IT202100020216A1 - “Composizione nutraceutica o farmaceutica comprendente un estratto di Silybum marianum per l’uso nel trattamento e/o nella prevenzione di condizioni o patologie epato-biliari” - Google Patents

“Composizione nutraceutica o farmaceutica comprendente un estratto di Silybum marianum per l’uso nel trattamento e/o nella prevenzione di condizioni o patologie epato-biliari” Download PDF

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Description

Descrizione dell?invenzione industriale dal titolo: ?Composizione nutraceutica o farmaceutica comprendente un estratto di Silybum marianum per l?uso nel trattamento e/o nella prevenzione di condizioni o patologie epato-biliari?
DESCRIZIONE
La presente invenzione riguarda una composizione nutraceutica o farmaceutica di sostanze efficace nella prevenzione e/o nel trattamento di condizioni e patologie epato-biliari sia nell?uomo che negli animali.
PATOLOGIE EPATO-BILIARI
Le patologie epato-biliari comprendono le patologie a carico del fegato e delle vie biliari.
Per le vie biliari le patologie riguardano soprattutto problematiche legate alla bile e al suo flusso che quindi determinano una ritenzione biliare. Le patologie epatiche (epatopatie) rappresentano una classe di affezioni che colpiscono uno degli organi pi? importanti del nostro organismo, il fegato.
Il fegato ? l?organo deputato alla detossificazione ed implicato nel metabolismo dei lipidi e degli zuccheri.
In linea di massima, le patologie che colpiscono il fegato posso avere origine infettiva o non infettiva.
Le epatopatie infettive sono causate principalmente da patogeni virali specifici come per esempio i virus delle epatiti, che sono cinque e sono identificati mediante l?utilizzo delle lettere dell?alfabeto, ed altri virus come il citomegalovirus, Epstein-Barr e il virus dell?Herpes simplex che non hanno un trofismo specifico per il fegato, ma che in particolari condizioni come per esempio stati di importante immunosoppressione possono provocare importanti conseguenze a livello epatico. Invece, le epatopatie di natura non infettiva possono essere causate da vari fattori, come esposizione a particolari sostanze od agenti, come farmaci, abuso di alcol, pesticidi, inquinamento, fumo di sigaretta, ed ancora sono associati ad uno stile di vita malsano che comprende un?alimentazione ricca di lipidi con una scarsa, se non del tutto assente, attivit? fisica.
Negli ultimi anni, in virt? proprio dell?aumentato utilizzo di cibi ricchi in grassi e continua esposizione a inquinanti e tossine, l?incidenza di patologie non infettive a carico del fegato ? aumentato in misura esponenziale diventando uno delle maggiori cause di ospedalizzazione e morte, senza considerare l?importante impatto sul sistema sanitario.
Si pu? senza dubbio affermare che la steatosi epatica o fegato grasso ? la pi? comune causa della malattia epatica cronica. Colpisce circa il 30-40% degli uomini e il 15-20% delle donne.
La steatosi ha inizio con un eccessivo accumulo di lipidi nel fegato e pu? essere o meno associato ad un utilizzo eccessivo di alcol, e per questo viene differenziato rispettivamente in NAFLD (Non Alcolic Fatty Liver Disease) e AFLD (Alcolic Fatty Liver Disease). La specifica causa per cui ci? avviene non ? ancora stata chiarita, ma fattori genetici e stile di vita sono sicuramente implicati.
La NAFLD ? una fase reversibile della patologia e un cambio nell?alimentazione e l?aumento dell?attivit? fisica possono essere sufficienti per il ripristino dei livelli fisiologici. Il problema ? che nella quasi totalit? dei casi la NAFLD ? asintomatica e di conseguenza non vengono adottate opportune misure per contrastare l?avanzamento della patologia.
Infatti, in circa il 30-40% dei pazienti che soffrono di NAFLD andranno incontro a steato-epatite non alcolica, e di questi, nel 40-50% dei casi la patologia progredir? e si svilupper? fibrosi epatica, la patologia pu? ulteriormente progredire causando perdita totale della funzionalit? epatica o addirittura progredire in epatocarcinoma. In aggiunta, c?? sempre una maggiore evidenza scientifica che la NAFLD ? strettamente correlata con la sindrome metabolica, insulino resistenza, aterosclerosi, obesit?, dislipidemia, ed ipertensione. ? stato stimato che la NAFLD entro il 2030 diventer? la maggiore causa di trapianto di fegato.
Come accennato, il consumo cronico di alcol ? un?ulteriore causa della steatosi epatica ed in particolare, un consumo superiore ai 30 grammi/die di etanolo ? direttamente correlato ad un aumento del rischio di instaurare danno epatico cronico e cirrosi.
Come detto precedentemente, ad oggi non esiste un trattamento farmacologico vero e proprio per il fegato grasso e le steatosi epatiche.
In aggiunta, secondo le linee guida europee si dovrebbe intervenire farmacologicamente solo in pazienti con fibrosi epatica di 2 livello, o in pazienti che sono a rischio di progressione della patologia come quelli che soffrono di sindrome metabolica, diabetici, persone con elevati livelli di transaminasi ed elevata attivit? necroinfiammatoria. Il primo approccio da intraprendere ? il cambio dello stile di vita, a favore di una sana alimentazione e della pratica di sport. Un secondo approccio consiste nella somministrazione di sostanze con attivit? antiossidante, sia le linee guida europee, americane che giapponesi raccomandano l?utilizzo della vitamina E. Un altro farmaco impiegato ? il Pioglitazone, una sostanza con attivit? agonista dei recettori PPAR-?, utilizzato nella terapia per combattere il diabete mellito di tipo 2.
Il pioglitazone ? raccomandato sia dalle linee guida americane che giapponesi, mentre in quelle europee il suo utilizzo non ? raccomandato, ma pu? essere considerato.
Altri farmaci tradizionali, con attivit? ipoglicemizzante o ipolipidemizzante come statine, metformina, e pentossifillina sono stati testati e valutati, ma nessuno ha avuto un particolare riscontro, ed attualmente l?uso di questi agenti non ? raccomandato da nessuna linea guida.
Per quanto riguarda invece il trattamento delle epatiti infettive, che ad oggi comunque sono sempre pi? rare nei paesi industrializzati per via della massiccia vaccinazione contro il virus dell?epatite A ed epatite B, in caso di patologia acuta si tende a somministrate una terapia di supporto in quanto la sintomatologia ? autolimitante e tende a risolversi autonomamente. Nel caso in cui l?epatite cronicizzi, esistono classi di farmaci antivirali molto efficaci come la recente classe degli inibitori della polimerasi dell?HVC, che ? rappresentato dal sofosbuvir, che ha un?efficacia intorno al 90% nell?eradicazione dell?infezione. Questo ? stato un immenso passo in avanti, in quanto precedentemente, l?infezione da HCV una volta cronicizzata progrediva inesorabilmente verso la cirrosi, con necessit? di trapianto di fegato o progressione in epatocarcinoma. Tuttavia, nonostante l?elevata efficacia l?utilizzo di suddetta classe non ? esente da effetti collaterali anche gravi.
Per questo motivo ? importante ricercare nuove sostanze, associazioni, formulazioni o nuovi approcci in grado di coadiuvare le terapie farmacologiche e promuovere la prevenzione ed il trattamento di patologie a carico del fegato.
GLOSSARIO
I termini impiegati nella presente descrizione sono come generalmente compresi dall?esperto della tecnica, salvo ove diversamente indicato.
Con il termine ?estratto?, nel contesto della presente descrizione, si intende qualsiasi prodotto riconducibile ad una droga vegetale compresi tutti i prodotti derivati da trattamenti meccanici (polverizzazione, triturazione, miscelazione e/o altri metodi) o 5 da trattamenti estrattivi (estrazione con solvente, distillazione, e/o altri metodi specifici) operati su una droga.
DESCRIZIONE DETTAGLIATA DELL?INVENZIONE
Il Silybum marianum, anche comunemente conosciuto con il nome di Cardo mariano, ? una delle pi? antiche piante officinali a cui vengono attribuite importanti attivit? epatoprotettrici, tale da essere impiegato nel trattamento di patologie epatiche come epatiti infettive, cirrosi, ittero e intossicazioni da tossine.
Il cardo mariano trova impiego anche nel trattamento di patologie extra-epatiche poich? gli vengono ascritte attivit? anti-diabetica, cardioprotettiva, anti-infiammatoria, anti-fibrotica, ipolipemizzante, immuno-modulatoria e neuroprotettiva.
Le sostanze funzionali dell?estratto vengono identificate comunemente con il termine silimarina, che indica la miscela di flavonoidi silibina (anche chiamato con il nome silibinina), isosilibina, silidianina e silicristina.
Una delle cause alla base di varie affezioni epatiche, come per esempio la fibrosi epatica, ? lo squilibrio tra la produzione delle specie reattive dell?ossigeno (ROS) e la loro neutralizzazione da parte degli agenti anti-ossidanti endogeni.
La situazione appena descritta ? conosciuta come stress ossidativo, che promuove e mantiene lo stimolo pro-infiammatorio. In vari modelli la silibina si ? dimostrata essere un potente agente antiossidante, ed in particolare sull?anione idrossile e perossile. In aggiunta, sempre suddetta sostanza ha dimostrato la capacit? di inibire il radicale anione super-ossido e l?ossido nitrico in cellule di Kupffer isolate. Il cardo mariano esplica la sua attivit? epatoprotettrice non soltanto agendo su questo target, ma anche attraverso altri meccanismi. Uno dei principali consiste nella capacit? di stabilizzare la permeabilit? della membrana mediante l?inibizione della perossidazione lipidica. In aggiunta, la silimarina ha dimostrato la capacit? di aumentare i livelli di glutatione endogeno.
Inoltre, la silimarina si ? dimostrata efficace nella prevenzione del danno indotto da vari agenti tossicologici come farmaci o sostanze chimiche come il tetracloruro di carbonio. Questa azione viene espletata mediante l?inibizione del NF-kB epatico e di conseguenza si ottiene una diminuzione della produzione del TNF-?, INF-?, IL-2 ed IL-4.
Inoltre, il cardo mariano ha dimostrato in ulteriori studi di possedere anche attivit? antiinfiammatoria e anti-fibrotica.
In uno studio effettuato sulle cellule di Kupffer isolate, la silimarina ha inibito la formazione del leucotriene B4 (LBT4), che sta a dimostrare il potenziale anti-infiammatorio del cardo mariano.
In aggiunta, l?attivit? anti-fibrotica ? stata dimostrata in un modello in vitro di fibrogenesi epatica realizzata su cellule stellate epatiche, la silibinina contenuta nel cardo mariano ha mostrato la capacit? di inibire in maniera dose dipendente il fattore di crescita e di conseguenza diminuire la produzione di collagene.
Il risultato ottenuto nello studio in vitro ? stato confermato in un modello di fibrosi epatica indotta da un eccessivo consumo di alcolici in babbuini, in cui la somministrazione di silimarina ha significativamente diminuito l?aumento del collagene epatico di tipo I indotto dall?eccessivo utilizzo di alcol. Negli ultimi anni, in virt? delle importanti attivit? ascritte al cardo mariano, ed in funzione dell?importante ruolo che potrebbe ricoprire poich? non esiste ancora ad oggi una terapia farmacologica per il trattamento della steatosi/fibrosi epatica, sono stati eseguiti molti studi clinici.
Lo scopo di questi studi ? stato quello di valutare l?efficacia del cardo mariano e soprattutto la dose efficace. La maggior parte degli studi sono stati condotti in doppio cieco placebo controllato, per periodi di tempo che vanno dai 3 mesi ai 2 anni, sia su pazienti con steatosi epatica alcolica, che non alcolica, ancora in pazienti con cirrosi e fibrosi. In tutti questi studi la silimarina si ? dimostrata efficace nel ridurre le transaminasi, nel migliorare i parametri funzionali ed istologici, nell?aumentare i sistemi anti-ossidanti endogeni, ed infine, nell?aumentare l?aspettativa di vita. Tuttavia, il cardo mariano, ed in particolare il suo estratto conosciuto con il nome di silimarina, composto dai flavonoidi silibina (anche chiamato con il nome silibinina), isosilibina, silidianina e silicristina, presentano caratteristiche chimico fisiche non ideali, che influenzano pesantemente la farmacocinetica.
Sono quattro le principali cause che determinano una bassa biodisponibilit? dell?estratto.
La prima ? la scarsa solubilit? in acqua (0.04 mg/ml), la seconda ? che ha una scarsa capacit? di permeare attraverso le cellule epiteliali intestinali, la terza ? che la gi? piccola quota assorbita viene ampiamente metabolizzata a livello epatico, ed infine, la quarta ed ultima causa ? correlata alla rapida escrezione nella bile e nelle urine con conseguente altrettanto rapida eliminazione.
Per questo motivo, sono stati eseguiti differenti studi per valutare e determinare le caratteristiche chimico fisiche, in modo da poter elaborare strategie formulative che ne migliorassero l?attivit?. In linea di massima, la biodisponibilit? del cardo mariano pu? essere quantificata tra il 20 ed il 50%, con il picco di concentrazione plasmatica raggiunto in 2-4 ore e con un?emivita che si aggira intorno alle 6 ore.
Una volta assorbito, il cardo mariano, nel fegato va rapidamente incontro a biotrasformazione di fase 1 e fase 2, e viene principalmente coinvolto in reazioni di glucuronazione e solfatazione che portano alla formazione della silibina monoglucuronide, silibina diglucuronide, silibina monosolfato, e silibina diglucuronide solfato.
L?eliminazione della silimarina, che ? la sostanza a cui ? attribuita la maggiore attivit?, avviene rapidamente sia nella sua forma naturale, sia nella sua forma coniugata. Studi eseguiti su uomo suggeriscono che l?escrezione biliare delle forme coniugate ? la principale via di eliminazione.
Per sopperire a suddette problematiche, sono stati messi a punto differenti metodi che permettessero di migliorare alcune caratteristiche in modo da ottenere un maggiore assorbimento, migliore stabilit?, e di conseguenza permettere di utilizzare dosi minori.
Tutti i dati raccolti fino ad ora dimostrano che il cardo mariano, ed in particolare la silimarina risulti avere importanti attivit? protettive sul fegato, in particolar modo quando viene incluso in formulazioni che ne permettono di migliorare le caratteristiche fisico-chimiche.
Per questo motivo, si ? ipotizzato che una formulazione tecnologicamente innovativa contenente estratto di cardo mariano in associazione con fosfatidilserina, fosfatidilcolina e amido, in particolare amido modificato, possa favorire la stabilit?, l?assorbimento, diminuire la metabolizzazione ed infine, determinare una migliore efficacia terapeutica.
Secondo gli inventori l?associazione di estratto di Cardo mariano con i fosfolipidi fosfatidilserina e fosfatidilcolina, aumenta l?assorbimento di quest?ultima, poich? migliora la capacit? di attraversamento delle cellule epiteliali del tratto gastro-intestinale.
In particolare, la silimarina ? proprio caratterizzata da una scarsa capacit? di permeazione attraverso le cellule epiteliali del tratto gastroenterico che ne preclude l?assorbimento. Di conseguenza l?aggiunta di fosfatidilserina e fosfatidilcolina andrebbe a migliorare significativamente l?assorbimento.
Tuttavia, l?associazione della silimarina con i soli fosfolipidi dopo somministrazione orale, potrebbe essere degradata dall?acidit? e dagli enzimi digestivi presenti a livello gastrico. Per questo motivo, si ? ipotizzato un rivestimento che garantisca gastro-protezione e rilascio controllato.
Questa duplice azione pu? essere ottenuta utilizzando amido modificato, che svolge in particolar modo due funzioni. La prima ? proteggere l?associazione fosfolipidi-silimarina dall?ambiente gastrico e permettere che arrivi integra nell?intestino, la seconda, non meno importante della prima, ? ottenere un rilascio prolungato in modo da avere una diminuzione del metabolismo epatico, a cui normalmente andrebbe massivamente incontro la silimarina tradizionale, ed una concentrazione plasmatica stabile nel tempo con conseguente maggiore efficacia terapeutica.
La presente invenzione si pone quindi l?obbiettivo di mettere a disposizione una composizione nutraceutica o farmaceutica atta a veicolare l?estratto di Cardo mariano per migliorare l?efficacia, la sicurezza e la compliance in pazienti affetti da patologie epato-biliari.
Nell?ambito dell?invenzione rientrano altres? un prodotto farmaceutico o un integratore alimentare comprendenti la composizione nutraceutica o farmaceutica secondo l?invenzione. In aggiunta al principio attivo, estratto di Cardo mariano e agli eccipienti funzionali amido, fosfatidilcolina e fosfatidilserina, il prodotto farmaceutico o integratore alimentare dell?invenzione pu? opzionalmente comprendere ulteriori principi attivi ed eccipienti funzionali, che vengono facilmente scelti dall?esperto del settore in base alle necessit? del caso. Anche la scelta dei veicoli, eccipienti e/o diluenti necessari per la formulazione del prodotto farmaceutico o integratore alimentare in una forma di dosaggio appropriata rientra nelle normali capacit? dell?esperto del settore.
La composizione nutraceutica o farmaceutica secondo l?invenzione ? come definita nell?annessa rivendicazione 1.
Ulteriori caratteristiche e vantaggi dell?invenzione sono definiti nelle rivendicazioni dipendenti. Le rivendicazioni formano parte integrante della presente descrizione.
Nel seguito ? fornita una descrizione dettagliata di alcune forme di realizzazione preferite dell?invenzione.
Come indicato, la composizione nutraceutica o farmaceutica della presente invenzione comprende un estratto di Cardo mariano come principio attivo e una combinazione di eccipienti funzionali che forniscono alla composizione propriet? di gastroresistenza, aumentata permeabilit?, rilascio controllato e incrementano la biodisponibilit? delle sostanze funzionali dell?estratto (silimarina). Tale combinazione di eccipienti funzionali include fosfatidilcolina, fosfatidilserina e amido.
La composizione nutraceutica o farmaceutica dell?invenzione ? pertanto particolarmente efficace per la veicolazione e la supplementazione di estratto di Cardo mariano per la prevenzione e/o il trattamento di patologie epato-biliari. Esempi di tali condizioni e patologie sono ipertransaminasemia, epatopatia alcolica tossica infettiva, epatite acuta, epatite cronica, steatosi epatica, steatosi epatica non alcolica, fibrosi epatica, ritenzione biliare, cirrosi epatica, alitosi.
L?amido ? uno composto organico di natura polisaccaridica costituito dalla ripetizione di unit? di glucosio legate mediante legami ?-glicosidici. Esso ? costituito da due tipi di polimeri: amilosio, che generalmente ammonta a circa il 20%, e amilopectina, che generalmente ammonta a circa l?80%. L?amilosio costituisce la parte centrale dei granuli di amido, ? solubile in acqua molto calda ed ? costituito da molecole di glucosio legate mediante legami glicosidici ?-1,4. L?amilopectina ? un polimero con un elevato grado di ramificazione che forma la parte esterna dei granuli. Le unit? monomeriche che la compongono sono unite, nei punti di ramificazione, da legami ?-1,6 glicosidici. In natura si forma nelle parti verdi delle piante, per poi venire accumulata negli organi di riserva, quali tuberi, semi e radici. Per le sue propriet? e caratteristiche, trova da sempre numerosi impieghi industriali.
L?amido riveste particolare importanza nell?industria alimentare, che lo utilizza come agente addensante e nella produzione di dolcificanti quali maltitolo e sorbitolo. Grazie alle sue propriet? collanti esso ? anche impiegato nella produzione della carta e delle colle, sotto forma di salda d?amido. Nell?industria farmaceutica l?amido ? da sempre utilizzato come eccipiente e per la formazione di rivestimenti, grazie alle sue propriet? leganti.
Sebbene l?amido trovi impiego anche nella sua forma naturale, l?interesse delle aziende ? principalmente rivolto agli amidi modificati, ossia molecole di amido opportunamente modificate per soddisfare le esigenze dei vari processi produttivi in cui l?amido viene impiegato. Tali amidi modificati posso essere ottenuti utilizzando come fonte piante che hanno subito mutazioni genetiche naturali o indotte e che producono pertanto amidi dalle caratteristiche alterate. Un?altra strategia ? quella di modificare l?amido, generalmente derivante da mais, tapioca e riso, mediante trattamenti chimici (aggiunta di gruppi funzionali, trattamento con acidi e basi), fisici (gelatinizzazione) o enzimatici (idrolisi parziale). Le destrine sono un esempio di amidi modificati ottenuti mediante idrolisi e ripolimerizzazione. Tali reazioni posso essere realizzate o per semplice degradazione termica o mediante catalisi acida. Il risultato ? l?ottenimento di molecole caratterizzate da catene pi? corte e quindi parzialmente o totalmente solubili in acqua. Esempi di destrine sono le ciclodestrine e le maltodestrine, eccipienti molto utilizzati in campo nutraceutico e farmaceutico.
L?industria nutraceutica e farmaceutica ha mostrato grande interesse nei confronti degli amidi modificati ad alto tenore in amilosio (HAS, high amylose starch). Un amido, per essere definito tale, deve possedere una percentuale di amilosio pari ad almeno il 50%. L?amido ad alto contenuto di amilosio pu? essere ottenuto da piante geneticamente modificate oppure arricchendo di amilosio amidi che ne posseggono basse percentuali. Le strategie impiegate da diverse aziende prevedono l?utilizzo di HAS per la preparazione di forme farmaceutiche solide o nei processi di rivestimento. Gli HAS presentano svariati vantaggi rispetto ad altri tipi di amido, ad esempio una migliore consistenza, una maggiore stabilit? termica e una maggiore resistenza all?umidit? e ai fenomeni di adesione. Diverse strategie sono state messe in atto per sfruttare nella maniera pi? opportuna i vantaggi degli HAS. Alla Scherer Corporation, ad esempio, ? attribuito l?utilizzo di capsule soft gel in cui una certa percentuale di gelatina ? sostituita con il suddetto amido. Le capsule cos? ottenute risultano avere un aspetto migliore e maggiore resistenza. La Dow Chemical Company pu? vantare l?uso di capsule pi? uniformi e con una maggiore stabilit? in acqua ed alle alte temperature grazie all?impiego di HAS idrossialchilato. La Upjohn Company vanta l?utilizzo di amilosio acetato ftalato come agente di rivestimento nelle preparazioni gastroresistenti.
Nella presente invenzione possono essere utilizzate diverse tipologie di amido. A titolo esemplificativo si citano: un amido di mais pregelatinizzato non modificato chimicamente, oppure un amido di mais pregelatinizzato acetilato con un elevato contenuto di amilosio che, nel caso specifico, pu? raggiungere fino al 90% in peso. La percentuale di gruppi acetilici ? compresa fra lo 0,5% e il 2,5%.
L?acetilazione ? condotta con anidride acetica che garantisce di raggiungere una percentuale di gruppi acetilici maggiore dello 0,5% ma non superiore del 2,5%. Il trattamento di pregelatinizzazione dell?amido consiste nel disperdere l?amido acetilato in acqua e sottoporre la dispersione cos? ottenuta a temperature comprese tra i 100 e 130 gradi e ad alte pressioni. I granuli di amido sottoposti a tale procedura esplodono e formano un gel con un contenuto di umidit? compreso tra 5 e 10%. Una volta solidificato e rimosso, l?amido modificato cos? ottenuto pu? essere impiegato nei processi di rivestimento di capsule rigide, molli e microgranuli e garantisce l?ottenimento di un rivestimento che risulta resistente e adeguatamente viscoso allo stesso tempo, che ? in grado di mascherare odori e sapori sgradevoli e che pu? essere adoperato anche qualora si voglia ottenere una forma farmaceutica gastroresistente o a rilascio modificato. Le caratteristiche della forma farmaceutica possono essere modulate modificando la quantit? di amido utilizzato nel rivestimento.
Test condotti utilizzando il suddetto amido hanno mostrato l?azione gastroresistente, di protezione all?umidit? e la capacit? di liberare dopo pochi minuti in ambiente intestinale il principio attivo.
Come indicato, ulteriori eccipienti funzionali presenti nella composizione nutraceutica o farmaceutica dell?invenzione sono fosfatidilcolina e fosfatidilserina. Questi composti fanno parte della vasta classe dei fosfolipidi. I fosfolipidi sono molecole strutturalmente molto simili ai trigliceridi. Sono composti da una molecola di glicerolo esterificato in posizione 1 e 2 con acidi grassi. Gli acidi grassi che entrano nella composizione dei fosfolipidi naturali possono avere una lunghezza compresa tra 12 e 22 atomi di carbonio; in posizione 1 ? presente, generalmente, un acido grasso saturo, in posizione 2 si trovano acidi grassi insaturi; in posizione 3 ? presente un gruppo fosfato che, a sua volta, ? esterificato con una molecola complessa di varia natura come la colina, la serina, l?etanolammina o l?inositolo. Tali molecole sono quelle che conferiscono il nome al fosfolipide (fosfatidilcolina, fosfatidilserina, fosfatidiletanolammina e fosfatidilinositolo) e ne influenzano le propriet? fisiche in quanto stabiliscono se la molecola ? anionica (come la fosfatidilserina) o zwitterionica (come la fosfatidilcolina). La peculiare struttura chimica rende i fosfolipidi molecole anfifiliche, ossia molecole in grado di interagire sia con solventi polari che con solventi apolari. Pi? precisamente, le catene carboniose degli acidi grassi rappresentano la porzione apolare che interagisce con i solventi apolari, mentre la testa del fosfolipide, costituita dal gruppo fosfato e dalla molecola ad esso legata, rappresenta la parte polare che interagisce con l?acqua e gli altri solventi polari. Questa caratteristica strutturale li rende molecole con propriet? tensioattive che al di sopra di una certa temperatura, definita concentrazione critica micellare, si aggregano formando complessi caratteristici che possono variare per forma e dimensione in base alle condizioni dell?ambiente in cui si formano e alla lunghezza delle catene degli acidi grassi che li compongono. Ad esempio, se dispersi in soluzione acquosa, essi formano micelle dalla forma tipica, con le teste polari rivolte all?esterno verso l?ambiente acquoso e le code idrofobe rivolte verso l?interno. Se dispersi in solventi organici, essi formano invece le cosiddette micelle inverse, in cui le teste sono rivolte verso l?interno e le code verso l?ambiente apolare esterno. Per quanto riguarda le dimensioni, variano in base alla lunghezza delle catene carboniose degli acidi grassi che compongono i fosfolipidi.
I fosfolipidi sono molecole con un importantissimo significato biologico, in primo luogo in quanto prendono parte alla composizione delle membrane biologiche e, in secondo luogo, in quanto sono coinvolti in diversi meccanismi complessi quali la trasduzione dei segnali intracellulari, la regolazione della concentrazione intracellulare di alcuni ioni e la mediazione dei processi infiammatori in quanto fonti di acido arachidonico. I fosfolipidi sono molecole interessanti anche dal punto di vista tecnologico e, pertanto, sono impiegati in campo farmaceutico e nutraceutico come coadiuvanti tecnologici nella formulazione di sistemi di veicolazione per svariati principi attivi. Molti principi attivi possono infatti avere una scarsa biodisponibilit? causata dalla difficolt? di attraversare le barriere e le membrane biologiche di molti distretti del corpo. I fosfolipidi, e in particolare la fosfatidilcolina e la fosfatidilserina, rappresentano un valido aiuto nell?ambito delle strategie tecnologiche di rilascio di vari principi attivi. Uno dei vantaggi dei sistemi di veicolazione a base di fosfolipidi consiste nella compatibilit? dei fosfolipidi con le membrane cellulari, sia a livello mucosale che a livello della pelle. Fosfatidilcolina e fosfatidilserina, pertanto, fungono da enhancers di assorbimento intestinale e topico e tale azione pu? essere ascritta ai seguenti meccanismi d?azione:
- grazie alle loro propriet? e alla loro struttura, possono fondersi con i lipidi dello strato corneo e delle membrane e perturbarne la struttura permettendo il passaggio di varie sostanze;
- a contatto con i fluidi intestinali formano micelle che contribuiscono ad aumentare l?assorbimento degli attivi di interesse in quanto estraggono i lipidi dalle membrane e alterano le propriet? reologiche, la fluidit? e la composizione delle membrane aumentando la permeabilit?;
- le suddette micelle proteggono gli attivi dalla degradazione chimica ed enzimatica e possono essere assorbite nel circolo enteroepatico dei sali biliari, insieme alle micelle miste della dieta, ed essere trasportate nel circolo ematico dove rilasciano gli attivi inglobati.
La presente invenzione permette quindi di ottenere:
- Gastroresistenza
- Aumentata permeabilit? attraverso le membrane biologiche
- Rilascio controllato della silimarina
- Aumento della biodisponibilit? della silimarina La presente invenzione costituisce un pronto e valido intervento utile per la prevenzione e/o nel trattamento di patologie epato-biliari. Tale effetto ? ascritto all?azione combinata delle sostanze che la costituiscono. L?amido utilizzato nella presente invenzione, permette di mascherare il sapore sgradevole che si pu? riscontrare negli integratori a base di estratti naturali, nonch? di proteggere le sostanze funzionali del Cardo mariano dal pH acido dello stomaco e dalla degradazione enzimatica, garantendone il rilascio controllato a livello intestinale. La fosfatidilcolina e la fosfatidilserina aumentano la biodisponibilit? della silimarina grazie all?azione multi-meccanismo a livello della mucosa intestinale.
L?efficacia della composizione nutraceutica o farmaceutica oggetto della presente invenzione viene valutata mediante il protocollo sperimentale descritto qui di seguito.
Allo scopo di valutare la gastroresistenza viene eseguito un test di disgregazione, come prescritto da Farmacopea. Un campione della forma farmaceutica da testare ? posto in apposito strumento contenente acido cloridrico 0,1 N. La forma farmaceutica gastroresistente, a contatto con il buffer a pH 2 per due ore, non subisce disgregazione. Successivamente il campione ? trasferito in un buffer a pH 6,8 nel quale disgrega entro dieci minuti.
La gastro-resistenza pu? essere valutata anche mediante test di dissoluzione da Farmacopea secondo il quale la forma farmaceutica viene messa a contatto con una soluzione 0.1 N di acido cloridrico e per soddisfare il saggio deve rilasciare una quantit? di silimarina inferiore al 20% dopo 2 ore.
Per valutare la permeabilit? intestinale viene eseguito un test in vitro su cellule Caco-2. Le cellule, messe a coltura, vengono preparate utilizzando un opportuno mezzo di crescita (ad esempio contenete FBS, siero fetale bovino) e tenute in condizioni controllate (ad esempio di 37?C, in un?atmosfera al 5% di CO? e al 100% di umidit?). Dopo diversi passaggi le cellule vengono lavate e pre-incubate con PBS. In seguito al trattamento con le formulazioni di interesse i campioni prelevati vengono sottoposti ad analisi per quantificare la silimarina.
L?efficacia della presente invenzione pu? essere valutata andando a monitorare l?attivit? antiossidante della silimarina formulata rispetto alla silimarina tal quale utilizzando metodi noti all?esperto del ramo (test DPPH, FRAP, ABTS, ORAC, o altri test idonei) in modelli in vitro o in vivo.
La composizione nutraceutica o farmaceutica della presente invenzione ? particolarmente efficace nella prevenzione e/o il trattamento di patologie epato-biliari grazie all?azione sinergica dei suoi componenti.
Come indicato in precedenza, la composizione nutraceutica o farmaceutica della presente invenzione viene inserita all?interno di un prodotto farmaceutico o un integratore alimentare, che viene formulato in una idonea forma di dosaggio, la cui composizione e preparazione rientra nelle capacit? della persona esperta del settore.
In una forma di realizzazione preferita, l?estratto di Cardo mariano nella composizione nutraceutica o farmaceutica dell?invenzione ? presente in una quantit? compresa tra 0,1 e 90%, preferibilmente tra 0.5 e 80%, ancora pi? preferibilmente tra 1 e 70%, rispetto al peso totale della composizione.
A titolo esemplificativo, ulteriori percentuali di estratto di Cardo mariano utilizzabili nella composizione dell?invenzione sono: 2%, 3%, 4%, 6%, 7%, 8%, 9%, 10%, 15%, 20%, 25%, 30%, 35%, 40%, 45%, 50%, 55%, 60%, 65%, 75%, o 85%.
In un?altra forma di realizzazione preferita, l?amido nella composizione nutraceutica o farmaceutica dell?invenzione ? presente in una quantit? compresa tra 0,1 e 90%, preferibilmente tra 0.5 e 80%, ancora pi? preferibilmente tra 1 e 70% rispetto al peso totale della composizione.
A titolo esemplificativo, ulteriori percentuali di amido utilizzabili nella composizione dell?invenzione sono: 2%, 3%, 4%, 6%, 7%, 8%, 9%, 10%, 15%, 20%, 25%, 30%, 35%, 40%, 45%, 50%, 55%, 60%, 65%, 75%, o 85%.
In ancora un?altra forma di realizzazione preferita, la fosfatidilcolina nella composizione nutraceutica o farmaceutica dell?invenzione ? presente in una quantit? compresa tra 0,01 e 50%, preferibilmente tra 0,05 e 30%, ancora pi? preferibilmente tra 0,1 e 10% rispetto al peso totale della composizione.
A titolo esemplificativo, ulteriori percentuali di fosfatidilcolina utilizzabili nella composizione dell?invenzione sono: 0,02%, 0,03%, 0,04%, 0,06%, 0,07%, 0,08%, 0,09%, 0,2%, 0,3%, 0,4%, 0,6%, 0,7%, 0,8%, 0,9%, 1%, 2%, 3%, 4%, 5%, 6%, 7%, 8%, 9%, 15%, 20%, 25%, 35%, 40%, o 45%.
In ancora un?altra forma di realizzazione preferita, la fosfatidilserina nella composizione nutraceutica o farmaceutica dell?invenzione ? presente in una quantit? compresa tra 0.01 e 50%, preferibilmente tra 0,05 e 30%, ancora pi? preferibilmente tra 0,1 e 10% rispetto al peso totale della composizione.
A titolo esemplificativo, ulteriori percentuali di fosfatidilserina utilizzabili nella composizione dell?invenzione sono: 0,02%, 0,03%, 0,04%, 0,06%, 0,07%, 0,08%, 0,09%, 0,2%, 0,3%, 0,4%, 0,6%, 0,7%, 0,8%, 0,9%, 1%, 2%, 3%, 4%, 5%, 6%, 7%, 8%, 9%, 15%, 20%, 25%, 35%, 40%, o 45%.
Tutte le suddette forme di realizzazione preferite sono combinabili l?una con l?altra.
Il prodotto farmaceutico o integratore alimentare, che comprende la composizione farmaceutica o nutraceutica dell?invenzione, ? formulato in una forma farmaceutica preferibilmente orale, che pu? essere solida, semisolida o liquida.
A titolo esemplificativo si citano una polvere, una polvere orosolubile, un granulato, una capsula rigida, una capsula soft-gel, una compressa, una bustina, una soluzione, una sospensione o un?emulsione.
Vengono qui di seguito forniti alcuni esempi non limitativi di composizioni nutraceutiche o farmaceutiche oggetto della presente invenzione. Come indicato sopra, tali composizioni nutraceutiche o farmaceutiche vengono formulate come prodotti farmaceutici o integratori alimentari e somministrate in una idonea forma di dosaggio orale, eventualmente suddivise in una o pi? unit? di dosaggio, quali, ad esempio, una capsula, una compressa o una bustina.
Gli esempi che seguono sono forniti a puro titolo illustrativo e non limitativo della portata dell?invenzione come definita dalle annesse rivendicazioni.
ESEMPI ESEMPIO 1
ESEMPIO 2
ESEMPIO 3
ESEMPIO 4
ESEMPIO 5
ESEMPIO 6
Per la preparazione del prodotto ?Cardo mariano granulare? ? possibile impiegare ad esempio la tecnologia di granulazione a letto fluido. Qui di seguito viene fornito un esempio di preparazione, applicato alle composizioni degli Esempi.
Il processo di lavorazione consiste nelle seguenti fasi:
a) Miscelazione:
Le materie prime precedentemente caricate nel cesto del granulatore, vengono sottoposte ad una prima fase di miscelazione su letto fluido, con aria di processo avente una determinata temperatura (ad esempio 80-90?C), fino ad ottenere una miscela avente una temperatura media di circa 44?C. Durante questa fase si procede alla realizzazione di un bulk omogeneo dal punto di vista della composizione e della temperatura, prerequisito indispensabile per il decorso ottimale della successiva fase di granulazione.
b) Granulazione
La fase di granulazione prevede l?innesto di una soluzione acquosa di un agente legante o di granulazione opportunamente scelto, mediante nebulizzazione diretta sul bulk premiscelato e fluidificato su letto fluido. Anche in questa fase viene impiegata aria di processo ad esempio a 90?C scegliendo opportunamente la velocit? di immissione della soluzione legante per ottenere un granulare strutturato secondo le aspettative (granulometria, bulk density,
scorrevolezza) ed omogeneo.
c) Essiccamento
Durante la fase di essiccamento il contenuto di acqua del granulare preformato viene riportato tendenzialmente alle condizioni della miscela delle materie prime di partenza. La temperatura dell?aria di processo del granulato a fine fase viene opportunamente valutata in fase di prove pilota in funzione di tale obiettivo.
d) Calibrazione
Il semilavorato ottenuto dalla fase precedente viene trasferito dal granulatore a letto fluido ad un granulatore oscillante dove viene calibrato attraverso un setaccio per la riduzione della dimensione delle particelle (particle size) dei granuli e degli agglomerati con struttura pi? grossolana.

Claims (8)

RIVENDICAZIONI
1. Composizione nutraceutica o farmaceutica comprendente la combinazione di un estratto di Silybum marianum, fosfatidilcolina, fosfatidilserina e amido.
2. Composizione nutraceutica o farmaceutica secondo la rivendicazione 1 per l?uso nel trattamento o la prevenzione di condizioni o patologie epato-biliari sia nell?uomo che negli animali.
3. Composizione nutraceutica o farmaceutica per l?uso secondo le rivendicazioni 1 e 2, comprendente una quantit? di un estratto di Silybum marianum compresa fra 0,1 e 90%, preferibilmente tra 0.5 e 80%, ancora pi? preferibilmente tra 1 e 70% rispetto al peso totale della suddetta combinazione.
4. Composizione nutraceutica o farmaceutica per l?uso secondo una qualsiasi delle rivendicazioni 1 a 3, comprendente amido, preferibilmente pregelatinizzato acetilato, preferibilmente in una quantit? compresa tra 0.1 e 90%, pi? preferibilmente tra 0.5 e 80%, ancora pi? preferibilmente tra 1 e 70% rispetto al peso totale della suddetta combinazione.
5. Composizione nutraceutica o farmaceutica per l?uso secondo una qualsiasi delle rivendicazioni 1 a 4, comprendente una quantit? di fosfatidilcolina compresa tra 0,01 e 50%, preferibilmente tra 0,05 e 30%, ancora pi? preferibilmente tra 0,1 e 10% rispetto al peso totale della suddetta combinazione e una quantit? di fosfatidilserina compresa fra 0,01 e 50%, preferibilmente tra 0,05 e 30%, ancora pi? preferibilmente tra 0,1 e 10% rispetto al peso totale della suddetta combinazione.
6. Composizione nutraceutica o farmaceutica per l?uso secondo una qualsiasi delle rivendicazioni 1 a 5, in cui la condizione o patologia epato-biliare ? scelta dal gruppo che consiste di ipertransaminasemia, epatopatia alcolica tossica infettiva, epatite acuta, epatite cronica, steatosi epatica, steatosi epatica non alcolica, fibrosi epatica, ritenzione biliare, cirrosi epatica, alitosi.
7. Prodotto farmaceutico o integratore alimentare secondo la rivendicazione 6, formulato in una forma di dosaggio orale liquida, semisolida o solida.
8. Prodotto farmaceutico o integratore alimentare secondo la rivendicazione 7, in cui la forma di dosaggio orale ? una polvere, una polvere orosolubile, un granulato, una capsula rigida, una capsula soft-gel, una compressa, una bustina, una soluzione, una sospensione o un?emulsione.
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