ITMI940786A1 - Sistena di fissaggio per elementi di fissaggio a coppia limitata - Google Patents

Sistena di fissaggio per elementi di fissaggio a coppia limitata Download PDF

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ITMI940786A1
ITMI940786A1 IT000786A ITMI940786A ITMI940786A1 IT MI940786 A1 ITMI940786 A1 IT MI940786A1 IT 000786 A IT000786 A IT 000786A IT MI940786 A ITMI940786 A IT MI940786A IT MI940786 A1 ITMI940786 A1 IT MI940786A1
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lobes
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Brian Mann
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Detroit Tool Ind Corp Societa Orga
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Description

Descrizione del brevetto per invenzione industriale avente per titolo:
"Sistema di fissaggio per elementi di fissaggio a coppia limitata"
CAMPO DELL'INVENZIONE
L'invenzione si- riferisce ad un sistema di fissaggio per un dado di bloccaggio, in cui la chiave a bussola di un azionatore per dadi applica un contrassegno visibile sul dado di bloccaggio quando viene raggiunta una coppia di valore predeterminato.
In un classico sistema di fissaggio a vite, un elemento di fissaggio a femmina presenta delle filettature interne che si avvitano sulle filettature esterne di un elemento di fissaggio a maschio. Le superfici di impegno degli elementi di fissaggio complementari accettano utensili che consentano il serraggio degli elementi di fissaggio ed uno o più pezzi che debbano venire bloccati fra loro, fra le superfici di impegno. La combinazione degli elementi di fissaggio complementari e dei pezzi viene comunemente considerata come un "giunto". Deve essere rilevato che sono noti vari elementi di fissaggio filettati, a maschio, costituiti, ad esempio, da viti, bulloni e spinotti, mentre gli elementi di fissaggio a femmina sono noti come dadi, o collari.
Deve essere rilevato che è assolutamente necessario, per l'ottenimento di un "giunto" soddisfacente, un adeguato serraggio, o precarico. Un elemento di fissaggio, adeguatamente caricato dalla reazione al carico di serraggio, si oppone al cedimento per fatica. Conseguentemente, è desiderabile conoscere il carico di serraggio che l'elemento di fissaggio applica ad una struttura, per garantire che l'unione presenti una adeguata resistenza alla fatica.
Il carico di serraggio finale risulta correlato alla resistenza del dado all'ulteriore avvitamento sul bullone e contro il pezzo per effetto dell'applicazione della coppia al dado. All'aumentare del carico di serraggio aumenta l'ulteriore avvitamento e, conseguentmente, aumenta la coppia richiesta per la rotazione del dado.
Il brevetto US-A-4 .260.005, rilasciato il 7 Aprile 1981 a nome Stencel descrive un collare di limitazione del carico e ad auto-bloccaggio, presentante una pluralità di lobi distanziati circonferenzialmente , sulla propria parte esterna, utilizzati come superfici di impegno e per la limitazione della coppia. Una bussola di configurazione triangolare (che rappresenta l'attrezzo di torsione, 0 a chiave, presenta delle parti piane che vengono in impegno dei fianchi dei lobi e consentono di ruotare il collare rispetto alla vite. Quando viene raggiunto un carico di- bloccaggio prestabilito, 1 lobi cedono come compressione radiale e si fondono nel corpo del collare mentre la torsione viene arrestata poiché i lobi non forniscono più materiale per la sede. La deformazione radiale, verso l'interno, dei lobi deforma il materiale del collare, radialmente verso l'interno e contro i filetti della vite cooperante, in modo tale da produrre un bloccaggio della vite quando si verifica il cedimento dei lobi.
Le chiavi ad impatto, utilizzate in unione agli elementi di fissaggio, operano in modo rapido mentre si verificano dei cedimenti dei lobi entro pochi gradi di rotazione. Una rapida applicazione delle coppie previste al collare, può tradursi in una perdita di precarico attraverso il rilassamento delle lamiere; il rilassamento deriva dalla deformazione continua delle lamiere dopo il caricamento iniziale. Questa deformazione riduce il carico per area unitaria e il caricamento assoluto, poiché il materiale si sposta dalla zona bloccata.
Quando si verifica un cedimento dei lobi, gli stessi cedono in corrispondenza di un carico associato ad un precarico desiderato. Tuttavia, il rilassamento rappresenta un fenomeno dipendente dal tempo e con uno sviluppo più lento del precarico, il rilassamento e la perdita del precarico risulteranno inferiori.
In alcune applicazioni può essere desiderabile poter variare il precarico anche con lo stesso dado. Ad esempio, quando le lamiere non sono così robuste, in compressione.- come altre lamiere, può essere necessario ridurre la compressione esercitata sulle stesse.
Un importante aspetto degli elementi di serraggio utilizzati in applicazioni aerospaziali, riguarda la previsione di un carico di serraggio noto e ripetitibile. Questo carico risulta direttamente correlato alla coppia che imposta l'elemento di fissaggio. In alcune applicazioni, una serie di coppie di impostazione non viene usata nello sviluppo del serraggio ma per vincere l'attrito. Secondariamente, il serraggio può essere desiderato allo scopo di aumentare il precarico oltre un precarico di progetto, allo scopo di compensare il rilassamento e un serraggio incompleto.
Un altro importante aspetto del sistema di fissaggio è rappresentato da una indicazione visiva del fatto che il "giunto" è stato appropriatamente serrato e che lo stesso non venga altrimenti falsato. Questi complessi sono noti dai brevetti statunitensi a nome Wing, No. 4.784.589, rilasciato il 15 Novembre 1988, 4.858.299 rilasciato il 21 Agosto 1989, 4.881.316 rilasciato il 21 Novembre 1989 e 5.012.704, rilasciato il 21 Giugno 1989. Wing propone l'impiego di una sfera di intaccatura in una prima chiave e in una seconda chiave, mentre le sfere di intaccatura vengono comandate, a rotazione, attraverso e nella superficie radiale esterna di un lobo assiale estendentesi radialmente da un dado, in modo tale da "scavare" due scanalature assialmente distanziate circonferenzialmente attraverso il lobo in tal modo impegnato. In questa soluzione, le sfere che intaccano la superficie, possono asportare piccole porzioni di materiale dal dado, nell'operazione di creazione della scanalatura, mentre il materiale in tal modo ottenuto provoca una contaminazione del sistema nel quale vengono installati gli elementi di fissaggio mentre le scanalature opposte tendono a venire corrose.
SOMMARIO DELL'INVENZIONE
In conformità con i principi della presente invenzione, dei lobi, estendentisi assialmente, da un dado filettato internamente, vengono comandati, per rotazione, per mezzo di coni di carburo montati, con possibilità di spostamento, nella bussola di una chiave di comando. In corrispondenza di una coppia prestabilita, la porzione terminale esterna radiale del materiale che forma il lobo viene deformata plasticamente per il fatto che viene appiattita, radialmente, in una direzione verso il dado, quantunque non venga eliminata per taglio, consentendo in tal modo alla bussola di ruotare rispetto ai lobi e ai coni, per un avanzamento contro il lobo immediatamente successivo. Successivamente, qualora il carico di serraggio sul giunto dovesse rilassarsi, il processo verrebbe ripetuto e i coni verrebbero sollecitati all’impegno con i lobi, per una seconda volta.
Vantaggiosamente, i lobi radialmente appiattiti forniscono una indicazione visiva, per l'utente, del fatto che il dado è stato appropriatamente avvitato, con la coppia richiesta. Poiché il lobo risulta pure appiattito, angolarmente, nella direzione di sviluppo della coppia, un utensile eliminerebbe, mediante taglio, la porzione angolarmente appiattita, fornendo in tal modo una indicazione del fatto che il dado è sollecitato in modo abnorme.
Ulteriori scopi, vantaggi e caratteristiche della presente invenzione risulteranno più evidenti dall'analisi della seguente descrizione dettagliata e delle rivendicazioni riportate in appendice, il tutto considerato in unione ai disegni allegati.
BREVE DESCRIZIONE DEI DISEGNI
La figura 1 è una sezione longitudinale di un sistema di fissaggio includente una chiave di comando ed una bussola di comando, adatte a comandare un dado a più lobi, filettato internamente, allo scopo di garantire una relazione di serraggio con un elemento di fissaggio filettato esternamente, per unire fra loro una coppia di lamiere;
la figura 2 è una sezione longitudinale esplosa della chiave di comando rappresentata nella figura 1;
la figura 3 è una sezione, su scala maggiore, considerata presa lungo la linea 3-3 della figura 2, illustrante la chiave di comando ed una guida della bussola;
la figura 4 è una sezione considerata presa lungo la linea 4-4 della figura 3, illustrante la bussola di comando posizionata contro un primo lobo, per sollecitare il dado;
la figura 5 è una sezione, simile a quella riportata nella figura 4, illustrante la bussola di comando che esercita una determinata coppia sul dado di serraggio;
la figura 6 è una sezione simile a quella riportata nella figura 4, illustrante il primo lobo, quando il complesso è stato completamente serrato per mezzo della bussola di comando e quando la bussola di comando è stata ruotata in posizione, per applicare una coppia al secondo lobo immediatamente successivo;
la figura 7 è una vista in pianta dall'alto, riguardante la parte superiore del dado e illustrante il lobo sollecitato da una coppia, rappresentato nella figura 6;
le figure 8-12 corrispondono, rispettivamente, alle figure 3-7 ma differiscono dalle stesse per il fatto che la guida della bussola è stata spostata assialmente verso la parte posteriore, rispetto alla bussola di comando.
DESCRIZIONE DETTAGLIATA DELL'INVENZIONE
Facendo ora riferimento ai disegni allegati, può essere rilevato che la figura 1 illustra un sistema di fissaggio includente un utensile motorizzato 10 presentante un azionatore assiale rotativo 12 estendentesi dallo stesso, una chiave cilindrica a bussola 14 presentante una bussola posteriore di comando 16 per il collegamento, con possibilità di rimozione, al sistema di comando e alla bussola anteriore di comando 18, un dado di bloccaggio 20 dotato di lobi, presentante una periferia esterna adatta ad essere ricevuta all'interno della bussola anteriore di comando 18 e un foro assiale filettato internamente (non rappresentato), una coppia di membri a lamiera 22 e 24 formanti una serie allineata di fori per bulloni (non rappresentati), mentre può essere pure rilevato che un bullone 26 presentante una testa 26a è in grado di posizionarsi contro la lamiera 22, mentre è pure presente un foro assiale 26b filettato esternamente, estendentesi attraverso i fori per il bullone, per una connessione con il filetto del dado di bloccaggio. La testa 26a del bullone presenta delle appropriate superfici di impegno per favorire l'avvitamento del corpo filettato sul dado di blocco.
L'utensile motorizzato 10 può venire alimentato con l'ausilio di mezzi tradizionali, mentre l'azionatore assiale rotativo 12 presenta una sezione trasversale adatta all'impegno con la bussola posteriore di comando 16. Quantunque siano possibili parecchie configurazioni, in accordo con quanto illustrato, la sezione trasversale dell'azionatore assiale rotativo 12 e della bussola posteriore di comando 16 è quadrata..
Facendo riferimento, in primo luogo, alle figure 1 e 2, può essere rilevato che la chiave cilindrica a bussola 14 presenta un asse centrale di rotazione, mentre gli elementi della chiave sono generalmente disposti concentricamente rispetto all'asse di rotazione. La chiave cilindrica a bussola 14 comporta un corpo 28 generalmente cilindrico presentante una porzione posteriore 30 ed una porzione anteriore 32 formate in modo tale da includere le bussole 16 e 18 mentre presenta un foro a gradini 34 estendentesi centralmente attraverso il corpo e fra le bussole 16 e 18, la parete interna della bussola anteriore di comando 18 e la perfieria esterna 36 della porzione terminale 30 essendo parzialmente filettate, un dado di arresto 38 avvitato nella bussola anteriore di comando 18 e un anello 40, una rondella di spinta 42, un manicotto 44 e un controdado 46, nell'ordine indicato, disposti sulla periferia esterna 36 del corpo 28. Un elemento filettato di fissaggio 48 è disposto nel foro a gradini 34, in modo tale che la testa 48a dello stesso risulti disposta in un alloggiamento 16a_ e a contatto con una corrispondente parete terminale, mentre il corrispondente corpo 48b si estende nell'alloggiamento 18 e risulta collegato al dado di arresto 38.
Il dado di arresto 38 è generalmente cilindrico e presenta un foro a gradini estendentesi coassialmente fra le proprie facce terminali assiali opposte 38a e 38b la faccia terminale 38a essendo adatta ad impegnare una parete terminale assiale dell'alloggiamento 18 mentre la faccia terminale 38b è adatta ad insediarsi contro la parte superiore del dado di bloccaggio a lobi 20. La superficie esterna del dado di arresto presenta una filettatura che impegna la filettatura presente nella bussola anteriore di comando 18 che permette la variazione assiale della posizione del dado di bloccaggio rispetto alla bussola 18. Il foro a gradini risulta parzialmente internamente filettato in modo tale da impegnarsi con il corpo 48b dell'elemento di fissaggio mentre presenta una sede, o cavità cilindrica 38£ che si estende assialmente verso l'interno dalla faccia terminale 38b, allo scopo di ricevere una porzione terminale assiale dell'elemento filettato di fissaggio 26.
Il manicotto 44 è generalmente cilindrico e presenta una faccia terminale anteriore assiale che viene in impegno con la faccia assiale posteriore della rondella di spinta 42 ed una faccia terminale assiale posteriore che viene in impegno con il controdado 46. Il manicotto 44 e il controdado 46 sono internamente filettati e collegati alla filettatura esterna presente sulla porzione terminale posteriore 20. Vantaggiosamente, l'interconnessione a filettatura consente, al manicotto 44 di venire spostato, assialmente, rispetto alle porzioni 30 e 32 del corpo mentre la posizione assiale dell'anello 40 può venire variata rispetto alla porzione terminale anteriore del corpo, per cui è possibile la regolazione della coppia, in un modo che verrà in seguito descritto.
L'anello 40 è generalmente cilindrico e si estende fra le facce terminali assiali, anteriore e posteriore, la faccia terminale assiale posteriore venendo a contatto con la faccia terminale assiale anteriore della rondella di spinta 42. La parete interna dell'anello include una porzione a parete posteriore cilindrica 50 dimensionata in modo tale da garantire un accoppiamento a scorrimento assiale, senza interferenza, attorno alla periferia esterna 36 della porzione terminale anteriore 32 ed una porzione di parete troncoconica 52 che si rastrema radialmente verso l'esterno e che si pone attorno alla porzione terminale anteriore 32.
Preferibilmente e in conformità con i principi della presente invenzione, varie scanalature assiali 54, ognuna dimensionata in modo tale da ricevere un corrispondente cono 56 di un cuscinetto a rulli, sono disposte equiangolarmente attorno alla porzione terminale anteriore 32. La scanalatura 54 include una coppia di pareti laterali 54a e 54b, allungate e angolarmente distanziate, ed una coppia di pareti terminali 54c: e 54d assialmente distanziate- Le pareti laterali 54a e 54b sono disposte in piani estendentisi radialmente e formano una culla sagomata a V, allo scopo di supportare, con possibilità di rotazione, un cono 56 del cuscinetto a rulli. Sotto questo aspetto, deve essere rilevato che il cono 56 del cuscinetto presenta una superficie esterna troncoconica 56a disposta simmetricamente attorno ad un asse centrale e fra le facce terminali opposte 56b e 56c. Il cono è disposto nella propria scanalatura 54, in modo tale che le facce terminali 56b e 56c risultino adiacenti alle pareti terminali 54c e 54d della scanalatura e un segmento arcuato 58, estendentesi assialmente, del cono, sporge radialmente nell'alloggiamento 18. Quando insediate nella scanalatura, le sporgenze radiali più interne dei segmenti conici 58 sono disposte sull'arco di un cerchio presentante il proprio centro sull'asse di rotazione. La porzione rastremata di parete 52 dell'anello 40 è disposta in corrispondenza di un angolo acuto rispetto alla porzione terminale 18. Come cosa importante, deve essere rilevato che la porzione di parete rastremata 52 è dimensionata in modo tale da risultare in impegno di contatto in linea con il prolungamento radiale massimo esterno della superficie esterna conica 56a, in modo tale che il cono sia costretto a ruotare rispetto a, ed entro la propria scanalatura.
Quantunque i coni e la parete 52 della pista siano troncoconici, deve essere rilevato che i coni e la parete 52 potrebbero essere cilindrici.
Il dado di blocco 20 include una sezione troncoconica di base 60 presentante una faccia di battuta 60a adatta ad insediarsi contro la lamiera 24 ed una testa cilindrica 62 presentante una superficie cilindrica 62a estendentesi longitudinalmente dalla base ad una faccia terminale superiore 621b, la testa essendo ricevuta nell'alloggiamento anteriore 18. Vari lobi 64, estendentisi assialmente e disposti angolarmente, si estendono radialmente verso l'esterno dalla superficie 62a, mentre coppie adiacenti di lobi formano degli avvallamenti assiali che si aprono in corrispondenza della faccia terminale 62b e si estendono assialmente dalla stessa, sino alla base 60. I segmenti conici possono venire ricevuti nelle cavità e sedi adiacenti ai lobi. I lobi 64 sono generalmente semicilindrici come sezione trasversale e definiscono una porzione a cresta 64a che si estende radialmente verso l'esterno, un fianco arcuato 64b rivolto nella direzione di rotazione per lo sviluppo della coppia e un fianco arcuato 64c rivolto in allontanamento dalla direzione di rotazione.
Ogni lobo presenta la propria periferia esterna formata sull'arco di un cerchio presentante un diametro leggermente inferiore al diametro interno massimo dell'alloggiamento 18, secondo quanto definito dalla parete interna della porzione terminale anteriore 32 ma maggiore dell'arco di un cerchio tangente al prolungamento radiale interno dei segmenti di cono 58.
Il dado 20 e i corrispondenti lobi associati 64 vengono realizzati con l'impiego di un materiale in grado di subire una deformazione plastica. Vale a dire, i coni di comando 56 vengono realizzati con l'impiego di un materiale più duro del materiale del dado 20. Quantunque varie combinazioni di materiali per i coni 56 e i lobi 64 possano operare in modo soddisfacente, in una applicazione il cono è stato realizzato in carburo.
Il tempo richiesto perchè un cono di rotolamento possa attraversare la cresta del lobo e la velocità rotazionale dell'attrezzo di fissaggio determinano il grado di rilassamento del giunto, tutti gli altri parametri essendo costanti. A volte, può essere desiderabile una maggior separazione delle cavità allo scopo di minimizzare il rilassamento ad un precarico desiderato.
La profondità della cavità, il materiale utilizzato per il dado di bloccaggio e il diametro dei lobi risultano correlati al diametro dei rulli di comando, in modo tale che i lobi possano cedere in funzione dell'applicazione di una forza di compressione predeterminata e questo, a sua volta, risulta direttamente correlato alla coppia applicata e al precarico del giunto fra il dado di bloccaggio e la testa del bullone di blocco. Un modo per il controllo del precarico comporta la variazione della quantità di materiale dei coni soggetta ad una deformazione anelastica. Il precarico è una funzione del numero dei lobi e dei coni. Il precarico può pure venire controllato variando l'area del lobo intercettata dai coni. Un terzo modo consiste nel variare la durezza del lobo rispetto alle proprietà del materiale dei coni.
Facendo nuovamente riferimento alle figure 3-7, può essere rilevato che l'anello 40 è stato montato in corrispondenza della propria posizione assiale più avanzata rispetto al corpo 28- Per una data scanalatura 54 e per un dato cono 56, la parete rastremata 52 dell'anello forza il segmento di cono 58 ulteriormente verso l'interno, in senso radiale, e impedisce un movimento radiale, verso l'esterno, del cono.
Secondo quanto rappresentato nella figura 4, in funzione dell'applicazione di una coppia predeterminata all'elemento di comando, il cono 54 viene ruotato contro il fianco 64c; del lobo 64. Nella figura 5, può essere rilevato che la ulteriore coppia provoca una compressione radiale del lobo verso il dado, con cedimento come compressione radiale. Vale a dire, in funzione di un impegno sufficiente da parte dell'azìonatore assiale 12, in una direzione di rotazione tendente a serrare il dado sul bullone e contro le lamiere, per produrre, unitamente alle lamiere, il carico predeterminato, il lobo si deforma radialmente verso l'interno, mentre il cono sposta il materiale del lobo nella direzione di rotazione, secondo quanto indicato in 65. Infine, il cono deforma il lobo, secondo quanto indicato in 67 e ruota nella posizione contro il lobo successivo. Le figure 6 e 7 illustrano la porzione appiattita 69 del lobo.
Successivamente, il cono viene spostato sul lobo successivo, per vincere il rilassamento nel giunto.
Secondo quanto rappresentato in connessione con le figure 8-12, il controdado e il manicotto sono stati posizionati verso la parte posteriore, sulla porzione terminale posteriore 16, in modo tale da consentire il posizionamento assiale dell’anello verso la parte posteriore, considerando la propria estremità anteriore. In una tale condizione, la retrazione assiale dell'anello 40 consente il posizionamento della parete rastremata 52 ulteriormente in senso radiale, verso l'esterno, dai coni e consente di forzare i coni radialmente verso l’esterno, dalle rispettive sedi, o alloggiamenti, e verso la parete 52 in funzione dell'impegno dei lobi da parte dei coni. Pertanto, secondo quanto rappresentato nelle figure 11 e 12, i coni comportano un minor impegno con i lobi, la deformazione plastica risulta inferiore mentre anche la coppia è minore.
Quantunque la presente trattazione sia stata riferita alla versione preferita dell'invenzione, deve essere sottolineato il fatto che l'invenzione in oggetto è suscettibile di modifiche, varianti e sostituzioni senza scostarsi dal vero spirito o dal vero significato delle rivendicazioni riportate in appendice.

Claims (17)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Azionatore per posizionare un dado in un giunto per mezzo dell'applicazione di una coppia al dado, la periferia esterna del dado presentando una pluralità di lobi deformabili plasticamente, estendentisi assialmente e distanziati angolarmente, tali lobi estendendosi radialmente verso l'esterno dal dado, in modo tale da venire deformati dall'azionatore, i lobi deformandosi per compressione radiale, quando il dado viene serrato, e il materiale del lobo si sposta radialmente verso l'interno, vale a dire verso il corpo del dado, allo scopo di eliminare del materiale per l'azionatore e terminare il serraggio del giunto, detto azionatore comprendendo: un corpo longitudinale dell'azionatore, presentante un asse di rotazione e formante un alloggiamento per ricevere e circondare la periferia esterna del dado, un anello montato sul corpo dell'azionatore, mezzi di impegno del lobo, estendentisi assialmente ed impegnanti detto anello e detto corpo, per ricevere una coppia di impegno applicata all'azionatore e deformare, radialmente, in modo anelastico, una porzione terminale assiale radialmente esterna di ognuno di detti lobi.
  2. 2. Azionatore come rivendicato nella rivendicazione 1, includente mezzi di regolazione per variare la coppia di impegno per un dato dado.
  3. 3. Azionatore come rivendicato nella rivendicazione 2, in cui detti mezzi di regolazione includono mezzi per variare la posizione assiale dell'anello rispetto al corpo dell'azionatore.
  4. 4. Azionatore come rivendicato nella rivendicazione 1, in cui detto azionatore e detto anello presentano porzioni terminali anteriori, generalmente cilindriche, disposte concentricamente, mentre detti mezzi di impegno del lobo includono una pluralità di scanalature estendentisi radialmente attraverso detto corpo e un rullo ricevuto in ogni scanalatura, il rullo essendo supportato, con possibilità di rotazione, nella rispettiva scanalatura e presentando un segmento estendentesi radialmente verso l'interno dell'alloggiamento, in modo tale da impegnare e deformare, plasticamente, il lobo.
  5. 5. Azionatore come rivendicato nella rivendicazione 4, in cui la porzione terminale anteriore di detto anello impedisce il movimento radiale, verso l'esterno, del rullo durante l'impegno del rullo con un lobo.
  6. 6. Azionatore come rivendicato nella rivendicazione 4, in cui la porzione terminale anteriore di detto anello permette un movimento radiale, verso l'esterno, del rullo durante l'impegno del rullo con un lobo.
  7. 7. Azionatore come rivendicato nella rivendicazione 4, in cui detti rulli sono generalmente sagomati in modo troncoconico e disposti, simmetricamente, lungo un asse geometrico centrale, la superficie esterna di detto rullo essendo adatta ad impegnare, con possibilità di rotazione e deformare plasticamente il lobo.
  8. 8. Azionatore come rivendicato nella rivendicazione 7, in cui la parete rivolta verso l'interno, di detto anello è disposta in modo troncoconico rispetto ad un asse centrale di detto corpo dell'azionatore, mentre la superficie esterna del rullo si estende, in parte, radialmente verso l'esterno dalla corrispondente scanalatura nell'anello e in impegno con la parete, rivolta verso l'interno, di detto anello.
  9. 9. Azionatore come rivendicato nella rivendicazione 8, in cui ogni lobo presenta una coppia di fianchi assiali rivolti verso la parte anteriore e verso la parte posteriore rispetto alla direzione della rotazione che sviluppa la coppia ed una cresta radiale esterna definita fra i fianchi, il lobo venendo deformato in modo tale che la cresta risulti plasticamente deformata radialmente verso l'interno, verso il dado con inclusione di una porzione estendentesi, angolarmente, dal fianco anteriore del fianco deformato verso il fianco posteriore del lobo successivo.
  10. 10. Azionatore come rivendicato nella rivendicazione 9, in cui il dado è dotato di almeno due lobi distanziati angolarmente, mentre l'anello è dotato di due coni di cuscinetti a rullo.
  11. 11. Corpo di una chiave, di tipo rotante, presentante una porzione ad alloggiamento configurata in modo tale da ricevere ed applicare una coppia ad una testa di un elemento di fissaggio, generalmente di tipo cilindrico, la superficie cilindrica esterna della testa presentando una serie di lobi assiali, sporgenti radialmente, distanziati angolarmente, adatti ad essere impegnati e a deformarsi per compressione radiale, quando il dado viene fissato su di un elemento filettato di fissaggio cooperante, contro un pezzo in lavorazione, detta porzione ad alloggiamento comprendendo una parete cilindrica interna distanziata radialmente dal prolungamento radiale esterno dei lobi, detta parete essendo dotata di una serie di scanalature assiali angolarmente distanziati, una serie di coni di comando montati, con possibilità di rotazione, in una rispettiva scanalatura, ogni azionatore essendo adatto ad impegnare e a deformare, plasticamente, una porzione assiale del lobo in tal modo impegnato ed una parete esterna montata in modo tale da potersi disporre attorno alla parete interna, la parete esterna inibendo il movimento radiale, verso l'esterno, dei coni.
  12. 12. Invenzione come rivendicata nella rivendicazione 11, in cui detta parete esterna è sagomata in modo troncoconico rispetto all'asse di rotazione, detti coni dell'azionatore essendo sagomati in modo troncoconico, la superficie esterna dei coni essendo adatta ad appoggiare contro le pareti laterali della scanalatura , stabilendo un contatto lineare con detta parete esterna.
  13. 13. Metodo per il posizionamento di un giunto di un dado filettato, di una vite filettata e di almeno una lamiera, il dado presentando lobi deformabili plasticamente sulla propria parte longitudinale esterna in modo tale che, in funzione dell'esistenza di un carico di serraggio predeterminato fra il dado e la lamiera, possa verificarsi una corrispondente deformazione plastica per compressione radiale con spostamento del materiale del dado allo scopo di provocare la cessazione dell'azione di sviluppo della coppia, le fasi del metodo comprendendo: il montaggio di una pluralità di coni assiali, in relazione di rotolamento in una bussola di comando, il posizionamento del dado nell'alloggiamento, con i coni adiacenti ai lobi, i lobi presentando una periferia esterna formata sull’arco di un cerchio che risulta leggermente inferiore al diametro interno massimo dell'alloggiamento ma maggiore dell'arco di un cerchio tangente al prolungamento radiale interno dei coni, e la rotazione della bussola di comando e il forzamento dei coni al di sopra dei lobi, in modo tale da deformare plasticamente una porzione assiale del lobo, radialmente verso l'interno.
  14. 14. Metodo come rivendicato nella rivendicazione 13 includente le fasi consistenti nel provocare la deformazione plastica di un primo lobo da parte di un primo cono a rulli, nell'introduzione di una pausa e nel provocare l'impegno del primo lobo, a rotolamento, da parte di un secondo cono a rulli.
  15. 15. Metodo come rivendicato nella rivendicazione 13, includente la fase di montaggio dei coni in un primo manicotto cilindrico per un movimento di rotolamento all'interno dello stesso, di montaggio di un secondo manicotto attorno al primo manicotto e a detti coni e il posizionamento assiale del primo manicotto rispetto al dado, in modo tale che i coni vengano a contatto con una porzione terminale assiale dei lobi.
  16. 16. Metodo come rivendicato nella rivendicazione 15, includente la fase di posizionamento assiale del secondo manicotto, in modo tale che la parete interna possa impegnare il prolungamento radiale esterno dei coni, allo scopo di impedire un movimento radiale verso l'esterno, del cono, in allontanamento dalla propria sede di montaggio nella prima scanalatura.
  17. 17. Metodo come rivendicato nella rivendicazione 15, includente le fasi di spostamento del secondo manicotto assialmente verso la parte posteriore, rispetto al primo manicotto e di una parete interna del secondo manicotto, radialmente verso l'esterno, rispetto al primo manicotto, in modo tale che i coni possano venire forzati radialmente verso l'esterno e in allontanamento del lobo, allo scopo di ridurre la quantità di materiale che viene plasticamente deformata da parte dei coni.
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