavora a temperature a partire da 125 °C) per favorire l'adesione e l'incollaggio reciproco. In particolare ciascuno strato 15b si trova compreso direttamente tra una maglia 18, 19 della porzione 40 ed il rispettivo strato 15a della parete 15, 16, come illustrato in figure 7-8.
Si è riscontrato che l'impiego del TPU fornisce soddisfacenti risultati. In particolare, grazie alla morbidezza del TPU lo strato di PU o di altro adesivo penetra in modo preciso e omogeneo tra le fibre delle maglie e non è necessario alcuno strato di colla aggiuntivo. Il laminato ha inoltre un'elevata leggerezza ed al tempo stesso conferisce elevata resistenza all'elemento gonfiabile 2, 102.
Lo strato di TPU 15a essendo flessibile e morbido si adatta inoltre ad eventuali spostamenti reciproci che avvengono rispetto alle maglie.
Dalla suddetta descrizione emerge che la porzione 40 viene prima tagliata a sagoma secondo le necessità e la forma del sacco che si vuole ottenere, e successivamente, dopo le opportune cuciture, le due pareti 15 e 16 o fogli vengono disposti da lati opposti delle maglie 18, 19 e fissati lungo i rispettivi bordi perimetrali 20 e 21. Nulla vieta in ogni caso che le due pareti 15 e 16 siano porzioni opposte di un unico foglio piegato a libro, ed aventi pertanto bordi periferici estesi lungo una porzione del perimetro. In ogni caso, si osserva che il sacco cosi ottenuto garantisce una soddisfacente tenuta del gas per il tempo necessario per proteggere un utilizzatore che indossa l’elemento gonfiabile 2.
Con riferimento alle figure da 10 a 14 si descrive di seguito un dispositivo di protezione personale 101 in accordo ad una seconda forma di realizzazione.
Elementi e parti della presente forma di realizzazione aventi la medesima funzione e la medesima struttura degli elementi e parti della forma di realizzazione precedentemente descritta conservano medesimo numero di riferimento e non vengono nuovamente descritti nel dettaglio.
Nell’esempio di realizzazione di figure 10-14, l’elemento gonfiabile 102 include un corpo lavorato a maglia 103, che ha la medesima funzione delle due maglie 18, 19 della precedente forma di realizzazione. Nella forma di realizzazione illustrata il corpo lavorato a maglia 3 è un corpo sostanzialmente a sacchetto che può presentare una sola apertura di accesso 106 che consente un accesso alla zona interna 104.
Il corpo lavorato a maglia 103 include quindi, quando disteso su un piano e schiacciato in tale posizione distesa, due porzioni o pareti contrapposte 103a, 103b ed almeno tre porzioni laterali 103c, 103d, due sole delle quali si vedono in figure 10 e 11 che si estendono senza soluzione di continuità tra le due porzioni contrapposte 103a, 103b.
Grazie alla forma tubolare, e meglio ancora grazie alla forma a sacchetto o a involucro chiuso, il corpo lavorato a maglia 103 presenta il vantaggio di essere chiuso lateralmente su almeno due lati (in corrispondenza delle porzioni laterali 103c, 103d) e non richiedere almeno su detti due lati una cucitura perimetrale, come, per esempio, descritto nella suddetta prima forma di realizzazione.
Anche l’elemento gonfiabile 102 presenta una forma con due ali laterali 8, 9 per la copertura delle spalle di un utilizzatore, una porzione centrale sagomata sostanzialmente a forma di "C” 10 ed una porzione spinale 11, destinata a tutelare la spina dorsale dell’utilizzatore. Nella forma di realizzazione illustrata, la porzione spinale 11 può presentare detta apertura di accesso 106 per consentire di posizionare, all'interno della zona interna 104, un generatore di gas in pressione 12. In pratica, il gas in pressione viene immesso a partire dalla porzione spinale 11.
Il corpo lavorato a maglia 103 ha una sagoma che riprende e segue la sagoma dell’elemento gonfiabile 102, ed è realizzato in un corpo unico secondo detta sagoma a definire un’unica zona interna 104.
II corpo lavorato a maglia 103 include inoltre una pluralità di fili di unione 5 o fili tiranti distribuiti nella camera interna 104 e collegati stabilmente a rispettive porzioni 103a, 103b del corpo lavorato a maglia 103, in particolare a porzioni superficiali dello stesso. Il corpo lavorato a maglia 103 con i fili di unione 5 corrisponde, per funzione, alla porzione 40 sopra descritta. I fili di unione 5 hanno la medesima funzione dei tiranti sopra indicati.
Il corpo lavorato a maglia può essere inoltre rivestito e ricoperto da una copertura. La copertura può includere due pareti 15, 16 o fogli realizzate in un foglio di materiale morbido in TPU, le quali sono contrapposte l’una rispetto all’altra, e fissate perimetralmente lungo rispettivi bordi perimetrali 20, 21.
Le pareti 15, 16 possono essere come quelle descritte nella precedente forma di realizzazione e possono sono realizzate in un laminato, il quale è formato da uno strato in TPU ed uno strato con funzione di colla o adesivo, per esempio PU (attivabile a caldo).
Il corpo lavorato a maglia 103 è fissato stabilmente alla superficie della rispettiva parete 15, 16, mediante lo strato di colla, vale a dire a diretto contatto con lo strato di colla del laminato.
Si osserva che il corpo lavorato a maglia 103, proprio per la natura della lavorazione a maglia può presentare una maggiore elasticità rispetto alle pareti 15, 16 della porzione 40 della prima forma di realizzazione. Per contenere eventuali spinte del gas ed evitare formazioni di eventuali bolle tra il corpo lavorato a maglia 103 e la rispettiva parete 15, 16, può essere previsto l'impiego di un ulteriore strato sul lato esterno della parete 15, 16.
Si tratta quindi di uno strato con funzione di contenimento per resistere alla pressione del gas. Ne consegue che l’impiego dello strato aggiuntivo dipende dalle pressioni impiegate. Per esempio può trattarsi di una maglia, un tessuto, una pezza, un reticolo, una rete o simile strato che possa aiutare il corpo a maglia 103 a contenere la pressione del gas. Lo strato con funzione di contenimento può essere incollato alla parete 15, 16, oppure parzialmente o completamente annegato nella parete 15, 16.
In relazione al corpo lavorato a maglia 103, si osserva inoltre quanto segue.
Il filo di unione 5 è un elemento o entità avente la funzione di tenere unite o vincolate o ferme, essendo tensionato in trazione, due o più parti del corpo lavorato a maglia 3, almeno quando quest’ultimo è in condizione gonfiata. Si osserva che nella forma di realizzazione illustrata, una pluralità di fili di unione 5 sono ottenuti a partire da o sono parte di un unico filo, o di un unico filamento composto da almeno due fili, in cui l’unico filo o l’unico filamento è esteso alternativamente in continuo tra la prima porzione 103a e la seconda porzione 103b del corpo lavorato a maglia 103.
Ancora più in particolare, l’unico filo o l’unico filamento è disposto a zig zag o con andamento sinusoidale tra la prima porzione 103a e la seconda porzione 3b del corpo lavorato a maglia 103 a coprire o occupare una regione dell’elemento gonfiabile 2.
I fili di unione 5 sono opportunamente dimensionati in modo che, quando l’elemento gonfiabile 102 è in condizione di riposo, essi sono preferibilmente non soggetti a tensione e sono collassati nella camera interna 104, mentre quando l’elemento gonfiabile 102 è in condizione gonfiata essi sono sottoposti a tensione. I fili possono essere disposti in modo da collegare porzioni contrapposte 103a, 103b del corpo lavorato a maglia 103 oppure possono essere disposti in diagonale in modo da collegare porzioni non perfettamente contrapposte del corpo lavorato a maglia 103.
I fili distribuiti in modo fitto per esempio con una densità di almeno un elemento tirante ogni cm<2>di superficie della camera interna 104, ancor più preferibilmente, sempre a titolo di esempio, con densità compresa tra 1 e 15 fili ogni cm<2>di superficie dell’elemento gonfiabile 102, preferibilmente tra 4 e 6 fili ogni cm<2>. La distribuzione dei fili può essere variata a seconda della zona del dispositivo di protezione in cui i fili si trovano. I fili di unione 5 possono essere realizzati per esempio in poliestere o poliammide, di spessore compreso tra circa 500 e circa 1000 decitex (Unità di lunghezza di un filo continuo o di un filato). Ciascun filo 5 può includere un fascio di fibre continue prive di torsione che fuoriescono da un unico punto di una rispettiva maglia del corpo lavorato a maglia 103.
In una forma di realizzazione della presente divulgazione, i filati utilizzati per realizzare i fili di unione 5 sono filati differenti da quelli utilizzati per la realizzazione del corpo ad involucro e le suddette porzioni 103a, 103b, 103c, 103d. In particolare i fili di unione sono realizzati in un materiale avente maggiore resistenza a trazione rispetto ai fili del corpo ad involucro. I fili del corpo ad involucro possono essere realizzati in un materiale più morbido, in modo da ottenere un elemento gonfiabile che è il più possibile morbido e di consistenza leggera e flessibile che può essere di massimo comfort per un utilizzatore che lo indossa.
I fili del corpo lavorato a maglia 103 possono essere di un materiale variabile e differenziato anche in base alla zona del dispositivo di protezione in cui si trovano ed alla zona del corpo di un utente da proteggere.
II corpo lavorato a maglia 103 ed i fili di unione 5 possono essere realizzati con una macchina per lavorazione a maglia, o macchina da maglieria rettilinea di tipo noto la quale include due fronture, vale a dire due file di aghi destinati alla lavorazione del corpo lavorato a maglia. Una macchina da maglieria di tipo noto è una macchina per guanti come quella dal codice SWG0991N di Shima Seiki.
Le due fronture hanno un campo aghi avente una estensione o lunghezza che corrisponde ad una dimensione di sagoma, quale per esempio larghezza o lunghezza di sagoma, dell’elemento gonfiabile da ottenere, corrispondente ad una delle due porzioni 103a o 103b compresa tra le porzioni 103c e 103d per esempio. La macchina è provvista di un primo guidafilo supportante un primo filo destinato a formare il corpo lavorato a maglia 103 ed un secondo guidafilo che porta un secondo filo destinato a formare i fili di unione 5.
La macchina può essere programmata in modo tale da realizzare il corpo lavorato a maglia 103 tramite il primo guidatilo che lavora alternativamente il filo sulla prima frontura di aghi e sulla seconda frontura di aghi.
La macchina può essere programmata in modo tale unire due zone opposte 103a, 103b della maglia mediante il secondo filo portato dal secondo guidatilo, a formare i fili di unione 5. Per esempio la macchina può essere programmata per lavorare alcuni ranghi di maglia, in modo da formare alcuni giri di maglia completi, e successivamente di unire tramite il secondo guida filo, e quindi il secondo filo, determinati aghi della prima frontura con determinati aghi della seconda frontura. Successivamente, vengono nuovamente lavorati alcuni giri di maglia per poi ripetere la lavorazione a maglia con il secondo filo che forma i fili di unione.
Al fine di definire una specifica lunghezza del filo di unione, è possibile unire le maglie mediante fili di unione diagonale. In questo caso il secondo guidatilo intreccerà il filo di unione con determinati aghi della prima frontura e della seconda frontura in modo che i fili di unione siano disposti diagonalmente tra gli aghi di una prima frontura e gli aghi di una seconda frontura.
Alternativamente, si può lavorare la maglia con una tecnica di “scarto ago” in cui, per ciascuna frontura, si prevede di utilizzare alcuni aghi come aghi “operativi” destinati alla lavorazione a maglia e quindi coinvolti dalla lavorazione delle maglie del corpo lavorato a maglia, e altri aghi liberi “non operativi” e non coinvolti dalla lavorazione a maglia. Tali aghi “non operativi” tenuti liberi consentono di ricevere temporaneamente il filo di unione. In pratica il filo di unione viene “parcheggiato” momentaneamente sull’ago “non operativo” quando viene lavorato tra la prima frontura e la seconda frontura. In particolare, il filo di unione viene lavorato a maglia su un ago “operativo” della prima frontura destinato alla lavorazione delle maglie, viene poi “parcheggiato” su un ago “non operativo” della medesima prima frontura e successivamente viene lavorato su un ago “operativo” della seconda frontura. In questo modo, programmando la distanza tra il primo ago “operativo” della prima frontura, l’ago non operativo della prima frontura e l’ago “operativo” della seconda frontura, è possibile stabilire a priori la lunghezza dei fili di unione 5 quando il corpo lavorato a maglia viene rimosso dalla macchina da maglieria.
E’ da intendersi che un tecnico del ramo esperto dell’utilizzo nelle macchine da maglieria rettilinee può essere in grado di programmare la macchina nel modo più ottimale per ottenere il risultato desiderato.
Ulteriori informazioni sulla lavorazione di un corpo lavorato a maglia mediante fili di unione sono rintracciabili nella domanda di brevetto italiano TO-2013-A-472, la quale descrive la realizzazione di corpi lavorati a maglia provvisti di fili di unione.
Si osserva inoltre che la macchina da maglieria rettilinea può essere anche programmata per variare la lunghezza del filo di unione a seconda della zona dell’elemento gonfiabile da realizzare. Per esempio, in una zona del corpo lavorato a maglia 103 destinata ad essere posta in corrispondenza delle zone perimetrali o zone 103c, 103d dell’elemento gonfiabile 102, i fili di unione 5 possono avere lunghezza che si riduce mano a mano fino al minimo, al fine di garantire una tensione dei fili di unione 5 anche in corrispondenza delle zone perimetrali quando l’elemento gonfiabile 102 viene gonfiato.
Inoltre la macchina da maglieria rettilinea può essere anche programmata per variare l’apertura di maglia, per esempio modificando la programmazione dello scarto ago, oppure quando serve una maglia più fitta utilizzando un doppio filo per la realizzazione della maglia.
Un aspetto importante derivante dal fatto che il corpo lavorato a maglia 103 è ottenuto in un’unica fase di lavorazione risiede nel fatto che non è necessario prevedere cuciture perimetrali nelle maglie come invece era previsto nella precedente forma di realizzazione.
Il dispositivo di protezione appena descritto è realizzato nel modo seguente in accordo ad una forma di realizzazione, ed in modo del tutto simile alla modalità di realizzazione dell’elemento gonfiabile 2 secondo la precedente forma di realizzazione.
Si predispone il corpo lavorato a maglia 103 in condizione distesa, in modo che le due porzioni 103a, 103b contrapposte siano collassate una sopra l’altra. Il corpo lavorato a maglia 103 viene in tale configurazione disposto tra due pareti 15, 16 e fissato aderente ad una rispettiva porzione, per esempio mediante colla.
Successivamente, rispettivi bordi perimetrali 20, 21 contrapposti delle pareti 15 e 16 vengono sovrapposti l’uno con l’altro lungo il perimetro.
Dalla suddetta descrizione emerge che le due pareti 15 e 16 sono in buona sostanza due elementi o fogli dell’elemento gonfiabile 2 contrapposti e fissati lungo i rispettivi bordi perimetrali 20 e 21. Nulla vieta in ogni caso che le due pareti 15 e 16 siano porzioni opposte di un unico foglio piegato a libro, ed aventi pertanto bordi periferici estesi lungo una porzione del perimetro.
Si osserva inoltre che il dispositivo di protezione può essere incluso in un indumento, o può essere parte integrante di un indumento. Infatti, nulla vieta, grazie alle potenzialità di programmazione di una macchina da maglieria rettilinea, di realizzare in un’unica fase di produzione un corpo lavorato a maglia insieme ad un capo di abbigliamento, vale a dire che il corpo lavorato a maglia sia integrato in corpo unico con il capo di abbigliamento, o addirittura che coincida con il capo di abbigliamento. Infatti per esempio il corpo lavorato a maglia può avere una forma a gilet o giacca e, per esempio, lavorato con una densità di maglia tale da consentire una adeguata tenuta di fluido del gas di gonfiaggio.
Per realizzare il gonfiaggio dell’elemento gonfiabile 2, 102 di entrambe le forme di realizzazione, in caso di caduta e/o scivolata e/o impatto imprevisto da parte di un utilizzatore o di un veicolo su cui esso procede, il dispositivo di protezione 1, 100 secondo la presente invenzione è atto a cooperare con appositi mezzi di attivazione collegati operativamente a mezzi di gonfiaggio, dei quali è illustrata in figure solo a titolo illustrativo una bomboletta 12 di gas freddo compresso, inclusa all'interno dell'elemento gonfiabile 2, 102 o collegata mediante un condotto o cannula ad una valvola di intercettazione la quale consente l'introduzione di un fluido di gonfiaggio nell'elemento gonfiabile.
Alternativamente, tali mezzi di gonfiaggio possono comprendere generatori di gas di tipo pirotecnico o di tipo ibrido o di altre tipologie note allo stato della tecnica. Detti mezzi di gonfiaggio sono comandati da una centralina di controllo sulla base della rilevazione dello stato del sistema veicolo/pilota; ad esempio detta centralina di controllo può implementare un sistema di predizione della caduta che consenta un'identificazione tempestiva dell'evento caduta ed un'affidabile predizione di questa per mezzo di sensori accelerometri ci solidali al veicolo (o al pilota) ed un'unità di elaborazione dei segnali prodotti dai sensori stessi.
In alternativa, il dispositivo secondo la presente divulgazione trova anche applicazione utilizzando un cavo di attivazione connesso ad un veicolo guidato da un utilizzatore, il quale cavo comanda il gonfiaggio dell’elemento gonfiabile 2, 102 a seguito dell’allontanamento dell’ utilizzatore dal veicolo, ad esempio, a seguito di una caduta o di un impatto imprevisto.
In ogni caso i suddetti mezzi di attivazione e gonfiaggio possono essere integrati nel dispositivo di protezione 1 secondo la presente invenzione oppure collocati esternamente allo stesso.
Si noti anche che le modalità di attivazione, pur essendo un aspetto di particolare rilevanza per un efficace funzionamento del dispositivo, non saranno ulteriormente descritte con maggiore dettaglio essendo metodi essenzialmente già noti ad un tecnico del settore della protezione di un individuo da impatti imprevisti.
Il dispositivo di protezione 1, 100 può comprende inoltre una valvola di sgonfiaggio (non rappresentata nei disegni), comunicante da un lato con la camera interna e dall'altro con l'ambiente esterno, al fine di consentire lo sgonfiaggio dell’elemento gonfiabile 2, 102 a seguito dell'attivazione, e quando non è più richiesta un'azione di protezione.
L'oggetto della presente divulgazione è stato fin qui descritto con riferimento a forme preferite di realizzazione. È da intendersi che possono esistere altre forme di realizzazione che afferiscono al medesimo nucleo inventivo, tutte rientranti nell’ambito di protezione delle rivendicazioni qui di seguito annesse.

Claims (17)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Dispositivo di protezione (1, 100) per la protezione personale di un utilizzatore, detto dispositivo di protezione comprendendo un elemento gonfiabile (2, 102) nel quale è definita una camera interna (3, 104), ed una pluralità di elementi tiranti (5) distribuiti nella camera interna (3, 104), in cui detto elemento gonfiabile (2, 102) è atto ad assumere una condizione gonfiata attiva ed una condizione sgonfiata di riposo ed in cui detto elemento gonfiabile (2, 102) include una prima parete (15) ed una seconda parete (16) contrapposte tra loro e collegate lungo un perimetro a definire detta camera interna (3, 104), una prima maglia (18, 103a), la quale fodera internamente almeno parzialmente detta prima parete (15), ed una seconda maglia (19, 103b) la quale fodera internamente almeno parzialmente detta seconda parete (16), detti elementi tiranti (5) avendo estremità opposte (5a, 5b) fissate rispettivamente a detta prima maglia (18, 103a) e a detta seconda maglia (19, 103b), ed in cui ciascuna tra detta prima parete e detta seconda parete (15, 16) include almeno uno strato (15a) in, include, oppure è realizzata in, TPU o poliuretano termoplastico.
  2. 2. Dispositivo di protezione (1, 100) secondo la rivendicazione 1, in cui detto TPU è un materiale alto fondente, e fonde a temperature comprese tra almeno 165°C e 185°C, preferibilmente 175°C.
  3. 3. Dispositivo di protezione (1, 100) secondo la rivendicazione 1 o 2, in cui in cui detto strato in TPU è di spessore compreso tra 50 mm e 150 micron, ancora più preferibilmente tra 80 e 120 e ancora più preferibilmente tra 95 e 105 micron, e/o è di 100 micron.
  4. 4. Dispositivo di protezione (1, 100) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti , in cui ciascuna tra dette prima parete ( 15) e seconda parete ( 16) è una struttura a doppio strato includente un primo strato (15a) ed un secondo strato (15b).
  5. 5. Dispositivo di protezione (1, 100) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, in cui detto primo strato è in TPU (15a) e detto secondo strato è uno strato (15b) con funzione di adesivo o colla.
  6. 6. Dispositivo di protezione (1, 100) secondo la rivendicazione 5, in cui detto secondo strato è uno strato (15b) in PU avente una temperatura di fusione o di rammollimento inferiore rispetto ad una temperatura di fusione o di rammollimento dello strato in TPU.
  7. 7. Dispositivo di protezione (1, 100) secondo la rivendicazione 6, in cui lo strato (15b) in PU ha una temperatura di fusione o di rammollimento a partire da circa 125°C ed in cui il primo strato (15a) in TPU una temperatura di fusione o di rammollimento di circa 175 °C.
  8. 8. Dispositivo di protezione (1, 100) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti da 1 a 3, includente uno strato di colla interposto tra ciascuna maglia (18, 19, 103a, 103b) e lo strato in TPU (15, 16).
  9. 9. Dispositivo di protezione (1, 100) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, in cui detto strato in TPU è uno strato trasparente o semi-trasparente.
  10. 10. Dispositivo di protezione (1, 100) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, in combinazione con rivendicazione 4 o 8, in cui detto primo strato e detto secondo strato formano un foglio di spessore compreso 100 mm e 270 micron, ancora più preferibilmente tra 150 e 240 micron e ancora più preferibilmente tra 170 e 230 micron, per esempio di 200 micron.
  11. 11. Dispositivo di protezione (1, 100) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, in cui detti elementi tiranti (5) hanno forma di fili, ed in cui ciascuna tra dette prima parete (15) e detta seconda parete (16) ha un'estensione superficiale maggiore della rispettiva prima maglia (18, 103a) e seconda maglia (19, 103b), ed in cui bordi periferici (20, 21) di dette prima parete (15) e detta seconda parete (16), sporgenti rispettivamente da ciascuna di dette prima maglia (18, 103a) e seconda maglia (19, 103b), sono uniti tra loro a tenuta.
  12. 12. Dispositivo di protezione (1, 100) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, quando in combinazione con la rivendicazione 4 o la rivendicazione 8, in cui un unico strato di colla o un unico strato con funzione di colla è interposto tra ciascuna maglia (18, 19, 103a, 103b) e lo strato in TPU (15, 16).
  13. 13. Dispositivo di protezione (1, 100) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, in cui detta prima maglia e detta seconda maglia sono porzioni (103a, 103b) contrapposte di un corpo lavorato a maglia (103) avente struttura chiusa su almeno quattro lati o pareti e/o presentante una forma almeno parzialmente tubolare, e definente una zona interna o camera interna (104) e/o in cui il corpo lavorato a maglia (103) include a) almeno un primo lato o prima porzione (103a) o parete lavorata a maglia, b) almeno un secondo lato, o seconda porzione (103a) o parete lavorata a maglia, contrapposta alla prima porzione (103a) o parete; c) almeno un terzo lato o terza porzione (103c) o parete lavorata a maglia e collegata in continuo con la prima porzione (103a) e la seconda porzione (103b); d) almeno un quarto lato o quarta porzione (103d) o parete lavorata a maglia e collegata in continuo con la prima porzione (103a) e la seconda porzione (103b), in cui la quarta porzione (103d) è contrapposta alla terza porzione (103c).
  14. 14. Dispositivo di protezione (100) secondo la rivendicazione 13, in cui e) il corpo lavorato a maglia (103) include un quinto lato o quinta porzione o parete lavorata a maglia, in cui il quinto lato è collegato in continuo con il primo lato o prima porzione (103a), il secondo lato o seconda porzione (103b), il terzo lato o terza porzione (103c) ed il quarto lato o quarta porzione (103d), e/o f) il corpo lavorato a maglia (103) è un corpo chiuso su almeno un quinto lato o quinta parete a definire un sacchetto comprendente almeno una apertura di accesso (106) per accedere a detta zona interna (104).
  15. 15. Dispositivo di protezione (1) secondo la rivendicazione 13 o 14, in cui e) il corpo lavorato a maglia (103) include un sesto lato o sesta porzione o parete lavorata a maglia e collegata in continuo con il primo lato o prima porzione (103a), il secondo lato o seconda porzione (103b), il terzo lato o terza porzione (103c) ed il quarto lato o quarta porzione (103d), in cui il sesto lato o sesta porzione è contrapposto al quinto lato o quinta porzione, e/o f) il corpo lavorato a maglia (103) è un corpo chiuso su tutti i lati a definire un involucro chiuso.
  16. 16. Dispositivo di protezione (1, 100) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, comprendente un ulteriore strato posto su un lato esterno della parete (18, 19, 103a, 103b) ed avente funzione di tenuta.
  17. 17. Dispositivo di protezione (1, 100) secondo la rivendicazione 16, in cui detto ulteriore strato è un foglio in maglia, un tessuto, una pezza, un reticolo, una rete o simile strato di tenuta.
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