ITAN20110041U1 - Vite conica per il fissaggio di impianti dentali. - Google Patents

Vite conica per il fissaggio di impianti dentali.

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ITAN20110041U1
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Inventor
Edoardo Maria Calvi
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Calvi Raffaella
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Description

DESCRIZIONE
a corredo di una domanda di brevetto per modello di utilità avente per titolo:
“VITE CONICA PER IL FISSAGGIO DI IMPIANTI DENTALI”.
TESTO DELLA DESCRIZIONE
La presente domanda di brevetto per modello di utilità ha per oggetto una vite conica per il fissaggio di impianti dentali.
Le peculiarità ed i vantaggi dell’invenzione in oggetto risulteranno più evidenti a seguito di una breve descrizione dello stato dell’arte.
Allorquando si tratti di sostituire uno o più denti caduti, si ricorre alla posa in opera di rispettivi impianti dentali nel cavo orale del paziente.
Una simile tecnologia prevede innanzitutto che il dentista innesti dapprima nell’osso del paziente un perno metallico sostanzialmente cilindrico (definito “impianto” nel gergo del settore) che assolve alla funzione di radice in favore del dente artificiale da installare.
Una volta che un simile impianto si sia stabilizzato nell’osso, è previsto che su di esso venga poi fissato, solitamente per il tramite di una vite, un sovrastante stelo metallico, sostanzialmente conico, definito usualmente “moncone”.
A sua volta un tale moncone è destinato a supportare la vera e propria protesi dentaria (la cosiddetta “corona”), vale a dire la capsula metallica, rivestita di ceramica, che riproduce fedelmente il dente naturale mancante.
Per stabilizzare maggiormente l’unione tra l’imboccatura dell’impianto ed il rispettivo moncone è previsto che tra di essi si stabilisca un accoppiamento in profondità, in virtù del quale il tratto terminale rastremato del moncone si insedia esattamente entro una corrispondente sede prevista, per l’appunto, sull’imboccatura del rispettivo impianto.
In tale contesto si prevede inoltre che i due anzidetti componenti cooperanti realizzino anche un accoppiamento antirotazionale, che serve a prevenire che il moncone prenda “giochi” indesiderati, nei confronti del rispettivo impianto, a causa delle inevitabili sollecitazioni che gli derivano nel corso della masticazione.
In particolare un simile accoppiamento antirotazionale si ottiene nel momento in cui alcuni risalti previsti sul moncone si accoppiamento prismaticamente con corrispondenti cavità previste all’imboccatura dell’impianto.
Il fissaggio finale di una tale coppia impianto-moncone si ottiene poi per il tramite di una vite che, dopo essere stata infilata attraverso un foro assiale previsto sul moncone, si impegna con il proprio stelo filettato sulle pareti di un foro filettato ottenuto sull’interno dell’impianto.
Una tipologia particolarmente diffusa degli anzidetti monconi è rappresentata dai cosiddetti monconi lunghi, si allude ai quei monconi che adottano, a valle dell’anzidetto tratto rastremato, un’appendice tubolare conica, nota nel gergo come “cono morse”.
Questa specifica tipologia di monconi, tuttavia, può essere associata soltanto ad una specifica corrispondente tipologia di impianti.
Questi impianti dedicati, infatti, devono recare, al di sotto dell’anzidetta sede di imboccatura, un foro formato in pratica da due diversi tratti, vale a dire da un primo tratto conico a pareti lisce e da un secondo tratto cilindrico a pareti filettati.
Inutile dire che il tratto conico del foro di un simile impianto è destinato ad alloggiare esattamente l’anzidetta corrispondente appendice conica del corrispondente moncone, mentre il successivo tratto cilindrico serve a realizzare l’accoppiamento elicoidale con lo stelo dell’anzidetta vite di fissaggio.
La ragione per cui è stata prevista una simile soluzione di accoppiamento tra impianti e “monconi lunghi” risiede nel fatto che, in tal modo, il moncone tende a risultare del tutto insensibile nei confronti di sollecitazioni anche forti, dovute a carichi trasversali.
Peraltro, nel medesimo contesto, lo stress masticatorio viene ad essere distribuito lungo una maggiore altezza dell’impianto, con la conseguenza di evitare quei picchi di stress a carico della zona coronale dello stesso (vale a dire della sua zona di sommità) che – ove dovessero effettivamente verificarsi – provocherebbero facilmente svitamenti e fratture a carico dell’impianto medesimo, così come una trasmissione eccessiva di carico a livello dell’osso corticale.
A fronte di simili vantaggi, è possibile tuttavia mettere in luce un inconveniente della riferita tecnologia basata sull’impiego di impianti dotati di un foro conico, legata per l’appunto alla scarsa versatilità d’impiego che questi ultimi manifestano.
Fino ad oggi, infatti, qualsiasi impianto dotato di un foro conico può essere accoppiato soltanto con un esemplare degli anzidetti monconi lunghi e non anche con un esemplare di monconi corti.
Questa seconda opzione risulta impedita dal fatto che in presenza di un moncone corto, dunque privo dell’anzidetta appendice conica, l’anzidetto tratto conico del foro dell’impianto resterebbe sostanzialmente vuoto, né potrebbe essere “riempito” dallo stelo di un’eventuale vite di fissaggio, visto che lo stesso dovrebbe necessariamente recare una forma cilindrica che gli consente soltanto di impegnarsi in corrispondenza dell’ulteriore tratto del foro dell’impianto, vale a dire in corrispondenza dell’anzidetto tratto cilindrico con pareti filettate.
Inutile dire che una simile situazione risulterebbe assolutamente improponibile, non soltanto perché pregiudicherebbe in misura sostanziale la stabilità e la resistenza dell’accoppiamento tra moncone ed impianto, ma anche perché l’anzidetto vuoto che si forma all’interno dell’impianto diverrebbe il ricettacolo di ogni genere di batterio e di impurità minute.
Tutto ciò permette facilmente di convincersi che l’odontoiatra che volesse utilizzare un moncone corto dovrebbe necessariamente dotarsi di un impianto dedicato, del tipo di quelli che presentano, sostanzialmente per tutta la loro altezza, un semplice foro cilindrico dotato di pareti filettate.
A partire da queste considerazioni critiche, lo scopo specifico della presente invenzione è quello di consentire finalmente un accoppiamento tra un impianto dotato di un foro conico ed un moncone corto, pur senza incorrere in tutti gli inconvenienti appena segnalati.
Il grande vantaggio connesso con la presente invenzione è quello di consentire ad un laboratorio di protesi dentali di dotarsi di un'unica tipologia di impianti, vale a dire soltanto di quelli dotati di foro conico, pur avendo la certezza di poterli poi utilizzare sia in combinazione con monconi lunghi, sia in combinazione con monconi corti.
L’idea di soluzione alla base della presente invenzione è stata quella di realizzare una vite adibita al fissaggio di un moncone al rispettivo impianto che si caratterizzi per il fatto di recare, al di sotto della tradizionale testa allargata, uno stelo formato da un primo tratto di profilo conico dotato pareti lisce e da un secondo tratto di profilo cilindrico dotato di pareti filettate.
Ebbene, nel momento in cui una simile vite sia utilizzata per fissare un moncone corto ad un impianto dotato di foro conico, l’effetto che si genera è che l’anzidetto tratto conico dello stelo di tale vite va occupare esattamente il corrispondente tratto conico del foro dell’impianto, mentre l’anzidetto tratto cilindrico filettato del medesimo stelo si impegna normalmente sulle pareti filettate del tratto cilindrico del foro dell’impianto.
In tale ottica, ciò che più conta rilevare è che l’anzidetto tratto conico della vite in questione “riempie” perfettamente il corrispondente tratto conico dell’impianto, con il duplice effetto di conferire grande stabilità e resistenza all’accoppiamento impianto-moncone e di “sigillare” perfettamente il foro interno dell’impianto, tanto da renderlo del tutto immune da pericolose intrusioni di batteri ed impurità minute.
Peraltro occorre segnalare anche la maggiore efficacia funzionale che la vite conica secondo il trovato è in grado di vantare rispetto ad una tradizionale vite cilindrica utilizzata usualmente per realizzare lo stabile accoppiamento tra un moncone lungo, del tipo dotato cioè di un’estremità rastremata di profilo conico, ed il rispettivo impianto, necessariamente dotato di un foro assiale recante un primo tratto conico compatibile con l’anzidetta estremità conica del moncone.
Si consideri, infatti, che la maggiore sezione che la vite secondo il trovato adotta in corrispondenza del proprio tratto conico assicura alla vite medesima una minore tendenza allo spontaneo svitamento ed una maggiore resistenza al rischio di rottura.
Per maggiore chiarezza esplicativa la descrizione del trovato prosegue con riferimento alle tavole di disegno allegate, aventi solo valore illustrativo e non certo limitativo, in cui:
- la figura 1 mostra, con una rappresentazione assonometrica, la vite conica in questione;
- la figura 2 mostra, con un disegno schematico in sezione, le modalità di accoppiamento tra un moncone ed un rispettivo impianto;
- la figura 3 mostra, con un disegno schematico in sezione, le modalità di posa in opera della vite medesima in occasione del fissaggio definitivo degli anzidetti moncone ed impianto.
Con riferimento alla figura 1, la vite secondo il trovato (1) presenta, al di sotto della propria testa allargata (10), uno stelo che comprende un primo tratto (11), conico e con pareti lisce, che risulta raccordato con un secondo tratto (12), cilindrico e con pareti filettate.
La figura 2 mostra le specifiche modalità di posa in opera della vite anzidetta (1) ai fini della stabilizzazione dell’accoppiamento tra un moncone corto (2) ed un rispettivo impianto (3).
In effetti l’anzidetto moncone (2), sostanzialmente consistente in uno stelo cilindrico tubolare attraversato assialmente da un foro cilindrico (20), adotta una testa allargata (21) dalla quale aggetta una breve estremità rastremata (22), di forma conica, attraversata assialmente da un foro conico (22a).
Da parte sua il rispettivo impianto (3), sostanzialmente consistente in uno stelo cilindrico con pareti esterne filettate, reca una sede conica (30), realizzata in corrispondenza della sua imboccatura, che sfocia in un foro che si estende assialmente per gran parte della lunghezza dell’impianto medesimo (3) e che risulta formato da un primo tratto (31), conico e con pareti lisce, e da un secondo tratto (32), cilindrico e con pareti filettate.
Si consideri peraltro che l’anzidetto foro (22a) eseguito in corrispondenza dell’estremità rastremata (22) del moncone (2) presenta lo stesso angolo di conicità di quello dell’anzidetta sede conica (30) prevista all’imboccatura dell’impianto (3).
Ebbene, allorquando l’anzidetto moncone (2) debba essere accoppiato con il rispettivo impianto (3), occorre infilare esattamente la sua anzidetta estremità rastremata (22) all’interno della corrispondente sede conica (30) prevista all’imboccatura del rispettivo impianto (3); secondo quanto mostrato in figura 2.
In tal modo si crea un perfetto allineamento tra l’anzidetto foro assiale del moncone (2) e l’anzidetto foro assiale del rispettivo impianto (3).
Solo a questo punto può essere posta in opera la vite secondo il trovato (1), infilandola assialmente entro il moncone (2), in maniera tale che il suo stelo possa poi penetrare all’interno del rispettivo impianto (3).
In questa situazione l’anzidetto tratto filettato cilindrico (12) della vite secondo il trovato (1) è destinato ad insediarsi e ad accoppiarsi elicoidalmente con l’anzidetto secondo tratto (32) del foro assiale dell’impianto (3), mentre l’anzidetto tratto conico (11) della vite medesima (1) è destinato ad insediarsi esattamente e contemporaneamente all’interno dell’anzidetto foro conico (22a) dell’estremità rastremata (22) del moncone (2) ed all’interno dell’anzidetto tratto conico (31) del foro che si estende assialmente nell’impianto (3).
In tal modo l’anzidetto tratto conico (11) della vite secondo il trovato (1) occupa interamente quegli anzidetti volumi interni in cui si è contemporaneamente insediata, sì da generare il desiderato “effetto sigillante”
Inutile dire che l’anzidetto accoppiamento elicoidale tra il tratto filettato (12) dello stelo della vite (1) e il tratto filettato (32) del foro dell’impianto (3) favorisce il progressivo avanzamento dell’intera vite (1) all’interno dell’impianto (3), fino a che la sua testa (10) non giunga a battuta contro un apposito spallamento anulare (23) previsto all’interno del moncone (2), in posizione di raccordo tra l’anzidetto foro assiale (20) del moncone medesimo (2) e l’anzidetto foro (22a) eseguito in corrispondenza della rispettiva estremità rastremata (22).
Proprio questa condizione risulta puntualmente mostrata nell’anzidetta figura 3.

Claims (2)

  1. RIVENDICAZIONI 1) Vite per il fissaggio di impianti dentali, caratterizzata per il fatto di recare, a partire dalla propria testa allargata (10), uno stelo formato da un primo tratto (11), conico e con pareti lisce, raccordato con un secondo tratto (12), cilindrico e con pareti filettate.
  2. 2) Impianto dentale formato da: - un moncone (2) sostanzialmente consistente in uno stelo cilindrico tubolare attraversato assialmente da un foro cilindrico (20) ed altresì dotato di una breve estremità rastremata (22), di forma conica, a sua volta attraversata assialmente da un rispettivo foro conico (22a); essendo prevista la presenza, sull’interno del moncone medesimo (2), di uno spallamento anulare (23) che raccorda gli anzidetti fori (20, 22a) - un rispettivo impianto (3), sostanzialmente consistente in uno stelo cilindrico con pareti esterne filettate, che reca, in corrispondenza della sua imboccatura, una sede conica (30) atta ad accogliere esattamente l’anzidetta estremità rastremata (22) del moncone (2) ed altresì sfociante in un foro che si estende assialmente per gran parte della lunghezza dell’impianto medesimo (3) e che risulta formato da un primo tratto (31), conico e con pareti lisce, e da un secondo tratto (32), cilindrico e con pareti filettate; essendo previsto che l’anzidetto primo tratto conico (31) del foro assiale di tale impianto (3) rechi lo stesso angolo di conicità di quello dell’anzidetto foro (22a) dell’estremità rastremata (22) del moncone (2) - una vite (1) comprendente una testa (10) ed uno stelo atto a penetrare attraverso il moncone (2) e ad accoppiarsi elicoidalmente con l’anzidetto secondo tratto (32), dotato di pareti filettate, del foro dell’impianto (3); impianto dentale caratterizzato per il fatto che lo stelo dell’anzidetta vite (1) reca, in posizione immediatamente consecutiva all’anzidetta testa (10), un primo tratto (11), conico e con pareti lisce, atto ad insediarsi esattamente e contemporaneamente all’interno dell’anzidetto foro conico (22a) dell’estremità rastremata (22) del moncone (2) e all’interno dell’anzidetto primo tratto (31) del foro dell’impianto (3).
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