ITTO20011064A1 - ,,innesto a frizione centrifugo regolabile,, - Google Patents

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ITTO20011064A1
ITTO20011064A1 IT2001TO001064A ITTO20011064A ITTO20011064A1 IT TO20011064 A1 ITTO20011064 A1 IT TO20011064A1 IT 2001TO001064 A IT2001TO001064 A IT 2001TO001064A IT TO20011064 A ITTO20011064 A IT TO20011064A IT TO20011064 A1 ITTO20011064 A1 IT TO20011064A1
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IT
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IT2001TO001064A
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Alfio Morone
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Adler Spa
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Description

DESCRIZIONE dell'invenzione industriale dal titolo: "Innesto a frizione centrifugo regolabile"
TESTO DELLA DESCRIZIONE
La presente invenzione si riferisce ad un innesto a frizione (in breve "frizione") ad azionamento automatico centrifugo.
E' nota la necessità di inserire nella trasmissione del moto da un albero conduttore ad un albero condotto un organo meccanico di accoppiamento che consenta di attivare o disattivare la trasmissione del moto tra i due alberi e, quindi, la trasmissione della coppia. In genere l'albero conduttore è l'albero di un motore a combustione interna ovvero di tipo elettrico.
Tra i vari organi meccanici utilizzabili per realizzare l'accoppiamento tra due alberi rotanti, le frizioni sono un dispositivo molto utilizzato nella tecnica corrente e, tra le frizioni, le frizioni automatiche ad azionamento centrifugo sono le più utilizzate. Si tratta di frizioni in grado di operare senza l'intervento diretto dell'utilizzatore e il tipo di innesto che realizzano è principalmente correlato alla loro velocità di rotazione.
Un'applicazione tipica delle frizioni automatiche centrifughe sono i motori a combustione interna di modesta cilindrata, 25-500 cc, utilizzati su veicoli a due-quattro ruote ovvero su motoslitte, in applicazioni agricole tipo motoseghe, decespugllatori , tagliaerba etc., nonché le applicazioni industriali in genere. In quest'ultima applicazione i motori impiegati sono generalmente di tipo elettrico e non a combustione interna.
Nelle applicazioni più semplici le frizioni automatiche centrifughe sono il solo organo di trasmissione utilizzato sul veicolo. Nelle applicazioni più complesse la frizione centrifuga automatica è impiegata in combinazione con un cambio di velocità con comando manuale o automatico con un numero definito di rapporti di trasmissione ovvero con un cambio di velocità di tipo continuo con numero infinito di rapporti di trasmissione denominato CVT (acronimo per Continuous Variable Transmission) .
Le frizioni automatiche centrifughe sono funzionalmente caratterizzate da due parametri: a) la velocità di attacco, ossia la velocità alla quale la frizione inizia a trasmettere coppia tra l'albero conduttore e l'albero condotto, e
b) la velocità di stallo, ossia la velocità alla quale si stabilizza l'albero conduttore durante la fase di innesto della frizione, fase che compresa tra la velocità di attacco e quella di fine innesto della frizione, velocità alla quale termina lo slittamento tra i due alberi conduttore e condotto.
Nelle frizioni automatiche centrifughe il valore della coppia trasmissibile cresce secondo una funzione quadratica della velocità di rotazione, esprimibile con una funzione matematica del tipo C = a b x v<2>.
Dal punto di vista matematico, la velocità di stallo delle frizioni automatiche centrifughe rappresenta il punto di intersezione della curva di coppia del motore con la curva della coppia trasmissibile della frizione. Per ottimizzare il funzionamento del sistema su cui è montata la frizione centrifuga generalmente la velocità di stallo viene di solito fatta coincidere con la velocità di coppia massima del motore di cui il sistema è dotato.
La curva caratteristica delle frizioni automatiche, ovvero il diagramma del valore della coppia trasmessa in funzione della velocità di rotazione della frizione, dipende da diversi parametri di progetto quali: la geometria dei componenti della frizione, la massa delle masse centrifughe (massette) che determinano l'azionamento della frizione, le caratteristiche tribologiche del materiale di attrito (suolette) montate sulle masse centrifughe e il carico delle molle di richiamo normalmente collegate alle masse centrifughe al fine di determinare il valore di velocità di rotazione (velocità di attacco, velocità di stallo) a cui le masse centrifughe svolgono la funzione di innesto/disinnesto della frizione.
Nelle frizioni automatiche centrifughe di corrente produzione i parametri di progetto visti in precedenza sono fissi e quindi le caratteristiche funzionali della frizione, le velocità di attacco e di stallo della frizione, sono fisse.
Esiste l'esigenza tecnica di adattare durante l'uso del sistema dotato di frizione centrifuga le caratteristiche funzionali della frizione stessa.
A puro titolo d'esempio, in applicazioni agonistiche di veicoli a due-quattro ruote si richiede sovente di adattare la curva di coppia del motore al tipo di circuito dove si svolge la competizione. La modifica della curva di coppia del motore richiede necessariamente la modifica delle caratteristiche funzionali della frizione automatica centrifuga, la velocità di attacco e la velocità di stallo, per ottimizzare le prestazioni del veicolo.
Sempre a titolo d'esempio, in alcune applicazioni industriali la modifica dei parametri funzionali della frizione può essere richiesta per adattare il processo al tipo di materiale da trattare .
Un modo semplice per modificare i parametri funzionali della frizione nella tecnica corrente è quello modificare il valore del carico delle molle di richiamo delle masse centrifughe.
Questa modifica è fattibile, ma richiede lo smontaggio della frizione dal motore, lo smontaggio della frizione e la sostituzione delle molle di richiamo. Si tratta quindi di un'operazione poco pratica, costosa e che richiede la disponibilità di vari corredi di molle di richiamo, ovvero un set di molle per ogni valore del carico della molla richiesto .
Proprio in funzione della notevole versatilità di applicazione, è invece importante poter fare in modo che le suddette frizioni risultino facilmente regolabili, senza che ciò si traduca nell'esigenza di realizzare un intervento complesso, suscettibile di essere attuato solo da persone esperte e/o provviste di specifiche apparecchiature.
In particolare, la presente invenzione si prefigge lo scopo di evitare lo smontaggio della frizione dal motore, evitare lo smontaggio della frizione stessa, evitare la necessità di dover disporre vari set di molle di richiamo delle masse centrifughe per consentire una regolazione fine della lunghezza e del carico di montaggio e di lavoro della molla ed il bloccaggio rapido del sistema di regolazione fine della lunghezza e del carico molle.
La presente invenzione ha dunque lo scopo di realizzare un innesto a frizione in grado di soddisfare in modo eccellente a tale esigenza.
Secondo la presente invenzione, tale scopo è raggiunto grazie ad un innesto a frizione avente le caratteristiche richiamate in modo specifico nelle rivendicazioni che seguono.
Il sistema di regolazione della lunghezza delle molle oggetto della presente invenzione può essere applicato a tutte le molle di richiamo delle masse centrifughe ovvero solo a parte delle molle di richiamo in questione, essendo l'altra parte delle molle agganciata come per la tecnica corrente ad un componente standard della frizione tipo ad esempio le masse centrifughe stesse. In questo caso si ottiene una regolazione ancora più fine dei parametri funzionali della frizione automatica centrifuga .
Il sistema di regolazione della lunghezza delle molle secondo la presente invenzione presenta anche il vantaggio di evitare errori di regolazione tra le varie molle e di lavorare su una condizione ben definita dei valori dei carichi molla nel senso che le molle non sono sostituite durante la regolazione e non si risente dei campi di tolleranza delle molle stesse .
L'invenzione sarà ora descritta, a puro titolo d'esempio non limitativo, con riferimento ai disegni annessi, nei quali:
- la Figura 1 è una vista in sezione diametrale di un innesto a frizione secondo l'invenzione, e - la Figura 2 è una vista in pianta di uno degli elementi illustrati nella figura 1.
Nelle figure dei disegni annessi, il riferimento numerico 1 indica nel complesso un innesto a frizione destinato ad essere montato su una struttura di supporto S (illustrata nella sola figura 1) con la funzione di realizzare selettivamente il trasferimento di un movimento di rotazione fra un albero conduttore 2 rotante intorno ad un rispettivo asse X2 ed un rocchetto o pignone 3 (fungente da elemento condotto) suscettibile anch'esso di ruotare intorno all'asse X2 essendo calzato intorno all'albero 2 con l'interposizione di un cuscinetto 4.
Secondo una configurazione generale di per sé nota, la funzione selettiva di innesto è realizzata grazie ad una o più masse centrifughe 5 (in numero di tre, angolarmente equispaziate di 120° intorno all'asse X2 nell'esempio di attuazione qui illustrato) . Alle masse 5 sono associate rispettive molle di richiamo 6 costituite da molle elicoidali che - operando così come meglio descritto nel seguito - agiscono nel senso di richiamare le masse 5 verso l'asse X2 opponendosi alla forza centrifuga indotta sulle masse centrifughe 5 dalla velocità di rotazione della frizione 1.
Le masse centrifughe 5 sono montate su una struttura a giostra destinate ad essere trascinata in rotazione dall'albero 2 intorno all'asse X2.
Nell'esempio di attuazione qui illustrato, la suddetta struttura a giostra comprende un mozzo 7 destinato ad essere investito su un codolo terminale conico autocentrante 8 dell'albero 2. Il codolo 8 è provvisto di una parte terminale filettata 8a destinata a ricevere un dado di fissaggio 9.
Quest'ultimo consente di rendere il mozzo 7 solidale con l'albero 2 facendo sì che il mozzo 7 funga da elemento conduttore della frizione.
Il mozzo 7 sostiene perifericamente un piattello anulare, correntemente denominato "piatto frizione" e qui indicato con 10. Sul piattello 10 sono montati, angolarmente spaziati di 120° l'uno rispetto all'altro, perni 11 che portano, secondo una generale disposizione a bandiera e di preferenza senza l'interposizione di cuscinetti ed a secco le masse centrifughe 5.
Queste ultime presentano una generale conformazione a tegolo o a C e sono imperniate sui perni 11 in corrispondenza di una delle loro estremità (si osservi al riguardo la vista della figura 2).
Le masse centrifughe 5 sono provviste sulla loro superficie esterna o di estradosso di uno strato ("suoletta") di materiale d'attrito 12 quale il materiale correntemente denominato ferodo o un materiale similare. Le suolette 12 sono destinate a cooperare con la superficie interna della parete di mantello cilindrica 13 di un equipaggio condotto comprendente un corpo a tazza 14 correntemente denominato "campana" . La campana 14 è provvista centralmente di un orifizio in cui risulta accoppiato il rocchetto o pignone 3; quest'ultimo elemento risulta quindi solidale con la campana 14 nel movimento di rotazione intorno all'asse X2.
Si apprezzerà peraltro il fatto che, anche se il pignone 3 e la campana 14 sono stati qui illustrati come due elementi distinti resi solidali fra loro tramite accoppiamento meccanico o un accoppiamento similare, i due elementi in questione in realtà possono formare un unico pezzo.
Il principio generale di funzionamento dell'innesto 1 prevede che sino a quando la velocità di rotazione dell'albero 2 si mantiene al di sotto di un certo valore, corrispondente in pratica alla cosiddetta velocità d'attacco, la forza di richiamo esercitata dalle molle 6 è superiore alla forza centrifuga e tale da mantenere le masse centrifughe 5 (ed in particolare i rivestimenti di materiale d'attrito 12 di cui queste masse sono esternamente provviste), in condizioni di disimpegno rispetto alla superficie interna della parete di mantello 13 della campana 14. In tali condizioni non si ha trasferimento di coppia dall'albero 2 verso il pignone 3.
Quando la velocità di rotazione 2 raggiunge il valore corrispondente alla velocità di attacco, le masse 5 per effetto della forza centrifuga si allontanano dall'asse X2 vincendo la forza di reazione esercitata dalle molle 6 e si portano con le loro superfici di attrito 12 in contatto con la superficie interna della parete di mantello 13 della campana 14. In tali condizioni, le masse 5 (che orbitano intorno all'asse X2 per effetto del movimento di rotazione impartito al piattello 10 dall'albero 2) generano una reazione normale sul mantello 13 che per attrito delle suolette 12 permette di trasmettere una coppia e trascinano con sé la parete di mantello 13 della campana 14. Quando la coppia trasmessa dalla frizione è superiore alla coppia resistente applicata al pignone 3 solidale con la campana 14 quest'ultima comincia anch'essa a ruotare intorno all'asse X2 trascinando con sé il pignone o rocchetto 3 nel suddetto movimento di rotazione. La frizione comincia così a trasmettere il movimento di rotazione fra l'albero 2 e il rocchetto o pignone 3. L'azione di innesto della frizione si completa poi sino al raggiungimento della velocità di fine innesto, velocità alla quale termine lo slittamento fra l'albero conduttore (mozzo 7) e l'albero condotto (pignone 3).
In modo duale, quando la velocità di rotazione dell'albero 2 scende sino ad un valore di soglia di disinnesto, la velocità di stallo (che di solito è almeno leggermente inferiore rispetto al valore di stallo in fase di innesto, per il ben noto fenomeno di isteresi legato agli attriti degli accoppiamenti delle masse 5 che accompagna il funzionamento degli innesti a frizione di tipo centrifugo) la forza delle molle 6 è nuovamente in grado di opporsi efficacemente alla forza centrifuga che agisce sulle masse 5 riducendo il valore della forza normale di contatto delle masse 5 con il mantello 13 e quindi a coppia trasmissibile dalla frizione che inizia il disinnesto slittando. Per valori della velocità di rotazione leggermente inferiori (per il fenomeno di isteresi di cui sopra) alla velocità di attacco della frizione la forza delle molle 6 supera il valore della forza centrifuga applicata alle masse 5 che vengono così richiamate nuovamente verso l'asse X2. Le superfici d'attrito 12 si disimpegnano così dalla parete di mantello 13 della campana 14, riportando la frizione in condizioni di disinnesto.
Regolando selettivamente la forza di richiamo esercitata dalle molle 6 è dunque possibile variare selettivamente la fascia di valori di velocità di rotazione dell'albero 2 in cui si realizza l'azione di innesto/disinnesto della frizione 1.
Puntando l'attenzione su una qualsiasi delle molle 6 (la soluzione che verrà ora descritta in dettaglio può essere replicata per ciascuna delle tre molle in questione), si può vedere che essa è costituita da una molla elicoidale le cui estremità, indicate rispettivamente con 6a e 6b, sono foggiate a gancio.
In particolare, l'estremità 6a destinata ad impegnare l'estremità della massa centrifuga 5 opposta al perno 11 si estende attraverso un foro 5a provvisto nella massa centrifuga 5 stessa.
L'estremità opposta 6b è invece agganciata in una struttura anulare (o "scodellino") 15 (si osservi in primo luogo la figura 1) calzata intorno al mozzo 7.
La posizione assunta dalle masse centrifughe 5 è definita dalla condizione di equilibrio dei momenti rispetto al perno 11 delle forze che sono applicate alle masse 5 stesse: la forza centrifuga, la forza di richiamo delle molle 6, la reazione normale di contatto con la parete di mantello 13 della campana 14 e la conseguente forza tangenziale generata dal materiale di attrito con cui sono realizzate le "suolette" 12. Queste ultime due forze sono presenti solo per le velocità della frizione superiori alla velocità di attacco, velocità alla quale i momenti rispetto al perno 11 della forza centrifuga e della forza di richiamo della molla 6 di richiamo della massa centrifuga 5 sono uguali.
Per velocità del piatto frizione 10 superiori alla velocità di attacco della frizione, le masse 5 sono in contatto con la superficie di mantello 13 della campana 14 e trasmettono una coppia per effetto della reazione di contatto normale e della conseguente reazione tangenziale di attrito. La coppia trasmessa dalla frizione alla campana 14 viene trasmessa all'albero condotto tramite il pignone o rocchetto 3 fissato alla campana 14.
Così come già descritto, la coppia trasmessa dalla frizione varia quadraticamente con la velocità di rotazione del piattello 10 a partire dal valore nullo per velocità di rotazione della frizione pari o inferiori alla velocità d'attacco della frizione.
Da quanto detto sopra in merito all'equilibrio dei momenti applicati alle masse centrifughe 5 si nota che, variando il valore del carico delle molle di richiamo 6, si riesce a variare le caratteristiche funzionali della frizione.
Lo scopo della presente invenzione è proprio quello di consentire una variazione fine del carico delle molle 6.
Questo risultato viene ottenuto facendo sì che la struttura anulare (o "scodellino") 15 presenti capacità di rotazione relativa rispetto al piatto frizione 10.
Inoltre la struttura anulare 15 è anche in grado di ruotare rispetto al mozzo 7.
In particolare, la struttura anulare 15 presenta anch'essa una struttura complessivamente assimilabile ad una forma a tazza (da cui la denominazione di "scodellino") essendo provvista su tutto il suo contorno o perlomeno in un numero di regioni pari o inferiori al numero di molle 6, di una o più parti rilevate 15a con formazioni ad orecchio 15b (si osservi a questo punto la figura 2) ciascuna delle quali definisce un'apertura in cui può essere agganciata l'estremità 6b di una delle molle 6. Questo spiega perché, come detto in precedenza, le parti rilevate 15a sono in numero pari o inferiore alle suddette molle.
Facendo variare selettivamente la posizione angolare assunta dalla struttura anulare 15 rispetto al piattello 10 che porta i perni 11 su cui sono montate le masse centrifughe 5 è possibile variare selettivamente la forza elastica di richiamo che le molle 6 esercitano sulle masse centrifughe 5.
E' però necessario fare in modo che, pur potendo variare selettivamente la sua posizione rispetto al piatto frizione 10, la struttura anulare 15 sia in grado di esercitare la necessaria forza di reazione sulle molle 6. In altre parole, la struttura anulare 15 deve poter essere bloccata rispetto al mozzo 7 ed al piattello 10 - in modo selettivo - in una fra più posizioni di regolazione corrispondenti a valori diversi della forza di reazione esercitata dalle molle 6.
Per ottenere questo risultato tanto il piattello 10 quanto la struttura anulare 15 sono provviste, nelle parti mutuamente affacciate fra loro, di due corone di aperture 16, 17 suscettibili di essere portate in posizione affacciata fra loro così da poter formare, quando allineate fra loro, una cava per l'inserimento di un perno o spina 18 estendentesi in direzione genericamente assiale rispetto all'innesto 1 (ossia alla direzione dell'asse X2).
Così come meglio apprezzabile dal confronto delle figure 1 e 2, la spina 18 è preferibilmente realizzata sotto forma di un'appendice ripiegata estendentesi da un anello di regolazione 19 calzato intorno al mozzo 7 e sottoposto all'azione di una molla elicoidale 20 (o un anello elastico per alberi del tipo correntemente chiamato seeger). L'elemento elastico 20 è anch'esso calzato intorno al mozzo 7 e agisce in modo tale da spingere l'anello di regolazione 19 verso la struttura anulare 15 ed il piattello 10: in altre parole, l'elemento elastico 20 agisce in modo tale da spingere la spina 18 nella posizione di innesto nelle aperture 16, 17 affacciate fra loro.
In altre soluzioni la spina 18 fissata sopra l'anello 19 può essere bloccata in posizione assiale tramite una o più molle coassiali con l'asse del piatto frizione 10 o parallele all'asse del piatto frizione 10.
La soluzione che utilizza molle per fissare l'anello 19 presenta il vantaggio di ridurre il costo della frizione realizzata secondo i concetti definiti sopra e di essere ancora più rapida nella modifica della regolazione in quanto non richiede alcuna operazione di smontaggio ma solo di vincere la forza della molla 20 quando si vuole disinserire la spina 18 dalla coppia di fori 16 e 17 al momento impegnata .
In modo preferito, le corone di aperture 16 e 17 provviste rispettivamente nel piattello 10 e nella struttura anulare 15 non presentano esattamente lo stesso numero di fori, ma un numero di fori diverso essendo, ad esempio, prevista la presenza di ventuno fori 16 e venti fori 17.
In questo modo è possibile dare origine ad un meccanismo di regolazione "a nonio".
L'anello di regolazione 19 è orientabile liberamente (ossia in pratica su 360°) così da poter portare la spina 18 ad impegnare una qualsiasi coppia di fori 16 e 17 portati in allineamento fra loro.
Più precisamente, la spina 18 può essere portata ad estendersi attraverso uno qualsiasi dei fori 17 (in numero di venti, nell'esempio d'attuazione qui illustrato) per poi essere fatta penetrare attraverso in un corrispondente foro 16 provvisto nel piattello 10. Per riuscire a far passare attraverso entrambi i fori 16 e 17 la spina 18 (che - così come meglio si può apprezzare nella figura 2 - presenta una larghezza circa corrispondente al diametro di tali fori) è necessario realizzare un esatto allineamento fra i due fori in questione. Dato il numero diverso dei fori 16 e 17, per conseguire tale esatto allineamento fra il foro 17 di volta in volta scelto ed il foro 16 corrispondente è necessario realizzare un contenuto movimento di orientamento della struttura anulare 15 rispetto al piattello 10. A tale leggero movimento di orientamento corrisponde una corrispondente regolazione della posizione delle orecchie 15b, dunque del carico elastico applicato dalle molle 6 alle masse centrifughe 5. Il tutto con un passo di discretizzazione (e dunque di precisione del meccanismo di regolazione del suddetto precarico elastico) che - secondo il tipico meccanismo del nonio - è tanto più elevato quanto maggiore è il numero dei fori 16 e 17. Il numero delle possibili posizioni di regolazione è dato dal numero n (pari a venti, nell'esempio qui illustrato) dei fori 17 della struttura 15 in cui può essere inserita la spinta 18. Tali n diverse posizioni di relazione sono scelte nell'ambito di un campo angolare pari a 360°/ (n+1) dove n+1 (pari a ventuno, nell'esempio qui illustrato) è il numero dei fori 16 provvisti nel piattello 10. E' peraltro evidente che il suddetto meccanismo a nonio può essere anche impiegato in configurazioni in cui il cui numero dei fori 16 e il numero dei fori 17 differisce per più di un'unità, ad esempio per valori equivalenti 2, 3 ecc..
Realizzando i fori 16 e 17 come descritto sopra si ottiene che la variazione della posizione relativa angolare tra il piatto frizione 10 e la struttura 15 varia in modo molto fine quando si passa dalla posizione relativa fra piatto frizione 10 e struttura 15 realizzata da un foro della corona 16 coincidente con un foro della corona 17 alla posizione immediatamente a destra o a sinistra di questo foro coincidente.
Con riferimento ai valori numerici sopra indicati, ossia ventuno fori 16 per la corona realizzata sul piatto frizione 10 e venti fori per la corona di fori 17 realizzata sulla struttura 15, la variazione angolare tra la posizione attuale e quella che si ottiene spostando di un foro il perno o spina 18 vale:
360°/20 - 360°/21 = 0,857°
a fronte di una distanza angolare minima tra i fori pari a 360°/21 = 17,14°
La serie, con il più elevato numero di fori può essere realizzata sul piatto frizione 10 ovvero sulla struttura 15 senza modificare i vantaggi della presente invenzione.
A questa variazione angolare fine corrisponde una variazione fine della lunghezza di montaggio e di lavoro della molla 6 e, di conseguenza, una variazione fine del carico elastico applicato dalle molle 6 delle masse centrifughe 5.
Nella Tabella 1 allegata sono mostrati, a puro titolo di esempio non limitativo, i valori della variazione angolare tra il piatto frizione 10 e la struttura 15 e i valori corrispondenti della lunghezza e del carico di lavoro della molla 6 ottenibili con una serie di ventuno e venti fori realizzati sul piatto frizione 10 e sulla struttura 15.
Nella Tabella 2 che segue sono mostrati per un caso particolare di applicazione dell'invenzione ì valori della coppia trasmessa dalla frizione al variare della regolazione della lunghezza e del carico di lavoro della molle 6 ottenuta utilizzando ventuno e venti fori realizzati sul piatto frizione 10 e sulla struttura 15.
Per il fatto che esiste una sola coppia di fori compresi nelle corone 16 e 17 che possono coincidere tra il piatto frizione 10 e la struttura 15 si ottiene il vantaggio di non avere errori in fase di regolazione del carico molla.
La corrispondente operazione di regolazione è suscettibile di essere attuata facilmente, senza necessità di disporre di particolari utensili o attrezzature .
Per modificare la posizione di regolazione dell'innesto 1 è infatti sufficiente intervenire, ad esempio tramite un cacciavite, allontanando l'anello di regolazione 19 dalla struttura di regolazione 15 vincendo la forza di richiamo della molla 20 così da estrarre la formazione a spina 18 dalla coppia di fori 16, 17 in cui la stessa al momento si trova.
L'anello di regolazione 19 può quindi essere fatto ruotare così da portare la spina 18 in un altro foro 17. La spina 18 deve poi essere fatta penetrare attraverso il foro 17 di volta in volta selezionato ed attraverso il foro 16 ad esso affacciato. Per riuscire a completare l'operazione di penetrazione della spina 18 (operazione comunque agevolata dalla presenza della molla o del seeger 20) risulta necessario modificare leggermente l'orientamento della struttura 15 rispetto al piattello 10. Tale movimento di regolazione è appunto quello che determina la regolazione del valore di precarico delle molle 6 e dunque l'azione di regolazione dell'innesto che si intende perseguire. Ciascun foro 17 corrisponde quindi ad una posizione di regolazione, dunque ad un determinato valore del carico elastico delle molle 6 e del campo di velocità di innesto/disinnesto.
In una possibile variante dell'invenzione solo una parte delle molle di ritegno 6 delle masse 5 è agganciata ai fori 15b realizzati sulla struttura 15 mentre le molle di richiamo 6 restanti sono agganciate ad un foro 50 di solito realizzato in posizione vicina al perno 11 sulle massette 5. Questo punto di aggancio può essere realizzato anche sopra altri componenti della frizione secondo i principi della tecnica corrente. Questa realizzazione consente una variazione ancora più fine delle caratteristiche funzionali della frizione .
Si apprezzerà quindi che la soluzione secondo l'invenzione consente di realizzare una frizione automatica centrifuga dotata di masse centrifughe e di molle di richiamo delle masse centrifughe in cui la lunghezza di montaggio e di lavoro delle molle è variabile in modo molto fine tramite apposito dispositivo .
In particolare il valore del carico dì montaggio e di lavoro delle molle può essere ottenuto tramite un piattello d'aggancio di una delle estremità delle molle, essendo le altre estremità delle molle di ritegno agganciate alle masse .
Le variazioni sono così ottenute contemporaneamente e nella stessa quantità su tutte le molle. Tutto questo essendo peraltro possibile ottenere contemporaneamente e nella stessa quantità tale variazione solo su una parte delle molle con la parte rimanente delle molle che non è dotata di dispositivo di regolazione ma è fissata alle masse o in altro punto della frizione secondo la tecnica corrente .
In modo preferito le variazioni in oggetto sono ottenute mediante due serie di fori equidistanti praticati su due elementi accoppiati, il piatto frizione e la struttura di regolazione, essendo le due serie di fori equidistanti presenti in numero leggermente diverso sui due elementi accoppiati: 1, 2, 3 ecc.. La serie di fori con numero più elevato di fori può essere realizzata sul piatto frizione ovvero sulla struttura di regolazione.
Il fissaggio dei due elementi in questione è di preferenza realizzato tramite un sistema di tipo rapido realizzato da una spina, un perno, una linguetta o un particolare affine fissato su un anello ovvero spinto da una ghiera e tenuto in posizione da un anello elastico per alberi, ovvero ancora tramite un perno fissato su un anello ovvero spinto da una ghiera e tenuto in posizione da elementi elastici tipo molle o altro elemento di contrasto equivalente.
Come alternativa, meno preferita, tale fissaggio è ottenuto tramite una vite o un bullone.
Naturalmente, fermo restando il principio dell'invenzione, i particolari di realizzazione e le forme d'attuazione potranno essere ampiamente variati rispetto a quanto descritto ed illustrato, senza per questo uscire dall'ambito della presente invenzione .

Claims (11)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Innesto a frizione, caratterizzato dal fatto che comprende: - un elemento a giostra (10) collegato ad un elemento conduttore (7) per trascinare in rotazione intorno ad un asse dato (X2) almeno una massa centrifuga (5) con associati una superficie di attrito (12) ed almeno un elemento elastico (6) di richiamo verso detto asse dato (X2), e - un equipaggio condotto (14) suscettibile di ruotare intorno a detto asse dato (X2) e provvisto di una superficie di mantello (13) suscettibile di cooperare in rapporto di trascinamento con la superficie di attrito (12) di detta almeno una massa centrifuga (5) che si allontana da detto asse dato (X2) vincendo la forza di richiamo di detto elemento elastico (6), e dal fatto che: - detto elemento elastico (6) presenta una prima estremità (6a) cooperante con detta almeno una massa centrifuga (5) ed una seconda estremità (6b), - è provvista una struttura di regolazione (15) montata girevole rispetto a detto elemento a giostra (10) e portante almeno una formazione di aggancio (15b) per detta seconda estremità (6b) di detto elemento elastico (6), e detta struttura di regolazione (15) è selettivamente bloccabile (18) rispetto a detto elemento a giostra (10) in una pluralità di posizioni di regolazione, ciascuna posizione di regolazione determinando un corrispondente valore della forza di richiamo esercitata da detto elemento elastico (6).
  2. 2. Innesto secondo la rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che comprende una pluralità di dette masse centrifughe (2) con associati rispettivi elementi elastici di richiamo (6) e dal fatto che detta struttura di regolazione (15) presenta un corrispondente numero di formazioni di aggancio (15b) per la seconda estremità (6b) di detti elementi elastici (6)
  3. 3. Innesto secondo la rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che comprende una pluralità di dette masse centrifughe (2) con associati rispettivi elementi elastici di richiamo (6) con parte di detti elementi elastici accoppiata a detta struttura di regolazione (15), mentre la rimanente parte è collegata fra masse centrifughe diverse o fra una massa centrifuga e il corpo dell'innesto (1).
  4. 4. Innesto secondo la rivendicazione 2 o la rivendicazione 3, caratterizzato dal fatto che dette masse centrifughe (5) sono disposte angolarmente equispaziate intorno a detto asse dato (X2).
  5. 5. Innesto secondo una qualsiasi delle rivendicazioni 2 a 4, caratterizzato dal fatto che comprende tre masse centrifughe (5).
  6. 6. Innesto secondo una qualsiasi delle precedenti rivendicazioni, caratterizzato dal fatto che detta struttura di regolazione (15) è di forma anulare risultando almeno parzialmente coestensiva con detta elemento a giostra (10); detto elemento a giostra (10) e detta struttura di regolazione (15) essendo provviste di rispettivi fori (16, 17) suscettibili di essere portati in posizione mutuamente affacciata, essendo altresì prevista una formazione di bloccaggio a spina (18) innestabile in detti fori (16, 17) mutuamente affacciati fra loro.
  7. 7. Innesto secondo la rivendicazione 6, caratterizzato dal fatto che detta formazione di bloccaggio (18) è assoggettata ad almeno un ulteriore elemento elastico (20) che forza detta formazione di bloccaggio (18) in posizione di inserimento in detti fori mutuamente affacciati (16, 17) .
  8. 8. Innesto secondo la rivendicazione 6 o la rivendicazione 7, caratterizzato dal fatto che detta formazione di bloccaggio (18) è portata da un anello di regolazione (19) calzato liberamente girevole intorno a detto elemento conduttore (7).
  9. 9. Innesto secondo la rivendicazione 7 e la rivendicazione 8, caratterizzato dal fatto che detto almeno un ulteriore elemento elastico è costituito da una molla elicoidale (20) calzata intorno a detto elemento conduttore e che forza detto anello di regolazione (19) verso detta struttura di regolazione (15).
  10. 10. Innesto secondo una qualsiasi delle rivendicazioni 6 a 8, caratterizzato dal fatto che detto elemento a giostra (10) e detta struttura di regolazione (15) portano ciascuna una corona di aperture (16, 17) disposte secondo traiettorie corrispondenti ma in numero diverso da corona a corona, per cui la posizione angolare relativa di detto elemento a giostra (10) e di detta struttura di regolazione (15), e dunque il carico elastico applicato da detto almeno un elemento elastico di richiamo (6) a detta almeno una massa centrifuga (5) è selettivamente regolabile secondo un meccanismo a nonio.
  11. 11. Innesto secondo la rivendicazione 10, caratterizzato dal fatto che il numero di fori (16, 17) in dette corone di aperture differisce di almeno un'unità da corona (16) a corona (17).
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