ITRE20130034A1 - Casco apribile per la respirazione artificiale di pazienti - Google Patents

Casco apribile per la respirazione artificiale di pazienti Download PDF

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ITRE20130034A1
ITRE20130034A1 IT000034A ITRE20130034A ITRE20130034A1 IT RE20130034 A1 ITRE20130034 A1 IT RE20130034A1 IT 000034 A IT000034 A IT 000034A IT RE20130034 A ITRE20130034 A IT RE20130034A IT RE20130034 A1 ITRE20130034 A1 IT RE20130034A1
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IT
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rigid ring
helmet
rigid
patient
ring
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IT000034A
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Paolo Rossi
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Intersurgical S P A
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    • A62B18/04Gas helmets
    • A62B18/045Gas helmets with fans for delivering air for breathing mounted in or on the helmet

Description

DESCRIZIONE
del Brevetto Italiano per Invenzione Industriale dal titolo:
“CASCO APRIBILE PER LA RESPIRAZIONE ARTIFICIALE DI PAZIENTI”
CAMPO TECNICO
La presente invenzione riguarda un casco per la respirazione artificiale di pazienti.
Più in particolare, l’invenzione riguarda un casco per la respirazione artificiale di pazienti senza l’ausilio di maschere o tubi tracheali.
TECNICA PREESISTENTE
Come è noto sono utilizzati per la respirazione artificiale, quale la ventilazione non invasiva (NIV) o la ventilazione meccanica a pressione continua positiva delle vie aeree (CPAP), di pazienti in genere, dei caschi che, in linea generale, sono realizzati da un corpo contenitore sostanzialmente cilindrico, sono dotati di un collare costituito da una sottile membrana in materia plastica elasticamente cedevole che si accoppia al collo del paziente per esercitare la tenuta e di imbocchi di entrata ed uscita, rispettivamente, dell’aria e ossigeno e dei gas esausti della respirazione (CO2).
Il collare viene realizzato da un film estremamente flessibile che aderisce alla pelle del paziente senza esercitare pressioni.
Tali caschi sono utilizzati in ossigenoterapia e nella ventilazione di pazienti con pressione continua positiva, la cosiddetta CPAP e NIV.
I caschi per la ventilazione non invasiva di tipo noto presentano, tuttavia, alcuni inconvenienti legati al fatto che per la rimozione degli stessi dal capo del paziente sono spesso necessarie complesse quanto fastidiose operazioni, che disturbano il paziente stesso, specie se il suo stato di salute presenta un elevato grado di criticità.
Tale inconveniente è accentuato dal fatto che il casco deve essere calzato sul capo del paziente e successivamente da esso rimosso, non solo all’inizio e alla fine della terapia, ma anche ogni qualvolta si renda necessario accedere al capo del paziente per operazioni di pulizia, interventi di routine o interventi straordinari, ad esempio, in caso di emergenza.
È intuibile che, specie in caso di intervento di emergenza, le operazioni di rimozione del casco devono essere quanto mai tempestive.
Per ovviare a tali inconvenienti è noto l’utilizzo di caschi per la ventilazione non invasiva di pazienti i cui corpi contenitori sono provvisti, nella zona anteriore degli stessi, di aperture d’accesso, le quali sono normalmente chiuse ermeticamente da elementi di chiusura, quali ad esempio cerniere zip o bocchettoni rigidi.
In caso di necessità di intervento diretto al volto del paziente, il personale può aprire gli elementi di chiusura e avere libero accesso al viso del paziente mediante l’apertura d’accesso.
Tali caschi, tuttavia, nono sono scevri da inconvenienti, in quanto, sia la cerniera zip che il bocchettone non sempre sono efficaci, oltre al fatto che l’apertura degli stessi non sempre è di agevole e rapida esecuzione per il personale addetto.
Inoltre, per avere un comodo accesso al volto del paziente l’apertura d’accesso deve essere necessariamente sufficientemente ampia almeno da fare passare una o entrambe le mani dell’operatore addetto a svolgere le operazioni di intervento o, comunque, tale da permettere di scoperchiare la porzione del corpo contenitore superiore all’apertura in modo da liberare il capo del paziente.
La necessaria ampiezza dell’apertura d’accesso, unitamente al fatto che il corpo contenitore è realizzato sovente in un materiale sostanzialmente floscio, amplifica la complessità di azionamento in apertura degli elementi di chiusura stessi, limitando così il campo di impiego di tali caschi. Il documento US 5,819,728 illustra un esempio di un ulteriore casco di tipo noto, il quale trova impiego essenzialmente in terapie a base di ossigeno impiegate in camera iperbarica.
Il casco descritto nel suddetto documento comprende un corpo contenitore in cui è alloggiabile il capo del paziente e alla cui estremità aperta è fissato un primo anello rigido. Il casco comprende, poi, un secondo anello rigido dotato di un collare flessibile atto a stringere sul collo del paziente, in quanto viene tagliato al momento dell’utilizzo un foro di idonee dimensioni rispetto al diametro del collo del paziente.
Il primo ed il secondo anello rigido sono tra loro accoppiabili a tenuta sostanzialmente per interferenza per mezzo di una guarnizione anulare, del tipo di un O-ring, la quale è interposta tra il fianco esterno di uno dei due anelli e il fianco interno dell’altro anello e che per attrito impedisce lo sfilamento dei due anelli concentrici. I fianchi laterali della guarnizione agiscono sia per fare tenuta contro le perdite di gas dal casco che per trattenere uniti i due anelli rigidi.
Tali caschi di tipo noto, che trovano esclusivo impiego per la ossigenoterapia iperbarica, in cui è presente una pressione positiva interna alla camera iperbarica, risultano inutilizzabili per la terapia di ventilazione non invasiva, NIV e/o CPAP, in quanto la pressione interna positiva a cui è sottoposto il casco, vincerebbe la forza di trattenimento degli anelli, esercitata radialmente della guarnizione, aprendo così il casco.
Anche qualora la pressione dei gas interni al casco non vincesse la forza di trattenimento che la guarnizione esercita sugli anelli rigidi, la guarnizione radiale non garantirebbe, comunque, la tenuta ermetica del casco stesso, ove soggetto ad una pressione interna positiva ed elevata. Un ulteriore casco noto è descritto nel brevetto EP 2 548 600 a nome della stessa richiedente, in cui gli anelli rigidi sono vincolati in modo removibile mediante un innesto a baionetta.
Uno scopo della presente invenzione è quello di superare i menzionati inconvenienti della tecnica nota, nell’ambito di una soluzione semplice, razionale e dal costo contenuto.
Inoltre, uno scopo della presente invenzione è quello di rendere disponibile una vantaggiosa alternativa al casco descritto nel brevetto EP 2 548 600, permettendo, inoltre, di ottenere un collegamento ad elevata tenuta ermetica tra gli anelli rigidi.
Tali scopi sono raggiunti dalle caratteristiche dell’invenzione riportate nella rivendicazione indipendente. Le rivendicazioni dipendenti delineano aspetti preferiti e/o particolarmente vantaggiosi dell’invenzione.
<ESPOSIZIONE DELL>’<INVENZIONE>
L’invenzione, particolarmente, rende disponibile un casco per la ventilazione non invasiva di pazienti che comprende: - un corpo contenitore nel quale è alloggiabile il capo di un paziente, dotato di almeno una porzione otticamente trasparente e di una estremità aperta a cui è fissata un primo anello rigido; e
- un collare elasticamente cedevole accoppiabile a tenuta al collo del paziente e fissato ad un secondo anello rigido removibilmente associabile a tenuta a detto primo anello rigido
- mezzi di immissione di almeno un gas respirabile all’interno del volume racchiuso dal corpo contenitore e dal collare e mezzi di efflusso di gas espirati dal paziente nell’atto respiratorio da detto volume..
Secondo l’invenzione, il casco comprende mezzi di innesto filettati atti ad unire removibilmente tra loro il primo ed il secondo anello rigido.
Grazie a tale soluzione gli anelli rigidi possono essere forzatamente stretti reciprocamente, permettendo dunque una elevata tenuta ermetica del collegamento tra gli anelli rigidi stessi.
Vantaggiosamente, al fine di diminuire l’area di ingombro degli anelli rigidi, almeno uno tra il secondo anello rigido ed il primo anello rigido è atto ad infilarsi, almeno per una porzione assiale, sostanzialmente a misura all’interno dell’altro tra il primo anello rigido e il secondo anello rigido, a seguito di una roto-traslazione assiale di avvitamento.
Grazie a tale soluzione, l’innesto tra i due anelli rigidi avviene in modo sicuro e tale da poter sopportare in modo efficace una pressione positiva interna al casco, migliorando, al contempo, anche la tenuta del casco.
Inoltre, il casco risulta chiudibile ed apribile in modo rapido ed intuitivo, semplicemente svitando i due anelli rigidi.
Vantaggiosamente, almeno uno tra il primo anello rigido ed il secondo anello rigido comprende un elemento di riscontro assiale, atto a limitare la corsa di roto-traslazione assiale dell’altro tra il secondo anello rigido ed il primo anello rigido a fine avvitamento.
Un ulteriore aspetto della presente invenzione, vantaggiosamente, prevede che tra il primo e il secondo anello rigido sia interposta e compressa almeno una guarnizione anulare, ad esempio interposta tra l’elemento di riscontro assiale realizzato in uno degli anelli rigidi e il bordo libero dell’altro anello rigido.
Grazie a ciò, il volume interno al casco rimane un ambiente stagno ed isolato dall’esterno, permettendo una efficace terapia al paziente, anche durante l’esercizio di elevate pressioni all’interno del casco.
I mezzi di innesto filettati permettono una compressione maggiore e costante della guarnizione anulare quando i due anelli rigidi sono vincolati, ovvero il casco è in configurazione di chiusura.
In aggiunta, i mezzi di innesto filettati possono essere convenientemente configurati in modo da mantenere schiacciata la guarnizione anulare tra il primo ed il secondo anello rigido, quando il casco è assemblato, ovvero chiuso.
Vantaggiosamente, almeno uno tra il primo e il secondo anello rigido comprende una sede anulare atta ad alloggiare la guarnizione anulare.
Una soluzione vantaggiosa, in termini di maggiore tenuta esercitata dalla guarnizione anulare, prevede che detta sede anulare presenti sezione trasversale sostanzialmente conformata ad “U” con concavità rivolta lungo l’asse del rispettivo anello rigido ed accessibile assialmente; la guarnizione anulare in tal caso è atta ad essere schiacciata, in uso, in direzione assiale tra il fondo della sede anulare realizzata in uno tra il primo e il secondo anello rigido (che funge da elemento di riscontro assiale come detto sopra) e il bordo libero (superiore) dell’altro tra il secondo e il primo anello rigido.
In alternativa, in una forma di realizzazione più economica, è possibile prevedere che la sede anulare presenti sezione trasversale sostanzialmente conformata ad “U” con concavità rivolta radialmente; la guarnizione anulare in tal caso è atta ad essere schiacciata, in uso, in direzione radiale tra il fondo della sede anulare realizzata in uno tra il primo e il secondo anello rigido e la superficie laterale dell’altro tra il secondo e il primo anello rigido.
BREVE DESCRIZIONE DEI DISEGNI
Ulteriori caratteristiche e vantaggi dell’invenzione risulteranno evidenti dalla lettura della descrizione seguente fornita a titolo esemplificativo e non limitativo, con l’ausilio delle figure illustrate nelle tavole allegate. La figura 1 è una vista frontale in esploso di un casco secondo una prima forma di realizzazione dell’invenzione, parzialmente indossato da un paziente.
La figura 2 è una vista laterale da sinistra in esploso del casco di figura 1, in configurazione di apertura.
La figura 3 è una vista laterale da sinistra del casco di figura 2 in configurazione di chiusura.
La figura 4 è la vista lungo la traccia di sezione IV-IV di figura 3.
La figura 5 è la vista in sezione di figura 4 in relazione ad una alternativa forma di realizzazione della guarnizione anulare e della rispettiva sede anulare.
La figura 6 è una vista frontale in esploso di una alternativa forma di realizzazione di casco secondo l’invenzione in configurazione aperta.
La figura 7 è una vista laterale da sinistra del casco di figura 6.
<MODO MIGLIORE PER ATTUARE L>’<INVENZIONE>
Con particolare riferimento a tali figure, si è indicato globalmente con 10 un casco per la respirazione artificiale, ovvero la ventilazione non invasiva, di pazienti in genere. Il casco 10 comprende un corpo contenitore 20 che, vantaggiosamente è realizzato da un elemento sostanzialmente cilindrico, chiuso ad un’estremità e aperto in corrispondenza dell’estremità opposta, ad esempio in materiale otticamente trasparente, che pur essendo flessibile non risulta dilatabile.
Il corpo contenitore 20 in corrispondenza della sua estremità aperta inferiore è vantaggiosamente connesso ad un primo anello rigido 21, mediante termosaldatura o altra tecnica di fissaggio che garantisca la tenuta ermetica e stabile tra i due.
Il casco 10 comprende, inoltre, un collare 30 che è vantaggiosamente realizzato in materiale elasticamente cedevole per essere accoppiato a tenuta al collo del paziente, il quale è connesso ad un secondo anello rigido 31, ad esempio mediante tecniche di fissaggio che garantiscano la tenuta ermetica tra il collare 30 e il secondo anello rigido 31 stesso.
Il collare 30, in pratica, presenta una forma sostanzialmente troncoconica la cui estremità superiore aperta di dimensioni maggiori presenta diametro sostanzialmente pari al diametro del secondo anello rigido 31, mentre la estremità inferiore, anch’essa aperta, di dimensioni minori presenta diametro paragonabile o di poco inferiore rispetto al diametro del collo del paziente.
Il secondo anello rigido 31, che ad esempio può essere rivestito con materiale morbido, è removibilmente associabile a tenuta al primo anello rigido 21 (anch’esso ad esempio può essere rivestito di materiale morbido), come meglio apparirà nel seguito della descrizione.
Il casco 10 comprende, poi, mezzi di immissione di aria (o miscela aria e ossigeno o ossigeno) all’interno del volume interno racchiuso dal corpo contenitore 20 e dal collare 30 e mezzi di efflusso dei gas esausti della respirazione dallo stesso.
Nell’esempio raffigurato, i mezzi di immissione comprendono un condotto di entrata 22 per l’immissione dell’aria (ad esempio di dimensioni standard per il collegamento ad usuali tubazioni di approvvigionamento di gas respirabile quali aria, aria e ossigeno o ossigeno o venturimetri o altro dispositivo analogo), il quale è fissato al corpo contenitore 20, ad esempio in una qualsiasi parte dello stesso.
I mezzi di efflusso comprendono un condotto di uscita 23 dei gas espirati nell’atto respiratorio del paziente (ad esempio di dimensioni standard per il collegamento ad usuali tubazioni o valvole PEEP o altro dispositivi analoghi), il quale è fissato al corpo contenitore 20, ad esempio in una qualsiasi parte dello stesso.
In alternativa, è possibile prevedere che il condotto di entrata 22 e/o il condotto di uscita 23 siano fissati ad uno degli anelli rigidi 21 e/o 31, ad esempio con opportuni accorgimenti tecnici per assicurare il passaggio del gas tra l’esterno e l’interno del casco 10 a tenuta.
In questo caso la disposizione dei condotti 22,23 può essere sostanzialmente radiale o assiale a seconda delle esigenze. Inoltre, in questo caso specifico la disposizione dei condotti di entrata 22 e di uscita 23 non disturba in nessun modo la visuale del paziente, in quanto posizionati in una parte non trasparente del casco 10.
Ancora in alternativa è possibile prevedere che il condotto di entrata 22 e/o il condotto di uscita 23 siano fissati al collare 30, a seconda delle esigenze.
In tal modo è possibile svincolare il corpo contenitore 20 dall’essere posizionato in una unica posizione angolare permettendo una maggiore versatilità di assemblaggio del casco 10.
Sul corpo contenitore 20 è ad esempio fissata una valvola anti-soffocamento 24, ovvero una valvola bidirezionale che è in grado di porre in comunicazione l’esterno con l’interno del corpo contenitore 20 in caso di emergenza.
In pratica, la valvola anti-soffocamento 24 è di tipo bidirezionale del tipo descritto nel brevetto EP 1 797 925 a nome della stessa Richiedente.
Non si esclude, tuttavia, che la valvola anti-soffocamento possa essere posizionata altrove nel casco 10, ad esempio su uno degli anelli rigidi 21,31, sul condotto di entrata 22 o sul collare 30.
Il casco 10 può comprende anche eventuali aperture chiudibili per l’accesso all’interno e così via, ulteriori valvole o accessori a seconda della destinazione d’uso e delle necessità.
Alcune forme di attuazione del casco 10 possono prevedere che il corpo contenitore 20 sia dotato di aperture chiudibili per mezzo di una cerniera (o altro come un portello od oblò) per realizzare un ulteriore accesso al paziente che non richieda l’apertura del casco 10.
Particolarmente, il casco 10 comprende mezzi di innesto filettati atti ad unire removibilmente tra loro il primo ed il secondo anello rigido, rispettivamente 21 e 31 a seguito di una roto-traslazione di avvitamento reciproco.
Almeno uno tra il secondo anello rigido 31 ed il primo anello rigido 21 è atto ad infilarsi sostanzialmente a misura, almeno per un limitato tratto assiale, all’interno dell’altro tra il primo anello rigido 21 e il secondo anello rigido 31.
Inoltre uno dei due anelli rigidi 21 e 31 (nell’esempio il primo anello rigido 21 esterno) comprende un elemento di riscontro assiale, che verrà descritto nel dettaglio nel seguito della descrizione, atto a limitare la corsa assiale dell’altro anello rigido, contro cui viene premuto il bordo libero di quest’ultimo (nell’esempio il bordo superiore del secondo anello rigido 31) a fine corsa di avvitamento, permettendo il bloccaggio reciproco dei due anelli rigidi. Nell’esempio raffigurato il secondo anello rigido 31 ha diametro esterno leggermente inferiore al diametro interno del primo anello rigido 21 in modo da poter essere avvitato all’interno del primo anello rigido 21 per l’intero ingombro assiale o per un suo tratto limitato.
Non si esclude, tuttavia, che possa essere all’opposto, ovvero il secondo anello rigido 31 essere esterno e il primo anello rigido 21 interno, a seconda delle esigenze e comodità.
In pratica, il secondo anello rigido 31, interno nell’esempio raffigurato, è dotato di una filettatura esterna 310 atta ad avvitarsi su una filettatura interna 210 provvista sul primo anello rigido 21 esterno.
Almeno una delle filettature o entrambe le filettature 210,310, nell’esempio la filettatura interna 210, è continua lungo la circonferenza interna del primo anello rigido 21, definendo un’unica rampa elicoidale saliente dall’estremità libera (inferiore) del primo anello rigido verso l’estremità dello stesso fissata al corpo contenitore 20.
In alternativa o in aggiunta, è possibile prevedere che almeno una o entrambe le filettature 210,310 siano definite da un limitato tratto di rampa elicoidale che si estende per un limitato arco di circonferenza del rispettivo anello rigido 21,31.
In particolare, nell’esempio illustrato è mostrata la filettatura esterna 310 che è definita da un limitato tratto di rampa elicoidale associato ad un limitato arco di circonferenza del secondo anello rigido 31, minore dell’angolo giro (in particolare minore di 45°), saliente dall’estremità (inferiore) fissata al collare 30 del secondo anello rigido 31 verso l’estremità libera (superiore) dello stesso.
Non si esclude, inoltre, la possibilità che una tra detta filettatura interna 210 e detta filettatura esterna 310 (o entrambe) sia discontinua a tratti lungo la circonferenza del rispettivo anello rigido, ovvero sia composta da una pluralità di limitati tratti di rampa elicoidale, consecutivi ed allineati lungo una traiettoria elicoidale immaginaria, che definiscono un’unica rampa elicoidale.
Vantaggiosamente, per agevolare l’avvitamento e lo svitamento reciproco degli anelli rigidi 21 e 31 è possibile prevedere che il primo anello rigido 21 e il secondo anello rigido 31 comprendano ciascuno almeno un’appendice, rispettivamente 211 e 311, (nell’esempio in un numero di 2 per ciascun anello rigido, diametralmente opposte, ma potendo essere anche una sola o in numero variabile a seconda delle necessità) .
Ciascuna appendice 211 e 311 nell’esempio presenta sviluppo radiale e sporge esternamente al rispettivo anello rigido 21 e31.
Ciascuna appendice 211 e 311 è, poi, singolarmente atta ad essere manipolate per l’avvitamento e o lo svitamento reciproco di detti anelli rigidi 21 e31.
In pratica, ciascuna appendice 311 del secondo anello rigido 31, che nell’esempio è atto ad essere infilato all’interno del primo anello rigido 21, è posta in corrispondenza o in prossimità del bordo inferiore del secondo anello rigido stesso, ovvero il bordo fissato al collare 30, in modo da permettere l’inserimento del secondo anello rigido 31 nel primo anello rigido 21 almeno per un tratto assiale.
In alternativa, è possibile prevedere che le appendici siano assiali o variamente inclinate a seconda delle necessità. Inoltre, è possibile configurare gli anelli rigidi 21,31 (ovvero configurando opportunamente le filettature e la posizione angolare delle appendici) in modo che ciascuna appendice 211 del primo anello rigido 21 sia sostanzialmente sovrapposta (o parzialmente sovrapposta) in pianta a ciascuna appendice 311 del secondo anello rigido 31 quando gli anelli rigidi sono tra loro avvitati e bloccati reciprocamente.
In questo modo è possibile avvitare e svitare i due anelli rigidi con l’impiego di due sole dita della mano semplicemente azionando, rispettivamente in avvicinamento (sovrapposizione) e allontanamento, le appendici 211 del primo anello rigido 21 rispetto alle appendici 31 del secondo anello rigido, quando questi sono appena imboccati. Per completezza descrittiva va aggiunto che il casco 10 comprende, inoltre, mezzi di trattenimento atti ad esercitare un’azione di tiro del casco 10 verso le spalle del paziente con la funzione di evitare l’innalzamento del casco 10 dovuto alla pressione positiva interna allo stesso. Vantaggiosamente, tali mezzi di trattenimento sono ancorati al secondo anello rigido 31, in modo che non impediscano l’apertura del casco 10 in emergenza.
In una prima variante proposta (mostrata nelle figure solo per la prima forma di realizzazione in figura 1) i mezzi di trattenimento comprendono una coppia di bretelle 34, ad esempio rivestite in materiale morbido antidecubito con trattamento antibatterico, che sono di tipo ascellare (o inguinale) e che si impegnano con alcuni perni 32 sporgenti radialmente ed esternamente dal secondo anello rigido 31 (che possono al limite coincidere con le appendici 311 o che sono, comunque, realizzate in prossimità o in corrispondenza del bordo inferiore del secondo anello rigido 31 sostanzialmente alla quota delle appendici 311); tali bretelle 34 hanno la funzione di evitare l’innalzamento del casco 10 dovuto alla pressione positiva interna allo stesso. In una variante del casco 10 mostrata nelle figure 6 e 7, si mostra una alternativa alle bretelle 34, in cui i mezzi di trattenimento possono comprendere un cuscino 40, ad esempio gonfiabile mediante un imbocco esterno 41, il quale presenta una porzione 42 fissata o saldata al secondo anello rigido 31, in modo che in uso rimanga disposto esternamente rispetto al collare 30, in pratica disponendosi attorno al collo del paziente al di sotto del collare stesso.
Il cuscino 40 è conformato sostanzialmente a ciambella e presenta ad esempio un settore aperto 43 atto ad agevolare l’inserimento dello stesso sul collo del paziente che, in uso, è tale da disporsi sostanzialmente sotto il mento del paziente.
Inoltre, il cuscino 40 presenta almeno una coppia (o più) di orecchie 44, che sono disposte sostanzialmente dalla parte opposta rispetto alla porzione 42 e sono dotate di asole passanti 45 atte ad essere inserite in rispettivi perni 32 (come sopra descritti per la prima variante dei mezzi di trattenimento), in modo che il cuscino 40 si possa agganciare removibilmente al secondo anello rigido 31 disponendosi sostanzialmente coassiale con esso.
Il cuscino 40 potrebbe essere sufficientemente rigido (per sua natura o quando fissato agli anelli rigidi 21,31) o possedere una porzione sufficientemente rigida in modo che, quando è stabilmente connesso al secondo anello rigido 31, il collare 30 viene a riscontrare sul cuscino stesso e ad essere ivi compresso dalla pressione positiva presente internamente al casco 10.
Il cuscino 40, quindi, definisce un piano di riscontro per il collare 30 che, in un certo senso, ne irrigidisce la struttura impendendone o limitandone fortemente la deformazione elastica.
In tal modo si impedisce che il casco 10, per effetto della respirazione del paziente, oscilli verticalmente a causa della eccessiva elasticità del collare 30.
In pratica, grazie alla presenza del cuscino 40 è possibile fortemente limitare la variazione del volume interno del casco 10, che normalmente è dovuta alla flessibilità del collare 30 flessibile, che come noto comporta un asincronismo tra l'inizio dell'atto respiratorio spontaneo del paziente e la risposta del ventilatore che è preposto all'insufflazione di aria/ossigeno.
Il cuscino 40, infatti, si appoggia di fatto al di sotto del mento del paziente, una volta che il collare 30 sia posizionato a tenuta intorno al collo dello stesso paziente e la testa del paziente sia disposta all'interno del corpo di contenimento 20.
Qualora il cuscino 40 non sia sufficientemente rigido o reso sufficientemente rigido dal fissaggio al secondo anello rigido 31 o in ogni caso (anche a prescindere dalla presenza del cuscino 40), il casco 10 può comprendere, agli stessi scopi sopra illustrati, una basetta anulare 50 che è composta da due semicerchi 501 e 502 reciprocamente connessi ad una estremità da mezzi di incernieramento che comprendono un perno di cerniera e che, all’altra estremità presentano mezzi di riunione che comprendono una linguetta posta su uno dei due semicerchi e inseribile in una feritoia posta sull’estremità affacciata dell’altro semicerchio.
La basetta anulare 50 può essere realizzata mediante elementi sostanzialmente rigidi o che presentano una certa flessibilità e che sono realizzati mediante una lastra relativamente sottile di materia plastica, ad esempio, del tipo di polivinilcloruro, polipropilene, acrilonitrilebutadiene-stirene, poliossimetilene, noto in commercio con il nome commerciale Delrin o altri polimeri.
La basetta anulare 50 è dotata di mezzi di fissaggio atti a fissare la stessa al secondo anello rigido 31.
In pratica, dalla basetta anulare 50 si diramano una pluralità di linguette radiali fissate, saldate o realizzate in corpo unico con la basetta anulare stessa, le quali presentano un foro passante per realizzare una connessione stabile e removibile con i perni 32 (come sopra descritti per la prima variante dei mezzi di trattenimento).
Quando la basetta anulare 50 è stabilmente connessa al secondo anello rigido 31, il collare 30 viene a riscontrare sulla basetta anulare stessa (o sul cuscino 40 ove previsto) e ad essere ivi compresso dalla pressione positiva presente internamente al casco 10.
La basetta anulare 50 può comprendere, inoltre, un bordo esterno 56 ripiegato verso l’alto, il quale è atto ad infilarsi sostanzialmente a misura sul primo e secondo anello rigido 21 e 31, quando il casco 10 è in configurazione assemblata.
La basetta anulare 50, quindi, definisce un piano di riscontro per il collare 30 che, in un certo senso, ne irrigidisce la struttura impendendone o limitandone fortemente la deformazione elastica.
In tal modo si impedisce che il casco 10, per effetto della respirazione del paziente, oscilli verticalmente a causa della eccessiva elasticità del collare 30.
In pratica, grazie alla presenza della basetta anulare 50 è possibile fortemente limitare la variazione del volume interno del casco 10, che normalmente è dovuta alla flessibilità del collare 30 flessibile, che come noto comporta un asincronismo tra l'inizio dell'atto respiratorio spontaneo del paziente e la risposta del ventilatore che è preposto all'insufflazione di aria/ossigeno.
La basetta anulare 50, infatti, si appoggia di fatto al di sotto del mento del paziente, una volta che il collare 30 sia posizionato a tenuta intorno al collo dello stesso paziente e la testa del paziente sia disposta all'interno del corpo di contenimento 20.
Vantaggiosamente, il diametro interno della basetta anulare 50 è sostanzialmente pari o di poco superiore al diametro del collo del paziente a cui è associato il casco 10, o almeno sensibilmente inferiore al diametro massimo della testa del paziente stesso, in quanto tale corpo anulare, una volta fissato al disotto al corpo di contenimento 20, funge da riscontro contro il sollevamento che il casco 10 avrebbe quando all'interno di esso viene insufflata aria/ossigeno in pressione, mantenendo al contempo il volume interno al casco sostanzialmente costante anche durante l’atto respiratorio. Vantaggiosamente, il suddetto cuscino 40 ove previsto è atto ad essere interposto tra il collare 30 e la basetta anulare 50, prima che quest’ultima venga fissata, come descritto sopra, al secondo anello rigido 31.
In pratica, il collare 30 riscontra direttamente sul cuscino 40 ed il piano di riscontro offerto dalla basetta anulare 50 sorregge il cuscino stesso.
Il collare 30 risulta in pratica trattenuto tra il cuscino 40 e la basetta anulare 50, esercitando così un’ottima tenuta sul collo del paziente senza però avere la deformazione elastica che ha un’influenza negativa sui valori di pressione durante l’atto respiratorio.
Oltre a ciò, grazie a tale accorgimento il casco 10 è associabile al paziente senza la necessità di bretelle che ne impediscano il sollevamento con indubbi vantaggi in termini di confort del paziente.
Inoltre, in alternativa sia alle bretelle 34 che al cuscino 40 ed alla basetta anulare 50, è possibile prevedere che i mezzi di trattenimento comprendano un cinturino (non mostrato) a lunghezza regolabile, il quale è fissato alle opposte estremità da parti diametralmente opposte di almeno uno tra il primo anello rigido 21 o il secondo anello rigido 31 (ad esempio in corrispondenza delle porzioni laterali dello stesso) e la cui porzione centrale è atta ad essere disposta al di sotto del mento del paziente.
Vantaggiosamente le estremità libere del cinturino sono vincolate al secondo anello rigido 31.
Il cinturino presenta mezzi di regolazione della lunghezza dello stesso, come fibbie o altro dispositivo analogo.
Inoltre, il cinturino comprende una supporto concavo (fisso o scorrevolmente associato alla porzione centrale dello stesso) di forma ergonomica e atto ad adattarsi alla forma del mento del paziente.
Il cinturino, una volta regolato in lunghezza risulta sostanzialmente inestensibile, in modo da fungere da riscontro contro il sollevamento che il casco 10 avrebbe quando all'interno di esso viene insufflata aria/ossigeno in pressione, mantenendo al contempo il volume interno al casco sostanzialmente costante anche durante l’atto respiratorio. Il cinturino può essere associato esternamente od internamente al collare 30, in pratica le estremità libere dello stesso sarebbero rispettivamente fissate all’esterno o all’interno del secondo anello rigido 31.
Ancora, i mezzi di trattenimento possono comprendere tiranti fissabili a parti fisse rispetto al paziente come il suolo, un peso, la sponda del letto o simili elementi fissi rintracciabili nell’ambiente di stazionamento del paziente. Uno tra il primo e il secondo anello rigido, rispettivamente 21 e 31, comprende una sede anulare 27 atta ad alloggiare una guarnizione anulare 28, visibile nel dettaglio sezionato ed ingrandito di figura 4.
La sede anulare 27, nella fattispecie, presenta sezione trasversale sostanzialmente conformata ad “U”, con concavità rivolta lungo l’asse di reciproco avvicinamento, ed è accessibile assialmente.
In questo modo il fondo 270 della sede anulare 27 funge anche da elemento di riscontro assiale per il secondo anello rigido 31 contro cui viene premuto dai mezzi di innesto filettati quando gli anelli rigidi sono tra loro avvitati. Nell’esempio raffigurato, la sede anulare 27 è ricavata in corrispondenza della superficie laterale interna del primo anello rigido 21 ed è contornata, da un lato, dalla parete interna del primo anello rigido stesso e, superiormente e dall’altro lato, da un lembo 271 ricavato in pezzo unico con il primo anello rigido 21 e ripiegato ad “U” sull’anello rigido stesso.
La sede anulare 27, particolarmente, presenta concavità rivolta verso l’esterno del corpo contenitore 20 (verso il basso in figura), in modo che possa essere accessibile per l’inserimento della guarnizione anulare 28 in direzione assiale e dal basso.
La guarnizione anulare 28 è atta ad essere schiacciata, in uso, in direzione assiale tra il fondo 270 della sede anulare 27 e il bordo superiore del secondo anello rigido 31.
In pratica la sede anulare 27, risulta accessibile in direzione assiale dal basso anche dal secondo anello rigido 31, il cui bordo superiore è atto ad andare a contatto -lungo tutto lo sviluppo circonferenziale del bordo superiore stesso - con la superficie esposta della guarnizione anulare 28 e premere la stessa verso il fondo 270 della sede anulare Tale contatto forzato in direzione assiale tra il bordo superiore e la guarnizione anulare 28 permette il collegamento a tenuta tra il primo ed il secondo anello rigido, rispettivamente 21 e 31, e quindi la tenuta dell’intero casco 10, una volta indossato ed assemblato.
Inoltre, i mezzi di innesto filettati sono configurati in modo da mantenere compressa la guarnizione anulare 28 tra il bordo superiore e il fondo 270 della sede anulare 27 quando il casco è assemblato.
In pratica, avvitando reciprocamente gli anelli rigidi 21 e 31 il bordo superiore del secondo anello rigido 31 viene in contatto con la guarnizione anulare 27 e la comprime contro il fondo 270 della sede anulare 27.
La tenuta tra il primo e il secondo anello rigido, rispettivamente 21 e 31, è ulteriormente accentuata dal fatto che tali anelli rigidi possono essere rivestiti, come detto, da un materiale morbido, ad esempio una gomma o altro materiale avente una certa resilienza, tale da essere leggermente compressi contro la guarnizione anulare 28 (nelle rispettive zone di contatto con essa) per azione dell’avvitamento forzato dei mezzi di innesto filettati.
In una alternativa forma di realizzazione mostrata nel dettaglio di figura 5, la sede anulare 27 può presentare sezione trasversale sostanzialmente conformata ad “U”, con concavità rivolta lungo la direzione radiale ed è accessibile radialmente.
Ad esempio la sede anulare 27, in questa alternativa forma di realizzazione, può essere ricavata in corrispondenza della superficie laterale esterna del secondo anello rigido 31 con concavità rivolta verso l’esterno del secondo anello rigido stesso.
La guarnizione anulare 28 è atta ad essere schiacciata, in uso, in direzione radiale tra il fondo della sede anulare 27 e la superficie laterale interna del primo anello rigido 21. Non si esclude, tuttavia, che la sede anulare 27 sia equivalentemente realizzata sul primo anello rigido 21 e la guarnizione anulare 28 sia atta ad essere schiacciata, in uso, in direzione radiale tra il fondo della sede anulare 27 e la superficie laterale del secondo anello rigido 31.
Il casco 10 comprende fori passanti a cui sono associati raccordi di connessione 36, ad esempio del tipo di passacavi (quali SNG o simili) o altro raccordo per varie strumentazioni adatte alla terapia del paziente, che connettono l’ambiente esterno con l’ambiente interno al casco 10 e possono essere chiusi da membrane e/o coperchi a seconda delle esigenze.
Preferibilmente, i raccordi di connessione 36 sono disposti sul collare 30 o sul corpo contenitore 20 a seconda delle esigenze costruttive o di utilizzo.
I raccordi di connessione 36 possono essere fissati, in alternativa, in corrispondenza di uno o entrambi gli anelli rigidi 21 o 31, ad esempio con asse radiale o assiale.
Alla luce di quanto sopra descritto, il funzionamento del casco 10 è il seguente.
Al fine di sottoporre il paziente ad una terapia di respirazione artificiale, ad esempio NIV o CPAP, è sufficiente che il paziente stesso indossi innanzitutto il collare 30, facendo in modo che esso aderisca al collo.
In questa configurazione il casco 10 è aperto e il capo del paziente risulta accessibile da ogni parte dello stesso.
Per chiudere il casco 10 è sufficiente infilare il capo del paziente all’interno del corpo contenitore 20, avvicinando -mediante una traslazione assiale - il primo anello rigido 21 al secondo anello rigido 31.
Si procede quindi inserendo il secondo anello rigido 31 all’interno del primo anello rigido 21 e avvitando l’uno sull’altro, ad esempio con l’imposizione di una limitata rotazione reciproca (di pochi gradi, ad esempio 10-30°) operata ad esempio con pollice e indice di ogni mano sulle appendici 211 e 311, permettendo dunque il bloccaggio reciproco degli anelli rigidi stessi.
In tale configurazione il casco 10 è stagno e stabilmente chiuso e può essere insufflata aria in pressione che genera all’interno del casco stesso una pressione positiva tramite il condotto di entrata 22.
Gli innesti filettati, inoltre, permettono il tempestivo intervento di apertura del casco 10, in quanto semplicemente azionando in traslazione con pollice e indice di ogni mano le appendici 211 e 311 nel verso opposto a quello che ha causato l’avvitamento, il primo anello rigido 21 svitandosi è libero di sfilarsi dal secondo anello rigido 31 e il corpo contenitore 20 può essere così sfilato dal capo del paziente, lasciando il collare 30 in posizione.
L’invenzione così concepita è suscettibile di numerose modifiche e varianti tutte rientranti nell’ambito del concetto inventivo.
Inoltre tutti i dettagli sono sostituibili da altri elementi tecnicamente equivalenti.
In pratica i materiali impiegati, nonché le forme e le dimensioni contingenti, potranno essere qualsiasi a seconda delle esigenze senza per questo uscire dall’ambito di protezione delle seguenti rivendicazioni.

Claims (11)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Casco (10) per la respirazione artificiale di pazienti che comprende: - un corpo contenitore (20), nel quale è alloggiabile il capo di un paziente, dotato di una estremità aperta a cui è fissato un primo anello rigido (21); - un collare (30) elasticamente cedevole accoppiabile a tenuta al collo del paziente e fissato ad un secondo anello rigido (31) removibilmente associabile a tenuta a detto primo anello rigido (21), - mezzi di immissione (22) di almeno un gas respirabile all’interno del volume racchiuso dal corpo contenitore (20) e dal collare (30) e mezzi di efflusso (23) dei gas espirati dal paziente da detto volume, caratterizzato dal fatto di comprendere mezzi di innesto filettati atti ad unire removibilmente tra loro il primo ed il secondo anello rigido (21,31).
  2. 2. Casco (10) secondo la rivendicazione 1, in cui almeno uno tra il secondo anello rigido (31) ed il primo anello rigido (21) è atto ad infilarsi sostanzialmente a misura all’interno dell’altro tra il primo anello rigido (21) e il secondo anello rigido (31) almeno per un limitato tratto assiale, a seguito di una roto-traslazione assiale reciproca di avvitamento.
  3. 3. Casco (10) secondo la rivendicazione 1, in cui almeno uno (21) tra il primo anello rigido (21) ed il secondo anello rigido (31) comprende un elemento di riscontro assiale (270), atto a limitare la corsa di roto-traslazione assiale dell’altro tra il secondo anello rigido (31) ed il primo anello rigido (21) a fine avvitamento.
  4. 4. Casco (10) secondo la rivendicazione 2, in cui l’anello rigido (31) interno è dotato di una filettatura esterna (310) atta ad avvitarsi su una filettatura interna (210) provvista sull’altro anello rigido (21) esterno.
  5. 5. Casco (10) secondo la rivendicazione 4, in cui almeno una tra detta filettatura interna (210) e detta filettatura esterna (310) è continua lungo la circonferenza del rispettivo anello rigido (21,31) definendo un’unica rampa elicoidale.
  6. 6. Casco (10) secondo la rivendicazione 4, in cui almeno una tra detta filettatura interna (210) e detta filettatura esterna (310) comprende almeno un limitato tratto di rampa elicoidale associato ad un limitato arco di circonferenza del rispettivo anello rigido (21,31) minore dell’angolo giro e definente una porzione di rampa elicoidale.
  7. 7. Casco (10) secondo la rivendicazione 4 o 6, in cui almeno una tra detta filettatura interna (210) e detta filettatura esterna (310) è discontinua a tratti lungo la circonferenza del rispettivo anello rigido (21,31) definendo un’unica rampa elicoidale formata da più tratti di filettatura consecutivi ed allineati lungo una traiettoria elicoidale immaginaria.
  8. 8. Casco (10) secondo la rivendicazione 1, in cui detto primo anello rigido (21) e detto secondo anello rigido (31) comprendono ciascuno rispettive appendici radiali (211,311) atte ad essere manipolate per l’avvitamento e o lo svitamento reciproco di detti anelli rigidi (21,31).
  9. 9. Casco (10) secondo la rivendicazione 1, in cui tra il primo (21) e il secondo (31) anello rigido è interposta e compressa almeno una guarnizione anulare (28).
  10. 10. Casco (10) secondo la rivendicazione 9, in cui almeno uno tra il primo (21) e il secondo (31) anello rigido comprende una sede anulare (27) atta ad alloggiare detta guarnizione anulare (28).
  11. 11. Casco (10) secondo la rivendicazione 3 e 10, in cui detta sede anulare (27) presenta sezione trasversale sostanzialmente conformata ad “U” con concavità rivolta lungo l’asse del rispettivo anello rigido (21,31) ed essendo accessibile assialmente, la guarnizione anulare (28) essendo atta ad essere schiacciata, in uso, in direzione assiale tra il fondo (270) della sede anulare (27) realizzata in uno tra il primo (21) e il secondo (31) anello rigido e il bordo libero dell’altro tra il secondo (31) e il primo (21) anello rigido fungendo da detto elemento di riscontro assiale.
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