ITRE20130033A1 - Casco apribile per la respirazione artificiale di pazienti - Google Patents

Casco apribile per la respirazione artificiale di pazienti

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ITRE20130033A1
ITRE20130033A1 IT000033A ITRE20130033A ITRE20130033A1 IT RE20130033 A1 ITRE20130033 A1 IT RE20130033A1 IT 000033 A IT000033 A IT 000033A IT RE20130033 A ITRE20130033 A IT RE20130033A IT RE20130033 A1 ITRE20130033 A1 IT RE20130033A1
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IT
Italy
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rigid ring
helmet
rigid
patient
annular
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IT000033A
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Inventor
Paolo Rossi
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Intersurgical S P A
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Description

DESCRIZIONE
“CASCO APRIBILE PER LA RESPIRAZIONE ARTIFICIALE DI PAZIENTIâ€
CAMPO TECNICO
La presente invenzione riguarda un casco per la respirazione artificiale di pazienti.
Più in particolare, l’invenzione riguarda un casco per la respirazione artificiale di pazienti senza l’ausilio di maschere o tubi tracheali.
TECNICA PREESISTENTE
Come à ̈ noto sono utilizzati per la respirazione artificiale, quale la ventilazione non invasiva (NIV) o la ventilazione meccanica a pressione continua positiva delle vie aeree (CPAP), di pazienti in genere, dei caschi che, in linea generale, sono realizzati da un corpo contenitore sostanzialmente cilindrico, sono dotati di un collare costituito da una sottile membrana in materia plastica elasticamente cedevole che si accoppia al collo del paziente per esercitare la tenuta e di imbocchi di entrata ed uscita, rispettivamente, dell’aria e ossigeno e dei gas esausti della respirazione (CO2).
Il collare viene realizzato da un film estremamente flessibile che aderisce alla pelle del paziente senza esercitare pressioni.
Tali caschi sono utilizzati in ossigenoterapia e nella ventilazione di pazienti con pressione continua positiva, la cosiddetta CPAP e NIV.
I caschi per la ventilazione non invasiva di tipo noto presentano, tuttavia, alcuni inconvenienti legati al fatto che per la rimozione degli stessi dal capo del paziente sono spesso necessarie complesse quanto fastidiose operazioni, che disturbano il paziente stesso, specie se il suo stato di salute presenta un elevato grado di criticità.
Tale inconveniente à ̈ accentuato dal fatto che il casco deve essere calzato sul capo del paziente e successivamente da esso rimosso, non solo all’inizio e alla fine della terapia, ma anche ogni qualvolta si renda necessario accedere al capo del paziente per operazioni di pulizia, interventi di routine o interventi straordinari, ad esempio, in caso di emergenza.
E’ intuibile che, specie in caso di intervento di emergenza, le operazioni di rimozione del casco devono essere quanto mai tempestive.
Per ovviare a tali inconvenienti à ̈ noto l’utilizzo di caschi per la ventilazione non invasiva di pazienti i cui corpi contenitori sono provvisti, nella zona anteriore degli stessi, di aperture d’accesso, le quali sono normalmente chiuse ermeticamente da elementi di chiusura, quali ad esempio cerniere zip o bocchettoni rigidi.
In caso di necessità di intervento diretto al volto del paziente, il personale può aprire gli elementi di chiusura e avere libero accesso al viso del paziente mediante l’apertura d’accesso.
Tali caschi, tuttavia, nono sono scevri da inconvenienti, in quanto, sia la cerniera zip che il bocchettone non sempre sono efficaci, oltre al fatto che l’apertura degli stessi non sempre à ̈ di agevole e rapida esecuzione per il personale addetto.
Inoltre, per avere un comodo accesso al volto del paziente l’apertura d’accesso deve essere necessariamente sufficientemente ampia almeno da fare passare una o entrambe le mani dell’operatore addetto a svolgere le operazioni di intervento o, comunque, tale da permettere di scoperchiare la porzione del corpo contenitore superiore all’apertura in modo da liberare il capo del paziente.
La necessaria ampiezza dell’apertura d’accesso, unitamente al fatto che il corpo contenitore à ̈ realizzato sovente in un materiale sostanzialmente floscio, amplifica la complessità di azionamento in apertura degli elementi di chiusura stessi, limitando così il campo di impiego di tali caschi. Il documento US 5,819,728 illustra un esempio di un ulteriore casco di tipo noto, il quale trova impiego essenzialmente in terapie a base di ossigeno impiegate in camera iperbarica.
Il casco descritto nel suddetto documento comprende un corpo contenitore in cui à ̈ alloggiabile il capo del paziente e alla cui estremità aperta à ̈ fissato un primo anello rigido. Il casco comprende, poi, un secondo anello rigido dotato di un collare flessibile atto a stringere sul collo del paziente, in quanto viene tagliato al momento dell’utilizzo un foro di idonee dimensioni rispetto al diametro del collo del paziente.
Il primo ed il secondo anello rigido sono tra loro accoppiabili a tenuta sostanzialmente per interferenza per mezzo di una guarnizione anulare, del tipo di un O-ring, la quale à ̈ interposta tra il fianco esterno di uno dei due anelli e il fianco interno dell’altro anello e che per attrito impedisce lo sfilamento dei due anelli concentrici. I fianchi laterali della guarnizione agiscono sia per fare tenuta contro le perdite di gas dal casco che per trattenere uniti i due anelli rigidi.
Tali caschi di tipo noto, che trovano esclusivo impiego per la ossigenoterapia iperbarica, in cui à ̈ presente una pressione positiva interna alla camera iperbarica, risultano inutilizzabili per la terapia di ventilazione non invasiva, NIV e/o CPAP, in quanto la pressione interna positiva a cui à ̈ sottoposto il casco, vincerebbe la forza di trattenimento degli anelli, esercitata radialmente della guarnizione, aprendo così il casco.
Anche qualora la pressione dei gas interni al casco non vincesse la forza di trattenimento che la guarnizione esercita sugli anelli rigidi, la guarnizione radiale non garantirebbe, comunque, la tenuta ermetica del casco stesso, ove soggetto ad una pressione interna positiva ed elevata. Uno scopo della presente invenzione à ̈ quello di superare i menzionati inconvenienti della tecnica nota, nell’ambito di una soluzione semplice, razionale e dal costo contenuto.
Tali scopi sono raggiunti dalle caratteristiche dell’invenzione riportate nella rivendicazione indipendente. Le rivendicazioni dipendenti delineano aspetti preferiti e/o particolarmente vantaggiosi dell’invenzione.
<ESPOSIZIONE DELL>’<INVENZIONE>
L’invenzione, particolarmente, rende disponibile un casco per la ventilazione non invasiva di pazienti che comprende:
- un corpo contenitore nel quale à ̈ alloggiabile il capo di un paziente, dotato di almeno una porzione otticamente trasparente e di una estremità aperta a cui à ̈ fissata un primo anello rigido; e
- un collare elasticamente cedevole accoppiabile a tenuta al collo del paziente e fissato ad un secondo anello rigido removibilmente associabile a tenuta a detto primo anello rigido.
Secondo l’invenzione, il casco comprende mezzi di aggancio a scatto atti ad agganciare removibilmente tra loro il primo ed il secondo anello rigido.
Vantaggiosamente, i mezzi di aggancio a scatto sono accessibili, ad esempio impugnabili e/o visibili almeno in una loro porzione, dall’esterno del casco quando quest’ultimo à ̈ in configurazione assemblata, ovvero gli anelli rigidi sono reciprocamente agganciati.
Grazie a tale soluzione, l’aggancio tra i due anelli rigidi avviene in modo sicuro e tale da poter sopportare in modo efficace una pressione positiva interna al casco, migliorando, al contempo, anche la tenuta del casco.
Inoltre, il casco risulta chiudibile ed apribile in modo rapido ed intuitivo, in quanto gli organi di aggancio a scatto sono facilmente visibili, individuabili e impugnabili dall’esterno del casco.
Inoltre, al momento dell’aggancio dei due anelli rigidi i mezzi di aggancio a scatto identificano l’avvenuto aggancio mediante un suono facilmente riconoscibile per il personale addetto alla predisposizione del casco sul paziente permettendo una rapida e sicura identificazione dell’avvenuta chiusura del casco.
Ancora, grazie a tale soluzione, gli anelli rigidi possono avere geometria, sebbene omologa, qualunque (ad esempio non solo circolari, ma anche presentare una certa ovalizzazione o addirittura poligonali o variamente configurabili) a seconda delle necessità.
Un aspetto ulteriore dell’invenzione prevede che i mezzi di aggancio a scatto comprendano due elementi di aggancio associati rispettivamente al primo anello rigido e al secondo anello rigido, di cui un primo elemento di aggancio comprende una pluralità di perni e il secondo elemento di aggancio comprende una rispettiva pluralità di sedi di alloggiamento, in cui i perni e le sedi sono atti a realizzare un aggancio reciproco a scatto a seguito di una traslazione assiale reciproca tra il primo ed il secondo anello rigido.
Grazie a tale soluzione, à ̈ possibile rendere maggiormente stabile l’aggancio tra i due anelli rigidi impedendo che possano inavvertitamente aprirsi a seguito della pressurizzazione del volume interno al casco.
Vantaggiosamente, i perni (almeno alcuni di essi) sono accessibili, ad esempio impugnabili e/o visibili almeno in una loro porzione, dall’esterno del casco quando quest’ultimo à ̈ in configurazione assemblata, ovvero gli anelli rigidi sono reciprocamente agganciati.
In una prima forma di realizzazione dell’invenzione, ciascuna sede di alloggiamento comprende un’asola allungata aperta in corrispondenza di una estremità e definente un primo tratto aperto di accesso con direzione prevalente parallela all’asse di detti anelli rigidi e un secondo tratto consecutivo al primo tratto, almeno una porzione rastremata di detto primo tratto presentando una larghezza minima minore della larghezza massima del rispettivo perno. Grazie a tale soluzione, à ̈ possibile facilmente imboccare i perni nelle sedi di alloggiamento, le quali risultano facilmente accessibili ed identificabili dal personale addetto all’installazione del casco sul capo del paziente. Inoltre, l’aggancio stabile tra gli elementi di aggancio in tale soluzione permette di ottenere un suono facilmente udibile dal personale che assicura l’avvenuto aggancio degli anelli rigidi e, quindi, la chiusura ermetica del casco.
Vantaggiosamente, detta porzione rastremata à ̈ definita da almeno una mensola derivantesi da almeno un fianco laterale di detta sede di alloggiamento, detta almeno una mensola essendo elasticamente cedevole in modo da flettere e/o comprimersi elasticamente per ampliare la larghezza minima della porzione rastremata e permettere l’inserimento del perno nel secondo tratto.
Grazie a tale soluzione, à ̈ possibile dimensionare la mensola in modo tale da offrire una adeguata resistenza all’apertura del casco e una conveniente (ad esempio minore) resistenza all’inserimento del perno nella sede di alloggiamento.
Ancora, un aspetto dell’invenzione prevede che ciascun secondo tratto definisca una porzione di impegno, lateralmente e superiormente (dalla parte opposta rispetto alla mensola) chiusa, in cui à ̈ alloggiabile sostanzialmente a misura uno di detti perni in appoggio su detta almeno una mensola.
Grazie a tale soluzione, il perno, una volta in aggancio stabile nella sede di alloggiamento, sostanzialmente à ̈ bloccato, in questo modo impedendo ogni movimento della parte superiore del casco, definita dal primo anello rigido e dal corpo contenitore, rispetto alla parte inferiore dello stesso, definita dal collare e dal secondo anello rigido. Anche in questo caso, all’avvenuto aggancio à ̈ udibile un suono inequivocabile che garantisce la chiusura del casco. In una alternativa forma di realizzazione dell’invenzione, ciascuna di dette sedi comprende almeno una foro, chiuso perimetralmente, detto perno essendo associato in modo telescopico al rispettivo anello rigido e mobile da una configurazione estratta ad una configurazione retratta in contrasto a mezzi elastici, in cui ciascun perno à ̈ atto ad essere inserito, sostanzialmente a misura, all’interno di un foro.
In un’ulteriore alternativa forma di realizzazione, che può essere adottata anche in sostituzione o in aggiunta ad una delle precedenti forme realizzative, ciascuno di detti perni comprende un elemento ad arpione associato ad almeno uno tra detti primo anello rigido e secondo anello rigido, la sede di alloggiamento comprende almeno una superficie di riscontro per l’elemento ad arpione la quale à ̈ atta ad impedire l’allontanamento reciproco di detto primo anello rigido e secondo anello rigido.
Grazie a tale soluzione à ̈ possibile facilmente agganciare e sganciare gli anelli rigidi anche semplicemente un unico dito della mano.
Inoltre, anche in questo caso, all’avvenuto aggancio à ̈ udibile un suono inequivocabile che garantisce la chiusura del casco.
In tutte le forme realizzative del casco della presente invenzione sopradescritte, vantaggiosamente, tra il primo e il secondo anello rigido à ̈ interposta e compressa almeno una guarnizione anulare.
Grazie a ciò, il volume interno al casco rimane un ambiente isolato dall’esterno permettendo una efficace terapia al paziente, anche durante l’esercizio di elevate pressioni all’interno del casco.
In aggiunta, i mezzi di aggancio a scatto possono essere convenientemente configurati in modo da mantenere ulteriormente schiacciata la guarnizione anulare tra il primo ed il secondo anello rigido, quando il casco à ̈ assemblato ovvero chiuso.
Vantaggiosamente, almeno uno tra il primo e il secondo anello rigido comprende una sede anulare atta ad alloggiare la guarnizione anulare.
Una soluzione vantaggiosa, in termini di maggiore tenuta esercitata dalla guarnizione anulare prevede che detta sede anulare presenti sezione trasversale sostanzialmente conformata ad “U†con concavità rivolta lungo l’asse del rispettivo anello rigido accessibile assialmente; la guarnizione anulare in tal caso à ̈ atta ad essere schiacciata, in uso, in direzione assiale tra il fondo della sede anulare realizzata in uno tra il primo e il secondo anello rigido e il bordo superiore dell’altro tra il secondo e il primo anello rigido.
In alternativa, in una forma di realizzazione più economica, à ̈ possibile prevedere che la sede anulare presenti sezione trasversale sostanzialmente conformata ad “U†con concavità rivolta radialmente; la guarnizione anulare in tal caso à ̈ atta ad essere schiacciata, in uso, in direzione radiale tra il fondo della sede anulare realizzata in uno tra il primo e il secondo anello rigido e la superficie laterale dell’altro tra il secondo e il primo anello rigido.
Vantaggiosamente, al fine di diminuire l’area di ingombro degli anelli rigidi, almeno uno tra il secondo anello rigido ed il primo anello rigido à ̈ atto ad infilarsi sostanzialmente a misura almeno parzialmente all’interno dell’altro tra il primo anello rigido e il secondo anello rigido, a seguito di una traslazione assiale di reciproco 38125 deposito.doc
avvicinamento.
BREVE DESCRIZIONE DEI DISEGNI
Ulteriori caratteristiche e vantaggi dell’invenzione risulteranno evidenti dalla lettura della descrizione 5 seguente fornita a titolo esemplificativo e non limitativo, con l’ausilio delle figure illustrate nelle tavole allegate. La figura 1 à ̈ una vista frontale in esploso di un casco secondo una prima forma di realizzazione dell’invenzione, parzialmente indossato da un paziente.
10 La figura 2 Ã ̈ una vista laterale da sinistra in esploso del casco di figura 1, in configurazione di apertura.
La figura 3 Ã ̈ una vista laterale da destra del casco di figura 2 in una configurazione di chiusura.
La figura 4 à ̈ una vista dall’alto del casco di figura 3.
15 La figura 5 Ã ̈ la vista lungo la traccia di sezione V-V di figura 3.
La figura 6 Ã ̈ un ingrandimento del particolare VI di figura 5.
La figura 7 à ̈ una vista frontale in esploso di un casco 20 secondo una seconda forma di realizzazione dell’invenzione in configurazione aperta.
La figura 8 Ã ̈ la vista lungo la traccia di sezione VIII-VIII di figura 7.
La figura 9 Ã ̈ la vista lungo la traccia di sezione IX-IX di 25 figura 7.
La figura 10 Ã ̈ una vista frontale del casco di figura 7 in configurazione di chiusura.
La figura 11 Ã ̈ la vista lungo la traccia di sezione XI-XI di figura 10.
La figura 12 Ã ̈ una vista di una variante alternativa dei mezzi di tenuta realizzata in corrispondenza della stessa traccia di sezione XI-XI di figura 10.
La figura 13 à ̈ una vista frontale in esploso di un casco secondo una terza forma di realizzazione dell’invenzione in configurazione aperta.
La figura 14 Ã ̈ una vista frontale del casco di figura 13 in configurazione di chiusura.
La figura 15 à ̈ una vista frontale in esploso di una variante di casco secondo la prima forma di realizzazione dell’invenzione in configurazione aperta.
La figura 16 Ã ̈ una vista laterale da sinistra del casco di figura 15.
La figura 17 à ̈ una vista frontale in esploso di una ulteriore variante di casco secondo la prima forma di realizzazione dell’invenzione, parzialmente indossato da un paziente.
<MODO MIGLIORE PER ATTUARE L' INVENZIONE>
Con particolare riferimento a tali figure, si à ̈ indicato globalmente con 10 un casco per la ventilazione non invasiva di pazienti in genere.
Il casco 10 comprende un corpo contenitore 20 che, vantaggiosamente à ̈ realizzato da un elemento sostanzialmente cilindrico, chiuso ad un’estremità e aperto, in corrispondenza dell’estremità opposta, in materiale otticamente trasparente che, pur essendo flessibile, non risulta dilatabile.
Il corpo contenitore 20 in corrispondenza della sua estremità aperta inferiore à ̈ vantaggiosamente connesso ad un primo anello rigido 21, mediante termosaldatura o altra tecnica di fissaggio che garantisca la tenuta ermetica e stabile tra i due.
Il casco 10 comprende, inoltre, un collare 30 che à ̈, vantaggiosamente, realizzato in materiale elasticamente cedevole per essere accoppiato a tenuta al collo del paziente, il quale à ̈ connesso ad un secondo anello rigido 31, ad esempio mediante tecniche di fissaggio che garantiscano la tenuta ermetica tra il collare 30 e il secondo anello rigido 31 stesso.
Il collare 30, in pratica, presenta una forma sostanzialmente troncoconica la cui estremità superiore aperta di dimensioni maggiori presenta diametro sostanzialmente pari al diametro del secondo anello rigido 31, mentre la estremità inferiore, anch’essa aperta, di dimensioni minori presenta diametro paragonabile o di poco inferiore rispetto al diametro del collo del paziente.
Il secondo anello rigido 31, che ad esempio può essere rivestito con materiale morbido, à ̈ removibilmente associabile a tenuta al primo anello rigido 21 (anch’esso ad esempio può essere rivestito di materiale morbido), come meglio apparirà nel seguito della descrizione.
Il casco 10 comprende, poi, mezzi di immissione di aria (o miscela aria e ossigeno o ossigeno) all’interno del volume interno racchiuso dal corpo contenitore 20 e dal collare 30 e mezzi di efflusso dei gas espirati dal paziente durante la respirazione dallo stesso volume interno.
Nell’esempio raffigurato, i mezzi di immissione comprendono un condotto di entrata 22 per l’immissione dell’aria (ad esempio di dimensioni standard per il collegamento ad usuali tubazioni di approvvigionamento di gas respirabile quali aria, aria e ossigeno o ossigeno, venturimetri o simili dispositivi), il quale à ̈ fissato al corpo contenitore 20, ad esempio in una qualsiasi parte dello stesso.
I mezzi di efflusso comprendono un condotto di uscita 23 dei gas espirati dal paziente nella respirazione (ad esempio di dimensioni standard per il collegamento ad usuali tubazioni o valvole PEEP o altri dispositivi analoghi), il quale à ̈ fissato al corpo contenitore 20, ad esempio in una qualsiasi parte dello stesso.
In alternativa, à ̈ possibile prevedere che il condotto di entrata 22 e/o il condotto di uscita 23 siano fissati ad uno degli anelli rigidi 21 e/o 31, ad esempio con opportuni accorgimenti tecnici per assicurare il passaggio del gas tra l’esterno e l’interno del casco 10 a tenuta.
In questo caso la disposizione dei condotti può essere sostanzialmente radiale o assiale a seconda delle esigenze. In questo caso specifico la disposizione dei condotti di entrata 22 e di uscita 23 non disturba in nessun modo la visuale del paziente, in quanto posizionati in una parte non trasparente del casco 10.
Inoltre, in tal modo à ̈ possibile svincolare il corpo contenitore 20 dall’essere posizionato in una unica posizione angolare permettendo una maggiore versatilità di assemblaggio del casco 10.
Inoltre, ancora in alternativa à ̈ possibile prevedere che il condotto di entrata 22 e/o il condotto di uscita 23 siano fissati al collare 30, a seconda delle esigenze.
Sul corpo contenitore 20 à ̈ ad esempio fissata una valvola anti-soffocamento 24, ovvero una valvola bidirezionale che à ̈ in grado di porre in comunicazione l’esterno con l’interno del corpo contenitore 20 in caso di emergenza.
In pratica, la valvola anti-soffocamento 24 Ã ̈ di tipo bidirezionale del tipo descritto nel brevetto EP 1 797 925 a nome della stessa Richiedente.
Non si esclude che la valvola anti-soffocamento possa essere posizionata altrove nel casco 10, ad esempio su uno degli anelli rigidi 21,31, sul condotto di entrata 22 o sul collare 30.
Il casco 10 può comprende anche eventuali aperture chiudibili per l’accesso all’interno e così via, ulteriori valvole o accessori a seconda della destinazione d’uso e delle necessità.
Alcune forme di attuazione del casco possono prevedere che il corpo contenitore 20 sia dotato di aperture chiudibili per mezzo di una cerniera (o altro come un portello od oblò) per realizzare un ulteriore accesso al paziente che non richieda l’apertura del casco 10.
Particolarmente, il casco 10 comprende mezzi di aggancio a scatto atti ad agganciare removibilmente tra loro il primo ed il secondo anello rigido, rispettivamente 21 e 31.
I mezzi di aggancio a scatto comprendono due elementi di aggancio 25 e 32 che sono associati, rispettivamente, al primo anello rigido 21 e al secondo anello rigido 31.
Gli elementi di aggancio 25 e 32 sono tali da impedire qualsiasi rotazione reciproca tra il primo anello rigido 21 ed il secondo anello rigido 31 una volta agganciati.
Gli elementi di aggancio, in particolare, comprendono uno o preferibilmente una pluralità di perni 32 fissati ad uno tra il primo anello rigido 21 e il secondo anello rigido 31 (ad esempio derivantisi radialmente da esso), e una o preferibilmente una rispettiva pluralità di sedi di alloggiamento 25, ricavate nell’altro tra il secondo anello rigido 31 e il primo anello rigido 21.
In una prima forma di realizzazione di un casco 10, mostrata nelle figure da 1 a 6 e da 15 a 17, gli elementi di aggancio, in particolare, comprendono una pluralità di perni 32, ad esempio fissati (ad esempio mediante organi filettati o incollati o realizzati in pezzo unico con esso, o altri sistemi di fissaggio) ad un superficie laterale del primo anello rigido 21, e una rispettiva pluralità di sedi di alloggiamento 25, ad esempio ricavate nel secondo anello rigido 31.
In pratica, ciascun perno 32 à ̈ atto ad inserirsi removibilmente in una sede di alloggiamento 25 a seguito di una contenuta traslazione assiale tra il primo ed il secondo anello rigido lungo l’asse di reciproco avvicinamento.
Il secondo anello rigido 31 à ̈ atto ad infilarsi sostanzialmente a misura all’interno del primo anello rigido 21 (non si esclude che equivalentemente possa essere anche all’inverso), in modo coassiale; i mezzi di aggancio a scatto comprendono una pluralità di perni 32 rigidi (ad esempio realizzati in materiale metallico o altro materiale sufficientemente rigido e resistente), che sporgono radialmente dalla superficie laterale esterna del secondo anello rigido 31 e, ad esempio, sono tra loro sostanzialmente equidistanti, e una corrispondente pluralità di sedi di alloggiamento 25, ricavate nel primo anello rigido 21 e, ad esempio, anch’esse tra loro equidistanti. Ciascuna sede di alloggiamento 25 à ̈ conformata come un’asola allungata e opportunamente sagomata (sostanzialmente ad asse prevalente rettilinea e parallela all’asse del primo anello rigido 21).
Ciascuna sede di alloggiamento 25 definisce un primo tratto 251 (inferiore), il quale à ̈ aperto in corrispondenza del bordo inferiore del primo anello rigido 21, in modo da permettere l’accesso di un perno 32 dal di sotto.
Il primo tratto 251 presenta un’inclinazione con direzione prevalente parallela all’asse di reciproco avvicinamento (verticale in figura).
Ciascuna sede di alloggiamento 25 comprende anche un secondo tratto 252, consecutivo al primo, il quale à ̈ allineato verticalmente con il primo tratto 251.
Il primo tratto 251 presenta ampiezza (radiale) trasversale alla direzione di scorrimento del perno 32 almeno sostanzialmente pari alla larghezza del perno 32, in modo che quest’ultimo possa scorrere verticalmente lungo il primo tratto 252.
Il primo tratto 251 à ̈, ad esempio, convergente, ovvero i fianchi laterali dello stesso sono inclinati rispetto all’asse longitudinale dello stesso così da definire la porzione aperta inferiormente di maggiori dimensioni rispetto alla porzione superiore (che sfocia nel secondo tratto 252).
Tra il primo tratto 251 e il secondo tratto 252 Ã ̈ definita una porzione rastremata 253, la cui ampiezza (radiale) trasversale alla direzione di scorrimento del perno 32 Ã ̈ minore della larghezza massima del perno 32.
La porzione rastremata 253 à ̈ definita, nell’esempio, da una o una coppia di mensole derivantesi rispettivamente dalle pareti laterali della sede di alloggiamento 25, le quali ad esempio sono conformate in modo da essere deformabili elasticamente, ad esempio per flessione o compressione o flesso-compressione.
In tal modo, il perno 32 può attraversare il primo tratto 251 (accedendo dal basso) essendo guidato dalle pareti convergenti dello stesso, oltrepassare la porzione rastremata 253 esercitando una certa deformazione elastica sulle mensole e accedere così al secondo tratto 252.
Ciascun secondo tratto 252, che à ̈ chiuso superiormente ed à ̈ aperto solo in corrispondenza della porzione rastremata 253 che lo unisce al primo tratto 251, definisce una porzione di impegno in cui à ̈ alloggiabile sostanzialmente a misura e stabilmente in appoggio sulle mensole uno dei perni 32, quando il casco 10 à ̈ in configurazione assemblata, ovvero quando i due anelli rigidi 21 e 31 sono tra loro agganciati stabilmente.
Il secondo tratto 252 presenta una forma sostanzialmente omologa alla sezione trasversale di un perno 32.
In pratica, quando il perno 32 si trova nel secondo tratto 253 ha limitate, se non nulle, libertà di movimento (sia assiale che radiale).
Le mensole che definiscono la porzione rastremata 253 sono configurate in modo da resistere senza deformarsi sotto la pressione massima raggiungibile all’interno del casco 10, in modo da non permettere il rilascio dei perni 32 in condizioni di utilizzo del casco 10.
Per il rilascio dei perni 32 e quindi l’apertura del casco 10 diviene necessario vincere la forza resistente delle mensole stesse applicando una ulteriore forza diretta lungo l’asse della sede di alloggiamento 25, in modo da far passare il perno 32 dal secondo tratto 252 al primo tratto 251 oltrepassando la porzione rastremata 253.
Vantaggiosamente, Ã ̈ possibile prevedere dei mezzi di limitazione della deformazione elastica delle mensole che costituiscono la porzione rastremata 253, che ad esempio siano unidirezionali, ovvero agiscano solo in opposizione al rilascio del perno 32 dal secondo tratto 252 al primo tratto 251, in modo che la porzione rastremata 253 offra una resistenza differenziata a seconda che sia attraversata dal perno 32 nella direzione che va dal primo tratto 251 verso il secondo tratto 252 o viceversa.
Nel caso di specie, à ̈ possibile configurare (agendo sulla rigidità del materiale con cui à ̈ realizzato l’anello rigido o le dimensioni o la geometria delle mensole o altri parametri) in modo che la porzione rastremata 253 offra una resistenza maggiore all’attraversamento del perno 32 dal secondo tratto 252 verso il primo tratto 251, favorendo l’aggancio e sfavorendo lo sgancio spontaneo.
Nell’esempio raffigurato i fianchi del secondo tratto 252 sono sostanzialmente divergenti dalla porzione trasversale 253 e presentano una inclinazione maggiore (in valore assoluto) rispetto ai fianchi convergenti del primo tratto 252, in questo modo definendo una maggiore resistenza alla flesso-compressione (o alla compressione o alla flessione) delle mensole, che definiscono la porzione rastremata 253, quando sollecitate verticalmente dall’alto verso il basso (dal secondo tratto 252 al primo tratto 251) rispetto a quando sollecitate nel verso opposto.
Almeno due perni 33 della pluralità di perni 32, che sono disposti tra loro sostanzialmente diametralmente opposti e sono atti ad essere posti lateralmente al paziente, una volta che il casco 10 à ̈ indossato dal paziente stesso, presentano un'estremità libera prospicente conformata per essere impugnata, presentando ad esempio una conformazione ergonomica.
Ai lati della sede di alloggiamento 25 che alloggia tali perni 33 impugnabili sono previsti pioli 26 anch’essi atti ad essere impugnati, ad esempio anch’essi di conformazione ergonomica.
L’azionamento in traslazione reciproca dei due anelli rigidi 21 e 31 può avvenire mediante l’avvicinamento o l’allontanamento reciproco dei perni 33 e dei pioli 26 (in uno o l’altro verso di traslazione assiale) operata tramite l’impiego di sole due o tre dita delle mani dell’operatore. In una seconda forma di realizzazione del casco 10, mostrata nelle figure da 7 a 12, i mezzi di aggancio comprendono una pluralità di perni 32 radiali, ad esempio associati scorrevolmente e telescopicamente al primo anello rigido 21 in modo da sporgere radialmente rispetto alla superficie laterale dello stesso, e una rispettiva pluralità di sedi di alloggiamento 25, ad esempio ricavate nel secondo anello rigido 31.
Ciascuna sedi di alloggiamento 25 comprende almeno una foro 250, ad esempio passante, ma non si esclude possa essere cieco od occluso da un elemento deformabile o traslabile, chiuso perimetralmente, ad esempio di forma quadrangolare, rotonda o qualsiasi.
Il perno 32 à ̈ associato in modo telescopico al rispettivo anello rigido ed à ̈ mobile alternativamente tra una posizione estratta, in cui sporge dalla superficie laterale esterna del secondo anello rigido 31 di una prima quota, ed una posizione retratta in cui non sporge dalla superficie laterale esterna del secondo anello rigido 31 o sporge dalla stessa di una seconda quota minore della prima quota e tale da permettere l’inserimento assiale del secondo anello rigido 31 all’interno del primo anello rigido 21.
Il perno 32 ad esempio à ̈ inserito scorrevolmente in una impronta 320 realizzata nel secondo anello rigido dotata di un bordo rastremato atto a trattenere il perno stesso dalla fuoriuscita dall’impronta 320.
Tra il fondo dell’impronta 320 e il perno 32 sono previsti mezzi elastici di spinta, ad esempio una molla elicoidale 321 o altra molla, atti a spingere il perno stesso verso la posizione estratta.
Il foro 250 presenta forma sostanzialmente omologa alla sezione trasversale del perno 32, in modo che il perno stesso, nella sua posizione estratta possa infilarsi sostanzialmente a misura all’interno del foro 250 ed impedire lo sfilamento reciproco del primo e del secondo anello rigido, rispettivamente 21 e 31 (vincolando se non eliminando in tale posizione eventuali spostamenti assiali o radiali reciproci indesiderati).
Il casco 10 può comprendere mezzi ausiliari atti ad agevolare lo scorrimento assiale reciproco tra il primo anello rigido 21 e il secondo anello rigido 31.
In particolare, i mezzi ausiliari possono comprendere superfici smussate della sommità del perno 32, ad esempio in modo asimmetrico (come visibile in figura 11 e 12) tra la sommità assialmente superiore (che viene a contatto con il bordo inferiore del primo anello rigido 21 al momento dell’inserimento del secondo anello rigido 31 nel primo anello rigido stesso) e la sommità assialmente inferiore (che viene a che viene a contatto con il bordo inferiore del foro 250 quando il perno 32 à ̈ inserito nel foro stesso) del perno 32.
In pratica, à ̈ possibile configurare l’inclinazione della sommità assialmente inferiore e superiore del perno 32 in modo che il bordo inferiore del foro 250 offra una resistenza maggiore all’attraversamento del perno 32 in uscita dal foro stesso rispetto all’inserimento del perno stesso nel foro 250, quindi favorendo l’aggancio e sfavorendo lo sgancio spontaneo assiale.
Ad esempio à ̈ possibile prevedere che il perno 32 presenti una sommità assialmente superiore con pendenza minore (in valore assoluto) rispetto alla pendenza della sommità assialmente inferiore, in questo modo definendo una maggiore resistenza alla compressione del perno 32 verso la sua posizione retratta quando gli anelli rigidi sono sollecitati in allontanamento assiale reciproco rispetto quando sollecitati nel verso opposto.
Agli stessi scopi, Ã ̈ possibile (in alternativa o in aggiunta) prevedere che i mezzi ausiliari comprendano una pista longitudinale (ad asse rettilineo) posta tra il bordo inferiore del primo anello rigido 21 e il bordo inferiore del foro 250.
In particolare, la pista longitudinale à ̈ tale da essere radialmente convergente dal bordo inferiore del primo anello rigido 21 al bordo inferiore del foro 250, in modo da fungere sostanzialmente da camma per il perno 32, che strisciando su di essa, si comprime gradualmente mentre viene guidato verso il foro 250.
In particolare, i mezzi ausiliari possono poi comprendere rampe o piste radiali realizzate su uno o entrambi i bordi laterali del foro 250 (sulla superficie interna del primo anello rigido 21) e/o sui fianchi laterali del perno 32, le quali sono atte a definire un profilo graduale di sgancio preferenziale su cui può scorrere la sommità del perno 32 a seguito di una contenuta rotazione assiale per poi poter liberamente scorrere assialmente per l’apertura degli anelli rigidi 21 e 31.
In una terza forma di realizzazione del casco 10, mostrata nelle figure da 13 a 14, i mezzi di aggancio comprendono una pluralità di perni 32, ad esempio associati ad un superficie laterale del primo anello rigido 21, e una rispettiva pluralità di sedi di alloggiamento 25, ad esempio ricavate nel secondo anello rigido 31.
Ciascuno di detti perni 32 comprende un elemento ad arpione 325 associato, ad esempio girevolmente o scorrevomente, ad almeno uno tra il primo anello rigido 21 e secondo anello rigido 31; ciascuna sede di alloggiamento 25 comprende almeno una superficie di riscontro 255 atta ad impegnare l’elemento ad arpione 325 e atta ad impedire l’allontanamento reciproco gli anelli rigidi 21 e 31, come meglio verrà esemplificato nel seguito.
Nella forma di realizzazione mostrata nelle figure sono mostrati due elementi ad arpione 325, del tipo di due clip a scatto, posti ad esempio diametralmente opposti ed associati girevolmente alla superficie laterale esterna del secondo anello rigido 21, in particolare in una zona inferiore allargata dello stesso (non indispensabile).
Gli elementi ad arpione 325 descritti sono associati girevolmente al secondo anello rigido 31 rispetto ad un asse sostanzialmente tangenziale, ovvero ortogonale all’asse del secondo anello rigido 31 ed ortogonale ad un raggio dello stesso.
In corrispondenza dell’estremità libera di ciascun elemento ad arpione 325 comprende un dente di presa 326.
In pratica, gli elementi ad arpione 325 possono oscillare tra una posizione di impegno, in cui il dente di presa 326 Ã ̈ sostanzialmente avvicinato al secondo anello rigido 31, e una posizione di rilascio, in cui il dente di presa 326 Ã ̈ sostanzialmente sollevato/allontanato dal secondo anello rigido 31.
Gli elementi ad arpione 325 sono mobili dalla posizione di impegno alla posizione di rilascio in contrasto a mezzi elastici, quali ad esempio una molla a lamina 328 o simile mezzo elastico.
Il secondo anello rigido 31 à ̈ atto ad infilarsi almeno per una limitata porzione assiale sostanzialmente a misura all’interno del primo anello rigido 21, in modo coassiale, fino a che la zona inferiore allargata dello stesso riscontra il bordo inferiore del primo anello rigido 21 stesso.
Il dente di presa 326 à ̈ atto a sovrapporsi esternamente al primo anello rigido 21 (ad esempio seguendone il profilo) durante l’inserimento assiale del secondo anello rigido 31 nel primo anello rigido 21.
In corrispondenza del bordo superiore del primo anello rigido 21 à ̈ ricavata almeno una superficie di riscontro 255, ad esempio, sostanzialmente ortogonale all’asse del primo anello rigido stesso.
Vantaggiosamente, la superficie di riscontro 255 à ̈ realizzata da un gradino ricavato nel primo anello rigido 21 la cui superficie superiore ortogonale all’asse definisce una corona circolare anulare o un settore circolare (delimitato ad esempio da pareti salienti).
Il dente di presa 326, che impegna a saltarello esternamente il primo anello rigido 21, quando il secondo anello rigido 31 à ̈ a fine corsa assiale ed à ̈ inserito all’interno del primo anello rigido 21, à ̈ atto ad impegnare la superficie di riscontro 255 impedendo lo sfilamento assiale degli anelli rigidi 21 e 31.
L’elemento ad arpione 325 può inoltre comprendere una estremità libera 327 contrapposta all’estremità provvista del dente di presa 326 e disposta dalla parte opposta della stessa rispetto all’asse di incernieramento, la quale à ̈ atta ad essere premuta dall’operatore, ad esempio mediante la pressione esercitata con un unico dito di una mano o con il palmo della stessa, per il rilascio del dente di presa 326 e lo sgancio dei due anelli rigidi 21 e 31 per l’apertura del casco 10.
Non si esclude, inoltre, che i due anelli rigidi 21,31, in alternativa a quanto sopra descritto in tutte le forme di realizzazione, non siano infilati l’uno dentro l’altro ma siano solo assialmente sovrapposti e bloccati in tale posizione mediante mezzi di aggancio a scatto sporgenti da uno dei due anelli rigidi 21,31, come dentelli assiali, impegnabili a scatto in sedi di alloggiamento ricavate nell’altro anello rigido 31,21.
Per completezza descrittiva va aggiunto che il casco 10 comprende, inoltre, mezzi di trattenimento atti ad esercitare un’azione di tiro del casco 10 verso le spalle del paziente con la funzione di evitare l’innalzamento del casco 10 dovuto alla pressione positiva interna allo stesso. Vantaggiosamente, tali mezzi di trattenimento sono ancorati al secondo anello rigido 31, in modo che non impediscano l’apertura del casco 10 in emergenza.
In una prima variante proposta (adatta a tutte le forme di realizzazione sebbene mostrata nelle figure solo per la prima forma di realizzazione nelle figure 1 e 17), i mezzi di trattenimento comprendono una coppia di bretelle 34 che sono di tipo ascellare (o inguinale) e che si impegnano con alcuni dei perni 32 (non i perni 33), ad esempio atti ad essere posti in posizione frontale e posteriore una volta che il paziente abbia indossato il casco stesso, e che, vantaggiosamente, sono rivestite in materiale morbido antidecubito con trattamento antibatterico; tali bretelle hanno la funzione di evitare l’innalzamento del casco 10 dovuto alla pressione positiva interna allo stesso.
In una variante alternativa alle bretelle 34 (adatta a tutte le forme di realizzazione, sebbene sia mostrata nelle figure15 e 16 relative alla sola prima forma di realizzazione), i mezzi di trattenimento possono comprendere un cuscino 40, ad esempio gonfiabile mediante un imbocco esterno 41, il quale presenta una porzione 42 fissata o saldata al secondo anello rigido 30, in modo che in uso rimanga disposto esternamente rispetto al collare 30, in pratica disponendosi attorno al collo del paziente al di sotto del collare stesso.
Il cuscino 40 à ̈ conformato sostanzialmente a ciambella e presenta ad esempio un settore aperto 43 atto ad agevolare l’inserimento dello stesso sul collo del paziente che, in uso, à ̈ tale da disporsi sostanzialmente sotto il mento del paziente.
Inoltre, il cuscino 40 presenta almeno una coppia di orecchie 44, che sono disposte sostanzialmente dalla parte opposta rispetto alla porzione 42 e sono dotate di asole passanti 45 atte ad essere inserite in rispettivi due perni 32, in modo da potersi agganciare removibilmente al secondo anello rigido 31 e disporsi sostanzialmente coassiale con esso.
Il cuscino 40 potrebbe essere sufficientemente rigido (per sua natura o quando fissato agli anelli rigidi 21,31) o possedere una porzione sufficientemente rigida in modo che quando à ̈ stabilmente connesso al secondo anello rigido 31, il collare 30 viene a riscontrare sul cuscino stesso e ad essere ivi compresso dalla pressione positiva presente internamente al casco 10.
Il cuscino 40, quindi, definisce un piano di riscontro per il collare 30 che, in un certo senso, ne irrigidisce la struttura impendendone o limitandone fortemente la deformazione elastica.
In tal modo si impedisce che il casco 10, per effetto della respirazione del paziente, oscilli verticalmente a causa della eccessiva elasticità del collare 30.
In pratica, grazie alla presenza del cuscino 40 à ̈ possibile fortemente limitare la variazione del volume interno del casco 10, che normalmente à ̈ dovuta alla flessibilità del collare 30 flessibile, che come noto comporta un asincronismo tra l'inizio dell'atto respiratorio spontaneo del paziente e la risposta del ventilatore che à ̈ preposto all'insufflazione di aria/ossigeno.
Il cuscino 40, infatti, si appoggia di fatto al di sotto del mento del paziente, una volta che il collare 30 sia posizionato a tenuta intorno al collo dello stesso paziente e la testa del paziente sia disposta all'interno del corpo di contenimento 20.
Qualora il cuscino 40 non sia sufficientemente rigido o reso sufficientemente rigido dal fissaggio al secondo anello rigido 31 o in ogni caso (anche a prescindere dalla presenza del cuscino 40), il casco 10 può comprendere, agli stessi scopi sopra illustrati, una basetta anulare 50 che à ̈ composta da due semicerchi 501 e 502 reciprocamente connessi ad una estremità da mezzi di incernieramento che comprendono un perno di cerniera e che, all’altra estremità presentano mezzi di riunione che comprendono una linguetta posta su uno dei due semicerchi e inseribile in una feritoia posta sull’estremità affacciata dell’altro semicerchio.
La basetta anulare 50 può essere realizzata mediante elementi sostanzialmente rigidi o che presentano una certa flessibilità e che sono realizzati mediante una lastra relativamente sottile di materia plastica, ad esempio, del tipo di polivinilcloruro, polipropilene, acrilonitrilebutadiene-stirene, poliossimetilene, noto in commercio con il nome commerciale Delrin o altri polimeri.
La basetta anulare 50 Ã ̈ dotata di mezzi di fissaggio atti a fissare la stessa al secondo anello rigido 31.
In pratica, dalla basetta anulare 50 si diramano una pluralità di linguette radiali fissate, saldate o realizzate in corpo unico con la basetta anulare stessa, le quali presentano un foro passante per realizzare una connessione stabile e removibile con alcuni dei perni 32 (ad esempio, non i perni 33 e atti ad essere posti in posizione frontale e posteriore una volta che il paziente abbia indossato il casco stesso).
Quando la basetta anulare 50 Ã ̈ stabilmente connessa al secondo anello rigido 31, il collare 30 viene a riscontrare sulla basetta anulare stessa (o sul cuscino 40 ove previsto) e ad essere ivi compresso dalla pressione positiva presente internamente al casco 10.
La basetta anulare 50 può comprendere, inoltre, un bordo esterno 56 ripiegato verso l’alto atto ad infilarsi sostanzialmente a misura sul primo e secondo anello rigido 21 e 31, quando il casco 10 à ̈ in configurazione assemblata. La basetta anulare 50, quindi, definisce un piano di riscontro per il collare 30 che, in un certo senso, ne irrigidisce la struttura impendendone o limitandone fortemente la deformazione elastica.
In tal modo si impedisce che il casco 10, per effetto della respirazione del paziente, oscilli verticalmente a causa della eccessiva elasticità del collare 30.
In pratica, grazie alla presenza della basetta anulare 50 à ̈ possibile fortemente limitare la variazione del volume interno del casco 10, che normalmente à ̈ dovuta alla flessibilità del collare 30 flessibile, che come noto comporta un asincronismo tra l'inizio dell'atto respiratorio spontaneo del paziente e la risposta del ventilatore che à ̈ preposto all'insufflazione di aria/ossigeno.
La basetta anulare 50, infatti, si appoggia di fatto al di sotto del mento del paziente, una volta che il collare 30 sia posizionato a tenuta intorno al collo dello stesso paziente e la testa del paziente sia disposta all'interno del corpo di contenimento 20.
Vantaggiosamente, il diametro interno della basetta anulare 50 à ̈ sostanzialmente pari o di poco superiore al diametro del collo del paziente a cui à ̈ associato il casco 10, o almeno sensibilmente inferiore al diametro massimo della testa del paziente stesso, in quanto tale corpo anulare, una volta fissato al disotto al corpo di contenimento 20, funge da riscontro contro il sollevamento che il casco 10 avrebbe quando all'interno di esso viene insufflata aria/ossigeno in pressione, mantenendo al contempo il volume interno al casco sostanzialmente costante anche durante l’atto respiratorio. Vantaggiosamente, il suddetto cuscino 40 ove previsto à ̈ atto ad essere interposto tra il collare 30 e la basetta anulare 50, prima che quest’ultima venga fissata, come descritto sopra, al secondo anello rigido 31.
In pratica, il collare 30 riscontra direttamente sul cuscino 40 ed il piano di riscontro offerto dalla basetta anulare 50 sorregge il cuscino stesso.
Il collare 30 risulta in pratica trattenuto tra il cuscino 40 e la basetta anulare 50, esercitando così un’ottima tenuta sul collo del paziente senza però avere la deformazione elastica che ha un’influenza negativa sui valori di pressione durante l’atto respiratorio.
Oltre a ciò, grazie a tale accorgimento il casco 10 à ̈ associabile al paziente senza la necessità di bretelle che ne impediscano il sollevamento con indubbi vantaggi in termini di confort del paziente.
Inoltre, in alternativa sia alle bretelle 34 che al cuscino 40 ed alla basetta anulare 50, à ̈ possibile prevedere che i mezzi di trattenimento comprendano un cinturino (non mostrato) a lunghezza regolabile, il quale à ̈ fissato alle opposte estremità da parti diametralmente opposte di almeno uno tra il primo anello rigido 21 o il secondo anello rigido 31 (ad esempio in corrispondenza delle porzioni laterali dello stesso) e la cui porzione centrale à ̈ atta ad essere disposta al di sotto del mento del paziente.
Vantaggiosamente le estremità libere del cinturino sono vincolate al secondo anello rigido 31.
Il cinturino può presentare mezzi di regolazione della lunghezza dello stesso, come fibbie o altro dispositivo analogo.
Inoltre, il cinturino può comprendere una supporto concavo (fisso o scorrevolmente associato alla porzione centrale dello stesso) di forma ergonomica e atto ad adattarsi alla forma del mento del paziente.
Il cinturino, una volta regolato in lunghezza, risulta sostanzialmente inestensibile, in modo da fungere da riscontro contro il sollevamento che il casco 10 avrebbe quando all'interno di esso viene insufflata aria/ossigeno in pressione, mantenendo al contempo il volume interno al casco sostanzialmente costante anche durante l’atto respiratorio. Il cinturino può essere associato esternamente od internamente al collare 30, in pratica le estremità libere dello stesso sono rispettivamente fissate all’esterno o all’interno del secondo anello rigido 31.
Ancora, i mezzi di trattenimento possono comprendere tiranti fissabili a parti fisse rispetto al paziente come il suolo, un peso, la sponda del letto o simili elementi fissi rintracciabili nell’ambiente di stazionamento del paziente. Uno tra il primo e il secondo anello rigido, rispettivamente 21 e 31, comprende una sede anulare 27 atta ad alloggiare una guarnizione anulare 28, visibile nel dettaglio sezionato delle figure 6, 11 e 12, relativamente alla prima e alla seconda forma di realizzazione sebbene sia ugualmente presente anche nella terza forma di realizzazione.
In una prima variante proposta (figure 6 e 11), la sede anulare 27, nella fattispecie, presenta sezione trasversale sostanzialmente conformata ad “U†, con concavità rivolta lungo l’asse di reciproco avvicinamento, ed à ̈ accessibile assialmente.
Nell’esempio raffigurato, la sede anulare 27 à ̈ ricavata in corrispondenza della superficie laterale interna del primo anello rigido 21 ed à ̈ contornata, da un lato, dalla parete interna del primo anello rigido stesso e, superiormente e dall’altro lato, da un lembo 271 ricavato in pezzo unico con il primo anello rigido 21 e ripiegato ad “U†sull’anello rigido stesso.
La sede anulare 27, particolarmente, presenta concavità concorde alla concavità del corpo contenitore 20, in modo da essere rivolta verso l’esterno dello stesso (verso il basso in figura), così che possa essere accessibile per l’inserimento della guarnizione anulare 28 in direzione assiale e dal basso.
La sede anulare 27 à ̈ ricava in prossimità del bordo superiore del primo anello rigido 21, mentre i mezzi di aggancio sono ricavati in prossimità del bordo inferiore del primo e del secondo anello rigido 21 e 31.
La guarnizione anulare 28 Ã ̈ atta ad essere schiacciata, in uso, in direzione assiale tra il fondo 270 della sede anulare 27 e il bordo superiore 35 del secondo anello rigido 31.
In pratica la sede anulare 27, risulta accessibile in direzione assiale dal basso anche dal secondo anello rigido 31, il cui bordo superiore 35 Ã ̈ atto ad andare a contatto -lungo tutto lo sviluppo circonferenziale del bordo superiore stesso - con la superficie esposta della guarnizione anulare 28 e premere la stessa verso il fondo 270 della sede anulare 27.
Tale contatto forzato in direzione assiale tra il bordo superiore 35 e la guarnizione anulare 28 permette il collegamento a tenuta tra il primo ed il secondo anello rigido, rispettivamente 21 e 31, e quindi la tenuta dell’intero casco 10, una volta indossato ed assemblato.
Inoltre, i mezzi di aggancio a scatto sono configurati in modo da mantenere compressa la guarnizione anulare 28 tra il bordo superiore 35 e il fondo 270 della sede anulare 27 quando il casco à ̈ assemblato.
In pratica, nella prima forma di realizzazione il primo tratto 251 di ciascuna sede di alloggiamento 25 presenta una lunghezza tale da permettere a ciascun perno 32 una corsa assiale tale che il bordo superiore 35 possa comprimere leggermente la guarnizione anulare 28 al fine corsa assiale. Inoltre, la porzione rastremata 253 su cui appoggiano i perni 32 quando si trovano nel secondo tratto 252 di ciascuna sede di alloggiamento 25 à ̈ posta ad una distanza dal fondo 270 della sede anulare 27 tale da mantenere un ulteriore schiacciamento della guarnizione anulare 28 anche a seguito dell’aggancio fra i due anelli rigidi 21 e 31.
Nella seconda forma di realizzazione sopradescritta, invece, i bordi inferiore dei fori 205 su cui appoggiano i perni 32 quando si trovano in posizione di aggancio inseriti nei fori stessi, sono posti ad una distanza dal fondo 270 della sede anulare 27 tale da mantenere/ingenerare un ulteriore schiacciamento della guarnizione anulare 28 anche a seguito dell’aggancio fra i due anelli rigidi 21 e 31.
Nella terza forma di realizzazione, infine, la lunghezza dell’elemento ad arpione 32 e la distanza della superficie di riscontro 255 dal bordo inferiore del primo anello rigido 21 sono dimensionati in modo da mantenere/ingenerare un ulteriore schiacciamento della guarnizione anulare 28 anche a seguito dell’aggancio fra i due anelli rigidi 21 e 31.
La tenuta tra il primo e il secondo anello rigido, rispettivamente 21 e 31, Ã ̈ ulteriormente accentuata dal fatto che tali anelli rigidi possono essere rivestiti, come detto, da un materiale morbido, ad esempio una gomma o altro materiale avente una certa resilienza, tale da essere leggermente compressi contro la guarnizione anulare 28 (nelle rispettive zone di contatto con essa) per azione dei mezzi di aggancio a scatto.
In una alternativa variante dei mezzi di tenuta, uno tra il primo e il secondo anello rigido, rispettivamente 21 e 31, comprende una sede anulare 27 atta ad alloggiare una guarnizione anulare 28.
La sede anulare 27 può presenta sezione trasversale sostanzialmente conformata ad “U†, con concavità rivolta lungo la direzione radiale ed à ̈ accessibile radialmente (figura 12).
Ad esempio la sede anulare 27, in questa alternativa variante, può essere ricavata in corrispondenza della superficie laterale interna del primo anello rigido 21.
La sede anulare 27, particolarmente, presenta concavità rivolta verso l’interno del corpo contenitore 20.
La sede anulare 27 à ̈ ricava in prossimità del bordo superiore del primo anello rigido 21, mentre i mezzi di aggancio sono ricavati in prossimità del bordo inferiore del primo e del secondo anello rigido 21 e 31.
La guarnizione anulare 28 Ã ̈ atta ad essere schiacciata, in uso, in direzione radiale tra il fondo della sede anulare 27 e la superficie laterale del secondo anello rigido 31.
Non si esclude, tuttavia, che la sede anulare 27 sia equivalentemente realizzata sul secondo anello rigido 31 e la guarnizione anulare 28 sia atta ad essere schiacciata, in uso, in direzione radiale tra il fondo della sede anulare 27 e la superficie laterale del primo anello rigido 21.
Il secondo anello rigido 31 comprende fori passanti a cui sono associati raccordi di connessione 36, ad esempio del tipo di passacavi (quali SNG o simili) o altro raccordo per varie strumentazioni adatte alla terapia del paziente, che connettono l’ambiente esterno con l’ambiente interno al corpo contenitore 20 e possono essere chiusi da membrane e/o coperchi a seconda delle esigenze.
Il primo anello rigido 21 presenta anche uno o più spacchi 29, aperti in corrispondenza del bordo inferiore dello stesso anello rigido 21, che sono atti ad essere sovrapporsi radialmente ai fori passanti che supportano i raccordi di connessione 36 quando il casco 10 à ̈ assemblato, in pratica gli spacchi 29 realizzano un’apertura (posta esternamente all’ambiente a tenuta del casco 10) che connette una porzione del secondo anello rigido 31 con l’esterno (quando il casco 10 à ̈ assemblato), diversamente il secondo anello rigido 31 sarebbe completamente nascosto dal primo anello rigido 21 che lo calza sovrapponendosi ad esso radialmente. In alternativa o in aggiunta, non si esclude chi i raccordi di connessione 36 possano essere disposti sul collare 30 (figura 17) o sul corpo contenitore 20 a seconda delle esigenze costruttive o di utilizzo.
Alla luce di quanto sopra descritto, il funzionamento del casco 10 Ã ̈ il seguente.
Al fine di sottoporre il paziente ad una terapia di respirazione artificiale, ad esempio NIV o CPAP, Ã ̈ sufficiente che il paziente stesso indossi innanzitutto il collare 30, allargandolo per fare passare il capo del paziente e lasciando che elasticamente esso aderisca al collo.
In questa configurazione il casco 10 Ã ̈ aperto e il capo del paziente risulta accessibile da ogni parte dello stesso.
Per chiudere il casco 10 à ̈ sufficiente infilare il capo del paziente all’interno del corpo contenitore 20, avvicinando -mediante una traslazione assiale - il primo anello rigido 21 al secondo anello rigido 31.
Una volta allineati i perni 32 del secondo anello rigido 31 ai primi tratti 251 del primo anello rigido 21, azionando ad esempio con pollice e indice di ogni mano i perni 33 e uno dei pioli 26, si procede azionando i due anelli rigidi 21 e 31 in avvicinamento reciproco tramite una contenuta traslazione assiale (che parzialmente sovrappone i due anelli rigidi), in cui i perni 32 scorrono all’interno del primo tratto 251; al termine del primo tratto 251 – tramite l’ulteriore azionamento in traslazione assiale reciproca degli anelli rigidi 21 e 31 si portano i perni 32 nel secondo tratto 252 facendoli superare la porzione rastremata 253.
L’aggancio a scatto, come detto, permette alla guarnizione anulare 28 di essere compressa tra la sede anulare 27 e il bordo superiore 35 (o la parete laterale) del secondo anello rigido 31, in modo che il casco 10 risulti chiuso sostanzialmente a tenuta.
In tale configurazione il casco 10 à ̈ stabilmente chiuso, e tramite il condotto di entrata 22 viene insufflata aria in pressione che genera all’interno del casco stesso una pressione positiva che preme i perni 32 contro le mensole che definiscono la porzione rastremata 253; tali mensole sono sufficientemente rigide da non permettere la fuoriuscita dei perni stessi dalle sedi di alloggiamento 25. I mezzi di aggancio a scatto, inoltre, permettono il tempestivo intervento di apertura del casco 10, in quanto -semplicemente azionando in traslazione con pollice e indice di ogni mano i perni 33 e l’altro piolo della coppia di pioli 26 nel verso opposto a quello che ha causato l’aggancio - i perni 32 oltrepassano la porzione rastremata 253 e, una volta imboccato i primo tratto 251, sono liberi di scorrere lungo di esso (ad esempio sotto la spinta della stessa pressione positiva interna al casco), così che il primo anello rigido 21 si sfili dal secondo anello rigido 31 e il corpo contenitore 20 possa essere sfilato dal capo del paziente, lasciando il collare 30 in posizione.
In merito alla seconda forma di realizzazione mostrata nelle figure da 7 a 11, per chiudere il casco 10 à ̈ sufficiente infilare il capo del paziente all’interno del corpo contenitore 20, avvicinando – mediante una traslazione assiale - il primo anello rigido 21 al secondo anello rigido 31.
Una volta allineati assialmente i perni 32 del secondo anello rigido 31 ai fori 250 del primo anello rigido 21, si procede azionando i due anelli rigidi 21 e 31 in avvicinamento reciproco tramite una contenuta traslazione assiale (che parzialmente sovrappone i due anelli rigidi), in cui i perni 32 internamente al primo anello rigido 21 comprimendosi inizialmente si infilano nel fori 250, dove passano alla posizione estratta mediante la molla elicoidale 321 e vengono trattenuti stabilmente.
L’aggancio a scatto, come detto, permette alla guarnizione anulare 28 di essere compressa tra la sede anulare 27 e il bordo superiore 35 del secondo anello rigido 31, in modo che il casco 10 risulti chiuso sostanzialmente a tenuta.
Tali mezzi di aggancio a scatto, inoltre, permettono il tempestivo intervento di apertura del casco 10, in quanto -semplicemente azionando in traslazione con un dito (direttamente o tramite elementi di interposizione) ogni perni 32 in contrasto alla molla elicoidale 321, il primo anello rigido 21 e quindi il corpo contenitore 20 può essere liberato e facilmente staccato dal secondo anello rigido 31. Il funzionamento della terza forma di realizzazione del casco 10 à ̈ del tutto analogo a quanto descritto sopra per la prima e la seconda forma di realizzazione.
L’invenzione così concepita à ̈ suscettibile di numerose modifiche e varianti tutte rientranti nell’ambito del concetto inventivo.
Inoltre tutti i dettagli sono sostituibili da altri elementi tecnicamente equivalenti.
In pratica i materiali impiegati, nonché le forme e le dimensioni contingenti, potranno essere qualsiasi a seconda delle esigenze senza per questo uscire dall’ambito di protezione delle seguenti rivendicazioni.

Claims (11)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Casco (10) per la respirazione artificiale di pazienti che comprende: - un corpo contenitore (20) nel quale à ̈ alloggiabile il capo di un paziente, dotato di una estremità aperta a cui à ̈ fissato un primo anello rigido (21); - un collare (30) elasticamente cedevole accoppiabile a tenuta al collo del paziente e fissato ad un secondo anello rigido (31) removibilmente associabile a tenuta a detto primo anello rigido (21), - mezzi di immissione (22) di almeno un gas respirabile all’interno del volume racchiuso dal corpo contenitore (20) e dal collare (30) e mezzi di efflusso (23) di gas espirati dal paziente da detto volume, caratterizzato dal fatto di comprendere mezzi di aggancio a scatto atti ad agganciare removibilmente tra loro il primo ed il secondo anello rigido (21,31).
  2. 2. Casco (10) secondo la rivendicazione 1, in cui i mezzi di aggancio a scatto comprendono due elementi di aggancio (25, 32) associati rispettivamente al primo anello rigido (21) e al secondo anello rigido (31), di cui una pluralità di perni (32) e una rispettiva pluralità di sedi di alloggiamento (25), atti a realizzare un aggancio reciproco a scatto a seguito di una traslazione assiale reciproca tra il primo ed il secondo anello rigido (21,31).
  3. 3. Casco (10) secondo la rivendicazione 2, in cui ciascuna sede di alloggiamento (25) comprende un’asola allungata aperta in corrispondenza di una estremità e definente un primo tratto (251) aperto di accesso con direzione prevalente parallela all’asse di detti anelli rigidi (21,31) e un secondo tratto (252) consecutivo al primo tratto (251), almeno una porzione rastremata (253) di detto primo tratto (251) presentando una larghezza minima minore della larghezza massima del rispettivo perno (32).
  4. 4. Casco (10) secondo la rivendicazione 3, in cui detta porzione rastremata (253) à ̈ definita da almeno una mensola derivantesi da almeno un fianco laterale di detta sede di alloggiamento (25), detta almeno una mensola essendo elasticamente cedevole in modo da flettere e/o comprimersi elasticamente per ampliare la larghezza minima della porzione rastremata (253) e permettere l’inserimento del perno (32) nel secondo tratto (252).
  5. 5. Casco (10) secondo la rivendicazione 4, in cui ciascun secondo tratto (252) definisce una porzione di impegno in cui à ̈ alloggiabile sostanzialmente a misura uno di detti perni (32) in appoggio su detta almeno una mensola.
  6. 6. Casco (10) secondo la rivendicazione 2, in cui ciascuna di dette sedi di alloggiamento (25) comprende almeno una foro (250) chiuso perimetralmente, detto perno (32) essendo associato in modo telescopico al rispettivo anello rigido (31) e mobile da una configurazione estratta ad una configurazione retratta in contrasto a mezzi elastici (321) ed essendo atto ad essere inserito, sostanzialmente a misura, all’interno di detto foro (250).
  7. 7. Casco (10) secondo la rivendicazione 2, in cui ciascuno di detti perni (32) comprende un elemento ad arpione (325) associato ad almeno uno tra detti primo anello rigido (21) e secondo anello rigido (31), detta sede di alloggiamento (25) comprendendo almeno una superficie di riscontro (255) per detto elemento ad arpione (325) atta ad impedire l’allontanamento reciproco di detto primo anello rigido (21) e secondo anello rigido (31).
  8. 8. Casco (10) secondo la rivendicazione 1, in cui tra il primo (21) e il secondo (31) anello rigido à ̈ interposta e compressa almeno una guarnizione anulare (28).
  9. 9. Casco (10) secondo la rivendicazione 8, in cui almeno uno tra il primo (21) e il secondo (31) anello rigido comprende una sede anulare (27) atta ad alloggiare detta guarnizione anulare (28).
  10. 10. Casco secondo la rivendicazione 9, in cui detta sede anulare (27) presenta sezione trasversale sostanzialmente conformata ad “U†con concavità rivolta lungo l’asse del rispettivo anello rigido (21,31) ed essendo accessibile assialmente, la guarnizione anulare (28) essendo atta ad essere schiacciata, in uso, in direzione assiale tra il fondo (270) della sede anulare (27) realizzata in uno tra il primo (21) e il secondo (31) anello rigido e il bordo superiore (35) dell’altro tra il secondo (31) e il primo (21) anello rigido.
  11. 11. Casco secondo la rivendicazione 9, in cui detta sede anulare (27) presenta sezione trasversale sostanzialmente conformata ad “U†con concavità rivolta radialmente; la guarnizione anulare (28) essendo atta ad essere schiacciata, in uso, in direzione radiale tra il fondo della sede anulare (27) realizzata in uno tra il primo (21) e il secondo (31) anello rigido e la superficie laterale dell’altro tra il secondo (31) e il primo (21) anello rigido.
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