ITMI20112445A1 - Uso di citochine, fattori di crescita, fattori antibatterici e anticorpi, per la terapia topica di ulcere, piaghe e ustioni cutanee - Google Patents

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ITMI20112445A1
ITMI20112445A1 IT002445A ITMI20112445A ITMI20112445A1 IT MI20112445 A1 ITMI20112445 A1 IT MI20112445A1 IT 002445 A IT002445 A IT 002445A IT MI20112445 A ITMI20112445 A IT MI20112445A IT MI20112445 A1 ITMI20112445 A1 IT MI20112445A1
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growth factor
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ulcers
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Alberto Bartorelli
Maria Rosa Gobbi
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Description

“USO DI CITOCHINE, FATTORI DI CRESCITA, FATTORI ANTIBATTERICI E ANTICORPI PER LA TERAPIA TOPICA DI ULCERE, PIAGHE E USTIONI CUTANEEâ€
La presente invenzione riguarda composizioni utili nella terapia topica di ulcere, piaghe e ustioni cutanee comprendenti immunoglobuline, complemento, fattori antibatterici/antivirali, fattori di crescita, fattori chemiotattici e citochine, isolati dai tessuti e dai liquidi biologici dei mammiferi.
Stato della tecnica
La lesione da pressione (o ulcera da decubito) à ̈ una lesione tissutale, con evoluzione necrotica, che interessa l’epidermide, il derma e gli strati sottocutanei, fino a raggiungere, nei casi più gravi, la muscolatura e le ossa. Piuttosto comunemente à ̈ detta anche “piaga da decubito†.
Una lesione da decubito à ̈ la conseguenza diretta di una elevata o prolungata compressione, o di forze di taglio (o stiramento), causanti uno stress meccanico ai tessuti e la strozzatura di vasi sanguigni. Essa à ̈ dovuta alla persistente pressione che, superando i 40 mm di mercurio, provoca una strozzatura dei vasi sanguigni, con conseguente necrosi tessutale; per questo à ̈ classificata anche come lesione da pressione.
Le lesioni da decubito spesso sono conseguenza di una inadeguata assistenza medica o infermieristica.
Le lesioni da pressione possono essere classificate a seconda degli stadi delle lesioni che interessano i diversi strati di tessuto. Il sistema più usato di classificazione à ̈ quello proposto dal National Pressure Ulcer Advisory Panel che definisce i seguenti stadi:
• Stadio I: eritema fisso (che non scompare alla digito-compressione) della cute integra; altri segni indicativi dell’imminente insorgenza della lesione possono essere lo scolorimento cutaneo, il calore o l’indurimento.
• Stadio II: ferita a spessore parziale che coinvolge l’epidermide e/o il derma. La lesione à ̈ superficiale e clinicamente si presenta come una abrasione, una vescicola o un lieve cavità;
• Stadio III: ferita a tutto spessore che implica danno o necrosi del tessuto sottocutaneo che si può estendere fino alla sottostante fascia muscolare senza però attraversarla; la lesione si presenta clinicamente come una cavità profonda che può sottominare o meno il tessuto contiguo.
• Stadio IV: ferita a tutto spessore con estesa distruzione dei tessuti, necrosi e danno ai muscoli, ossa e strutture di supporto (tendini, capsule articolari). La presenza di sottominature del tessuto e di tratti cavitari può essere associata a lesioni da decubito di stadio 4.
Come ulcera diabetica si intende una lesione che può interessare, in relazione alla sua importanza e gravità, i tessuti cutanei, sottocutanei ed ossei. La sua localizzazione distrettuale più comune à ̈ nel piede. Le ulcere diabetiche si possono distinguere per eziolgia in tre sotto-classi: -ulcere neuropatiche; ulcere vascolari; ulcere infette.
Questa distinzione eziologica spesso risulta inappropriata in quanto non à ̈ quasi mai presente una sola delle cause, ma spesso c’à ̈ la concomitanza di due o più fattori. La neuropatia, la vasculopatia e le infezioni in maniera più o meno marcata interessano le estremità dell’apparato locomotore in un paziente diabetico. Si definiscono, per convenzione:
ulcere neuropatiche: le ulcere che presentano un più marcato interessamento del sistema nervoso periferico non escludendo la presenza di vasculopatia;
ulcere vasculopatiche: le ulcere che presentano un più marcato interessamento del sistema vascolare non escludendo l’interessamento del sistema nervoso periferico;
ulcere infette: le ulcere in cui à ̈ presente l’infezione, con una concomitante presenza di neuropatia e/o vasculopatia che poi ha generato la lesione stessa.
Descrizione dell’invenzione
Secondo la corrente letteratura scientifica, l’azione terapeutica delle cellule staminali può essere riconducibile a due meccanismi: differenziazione delle cellule staminali in cellule residenti e rilascio di fattori trofici rigenerativi da parte delle cellule staminali. I rispettivi contributi di questi due meccanismi rimangono da chiarire, anche se à ̈ stato ipotizzato che non siano le cellule staminali a trasformarsi in cellule mature del tessuto leso, ma che esse trasmettano dei fattori vitali a questo tessuto, che può così tornare a proliferare e a differenziarsi, rigenerandosi (Figura).
La terapia con cellule staminali presenta molti problemi legati non solo ai costi e a complicazioni tecniche ed applicative, ma anche a scrupoli etici e religiosi.
La terapia con cellule staminali à ̈ attuabile solo per via iniettiva o, in alcuni casi, topica, e non per via orale. Il sovranatante delle cellule staminali in coltura contiene fattori di crescita, citochine, fattori chemiotattici ecc. che si ritiene siano responsabili dell’effetto benefico della terapia staminale sulla crescita e/o riparazione dei tessuti.
L’eventuale utilizzo dei fattori vitali isolabili dal sovranatante delle cellule staminali presenta, tuttavia, non solo gli stessi problemi etici dell’uso delle cellule staminali stesse ma anche costi molto elevati.
Si à ̈ sorprendentemente scoperto che nei liquidi biologici e in alcuni tessuti dei mammiferi sono presenti gli stessi fattori attivi rilasciati dalle cellule staminali e pertanto presenti nel sovranatante delle colture delle cellule staminali stesse. Le migliori sorgenti di questi fattori sono il siero, la placenta e il colostro dei mammiferi.
La Tabella riporta il confronto qualiquantitativo fra i fattori presenti nel sovranatante delle colture di cellule staminali e i fattori isolati da queste nuove sorgenti da noi denominati POOL OF MATERNAL FACTORS (P.M.F.).
Tabella
P.M.F. Mesenchymal NAME (pg/ml) stem cells (pg/ml) IL I ra IL- 1 receptor antagonist 29.05 0.0
IL-1b Interleuk -1b 0.09 0.0
IL -2 Interleukin-2 32.05 0.0
IL -4 Inteleukin -4 0.17 21.12 IL -6 Inteleukin-6 1.26 293.01 II -8 Interleukin-8 0.71 359.56 IL -9 Inteleukin -9 3.66 0.78
IL-10 Interleukin- 10 2.83 0.99
IL -12 Intereukin -12 1.73 0.0
IL-15 Interleuk - 15 4.33 0.5
IL -17 Interleukin- 17 21.95 0.32 Eotaxin Eotaxin 5.01 0.0 INF-y Gamma-interferon 5.97 11.14 MCP 1 Monocyte chemotacticc factor-l 4.12 11.23 PDGF Platelet derived growth factor 11 ^ 3.08 TNF Tumor necrosis factor 40.00 12.30
Vascular endothelial hgrowth 41.00 208.04 VEGF factor
HGF Hepatocyte growth factor 52.3 100.74 F GF Fibroblast growth factor 180.15 18.21 TGF- 64.00 51.32 beta1 transforming growth factor
IGF-1 insulin like growth factor 1.60 0.0 GM- Granulocyte/monocyte -colony 183.85 0.0 CSF stimulating factor
LIF leukemia inhibitory factor 15.20 27.32 SCF stem ce factor 10.55 4.54 SDF-1 stromal derived factor-l 41.75 28.8 NGF Nerve growth factor 8.33 0.0 BMP-2 Bone morphogenic protein 25.01 2.65
RNA 189 ng/ml 48 pg/ml
Presenza di fattori di crescita/citochine in P.M.F. (1 mg /ml) e nel surnatante di Cellule Staminali Mesenchimali (1 milione di cellule).
E’ evidente (tabella) la maggior concentrazione di quasi tutti i fattori presenti nel P.M.F. rispetto a quella presente nel sovranatante delle cellule staminali.
E’ inoltre evidente la possibilità di utilizzare concentrazioni terapeutiche anche molto alte di P.M.F., ad esempio dosi da 0,5/1 gr. per via topica o iniettiva e dosi fino a 20/30 gr. per via orale, rispetto alle massime concentrazioni terapeutiche utilizzate di cellule staminali che corrispondono a 1/2 milioni/Kg e pertanto a un massimo di 140 milioni per terapia e, dunque, a valori di fattori sempre dell’ordine dei picogrammi.
L’oggetto dell’invenzione à ̈ quindi un composto (P.M.F.) contenente in altissima concentrazione tutti i fattori attivi presenti nel sovranatante delle cellule staminali ma isolati, con semplici metodiche estrattive, da fonti naturali molto economiche, di facile reperibilità e senza problemi etici.
Inoltre P.M.F., isolato dai liquidi biologici e dai tessuti di mammiferi, contiene anche fattori antibatterici (transferrina, lisozima, lactoperossidasi, lactoferrina) e anticorpi delle classi IgG e IgA (P.M.F. Ab).
L’assenza di anticorpi e di antibatterici del sovranatante delle cellule staminali à ̈ un’ulteriore ragione per l’utilizzo di P.M.F. Ab in molti usi terapeutici, topici e per via orale.
Il siero presenta il massimo picco dei fattori negli ultimi giorni prima del parto, il colostro nelle prime ore dopo il parto e non oltre la 6° ora.
Già dopo 12 ore dal parto i fattori diminuiscono notevolmente, a 24 h molti di loro non sono più dosabili.
Questi fattori sono geneticamente molto conservati nelle varie specie e pertanto à ̈ possibile usare sull’uomo fattori isolati da altre specie di mammiferi come bovini, equini, cammelli, mammiferi marini ecc.
I fattori sono controllati con metodiche ELISA specifiche per la specie, anche se la cross reazione interspecie à ̈ altissima in quanto i fattori sono filogeneticamente molto conservati e, pertanto, solo qualitativamente sono misurabili anche con ELISA utilizzati per specie diverse (es: uomo-bovino e viceversa).
Una prima fonte dei fattori dell’invenzione à ̈ il siero di mammiferi che, negli ultimi giorni (5-15) prima del parto, à ̈ molto ricco dei fattori attivi oggetto dell’invenzione rispetto a mammiferi non gravidi o ai primi mesi di gravidanza. Si descrive di seguito, a titolo di esempio, una metodica di estrazione da siero.
Si preleva 1 litro di sangue in 4 giorni per 4 prelievi complessivi per non danneggiare l’animale, preferibilmente bovino o equino.
Il sangue viene sierato a temperatura ambiente per 24 h e quindi centrifugato per spremere il coagulo. Si recupera il siero (circa il 30/40% del volume totale) a cui si aggiungono, come agenti antisettici, fenossietanolo al 2,5% e diazolidinil-urea all’1%. Il siero così trattato viene quindi frazionato con i seguenti passaggi.
Ultrafiltrazione 300'000 Da
Il campione di siero (congelato a -20°C) ottenuto per coagulazione e centrifugazione da sangue di mammifero viene scongelato a temperatura ambiente e diluito con 2 volumi di acqua demineralizzata. La soluzione ottenuta viene ultrafiltrata su membrana piana a flusso tangenziale Millipore Pellicon Biomax in polyethersulfone da 300'000 Da ad una Pi di 0,5÷1 bar, in camera fredda a 4°C.
Il retentato e una frazione corrispondente a circa 1:10 del permeato vengono trasferiti in un tubi da dialisi Spectrum Spectrapor in cellulosa rigenerata da 1'000 Da e dializzati contro acqua demineralizzata.
Ultrafiltrazione 5'000 Da
Il restante permeato viene ultrafiltrato su membrana da 5000 Da. Il permeato dell’ultrafiltrazione da 300'000 Da viene concentrato su membrana piana a flusso tangenziale Millipore Pellicon Biomax in polyethersulfone da 5000 ad una Pi di 0,5÷1 bar, in camera fredda a 4°C. Il retentato viene trasferito in un tubo da dialisi Spectrum Spectrapor in cellulosa rigenerata da 1'000 Da e dializzato contro acqua demineralizzata (con questa dialisi si eliminano anche i conservanti). Il composto à ̈ quindi immediatamente liofilizzato.
Una seconda fonte dei fattori dell’invenzione à ̈ la placenta. Si descrive di seguito, a titolo di esempio, una metodica di estrazione.
Vengono utilizzate preferibilmente placente bovine o equine.
Omogeneizzazione
La placenta (congelata a -0°C) viene scongelata a temperatura ambiente, tagliata in piccoli pezzi, lavata con abbondante soluzione fisiologica (NaCl 0,9%) fredda (4°C) e omogenizzata tramite cutter Siramm in un buffer di lisi così composto: Tris/HCl 50 mM, EDTA 25mM, triton X-100 0,001% a pH 7,4. Alla sospensione ottenuta viene aggiunto NaCl fino ad una concentrazione dello 0,9%, e i conservanti (fenossietanolo al 2,5% e diazolidinil-urea all’1%). La sospensione viene posta sotto agitazione (agitatore magnetico) per 2 ore e mantenuta statica overnight in camera fredda a 4°C.
Centrifugazione
La sospensione viene centrifugata a 13’000 rpm con centrifuga Sorvall RC6 e rotore SLA 15000 per 45 minuti a 4°C. Il surnatante della centrifugazione viene recuperato, prefiltrato sotto vuoto su Dicalite e su filtri in cellulosa rigenerata da 0,45 µm e 0,22 µm.
Ultrafiltrazione 300'000 Da:
Il prodotto filtrato viene ultrafiltrato su membrana piana a flusso tangenziale Millipore Pellicon Biomax in polyethersulfone da 300'000 Da ad una Pi di 0,5÷1 bar, in camera fredda a 4°C.
Ultrafiltrazione 5'000 Da
Il permeato dell’ultrafiltrazione da 300000 Da viene concentrato su membrana piana a flusso tangenziale Millipore Pellicon Biomax in polyethersulfone da 5000 ad una Pi di 0,5 ÷1 bar, in camera fredda a 4°C. Il retentato viene trasferito in un tubo da dialisi Spectrum Spectrapor in cellulosa rigenerata da 1'000 Da e dializzato contro acqua demineralizzata (si eliminano pertanto anche i conservanti) e quindi immediatamente liofilizzato.
Una ulteriore fonte dei fattori dell’invenzione à ̈ il colostro. Si usa preferibilmente colostro bovino per la facilità di approvvigionamento e le quantità disponibili. E’ particolarmente preferito il colostro da mucche di razza Holstein (Frisona) e Guernsey. E’ stato provato che tali mucche producono colostro con la maggior concentrazione di fattori attivi. Le mucche sono preferibilmente al secondo o terzo parto. Il colostro à ̈ preferibilmente raccolto fra la 1° e la 6° ora dal parto in quanto, in questo periodo, si assiste alla maggior concentrazione di attivi. Nel colostro a partire dalla sesta ora dal parto i fattori attivi diminuiscono rapidamente (dopo 24 ore ne sono presenti solo il 15%).
Il colostro raccolto à ̈ sottoposto a test per tubercolosi, citotossicità su culture cellulari, controllo di micoplasmi, prioni e di virus umani e bovini. Il colostro nella cisterna mammaria à ̈ praticamente sterile, ma una volta munto, nonostante ogni precauzione, per l’alta concentrazione di fattori di crescita, la sua carica batterica sale molto rapidamente durante la gelatura e la sgelatura, processi piuttosto lenti data l’alta densità del colostro nelle prime ore.
L’utilizzo di raggi γ permette di ottenere un colostro sterile solo se si utilizzano radiazioni superiori a 10 Kgy che tuttavia distruggono gran parte dei fattori attivi, e d’altronde questo metodo non impedisce la formazione di pirogeni il cui utilizzo à ̈ sconsigliabile per via topica e proibito per via parenterale.
E’ stata pertanto messa a punto una filiera di raccolta innovativa, per ottenere un composto anallergico sterile, senza conservanti e senza pirogeni.
Al colostro raccolto in taniche sterili (sterilizzate a vuoto a 25 Kgy) si aggiungono agenti antisettici in quantità tali da garantire la sterilità e l’assenza di pirogeni. Si impiegano preferibilmente fenossietanolo alla concentrazione del 2,5% e diazolidinil-urea a una concentrazione dell’1%.
Il colostro così trattato può, per brevi periodi (max 30 gg) non essere conservato congelato prima dei processi di estrazione dei fattori attivi, con evidente risparmio dei costi industriali.
I fattori attivi possono essere estratti con i seguenti passaggi:
Centrifugazione
Il colostro bovino viene diluito 1:10 con acqua demineralizzata, si aggiunge NaCl fino ad ottenere una concentrazione dello 0,9%.
La sospensione viene centrifugata in continuo a 8'000 rpm a temperatura di 20-25°C con una centrifuga Alfa Laval scartando il pellet corrispondente alla parte lipidica.
Ultrafiltrazione ceramica da 300'000 Da
Il prodotto ottenuto dalla centrifugazione viene ultrafiltrato su membrana ceramica con cut-off 300'000 Da ad una temperatura di 20-25°C recuperando il permeato.
Ultrafiltrazione su 5000 Da
Il permeato dell’ultrafiltrazione 300'000 Da viene concentrato su membrana a spirale avvolta da 5'000 Da in polyethersulfone ad una temperatura di 20-25°C e dializzato contro acqua demineralizzata fino ad una conducibilità del retentato di circa 600 µs/cm<2>(con questa dialisi si eliminano anche i conservanti).
Liofilizzazione
Il retentato dell’ultrafiltrazione da 5'000 Da viene filtrato sotto vuoto su filtri Millipore in cellulosa rigenerata da 0,2 µm, congelato a -20°C e liofilizzato.
La composizione, isolata da una delle fonti sopra indicate, denominata PMF.Ab, contiene i seguenti fattori attivi misurati con ELISA:
Immunoglobuline della classe IgG2 e IgA(γ/mg), in proporzione pari a circa il 60% del contenuto di P.M.F. Ab (circa 50% IgG2 e circa 10% IgA), dotate di una specificità naturale contro molti batteri e virus, alcuni dei quali responsabili della sovrapposizione infettiva delle lesioni.
COMPLEMENTO C3/C4: Il complemento à ̈ costituito da proteine circolanti capaci di interagire con le membrane biologiche e con specifici recettori situati sulla superficie di diversi tipi cellulari e che hanno la capacità di indurre reazioni infiammatorie che aiutano a combattere le infezioni.
FATTORI ANTIBATTERICI/ANTIVIRALI
Transferrina: rilascia ferro ai globuli rossi e impedisce la chelazione del ferro da parte di batteri e virus.
Lactoferrina: toglie ai batteri e ai virus il ferro di cui necessitano per crescere.
Lisozima: ha effetti antibatterici, dovuti non solo alle sue proprietà enzimatiche, ma anche alle proprietà cationiche ed idrofobiche.
Lattoperossidasi: à ̈ il più potente enzima contenuto nel colostro. Inibisce il metabolismo batterico ossidando i gruppi sulfidrilici di proteine essenziali.
FATTORI DI CRESCITA TGF-β1 (TRANSFORMING GROWTH FACTOR): stimola la produzione di immunoglobuline della classe A, responsabili delle difese immunitarie a livello mucoso e cutaneo. Modula la proliferazione cellulare e stimola la deposizione di matrice extracellulare.
EGF (EPIDERMAL GROWTH FACTOR): regola lo sviluppo della cute. Promuove la formazione di cellule epiteliali.
IGF 1 (INSULIN-LIKE GROWTH FACTOR): modula la proliferazione, l’adesione e la migrazione cellulare e induce la maturazione della cute.
VEGF (VASCULAR ENDOTHELIAL GROWTH FACTOR): stimola la produzione di vasi sanguigni. Presenta attività mitogenetica e di attivazione della permeabilità vascolare.
FGF-β (FIBROBLAST GROWTH FACTOR BASIC): stimola la proliferazione delle cellule di origine mesenchimale come fibroblasti, cellule endoteliali, astrociti, cheratinociti. Agisce come fattore chemiotattico e fitogenetico.
GH (GROWTH HORMONE): fattore generale di crescita di ogni tessuto. NGF (NERVE GROWTH FACTOR): stimola l’attività e la regolazione della crescita e della differenziazione del sistema simpatico.
SCF (STEM CELL FACTOR): fattore pleiotropico che agisce, sullo sviluppo delle cellule germinali e neurali e sull’ematopoiesi.
FATTORI CHEMIOTATTICI
Eotaxina: si lega ai recettori delle chemochine per richiamare gli eosinofili nei tessuti infiammati.
IP-10 (Chemochin ligand 10): indotta dall’interferone gamma aggrega le cellule infiammatorie.
MCP-1 (Monocyte chemotactic factor-1): favorisce l’aggregazione dei monociti ai tessuti infiammati.
CITOCHINE IL1-ra: membro della famiglia dell’interleuchina 1. Modula la risposta immune e antiinfiammatoria.
IL-2: induce la proliferazione dei linfociti T.
IL-9: regolatore delle cellule emopoietiche, stimola la proliferazione cellulare e previene l’apoptosi.
IL-17: Regola le attività dell’NF-KB e potenzia la produzione di ossido nitrico(NO).
IL-10: presenta effetti pleiotropici nell’immunoregolazione e nell’infiammazione. Migliora la sopravvivenza delle cellule B e pertanto la produzione di anticorpi.
Interferon-gamma: presenta note attività antivirali, antitumorali e immunoregolatorie. E’ un potente attivatore dei macrofagi.
TNF-α- Tumour necrosis factor: stimola la migrazione di neutrofili e monociti nella sede delle infezioni.
Tale frazione à ̈ formulata secondo tecniche note in formulazioni topiche quali creme, pomate, gel, polveri, lozioni e simili. La frazione di colostro avrà tipicamente una concentrazione compresa tra circa 10 e circa il 20% in peso. Preferibilmente, le composizioni dell’invenzione contengono anche dal 10 al 20% in peso di ossido di zinco e estratto di Arnica montana (0,5-5% in peso).
L’ossido di zinco viene utilizzato per la sua capacità di barriera per proteggere la cute e le ferite dal contatto con i liquidi organici e altri agenti esterni mentre l’Arnica montana ha una spiccata attività antidolorifica.
Si riportano di seguito, a titolo di esempio, i risultati clinici ottenuti trattando con PMF Ab pazienti affetti da ulcere diabetiche agli arti inferiori, le più difficili da curare in quanto sostenute da una patologia sistemica.
Nei dieci casi qui riportati (6 uomini - 4 donne), si à ̈ riscontrata la guarigione completa dopo 4-6 settimane di applicazione due volte al giorno in sette pazienti con ulcere diabetiche la cui superficie era variabile da 2,5 a 24,5 cm; in tre casi si à ̈ notato un miglioramento della lesione iniziale rispettivamente dell’85% e del 60%.
• Paziente di sesso maschile, di 38 anni di età, iperteso da 20 anni e diabetico, in terapia con insulina, presenta inoltre insufficienza renale cronica in attesa di trapianto. Si nota ulcera plantare al piede sinistro con spesso strato di ipercheratosi. Si tratta con crema P.M.F. Ab da utilizzare due volte al dì fino a guarigione. Già dopo due settimane si riscontra un notevole miglioramento con riduzione dei margini e della profondità dell’ulcera. Si prosegue tuttora la terapia.
• Paziente di sesso maschile di 52 anni di età, diabetico da 15 anni, presenta un’ulcera tondeggiante a livello plantare del piede sinistro di dimensioni 1,8 cm x 2 cm, con evidenti chiazze arrossate a livello pretibiale ed edema alla caviglia. Si evidenziano 10 ulcere satellite e numerose chiazze ipercromiche a livello del polpaccio. Si tratta con P.M.F. Ab da utilizzare due volte al dì fino a guarigione, in un mese si rileva la chiusura dell’ulcera.
• Paziente di sesso maschile di 61 anni di età, con diabete dall’età di 16 anni, presenta ulcera sotto il tallone destro di dimensioni di 7 cm x 8 cm. Si tratta con P.M.F. Ab applicata due volte al dì. Si verifica dopo 4 settimane un miglioramento delle condizioni del paziente e una diminuzione del 50% dell’ampiezza e della profondità dell’ulcera. Si prosegue il trattamento fino a completa guarigione.
• Paziente di sesso maschile di 83 anni d’età, presenta da 10 anni ulcera cronica di origine vascolare in sede perimalleolare esterna nella gamba sinistra. Si medica con P.M.F. Ab due volte al dì. Si riduce la lesione in 6 settimane di trattamento da 12 cm x 3,8 cm a 9 cm x 3 cm.
• Paziente di sesso maschile, di 56 anni d’età, con diabete diagnosticato da circa 35 anni ed affetto da insufficienza renale dal 1996 (in dialisi 3 volte alla settimana), presentava già 3 anni prima ulcera al II dito del piede con aree di necrosi. Subisce, nel 1995, l’amputazione del dito. Ora riporta ulcera plantare laterale al piede destro di forma rotondeggiante, profonda 3 mm, lunga 1 cm e larga 1 cm. Viene trattato con P.M.F. Ab due volte al dì. Si arriva a chiusura totale dell’ulcera in 2 settimane.
• Paziente di sesso maschile di 72 anni, con insufficienza artero-venosa agli arti inferiori presenta ulcera alla gamba sinistra con fondo siero-fibrinoso necrotico. Si tratta con P.M.F. Ab due volte al dì. Si nota miglioramento del paziente dopo 2 settimane e si prosegue tuttora la terapia.
• Paziente di sesso femminile, di 53 anni d’età, con diabete NIDDM da 13 anni e cardiomiopatia dilatativa, presenta ulcera nella regione sottomammaria sinistra e tutto spessore con zone fibrinose e parzialmente sovrainfette, si nota tessuto muscolare su tutto il fondo dell’ulcera in assenza totale di tessuto dermico di granulazione. Si tratta con P.M.F. Ab due volte al dì e si controlla ogni settimana. Si osserva un miglioramento del 60% dell’ulcera dopo 10 settimane. Si prosegue tuttora la terapia.
• Paziente di sesso femminile di 69 anni d’età, affetta da diabete famigliare, presenta ulcera nella regione glutea destra, precedentemente trattata in modo non continuativo. Si applica P.M.F. Ab due volte al dì e si porta a guarigione in 3 settimane.
• Paziente di sesso femminile, di 57 anni d’età, con precedente cardiopatia ischemica e affetta da diabete, presenta ulcera plantare al piede sinistro da 2 anni. Si nota fondo dell’ulcera siero-fibroso e margini ipercheratosici. Si tratta con P.M.F. Ab due volte al dì e si porta a chiusura dell’ulcera in 5 settimane.
Paziente di sesso femminile, di 80 anni d’età, affetta da insufficienza venosa agli arti inferiori, presenta in seguito a trauma ed a ematoma, un’ulcera rotondeggiante di 1 cm x 0,5 cm con fondo sieroso e lieve secrezione purulenta. Si tratta con P.M.F. Ab due volte al dì. Si nota la guarigione dell’ulcera in 4 settimane.

Claims (7)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Composizioni comprendenti immunoglobuline, complemento, fattori antibatterici/antivirali, fattori di crescita, fattori chemiotattici e citochine isolati da colostro, siero di mammiferi o placenta per l’uso nella terapia topica di ulcere, piaghe e ustioni cutanee.
  2. 2. Composizioni secondo la rivendicazione 1, comprendenti Immunoglobuline della classe IgG2 e IgA, complemento c3/c4, Transferrina, Lactoferrina, Lisozima, Lattoperossidasi, TGF-β1 (Transforming Growth Factor), EGF (Epidermal Growth Factor), IGF-1 (Insulin-like Growth Factor), VEGF (Vascular Endothelial Growth Factor), FGF-β (Fibroblast Growth Factor BASIC), GH (Growth Hormone), NGF (Nerve Growth Factor), SCF (Stem Cell Factor), Eotaxina, IP-10-Chemochin ligand 10, MCP-1 Monocyte chemotactic factor-1, IL1-ra, IL-2, IL-9, IL-17, IL-10, Interferon-gamma, TNF-α- Tumour necrosis factor.
  3. 3. Composizioni secondo la rivendicazione 1 o 2 ottenute da siero di mammiferi.
  4. 4. Composizioni secondo la rivendicazione 1 o 2 ottenute da placenta.
  5. 5. Composizioni secondo la rivendicazione 1 o 2 ottenute da colostro.
  6. 6. Composizioni secondo qualunque una delle rivendicazioni da 1 a 5 adatte alla somministrazione topica.
  7. 7. Composizioni secondo qualunque una delle rivendicazioni da 1 a 6 contenenti inoltre estratto di Arnica montana e ossido di zinco. Milano, 30 dicembre 2011
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