ITAN20110090A1 - Attrezzatura modulare per impianti dentali composta da un impianto e da un moncone che sfruttano un indice antirotazionale formato da risalti conici. - Google Patents

Attrezzatura modulare per impianti dentali composta da un impianto e da un moncone che sfruttano un indice antirotazionale formato da risalti conici. Download PDF

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Description

DESCRIZIONE
a corredo di una domanda di brevetto per invenzione industriale avente per titolo:
“ATTREZZATURA MODULARE PER IMPIANTI DENTALI COMPOSTA DA UN IMPIANTO E DA UN MONCONE CHE SFRUTTANO UN INDICE ANTIROTAZIONALE FORMATO DA RISALTI CONICI”.
TESTO DELLA DESCRIZIONE
La presente domanda di brevetto per invenzione industriale ha per oggetto un’attrezzatura per impianti dentali composta da un impianto e da un moncone che sfruttano un indice antirotazionale formato da risalti conici.
Le peculiarità ed i vantaggi dell’ invenzione in oggetto risulteranno più evidenti a seguito di una breve descrizione dello stato dell’arte.
Allorquando si tratti di sostituire uno o più denti caduti, si ricorre alla posa in opera di rispettivi impianti dentali nel cavo orale del paziente.
Una simile tecnologia prevede innanzitutto che il dentista innesti dapprima nell’osso del paziente un perno metallico (definito “impianto” nel gergo del settore) che assolve alla funzione di radice in favore del dente artificiale da installare.
Una volta che un simile impianto si sia stabilizzato nell’osso, è previsto che su di esso venga poi fissato, solitamente per il tramite di una vite, un sovrastante stelo metallico definito usualmente “moncone”.
A sua volta un tale moncone è destinato a supportare la vera e propria protesi dentaria (la cosiddetta “corona”), vale a dire la capsula metallica, rivestita di ceramica, che riproduce fedelmente il dente naturale mancante.
La maggior parte degli impianti adotta un indice antirotazionale che ha contemporaneamente una funzione stabilizzatrice nei confronti dei rispettivi monconi ed una funzione di facilitare il compito al clinico nelle varie fasi protesiche.
Per stabilizzare maggiormente l’unione tra l’estremità superiore dell’impianto e l’estremità inferiore del moncone è previsto che tra di esse si stabilisca un accoppiamento prismatico antirotazionale.
Un simile accorgimento viene previsto in considerazione delle forti sollecitazioni che, durante la masticazione, potrebbero trasmettersi ad un simile impianto dentale, con il rischio di vedere insorgere giochi indesiderati tra impianto e moncone.
Attualmente gli anzidetti accoppiamenti possono essere del tipo definito comunemente “fiat to fiat”, nell’ambito del quale è previsto un accoppiamento prismatico tra un’appendice sfaccettata (che ricorda la testa di un bullone) prevista su uno dei componenti da accoppiare e da una corrispondente sede sfaccettata prevista sull’altro componente.
Nel gergo del settore si dice che Γ accoppiamento prismatico realizzato tra i due anzidetti componenti cooperanti generi un “indice antirotazionale”; essendo previsto che le forme geometriche più utilizzate per realizzarlo siano il triangolo, l’esagono, l’ottagono e il dodecagono.
Ebbene gli anzidetti impianti dentali “fiat to fiat” possono essere realizzati alternativamente con la logica della connessione esterna o della connessione interna.
Nel caso delle protesi dentali a connessione esterna è previsto che l’anzidetta appendice sfaccettata sia ottenuta alla sommità dell’ impianto, mentre la corrispondente sede di alloggiamento è ottenuta alla base del sovrastante moncone.
Nel caso delle protesi dentali a connessione interna è previsto invece che Γ appendice sfaccettata sia ottenuta alla base del moncone, mentre la corrispondente sede di alloggiamento è ottenuta alla sommità del sottostante impianto.
Nell’ambito di una simile alternativa gli impianti dentali a connessione esterna si fanno preferire per la loro versatilità e per la notevole comodità di utilizzo, che derivano sostanzialmente dal fatto che l’anzidetta appendice sfaccettata che risulta prevista alla sommità dell’ impianto abbia un’altezza piuttosto contenuta.
Allorquando si adotti una simile tecnologia, infatti, risulta molto facile prendere l’impronta di un impianto dentale (anche in caso di impianti multipli disparalleli tra loro), ottenere armature passive e, in definitiva, realizzare protesi senza l’uso dei componenti intermedi noti come MUA (multi -unit abutment).
A fronte di tali vantaggi, un impianto dentale a connessione esterna risulta tuttavia penalizzato - proprio in ragione della ridotta altezza dell’anzidetta appendice sfaccettata del relativo impianto - da una notevole tendenza allo svitamento e ad una maggiore incidenza di rottura della vite protesica in quanto componente maggiormente sollecitato.
Da parte loro gli impianti dentali a connessione interna si fanno preferire, invece, per il fatto che l’appendice sfaccettata prevista sui rispettivi monconi adotta solitamente una notevole altezza, tale da consentire da conferire una maggiore altezza anche all’ anzidetto indice antirotazionale, vale a dire all’accoppiamento prismatico tra impianto e moncone.
In tal modo questi impianti a connessione interna sono in condizione di manifestare una soddisfacente resistenza alle indesiderate sollecitazioni rotazionali; va detto però che la maggiore altezza dell’anzidetta appendice sfaccettata va a discapito della versatilità di utilizzo di una simile componentistica, la quale - non per niente - richiede obbligatoriamente Γ utilizzo degli anzidetti MUA nel momento in cui si debbano realizzare protesi avvitate.
Più in generale occorre segnalare che l’anzidetta tecnologia “fiat to fiat” genera comunque, sia nella versione a connessione interna, che nella versione a connessione esterna, due problematiche di notevole portata.
Si consideri intanto che per realizzare il desiderato accoppiamento prismatico tra impianto e moncone è sempre necessario prevedere una certa tolleranza tra le due componenti da accoppiare, vale a dire tra l’appendice sfaccettata dell’uno e la corrispondente sede di alloggiamento dell’altro.
Si dà il caso però che una simile tolleranza tenda inevitabilmente a generare una certa mobilità del moncone rispetto al sottostante impianto, nel momento in cui il moncone medesimo si trovi sottoposto ai carichi obliqui che possono manifestarsi, tutt’ altro che infrequentemente, in occasione della masticazione.
Un’ulteriore problematica deriva dal fatto che le anzidette tolleranze necessarie tra i due componenti accoppiati prismaticamente fa sì che tra l’uno e l’altro possano generarsi piccoli spazi vuoti (dovuti ad un non perfetto centraggio degli stessi) che tendono facilmente ad essere colonizzati da batteri in grado di causare infiammazioni dell’osso peri-implantare.
Scopo specifico della presente è quello di ovviare a queste ultime problematiche e dunque, più precisamente, di realizzare un impianto ed un moncone atti a realizzare un accoppiamento che si dimostri perfettamente stabile, anche rispetto alle forti sollecitazioni dovute alla masticazione, e contemporaneamente del tutto immune dal rischio di essere colonizzato dagli anzidetti pericolosi batteri.
L’idea di soluzione che ha permesso di perseguire simili finalità è stata quella di prevedere che gli anzidetti impianto e moncone realizzino tra loro un accoppiamento prismatico (un indice antirotazione) che si instaura in virtù della cooperazione di profili conici coniugabili.
A differenza di quanto avviene nella riferita tecnica anteriore, infatti, la previsione degli anzidetti profili conici coniugabili assicura, in aggiunta alla perfetta stabilizzazione del reciproco accoppiamento tra moncone ed impianto, che tra questi due stessi componenti cooperanti si origini una perfetta “sigillatura”.
In tal modo non rimane il benché minimo spazio libero, che altrimenti potrebbe favorire, per l’appunto, la proliferazione dei batteri.
Per ottenere un simile risultato si è previsto, in particolare, che rimpianto appartenente all’attrezzatura secondo il trovato debba recare, in corrispondenza della propria imboccatura, una serie perimetrale di intagli conici e che il corrispondente moncone debba recare, sostanzialmente all’altezza della propria estremità rastremata (nota nel gergo come “cono morse”), una corrispondente serie di risalti conici.
Un ulteriore importante scopo della presente invenzione è quella di rendere possibile Γ instaurazione dell’ anzidetto indice antirotazione, basato per l’appunto sull’accoppiamento di profili conici, anche in presenza di monconi di impostazione tradizionale, dunque non dotati sin dall’ origine degli anzidetti risalti conici.
A tale scopo la nuova attrezzatura in questione comprende una ghiera adattatrice che risulta capace di essere infilata stabilmente sull 'esterno del cono morse di un moncone tradizionale e che reca sull’esterno una serie perimetrale di risalti conici.
Grazie ad una simile dotazione, infatti, anche un moncone tradizionale diventa capace di essere vantaggiosamente ed esattamente accoppiato con lo specifico impianto appartenente all’attrezzatura secondo il trovato, quello dotato cioè degli anzidetti intagli conici.
Per maggiore chiarezza esplicativa la descrizione del trovato prosegue con riferimento alle tavole di disegno allegate, aventi solo valore illustrativo e non certo limitativo, in cui:
- la figura 1 mostra, con una rappresentazione assonometrica, rimpianto appartenente alla nuova attrezzatura in questione; - la figura 2 mostra, con una rappresentazione assonometrica, il moncone atto a cooperare con rimpianto di figura 1;
- la figura 3 mostra, con un disegno in sezione, le modalità di reciproco accoppiamento dei due anzidetti componenti;
- la figura 4 è analoga alla precedente, ma serve a mostrare le modalità di fissaggio dei due anzidetti componenti per il tramite di una vite di collegamento;
- la figura 5 mostra, con una rappresentazione assonometrica, una ghiera adattatrice, anch’essa appartenente alla nuova attrezzatura in questione, atta a rendere compatibili con l’ anzidetto impianto di figura 1 anche monconi tradizionali non dedicati;
- la figura 6 mostra, con un disegno in sezione, l’assetto assunto dall’ anzi detta ghiera adattatrice in occasione dell’accoppiamento tra il moncone che la adotti ed il rispettivo impianto.
Con riferimento alla figura 1, il primo componente dell’attrezzatura secondo il trovato consiste in un impianto (1) che si configura usualmente come uno stelo cilindrico filettato esternamente e che reca, in corrispondenza della sua imboccatura (altrimenti definibile “tratto coronale”), una sede conica (10), le cui pareti laterali (11) risultano convergenti verso il tratto apicale dell’impianto medesimo (1).
In corrispondenza di dette pareti laterali (11) sono realizzate alcune impronte (12) sostanzialmente ad “U”, disposte nel senso dell’altezza e regolarmente distanziate.
In particolare la parete posteriore di ciascuna di tali impronte (12) reca un profilo inclinato, tale per cui la profondità di ogni impronta risulta crescente dall’ imboccatura dell’impianto (1) in direzione del tratto apicale dello stesso.
La parete di fondo (IOa) dell’anzidetta sede conica (10) risulta raccordata con un sottostante foro cilindrico (13), dotato di pareti filettate.
Il secondo componente dell’attrezzatura secondo il trovato consiste in un primo moncone (2), usualmente consistente in uno stelo tubolare sostanzialmente cilindrico, che risulta dotato di un’estremità conica rastremata (2a).
Detto moncone (2) risulta attraversato da un foro assiale che si compone di un primo tratto (20a), di maggiore sezione e di maggiore lunghezza, e di un secondo tratto (20b), di minore sezione e di minore lunghezza, che ne attraversa Γ anzi detta estremità rastremata (2a) e che adotta, in particolare, una sezione corrispondente a quella dell’anzidetto foro (13) dell’impianto (1).
Il raccordo tra questi due tratti (20a, 20b) dell’ anzidetto foro assiale è assicurato, sull’intemo del moncone medesimo (2), da uno spallamento (20c).
Si consideri altresì che Γ anzi detta estremità conica (2a) di tale moncone (2) reca una lunghezza ed una sezione perfettamente compatibili con la profondità e la sezione dell’anzidetta sede conica (10) deirimpianto (1).
Le pareti perimetrali dell’anzidetta estremità conica (2a) del moncone (2) presentano sull’ esterno una conicità esattamente corrispondente a quella delle pareti che delimitano perimetralmente la sede (10) dell’ impianto (1).
In corrispondenza delle anzidette pareti esterne di detta estremità conica (2a) risulta peraltro ottenuta una serie di risalti (21), sostanzialmente ad “U”, aventi forma e profilo compatibili con quelli delle anzidette impronte (12) della sede conica (10) dell’impianto (1).
La parete frontale di ciascuno di tali risalti (21) reca peraltro un profilo spiovente, tale per cui i risalti medesimi (21) presentano uno spessore crescente coerentemente con quanto previsto per la profondità delle anzidette impronte (12) dell’impianto (1).
Naturalmente un simile moncone (2) è destinato ad essere accoppiato a maschio e femmina con il rispettivo sottostante impianto (1).
In particolare questo accoppiamento si completa nel momento in cui l’anzidetta estremità conica (2a) del moncone (2) si insedia perfettamente entro l’anzidetta sede conica (10) dell’impianto (1), fino al punto a battuta contro Γ anzi detta parete di fondo (IOa) di questa stessa sede conica (10); tale condizione è mostrata in figura 3.
In tale condizione, peraltro, gli anzidetti risalti (21) dell’estremità rastremata (2a) del moncone (2) trovano esatto alloggiamento entro le corrispondenti impronte (12) dell’impianto (1).
Inutile dire che questo accoppiamento prismatico tra risalti (21) ed impronte (12) è quello che realizza il desiderato “indice antirotazionale” tra moncone (2) ed impianto (1), esattamente all’altezza del cosiddetto tratto coronale di quest’ultimo.
Per stabilizzare definitivamente l’unione tra il moncone (2) ed il rispettivo impianto (1) non resta che porre in opera una tradizionale vite (V) atta a penetrare in sequenza questi due componenti, sfruttando all’uopo gli anzidetti rispettivi fori assiali, secondo quanto mostrato in figura 4.
In tal modo, infatti, lo stelo filettato di questa vite può accoppiarsi elicoidalmente con l’anzidetto foro filettato (13) deH’impianto (1), mentre la sua testa si porta a battuta, ad avvitamento completato, contro Γ anzidetto spallamento (20c) previsto lungo il foro assiale che attraversa il moncone (2).
L’ulteriore componente dell’attrezzatura secondo il trovato, cui si riferisce espressamente la figura 5, è rappresentato da una ghiera adattatrice (3) che consente di accoppiare Γ anzidetto impianto (1) anche a monconi (M) non espressamente “dedicati”, vale a dire a monconi normalmente reperibili sul mercato, come ad esempio quelli di tipo Astra, Ankylos e Bicon.
Questa ghiera adattatrice (3) è infatti destinata ad essere infilata sull’esterno del cono morse di uno degli anzidetti monconi “commerciali” (M), in maniera tale da consentire a detto cono morse di accoppiarsi prismaticamente, e a livello coronale, con Γ anzidetto impianto (1) appartenente all’attrezzatura secondo il trovato; secondo quanto espressamente mostrato in figura 6.
A tale scopo detta ghiera (3) presenta una doppia conicità, sia in corrispondenza delle sue pareti interne (30), che in corrispondenza delle sue pareti esterne (31); essendo altresì previsto che sulle sue anzi dette pareti esterne (31) sia realizzata una serie di risalti (21) del tutto analoghi a quelli realizzati in corrispondenza dell’ anzidetto moncone (2).
È previsto peraltro che la conicità delle pareti interne (30) di tale ghiera (3) corrisponda alla conicità delle pareti del cono morse del moncone “commerciale” con cui deve essere accoppiata.
La conicità delle sue pareti esterne (31), invece, corrisponde alla conicità delle pareti che delimitano l’anzidetta sede conica (10) deH’impianto (1), così come l’altezza di questa stessa ghiera (3) corrisponde sostanzialmente alla profondità della medesima sede conica (10) dell’impianto (1).
In effetti una volta che una simile ghiera (3) sia infilata sull’esterno dell’estremità rastremata (C), o cono morse, di un moncone “commerciale”, si può procedere ad accoppiare quest’ultimo ad un rispettivo esemplare dell’ anzidetto impianto
(1).
In tale circostanza l’anzidetta ghiera (3) montata sul cono morse di tale moncone va ad infilarsi esattamente all’intemo della sede conica (10) deH’impianto medesimo (1), in maniera tale che i rispettivi risalti (21) previsti sulle sue pareti esterne (31) si insedino esattamente entro le corrispondenti impronte (12) previste sulle pareti che delimitano la sede conica medesima (10).

Claims (2)

  1. RIVENDICAZIONI 1) Attrezzatura modulare per impianti dentali, caratterizzata per il fatto di comprendere i seguenti componenti: - un impianto (1) consistente in uno stelo cilindrico filettato esternamente che reca, in corrispondenza della propria imboccatura, una sede conica (10) che risulta raccordata, in corrispondenza della propria parete di fondo (IOa), con un foro cilindrico (13) dotato di pareti filettate; essendo previsto che le pareti (11) dell’anzidetta sede conica (10), convergenti verso il tratto apicale deirimpianto medesimo (1), rechino una serie perimetrale equidistanziata di impronte (12) sostanzialmente ad “U”, disposte nel senso dell’ altezza, ciascuna delle quali risulta delimitata posteriormente da una parete avente profilo inclinato, tale per cui la profondità di ogni impronta (12) risulta crescente dall’ imboccatura dell’impianto (1) in direzione del tratto apicale dello stesso - un moncone (2) consistente in uno stelo cilindrico tubolare che adotta un’estremità conica rastremata (2a) atta ad insediarsi esattamente alfintemo dell’anzidetta sede conica (10) dell’impianto (1) ed altresì dotata esternamente di una serie perimetrale di risalti (21), sostanzialmente ad “U”, atti ad insediarsi esattamente alfintemo delle anzidette impronte (12) in dotazione alla medesima sede conica (10) dell’impianto (1); essendo previsto che l’ anzidetto moncone (2) rechi, per tutta la sua lunghezza, un foro assiale che si compone di un primo tratto cilindrico (20a), di maggiore sezione e di maggiore lunghezza, che risulta raccordato, con l’interposizione di uno spallamento (20c), con un secondo tratto cilindrico (20b), dislocato in corrispondenza dell’ anzi detta estremità rastremata (2a) ed altresì dotato di una sezione corrispondente a quella dell’ anzidetto foro (13) dell’impianto (1).
  2. 2) Attrezzatura modulare secondo la rivendicazione 1, caratterizzata per il fatto di comprendere un ulteriore componente consistente in: - una ghiera (3) atta ad infilarsi esattamente sull’esterno dell’ estremità conica rastremata di un rispettivo moncone (M) e ad insediarsi esattamente, nell’ anzi detta condizione, all’interno dell’anzidetta sede conica (10) dell’impianto (1); essendo previsto che tale ghiera (3) adotti, in corrispondenza delle proprie pareti esterne (31), una serie di risalti (21) atti ad insediarsi esattamente entro le anzi dette impronte (12) in dotazione alla medesima sede conica (10) dell’impianto (1).
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