ITTV20130198A1 - Scarpone da sci - Google Patents

Scarpone da sci

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ITTV20130198A1
ITTV20130198A1 IT000198A ITTV20130198A ITTV20130198A1 IT TV20130198 A1 ITTV20130198 A1 IT TV20130198A1 IT 000198 A IT000198 A IT 000198A IT TV20130198 A ITTV20130198 A IT TV20130198A IT TV20130198 A1 ITTV20130198 A1 IT TV20130198A1
Authority
IT
Italy
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way
cuff
boot
shell
ski boot
Prior art date
Application number
IT000198A
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English (en)
Inventor
Davide Parisotto
Original Assignee
Scarpa Calzaturificio Spa
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Publication date
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    • A43FOOTWEAR
    • A43BCHARACTERISTIC FEATURES OF FOOTWEAR; PARTS OF FOOTWEAR
    • A43B5/00Footwear for sporting purposes
    • A43B5/04Ski or like boots
    • A43B5/0427Ski or like boots characterised by type or construction details
    • A43B5/047Ski or like boots characterised by type or construction details provided with means to improve walking with the skiboot
    • A43B5/0474Ski or like boots characterised by type or construction details provided with means to improve walking with the skiboot having a walk/ski position
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    • A43BCHARACTERISTIC FEATURES OF FOOTWEAR; PARTS OF FOOTWEAR
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    • A43B5/0466Adjustment of the side inclination of the boot leg; Canting
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    • A43B5/04Ski or like boots
    • A43B5/0496Ski or like boots boots for touring or hiking skis
    • AHUMAN NECESSITIES
    • A43FOOTWEAR
    • A43CFASTENINGS OR ATTACHMENTS OF FOOTWEAR; LACES IN GENERAL
    • A43C11/00Other fastenings specially adapted for shoes
    • A43C11/16Fastenings secured by wire, bolts, or the like

Description

DESCRIZIONE
del brevetto per invenzione industriale dal titolo:
“SCARPONE DA SCI”
La presente invenzione è relativa ad uno scarpone da sci.
Più in dettaglio, la presente invenzione è relativa ad uno scarpone da scialpinismo, impiego a cui la trattazione che segue farà esplicito riferimento senza per questo perdere in generalità.
Come è noto, gli scarponi da scialpinismo più recenti sono composti essenzialmente da uno scafo rigido in materiale plastico che è sagomato in modo tale da accogliere il piede dell’utilizzatore, ed ha la parte inferiore specificamente strutturata per essere fissata sul dorso di uno sci da discesa o similare tramite appositi attacchi da scialpinismo di tipo noto; da un gambetto rigido in materiale plastico che è sagomato in modo tale da abbracciare da dietro la parte inferiore della gamba dell’ utilizzatore, ed è incernierato alla parte superiore dello scafo in modo tale da poter ruotare attorno ad un asse di riferimento trasversale che è sostanzialmente perpendicolare al piano di mezzeria dello scarpone ed è grosso modo coincidente con l’asse di articolazione della caviglia; da una scarpetta interna in materiale morbido e termoisolante, che è inserita in modo amovibile all’interno dello scafo e del gambetto, ed è sagomata in modo tale da avvolgere e proteggere sia il piede che la parte inferiore della gamba dell’utilizzatore; ed infine da una serie di ganci di chiusura ad azionamento manuale, che sono opportunamente distribuiti sullo scafo e sul gambetto, e sono strutturati in modo tale da poter selettivamente chiudere/stringere lo scafo ed il gambetto così da immobilizzare la gamba dell’utilizzatore stabilmente all’interno della scarpetta.
La maggior parte degli scarponi da scialpinismo è infine dotata di un dispositivo di bloccaggio del gambetto ad azionamento manuale, che è strutturato in modo tale da poter, a scelta ed alternativamente,
- bloccare rigidamente il gambetto allo scafo in modo tale da impedire qualsiasi movimento oscillatorio del gambetto sullo scafo; oppure - svincolare completamente il gambetto dallo scafo in modo tale da permettere al gambetto di oscillare liberamente sullo scafo avanti ed indietro, rimanendo sul piano di mezzeria dello scarpone.
Negli scarponi da scialpinismo più sofisticati, il dispositivo di bloccaggio del gambetto è composto essenzialmente da un’asta rigida rettilinea, che giace sul piano di mezzeria dello scarpone in posizione sostanzialmente verticale, ha l’estremità inferiore incernierata sullo scafo in corrispondenza del tallone dello scarpone, in modo tale da poter ruotare liberamente attorno ad un asse di riferimento localmente sostanzialmente perpendicolare al piano di mezzeria dello scarpone, ed infine si estende sostanzialmente radente allo scafo fino a raggiungere la porzione del gambetto che si trova immediatamente al disopra del tallone dello scarpone; e da un organo di bloccaggio ad azionamento manuale, che è fissato in modo rigido sul gambetto immediatamente al disopra del tallone dello scarpone, in modo tale da essere impegnato in modo assialmente scorrevole dalla parte terminale dell’asta, ed è dotato di un meccanismo di bloccaggio con comando a leva, che è strutturato in modo tale da poter selettivamente bloccare/impedire qualsiasi movimento relativo tra l’asta e l’organo di bloccaggio, così da bloccare in modo rigido il gambetto allo scafo dello scarpone.
Purtroppo, l’azionamento del dispositivo di bloccaggio del gambetto impone all’utilizzatore di chinarsi fino a portare la mano in corrispondenza della parte posteriore del gambetto dello scarpone, e poi di spostare con le dita la leva di comando del meccanismo di bloccaggio dell’asta in modo tale da poter bloccare/sbloccare il movimento dell’asta. Operazione che può risultare particolarmente difficoltosa nel caso in cui lo sciatore si trovi ad operare in condizioni meteorologiche e/o ambientali proibitive.
Scopo della presente invenzione è quello di realizzare un dispositivo di bloccaggio del gambetto che sia più semplice e pratico da azionare rispetto ai dispositivi di bloccaggio del gambetto attualmente utilizzati, e che sia inoltre strutturalmente più semplice e leggero.
In accordo con questi obiettivi, secondo la presente invenzione viene realizzato uno scarpone da sci come definito nella rivendicazione 1 e preferibilmente, ma non necessariamente, in una qualsiasi delle rivendicazioni dipendenti.
La presente invenzione verrà ora descritta con riferimento ai disegni annessi, che ne illustrano un esempio di attuazione non limitativo, in cui:
- la figura 1 è una vista prospettica di uno scarpone da scialpinismo realizzato secondo i dettami della presente invenzione;
- la figura 2 è una vista laterale della parte posteriore dello scarpone da scialpinismo di figura 1 in scala ingrandita e con parti in sezione e parti asportate per chiarezza;
- la figura 3 è una vista prospettica dello scarpone da scialpinismo di figura 1 in una seconda configurazione di funzionamento; mentre
- la figura 4 è una vista laterale della parte posteriore di una diversa forma di realizzazione dello scarpone da scialpinismo di figura 1 in scala ingrandita e con parti in sezione e parti asportate per chiarezza.
Con riferimento alle figure 1, 2 e 3, con il numero 1 è indicato nel suo complesso uno scarpone da sci, ed in particolare uno scarpone da sci appositamente strutturato per praticare la disciplina sportiva dello scialpinismo.
Lo scarpone da sci 1 è composto essenzialmente da uno scafo 2 rigido in materiale plastico o composito, che è sagomato in modo tale da accogliere il piede dell’utilizzatore, ed ha la parte inferiore specificamente strutturata per essere fissata al dorso di un generico sci da discesa o similare tramite un apposito attacco da sci di tipo noto; e da un gambetto 3 rigido in materiale plastico o composito, che è preferibilmente sagomato sostanzialmente a forma di C in modo tale da abbracciare da dietro la parte inferiore della gamba dell’utilizzatore, ed è incernierato sulla parte superiore dello scafo 2 in modo tale da poter oscillare liberamente attorno ad un asse A di riferimento trasversale, che è localmente sostanzialmente perpendicolare al piano verticale di mezzeria dello scarpone (ossia perpendicolare al piano del foglio in figura 2), ed è inoltre localmente sostanzialmente coincidente con l’asse di articolazione della caviglia dell’utilizzatore.
Più in dettaglio, la parte inferiore dello scafo 2 è dotata di una suola anteriore 4 e di un tacco posteriore 5 che sono specificamente strutturati/sagomati per potersi accoppiare/agganciare in modo rigido e stabile, ma facilmente rilasciabile, rispettivamente con il puntale e con la talloniera di un attacco da sci o scialpinismo (non illustrato) di tipo noto, a sua volta strutturato per essere fissato in modo rigido sul dorso di uno sci da discesa o similare.
La suola 4 ed il tacco 5 sono inoltre preferibilmente, ma non necessariamente, dotati di profilo tassellato e sono preferibilmente, ma non necessariamente, realizzati in materiale elastomerico antisdrucciolo.
Il gambetto 3 è invece fissato in modo liberamente girevole sullo scafo 2 tramite due cerniere 6 laterali di collegamento, che sono posizionate sui fianchi laterali interno ed esterno dello scafo 2 e del gambetto 3, allineate lungo l’asse di rotazione A, in modo tale da consentire al gambetto 3 di oscillare liberamente sullo scafo 2 sia in avanti che indietro, rimanendo sempre su di un piano di riferimento ortogonale all’asse A e sostanzialmente coincidente con il piano di mezzeria dello scarpone.
Nell’esempio illustrato, in particolare, lo scafo 2 ed il gambetto 3 sono preferibilmente, ma non necessariamente, realizzati in Nylon (poliammide), PEBAX (poliestere-ammide) o polimeri plastici similari. In alternativa, lo scafo 2 e/o il gambetto 3 potrebbero anche essere costituiti da gusci preferibilmente, ma non necessariamente, con struttura monolitica, realizzati in un materiale composito formato da uno o più strati sovrapposti di fibre di carbonio e/o fibre di vetro e/o fibre aramidiche, opportunamente intrecciate e/o sovrapposte tra loro ed annegate in una matrice di resina epossidica, fenolica o poliestere preferibilmente di tipo termoindurente.
Le due cerniere di collegamento 6 sono invece preferibilmente realizzate in materiale metallico e non verranno ulteriormente descritte essendo dei componenti già ampiamente conosciuti nel settore degli scarponi da sci.
Con riferimento alle figure 1 e 3, lo scarpone da sci 1 preferibilmente comprende anche una scarpetta interna 7 preferibilmente realizzata in materiale morbido e termoisolante, che è alloggiata/inserita all’interno dello scafo 2 e del gambetto 3 preferibilmente, ma non necessariamente, in modo amovibile, ed è sagomata in modo tale da avvolgere e proteggere il piede e la parte inferiore della gamba dell’utilizzatore.
Inoltre lo scarpone da sci 1 è anche dotato di un sistema di chiusura dello scarpone ad azionamento manuale, che è strutturato in modo tale da poter selettivamente chiudere/stringere lo scafo 2 e il gambetto 3 così da immobilizzare la gamba dell’utilizzatore stabilmente all’interno dello scarpone da sci 1, o meglio della scarpetta 7.
Nell’esempio illustrato, in particolare, lo scafo 2 è preferibilmente dotato di una fenditura longitudinale (non illustrata) che si estende lungo la parete superiore dello scafo 2 rimanendo localmente sostanzialmente complanare al piano verticale di mezzeria dello scarpone, ed è dimensionata in modo tale da consentire allo scafo 2 di allargarsi temporaneamente in modo tale da agevolmente l’inserimento e l’estrazione del piede dell’utilizzatore dalla scarpetta 7.
Preferibilmente, ma non necessariamente, lo scarpone da sci 1 è inoltre dotato anche di una linguetta protettiva superiore (non illustrata) di forma oblunga ed appiattita, che è realizzata preferibilmente, ma non necessariamente, in materiale plastico o composito, ed è posizionata in appoggio sullo scafo 2 nella zona sovrastante il collo del piede e la parte inferiore della gamba, a copertura della fenditura longitudinale dello scafo 2.
Più in dettaglio, la linguetta protettiva superiore (non illustrata) è preferibilmente piegata sostanzialmente ad L e si estende radente allo scafo 2 nella zona immediatamente soprastante il collo del piede e la giunzione tibio-astragalica della caviglia, a copertura della fenditura longitudinale (non illustrata) dello scafo 2, e poi risale verticalmente lungo la gamba fino a raggiungere ed infilarsi al disotto del gambetto 3 in modo tale da coprire la parte inferiore della tibia.
Con riferimento alle figure 1 e 3, il sistema di chiusura dello scarpone invece comprende un dispositivo di chiusura del gambetto 8 ad azionamento manuale, che è posizionato sul gambetto 3 ed è strutturato in modo tale da poter selettivamente stringere/chiudere il gambetto 3 contro la gamba dell’utilizzatore, così da poter immobilizzare il polpaccio e la caviglia dell’utilizzatore stabilmente all’interno dello scarpone 1, o meglio della scarpetta 7; e preferibilmente anche un dispositivo di chiusura dello scafo 9 ad azionamento manuale, che è posizionato sullo scafo 2 e/o sulla linguetta protettiva superiore (non illustrata) ed è strutturato in modo tale da poter selettivamente stringere/chiudere lo scafo 2 contro il piede dell’utilizzatore, così da poter immobilizzare il piede dell’utilizzatore stabilmente all’interno dello scarpone 1, o meglio all’interno della scarpetta 7.
Il dispositivo di chiusura del gambetto 8, a sua volta, comprende almeno un gancio di chiusura a leva 10 ad azionamento manuale, che è posizionato di traverso sul gambetto 3, a cavallo dei due lembi laterali del gambetto 3 che si prolungano uno verso l’altro ed opzionalmente si sovrappongono grosso modo in corrispondenza del piano di mezzeria dello scarpone, ed è strutturato in modo tale da poter selettivamente tirare uno verso l’altro e poi bloccare in modo rigido i due lembi laterali del gambetto 3, così da poter chiudere/stringere il gambetto 3 contro la gamba dell’utilizzatore; ed opzionalmente anche una fascia di tensionamento 11 con chiusura a velcro, che è avvolta attorno alla sommità del gambetto 3 in modo tale da poter selettivamente chiudere/stringere la sommità del gambetto 3 contro il polpaccio della gamba dell’utilizzatore.
Con riferimento alle figure 1 e 2, il gancio di chiusura a leva 10 è un componente già ampiamente conosciuto ed utilizzato nel settore degli scarponi da sci, e comprende essenzialmente:
- una piastra di supporto 12 che è fissata in modo rigido su un primo lembo laterale del gambetto 3; - una leva di comando 13 che è incernierata di testa ad una coppia di alette che si prolungano a sbalzo dalla piastra di supporto 12 parallele ed affacciate tra loro, in modo tale da poter ruotare liberamente rispetto alla piastra di supporto 12 attorno ad un asse di riferimento B sostanzialmente tangente alla piastra di supporto 12 e localmente sostanzialmente tangente anche alla superficie del gambetto 3; ed infine
- un braccetto di collegamento 14, che ha l’estremità prossimale infulcrata sulla leva di comando 13, ad una distanza prestabilita dall’asse B, ed ha l’estremità distale strutturata in modo tale da potersi agganciare in modo stabile, ma facilmente sganciabile, su di una elemento di ancoraggio (non illustrato) che è realizzato o fissato in modo rigido sul secondo lembo laterale del gambetto 3 grosso modo orizzontalmente allineato alla piastra di supporto 12, dalla parte opposta del piano di mezzeria dello scarpone.
Più in dettaglio, la leva di comando 13 ha il corpo strutturato in modo tale da essere facilmente afferrabile dell’utilizzatore, ed è inoltre incernierata sulla piastra di supporto in modo tale da poter ruotare tra una posizione di chiusura (vedi figura 1), in cui il corpo della leva di comando 13 è sostanzialmente adagiato sulla piastra di supporto 12, sostanzialmente tangente alla piastra di supporto 12, in modo tale che una parte del braccetto di collegamento 14 sia disposta tra le due alette della piastra di supporto 12, ossia in corrispondenza dell’asse di rotazione B, così da portare l’estremità distale del braccetto di aggancio 14 alla minima distanza dalla piastra di supporto 12; ed una posizione di massima apertura (vedi figura 3), in cui il corpo della leva di comando 13 è ruotato/ribaltato in avanti rispetto alla piastra di supporto 12 in modo tale che sostanzialmente l’intero braccetto di collegamento 14 sia disposto a valle delle alette della piastra di supporto 12, così da portare l’estremità distale del braccetto di collegamento 14 alla massima distanza possibile dalla piastra di supporto 12.
Preferibilmente, ma non necessariamente, il dispositivo di chiusura dello scafo 9 invece comprende almeno uno, e più convenientemente una pluralità di ganci di chiusura a leva 15 ad azionamento manuale, ciascuno dei quali è posizionato di traverso sulla parte superiore dello scafo 2, sostanzialmente a cavallo della fenditura longitudinale dello scafo 2, ed è strutturato in modo tale poter selettivamente tirare uno verso l’altro e poi bloccare in modo rigido i due lembi dello scafo 2 che delimitano lateralmente la fenditura longitudinale, così da poter chiudere /stringere lo scafo 2 contro il piede dell’utilizzatore.
I ganci di chiusura 15 del dispositivo di chiusura dello scafo 9, sono componenti già ampiamente conosciuti ed utilizzati nel settore degli scarponi da sci, e non verranno ulteriormente descritti perché strutturalmente simili al gancio di chiusura a leva 10.
Con riferimento alle figure 1, 2 e 3, lo scarpone da sci 1 è infine dotato di un dispositivo di bloccaggio del gambetto 16 ad azionamento manuale, che è strutturato in modo tale da poter, a scelta ed alternativamente,
- bloccare rigidamente il gambetto 3 allo scafo 2 in modo tale da impedire qualsiasi movimento oscillatorio del gambetto 3 sullo scafo 2; e - svincolare completamente il gambetto 3 dallo scafo 2 in modo tale da permettere al gambetto 3 di poter oscillare liberamente rispetto allo scafo 2 attorno all’asse A.
Più in dettaglio, nell’esempio illustrato il dispositivo di bloccaggio del gambetto 16 è preferibilmente strutturato in modo tale da poter, a scelta ed alternativamente,
- bloccare il gambetto 3 in modo rigido allo scafo 2 in una posizione di discesa prestabilita (ossia in una posizione operativa adatta alla discesa con gli sci ai piedi) in cui l’asse di riferimento C del gambetto 3 è preferibilmente inclinato in avanti rispetto alla verticale allo scafo 2 di un angolo α prestabilito di ampiezza preferibilmente, ma non necessariamente, compreso tra 8° e 28°; e
- sbloccare/svincolare completamente il gambetto 3 dallo scafo 2 in modo tale da consentire al gambetto 3 di oscillare liberamente sullo scafo attorno all’asse A, preferibilmente sia in avanti che indietro.
Con riferimento alle figure 1, 2 e 3, il dispositivo di bloccaggio del gambetto 10, in particolare, è posizionato nella zona immediatamente soprastavate il tallone dello scarpone, a cavallo tra lo scafo 2 ed il gambetto 3, e comprende:
- un corpo di aggancio 17 che è preferibilmente realizzato in materiale metallico, ed è posizionato all’esterno dello scafo 2, immediatamente al disopra del tallone dello scarpone, in modo tale da essere localmente sostanzialmente complanare al piano di mezzeria dello scarpone; ed
- un organo di bloccaggio 18 che è fissato in modo rigido sulla parte posteriore del gambetto 3 in modo tale da essere sostanzialmente complanare al piano di mezzeria dello scarpone, e quindi verticalmente allineato al corpo di aggancio 17, ed è dotato di un arpionismo mobile 19 che si prolunga a sbalzo verso il corpo di aggancio 17 sottostante, rimanendo sostanzialmente complanare al piano di mezzeria dello scarpone, ed è strutturato in modo tale da potersi selettivamente agganciare al corpo di aggancio 17 per impedire qualsiasi movimento relativo tra l’organo di bloccaggio 18 ed il corpo di aggancio 17, e conseguentemente bloccare in modo rigido il gambetto 3 allo scafo 2.
Più in dettaglio, l’arpionismo mobile 19 è mobile tra una prima posizione operativa (vedi figure 1 e 2) in cui l’arpionismo mobile 19 è agganciato al corpo di aggancio 17, in modo tale da impedire qualsiasi movimento relativo tra il corpo di aggancio 17 e l’organo di bloccaggio 18; ed una seconda posizione operativa (vedi figure 2 e 3) in cui l’arpionismo mobile 19 è staccato/sganciato dal corpo di aggancio 17, in modo tale da consentire qualsiasi movimento relativo tra il corpo di aggancio 17 e l’organo di bloccaggio 18.
Preferibilmente l’organo di bloccaggio 18 è inoltre provvisto anche di un elemento elastico 20 che è strutturato in modo tale da poter mantenere, in modo elastico, l’arpionismo mobile 19 stabilmente nella prima posizione operativa.
Con riferimento alle figure 1, 2 e 3, lo scarpone da sci 1 infine comprende un meccanismo di comando a cavo 21, che si estende lungo il corpo del gambetto 3, dall’arpionismo mobile 19 dell’organo di bloccaggio 18 fino al gancio di chiusura a leva 10 del dispositivo di chiusura del gambetto 8, ed è strutturato in modo tale da disporre/ posizionare l’arpionismo mobile 19 nella seconda posizione operativa vincendo la spinta dell’elemento elastico 20 quando la leva di comando 13 del gancio di chiusura 10 viene spostata/allontanata manualmente dalla posizione di chiusura.
Nell’esempio illustrato, in particolare, il corpo di aggancio 17 del dispositivo di bloccaggio del gambetto 10 è preferibilmente costituito da una piastra oblunga 17 preferibilmente realizzata in materiale metallico, che è fissata in modo rigido sullo scafo 2, immediatamente al disopra del tallone dello scarpone, in modo tale da essere localmente sostanzialmente tangente alla superficie esterna dello scafo 2 ed anche localmente sostanzialmente complanare al piano di mezzeria dello scarpone.
Preferibilmente, ma non necessariamente, la piastra oblunga 17 è inoltre strutturata in modo tale da estendersi /prolungarsi parzialmente al disotto del gambetto 3, all’ interno della intercapedine (non illustrata) tra lo scafo 2 ed il gambetto 3.
Con riferimento alle figure 1, 2 e 3, l’arpionismo mobile 19 dell’organo di bloccaggio 18 è invece preferibilmente costituito da un braccetto oscillante oblungo 19 preferibilmente piegato a forma sostanzialmente di L e preferibilmente realizzato in materiale metallico, che è posizionato sulla parte posteriore del gambetto 3 sostanzialmente complanare al piano di mezzeria dello scarpone, ed è strutturato in modo tale da sporgere a sbalzo oltre il bordo inferiore del gambetto 3 per disporre la propria estremità inferiore 19a al disopra del corpo di aggancio 17. Il braccetto oscillante 19 è inoltre infulcrato preferibilmente a bilanciere sulla parte posteriore dello scafo 2 in modo tale da poter oscillare liberamente rispetto allo scafo 2 attorno ad un asse di riferimento D localmente sostanzialmente perpendicolare al piano di giacitura del braccetto oscillante 19, ossia localmente sostanzialmente perpendicolare al piano di mezzeria dello scarpone, in modo tale da poter avvicinare ed allontanare la sua estremità inferiore 19a dal corpo di aggancio 17 immediatamente sottostante.
Più in dettaglio, nell’esempio illustrato l’arpionismo mobile 19 dell’organo di bloccaggio 18, ovvero il braccetto oscillante 19, è montato mobile su di una piastra di supporto 22 preferibilmente realizzata in materiale metallico, che a sua volta è fissata in modo rigido sulla parte posteriore del gambetto 3, al disopra del tallone dello scarpone, in modo tale da essere sostanzialmente complanare al piano di mezzeria dello scarpone e quindi verticalmente allineata al corpo di aggancio 17, o meglio alla piastra oblunga 17. Più in dettaglio, la piastra di supporto 22 è preferibilmente fissata sulla parte posteriore del gambetto 3 tramite una serie di viti di ancoraggio 23, ciascuna delle quali impegna in modo passante la piastra di supporto 22 e poi si prolunga/avvita all’interno del gambetto 3.
Preferibilmente la piastra di supporto 22 dell’organo di bloccaggio 18 è inoltre fissata sulla parte posteriore del gambetto 3 in modo registrabile dall’utilizzatore.
In altre parole, la piastra di supporto 22 è strutturata in modo tale da essere fissabile sulla parte posteriore del gambetto 3 in una pluralità di posizioni di ancoraggio distinte e liberamente selezionabili dall’utilizzatore, in modo tale da consentire all’utilizzatore di poter variare/regolare a piacere il valore del’angolo α di inclinazione del gambetto 3 rispetto alla verticale quando il dispositivo di bloccaggio del gambetto 16 blocca il gambetto 3 in modo rigido allo scafo 2.
Più in dettaglio, con particolare riferimento alla figura 2, nell’esempio illustrato il gambetto 3 è dotato posteriormente di uno zoccolo oblungo 24 a forma di cremagliera rettilinea, che si estende lungo la parte posteriore del gambetto 3 rimanendo sostanzialmente complanare al piano di mezzeria dello scarpone; e la faccia posteriore della piastra di supporto 22 è preferibilmente dotata di un profilo dentato che è dimensionato in modo tale da poter ingranare stabilmente con una qualsivoglia porzione dello zoccolo oblungo 24, così da impedire qualsiasi slittamento della piastra di supporto 22 sulla parte posteriore del gambetto 3.
Nell’esempio illustrato, in particolare, lo zoccolo oblungo 24 con profilo a cremagliera è preferibilmente dotato di una lunga feritoia centrale passante (non illustrata) che si estende lungo la linea di mezzeria dello zoccolo 24, ossia lungo il piano di mezzeria dello scarpone; e la piastra di supporto 22 è trattenuta in battuta sullo zoccolo oblungo 24 da una serie di viti di ancoraggio 23, ciascuna delle quali impegna in modo passante la piastra di supporto 22 e poi si prolunga a sbalzo all’interno della feritoia centrale dello zoccolo 24 fino a raggiungere ed avvitarsi in un corrispondente corpo madrevite (non illustrato) che è intrappolato al disotto dello zoccolo oblungo 24 con la possibilità di scorrere parallelamente alla feritoia centrale dello zoccolo 24.
Con particolare riferimento alla figura 2, in aggiunta il braccetto oscillante 19 è preferibilmente incernierato a bilanciere sulla piastra di supporto 22 tramite un perno trasversale passante 25 che si estende coassiale all’asse D attraverso il braccetto oscillante 19 e la piastra di supporto 22, in modo tale da consentire al braccetto oscillante 19 di poter oscillare liberamente sulla piastra di supporto 22 rimanendo sempre sul piano di mezzeria dello scarpone.
Con riferimento alle figure 1, 2 e 3, preferibilmente l’estremità inferiore 19a del braccetto oscillante 19 è a sua volta strutturata in modo tale da potersi piantare/ innestare/inserire all’interno di una sede di arresto 26 specificamente realizzata sul corpo di aggancio 17, o meglio sulla piastra oblunga 17, in modo tale da impedire al braccetto oscillante 19 di muoversi sostanzialmente radente/tangente alla superficie dello scafo 2 immediatamente sottostante, così da impedire qualsiasi movimento relativo tra il gambetto 3 e lo scafo 2.
L’elemento elastico 20 dell’organo di bloccaggio 18 è pertanto preferibilmente strutturato in modo tale da mantenere, in modo elastico, l’estremità inferiore 19a del braccetto oscillante 19 piantata/innestata/inserita nella sede di arresto 26 del corpo di aggancio 17, o meglio della piastra oblunga 17, in modo tale da impedire al braccetto oscillante 19 di muoversi sostanzialmente radente/tangente alla superficie dello scafo 2, e conseguentemente impedire qualsiasi movimento oscillatorio del gambetto 3 sullo scafo 2 attorno all’asse A.
Nell’esempio illustrato, in particolare, la sede di arresto 26 è preferibilmente posizionata/realizzata sul corpo di aggancio 17, o meglio sul dorso della piastra oblunga 17, in una posizione tale da essere coperta dal corpo del gambetto 3 quando il gambetto 3 è inclinato in avanti rispetto alla verticale allo scafo 2 di un angolo minore dell’angolo α, e da essere scoperta ed affacciata all’esterno dello scarpone 1 quando il gambetto 3 è inclinato in avanti rispetto alla verticale allo scafo 2 di un angolo maggiore od uguale all’angolo α.
In altre parole, la sede di arresto 26 è posizionata sul dorso della piastra oblunga di aggancio 17 in modo tale da essere coperta dal corpo del gambetto 3 quando il gambetto 3 si trova in posizione sostanzialmente verticale o eretta; ed in modo tale da essere scoperta e selettivamente impegnabile dall’arpionismo mobile di aggancio 19 dell’organo di bloccaggio 18 quando il gambetto 3 si trova nella posizione di discesa (vedi figura 1) o è inclinato in avanti di un angolo maggiore dell’angolo α.
Con particolare riferimento alla figura 2, l’elemento elastico 20 è invece preferibilmente, ma non necessariamente, costituito da una molla elicoidale 20 precompressa che, a ridosso dell’estremità superiore del braccetto oscillante 19, è interposta tra il braccetto oscillante 19 e la piastra di supporto 22, in modo tale da spingere in modo elastico l’estremità inferiore 19a del braccetto oscillante 19 contro il corpo di aggancio 17, o meglio contro la piastra di oblunga 17, dove si trova la sede di arresto 26.
Con riferimento alle figure 1, 2 e 3, preferibilmente il meccanismo di comando a cavo 21 invece comprende un cavo flessibile 27 e sostanzialmente inestensibile, che è preferibilmente, ma non necessariamente, realizzato in materiale metallico, e si estende in modo liberamente scorrevole all’ interno di un tracciato guidato 28, che inizia a ridosso dell’organo di bloccaggio 18, si estende lungo il gambetto 3, ed infine termina a ridosso del gancio di chiusura a leva 10 del dispositivo di chiusura del gambetto 8.
Il tracciato guidato 28 è ovviamente solidale al corpo del gambetto 3, mentre il cavo flessibile 27 ha una prima estremità 27a solidale all’arpionismo mobile 19, ed una seconda estremità 27b solidale alla leva di comando 13 o al braccetto di collegamento 14 del gancio di chiusura a leva 10, in modo tale che qualsiasi spostamento della leva di comando 13 dalla posizione di chiusura alla posizione di apertura comporti/provochi uno spostamento dell’arpionismo mobile 19 dalla prima posizione operativa (vedi figure 1 e 2) in cui l’arpionismo mobile 19 è agganciato al corpo di aggancio 17, alla seconda posizione operativa (vedi figure 2 e 3) in cui l’arpionismo mobile 19 è staccato/sganciato dal corpo di aggancio 17.
Più in dettaglio, la prima estremità 27a del cavo flessibile 27 fuoriesce dal tracciato guidato 28 in corrispondenza della piastra di supporto 22 dell’organo di bloccaggio 18, ed è fissata/agganciata al braccetto oscillante 19 in prossimità dell’estremità superiore dello stesso braccetto, in modo tale da poter esercitare sul braccetto oscillante 19 una forza f di trazione localmente sostanzialmente perpendicolare alla piastra di supporto 22 ed alla superficie del gambetto 3, e tale da provocare la rotazione del braccetto oscillante 19 attorno all’asse D dalla prima posizione operativa in cui l’estremità inferiore 19a del braccetto oscillante 19 è piantata/innestata/ inserita nella sede di arresto 26 della piastra oblunga 17, alla seconda posizione operativa in cui l’estremità inferiore 19a del braccetto oscillante 19 è distanziata dalla piastra oblunga 17 vincendo la spinta dell’elemento elastico 20.
La seconda estremità del cavo flessibile 27 fuoriesce invece dal tracciato guidato 28 in corrispondenza della piastra di supporto 12 del gancio di chiusura a leva 10, oltrepassa la piastra di supporto 12, ed è infine fissata/ agganciata alla leva di comando 13 o al braccetto di collegamento 14 dello stesso gancio di chiusura a leva 10 in modo tale da seguire gli spostamenti della leva di comando 13 o del braccetto di collegamento 14.
Con riferimento alla figura 1, il tracciato guidato 28 invece si estende all’interno del corpo dello scafo 3 per un tratto di lunghezza preferibilmente, ma non necessariamente, sostanzialmente uguale alla lunghezza complessiva del tracciato guidato 28.
Preferibilmente, ma non necessariamente, il tracciato guidato 28 inoltre comprende una o più guaine tubolari (non illustrati) che sono bloccate in modo rigido al corpo del gambetto 3, preferibilmente all’interno del gambetto 3, e/o uno o più cunicoli che si estende/estendono all’interno della corpo del gambetto 3 per un tratto di lunghezza prestabilita. Preferibilmente, ma non necessariamente, il tracciato guidato 28 in aggiunta comprende anche una o più pulegge di rinvio 29 che sono alloggiate in modo assialmente girevole all’interno del corpo del gambetto 3, in corrispondenza di alcuni punti del tracciato guidato 28 preferibilmente dotati di un raggio di curvatura particolarmente ridotto, in modo tale da agevolare localmente lo scorrimento del cavo flessibile 27.
Il funzionamento dello scarpone da sci 1 è facilmente desumibile da quanto sopra descritto, e non necessita quindi di ulteriori spiegazioni.
Per quanto riguarda invece il funzionamento del dispositivo di bloccaggio del gambetto 16, quando sposta la leva di comando 13 del gancio di chiusura 10 dalla posizione di chiusura alla posizione di massima apertura, l’utilizzatore sposta automaticamente anche l’arpionismo mobile 19 dell’organo di bloccaggio 10 dalla prima posizione operativa che consente al dispositivo di bloccaggio del gambetto 16 di bloccare il gambetto 3 in modo rigido allo scafo 2, alla seconda posizione operativa che consente al dispositivo di bloccaggio del gambetto 16 di svincolare completamente il gambetto 3 dallo scafo 2.
Viceversa, quando sposta la leva di comando 13 del gancio di chiusura 10 dalla posizione di massima apertura alla posizione di chiusura, l’utilizzatore sposta automaticamente l’arpionismo mobile 19 dell’organo di bloccaggio 10 dalla seconda posizione operativa che consente al dispositivo di bloccaggio del gambetto 16 di svincolare completamente il gambetto 3 dallo scafo 2, alla prima posizione operativa che consente al dispositivo di bloccaggio del gambetto 16 di bloccare il gambetto 3 in modo rigido allo scafo 2.
In altre parole, quando il gancio di chiusura a leva 10 si trova nella posizione di massima apertura, il dispositivo di bloccaggio del gambetto 16 si trova nella configurazione che consente di svincolare completamente il gambetto 3 dallo scafo 2 così da permettere al gambetto 3 di oscillare liberamente rispetto allo scafo 2 attorno all’asse A. Viceversa, quando il gancio di chiusura a leva 10 si trova nella posizione di chiusura, il dispositivo di bloccaggio del gambetto 16 si trova nella configurazione che blocca il gambetto 3 in modo rigido allo scafo 2 così da impedire qualsiasi movimento oscillatorio del gambetto 3 sullo scafo 2.
I vantaggi derivanti dalla presenza del meccanismo di comando a cavo 21 del dispositivo di bloccaggio del gambetto 16 sono numerosi. In primo luogo, l’utilizzatore può ora bloccare e sbloccare il gambetto 3 rispetto allo scafo 2 agendo su uno dei ganci di chiusura a leva 10 del sistema di chiusura dello scarpone, che si trova in una posizione facilmente raggiungibile anche in condizioni meteorologiche e/o ambientali proibitive.
Il dispositivo di bloccaggio del gambetto 16 ed il meccanismo di comando a cavo 21 hanno inoltre peso ed ingombri leggermente inferiori a quelli dei dispositivi di bloccaggio del gambetto attualmente conosciuti, consentendo quindi una leggera riduzione del peso complessivo dello scarpone da sci con tutti i vantaggi che questo comporta.
Risulta infine chiaro che allo scarpone da sci 1 sopra descritto possono essere apportate modifiche e varianti senza per questo uscire dall’ambito della presente invenzione.
Per esempio, con riferimento alla figura 4, in una diversa forma di realizzazione dello scarpone da sci 1, le due cerniere 6 sono strutturate in modo tale da consentire una regolazione manuale e micrometrica dell’angolo di inclinazione dell’asse A rispetto alla verticale, ossia rispetto al piano verticale di mezzeria dello scarpone, così da consentire all’utilizzatore di regolare manualmente l’inclinazione laterale del gambetto 3. Possibilità che consente all’utilizzatore di allineare l’asse A di rotazione/oscillazione del gambetto 3 all’asse di articolazione della caviglia dell’utilizzatore in conformità alle proprie necessità ed esigenze.
Il corpo di aggancio 17 del dispositivo di bloccaggio del gambetto 16 è invece dotato di un perno sporgente 30 con sezione trasversale preferibilmente sostanzialmente circolare, ossia un perno di forma preferibilmente sostanzialmente cilindrica o troncoconica, che si prolunga a sbalzo dallo scafo 2 rimanendo coassiale ad un asse di riferimento E che giace sostanzialmente sul piano mezzeria dello scarpone, è inclinato rispetto alla verticale di un angolo preferibilmente compreso tra 60° e 90°, ed è infine preferibilmente localmente sostanzialmente perpendicolare alla superficie dello scafo 2.
L’arpionismo mobile 19 dell’organo di bloccaggio 18 è invece costituito da un braccetto oscillante oblungo 19 sostanzialmente rettilineo, che è preferibilmente infulcrato a bilanciere sulla piastra di supporto 22 tramite il perno trasversale passante 25, sporgere a sbalzo oltre il bordo inferiore del gambetto 3 per disporre la sua estremità inferiore 19a al disopra del corpo di aggancio 17, ed ha infine la sua estremità inferiore 19a sagomata/strutturata in modo tale da potersi infilare/calzare sul perno sporgente 30 del corpo di aggancio 17 in modo assialmente girevole e facilmente sfilabile/estraibile.
In altre parole l’arpionismo mobile 19 dell’organo di bloccaggio 18 si prolunga a sbalzo verso il corpo di aggancio 17, rimanendo sostanzialmente complanare al piano di mezzeria dello scarpone, ed è strutturato in modo tale da potersi selettivamente agganciare al corpo di aggancio 17 per impedire qualsiasi oscillazione del gambetto 3 sullo scafo 2 attorno all’asse A, consentendo invece eventuali oscillazioni del gambetto 3 sullo scafo 2 attorno all’asse E del perno sporgente 30 del corpo di aggancio 17.
Più in dettaglio, con riferimento alla figura 4, in questa forma di realizzazione il corpo di aggancio 17 è preferibilmente, ma non necessariamente, costituito da uno blocchetto 17 di materiale metallico, che è fissato in modo rigido sullo scafo 2, immediatamente al disopra del tallone dello scarpone, in modo tale da essere localmente sostanzialmente tangente alla superficie esterna dello scafo 2 ed anche localmente sostanzialmente complanare al piano di mezzeria dello scarpone. Il perno sporgente 30 è ricavato di pezzo sul blocchetto 17 in modo tale che il suo asse di riferimento E sia inclinato rispetto alla verticale di un angolo preferibilmente, ma non necessariamente, compreso tra 80° e 90°, e che inoltre sia anche localmente sostanzialmente perpendicolare all’asse longitudinale del braccetto oscillante oblungo 19.
L’estremità inferiore 19a del braccetto oscillante 19 è invece preferibilmente dotata di un’asola o foro 31 preferibilmente, ma non necessariamente, di tipo passante, che è sagomato/a in modo tale da essere impegnato/a in modo assialmente girevole ed assialmente scorrevole dal perno sporgente 30, così da poter vincolare il braccetto oscillante 19 al blocchetto 17 di materiale metallico con la sola possibilità di ruotare liberamente rispetto al blocchetto 17 attorno all’asse E del perno sporgente 30.
Di conseguenza, l’arpionismo mobile 19 si trova nella prima posizione operativa quando l’estremità inferiore 19a del braccetto oscillante 19 è calzata/infilata sul perno sporgente 30, e si trova invece nella seconda posizione operativa quando l’estremità inferiore 19a del braccetto oscillante 19 è distanziata dal perno sporgente 30.
Più in dettaglio, nell’esempio illustrato l’asola o foro 31 è tipo passante, ed ha preferibilmente una sezione circolare sostanzialmente complementare a quella del perno sporgente 30, in modo tale da essere impegnabile in modo assialmente girevole ed assialmente scorrevole dal perno sporgente 30.
Di conseguenza, quando l’estremità inferiore 19a del braccetto oscillante 19 è infilata/calzata sul perno sporgente 30, il braccetto oscillante 19 è in grado di mantenere la piastra di supporto 22 ad una distanza prestabilita e costante dal blocchetto 17, impedendo qualsiasi oscillazione del gambetto 3 attorno all’asse A di articolazione delle cerniere 6 e consentendo invece al gambetto 3 di muoversi/ruotare liberamente rispetto allo scafo 2 su di un secondo piano di riferimento localmente ortogonale al piano verticale di mezzeria dello scarpone.
In questa forma di realizzazione, l’elemento elastico 20 dell’organo di bloccaggio 18, ossia la molla elicoidale 20, è interposta tra il braccetto oscillante 19 e la piastra di supporto 22 in modo tale da mantenere in modo elastico l’estremità inferiore 19a del braccetto oscillante 19 infilata/calzata sul perno sporgente 30 del blocchetto 17, così da impedire qualsiasi movimento oscillatorio del gambetto 3 sullo scafo 2 attorno all’asse A e consentire invece al gambetto 3 di muoversi/ruotare liberamente rispetto allo scafo 2 su di un secondo piano di riferimento localmente ortogonale al piano verticale di mezzeria dello scarpone.
Analogamente al caso precedente, la prima estremità 27a del cavo flessibile 27 del meccanismo di comando a cavo 21 fuoriesce dal tracciato guidato 28 in corrispondenza della piastra di supporto 22 dell’organo di bloccaggio 18, ed è fissata/agganciata al braccetto oscillante 19 in prossimità dell’estremità superiore dello stesso braccetto, in modo tale da poter esercitare sul braccetto oscillante 19 una forza f di trazione localmente sostanzialmente perpendicolare alla piastra di supporto 22 ed alla superficie del gambetto 3, e tale da provocare la rotazione del braccetto oscillante 19 attorno all’asse d dalla prima posizione operativa in cui l’estremità inferiore 19a del braccetto oscillante 19 è calzata/infilata sul perno sporgente 30, alla seconda posizione operativa in cui l’estremità inferiore 19a del braccetto oscillante 19 è distanziata dal perno sporgente 30.
In una diversa forma di realizzazione non illustrata, anziché collegare l’arpionismo mobile 19 dell’organo di bloccaggio 18 al gancio di chiusura a leva 10 del dispositivo di chiusura del gambetto 8, il meccanismo di comando a cavo 21 può essere strutturato in modo tale da vincolare il movimento dell’arpionismo mobile 19 dell’organo di bloccaggio 18 al braccetto di collegamento o alla leva di comando di uno qualsiasi dei ganci di chiusura a leva 15 del dispositivo di chiusura dello scafo 9.
Ed ancora, in una ulteriore forma di realizzazione non illustrata, il dispositivo di chiusura dello scafo 9 può essere costituito da un dispositivo di allacciatura a verricello ad azionamento manuale, come quello commercializzato dalla società statunitense BOA TECHNOLOGY INC.
In altre parole, il dispositivo di chiusura dello scafo 9 può comprendere: uno o più elementi passacavo fissi che sono posizionati sulla parte superiore dello scafo 2, da bande opposte della fenditura longitudinale dello scafo 2; un verricello ad azionamento manuale che è fissato in modo rigido sullo scafo 2 o sulla linguetta protettiva superiore, grosso modo in corrispondenza dell’estremità superiore del collo del piede; ed infine un cavo di tensionamento preferibilmente realizzato in materiale metallico, che fuoriesce dal verricello, si estende sulla parte superiore dello scafo 2 impegnando in sequenza gli elementi passacavo, ed infine ritorna all’interno del verricello.
Il verricello ad azionamento manuale è strutturato in modo tale da poter selettivamente avvolgere, bloccare o svolgere il cavo di tensionamento al proprio interno, così da poter selettivamente portare e mantenere in tensione il cavo, costringendo quindi i due lembi dello scafo che delimitano la fenditura longitudinale ad avvicinarsi l’un l’altro così da stringere lo scafo 2 e bloccare stabilmente il piede dell’utilizzatore all’interno della scarpetta 7.

Claims (16)

  1. R I V E N D I C A Z I O N I 1. Scarpone da sci (1) del tipo comprendente uno scafo (2) rigido che è sagomato in modo tale da accogliere il piede dell’utilizzatore; un gambetto (3) rigido che è sagomato in modo tale da cingere la caviglia dell’utilizzatore, ed è incernierato sullo scafo (2) in modo tale da poter ruotare attorno ad un asse di rotazione (A) sostanzialmente perpendicolare al piano di mezzeria dello scarpone; un sistema di chiusura dello scarpone (8, 9) ad azionamento manuale, che è strutturato in modo tale da poter selettivamente chiudere/stringere lo scafo (2) e il gambetto (3); ed un dispositivo di bloccaggio del gambetto (16) ad azionamento manuale che è strutturato in modo tale da poter, a scelta, bloccare il gambetto (3) in modo rigido allo scafo (2) per impedire qualsiasi movimento oscillatorio del gambetto (3) sullo scafo (2), o svincolare completamente il gambetto (3) dallo scafo (2) in modo tale da permettere al gambetto (3) di oscillare sullo scafo (2); il sistema di chiusura dello scarpone (8, 9) comprendendo almeno un gancio di chiusura a leva (10, 15) che è dotato di una leva di comando (13) mobile manualmente tra una posizione di chiusura ed una posizione di apertura; il dispositivo di bloccaggio del gambetto (16) comprendendo a sua volta un corpo di aggancio (17) che è posizionato sullo scafo (2) al disopra del tallone dello scarpone, ed un organo di bloccaggio (18) che è posizionato sulla parte posteriore del gambetto (3) sostanzialmente verticalmente allineato al corpo di aggancio (17), ed è dotato di un arpionismo mobile (19) che si prolunga a sbalzo verso il corpo di aggancio (17) sottostante, ed è strutturato in modo tale da potersi muovere tra una prima posizione operativa in cui l’arpionismo mobile (19) si aggancia al corpo di aggancio (17) in modo tale da impedire qualsiasi movimento relativo tra il corpo di aggancio (17) e l’organo di bloccaggio (18), ed una seconda posizione operativa in cui l’arpionismo mobile (19) è staccato/sganciato dal corpo di aggancio (17) in modo tale da consentire il movimento relativo tra il corpo di aggancio (17) e l’organo di bloccaggio (18); lo scarpone da sci (1) essendo caratterizzato dal fatto di comprendere anche un meccanismo di comando a cavo (21) che si estende lungo il corpo del gambetto (3), dall’arpionismo mobile (19) dell’organo di bloccaggio (18) fino al gancio di chiusura a leva (10, 15) del sistema di chiusura dello scarpone (8, 9), ed è strutturato in modo tale da disporre/posizionare l’arpionismo mobile (19) nella seconda posizione operativa quando la leva di comando (13) del gancio di chiusura (10) viene spostata/allontanata dalla posizione di chiusura.
  2. 2. Scarpone da sci secondo la rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che l’organo di bloccaggio (18) comprende anche un elemento elastico (20) che è strutturato in modo tale da mantenere l’arpionismo mobile (19) in modo elastico nella prima posizione operativa; e che il meccanismo di comando a cavo (21) è strutturato in modo tale da disporre/ posizionare l’arpionismo mobile (19) nella seconda posizione operativa quando la leva di comando (13) del gancio di chiusura (10) viene spostata/allontanata dalla posizione di chiusura, vincendo la spinta di detto elemento elastico (20).
  3. 3. Scarpone da sci secondo la rivendicazione 1 o 2, caratterizzato dal fatto che l’arpionismo mobile (19) dell’ organo di bloccaggio (18) comprende un braccetto oscillante (19) che è posizionato sulla parte posteriore del gambetto (3), sostanzialmente complanare al piano di mezzeria dello scarpone; è strutturato in modo tale da sporgere a sbalzo oltre il bordo inferiore del gambetto (3) per disporre la propria estremità inferiore (19a) al disopra del corpo di aggancio (17); ed è fissato sulla parte posteriore dello scafo (2) in modo tale da poter oscillare liberamente rispetto allo scafo (2) attorno ad un asse di rotazione (D) localmente sostanzialmente perpendicolare al piano di mezzeria dello scarpone, in modo tale da poter avvicinare ed allontanare la sua estremità inferiore (19a) dal corpo di aggancio (17) sottostante.
  4. 4. Scarpone da sci secondo la rivendicazione 3, caratterizzato dal fatto che il braccetto oscillante (19) è piegato sostanzialmente a forma di L.
  5. 5. Scarpone da sci secondo la rivendicazione 3 o 4, caratterizzato dal fatto che l’estremità inferiore (19a) del braccetto oscillante (19) è strutturata in modo tale da potersi piantare/innestare/inserire all’interno di una sede di arresto (26) realizzata sul corpo di aggancio (17) in modo tale da impedire al braccetto oscillante (19) di muoversi sostanzialmente radente/tangente alla superficie dello scafo (2) immediatamente sottostante.
  6. 6. Scarpone da sci secondo la rivendicazione 3, caratterizzato dal fatto che l’estremità inferiore (19a) del braccetto oscillante (19) è strutturata in modo tale da potersi infilare/calzare in modo assialmente girevole e facilmente sfilabile/estraibile su di un perno sporgente (30) del corpo di aggancio (17) che si prolunga a sbalzo dallo scafo (2) rimanendo coassiale ad un asse di riferimento (E) che giace sostanzialmente sul piano mezzeria dello scarpone, ed è inclinato rispetto alla verticale di un angolo compreso tra 60° e 90°, in modo tale da vincolare il braccetto oscillante (19) al corpo di aggancio (17) con la sola possibilità di ruotare liberamente attorno a detto asse di riferimento (E).
  7. 7. Scarpone da sci secondo la rivendicazione 6, caratte rizzato dal fatto che l’estremità inferiore (19a) del braccetto oscillante (19) è dotata di un’asola o foro (31) che è sagomato/a in modo tale da essere impegnato/a in modo assialmente girevole e scorrevole da detto perno sporgente (30).
  8. 8. Scarpone da sci secondo una qualsiasi delle rivendicazione da 3 a 7, caratterizzato dal fatto che il braccetto oscillante (19) è mobile a bilanciere sulla parte posteriore del gambetto (3).
  9. 9. Scarpone da sci secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che l’arpionismo mobile (19) dell’organo di bloccaggio (18) è montato mobile su di una piastra di supporto (22), che a sua volta è fissata in modo rigido sulla parte posteriore del gam-betto (3), al disopra del tallone dello scarpone, in modo tale da essere sostanzialmente complanare al piano di mezzeria dello scarpone.
  10. 10. Scarpone da sci secondo la rivendicazione 9, caratterizzato dal fatto che l’elemento elastico (20) è interposto tra il braccetto oscillante (19) e la piastra di supporto (22), in modo tale da spingere in modo elastico l’estremità inferiore (19a) del braccetto oscillante (19) contro il corpo di aggancio (17).
  11. 11. Scarpone da sci secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che il meccanismo di comando a cavo (21) comprende un cavo flessibile (27), che si estende in modo liberamente scorrevole all’interno di un tracciato guidato (28) che inizia a ridosso dell’organo di bloccaggio (18), si estende lungo il gambetto (3), e termina a ridosso del gancio di chiusura a leva (10) del sistema di chiusura dello scarpone (8, 9).
  12. 12. Scarpone da sci secondo la rivendicazione 11, caratterizzato dal fatto che il cavo flessibile (27) ha una prima estremità (27a) solidale all’arpionismo mobile (19) dell’organo di bloccaggio (18), ed una seconda estremità (27b) solidale alla leva di comando (13) o al braccetto di collegamento (14) del gancio di chiusura a leva (10) del sistema di chiusura dello scarpone (8, 9), in modo tale che qualsiasi spostamento della leva di comando (13) dalla posizione di chiusura alla posizione di apertura comporti/ provochi uno spostamento dell’arpionismo mobile (19) dalla prima posizione operativa alla seconda posizione operativa, e viceversa.
  13. 13. Scarpone da sci secondo la rivendicazione 12, caratterizzato dal fatto che la prima estremità (27a) del cavo flessibile (27) fuoriesce dal tracciato guidato (28) in corrispondenza della piastra di supporto (22) dell’organo di bloccaggio (18), ed è fissata/agganciata al braccetto oscillante (19) in modo tale da poter esercitare sul braccetto oscillante (19) una forza di trazione (f) localmente sostanzialmente perpendicolare alla piastra di supporto (22) e/o alla superficie del gambetto (3), in modo tale da far ruotare il braccetto attorno al suo asse di rotazione (D).
  14. 14. Scarpone da sci secondo la rivendicazione 12, caratterizzato dal fatto che la seconda estremità del cavo flessibile (27) fuoriesce dal tracciato guidato (28) in corrispondenza di una piastra di supporto (12) del gancio di chiusura a leva (10) del sistema di chiusura dello scarpone (8, 9), ed è fissata/agganciata alla leva di comando (13) o al braccetto di collegamento (14) di detto gancio di chiusura a leva (10).
  15. 15. Scarpone da sci secondo la rivendicazione 11, 12, 13, o 14, caratterizzato dal fatto che il tracciato guidato (28) comprende una o più guaine tubolari bloccate in modo rigido all’interno del gambetto (3), e/o uno o più cunicoli che si estendono all’interno della corpo del gambetto (3), e/o una o più pulegge di rinvio (29) che sono alloggiate in modo assialmente girevole all’interno del corpo del gambetto (3), in corrispondenza di alcuni punti del tracciato guidato (28).
  16. 16. Scarpone da sci secondo una qualsiasi delle rivendicazione da 11 a 15, caratterizzato dal fatto che il tracciato guidato (28) si estende all’interno del corpo del gambetto (3) per un tratto di lunghezza sostanzialmente uguale alla lunghezza complessiva del tracciato guidato (28).
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