IT201900002433A1 - Dispositivo per la conservazione di liquidi - Google Patents

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IT201900002433A1
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Piero Enrico Gildo Gilardi
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Gilardi Daniela
Gilardi Massimo
Piero Enrico Gildo Gilardi
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Description

DESCRIZIONE
DISPOSITIVO PER LA CONSERVAZIONE DI LIQUIDI
La presente invenzione ha per oggetto un dispositivo per la conservazione di liquidi del tipo precisato nel preambolo della prima rivendicazione.
In particolare, la presente invenzione ha per oggetto un dispositivo per la conservazione di liquidi, come i vini, includenti pertanto anche sostanze gassose al proprio interno.
Come noto, molti liquidi si conservano a lungo, mantenendo le caratteristiche fisiche ed organolettiche originarie, se si evita che il liquido stesso giunga a contatto con l’ossigeno.
In particolare, il suddetto aspetto è preponderante per quanto concerne la conservazione dei liquidi di pregio, quali il vino.
Il vino, infatti, viene tipicamente conservato e distribuito entro bottiglie o contenitori, ad esempio damigiane, sigillati ermeticamente con tappi di varia natura. Tale sigillatura consente, inoltre, ad alcune tipologie di vino di invecchiare grazie a reazioni chimiche in assenza di ossigeno che garantiscono la modifica, ma anche il corretto mantenimento, dell’aroma originario del vino.
Tuttavia, una volta che il sigillo viene rimosso, il liquido viene a contatto con l’ossigeno attraverso la superficie libera a contatto con l’atmosfera. Una volta liberato, il vino mantiene la propria freschezza solo per poche ore e, se non viene consumato entro quel tempo, inizia a perdere il proprio aroma e le proprie caratteristiche.
Logicamente, questo comune inconveniente aumenta di rilevanza quando il liquido è costituito da un vino di alto pregio, eventualmente invecchiato.
I metodi, noti allo stato della tecnica attuale, per mitigare la perdita di bontà del vino, in seguito alla rimozione dei sigilli, sono molteplici.
Si può procedere a tappare nuovamente il contenitore, ad esempio una bottiglia, con la conseguenza che, tuttavia, la superficie di liquido a contatto con l’aria, e quindi l’ossigeno, è ampia in quanto, alla chiusura, parte dell’ossigeno viene intrappolato all’interno della stessa.
Sono, tuttavia, noti altri tappi e dispositivi configurati per creare il vuoto all’interno della camera di contenimento del liquido. Tuttavia, un inconveniente tipico di tali tappi o dispositivi è dato dal fatto che la procedura di applicazione del vuoto fa evaporare, almeno in parte, l’alcool e le essenze che infondono profumo al vino. Tra le varie apparecchiature disponibili in commercio sono, inoltre, presenti delle speciali pistole che saturano la camera con gas inerti tramite l’uso di bombolette in pressione.
Tuttavia, i maggiori inconvenienti di quest’ultima tecnica sono principalmente dovuti al fatto che, innanzi tutto, è necessario disporre delle bombolette cariche e, inoltre, le bombolette stesse hanno dei limiti di resistenza dipendenti dall’ambiente in cui sono conservate.
A tutti gli inconvenienti citati va aggiunto che i vini di pregio, tipicamente molto vecchi, possono formare delle spoglie che, depositate sul fondo, non sono né estetiche né tantomeno piacevoli al palato. Pertanto, in questi casi, è bene usare un decanter che trattiene le spoglie sul fondo e consente di ossigenare in maniera corretta il vino in oggetto. Ovviamente, è comunque necessario utilizzare il vino con rapidità per evitare che sopraggiungano delle dispersioni di aroma indesiderate. In questa situazione il compito tecnico alla base della presente invenzione è ideare un dispositivo per la conservazione di liquidi in grado di ovviare sostanzialmente ad almeno parte degli inconvenienti citati.
Nell'ambito di detto compito tecnico è un importante scopo dell'invenzione ottenere un dispositivo per la conservazione dei liquidi che consenta di aumentare l’autonomia dei liquidi ivi contenuti, soprattutto successivamente all’apertura, mantenendo gli aromi e le caratteristiche organolettiche del liquido.
Un altro importante scopo dell'invenzione è realizzare un dispositivo per la conservazione di liquidi che non necessiti dell’uso di elementi esterni, quali bombolette, e che consenta di effettuare tutte le operazioni necessarie alla conservazione evitando il rilascio delle impurità che possono depositarsi sul fondo. Il compito tecnico e gli scopi specificati sono raggiunti da un dispositivo per la conservazione di liquidi come rivendicato nella annessa rivendicazione 1.
Soluzioni tecniche preferite sono evidenziate nelle rivendicazioni dipendenti.
Le caratteristiche ed i vantaggi dell’invenzione sono di seguito chiariti dalla descrizione dettagliata di esecuzioni preferite dell’invenzione, con riferimento agli uniti disegni, nei quali:
la Fig. 1 mostra una vista laterale in sezione di un dispositivo per la conservazione di liquidi secondo l’invenzione in una prima forma realizzativa con mezzi di pressurizzazione esterni e involucro in un sol pezzo;
la Fig. 2 illustra una vista laterale in sezione di un dispositivo per la conservazione di liquidi secondo l’invenzione in una prima forma realizzativa con mezzi di pressurizzazione esterni e involucro componibile;
la Fig.3 è una vista laterale in sezione di un dispositivo per la conservazione di liquidi secondo l’invenzione in una seconda forma realizzativa con mezzi di pressurizzazione interni a serbatoio;
la Fig. 4 rappresenta una vista laterale in sezione di un dispositivo per la conservazione di liquidi secondo l’invenzione in una terza forma realizzativa con mezzi di pressurizzazione interni e con stantuffo realizzato dai mezzi di pressurizzazione; e
la Fig. 5 mostra una vista laterale in sezione di un dispositivo per la conservazione di liquidi secondo l’invenzione in una quarta forma realizzativa con mezzi di pressurizzazione interni ed integrati all’interno della base dell’involucro. Nel presente documento, le misure, i valori, le forme e i riferimenti geometrici (come perpendicolarità e parallelismo), quando associati a parole come "circa" o altri simili termini quali "pressoché" o "sostanzialmente", sono da intendersi come a meno di errori di misura o imprecisioni dovute a errori di produzione e/o fabbricazione e, soprattutto, a meno di una lieve divergenza dal valore, dalla misura, dalla forma o riferimento geometrico cui è associato. Ad esempio, tali termini, se associati a un valore, indicano preferibilmente una divergenza non superiore al 10% del valore stesso.
Inoltre, quando usati, termini come “primo”, “secondo”, “superiore”, “inferiore”, “principale” e “secondario” non identificano necessariamente un ordine, una priorità di relazione o posizione relativa, ma possono essere semplicemente utilizzati per più chiaramente distinguere tra loro differenti componenti.
Le misurazioni e i dati riportati nel presente testo sono da considerarsi, salvo diversamente indicato, come effettuati in Atmosfera Standard Internazionale ICAO (ISO 2533:1975).
Con riferimento alle Figure, il dispositivo per la conservazione di liquidi secondo l'invenzione è globalmente indicato con il numero 1.
Il dispositivo 1 è atto a consentire la conservazione di liquidi di vario genere e per lunghissimo tempo. In particolare, preferibilmente, il dispositivo 1 è atto a consentire la conservazione di liquidi particolarmente sensibili al contatto con l’aria, nel dettaglio soprattutto all’ossigeno ivi compreso, come i vini. Tra i vini possono, inoltre, ugualmente essere correttamente conservati dei vini fermi o mossi, con tratti aromatici più o meno intensi ed a differenti gradi di invecchiamento.
Il dispositivo 1 preferibilmente comprende almeno un involucro 2.
L’involucro 2 definisce sostanzialmente il serbatoio di contenimento per il liquido. Pertanto, l’involucro 2 può avere varie forme e dimensioni purché, in ogni caso, esso comprenda almeno una cavità o uno spazio opportuno per accogliere la sostanza liquida. Come già detto, la sostanza è tipicamente liquida, ma non esclusivamente. Infatti, il liquido può contenere tracce di gas, ad esempio anidride carbonica, come comunemente è riscontrare in vini come gli spumanti.
L’involucro 2 può quindi avere una forma a bottiglia, o una forma a bombola o una forma più squadrata, tipica di un dispenser.
Opportunamente, l’involucro 2 definisce una camera chiusa 20.
La camera chiusa 20 corrisponde sostanzialmente alla cavità o spazio pocanzi descritti e, infatti, è atta a contenere il liquido.
Preferibilmente, la camera chiusa 20 è una camera separata ermeticamente dall’esterno in maniera tale che il liquido sia, quando inserito nella camera chiusa 20, isolato dall’esterno.
Preferibilmente, l’involucro 2 comprende un corpo principale 22, un coperchio 23 ed una base 24.
Il corpo principale 22, coperchio 23 e la base 24 sono preferibilmente atti a realizzare, quando reciprocamente connessi, la camera chiusa 20.
In sostanza, preferibilmente, il corpo principale 22 è la porzione atta a racchiudere gran parte, se non tutto il liquido, ed è usualmente la porzione centrale dell’involucro 2.
Il coperchio 23 è preferibilmente disposto, in uso, sopra al corpo principale 22 in maniera tale che, quando il dispositivo 1 è appoggiato su di un piano, il liquido tenda a scorrere per gravità verso il corpo principale 22 ed il coperchio 23 sia destinato principalmente alla chiusura dell’involucro 2 per realizzare la camera chiusa 20. L’involucro 2 può, inoltre, essere in un sol pezzo e la camera chiusa 20 può corrispondere ad una cavità presente all’interno dell’involucro 20 chiuso anch’esso, similmente a quanto rappresentato in Fig.1.
In questo caso, il corpo principale 22, il coperchio 23 e la base 24 sono vincolati senza possibilità di svincolo, oppure essi identificano due porzioni del medesimo involucro 2.
Oppure, possono essere previste delle configurazioni in cui il corpo principale e la base sono in un sol pezzo ed il coperchio è removibilmente vincolato al corpo principale.
Preferibilmente, l’involucro 2 è sostanzialmente componibile. Pertanto, esso può definire una forma sostanzialmente tubolare in cui il corpo principale 22 definisce le pareti laterali e la base 24 ed il coperchio 23 sono pareti atte a tappare il corpo principale 22 in corrispondenza di due estremi.
Preferibilmente, il coperchio 23 e la base 24 sono atti ad essere ermeticamente vincolati al corpo principale 22. Ad esempio, essi sono vincolabili al corpo principale 22 per incastro e possono includere, ciascuno, delle guarnizioni atte a garantire la tenuta ermetica dell’involucro 2 assemblato, come mostrato nelle Figg.2-5.
Inoltre, il corpo principale 22, il coperchio 23 e la base 24 possono comprendere materiali diversi o identici. In una configurazione preferita, ad esempio, il corpo principale 22 è realizzato in vetro, ad esempio trasparente in maniera tale da consentire l’accesso visivo dell’interno dell’involucro 2, mentre il coperchio 23 e la base 24 sono realizzati in materiale polimerico. Ovviamente, anche la base 24 ed il coperchio 23 potrebbero essere realizzati, ad esempio, in vetro o il corpo principale 22 potrebbe essere realizzato in materiale polimerico o altro ancora.
In ogni caso, preferibilmente, la base 24 definisce una superficie di appoggio 24a. La superficie di appoggio 24a è preferibilmente una parte di involucro 2, in particolare della base 24, esterna e destinata ad interfacciarsi con elementi esterni quali un piano di appoggio su cui può essere posato il dispositivo 1.
Preferibilmente, la superficie di appoggio 24a è atta a consentire l’appoggio del dispositivo 1 su un piano.
L’involucro 2 può, quindi, comprendere anche un foro di accesso 21.
Il foro di accesso 21 è preferibilmente atto a consentire l’accesso alla camera chiusa 20 dall’esterno. Se presente, il foro di accesso 21 è preferibilmente disposto sulla base 24, ma potrebbe essere disposto anche in altre posizione.
Oppure, l’involucro 2 potrebbe includere anche altri fori di accesso 21.
Il dispositivo 1 comprende, inoltre, una uscita 3.
L’uscita 3 è preferibilmente in connessione di passaggio fluido con l’involucro 2 ed è atta a consentire la dispensazione di liquido dall’involucro 2 verso l’esterno.
L’uscita 3 comprende preferibilmente almeno un condotto atto a consentire al liquido di confluire verso una direzione predeterminata dal senso del condotto.
Inoltre, l’uscita 3 può includere una valvola o un rubinetto atto a consentire il comando della fuoriuscita di liquido dall’involucro.
Uscite 3 di questo tipo sono note allo stato della tecnica attuale e sono sostanzialmente presenti sulla maggior parte dei contenitori di liquido presenti attualmente in commercio, come i comuni barili di birra in vendita nei supermercati o in altre confezioni di vino o altro ancora.
L’uscita 3, in ogni caso, consente preferibilmente di aprire o chiudere ermeticamente il condotto di uscita del liquido.
L’uscita 3, inoltre, può estendersi interamente al di fuori dell’involucro 2 o può essere inclusa, almeno in parte, nell’involucro 2. Inoltre, l’uscita 3 può essere integrata nel coperchio 23, ad esempio lo è preferibilmente nelle configurazioni del dispositivo 1 mostrate nelle Figg. 2-5, oppure è removibilmente vincolata al coperchio 23, preferibilmente nella configurazione di Fig. 1 in cui l’involucro è in un sol pezzo, in maniera tale da costituire una sorta di tappo per l’involucro 2.
Questa configurazione può, inoltre, consentire l’accoppiamento tra l’involucro 2 e diverse tipologie di uscite 3 o erogatori.
Il dispositivo 1 comprende, inoltre, uno stantuffo 4. Preferibilmente, lo stantuffo 4 è disposto all’interno della camera chiusa 20 in maniera tale da suddividere ermeticamente la camera chiusa 20 in una prima porzione di camera 20a ed una seconda porzione di camera 20b.
La prima porzione di camera 20a e la seconda porzione di camera 20b sono sostanzialmente delle parti di camera chiusa 20 reciprocamente separate dallo stantuffo 4.
Entrambe le porzioni di camera 20a, 20b possono includere, quindi, liquido e/o gas. Tuttavia, in generale, preferibilmente la prima porzione di camera 20a contiene liquido, mentre la seconda porzione di camera 20b contiene, o può contenere, sostanze gassose, ad esempio rilasciate dal liquido.
Preferibilmente, la prima camera 20a è in connessione di passaggio fluido con l’uscita 3. La seconda camera 20b è, invece, preferibilmente in connessione di passaggio fluido con il foro di accesso 21, se quest’ultimo è presente.
La prima porzione di camera 20a, inoltre, preferibilmente è disposta in posizione sopraelevata rispetto alla seconda camera 20b, come mostrato nelle Figg.1-5. Pertanto, sostanzialmente, preferibilmente il liquido da conservare grava sullo stantuffo 4 all’interno della prima porzione di camera 20a in maniera tale da realizzare una forza peso liquida sullo stantuffo 4.
Lo stantuffo 4 stesso, chiaramente, realizza una propria forza peso. La forza peso dello stantuffo 4 è orientata in maniera tale da spingere lo stantuffo 4 in allontanamento rispetto all’uscita 3.
In altre parole, preferibilmente, lo stantuffo 4 è spinto dalla propria forza peso verso il fondo del corpo principale 22, ossia verso la base 24. Sostanzialmente, comprendendo la base 24 una superficie di appoggio 24a, preferibilmente lo stantuffo 4 è spinto dalla propria forza peso verso il suolo.
Lo stantuffo 4 include, inoltre, preferibilmente anche almeno una guarnizione 41. La guarnizione 41 è preferibilmente atta ad aderire alle pareti dell’involucro 2 in maniera tale da separare ermeticamente le porzioni di camera 20a, 20b e generare una forza di attrito tra lo stantuffo 4 e l’involucro 2.
Pertanto, preferibilmente, la guarnizione 41 realizza una forza di attrito che si oppone al moto dello stantuffo 4.
Tale guarnizione 41 può quindi essere definita da un O-ring elastomerico o altre forme in elastomero, ad esempio a labbro, o da una camera d’aria includente, ad esempio, del fluido al proprio interno. Il fluido può ad esempio essere costituito da acqua con aggiunta di olio di vasellina.
Se l’involucro 2 ha una forma cilindrica, il dispositivo 1 può avere quindi sostanzialmente una conformazione a pistone verticale, in cui il liquido è disposto al di sopra dello stantuffo 4 e quest’ultimo agisce esercitando una pressione sul liquido. Preferibilmente, il corpo principale 22 realizza quindi una guida per lo stantuffo 4. Lo stantuffo 4 si muove all’interno del corpo principale 22 e delimita le porzioni di camera 20a, 20b. Nel dettaglio, la base 24, parte di del corpo principale 22 e detto stantuffo 4 delimitano la seconda porzione di camera 20b, mentre il coperchio 23, parte del corpo principale 22 e dello stantuffo 40 delimitano la prima porzione di camera 20a.
Inoltre, in particolare, lo stantuffo 4 è atto a comprimere il liquido per effetto di una pressione di spinta imposta sullo stantuffo 4.
Al fine di realizzare tale pressione di spinta, vantaggiosamente, il dispositivo 1 include anche dei mezzi di spinta.
I mezzi di spinta sono preferibilmente atti a realizzare, a comando, una forza di spinta sullo stantuffo 4. In particolare, preferibilmente, la forza di spinta agisce in contrapposizione con la forza peso dello stantuffo 4.
Tra i vari mezzi di spinta possono essere previsti dei mezzi di comando meccanici, ad esempio manuali, comprensivi di asta a vite o a cremagliera. In questo caso, ad esempio, l’asta dei mezzi di spinta può accedere all’involucro 2 a partire dal foro di accesso 21 e può essere operativamente connessa allo stantuffo 4.
Inoltre, al fine di movimentare l’asta, possono essere previsti dei martinetti con motore di movimento elettrico, anche incluso nella base 24, o altri mezzi controllabili e programmabili. Preferibilmente, i mezzi di spinta realizzano una forza di spinta che varia in maniera controllata quando lo stantuffo 4 spinge il liquido verso l’uscita 3. Tale accorgimento consente di bilanciare, ad esempio, lo scompenso di forza derivante dalla riduzione della forza peso liquida.
Nella forma di realizzazione preferita, i mezzi di spinta includono dei mezzi di pressurizzazione 5.
I mezzi di pressurizzazione 5 sono preferibilmente atti a variare la pressione, a comando, all’interno della seconda porzione di camera 20b.
Nel dettaglio, essi sono principalmente atti a incrementare la pressione all’interno della seconda porzione di camera 20b, ma potrebbero anche essere configurati per ridurla.
In una forma realizzativa, preferibilmente, i mezzi di pressurizzazione 5 sono in connessione di passaggio fluido con il foro di accesso 21 ed esterni alla camera chiusa 20.
In questo caso, preferibilmente, i mezzi di pressurizzazione 5 includono una pompa od un compressore comandabile dall’esterno. Tale pompa, o compressore, può essere alimentata in vari modi purché consenta di gestire la pressione all’interno di almeno parte dell’involucro 2.
In questa configurazione, preferibilmente, il foro di accesso 21 include una valvola 210.
La valvola 210 è preferibilmente atta a consentire l’immissione di gas in pressione dall’esterno verso l’interno della seconda porzione di camera 20b.
Pertanto, la valvola 210 è sostanzialmente preferibilmente atta a consentire il passaggio di gas dai mezzi di pressurizzazione 5 alla seconda porzione di camera 20b. Preferibilmente, la valvola 210 include tutti i componenti necessari a garantire che la propria eventuale chiusura sia ermetica e può, pertanto, comprendere delle proprie guarnizioni. La valvola 210 può essere, ad esempio, una valvola a due vie atta a consentire sia l’ingresso che l’uscita di gas o aria rispetto alla seconda porzione di camera 20b.
Alternativamente, il dispositivo 1 comprende anche comprendere due fori 21 ciascuno provvisto di valvole di non ritorno o ad una via in cui la valvola che consente l’uscita di gas dalla seconda porzione di camera 20b è controllata in pressione.
In una seconda e terza forma di realizzazione, mostrate rispettivamente nelle Figg.
3 e 4, i mezzi di pressurizzazione 5 sono preferibilmente disposti all’interno della seconda porzione di camera 20b e comandabili dall’esterno della camera chiusa 20. Ad esempio, i mezzi di pressurizzazione 5 potrebbero definire essi stessi un serbatoio 50.
Il serbatoio 50 può essere costituito, ad esempio, da una sacca gonfiabile atta ad occupare parte della seconda porzione di camera 20b.
In questo caso, è sufficiente che la sacca abbia almeno un accesso lungo l’involucro 2 in maniera tale da poter controllare dall’esterno la pressione interna alla sacca. A seconda di come è gonfiato, il serbatoio 50 può quindi impegnare o disimpegnare parte del volume definito dalla seconda porzione di camera 20b in maniera tale da aumentare o ridurre la pressione all’interno di essa.
In particolare, nella seconda configurazione di Fig. 3, i mezzi di pressurizzazione 5 sono separati dallo stantuffo 4 e sono atti ad esercitare la propria pressione, eventualmente, anche sullo stantuffo 4 stesso.
Nella terza configurazione, mostrata in Fig. 4, i mezzi di pressurizzazione 5 e lo stantuffo 4 coincidono o, per meglio dire, i mezzi di pressurizzazione 5 possono realizzare lo stantuffo 4 stesso. Ad esempio, la membrana che realizza il serbatoio 50 può definire lo stantuffo 4 stesso, mentre la seconda porzione di camera 20b può coincidere con il volume racchiuso all’interno del serbatoio 50.
In questo caso, preferibilmente, lo stantuffo 4, realizzato dal serbatoio 50, può non avere una valvola 210, ma la pressione all’interno della prima porzione di camera 20a è comunque controllabile dall’esterno e variabile a seconda del liquido ivi compreso.
Sostanzialmente, la suddetta forma realizzativa, è una forma similare a quella dei comuni accumulatori utilizzati negli impianti idraulici.
Il serbatoio 50 può, quindi, essere utilizzato anche per involucri 2 in due pezzi. In questo caso, ad esempio, i mezzi di pressurizzazione 5 sono connessi nella parte interna della base 24 ed accedono all’esterno per mezzo del foro di accesso 21 disposto sulla base 24 stessa.
I mezzi di pressurizzazione 5 possono adottare tecnologie note allo stato della tecnica attuale per il controllo della pressione. Possono prevedere un controllo elettronico, ed automatico della pressione al fine di garantire delle soglie adatte al liquido contenuto. Possono essere programmabili. Oppure possono essere manuali e, ad esempio, i mezzi di pressurizzazione 5 possono essere operativamente connessi ad almeno un manometro in maniera tale da misurare la pressione all’interno della seconda porzione di camera 20b.
In ogni caso, i mezzi di pressurizzazione 5, come detto, sono atti a variare la pressione all’interno della seconda porzione di camera 20b in maniera tale da realizzare, o meno, una pressione di spinta sullo stantuffo 4. Tale pressione di spinta può essere utilizzata per muovere lo stantuffo 4 e disporre il liquido in pressione a puro scopo di conservazione o può essere contemporaneamente utilizzata per muovere lo stantuffo 4 allo scopo di erogare il liquido tramite l’uscita 3. Logicamente l’erogazione avviene quando l’uscita 3 è aperta, ossia quando la valvola dell’uscita 3 consente l’uscita di liquido ed eventualmente gas residuo nell’involucro 2.
Preferibilmente, i mezzi di pressione 5 realizzano una pressione di spinta che realizza sullo stantuffo 4 una forza di spinta agente in contrapposizione con la forza peso dello stantuffo 4 e che varia in maniera controllata quando lo stantuffo 4 spinge il liquido verso l’uscita 3.
Quando si parla di pressioni e relative forze, come noto, ci si riferisce a quanto noto soprattutto in riferimento alla legge di Pascal. Infatti, la forza di spinta realizzata dai mezzi di pressione 5 è, nella configurazione preferita di Fig.1, facilmente calcolabile come il prodotto della pressione esercitata all’interno della seconda porzione di camera 20b e dell’area di spinta dello stantuffo 4 stesso.
In particolare, la forza di spinta dello stantuffo 4 è almeno pari al peso dello stantuffo 4 stesso e preferibilmente superiore alla forza peso. Quando ci comparano le forze ci si riferisce alle intensità delle forze, intese come grandezze scalari, e non si considerano invece le forze in senso vettoriale. Più in dettaglio, la forza di spinta dello stantuffo 4 è almeno pari alla somma della forza peso dello stantuffo 4 e della forza peso liquida, ossia la forza peso del liquido esercitata dal liquido sullo stantuffo 4, e preferibilmente superiore alla somma delle forze peso.
Pertanto, la forza di spinta e le forze peso realizzano un differenziale di forza dato dalla differenza di intensità della forza di spinta e della somma delle forze peso e i mezzi di pressurizzazione 5 sono configurati, preferibilmente, per mantenere il differenziale di forza costante durante la fuoriuscita del liquido dall’uscita 3.
Tale effetto è realizzabile riducendo, in maniera controllata, la pressione di spinta mentre il liquido esce dall’involucro 2. Pertanto, ad esempio, la riduzione di forza di spinta può essere proporzionale alla riduzione di forza peso liquida relativa al liquido rilasciato o erogato dal dispositivo 1.
Ovviamente, questa è una possibile soluzione tra tante consentite dal dispositivo 1 che è estremamente versatile e può essere programmato a piacimento.
Inoltre, considerando che lo stantuffo 4 può comprendere anche una guarnizione 41, il differenziale di forza può includere anche la forza di attrito e, pertanto, esso può essere definito dalla differenza di intensità tra la forza di spinta e la somma delle forze peso e di attrito per un periodo di tempo predeterminato.
Il periodo di tempo predeterminato può, ad esempio, coincidere con il tempo di erogazione del liquido dall’involucro 2, ossia con il tempo di movimentazione dello stantuffo 4, oppure esso può coincidere con il tempo di messa in pressione del liquido all’interno dell’involucro 2. Infatti, è preferibilmente opportuno tenere conto del fatto che la forza di attrito è una forza reattiva, ossia agente solo quando è realizzata una movimentazione reciproca tra stantuffo 4 e corpo principale 22. In conclusione, lo stantuffo 4 può prevedere, nella parte che interagisce con il liquido e che delimita la prima porzione di camera 20a, una cavità o un profilo concavo atto a consentire il deposito di eventuali residui del liquido ed impedire che tali depositi vengano erogati dall’uscita 3.
Il dispositivo 1 può consentire la realizzazione di dispenser 10 o cantine a fruizione irregolare in cui possono essere custoditi più liquidi con caratteristiche diverse. Ad esempio, il dispenser 10 può includere una pluralità di scomparti 10a. Ciascuno scomparto 10a preferibilmente definisce una propria temperatura di esercizio controllabile dall’esterno. Tali scomparti separati sono sostanzialmente già noti allo stato della tecnica attuale e, pertanto, non sono descritti nel dettaglio.
Vantaggiosamente, ciascuno degli scomparti 10a del dispenser 10 include almeno un dispositivo 1 in maniera tale da poter conservare liquidi diversi con differenti proprietà.
Ciascuno scomparto 10a può quindi comprendere una pluralità di dispositivi 1. Inoltre, la conformazione dei dispositivi 1 consente di sfruttare le comuni cantinette che contengono bottiglie per alloggiare dispositivi 1. Infatti, i mezzi di pressurizzazione 5, come detto, oltre che assicurare la conservazione dei liquidi consentono di erogare i liquidi in maniera controllata.
Il funzionamento del dispositivo per la conservazione di liquidi 1 precedentemente descritto in termini strutturali è il seguente.
Una volta inserito il liquido all’interno dell’involucro 2, esso può essere dispensato dal dispositivo 1 tramite l’uscita 3.
Man mano che il liquido viene erogato e la quantità di liquido all’interno dell’involucro 2 si riduce, lo stantuffo 4 segue il liquido comprimendolo, evitando di comprimere eccessivamente il liquido, e riducendo, tramite i mezzi di pressione 5, la pressione proporzionalmente alla riduzione di forza peso liquida.
A seconda del liquido presente all’interno dell’involucro 2 è possibile configurare i mezzi di pressurizzazione 5 affinché bilancino o incrementino l’effetto di compressione dello stantuffo 4 sul liquido. Ad esempio, per vini gasati, può essere opportuno applicare, tramite i mezzi di pressurizzazione 5, una pressione all’interno della seconda porzione di camera 20b che realizza differenziali di forza superiori rispetto alla configurazione per vini fermi.
È noto, infatti, che alcuni vini frizzanti sono preferibilmente conservati a pressioni più elevate (e temperature inferiori) rispetto a vini rossi fermi. In generale, i mezzi di pressurizzazione 5, siano essi interni od esterni, consentono di variare il comportamento del dispositivo 1 in base al liquido ivi compreso.
Il dispositivo 1 consente di realizzare un nuovo procedimento di conservazione di un liquido comprendente almeno le fasi di immissione, azionamento e pressurizzazione.
Preferibilmente, nella fase di immissione, il liquido viene inserito nell’involucro 2. Ad esempio, al fine di immettere il liquido nell’involucro, è sufficiente rimuovere il coperchio 23 e versare il liquido all’interno del corpo principale 22. Naturalmente, lo stantuffo 4 è preferibilmente abbassato in maniera tale da poggiare sulla base 24.
Quest’ultima configurazione è ottenibile annullando la pressione all’interno della seconda porzione di camera 20b o imponendo una depressione. A seconda della pressione, positiva, nulla o negativa, imposta è possibile aumentare o ridurre la velocità di discesa dello stantuffo 4.
Una volta immesso il liquido all’interno dell’involucro 2, è possibile richiudere il coperchio 23.
Nella fase di azionamento, preferibilmente, i mezzi di pressurizzazione 5 sono azionati in maniera tale da realizzare una forza di spinta almeno pari o superiore alla somma della forza peso dello stantuffo 4 e della forza peso liquida.
Preferibilmente, la forza di spinta è pari e superiore alla somma delle forze peso con anche le forze di attrito che si oppongono al moto almeno per un periodo di tempo predeterminato. Come già detto, il periodo di tempo predeterminato può coincidere con il tempo di erogazione del liquido tramite l’uscita 3, ossia con il tempo di movimentazione dello stantuffo 4.
Nella fase di pressurizzazione, i mezzi di pressurizzazione 5 pongono in pressione il liquido. In particolare, preferibilmente, la forza di spinta supera la somma della forza peso di detto stantuffo 4 e della forza peso liquida per disporre in pressione il liquido.
Come già accennato, qualora sia presente la guarnizione 41, la forza di spinta supera la somma delle forze peso e della forza di attrito esercitata dalla guarnizione durante l’eventuale spostamento dello stantuffo 4. In questo caso il tempo predeterminato è quello riferito alla messa in pressione del liquido.
Il procedimento può inoltre comprendere una ulteriore fase di controllo.
Preferibilmente, nella fase di controllo, i mezzi di pressurizzazione 5 controllano la forza di spinta mentre il liquido viene erogato. A tal proposito, preferibilmente, la forza di spinta diminuisce proporzionalmente alla riduzione della forza peso liquida, se e quando il liquido viene erogato, in maniera tale da erogare il liquido rimanente in maniera omogenea. Tale riduzione controllata può consentire l’erogazione in sicurezza, evitando che il liquido venga eiettato all’esterno con eccessiva pressione o che il dispositivo 1 possa esplodere a causa delle eccessive pressioni a cui è sottoposta, ad esempio, la valvola di controllo all’uscita 3.
Il dispositivo per la conservazione di liquidi 1 secondo l’invenzione consegue importanti vantaggi.
Infatti, il dispositivo 1 consente di aumentare l’autonomia dei liquidi ivi contenuti, soprattutto successivamente all’apertura, mantenendo gli aromi e le caratteristiche organolettiche del liquido.
Tale vantaggio, come già accennato, è svolto da un dispositivo 1 che è in grado di adattarsi al liquido ed alla tipologia di bevanda compresa al proprio interno, sia essa ferma o gasata, aromatica, invecchiata o altro ancora.
Inoltre, un ulteriore vantaggio dell’invenzione è quello di consentire la conservazione di liquidi senza utilizzare elementi esterni aggiuntivi, quali bombolette, e di effettuare tutte le operazioni necessarie alla conservazione evitando il rilascio delle impurità che possono depositarsi sul fondo.
La messa in pressione iniziale ossia in seguito all’immissione del liquido, inoltre, consente di rimuovere eventuali residui d’aria all’interno dell’involucro semplicemente tenendo aperta l’uscita 3 ed attendendo l’uscita del liquido.
In conclusione, il dispositivo 1 consente di poter realizzare dei dispenser 10 o cantine a fruizione irregolare in cui, ossia, possono essere depositati vari liquidi, o vini, ciascuno contenuto in un proprio involucro 2 e conservato in uno scomparto 10a secondo le proprie necessità e pressioni, dispensabili a comando quando lo si ritiene opportuno. In questo senso, non è più necessario consumare tutta la bottiglia già aperta disperdendo le caratteristiche del vino stesso, ma il vino può essere consumato anche a distanza di tempo ed in piccole qualità in quanto il dispositivo 1 consente di mantenere le caratteristiche organolettiche ed aromatiche del liquido sostanzialmente invariate.
L’invenzione è suscettibile di varianti rientranti nell'ambito del concetto inventivo definito dalle rivendicazioni.
Ad esempio, benché la descrizione si focalizzi principalmente su liquidi alimentari, il dispositivo 1 può essere ugualmente utilizzato per la conservazione di liquidi di altro tipo. Ad esempio, il dispositivo 1 può essere atto a conservare liquidi chimici in maniera tale da consentire la fruizione anche di piccole quantità a fronte di una corretta conservazione dello stesso.
Inoltre, le forme realizzative descritte non sono le sole forme realizzabili, ma possono essere previste delle forme realizzative ulteriori, che combinino ad esempio quanto già descritto in maniera differente da quanto rappresentato.
Ad esempio, i mezzi di pressurizzazione 5 potrebbero essere integrati all’interno della base 24 e, pertanto, il dispositivo 1 potrebbe integrare al proprio interno ogni elemento dell’invenzione.
In tale ambito tutti i dettagli sono sostituibili da elementi equivalenti ed i materiali, le forme e le dimensioni possono essere qualsiasi.

Claims (10)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Dispositivo (1) per la conservazione di liquidi comprendente: - un involucro (2) definente una camera chiusa (20) atta a contenere un liquido, - una uscita (3) in connessione di passaggio fluido con detto involucro (2) ed atta a consentire la dispensazione di detto liquido da detto involucro (2) verso l’esterno, - uno stantuffo (4) definente una propria forza peso e disposto all’interno di detta camera chiusa (20) in maniera tale da suddividere ermeticamente detta camera chiusa (20) in una prima porzione di camera (20a) ed una seconda porzione di camera (20b) reciprocamente separate da detto stantuffo (4), detta prima porzione di camera (20a) essendo in connessione di passaggio fluido con detta uscita (3), e detto dispositivo (1) essendo caratterizzato dal fatto di comprendere - mezzi di spinta atti a realizzare, a comando, una forza di spinta su detto stantuffo (4), - detta forza peso essendo orientata in maniera tale da spingere detto stantuffo (4) in allontanamento rispetto a detta uscita (3), e - detta forza di spinta agendo in contrapposizione con detta forza peso di detto stantuffo (4).
  2. 2. Dispositivo (1) secondo la rivendicazione 1, in cui detti mezzi di spinta sono mezzi di pressurizzazione (5) atti a realizzare, a comando, una pressione di spinta all’interno di detta seconda porzione di camera (20b), detta pressione di spinta realizzando detta forza di spinta su detto stantuffo (4) e detta forza di spinta variando in maniera controllata quando detto stantuffo (4) spinge detto liquido verso detta uscita (3).
  3. 3. Dispositivo (1) secondo la rivendicazione 1, in cui detto liquido definisce una forza peso liquida ed in cui detta forza di spinta e dette forze peso di detto stantuffo (4) e di detto liquido realizzano un differenziale di forza dato dalla differenza di intensità di detta forza di spinta e della somma di dette forze peso e detti mezzi di pressurizzazione (5) sono configurati per mantenere detto differenziale di forza costante durante la fuoriuscita di detto liquido da detta uscita (3) riducendo, in maniera controllata, detta pressione di spinta.
  4. 4. Dispositivo (1) secondo almeno una rivendicazione precedente, in cui detto stantuffo (4) include almeno una guarnizione (41) atta ad aderire alle pareti di detto involucro (2) in maniera tale da separare ermeticamente dette porzioni di camera (20a, 20b), detta guarnizione (41) realizzando una forza di attrito che si oppone al moto di detto stantuffo (4) e detto differenziale di forza essendo definito dalla differenza di intensità tra detta forza di spinta e la somma di dette forze peso e di attrito per un periodo di tempo predeterminato.
  5. 5. Dispositivo (1) secondo la rivendicazione 1, in cui detto involucro (2) comprende almeno un foro di accesso (21) atto a consentire l’accesso a detta camera chiusa (20) dall’esterno, in connessione di passaggio fluido con detta seconda porzione di camera (20b), ed in cui detti mezzi di pressurizzazione (5) sono in connessione di passaggio fluido con detto foro di accesso (21) ed esterni a detta camera chiusa (20).
  6. 6. Dispositivo (1) secondo la rivendicazione 1, in cui detti mezzi di pressurizzazione (5) sono disposti all’interno di detta seconda porzione di camera (20b) e comandabili dall’esterno di detta camera chiusa (20).
  7. 7. Dispositivo (1) secondo almeno una rivendicazione precedente, in cui detto involucro (2) include un corpo principale (22), un coperchio (23) ed una base (24) atti a realizzare, quando reciprocamente connessi, detta camera chiusa (20), detta base (24) comprendendo una superficie di appoggio (24a) atta a consentire l’appoggio di detto dispositivo (1) su di un piano, detto corpo principale (22) realizzando una guida per detto stantuffo (4), detto coperchio (23) essendo in connessione di passaggio fluido con detta uscita (3), detta base (24), parte di detto corpo principale (22) e detto stantuffo (4) delimitando detta seconda porzione di camera (20b), detto coperchio (23), parte di detto corpo principale (22) e detto stantuffo (40) delimitando detta prima porzione di camera (20a).
  8. 8. Dispenser (10) includente una pluralità di scomparti (10a) definenti ciascuno una propria temperatura di esercizio controllabile dall’esterno, in cui ciascuno di detti scomparti 10a include almeno un dispositivo (1) secondo almeno una rivendicazione precedente.
  9. 9. Procedimento (1) di conservazione di un liquido realizzato da un dispositivo (1) comprendente almeno un involucro (2) includente detto liquido, una uscita (3) per l’erogazione di detto liquido, uno stantuffo (4) e mezzi di pressurizzazione (5), - detto liquido gravando su detto stantuffo (4) in maniera tale da realizzare una forza peso liquida su detto stantuffo (4), - detto stantuffo (4) definendo una propria forza peso ed essendo movimentabile tramite una forza di spinta realizzata da detti mezzi di pressurizzazione (5) in maniera tale da spingere detto liquido verso detta uscita (3), e detto procedimento (1) essendo caratterizzato dal fatto di comprendere: - l’immissione di detto liquido entro detto involucro (2), - l’azionamento di detti mezzi di pressurizzazione (5) per realizzare detta forza di spinta pari o superiore alla somma di detta forza peso di detto stantuffo (4) e detta forza peso liquida, - la pressurizzazione di detto liquido tramite i mezzi di pressurizzazione 5 in cui detta forza di spinta supera detta somma di detta forza peso di detto stantuffo (4) e detta forza peso liquida per disporre in pressione detto liquido.
  10. 10. Procedimento (1) secondo la rivendicazione 9, comprendente il controllo di detta forza di spinta tramite i mezzi di pressurizzazione 5 in cui detta forza di spinta diminuisce proporzionalmente alla riduzione di detta forza peso liquida, se e quando detto liquido viene erogato, in maniera tale da erogare detto liquido rimanente in maniera omogenea.
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