IT201900000659A1 - Dispositivo per la conservazione di liquidi - Google Patents

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IT201900000659A1
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IT102019000000659A
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Piero Enrico Gildo Gilardi
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Gilardi Massimo
Gilardi Daniela
Piero Enrico Gildo Gilardi
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Description

DESCRIZIONE
DISPOSITIVO PER LA CONSERVAZIONE DI LIQUIDI
La presente invenzione ha per oggetto un dispositivo per la conservazione di liquidi del tipo precisato nel preambolo della prima rivendicazione.
In particolare, la presente invenzione ha per oggetto un dispositivo per la conservazione di liquidi, come i vini, includenti pertanto anche sostanze gassose al proprio interno.
Come noto, molti liquidi si conservano a lungo, mantenendo le caratteristiche fisiche ed organolettiche originarie, se si evita che il liquido stesso giunga a contatto con l’ossigeno.
In particolare, il suddetto aspetto è preponderante per quanto concerne la conservazione dei liquidi di pregio, quali il vino.
Il vino, infatti, viene tipicamente conservato e distribuito entro bottiglie o contenitori, ad esempio damigiane, sigillati ermeticamente con tappi di varia natura. Tale sigillatura consente, inoltre, ad alcune tipologie di vino di invecchiare grazie a reazioni chimiche in assenza di ossigeno che garantiscono la modifica, ma anche il corretto mantenimento, dell’aroma originario del vino.
Tuttavia, una volta che il sigillo viene rimosso, il liquido viene a contatto con l’ossigeno attraverso la superficie libera a contatto con l’atmosfera. Una volta liberato, il vino mantiene la propria freschezza solo per poche ore e, se non viene consumato entro quel tempo, inizia a perdere il proprio aroma e le proprie caratteristiche.
Logicamente, questo comune inconveniente aumenta di rilevanza quando il liquido è costituito da un vino di alto pregio, eventualmente invecchiato.
I metodi, noti allo stato della tecnica attuale, per mitigare la perdita di bontà del vino, in seguito alla rimozione dei sigilli, sono molteplici.
Si può procedere a tappare nuovamente il contenitore, ad esempio una bottiglia, con la conseguenza che, tuttavia, la superficie di liquido a contatto con l’aria, e quindi l’ossigeno, è ampia in quanto, alla chiusura, parte dell’ossigeno viene intrappolato all’interno della stessa.
Sono, tuttavia, noti altri tappi e dispositivi configurati per creare il vuoto all’interno della camera di contenimento del liquido. Tuttavia, un inconveniente tipico di tali tappi o dispositivi è dato dal fatto che la procedura di applicazione del vuoto fa evaporare, almeno in parte, l’alcool e le essenze che infondono profumo al vino. Tra le varie apparecchiature disponibili in commercio sono, inoltre, presenti delle speciali pistole che saturano la camera con gas inerti tramite l’uso di bombolette in pressione.
Tuttavia, i maggiori inconvenienti di quest’ultima tecnica sono principalmente dovuti al fatto che, innanzi tutto, è necessario disporre delle bombolette cariche e, inoltre, le bombolette stesse hanno dei limiti di resistenza dipendenti dall’ambiente in cui sono conservate.
A tutti gli inconvenienti citati va aggiunto che i vini di pregio, tipicamente molto vecchi, possono formare delle spoglie che, depositate sul fondo, non sono né estetiche né tantomeno piacevoli al palato. Pertanto, in questi casi, è bene usare un decanter che trattiene le spoglie sul fondo e consente di ossigenare in maniera corretta il vino in oggetto. Ovviamente, è comunque necessario utilizzare il vino con rapidità per evitare che sopraggiungano delle dispersioni di aroma indesiderate. In questa situazione il compito tecnico alla base della presente invenzione è ideare un dispositivo per la conservazione di liquidi in grado di ovviare sostanzialmente ad almeno parte degli inconvenienti citati.
Nell'ambito di detto compito tecnico è un importante scopo dell'invenzione ottenere un dispositivo per la conservazione dei liquidi che consenta di aumentare l’autonomia dei liquidi ivi contenuti, soprattutto successivamente all’apertura, mantenendo gli aromi e le caratteristiche organolettiche del liquido.
Un altro importante scopo dell'invenzione è realizzare un dispositivo per la conservazione di liquidi che non necessiti dell’uso di elementi esterni, quali bombolette, e che consenta di effettuare tutte le operazioni necessarie alla conservazione evitando il rilascio delle impurità che possono depositarsi sul fondo. Il compito tecnico e gli scopi specificati sono raggiunti da un dispositivo per la conservazione di liquidi come rivendicato nella annessa rivendicazione 1.
Soluzioni tecniche preferite sono evidenziate nelle rivendicazioni dipendenti.
Le caratteristiche ed i vantaggi dell’invenzione sono di seguito chiariti dalla descrizione dettagliata di esecuzioni preferite dell’invenzione, con riferimento agli uniti disegni, nei quali:
la Fig. 1 mostra una vista laterale in sezione di un dispositivo per la conservazione di liquidi secondo l’invenzione in una prima forma realizzativa con valvola a galleggiante;
la Fig. 2 illustra una vista laterale in sezione di un dispositivo per la conservazione di liquidi secondo l’invenzione in una seconda forma realizzativa con valvola a galleggiante e guarnizione a fluido;
la Fig.3 è una vista laterale in sezione di un dispositivo per la conservazione di liquidi secondo l’invenzione in una terza forma realizzativa con valvola a sfiato;
la Fig. 4 rappresenta una vista laterale in sezione di un dispositivo per la conservazione di liquidi secondo l’invenzione in una quarta forma realizzativa con mezzi di pressurizzazione interni a serbatoio;
la Fig. 5 mostra una vista laterale in sezione di un dispositivo per la conservazione di liquidi secondo l’invenzione in una quinta forma realizzativa e condotto di uscita parzialmente interno all’involucro;
la Fig. 6 illustra una vista laterale in sezione di un dispositivo per la conservazione di liquidi secondo l’invenzione in una sesta forma realizzativa con stantuffo realizzato dai mezzi di pressurizzazione; e
la Fig.7 è una vista laterale in sezione di un dispositivo per la conservazione di liquidi secondo l’invenzione in una prima forma realizzativa con involucro in un sol pezzo.
Nel presente documento, le misure, i valori, le forme e i riferimenti geometrici (come perpendicolarità e parallelismo), quando associati a parole come "circa" o altri simili termini quali "pressoché" o "sostanzialmente", sono da intendersi come a meno di errori di misura o imprecisioni dovute a errori di produzione e/o fabbricazione e, soprattutto, a meno di una lieve divergenza dal valore, dalla misura, dalla forma o riferimento geometrico cui è associato. Ad esempio, tali termini, se associati a un valore, indicano preferibilmente una divergenza non superiore al 10% del valore stesso.
Inoltre, quando usati, termini come “primo”, “secondo”, “superiore”, “inferiore”, “principale” e “secondario” non identificano necessariamente un ordine, una priorità di relazione o posizione relativa, ma possono essere semplicemente utilizzati per più chiaramente distinguere tra loro differenti componenti.
Le misurazioni e i dati riportati nel presente testo sono da considerarsi, salvo diversamente indicato, come effettuati in Atmosfera Standard Internazionale ICAO (ISO 2533:1975).
Con riferimento alle Figure, il dispositivo per la conservazione di liquidi secondo l'invenzione è globalmente indicato con il numero 1.
Il dispositivo 1 è atto a consentire la conservazione di liquidi di vario genere e per lunghissimo tempo. In particolare, preferibilmente, il dispositivo 1 è atto a consentire la conservazione di liquidi particolarmente sensibili al contatto con l’aria, nel dettaglio soprattutto all’ossigeno ivi compreso, come i vini. Tra i vini possono, inoltre, ugualmente essere correttamente conservati dei vini fermi o mossi, con tratti aromatici più o meno intensi ed a differenti gradi di invecchiamento.
Il dispositivo 1 preferibilmente comprende almeno un involucro 2.
L’involucro 2 definisce sostanzialmente il serbatoio di contenimento per il liquido 1. Pertanto, l’involucro 2 può avere varie forme e dimensioni purché, in ogni caso, esso comprenda almeno una cavità o uno spazio opportuno per accogliere la sostanza liquida. Come già detto, la sostanza è tipicamente liquida, ma non esclusivamente. Infatti, il liquido può contenere tracce di gas, ad esempio anidride carbonica, come comunemente è riscontrare in vini come gli spumanti.
L’involucro 2 può quindi avere una forma a bottiglia, o una forma a bombola o una forma più squadrata, tipica di un dispenser.
Opportunamente, l’involucro 2 definisce una camera chiusa 20.
La camera chiusa 20 corrisponde sostanzialmente alla cavità o spazio pocanzi descritti e, infatti, è atta a contenere il liquido.
Preferibilmente, la camera chiusa 20 è una camera separata ermeticamente dall’esterno in maniera tale che il liquido sia, quando inserito nella camera chiusa 20, isolato dall’esterno.
Preferibilmente, in alcune forme realizzative rappresentate nelle Figg. 1-6, l’involucro 2 comprende un corpo principale 22 ed un coperchio 23.
Il corpo principale 22 ed il coperchio 23 sono preferibilmente atti a realizzare, quando reciprocamente connessi, la camera chiusa 20.
In sostanza, preferibilmente, il corpo principale 20 è la porzione atta a racchiudere gran parte, se non tutto il liquido, ed è usualmente la porzione di fondo dell’involucro 2.
Il coperchio 23 è preferibilmente disposto, in uso, sopra al corpo principale 22 in maniera tale che, quando il dispositivo 1 è appoggiato su di un piano, il liquido tenda a scorrere per gravità verso il corpo principale 22 ed il coperchio 23 sia destinato unicamente alla chiusura dell’involucro 2 per realizzare la camera chiusa 20.
L’involucro 2 può, inoltre, essere in un sol pezzo e la camera chiusa 20 può corrispondere ad una cavità presente all’interno dell’involucro 20 chiuso anch’esso, similmente a quanto rappresenta in Fig.7.
In questo caso, il corpo principale 22 ed il coperchio 23 sono vincolati senza possibilità di svincolo, oppure essi identificano due porzioni del medesimo involucro 2, come evidenziato dalla Fig.7.
In ogni caso, preferibilmente, il corpo principale 22 definisce una superficie di appoggio 22a ed una superficie di fondo 22b.
La superficie di appoggio 22a è preferibilmente una parte di involucro 2, in particolare del corpo principale 22, esterna e destinata ad interfacciarsi con elementi esterni quali un piano di appoggio su cui può essere posato il dispositivo 1.
Preferibilmente, la superficie di appoggio 22a è atta a consentire l’appoggio del dispositivo 1 su un piano. La superficie di fondo 22b è invece, preferibilmente, una superficie interna all’involucro 2 e destinata ad interfacciarsi con il contenuto del dispositivo 1 ossia il liquido.
Preferibilmente, la superficie di fondo 22b definisce il fondo del corpo principale 22. Inoltre, l’uscita 3 è disposta in prossimità della superficie di fondo 22b e la superficie di fondo 22b realizza una rampa discendente a partire dall’uscita 3 rispetto alla superficie di appoggio 22a.
Con ciò si intende dire che la superficie di fondo 20b si estende di sbieco rispetto al piano in maniera tale da realizzare uno scivolo inclinato all’interno del fondo dell’involucro 2, come mostrato nelle Figg.1-7.
Infatti, opportunamente, la superficie di fondo 22b è così configurata per incanalare, per gravità, eventuali residui solidi del liquido lontano dall’uscita 3.
L’involucro 2 può, quindi, comprendere anche un foro di accesso 21.
Il foro di accesso 21 è preferibilmente atto a consentire l’accesso alla camera chiusa 20 dall’esterno. Se presente, il foro di accesso 21 è preferibilmente disposto sul coperchio 23, ma potrebbe essere disposto in altre posizione.
Oppure, l’involucro 2 potrebbe includere anche altri fori di accesso 21.
Il dispositivo 1 comprende, inoltre, una uscita 3.
L’uscita 3 è preferibilmente in connessione di passaggio fluido con l’involucro 2 ed è atta a consentire la dispensazione di liquido dall’involucro 2 verso l’esterno.
L’uscita 3 comprende preferibilmente almeno un condotto atto a consentire al liquido di confluire verso una direzione predeterminata dal senso del condotto.
Inoltre, l’uscita 3 può includere un rubinetto atto a consentire il comando della fuoriuscita di liquido dall’involucro.
Uscite 3 di questo tipo sono note allo stato della tecnica attuale e sono sostanzialmente presenti sulla maggior parte dei contenitori di liquido presenti attualmente in commercio, come i comuni barili di birra in vendita nei supermercati o in altre confezioni di vino o altro ancora.
L’uscita 3, in ogni caso, consente preferibilmente di aprire o chiudere ermeticamente il condotto di uscita del liquido.
L’uscita 3, inoltre, può estendersi interamente al di fuori dell’involucro 2 o può essere inclusa, almeno in parte, nell’involucro 2. In particolare, ad esempio, l’uscita 3 può essere disposta in parte all’interno della camera chiusa 20, come mostrato in Fig. 5, in maniera tale da realizzare un condotto di uscita che fuoriesca dalla porzione dell’involucro 2 superiore, ad esempio occupata dal coperchio 23.
Il dispositivo 1 comprende, inoltre, uno stantuffo 4. Preferibilmente, lo stantuffo 4 è disposto all’interno della camera chiusa 20 in maniera tale da suddividere ermeticamente la camera chiusa 20 in una prima porzione di camera 20a ed una seconda porzione di camera 20b.
La prima porzione di camera 20a e la seconda porzione di camera 20b sono sostanzialmente delle parti di camera chiusa 20 reciprocamente separate dallo stantuffo 4.
Entrambe le porzioni di camera 20a, 20b possono includere, quindi, liquido e/o gas. Tuttavia, in generale, preferibilmente la prima porzione di camera 20a contiene liquido, mentre la seconda porzione di camera 20b contiene, o può contenere, sostanze gassose, ad esempio rilasciate dal liquido.
Preferibilmente, la prima camera 20a è in connessione di passaggio fluido con l’uscita 3. La seconda camera 20b è, invece, preferibilmente in connessione di passaggio fluido con il foro di accesso 21 se quest’ultimo è presente.
La seconda camera 20b, inoltre, preferibilmente è disposta in posizione sopraelevata rispetto alla prima camera 20a, come mostrato nelle Figg.1-7.
Lo stantuffo 4 quindi comprende una prima valvola 40.
La prima valvola 40 è preferibilmente atta a consentire il passaggio di gas dalla prima porzione di camera 20a alla seconda porzione di camera 20b. Preferibilmente, la prima valvola 40 include tutti i componenti necessari a garantire che la propria eventuale chiusura sia ermetica e può, pertanto, comprendere delle proprie guarnizioni.
Preferibilmente, la prima valvola 40 potrebbe anche consentire il passaggio di liquido. Tuttavia, lo stantuffo 4 è realizzato in maniera tale da evitare di comprimere il liquido al punto da far fuoriuscire quest’ultimo dalla prima valvola 40 o presenta delle configurazioni della prima valvola 40 stessa tali da consentire la chiusura in sicurezza prima che il liquido fuoriesca dalla prima porzione di camera 40a.
Preferibilmente, infatti, lo stantuffo 4 include anche almeno una guarnizione 41. La guarnizione 41 è preferibilmente atta ad aderire alle pareti dell’involucro 2 in maniera tale da separare ermeticamente le porzioni di camera 20a, 20b e generare una forza di attrito tra lo stantuffo 4 e l’involucro 2.
Tale guarnizione 41 può quindi essere definita da un O-ring elastomerico o altre forma in elastomero, ad esempio a labbro, o da una camera d’aria includente, ad esempio, del fluido al proprio interno. Il fluido può ad esempio essere costituito da acqua con aggiunta di olio di vasellina.
Se l’involucro 2 ha una forma cilindrica, il dispositivo 1 può avere quindi sostanzialmente una conformazione a pistone verticale, in cui il liquido è disposto al di sotto dello stantuffo 4 e quest’ultimo agisce esercitando una pressione sul liquido. In particolare, lo stantuffo 4 è atto a comprimere il liquido per gravità.
Per fare ciò, lo stantuffo 4 definisce preferibilmente un peso proprio maggiore rispetto alla forza di attrito realizzata dalla guarnizione 41 tra lo stantuffo 4 e l’involucro 2. La differenza tra la forza peso e la forza di attrito è, inoltre, superiore o uguale od inferiore alla spinta di Archimede ricevuta dal liquido quando lo stantuffo è in appoggio sul pelo libero, a seconda della configurazione della prima valvola 40 disposta sullo stantuffo 4. Preferibilmente, la spinta di Archimede è superiore alla differenza tra la forza peso e la forza di attrito soprattutto qualora il liquido contenga gas e si intenda conservare tale gassatura in maniera ottimale.
Infatti, ad esempio, in una prima forma di realizzazione, mostrata in Fig.1 o in Fig. 7, la prima valvola 40 è preferibilmente una valvola a galleggiante. In questo caso, preferibilmente, la valvola si chiude quando lo stantuffo 4 è adagiato sul liquido ed il liquido stesso comprime la prima valvola 40. In questo caso, preferibilmente, la differenza tra la forza peso e la forza di attrito è uguale o superiore alla spinta di Archimede.
In una seconda forma realizzativa mostrata in Fig.2, lo stantuffo 4 comprende una prima valvola 40 in configurazione a galleggiante ed una guarnizione 1 a fluido. Affinché la guarnizione 41 sia sempre in pressione, preferibilmente, lo stantuffo 4 include, in questo caso, un vano od una vasca, al cui interno può essere disposto del fluido, in connessione di passaggio fluido con la guarnizione 41 stessa.
In questo modo, il fluido della guarnizione non viene disperso nel fluido sottostante, ma viene sempre garantita la separazione ermetica tra la prima porzione di camera 20a e la seconda porzione di camera 20b.
In una terza forma realizzativa mostrata in Fig. 3, la prima valvola 40 è preferibilmente una valvola a sfiato. Sostanzialmente, preferibilmente, la prima valvola 40 è atta a consentire la fuoriuscita di gas principalmente mentre lo stantuffo 4 scende e riduce il volume della prima porzione di camera 20a.
In questo caso, preferibilmente, la differenza tra la forza peso e la forza di attrito è, uguale od inferiore alla spinta di Archimede ricevuta dal liquido quando lo stantuffo è in appoggio sul pelo libero, in maniera tale da evitare che anche il liquido fuoriesca per mezzo della prima valvola 40.
La prima valvola 40, in questo caso, potrebbe anche essere una valvola a vite comandabile manualmente, ed atta ad essere chiusa una volta che lo stantuffo 4 ha evacuato l’aria in eccesso all’interno della prima porzione di camera 40, come già noto allo stato della tecnica attuale.
In ogni caso, preferibilmente, riducendo le dimensioni della prima porzione di camera 20a, lo stantuffo 4 consente che eventuale aria o sostanze gassose disposte in prossimità del liquido e non inglobate in esso, siano espulse tramite la prima valvola 40.
La prima valvola 40 può, perciò, comprendere una valvola di non ritorno o valvola ad una via di tipologia ed orientazione dipendente dalla configurazione desiderata. Lo stantuffo 4 può, in aggiunta, comprendere un congegno di presa 42.
Il congegno di presa 42 è preferibilmente impugnabile da un utente esterno al corpo principale 22 ed è atto a consentire l’estrazione dello stantuffo 4 dall’involucro 2. Infatti, preferibilmente, lo stantuffo 4 è estraibile e si presenta come un cursore galleggiante all’interno dell’involucro 2.
Il congegno di presa 42 può essere una semplice maniglia, o una catena sufficientemente lunga, atti a consentire la presa, ad esempio con una mano, dello stantuffo 4 per la sua rimozione.
Preferibilmente, lo stantuffo 4 è removibile quando l’involucro 2 comprende un coperchio 23 svincolabile che consenta l’accesso all’interno dell’involucro 2.
Vantaggiosamente, il dispositivo 1 include anche dei mezzi di pressurizzazione 5. I mezzi di pressurizzazione 5 sono preferibilmente atti a variare la pressione, a comando, all’interno della seconda porzione di camera 20b.
Nel dettaglio, essi sono principalmente atti a incrementare la pressione all’interno della seconda porzione di camera 20b, ma potrebbero anche essere configurati per ridurla.
Nella prima forma realizzativa, preferibilmente, i mezzi di pressurizzazione 5 sono in connessione di passaggio fluido con il foro di accesso 21 ed esterni alla camera chiusa 20.
In questo caso, preferibilmente, i mezzi di pressurizzazione 5 includono una pompa od un compressore comandabile dall’esterno. Tale pompa, o compressore, può essere alimentata in vari modi purché consenta di gestire la pressione all’interno di almeno parte dell’involucro 2.
In questa configurazione, preferibilmente, il foro di accesso 21 include una seconda valvola 210.
La seconda valvola 210 è preferibilmente atta a consentire l’immissione di gas in pressione dall’esterno verso l’interno della seconda porzione di camera 20b.
Pertanto, la seconda valvola 210 è sostanzialmente dello stesso tipo della prima valvola 40 o similare. Anche la seconda valvola 210 può essere una valvola di non ritorno od una valvola a una via.
Nella quarta e sesta forma di realizzazione, mostrate rispettivamente nelle Figg.4 e 6, i mezzi di pressurizzazione 5 sono preferibilmente disposti all’interno della seconda porzione di camera 20b e comandabili dall’esterno della camera chiusa 20. Ad esempio, i mezzi di pressurizzazione 5 potrebbero definire essi stessi un serbatoio 50.
Il serbatoio 50 può essere costituito, ad esempio, da una sacca gonfiabile atta ad occupare parte della seconda porzione di camera 20b.
In questo caso, è sufficiente che la sacca abbia almeno un accesso lungo l’involucro 2 in maniera tale da poter controllare dall’esterno la pressione interna alla sacca. A seconda di come è gonfiato, il serbatoio 50 può quindi impegnare o disimpegnare parte del volume definito dalla seconda porzione di camera 20b in maniera tale da aumentare o ridurre la pressione all’interno di essa.
In particolare, nella quarta configurazione, mostrata in Fig. 4, i mezzi di pressurizzazione 5 sono separati dallo stantuffo 4 e sono atti ad esercitare la propria pressione, eventualmente, anche sullo stantuffo 4 stesso.
Nella sesta configurazione, mostrata in Fig. 6, i mezzi di pressurizzazione 5 e lo stantuffo 4 coincidono o, per meglio dire, i mezzi di pressurizzazione 5 possono realizzare lo stantuffo 4 stesso. Ad esempio, la membrana che realizza il serbatoio 50 può definire lo stantuffo 4 stesso, mentre la seconda porzione di camera 20b può coincidere con il volume racchiuso all’interno del serbatoio 50.
In questo caso, preferibilmente, lo stantuffo non ha quindi una prima valvola 40, ma la pressione all’interno della prima porzione di camera 20a è comunque controllabile dall’esterno e variabile a seconda del liquido ivi compreso.
Sostanzialmente, la suddetta forma realizzativa, è una forma similare a quella dei comuni accumulatori utilizzati negli impianti idraulici.
Il serbatoio 50 può, quindi, essere utilizzato anche per involucri 2 in due pezzi. In questo caso, ad esempio, i mezzi di pressurizzazione 5 sono connessi nella parte interna del coperchio 23 ed accedono all’esterno per mezzo del foro di accesso 21 disposto sul coperchio 23 stesso.
I mezzi di pressurizzazione 5 possono adottare tecnologie note allo stato della tecnica attuale per il controllo della pressione. Possono prevedere un controllo elettronico, ed automatico della pressione al fine di garantire delle soglie adatte al liquido contenuto. Possono essere programmabili. Oppure possono essere manuali e, ad esempio, i mezzi di pressurizzazione 5 possono essere operativamente connessi ad almeno un manometro in maniera tale da misurare la pressione all’interno della seconda porzione di camera 20b.
In conclusione, al fine di migliorare la reperibilità del liquido, come già accennato, il dispositivo 1 può includere parte dell’uscita 3 nell’involucro 2.
In una quinta configurazione, mostrata in Fig. 5, l’uscita 3 può essere disposta in posizione centrata all’interno dell’involucro 2 e può estendersi verso l’alto. In questo caso, l’uscita 3 fuoriesce dal coperchio 23 e lo stantuffo 4 ed il coperchio 23 stesso presentano preferibilmente un foro centrale atto a consentire il passaggio dell’uscita 3.
La superficie di fondo 22b può quindi essere realizzata in modo tale da presentare una rampa che si sviluppa attorno all’uscita 3 centrale e può quindi presentare una forma sostanzialmente conica.
Il funzionamento del dispositivo per la conservazione di liquidi 1 precedentemente descritto in termini strutturali è il seguente.
Una volta inserito il liquido all’interno dell’involucro 2, esso può essere dispensato dal dispositivo 1 tramite l’uscita 3.
Man mano che il livello di liquido scende, lo stantuffo 4 segue il liquido comprimendolo, o evitando di comprimere eccessivamente il liquido qualora sia prevista la forma realizzativa delle Figg. 3-4, ma facendo fuoriuscire l’aria presente all’interno della prima porzione di camera 20a.
A seconda del liquido presente all’interno dell’involucro 2 è possibile configurare i mezzi di pressurizzazione 5 affinché bilancino o incrementino l’effetto di compressione dello stantuffo 4 sul liquido. Ad esempio, per vini gasati, può essere opportuno applicare, tramite i mezzi di pressurizzazione, una pressione all’interno della seconda porzione di camera 20b in maniera tale da impedire la fuoriuscita di gas dalla prima porzione di camera 20a, ad esempio nel caso della terza forma realizzativa, oppure la pressione può essere incrementata per ottimizzare l’effetto di rimozione dell’aria all’interno della prima porzione di camera 20a, o ancora portare la pressione interna a valori soglia stabili e necessari alla fruizione del liquido ivi compreso; è noto infatti che alcuni vini frizzanti sono preferibilmente conservati a pressioni più elevate (e temperature inferiori) rispetto a vini rossi fermi. In generale, i mezzi di pressurizzazione 5, siano essi interni od esterni, consentono di variare il comportamento del dispositivo 1 in base al liquido ivi compreso.
Il dispositivo per la conservazione di liquidi 1 secondo l’invenzione consegue importanti vantaggi.
Infatti, il dispositivo 1 consente di aumentare l’autonomia dei liquidi ivi contenuti, soprattutto successivamente all’apertura, mantenendo gli aromi e le caratteristiche organolettiche del liquido.
Tale vantaggio, come già accennato, è svolto da un dispositivo 1 che è in grado di adattarsi al liquido ed alla tipologia di bevanda compresa al proprio interno, sia essa ferma o gasata, aromatica, invecchiata o altro ancora.
Inoltre, un ulteriore vantaggio dell’invenzione è quello di consentire la conservazione di liquidi senza utilizzare elementi esterni aggiuntivi, quali bombolette, e di effettuare tutte le operazioni necessarie alla conservazione evitando il rilascio delle impurità che possono depositarsi sul fondo.
In conclusione, il dispositivo 1 consente di poter realizzare delle cantine a fruizione irregolare in cui, ossia, possono essere depositati vari liquidi, o vini, ciascuno contenuto in un proprio involucro 2 e conservato secondo le proprie necessità e pressioni, dispensabili a comando quando lo si ritiene opportuno. In questo senso, non è più necessario consumare tutta la bottiglia già aperta disperdendo le caratteristiche del vino stesso, ma il vino può essere consumato anche a distanza di tempo ed in piccole qualità in quanto il dispositivo 1 consente di mantenere le caratteristiche organolettiche ed aromatiche del liquido sostanzialmente invariate. L’invenzione è suscettibile di varianti rientranti nell'ambito del concetto inventivo definito dalle rivendicazioni.
Ad esempio, benché la descrizione si focalizzi principalmente su liquidi alimentari, il dispositivo 1 può essere ugualmente utilizzato per la conservazione di liquidi di altro tipo. Ad esempio, il dispositivo 1 può essere atto a conservare liquidi chimici in maniera tale da consentire la fruizione anche di piccole quantità a fronte di una corretta conservazione dello stesso.
Inoltre, le forme realizzative descritte non sono le sole forme realizzabili, ma possono essere previste delle forme realizzative ulteriori, che combinino ad esempio quanto già descritto in maniera differente da quanto rappresentato.
Ad esempio, lo stantuffo 4 può prevedere una prima valvola 40 con apertura a sfiato e guarnizione 41 a fluido, oppure lo stantuffo 4 può includere due prime valvole 40 di cui una a galleggiante ed una a fiato ed in cui quest’ultima valvola potrebbe avere lo scopo di fungere da valvola di sicurezza.
In tale ambito tutti i dettagli sono sostituibili da elementi equivalenti ed i materiali, le forme e le dimensioni possono essere qualsiasi.

Claims (10)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Dispositivo (1) per la conservazione di liquidi comprendente: - un involucro (2) definente una camera chiusa (20) atta a contenere un liquido, - una uscita (3) in connessione di passaggio fluido con detto involucro (2) ed atta a consentire la dispensazione di detto liquido da detto involucro (2) verso l’esterno, - uno stantuffo (4) disposto all’interno di detta camera chiusa (20) in maniera tale da suddividere ermeticamente detta camera chiusa (20) in una prima porzione di camera (20a) ed una seconda porzione di camera (20b) reciprocamente separate da detto stantuffo (4), - detta prima porzione di camera (20a) essendo in connessione di passaggio fluido con detta uscita (3), e detto dispositivo (1) essendo caratterizzato dal fatto di comprendere - mezzi di pressurizzazione (5) atti variare la pressione, a comando, all’interno di detta seconda porzione di camera (20b).
  2. 2. Dispositivo (1) secondo la rivendicazione 1, in cui detto stantuffo (4) includente una prima valvola (40) atta a consentire il passaggio di gas da detta prima porzione di camera (20a) a detta seconda porzione di camera (20b).
  3. 3. Dispositivo (1) secondo la rivendicazione 1, in cui detto involucro (2) comprende almeno un foro di accesso (21) atto a consentire l’accesso a detta camera chiusa (20) dall’esterno, in connessione di passaggio fluido con detta seconda porzione di camera (20b), ed in cui detti mezzi di pressurizzazione (5) sono in connessione di passaggio fluido con detto foro di accesso (21) ed esterni a detta camera chiusa (20).
  4. 4. Dispositivo (1) secondo almeno una rivendicazione precedente, in cui detto foro di accesso (21) include una secondo valvola (210) atta a consentire l’immissione di gas in pressone dall’esterno all’interno di detta seconda porzione di camera (20b).
  5. 5. Dispositivo (1) secondo la rivendicazione 1, in cui detti mezzi di pressurizzazione (5) sono disposti all’interno di detta seconda porzione di camera (20b) e comandabili dall’esterno di detta camera chiusa (20).
  6. 6. Dispositivo (1) secondo almeno una rivendicazione precedente, in cui detti mezzi di pressurizzazione (5) sono operativamente connessi ad almeno un manometro in maniera tale da misurare la pressione all’interno di detta seconda porzione di camera (20b).
  7. 7. Dispositivo (1) secondo almeno una rivendicazione precedente, in cui detto involucro (2) include un corpo principale (22) ed un coperchio (23) atti a realizzare, quando reciprocamente connessi, detta camera chiusa (20), detto corpo principale (22) comprende una superficie di appoggio (22a) atta a consentire l’appoggio di detto dispositivo (1) su di un piano ed una superficie di fondo (22b) definente il fondo di detto corpo principale (22), detta uscita (3) essendo disposta in prossimità di detta superficie di fondo (22b) e detta superficie di fondo (22b) realizzando una rampa discendente a partire da detta uscita (3) rispetto a detta superficie di appoggio (22a) e configurata per incanalare, per gravità, eventuali residui solidi di detto liquido lontano da detta uscita (3).
  8. 8. Dispositivo (1) secondo almeno una rivendicazione precedente, in cui detto stantuffo (4) include almeno una guarnizione (41) atta ad aderire alle pareti di detto involucro (2) in maniera tale da separare ermeticamente dette porzioni di camera (20a, 20b), detto stantuffo (4) è atto a comprimere detto liquido per gravità e definisce un peso proprio maggiore rispetto alla forza d’attrito realizzata da detta guarnizione (41) tra detto stantuffo (4) e detto involucro (2).
  9. 9. Dispositivo (1) secondo almeno una rivendicazione precedente, in cui detta guarnizione (41) comprende una camera d’aria includente fluido e detto stantuffo (4) include un vano od una vasca al cui interno può essere disposto detto fluido ed in connessione di passaggio fluido con detta guarnizione (41).
  10. 10. Dispositivo (1) secondo almeno una rivendicazione precedente, in cui detto stantuffo (4) include almeno un congegno di presa (42) impugnabile da un utente esterno a detto corpo principale (22) ed atta a consentire l’estrazione di detto stantuffo (4) da detto involucro (2).
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