ITGE20110035A1 - Metodo e impianto di raccolta differenziata e di trasformazione per riutilizzo a fini energetici di oli o grassi a base di esteri naturali e/o sintetici di origine industriale - Google Patents

Metodo e impianto di raccolta differenziata e di trasformazione per riutilizzo a fini energetici di oli o grassi a base di esteri naturali e/o sintetici di origine industriale Download PDF

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ITGE20110035A1
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oils
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regeneration
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Leandro Marini
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Description

DESCRIZIONE dell'Invenzione Industriale dal titolo: "Metodo e impianto di raccolta differenziata e di trasformazione per riutilizzo a fini energetici di oli o grassi a base di esteri naturali e/o sintetici di origine industriale"
TESTO DELLA DESCRIZIONE
La presente invenzione ha per oggetto un metodo ed un impianto di raccolta differenziata e di trasformazione per riutilizzo a fini energetici di oli o grassi esausti.
L'industria utilizza nelle più svariate applicazioni oli minerali, oli sintetici, esteri vegetali, oli siliconici, grassi animali, grassi minerali, saponi, ecc. Queste sostanze vengono utilizzate soprattutto come lubrificanti.
Dette sostanze possono essere utilizzate in miscela tra loro e addittivate per migliorare le loro caratteristiche chimico-fisiche in modo tale da migliorare le loro prestazioni o renderli emulsionabili tramite miscelazione con tensioattivi in modo tale da renderli utilizzabili miscelati con acqua, ad esempio nel taglio dei metalli.
Gli oli lubrificanti sono normalmente composti da una base e da un insieme di additivi (presenti in genere dal 10 al 30% in volume) i quali possono essere di origine minerale, semisintetica o sintetica e servono ad esempio a migliorare la viscosità, il punto di scorrimento, sono antischiuma/disemulganti, servono ad allungare la vita del lubrificante (inibendo l'ossidazione) e a migliorarne le proprietà (antiusura, detergenti, disperdenti, anticorrosivi).
Le basi che formano l'olio possono essere di varia natura:
minerali: ottenute dalla raffinazione del petrolio,
- minerali idrogenate o semisintetiche: ottenute tramite idrogenazione da basi minerali o da gas naturale,
- sintetiche: ottenute per sintesi chimica e non da idrocarburi (es. polialfaolefine),
- rigenerate: ottenute dalla raccolta di esteri vegetali ed di oli usati sottoposti a procedure di ri-raffinazione e ri-additivazione.
Le principali applicazioni dei lubrificanti sono:
• Industria automobilistica e navale (oli motore, oli cambio)
• Mezzi movimento terra (oli idraulici)
• Acciaieria (oli idraulici minerali e sintetici, oli per ingranaggi, grassi)
• Cartiere (oli idraulici, grassi)
• Materie plastiche (oli idraulici, esteri sintetici)
• Tempra metalli
• industria elettrica dei trasformatori
• Concerie (oli naturali ed esteri sintetici, grassi)
Una volta arrivati ad aver esaurito tutte le loro proprietà, i prodotti sopra indicati vengono raccolti come "rifiuti" da aziende specializzate ed autorizzate .
Si tratta di centinaia di migliaia di tonnellate di oli minerali esausti che sono raccolti da aziende specializzate facenti parte, in Italia, del C.O.O.U. (Consorzio Obbligatorio Oli Usati).
Consorzi simili al C.O.O.U. sono presenti in tutta Europa. Ad esempio in Francia à ̈ presente il consorzio ADEME.
Va tenuto presente che con la definizione di "oli minerali esausti" si prendono in considerazione come componenti della miscela, oltre alla miscela di idrocarburi che costituiscono la componente base, solo gli additivi (antiossidanti, antiusura, miglioratori della resistenza ai carichi, neutralizzanti dell'acidità, emulgatori, untuosanti, abbassatori del punto di congelamento, innalzatori dell'indice di viscosità, battericidi, antiruggine, ispessenti ecc.) che di solito non sono in percentuali elevate per cui nella miscela rappresentano una percentuale non significativa e comunque pari ai prodotti di degradazione idrocarburica presente.
Con la direttiva comunitaria 75/439/CEE del 16 giugno 1975 la Comunità Europea si à ̈ proposta di disciplinare la materia riguardante l'eliminazione e il riutilizzo degli oli lubrificanti usati.
La concreta attuazione in Italia di tale direttiva si à ̈ avuta, però, soltanto nel 1982 con l'istituzione del Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati.
Il 22 dicembre 1986 Ã ̈ stata emanata la direttiva n. 87/101/CEE la quale ha introdotto una nuova definizione di olio usato stabilendo nuovi obblighi a carico delle imprese dedite al trattamento di tali oli.
Ma à ̈ soltanto col D.Lgs 95/1992 che si à ̈ completata e si à ̈ resa più organica la normativa di riferimento tramite un'azione chiarificatrice delle competenze, delle autorizzazioni e delle modalità di svolgimento delle attività di raccolta e di eliminazione degli oli usati
Il DM 392 del 16 maggio 1996 ha introdotto alcune norme tecniche in materia di eliminazione di oli usati, soprattutto definendo i parametri analitici da determinare per definire la corretta destinazione degli oli stessi.
Con l'emanazione del D.Lgs 22/1997, successivamente modificato dal D.Lgs. 389, gli oli minerali usati e le emulsioni vengono fatti rientrare nella categoria dei rifiuti pericolosi.
La rigenerazione à ̈ il processo che meglio valorizza il prodotto raccolto, perché consente di trasformare l'olio usato in una base lubrificante rigenerata, con caratteristiche qualitative simili a quelle delle basi lubrificanti prodotte direttamente dalla lavorazione del greggio.
La rigenerazione ha un alto rendimento: da 100 kg di olio usato si possono ottenere circa 60 kg di olio base rigenerato e 20/25 kg di gasolio/olio combustibile (parti leggere).
Dal 1984, 11 Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati opera per garantire la raccolta e il corretto riutilizzo degli oli lubrificanti usati, e per informare l'opinione pubblica sui rischi derivanti dalla loro dispersione nell'ambiente.
L'attività di raccolta à ̈ passata da 50.000 tonnellate nel 1984 a 194.209 tonnellate di oli usati nel 2009 ed in 27 anni di attività il Consorzio ha recuperato complessivamente oltre 4,34 milioni di tonnellate di olio usato, con un risparmio di quasi 2 miliardi di euro sulla bolletta energetica italiana.
Questo risultato ha consentito tramite il processo di rigenerazione di produrre oltre 99.800 tonnellate di basi lubrificanti/anno.
In Italia quindi si provvede alla raccolta di lubrificanti provenienti dall'industria.
Essendo gli oli esausti raccolti classificati come "oli lubrificanti" non viene fatta nessuna differenziazione tra olio minerale ossia "base idrocarburo" e olio "base estere" (naturale o sintetico) .
Occorre poi ricordare che l'industria, che produce il rifiuto, non separa, al momento della produzione del rifiuto, il "rifiuto con base olio minerale" da quello con "olio base estere" per cui diviene inevitabile che l'olio esausto sia una miscela di idrocarburi ed esteri, oltre ovviamente agli additivi ed i loro prodotti di decomposizione.
Inoltre non sono note le esatte quantità di esteri naturali o di sintesi utilizzati nell'industria .
Attualmente le stime parlano, di fronte ad una raccolta di 200.000 tonnellate di olio lubrificante, la parte "estere" sia dell'ordine del 10-15%.
Considerando che l'industria non riesce a tenere separati i lubrificanti minerali esausti da quelli a base estere, si stima ad esempio che in Italia dalle 20.000 alle 30.000 tonnellate di oli esausti a base estere finiscano impropriamente negli oli esausti minerali raccolti per essere avviati al processo di rigenerazione .
Nel campo della rigenerazione degli oli esausti va inoltre tenuta presente la tendenza ad utilizzare prodotti biodegradabili e che non abbiamo o che abbiano un minimo impatto ambientale.
Il Regolamento (CE) n. 1907/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio, concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche, REACH (Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemical substances) prevede la sostituzione di prodotti tossici e nocivi per l'uomo, gli animali e l'ambiente con prodotti a minor impatto ambientale. Questa norma non farà altro che stimolare e sviluppare l'utilizzo di sostanze a minor impatto ambientale di matrice vegetale, fatto già in atto nel campo del trattamento termico dei metalli e nel campo dei trasformatori.
E' noto che, malgrado la rigenerazione, prima o poi gli idrocarburi che costituiscono la base degli oli minerali finiranno per essere trasformati in anidride carbonica a seguito della combustione a cui sono sottoposti gli oli non rigenerabili, nel processo di termodistruzione. In tal modo si immetterà nell'atmosfera un' alta percentuale di tale gas responsabile dell'effetto serra ossia dell'innalzamento della temperatura media del pianeta.
Per ovviare quindi all'effetto serra si cerca di utilizzare come lubrificanti sostanze non ottenute dal petrolio o dalla petrolchimica ossia lubrificanti ottenuti da materie prime naturali, essenzialmente vegetali, che sono state ottenute sfruttando l'energia solare e l'anidride carbonica dell'aria.
Si sta quindi incrementando l'utilizzo di lubrificanti a base estere, naturali o sintetici, in modo tale da non contribuire ad aumentare anidride carbonica nell'atmosfera, utilizzando fonti di carbonio non fossile.
Va inoltre tenuto presente che gli oli base estere sono completamente biodegradabili in caso di sversamento nell' ambiente mentre un lubrificante base minerale rimane nell'ambiente per tempi lunghissimi provocando un inquinamento di tipo acuto e cronico.
L'utilizzo di oli minerali porta alla formazione di sostanze cancerogene e mutagene.
Di seguito à ̈ riportata una tabella riassuntiva che mostra il contenuto di idrocarburi policiclici aromatici (IPA) presenti in un olio da tempra nuovo ed usato.
La tabella mostra la pericolosità di detti oli. IPA ppm OLIO NUOVO OLIO USATO benzo (a)antracene 10 240 crisene 5 275 benzo (e)pirene 12 25 benzo (a)pirene 3 5
benzo (b)fluorantene 2 30
benzo (k)fluorantene 1 2
benzo (c)fluorene 9 115
pirene
5 metil crisene 2 125
IPA totali 48 820
Gli idrocarburi pericolosi sopra elencati sono presenti, ad esempio nell'olio da tempra, anche nell'ambiente di lavoro: ad esempio à ̈ stato verificato che in una cappa di aspirazione di un impianto di tempra à ̈ possibile riscontrare un quantitativo di IPA pari a 0,08 mg/m<3>ossia un quantitativo otto volte superiore al limite consentito dalla legge (0,01 mg/m<3>).
Lo stesso aumento delle quantità di IPA si riscontra negli ambienti in cui viene utilizzato olio da taglio: nel punto di contatto metallo lavoratoutensile detti oli vanno incontro ad un elevato stress termico che porta alla produzione di sostanze nocive per l'ambiente e per l'uomo.
Il report dell'IPCS INCHEM (International Program for Chemical Safety) che riporta documenti dell'United Nations Environment Programme, dell'International Labour Organisation e della World Health Organization, conferma che molti oli per la lavorazione dei metalli diventano pericolosi a seguito del prolungato uso, a causa dell'aumento macroscopico dei composti sopra citati.
Detti composti pericolosi non sono presenti in nessun lubrificante a base estere sia quando à ̈ nuovo sia quando à ̈ usato, molto stressato o vecchio.
Gli oli a base di esteri naturali o sintetici sono prodotti rinnovabili, ecologici e biodegradabili: per questi motivi ad esempio sono utilizzati nei trasformatori all'aperto dove à ̈ maggiore il rischio di inquinamento ambientale.
Le normative C.E.I. prevedono la sostituzione degli oli minerali dei trasformatori con equivalenti oli a base di esteri naturali o sintetici nelle applicazioni all'aperto (trasformatori a palo, ferrovie, ecc) in cui accidentali sversamenti nell'ambiente possono creare un grave danno ambientale.
Sono presenti sul mercato grassi ecologici a base di olio vegetale biodegradabile e a base di estere sintetico biodegradabile da utilizzare come lubrificante a basso impatto ambientale in macchinari agricoli, macchinari per il taglio di marmi, macchinari operanti in riserve naturali, in impianti di depurazione delle acque o in altre situazioni in cui si debba preservare l'ambiente.
La tendenza à ̈ quindi quella di diminuire l'utilizzo di oli minerali.
Questa tendenza porterà ad un aumento di utilizzo di oli a base esteri naturali o sintetici.
L'aumento nell'utilizzo di oli lubrificanti a base estere à ̈ quindi destinato a crescere per limitare l'utilizzo di sostanze pericolose per gli esseri viventi e l'ambiente.
A parità di consumi questo aumento porterebbe gli organi che gestiscono la raccolta, la rigenerazione e lo smaltimento degli oli esausti (ad esempio il C.O.O.U.) ad avere un incremento nelle miscele di oli esausti (ossia miscele di oli minerali e oli a base estere) della frazione degli oli a base estere con conseguente diminuzione della percentuale di oli minerale rigenerato, ed incremento della frazione di scarto ottenuta dal processo di rigenerazione, porzione che potrà solo essere smaltita tramite termodistruzione.
In Italia il consorzio di smaltimento degli oli esausti ha cercato in un qualche modo di mettere un limite alla presenza di tali sostanze considerate di scarto (ossia gli oli a base estere che entrano nella miscela che costituisce il rifiuto ma non entrano nella porzione di miscela che può essere sottoposta al processo di rigenerazione) introducendo nei parametri di accettazione degli oli esausti anche il "numero di saponificazione" per gli oli destinati alla rigenerazione, come si evince dalla specifica sotto riportata degli oli accettati da detto Consorzio per gli oli destinati alla rigenerazione.
SPECIFICHE COOU
Rigenerabile Combustione Unità Limite Valore Limite Valore di DM 392/96 medio DM 392/96 medio misura 2009 2009 cqua %p 15 15 10,9 ppm 25 5 50 6 totale. ppm 5000 847 6000 2935
%v 5 2,7
N. mg 18 11
KOH/g
P.to °C min 90 100 infiammabilità
Se tale specifica non viene rispettata l'olio può ricadere nei limiti della specifica degli oli che vengono impiegati come combustibili nei cementifici ossia nella specifica degli oli non destinati alla rigenerazione .
Se sono fuori specifica anche per la termodistruzione (tipico il fuori specifica del cloro) , vengono bruciati in speciali impianti che sono dotati di particolari sistemi di abbattitori di composti indesiderati (esempio acido cloridrico se il tenore in cloro à ̈ molto elevato).
L'aumento quindi di oli esausti a base estere nelle miscele di oli esausti destinate alla rigenerazione, dovuta alla tendenza ad alimentare l'utilizzo di questi oli nei processi industriali, risulta essere particolarmente svantaggioso perché fa aumentare i costi di raccolta e trattamento del rifiuto senza comportare un aumento nelle quantità di olio rigenerato.
Inoltre l'olio esausto a base estere nel processo di trattamento sopra descritto viene trattato come scarto di scarso valore in quanto destinato solo alla produzione di calore per termodistruzione .
In base alle procedure sopra descritte infatti, una volta terminato il ciclo di utilizzo, finisce nella miscela di rifiuto come parte non rigenerabile.
L'alimento nell'utilizzo di oli a base estere farà quindi ridurre il rischi ambientali ma farà aumentare la quantità di olio esausto scartato dal processo di rigenerazione, annullando quindi sia i benefici che derivano dal processo di rigenerazione (aumentare la durata di utilizzo di un prodotto) sla i benefici che derivano dall'utilizzo di sostanze biodegradabili ed ecosostenibile (gli oli a base estere diventerebbero semplicemente uno scarto da smaltire per combustione con la conseguente emissione di anidride carbonica in atmosfera).
Oltre alle osservazioni sopra citate relative ai lubrificanti va notato anche che la normativa CEE per il biodiesel di seconda generazione prevede che il biodiesel prodotto da rifiuti naturali (vegetali o animali) valga il doppio (valore inteso come rapporto tra energia ottenuta (ricavata) ed energia spesa (investita)) rispetto al biodiesel prodotto da oli provenienti da piante coltivate.
I biocarburanti di prima generazione erano quelli che potevano contare su colture alimentari come materia prima. Mais, soia, palma e canna da zucchero sono tutte ottime fonti facilmente accessibili di zuccheri, amidi e oli.
I problemi maggiori con i biocarburanti di prima generazione sono numerosi e ben documentati e vanno dalle perdite di energia al netto delle emissioni di gas serra ad un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari.
Oggetto della presente invenzione à ̈ un metodo che consenta la raccolta differenziata degli oli/grassi a base estere che risultano come sottoprodotto o rifiuto di lavorazioni industriali per ottenere da detti oli/grassi una fonte di energia ecosostenibile .
Gli oli/grassi a base estere naturali e/o sintetici non contengono olio minerale e/o derivati idrocarburici .
Detti oli/grassi sono esenti da IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici) cancerogeni per l'uomo.
Quindi oggetto della presente invenzione à ̈ un metodo di raccolta differenziata e di trasformazione per riutilizzo a fini energetici di oli e grassi esausti, il quale metodo prevede una o più delle seguenti fasi:
- produzione e separazione del rifiuto da altre sostanze o composti,
- raccolta del rifiuto,
- accumulo/stoccaggio del rifiuto in almeno un centro di raccolta e/o rigenerazione,
- rigenerazione o trattamento del rifiuto,
- riutilizzo del rifiuto raccolto o rigenerato o trattato,
essendo inteso come rifiuto un olio od un grasso od una miscela contenente almeno un olio e/o un grasso a base estere, naturale e/o sintetico, il quale olio o grasso o la quale miscela à ̈ il sottoprodotto o lo scarto di produzioni industriali.
Secondo la presente invenzione il rifiuto à ̈ quindi costituito da una base di natura estera miscelata ad additivi e loro prodotti di decomposizione .
Secondo il metodo oggetto della presente invenzione la fase di produzione e separazione del rifiuto prevede la separazione degli oli/grassi a base estere, naturale e/o sintetico, dagli oli/grassl a base differente, non biodegradabile, In particolare a base minerale.
Grazie alla presente invenzione l'olio minerale raccolto dai consorzi per la raccolta degli oli esausti, quale il C.O.O.U (Consorzio Obbligatorio Oli Usati), e destinato alla rigenerazione, non sarà più inquinato da oli a base estere naturali o sintetici e questa separazione tra oli minerali e oli a base estere, consentirà di avere una maggiore resa di produzione nel processo di rigenerazione degli oli minerali esausti.
Risulta infatti necessaria la separazione degli oli minerali da quelli a base estere prima che vengano trattatati in quanto gli esteri miscelati agli oli minerali non sono distillabili e rimangono nelle peci aumentandone la massa.
Il metodo prevede successivamente una separazione degli oli/grassi raccolti, in base alla loro composizione chimico-fisica (che tiene conto degli additivi miscelati alla base e dei sottoprodotti presenti nella miscela sviluppati nel corso della vita e dall'utilizzo dell'olio stesso, ad esempio prodotti di ossidazione) in diverse tipologie.
La suddivisione, dopo opportuna caratterizzazione chimica, determinerà il destino del rifiuto raccolto: rigenerazione, trattamento per consentire l'utilizzo del rifiuto come combustibile per la produzione di energia elettrica, trattamento per consentire l'utilizzo del rifiuto come base per la produzione di biodiesel, in particolare biodiesel di seconda generazione (cosiddetto Double Counting Biodiesel) , termodistruzione con produzione di calore .
Va tenuto presente che l'attuale standard europeo prEN16214-1:2010 della EUROPEAN COMMITTEE STANDARDIZATION non considera l'olio a base estere esausto come una possibile materia prima per la produzione di biodiesel di seconda generazione. Sono invece presi in considerazione come rifiuto da cui ottenere biodiesel altri prodotti quali sottoprodotti ottenuti durante sia i processi di raffinazione degli oli che di transesterificazione, la glicerina grezza, grassi animali, crude oil, oli fritti.
La presente invenzione consente quindi di trasformare, nel processo di raccolta e di riutilizzo degli oli esausti, un prodotto, ossia oli/grassi a base estere naturali e/o sintetici, da rifiuto indifferenziato, destinato a finire nella miscela di oli minerali esausti come componente di scarto, peggiorativo delle qualità del rifiuto (dato che inquina l'olio minerale esausto rendendolo inadatto alla rigenerazione) , a nuovo rifiuto oggetto di raccolta differenziata, utilizzabile a fini energetici .
Oggetto della presente invenzione à ̈ anche un impianto che permetta l'applicazione del metodo sopra descritto ossia che permetta la raccolta e il riutilizzo di oli da rifiuto in particolare il riutilizzo di oli/grassi a base di esteri naturali e/o sintetici.
Queste ed altre caratteristiche e vantaggi della presente invenzione risulteranno più chiaramente dalla seguente descrizione e dai disegni allegati in cui :
la fig.1 illustra con uno schema a blocchi i passi di metodo oggetto della presente invenzione, la fig. 2 illustra con uno schema a blocchi i passi di identificazione chimico-fisica del rifiuto, la fig.3 illustra con uno schema a blocchi i possibili utilizzi del rifiuto.
Il metodo oggetto della presente invenzione prevede quindi una prima identificazione al momento della fase di produzione del rifiuto per poter fare una prima distinzione tra olio esausto minerale e olio/grasso a base estere di produzione industriale.
Secondo una possibile attuazione del metodo, il centro o l'ente che si occupa della raccolta del rifiuto (ed eventualmente anche della rigenerazione e/o trattamento) informa il produttore del rifiuto che per tutti gli oli/grassi a base estere acquistati non à ̈ possibile la miscelazione con uno o più oli a base minerale.
Va infatti tenuto presente che gli oli lubrificanti sono costituiti da una base e da un insieme di additivi: la base può essere ad esempio minerale ossia a base di idrocarburi, a base di polialfaolefine, a base di poliglicoli, a base sintetica biodegradabile di natura esterea.
Il produttore 1 di oli esausti tiene quindi separato questo rifiuto "base estere" dagli oli esausti a base minerale.
Il controllo può essere fatto tramite il registro carico/scarico merci.
Il rifiuto oggetto della presente invenzione viene quindi separato ed accumulato in appositi contenitori e/o identificato con un codice od un elemento apposito che identifica la sua natura esterea.
Secondo una forma esecutiva il codice à ̈ riportato come una etichetta contenente indicazioni sulla natura esterea del prodotto, come codice a barre da applicare o riportare sulla superficie del contenitore del rifiuto o come targa R-fid.
Secondo un'ulteriore variante à ̈ possibile prevedere che il rifiuto oggetto della presente invenzione venga raccolto nel sito di produzione in appositi contenitori, di forma, colore differente rispetto ai contenitori utilizzati per gli oli esausti di origine minerale.
Possibili fonti di oli o grassi a base estere da utilizzare come base di partenza del presente metodo sono: oli ottenuti dalla disoleazione di terre filtranti e decoloranti, oli a base di esteri vegetali usati nei trasformatori elettrici, oli a base di esteri sintetici usati nei trasformatori elettrici, oli a base di esteri vegetali usati nella tempra dei metalli, oli usati nella cementazione dei metalli, oli e grassi utilizzati nella laminazione dei metalli, oli vegetali usati come oli idraulici, oli idraulici per macchine movimento terra, oli idraulici ad alto flash point per acciaierie, esteri usati come oli idraulici, esteri usati come oli lubrificanti biodegradabili, oli emulsionabili. Detti oli/grassi possono essere presenti nel rifiuto singolarmente od in miscela tra loro.
Ovviamente gli oli/grassi lubrificanti a base estere possono essere miscelati con additivi che ne modificano le caratteristiche chimico fisiche e detti additivi, dopo la fase di utilizzo dell'olio/grasso, si ritrovano nel rifiuto.
Di seguito à ̈ riportata una tabella degli oli/grassi utilizzabili per il metodo oggetto della presente invenzione, la loro provenienza (natura) essendo sottoprodotti o scarti di cicli industriali e la loro generica composizione.
TIPOLOGIA NATURA COMPOSIZIONE
Oli ottenuti Oli ottenuti Trigliceridi: 75-dalla estraendo con 95% disoleazione solventi (esano) Acidi grassi: 3-di terre terre filtranti. 10%
filtranti e Si tratta di oli Insaponificabile: decoloranti particolarmente 3-10%
ossidati e ricchi Polimeri: 3-10% di
insaponificabili
Oli vegetali Oli vegetali di Trigliceridi: usati in diversa 80-95% trasformatori composizione Acidi grassi:1-5% elettrici (generalmente Polimeri: 5-15% alto oleici),
molto ossidati
Esteri Esteri Esteri: >95% sintetici biodegradabili di Prodotti di usati in polialcoli, molto ossidazione e trasformatori ossidati impurezze: <5% elettrici
Oli vegetali Oli mantenuti ad Trigliceridi: usati nella una temperatura 65-75%
tempra dei di circa 80°C in Polimeri: 15-30% metalli cui vengono Acidi grassi :
immersi pezzi 5-25% metallici a circa Sostanze
800 gradi da insolubili: 1-8% temprare .
L'olio subisce un
forte shock
termico e
contiene parti
metalliche e
ossidi
Oli usati Oli mantenuti ad Trigliceridi : nella una temperatura 65-75% cementazione di circa 80°C in Polimeri: 15-30% dei metalli cui vengono Acidi grassi:
immersi pezzi 5-25% metallici a circa Sostanze
800 gradi da insolubili: 1-8% temprare .
L'olio subisce un
forte shock
termico e
contiene parti
metalliche e
ossidi .
Oli molto
ossidati a causa
di ripetuti
sbalzi termici
Oli e grassi Oli e grassi Trigliceridi : utilizzati vegetali e 65-75%
nella animali . Saponi: 5-20% laminazione Presentano un Saponi metallici: dei metalli elevato contenuto 3-5%
in acqua e Oli minerali: 3-5% polveri
metalliche e sono
inquinati con oli
minerali
Oli vegetali Oli vegetali con Trigliceridi : usati come oli piccole >90%
idraulici additivazioni Prodotti di utilizzati come ossidazione: oli idraulici ad 1-5%
alta Sostanze infiammabilità e insolubili: .1-5% biodegradabili
Esteri usati Esteri con Esteri: >90% come oli piccole Prodotti di idraulici additivazioni ossidazione:
utilizzati come 1-5%
oli idraulici, ad Sostanze
alta insolubili: 1-5% infiammabilità e
biodegradabili
Esteri usati Esteri con Esteri: >90% come oli piccole Prodotti di lubrificanti additivazioni ossidazione : biodegradabili utilizzati come 1-5%
(es. oli oli industriali, Sostanze ingranaggi) ad alta insolubili: 1-5% infiammabilità e
biodegradabili
Ovviamente detta tabella ha valore esemplificativo e qualsiasi olio o grasso esausto a base estere di produzione industriale, preso singolarmente od in miscela, può costituire una base per il metodo oggetto della presente invenzione.
Il metodo oggetto della presente invenzione prevede, dopo una prima distinzione tra olio/grasso a base estere da olio/grasso minerale 101 anche una fase di caratterizzazione chimica del rifiuto 102 ossia il rifiuto à ̈ identificato chimicamente in modo tale da poter essere inserito in almeno una specifica tipologia di rifiuto o classe di appartenenza che determinerà il destino del rifiuto.
E' possibile prevedere che il rifiuto possa essere utilizzato per diversi scopi ossia che abbia le caratteristiche chimico-fisiche per poter essere rigenerato ma anche ad esempio, per poter essere utilizzato per produrre biodiesel.
La fase di caratterizzazione può avvenire prima o durante la fase di accumulo/stoccaggio del rifiuto in almeno un centro di raccolta.
Secondo una forma esecutiva la fase di caratterizzazione 102 prevede l'attribuzione al rifiuto di un codice identificativo in base alla classe di appartenenza: la classe di appartenenza e quindi il codice attribuito determina la successiva fase di rigenerazione o trattamento e/o la successiva fase di riutilizzo 103.
E' possibile prevedere che detta caratterizzazione chimica possa avvenire nella fase di produzione e separazione del rifiuto.
Il centro di produzione 1 deve quindi essere informato su quali sono le classi o tipologie disponibili e quali sono le caratteristiche chimico fisiche che determinano l'appartenenza ad una o all'altra tipologia.
In questo caso sarà il centro o l'impianto che produce il rifiuto a separarlo dall'olio/grasso o dalla miscela di oli/grasso a base minerale e ad identificarlo chimicamente in modo tale da definirlo ed inserirlo in una specifica tipologia.
In questo caso la fase di produzione consente di avere un olio/grasso con codice o elemento identificativo che consente di avere la conferma che à ̈ olio/grasso a base estere e con una specifica composizione che gli consente di rientrare in una determinata tipologia.
In alternativa la fase di caratterizzazione chimico-fisica 102 avviene nel centro o impianto di raccolta.
In questo caso il produttore 1 identifica il suo rifiuto come olio/grasso a base estere.
Questo rifiuto con "codice rifiuto apposito" viene raccolto e trasportato al centro di raccolta 2.
Qui viene analizzato chimicamente e fisicamente ed in base alle sue caratteristiche chimico-fisiche viene inserito in una determinata tipologia di prodotto 102.
In base a questa tipologia gli viene assegnato un codice identificativo sul quale verranno basate le successive fasi di rigenerazione 104, trattamento 105 o riutilizzo del rifiuto identificato.
Per rigenerazione si intende la trasformazione del rifiuto, tramite processi di separazione e distillazione, nella materia prima da cui deriva ossia l'olio o la miscela di oli inquinata con acqua e/o solventi viene trattata in modo tale da ripristinare le caratteristiche chimico-fisiche iniziali e consentire il riutilizzo dell'olio per gli scopi per i quali era stato prodotto o scopi simili.
La caratterizzazione chimico-fisica consente la classificazione del rifiuto in almeno una delle seguenti classi:
rifiuto contenente olio/grasso o miscela di oli/grassi a base di esteri naturali e/o sintetici adatto al processo di rigenerazione,
- rifiuto contenente olio/grasso o miscela di oli/grassi a base di esteri naturali e/o sintetici il quale rifiuto non à ̈ rigenerabile ma à ̈ adatto, dopo specifico trattamento, nella fase di riutilizzo, alla produzione di energia elettrica tramite combustione del rifiuto trattato, ad esempio tramite l'alimentazione di motori a combustione, in particolare motori diesel per la produzione di energia elettrica,
- rifiuto contenente olio/grasso o miscela di oli/grassi a base di esteri naturali e/o sintetici il quale rifiuto non à ̈ rigenerabile ma à ̈ adatto, dopo specifico trattamento, nella fase di riutilizzo, alla produzione di biodiesel di seconda generazione,
- rifiuto contenente olio/grasso o miscela di oli/grassi a base di esteri naturali e/o sintetici miscelato/i con almeno un metallo od almeno un altro composto il quale rifiuto non à ̈ rigenerabile né trattabile ma adatto, nella fase di riutilizzo, alla termodistruzione o combustione con recupero del calore prodotto.
In particolare nel caso in cui il rifiuto raccolto non sia classificabile, in seguito alle analisi condotte, come olio/grasso rigenerabile o trattabile ossia non sia adatto né ad essere rigenerato (scissione/distillazione per riottenere la materia prima di partenza del rifiuto) né ad essere trattato (ossia eliminazione dei residui carboniosi ed ossidi metallici degli oli usati per ottenere una base riutilizzabile) per la produzione di energia elettrica "verde" attraverso combustione del rifiuto o per la produzione di biodiesel di seconda generazione, può essere venduto o ceduto ai cementifici dove viene bruciato in maniera adeguata per neutralizzare i prodotti inquinanti, liberando in atmosfera emissioni controllate e sfruttando il potere calorifico per la cottura del clinker (componente base del cemento). In alternativa od in combinazione il rifiuto non rigenerabile o non trattabile può essere termo distrutto, con la conseguente eliminazione del potenziale effetto nocivo che il rifiuto potrebbe avere sull'ambiente e con il contemporaneo recupero di calore da utilizzare, ad esempio, per la produzione di vapore utilizzato in una turbina che produce energia elettrica, o per il teleriscaldamento.
Il rifiuto non rigenerabile né trattabile per la produzione di biodiesel o per produrre energia elettrica deve essere mandato alla termodistruzione, dato l'elevato carico di sostanze inquinanti.
E' possibile prevedere che la fase di raccolta e di stoccaggio e la fase di rigenerazione o trattamento, ed eventualmente anche la fase di distruzione con produzione di calore, avvengano in un unico centro o impianto.
In alternativa à ̈ possibile prevedere che il prodotto di rifiuto venga prima trasportato in un centro od impianto di raccolta 2 e successivamente in un impianto o centro di rigenerazione 3 o trattamento 4 o distruzione 5.
In questo caso nell'impianto di raccolta 2 può avvenire l'apposizione dell'elemento o del codice identificativo sul contenitore del prodotto, ad esempio un codice a barre o una targa R-fid contenente l'informazione relativa alla tipologia del rifiuto, in modo tale che possa essere smistato in uno specifico centro o impianto di rigenerazione 3 o trattamento 4 o riutilizzo, oppure nel caso in cui l'impianto o il centro di rigenerazione abbia la possibilità di trattare diverse tipologie di rifiuto, ossia più di una tipologia di rifiuto , il codice del rifiuto consente di indirizzare il rifiuto nella corretta linea di rigenerazione, trattamento o riutilizzo .
Secondo la presente invenzione il metodo prevede almeno una fase di trattamento 103 del rifiuto classificato come rifiuto adatto alla produzione di energia elettrica, la quale fase di trattamento prevede la messa in specifica del rifiuto.
Il trattamento per la messa in specifica ha almeno uno dei seguenti passi:
- trattamento acido per l'eliminazione di saponi e metalli pesanti,
- filtrazione,
parziale esterificazione con mono o polialcoli, in particolare glicerina, per neutralizzare l'acidità libera ed avere tutto il rifiuto sotto forma di estere.
In alternativa il metodo prevede almeno una fase di trattamento del rifiuto 103 classificato come adatto alla produzione di biodiesel di seconda generazione, la quale fase di trattamento prevede la messa in specifica del rifiuto.
Il trattamento per la messa in specifica ha almeno uno dei seguenti passi:
- trattamento acido per l'eliminazione di saponi e metalli pesanti,
- esterificazione degli acidi con glicerina e metanolo puro o esausto da rifiuto,
transesterificazione con metanolo puro od esausto da rifiuto,
distillazione dell'estere metilico tramite distillazione frazionata che separa i composti contenenti zolfo, le peci ed altre impurità.
La fase di trattamento del rifiuto 103 per ottenere biodiesel di seconda generazione porta ad ottenere come sottoprodotto di reazione una miscela di polialcoli, quali glicerina, trimetilpropano, neopentil glicole, pentaeritritolo, che possono essere utilizzati per la produzione di biogas per fermentazione e/o termodistrutti con recupero di calore.
Ovviamente à ̈ possibile prevedere che il rifiuto sia identificato non solo da un elemento o codice che permette di conoscere la tipologia a cui il rifiuto appartiene e quindi permette di conoscere a quale processo à ̈ destinato ma à ̈ possibile che l'elemento o codice identificativo del rifiuto indichi altre informazioni utili.
Ad esempio il codice identificativo può essere riportato su una targa R-fid che contiene informazioni relative ad esempio a quantità e provenienza del prodotto, dati del produttore. Queste informazioni possono essere utili ad altri scopi ad esempio per redigere stime di produzione e provenienza dei prodotti o per stabilire premi, ad esempio vantaggi fiscali per le ditte che incrementano nelle linee di produzione l'uso di composti ecosostenibili.
Oggetto della presente invenzione à ̈ anche un impianto per la raccolta differenziata e di trasformazione per riutilizzo a fini energetici di rifiuti contenenti oli/grassi a base estere di produzione industriale.
L'impianto prevede:
mezzi per la raccolta e l'accumulo del rifiuto,
- mezzi per la caratterizzazione chimico-fisica del rifiuto,
- mezzi per l'attribuzione di almeno un elemento o codice identificativo del rifiuto,
-mezzi di lettura o di identificazione di detto elemento o codice,
- mezzi per la rigenerazione o il trattamento e/o l'utilizzo del rifiuto in base all'elemento o al codice attribuito.
Come precedentemente descritto per rifiuto si intende un olio/grasso a base estere od una miscela di oli e/o grassi a base estere, eventualmente miscelata con additivi e prodotti di decomposizione dovuti all'utilizzo dell'olio o grasso (esempio prodotti di ossidazione).
Il rifiuto oggetto della presente invenzione viene separato dagli oli esausti di natura diversa nella fase di produzione, essendo un sottoprodotto od una scarto di lavorazioni, in particolare lavorazioni industriali .
Il rifiuto quindi à ̈ soggetto in questa fase ad una prima identificazione come "rifiuto a base estere".
Detta identificazione può avvenire tramite l'attribuzione di almeno un elemento o codice identificativo.
Detto elemento o codice identificativo del rifiuto può essere costituito da:
- almeno uno specifico contenitore in cui il rifiuto viene raccolto, in particolare un contenitore di forma e e/o colore differente da quello utilizzato per la raccolta di oli esausti di natura differente, messo a disposizione dal centro di raccolta e/o rigenerazione/trattamento del rifiuto,
-almeno una targhetta in materia plastica o simili da applicare al contenitore
- almeno un codice, ad esemplo un codice a barre o una targhetta R-fid che viene applicata, ad esempio codice a barre su targhetta adesiva, sul contenitore nel quale à ̈ raccolto 11 rifiuto oggetto della presente Invenzione.
Detti elementi o codici possono essere previsti In combinazione od In alternativa tra loro.
Questo elemento o codice Identificativo Impedisce che le varie tipologie di olio (olio minerale, olio a base estere) vengano confuse tra loro creando problemi di smaltimento e riutilizzo.
Il rifiuto identificato come rifiuto contenente un olio/grasso o da una miscela di oli/grassi a base estere, contenente eventualmente anche additivi, viene trasferito in un centro o impianto di raccolta 2 .
E' possibile prevedere che il centro o l'impianto di raccolta 2 funzioni anche come centro di rigenerazione 3 o trattamento 4 o riutilizzo del rifiuto, essendo inteso come riutilizzo l'utilizzo per produzione di biodiesel, l'utilizzo per produzione di energia elettrica o la termodistruzione per la produzione di calore.
Il rifiuto, preferibilmente nel centro di raccolta 2 viene identificato dal punto di vista chimico-fisico in modo tale che il rifiuto possa essere assegnato ad una classe o tipologia scelta tra un numero definito di tipologie o classi di prodotti.
In generale come sopra descritto à ̈ possibile stabilire almeno quattro classi o tipologie in cui far rientrare il rifiuto ossia il rifiuto può rientrare in almeno una di dette classi o tipologie: - rifiuto da destinare a rigenerazione, rifiuto da destinare a trattamento per la produzione di biodiesel,
rifiuto da destinare a trattamento per la produzione di energia elettrica,
rifiuto da destinare a termodistruzione o combustione per la produzione di calore.
A ciascuna di queste tipologie à ̈ assegnato un elemento o codice identificativo, ad esempio à ̈ possibile che la targhetta R-fid che contine l'informazione relativa al tipo di rifiuto ossia "rifiuto a base estere", venga anche aggiornata con l'informazione relativa alla tipologia di appartenenza e quindi l'informazione relativa al destino finale del rifiuto (rigenerazione, trattamento al fine di produrre energia elettrica o biodiesel, termodistruzione con recupero di calore).
E' possibile prevedere che detto processo di assegnazione dell'elemento o codice identificativo del rifiuto, sia del codice che identifica il rifiuto come rifiuto costituito da oli a base estere sia il codice che suddivide il rifiuto nelle tipologie sopra elencate, sia completamente automatizzato così come à ̈ possibile prevedere che siano automatizzate tutte le fasi che prevedono l'utilizzo del rifiuto fino alle fasi di avviamento del rifiuto al processo di rigenerazione, trattamento o riutilizzo.
Questa automazione à ̈ resa possibile dal codice o dai codici attribuiti al rifiuto che possono essere letti in maniera automatica dai mezzi dell'impianto che governano la raccolta e lo smistamento.
Un esempio di trattamento del rifiuto tramite il metodo e l'impianto oggetto della presente invenzione prevede ad esempio che un determinato impianto industriale produca come scarto una miscela di oli esausti costituita da oli a base estere, ad esempio esteri usati come oli lubrificanti biodegradabili.
Questi oli vengono mantenuti separati sia nella fase di utilizzo che di scarto da oli di natura diversa, ad esempio oli lubrificanti minerali.
Il rifiuto quindi nel centro di produzione viene identificato come "rifiuto a base estere" e quindi da destinare a raccolta differenziata.
L'identificazione può avvenire raccogliendo il rifiuto in appositi contenitori che possono essere distinti per forma, colore e dimensioni, dai contenitori che contengono gli oli minerali esausti, e/o apponendo sui contenitori del "rifiuto a base estere" un adesivo od una targhetta con codice a barre contenente almeno l'informazione "rifiuto a base estere".
Il rifiuto viene raccolto e portato ad un centro di raccolta dove sarà oggetto di una seconda identificazione che ne determinerà le caratteristiche chimico-fisiche e l'attribuzione ad una determinata tipologia o classe.
Viene quindi dato al rifiuto, in base alla classe di appartenenza, un secondo elemento o codice identificativo.
Ad esempio la composizione chimico-fisica del rifiuto lo rende adatto ad essere avviato ad una fase di trattamento che lo trasforma in un prodotto di partenza per la produzione di biodiesel.
Il centro di raccolta quindi attribuisce al rifiuto il corretto codice che identifica la classe di appartenenza ad esempio applica al contenitore del rifiuto una targhetta R-fid, o una targhetta od un adesivo con codice a barre, che può essere letta da mezzi di lettura automatici.
In base alla classe di appartenenza il prodotto viene avviato ad uno specifico centro di trattamento che si occuperà della sua trasformazione a prodotto di partenza per la produzione di biodiesel.
E' possibile prevedere che il centro o impianto di trattamento del rifiuto sia in grado di trattare e trasformare i rifiuti appartenenti a classi differenti, ad esempio il rifiuto raccolto può essere portato ad un centro di rigenerazione e trattamento degli oli che à ̈ in grado di rigenerare gli oli esausti, di trattare gli oli esausti per renderli adatti alla produzione di biodiesel e di trattare gli oli esausti per renderli adatti ad essere utilizzati in motori per la produzione di energia elettrica.
In questo caso il codice identificativo, nel caso specifico la targhetta R-fid, sarà in grado di determinare a quale ramo dell'impianto ossia a quale linea di trattamento deve essere assegnato il rifiuto.
Come sopra descritto, in presenza di mezzi di lettura automatica dei codici, il processo di trattamento del rifiuto, dal suo ingresso nel centro di rigenerazione/trattamento fino alla fuoriuscita del rifiuto trattato per essere riutilizzato, può essere completamente automatizzato.
L'impianto oggetto della presente invenzione opera utilizzando codici che identificano il prodotto e questi codici determinano il destino del rifiuto.
Il codice in una forma esecutiva à ̈ contenuto in una targhetta R-fid.
Secondo una forma esecutiva i contenitori arrivano al centro di raccolta e/o al centro di rigenerazione/trattamento e vengono gestiti in maniera automatizzata grazie all'elemento o codice identificativo apposto sul contenitore.
I mezzi di trasporto dei contenitori e di lettura dei codici possono essere automatizzati.
Mezzi di lettura dell'impianto leggono il codice del rifiuto e, a seguito della lettura, il rifiuto, o più precisamente il contenitore in cui à ̈ raccolto il rifiuto, viene veicolato a una determinata linea di rigenerazione/trattamento tramite mezzi di trasporto ed accoppiamento del contenitore in cui à ̈ accumulato il rifiuto alla stazione di ingresso di una specifica linea di trattamento.
Ovviamente à ̈ possibile prevedere che l'impianto od il centro di raccolta sia anche un impianto o centro di rigenerazione e/o trattamento.
In questo caso il rifiuto raccolto dai vari siti di produzione viene portato in un unico centro, classificato e trattato o rigenerato in base alla tipologia a cui appartiene.
Nel caso in cui il rifiuto venga classificato come non rigenerabile o non trattabile per la produzione di energia "verde" ossia ecosostenibile, dal centro di raccolta potrà essere smistato in un centro che prevede la termodistruzione o combustione per il recupero di calore.
Ovviamente à ̈ possibile prevedere centri di raccolta e/o centri di rigenerazione/riutilizzo che siamo in grado anche di termo distruggere il rifiuto per recuperare il calore prodotto.
La presente invenzione presenta numerosi vantaggi:
consente di utilizzare, direttamente o indirettamente, a fini energetici un rifiuto industriale fino ad oggi mai usato ma raccolto in maniera indifferenziata, come componente inquinante la miscela di oli minerali esausti, ossia consente di avere da un nuovo rifiuto un risparmio energetico, tramite il processo di rigenerazione che riporta nel ciclo industriale un prodotto altrimenti destinato ad essere scartato, o produzione di energia tramite la trasformazione in materia prima per la produzione di energia elettrica o biodiesel, o tramite la produzione di calore,
- fornisce molta materia prima ai produttori di biodiesel di seconda generazione (attualmente il biodiesel di seconda generazione può essere solo ottenuto da oli di frittura esausti, raccolti dal consorzio C.O.N.O.E.)
- fornisce molta materia prima da utilizzare per produrre energia senza avere impatti sull'ecosistema dovuti a deforestazione e trasporti delle materie prima da un luogo all'altro che causano ingenti immissioni di anidride carbonica a causa della combustione dei carburanti tradizionali.
- consente al paese che applicherà il metodo oggetto della presente invenzione di rispettare il protocollo di Kyoto sulle immissioni di anidride carbonica in atmosfera in quanto il metodo oggetto della presente invenzione prevede per la produzione di energia l'utilizzo di fonti rinnovabili ossia gli oli a base estere prodotti da lavorazioni industriali,
- consente di rendere più facile e veloce, e quindi meno costosa, la procedura di raccolta differenziata e trattamento/rigenerazione degli oli/grassi esausti in particolare oli/grassi a base estere,
consente di smaltire in maniera corretta oli/grassi esausti a base estere senza che questi vadano ad interferire con il processo di raccolta e riutilizzo di oli/grassi di natura diversa, ad esempio raccolta e riutilizzo di oli lubrificanti minerali .

Claims (14)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Metodo di raccolta differenziata e di trasformazione per riutilizzo a fini energetici di oli e grassi esausti, il quale metodo prevede una o più delle seguenti fasi: - produzione e separazione del rifiuto da altre sostanze o composti, - raccolta del rifiuto, - accumulo/stoccaggio del rifiuto in almeno un centro di raccolta e/o rigenerazione, - rigenerazione o trattamento del rifiuto, - riutilizzo del rifiuto raccolto o rigenerato o trattato, essendo inteso come rifiuto un olio od un grasso od una miscela contenente almeno un olio e/o un grasso a base estere, naturale e/o sintetico, il quale olio o grasso o la quale miscela à ̈ il sottoprodotto o lo scarto di produzioni industriali.
  2. 2. Metodo secondo la rivendicazione 1 caratterizzato dal fatto che la fase di produzione e separazione del rifiuto prevede la separazione degli oli/grassi a base estere, naturale e/o sintetico, dagli oli/grassi a base differente, in particolare a base minerale.
  3. 3. Metodo secondo la rivendicazione 1 o 2 caratterizzato dal fatto che per rifiuto si intende una o una miscela delle seguenti sostanze: oli ottenuti dalla disoleazione di terre filtranti e decoloranti, oli a base di esteri vegetali usati nei trasformatori elettrici, oli a base di esteri sintetici usati nei trasformatori elettrici, oli a base di esteri vegetali usati nella tempra dei metalli, oli usati nella cementazione dei metalli, oli e grassi utilizzati nella laminazione dei metalli, oli vegetali usati come oli idraulici, oli idraulici per macchine movimento terra, oli idraulici ad alto flash point per acciaierie, esteri usati come oli idraulici, esteri usati come oli lubrificanti biodegradabili, oli emulsionabili.
  4. 4. Metodo secondo una o più delle precedenti rivendicazioni caratterizzato dal fatto che prevede una fase di caratterizzazione chimico-fisica del rifiuto ossia il rifiuto à ̈ identificato chimicamente e fisicamente in modo tale da poter essere inserito in almeno una specifica classe di appartenenza.
  5. 5. Metodo secondo la rivendicazione 4 caratterizzato dal fatto che la fase di caratterizzazione avviene prima o durante la fase di accumulo/stoccaggio del rifiuto in almeno un centro di raccolta.
  6. 6. Metodo secondo la rivendicazione 4 o 5 caratterizzato dal fatto che la fase di caratterizzazione prevede l'attribuzione al rifiuto di un elemento o codice che definisce la classe di appartenenza per la successiva fase di rigenerazione o trattamento e/o la successiva fase di riutilizzo.
  7. 7. Metodo secondo una o più delle precedenti rivendicazioni da 4 a 6 caratterizzato dal fatto che la fase di caratterizzazione consente la classificazione del rifiuto in almeno una delle seguenti classi: - rifiuto contenente olio/grasso o miscela di oli/grassi a base estere naturale e/o sintetico adatto al processo di rigenerazione. - rifiuto contenente olio/grasso o miscela di oli/grassi a base estere naturale e/o sintetico il quale rifiuto non à ̈ rigenerabile ma à ̈ adatto, dopo specifico trattamento, nella fase di riutilizzo, alla produzione di energia elettrica, - rifiuto contenente olio/grasso o miscela di oli/grassi a base estere naturale e/o sintetico il quale rifiuto non à ̈ rigenerabile ma à ̈ adatto, dopo specifico trattamento, nella fase di riutilizzo, alla produzione di biodiesel di seconda generazione, - rifiuto contenente olio/grasso o miscela di oli/grassi a base estere naturale e/o sintetico il quale rifiuto non à ̈ rigenerabile né trattabile ma adatto, nella fase di riutilizzo, alla termodistruzione o combustione con recupero del calore prodotto.
  8. 8. Metodo secondo una o più delle precedenti rivendicazioni caratterizzato dal fatto che prevede almeno una fase di trattamento del rifiuto classificato come rifiuto adatto alla produzione di energia elettrica, la quale fase di trattamento prevede la messa in specifica del rifiuto e prevede almeno uno dei seguenti passi: - trattamento acido per l'eliminazione di saponi e metalli pesanti, - filtrazione, parziale esterificazione con mono o polialcoli, in particolare glicerina, per neutralizzare l'acidità libera ed avere tutto il rifiuto sotto forma di estere.
  9. 9. Metodo secondo una o più delle precedenti rivendicazioni caratterizzato dal fatto che prevede almeno una fase di trattamento del rifiuto classificato come adatto alla produzione di biodiesel di seconda generazione, la quale fase di trattamento prevede la messa in specifica del rifiuto e prevede almeno uno dei seguenti passi: - trattamento acido per l'eliminazione di saponi e metalli pesanti, - esterificazione degli acidi con glicerina e metanolo puro o esausto da rifiuto, transesterificazione con metanolo puro od esausto da rifiuto, distillazione dell'estere metilico tramite distillazione frazionata che separa i composti contenenti zolfo, le peci ed altre impurità.
  10. 10. Metodo secondo la rivendicazione 10 caratterizzato dal fatto che la fase di trattamento del rifiuto per ottenere biodiesel di seconda generazione porta ad ottenere come sottoprodotto di reazione una miscela di polialcoli, quali glicerina, trimetilpropano, neopentil glicole, pentaeritritolo, i quali sono utilizzati per la produzione di biogas per fermentazione e/o avviati a termodistruzione con recupero di calore.
  11. 11. Impianto per la raccolta differenziata e di trasformazione per riutilizzo a fini energetici di rifiuti contenenti oli e grassi esausti secondo una o più delle precedenti rivendicazioni da 1 a 10, il quale impianto prevede: mezzi per la raccolta e l'accumulo del rifiuto, - mezzi per la caratterizzazione chimico-fisica del rifiuto, - mezzi per l'attribuzione di almeno un elemento o codice identificativo del rifiuto in base alla caratterizzazione chimico-fisica, -mezzi di lettura o di identificazione di detto elemento o codice, - mezzi per la rigenerazione o il trattamento e/o l'utilizzo del rifiuto in base all'elemento o al codice attribuito,
  12. 12. Impianto secondo la rivendicazione 11 caratterizzato dal fatto che il codice o l'elemento identificativo del rifiuto à ̈ costituito, in alternativa o combinazione tra loro, da: almeno uno specifico contenitore in cui il rifiuto viene raccolto, in particolare un contenitore di forma e e/o colore differente da quello utilizzato per la raccolta di oli esausti di natura differente, messo a disposizione dal centro di raccolta e/o rigenerazione/trattamento del rifiuto, -almeno una targhetta in materia plastica o simili da applicare al contenitore in cui à ̈ accumulato il rifiuto, - almeno un codice, quale un codice a barre o una targhetta R-fid che viene applicata sul contenitore nel quale à ̈ raccolto il rifiuto, essendo la lettura o di identificazione di detto elemento o codice atta a determinare il successivo passo di rigenerazione o trattamento e/o riutilizzo del rifiuto.
  13. 13. Impianto secondo la rivendicazione 11 o 12 caratterizzato dal fatto che i mezzi per la raccolta del rifiuto, e/o i mezzi per la caratterizzazione chimico-fisica del rifiuto e/o mezzi per l'attribuzione e lettura di almeno un elemento o codice identificativo del rifiuto, e/o mezzi per il trattamento e l'utilizzo del rifiuto in base all'elemento o al codice attribuito sono automatizzati.
  14. 14. Impianto secondo una o più delle precedenti rivendicazioni da 11 a 13 caratterizzato dal fatto che i mezzi per la rigenerazione, il trattamento e/o l'utilizzo del rifiuto in base all'elemento o al codice attribuito a detto rifiuto sono costituiti da: almeno un impianto per l'attuazione del processo di rigenerazione del rifiuto, -almeno un impianto per l'attuazione del processo di trattamento del rifiuto per renderlo adatto ad essere utilizzato come combustibile per la produzione di energia o come base per la produzione di biodiesel, - almeno un impianto per la termodistruzione del rifiuto.
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