Titolo: Procedimento e apparato per la rimozione di condensa da un dispositivo per il trattamento ematico extracorporeo per la rimozione di biossido di carbonio
* ;;DESCRIZIONE ;Campo dell’invenzione ;La presente invenzione si riferisce a un procedimento per la rimozione di condensa da un dispositivo quale un ossigenatore del tipo usato per il trattamento ematico extracorporeo, in particolare per la rimozione dal sangue dell’anidride carbonica e/o per la relativa ossigenazione, e a un apparato per il suddetto trattamento. ;Stato dell’arte ;Il trattamento ematico extracorporeo per la rimozione dal sangue di anidride carbonica e/o per la relativa ossigenazione consiste sostanzialmente nel prelevare sangue da un paziente, farlo fluire all'esterno di un fascio di capillari internamente cavi nei quali fluisce un gas di lavoro (sweep gas), normalmente aria medicale, e poi reinfonderlo nel paziente tramite un catetere venoso centrale. Per un tale trattamento à ̈ utilizzato un dispositivo quale un ossigenatore, detto anche cartuccia per la rimozione della CO2,provvisto di un ingresso e un’uscita per un flusso di sangue venoso da e verso il paziente, un ingresso per un flusso di gas di lavoro proveniente da un apposito impianto di erogazione, normalmente previsto in ospedale, un’uscita per il gas di lavoro. Il gas di lavoro scambia con il sangue nell’ossigenatore tramite un elemento di separazione del tipo a membrana microporosa, comprendente dei capillari cavi nei quali fluisce il gas di lavoro e destinato ad essere attraversato dai gas come biossido di carbonio, ossigeno e vapore acqueo grazie al gradiente di concentrazione presente tra il sangue ed il gas di lavoro. ;Il passaggio di vapore acqueo attraverso la membrana microporosa provoca la formazione di gocce di condensa che tendono ad ostruire i lumi dei capillari cavi che costituiscono la membrana stessa, riducendo il flusso del gas al loro interno. La membrana deve quindi essere sottoposta ad una pulitura periodica per rimuovere la condensa. ;Il documento WO 2011/053414 descrive un apparato per rimuovere la condensa dall’ossigenatore che prevede una pompa di aspirazione posizionata a valle dell’ossigenatore per far fluire il gas di lavoro attraverso l’ossigenatore stesso, un’unità di raccolta di condensa in comunicazione di fluido con l’ossigenatore e con la pompa di aspirazione, un meccanismo di controllo del flusso di gas di lavoro, avente una posizione di apertura che abilita il passaggio del gas dall’ossigenatore all’unità di raccolta e una posizione di chiusura nella quale viene bloccato il flusso di gas dall’ossigenatore all’unità di raccolta. La pompa di aspirazione aspira il gas di lavoro dall’ossigenatore e dall’unità di raccolta quando il meccanismo di controllo à ̈ nella posizione di apertura e genera una pressione negativa nell’unità di raccolta quando il meccanismo di controllo à ̈ nella posizione di chiusura. Il repentino aumento di portata del gas di lavoro che attraversa l’ossigenatore provoca il distacco delle particelle di condensa dai lumi dei capillari cavi della membrana microporosa. Questa operazione di pulitura viene spesso definita con l’espressione indurre colpi di tosse nell’ossigenatore. ;Questa soluzione risulta complessa in quanto prevede che il comparto gas dell’ossigenatore lavori costantemente in depressione e per questa ragione à ̈ utilizzata una pompa di aspirazione di taglia relativamente grande e, quindi, costosa e ingombrante. Inoltre il flusso di gas di lavoro viene interrotto per un periodo di tempo per provocare la depressione necessaria a indurre il colpo di tosse nell’ossigenatore. Esiste invece l’esigenza di minimizzare questo lasso di tempo per rendere quanto più semplice possibile lo spurgo della condensa dei capillari cavi. Inoltre il flusso del gas di lavoro à ̈ possibile solo durante il funzionamento della pompa di aspirazione, durante l’arresto di tale pompa il flusso del gas di lavoro sarebbe nullo. ;Sommario dell’invenzione ;Scopo primario della presente invenzione à ̈ pertanto quello di mettere a disposizione un procedimento e un apparato che permettano di superare gli inconvenienti delle soluzioni tradizionali, consentendo di ottenere un’efficace pervietà dei lumi dei capillari cavi della membrana microporosa durante il funzionamento dell’ossigenatore, in tempi rapidi e senza l’ausilio di una pompa di aspirazione che mantenga costantemente in depressione i capillari della membrana dell'ossigenatore. ;In un suo primo aspetto la presente invenzione concerne pertanto un procedimento secondo la rivendicazione 1, per rimuovere condensa dai lumi dei capillari di una membrana microporosa prevista in un ossigenatore attraversato da un flusso di sangue venoso. ;In particolare il procedimento comprende le fasi: a) alimentare con un flusso di gas di lavoro i capillari della membrana dell’ossigenatore, a un primo valore di pressione, per la rimozione dal sangue dell’anidride carbonica e/o per la relativa ossigenazione; ;b) assegnare un valore costante o rilevare il valore della pressione del flusso di sangue venoso in ingresso all’ossigenatore, o in uscita, o al suo interno; ;Vantaggiosamente il metodo prevede l’ulteriore fase: c) provocare almeno un picco di pressione nel flusso di gas di lavoro che alimenta l’ossigenatore, avendo cura che il valore massimo del picco di pressione indotto nel flusso di gas di lavoro risulti inferiore al valore della pressione, assegnato o rilevato, del flusso di sangue venoso. ;Ad esempio il gas di lavoro à ̈ aria medicale, del tipo normalmente disponibile nelle strutture ospedaliere. ;Rispetto alle soluzioni note, il metodo secondo la presente invenzione consente di ottenere un efficace spurgo dei capillari cavi della membrana microporosa durante il funzionamento dell’ossigenatore, ovvero durante il trattamento ematico del paziente. ;Il documento WO 2011/053414 descrive un pregiudizio tecnico. A pagina 3, righe 20-23, si afferma che aumentando la pressione del gas di lavoro in ingresso all’ossigenatore, per indurre il colpo di tosse, non si riesce a evitare che la pressione del gas superi la pressione del flusso di sangue venoso nell’ossigenatore stesso e questo può causare la formazione di emboli nel sangue. ;La Richiedente ha invece riscontrato che à ̈ possibile evitare questo inconveniente provocando aumenti rapidi e controllati di pressione nel flusso di gas di lavoro che alimenta l’ossigenatore, ovvero picchi positivi la cui durata à ̈ inferiore a 3 secondi, preferibilmente a 0,5 secondi, e in cui la pressione massima del picco à ̈ attivamente mantenuta inferiore alla pressione del sangue venoso, a sua volta rilevata con sensori, oppure assunta costante e pari a un valore di soglia predefinito. ;Come verrà chiarito nella descrizione che segue, con l’espressione mantenere attivamente la pressione di picco del gas di lavoro sotto una soglia significa utilizzare strumenti adatti intercettare il flusso di gas di lavoro ed evitare che la sua pressione assoluta superi il valore di soglia rilevato o assegnato al flusso di sangue venoso. ;Preferibilmente il valore della pressione del flusso di sangue venoso à ̈ ottenuto rilevando il corrispondente valore istantaneo nell’ossigenatore, o in uscita da questo, oppure tale valore di soglia à ̈ assegnato per rimanere costante nel tempo. In pratica sono previste due modalità operative. In una prima modalità la pressione del flusso di sangue venoso non à ̈ nota a priori e si effettua la corrispondente rilevazione, ad esempio con un sensore presente nell'apparecchiatura che misura le pressioni nel circuito extracorporeo. ;In una seconda modalità la pressione del flusso di sangue venoso nell’ossigenatore non à ̈ nota e il valore della pressione del gas di lavoro à ̈ mantenuto sotto il valore di soglia minima normalmente utilizzato nei circuiti ematici extracorporei, pari ad esempio a 30 mmHg in un circuito veno-venoso. ;Preferibilmente il picco di pressione indotto nel flusso di gas di lavoro alimentato all’ossigenatore consiste in un aumento della pressione di almeno il doppio rispetto al suddetto primo valore di pressione seguito da una diminuzione della pressione, che si riporta al primo valore di pressione. L’aumento e la diminuzione di pressione avvengono in un lasso di tempo inferiore a 3 secondi, preferibilmente 0,5 secondi. ;Vantaggiosamente il picco di pressione nel flusso del gas di lavoro à ̈ ottenuto aumentando e successivamente diminuendo la portata istantanea del gas di lavoro ai capillari. L’aumento e la diminuzione della portata istantanea avvengono in un lasso di tempo inferiore a 3 secondi, preferibilmente 0,5 secondi. ;Preferibilmente la fase c) à ̈ attuata in retroazione in base al valore della pressione del flusso di sangue venoso rilevato. In altre parole, una volta che il valore della pressione del flusso di sangue venoso à ̈ noto, il picco di pressione nel flusso di gas di lavoro à ̈ regolato appositamente per non superare tale valore; in questo caso il valore della pressione del flusso di sangue venoso à ̈ rilevato almeno una volta, ma preferibilmente in continuo durante il trattamento ematico. Viceversa, nella seconda modalità operativa alla pressione di soglia viene assegnato un valore costante nel tempo e il picco di pressione nel flusso di gas di lavoro à ̈ regolato appositamente per non superare tale valore. Nella forma di realizzazione preferita la fase c) à ̈ attuata ad intervalli regolari di tempo durante il trattamento ematico extracorporeo di cui alla fase a). Ad esempio i picchi di pressione sono indotti nel flusso di gas di lavoro ogni 2 minuti, oppure ogni 6 minuti, ogni 10 minuti, ecc.. La durata degli intervalli di tempo può essere variata anche durante il trattamento; ad esempio il primo picco à ̈ indotto dopo 5 minuti , il secondo dopo 10 minuti, ecc. ;Quando lo si ritiene necessario, anteriormente alla fase a) à ̈ prevista l’ulteriore fase di riscaldare il gas di lavoro ad una temperatura prossima o uguale alla temperatura del flusso di sangue venoso, ad esempio 37°C. ;Preferibilmente il metodo secondo la presente invenzione comprende le ulteriori fasi: ;d) rilevare la concentrazione di biossido di carbonio nel flusso di gas di lavoro in uscita dall’ossigenatore , e ;e) calcolare la quantità di biossido di carbonio estratta dal flusso di sangue che attraversa l’ossigenatore in base al valore di concentrazione rilevato alla fase d) moltiplicato per il valore di portata del flusso del gas di lavoro. ;La fase e) à ̈ preferibilmente ripetuta nel tempo per monitorare la quantità di biossido di carbonio estratta dal flusso di sangue durante tutto il trattamento ematico. ;Quando l’efficienza à ̈ insoddisfacente, à ̈ possibile intervenire inducendo un picco di pressione nel flusso di gas di lavoro, oppure aumentando la frequenza dei picchi, per spurgare il lume dei capillari cavi della membrana microporosa. ;Preferibilmente il flusso di gas di lavoro che attraversa i capillari della membrana à ̈ in controcorrente rispetto al flusso di sangue venoso che attraversa l’ossigenatore. ;In un suo secondo aspetto la presente invenzione ha per oggetto un apparato secondo la rivendicazione 9 per il trattamento ematico extracorporeo. ;In particolare l’apparato comprende un ossigenatore provvisto di una membrana microporosa, comprendente fasci di capillari cavi, mezzi per alimentare un flusso di sangue venoso attraverso la membrana, esternamente ai capillari cavi, a un primo valore di pressione, e mezzi per alimentare, preferibilmente in controcorrente, un flusso di gas di lavoro all’interno di detti capillari cavi a un primo valore di pressione. ;Vantaggiosamente l’apparato comprende un’unità di controllo dei mezzi di alimentazione del gas di lavoro programmata per provocare almeno un picco di pressione nel flusso di gas di lavoro alimentato all’ossigenatore, avendo cura che il valore massimo del picco di pressione indotto nel flusso di gas di lavoro risulti inferiore al valore di una pressione di soglia pari alla pressione del flusso di sangue venoso nell’ossigenatore o in uscita da questo e/o a un valore costante assegnato. ;Preferibilmente i mezzi di alimentazione del flusso di sangue venoso attraverso la membrana microporosa comprendono a loro volta mezzi di rilevazione del valore di pressione del flusso di sangue venoso. Ad esempio tali mezzi possono consistere in sensori di pressione inseriti subito a valle dell’ossigenatore, o al suo interno. In alternativa o in aggiunta l’unità di controllo comprende mezzi per l’inserimento del valore costante assegnato alla pressione di soglia. Ad esempio il valore costante à ̈ pari a 30 mmHg in un circuito extracorporeo veno-venoso. ;Preferibilmente i mezzi di alimentazione del flusso di gas di lavoro comprendono una linea di adduzione del gas da una sorgente esterna, ad esempio ospedaliera, verso l’ossigenatore. L’unità di controllo comprende un’elettrovalvola proporzionale di intercettazione della linea di adduzione. La valvola proporzionale à ̈ azionabile per provocare il rapido picco di portata e conseguentemente di pressione nel flusso di gas di lavoro senza che la pressione massima del picco superi il valore di soglia, ad esempio un valore stabilito in retroazione sulla base del valore rilevato o assegnato della pressione del flusso di sangue venoso nell’ossigenatore. ;Preferibilmente l’unità di controllo à ̈ programmata per comandare l’apertura e la chiusura dell’elettrovalvola proporzionale per provocare ciascun picco di portata e conseguentemente di pressione nel flusso di gas di lavoro in un lasso di tempo inferiore a 3 secondi, di preferenza a 0,5 secondi. ;Preferibilmente l’unità di controllo à ̈ programmata per comandare l’apertura e la chiusura dell’elettrovalvola proporzionale per provocare più picchi di pressione nel flusso di gas di lavoro a intervalli di tempo prestabiliti e/o programmabili, come descritto sopra in relazione al metodo secondo la presente invenzione. ;I mezzi di rilevazione comprendono almeno un sensore configurato per rilevare il valore istantaneo della pressione del flusso di sangue venoso all’interno dell’ossigenatore o in uscita/ingresso da questo. I mezzi di rilevazione consentono di attuare il metodo dell’invenzione nella prima modalità operativa. ;In una forma di realizzazione l’apparato comprende inoltre almeno un riscaldatore del gas di lavoro configurato per portare la temperatura del gas di lavoro ad un valore prossimo o uguale al valore della temperatura del flusso di sangue venoso, ad esempio 37°C. ;Preferibilmente l’apparato comprende mezzi per prelevare, quando serve, almeno una portata di gas di lavoro in uscita dall’ossigenatore, ovvero una portata di gas che ha interagito con il flusso di sangue ed à ̈ quindi ad una concentrazione di CO2superiore a quella presente nel gas di lavoro, e almeno un sensore di rilevazione della concentrazione di biossido di carbonio nel gas di lavoro in uscita dall’ossigenatore. L’apparato comprende inoltre un’unità di calcolo programmata per calcolare la quantità di biossido di carbonio estratta dal flusso di sangue che attraversa l’ossigenatore in base al valore di concentrazione di biossido di carbonio rilevato dal sensore. Ad esempio, il sensore di rilevazione della concentrazione di biossido di carbonio à ̈ un sensore ad infrarossi. ;La condensa formatasi nell’ossigenatore, e rimossa dai lumi dei capillari cavi della membrana microporosa grazie ai picchi di pressione positiva indotti nel flusso di gas di lavoro, viene preferibilmente raccolta per gravità alla base dell’ossigenatore e sempre per gravità viene da questo rimossa, eventualmente utilizzando una sacca collegata alla parte inferiore dell’ossigenatore. ;A differenza della soluzione descritta in WO 2011/053414, l’apparato secondo la presente invenzione à ̈ privo di una pompa di aspirazione avente la funzione di mantenere l’ossigenatore in depressione. Tale pompa non à ̈ infatti necessaria, con evidenti vantaggi per quanto concerne la semplificazione dell’apparato e i relativi ingombro e costi. ;Descrizione dettagliata dell’invenzione ;Ulteriori caratteristiche e vantaggi dell’invenzione risulteranno meglio evidenziati dall’esame della seguente descrizione dettagliata di una forma di realizzazione preferita, ma non esclusiva, illustrata a titolo indicativo e non limitativo, col supporto dei disegni allegati, in cui: ;- la figura 1 à ̈ una vista schematica dell'apparato secondo la presente invenzione; ;- la figura 2 à ̈ uno schema a blocchi dell'apparato di figura 1; ;- la figura 3 à ̈ uno schema a blocchi della sola unità di controllo; ;- la figura 4 mostra un esempio dell’andamento nel tempo dei valori di pressione venosa e di pressione del gas di lavoro. ;In figura 1 à ̈ rappresentato un esempio di apparato 10 per di trattamento ematico extracorporeo, comprendente un ossigenatore 11, provvisto al suo interno di una membrana -non rappresentata – del tipo a capillari cavi impermeabili al sangue e permeabili ai gas. L'ossigenatore presenta una prima apertura 12 per l’immissione di un flusso di sangue venoso proveniente da un paziente attraverso, per esempio, un primo catetere venoso centrale, sul quale à ̈ prevista una pompa peristaltica 13, una seconda apertura 14 per l’uscita del flusso di sangue verso il paziente, attraverso, per esempio, un secondo catetere venoso centrale, una porta d'ingresso 15 per un flusso di gas di lavoro, alimentato attraverso una linea di adduzione 16 e proveniente da un impianto di erogazione 17, e una porta di uscita 18 per l'espulsione del gas di lavoro di scarico che ha interagito con il sangue all'interno dell'ossigenatore. Il gas di lavoro, che può essere ossigeno o aria medicale, viene alimentato all’interno dei capillari cavi della membrana, mentre il sangue viene fatto fluire esternamente ad essi. In tal modo l'ossigeno contenuto nel gas di lavoro si diffonde attraverso i capillari stessi per arricchire il sangue venoso. Viceversa parte del diossido di carbonio, presente in alte concentrazioni nel sangue in entrata, si diffonde nel gas di lavoro, che viene poi espulso dall'ossigenatore attraverso la porta di uscita 18. Il flusso di sangue venoso esce dall'ossigenatore a un primo valore di pressione Pv, mentre il flusso di gas di lavoro à ̈ alimentato all’ossigenatore a un primo valore di pressione P1g. ;L'apparato 10 comprende inoltre un'unità di controllo 19 posta sulla linea di adduzione 16 del gas di lavoro e interposta tra l'impianto di erogazione 17 e l'ossigenatore 11. L’unità di controllo ha la funzione principale di provocare almeno un picco di pressione nel flusso di gas di lavoro alimentato all’ossigenatore, avendo cura però che il valore massimo P2gdel picco di pressione indotto nel gas di lavoro risulti inferiore a un valore di pressione di soglia, che può essere pari al valore della pressione del flusso di sangue venoso Pvall'interno o in uscita dall’ossigenatore, come mostrato in figura 4 o ad un valore costante assegnato prima del trattamento. Questo per evitare il passaggio di bolle d'aria, che potrebbero causare emboli, verso il ritorno del flusso di sangue al paziente. ;Per provocare il suddetto picco di pressione, l'unità di controllo à ̈ provvista di una elettrovalvola proporzionale 20 di intercettazione della linea di adduzione. L'elettrovalvola proporzionale può essere opportunamente pilotata per aumentarne e successivamente diminuirne l'apertura e la velocità di apertura in modo da provocare un rapido aumento seguito da una rapida diminuzione della portata istantanea del gas ai capillari e, conseguentemente, il picco di pressione nel flusso di gas di lavoro. ;L'elettrovalvola proporzionale 20 à ̈ pilotata mediante un'elettronica di controllo 21, prevista a bordo dell'unità di controllo. Essa comprende un microcontrollore 22 che ha la funzione di leggere il valore della pressione di soglia e aumentare e successivamente diminuire l'apertura dell’elettrovalvola proporzionale per provocare, a intervalli di tempo prestabiliti e/o programmabili, più picchi di pressione P2gnel flusso di gas di lavoro, mantenendo sempre il valore P2ginferiore al valore della pressione di soglia. Ciascun picco nel flusso di gas, e quindi il relativo aumento e successiva diminuzione di apertura dell’elettrovalvola, ha una durata inferiore a 3 secondi, preferibilmente a 0,5 secondi. I picchi di pressione possono essere indotti nel flusso di gas di lavoro a intervalli regolari, per esempio ogni 2 minuti, oppure ogni 6 minuti, ogni 10 minuti, ecc, oppure a intervalli variabili durante il trattamento. ;Il valore della pressione di soglia può essere assegnato ad un valore costante, ad esempio uguale o inferiore a 30 mmHg in un circuito extracorporeo venovenoso, oppure stabilito in retroazione sulla base del valore della pressione Pvdel flusso di sangue venoso rilevato all'interno o in uscita dall’ossigenatore. In questo secondo caso l'apparato comprende una linea di retroazione 23, tramite la quale il dispositivo di controllo 19 riceve in entrata, mediante una porta di interfacciamento 24 il valore istantaneo, rilevato con appositi sensori, della pressione Pvdel flusso di sangue venoso. La porta di interfacciamento può essere del tipo RS232. L'unità di controllo può essere provvista di mezzi di inserimento per consentire la programmazione delle tempistiche con le quali provocare i picchi di pressione e/o l'inserimento del valore di soglia quando necessario. ;Per aumentarne ulteriormente la sicurezza, l'apparato può anche essere provvisto di mezzi per mantenere all’interno dell’ossigenatore la pressione del flusso di sangue sempre ad un valore uguale o maggiore di 30mmHg in modo che sia sempre garantito il requisito per cui il valore della pressione del flusso di sangue sia maggiore del valore massimo di pressione del picco. ;A monte dell'elettrovalvola proporzionale, preferibilmente all’interno dell’unità di controllo, à ̈ previsto inoltre un orifizio limitatore di flusso 25, per effettuare, durante il trattamento, una prima limitazione della portata del flusso di gas di lavoro proveniente dal dispositivo di erogazione. L'elettrovalvola proporzionale può anche essere programmata, oltre che per provocare i picchi di pressione, anche per regolare la portata del flusso di gas di trattamento in uscita dal limitatore di flusso 25, per portarlo a un valore compatibile con il trattamento stesso, per esempio un valore compreso tra 0 e 30 litri per minuto. ;Per diminuire la formazione di vapore acqueo all’interno dei capillari, l’apparato può comprendere inoltre almeno un riscaldatore 26 configurato per portare la temperatura del gas di lavoro ad un valore prossimo o uguale al valore della temperatura del flusso di sangue venoso, compresa ad esempio tra i 35°C e i 37°C. Il gas di lavoro così riscaldato inoltre contribuisce a rimuovere la condensa che via via si forma a livello dei capillari. Vantaggiosamente tale riscaldatore à ̈ previsto a bordo dell'unità di controllo. ;La condensa rimossa dai lumi dei capillari cavi della membrana microporosa, grazie ai picchi di pressione positiva indotti nel flusso di gas di lavoro, si raccoglie per gravità alla base dell’ossigenatore e sempre per gravità viene da questo rimossa. Vantaggiosamente può essere predisposta una sacca di raccolta 27 in collegamento di fluido con la parte inferiore dell’ossigenatore stesso in cui si raccoglie la condensa. ;L’apparato può comprendere inoltre una linea di ritorno 28 e di una pompa di aspirazione 29 per prelevare almeno una portata di gas di lavoro in uscita dall’ossigenatore dopo aver interagito con il flusso di sangue e convogliarla all’interno dell’unità di controllo 19. L’unità di controllo à ̈ provvista, inoltre, di almeno un sensore 30 di rilevazione della concentrazione di biossido di carbonio nel gas di lavoro in entrata e in uscita dall’ossigenatore proveniente dalla linea di ritorno e di un’unità di calcolo 31 programmata per calcolare la quantità di biossido di carbonio estratta dal flusso di sangue che attraversa l’ossigenatore. La quantità di biossido di carbonio estratta à ̈ calcolata moltiplicando il valore della concentrazione di biossido di carbonio nel gas di lavoro in uscita dall’ossigenatore per il valore di portata del flusso del gas di lavoro; tale valore di portata à ̈ misurato per mezzo di un flussimetro 32 previsto nell'unità di controllo sulla linea di adduzione 16, a valle dell'elettrovalvola proporzionale 20. La pompa di aspirazione 29, che può essere una pompa a membrana, preleva una minima porzione di volume del gas di lavoro in uscita dall'ossigenatore; la portata ottimale à ̈ compresa tra 100-500 ml/min. Il sensore 30 di rilevazione della concentrazione di biossido di carbonio à ̈, per esempio, un sensore ad infrarossi. ;Vantaggiosamente al flussimetro 32 può essere associato un indicatore visivo 33 di flusso, che permette di vedere, dall'esterno dell'unità di controllo, se l'apparato à ̈ in funzione o meno. Quando la quantità di biossido di carbonio risulta essere insoddisfacente, ovvero al di sotto di un determinato valore, l'elettronica di controllo può essere programmata per indurre automaticamente un picco nel flusso di gas di lavoro, oppure aumentare la frequenza dei picchi. ;A valle del sensore 30 di rilevazione della concentrazione di biossido di carbonio nel gas di lavoro può essere prevista una pompa di aspirazione 34 del gas. ;L'unità di controllo può inoltre comprendere un display 35, per esempio del tipo LCD, per visualizzare i parametri misurati, cioà ̈ la quantità di biossido di carbonio rimossa dal sangue e il valore di portata del flusso di gas di lavoro in ingresso all'ossigenatore, mediante indicatori o grafici. Vantaggiosamente il display à ̈ del tipo touch screen per consentire l'inserimento del valore di pressione di soglia, quando necessario, e la programmazione delle tempistiche con le quali si succedono i picchi di pressione. In alternativa o in aggiunta l'unità di controllo può essere collegata ad un personal computer -non mostrato per l’esportazione dei dati misurati e per la sua programmazione; inoltre può essere prevista una porta USB 36 per la connessione con dispositivi esterni. ;In definitiva quindi l'elettronica di controllo 21 ha il compito di supervisionare tutti i componenti del sistema, leggere il valore della pressione di soglia, pilotare l'elettrovalvola proporzionale per provocare i picchi di pressione, dettare le tempistiche con le quali provocare i picchi di pressione e della misura di concentrazione di biossido di carbonio nel flusso di gas di lavoro in uscita, effettuare i calcoli necessari per ottenere la quantità di biossido di carbonio rimosso dal sangue e pilotare l'eventuale display o esportare i dati misurati. Inoltre l’elettronica di controllo 21 può essere provvista di una scheda di memoria 37 interna per la memorizzazione dei dati. ;Con i numeri 38 e 39 sono indicati dei sensori di temperatura, con i numeri da 40 a 43 dei sensori di pressione e con i numeri 44, 45 e 46 delle elettrovalvole a tre vie, che possono essere previsti a bordo dell’unità di controllo per il suo corretto funzionamento e il monitoraggio di parametri sensibili. ;L'apparato sopra descritto può essere utilizzato per effettuare il procedimento per la rimozione di condensa dai capillari della membrana microporosa dell'ossigenatore secondo l'invenzione. ;In effetti tale procedimento prevede le fasi di: alimentare un flusso di gas di lavoro all'ossigenatore, a un primo valore di pressione P1g, per la rimozione dal sangue dell’anidride carbonica e/o per la relativa ossigenazione; ;assegnare un valore costante a, o rilevare, il valore della pressione Pvdel flusso di sangue venoso; ;provocare almeno un picco P2gdi pressione nel flusso di gas di lavoro che alimenta l’ossigenatore, avendo cura di rispettare la condizione P1g< P2g< Pv. ;Il picco di pressione P2gà ̈ ottenuto aumentando e successivamente diminuendo la portata istantanea del flusso di gas. ;Secondo il procedimento, la pressione Pvdel flusso di sangue venoso à ̈ ottenuto rilevando il valore istantaneo della pressione del flusso di sangue venoso nell’ossigenatore, oppure à ̈ un valore di soglia costante assegnato a valle dell'ossigenatore; ad esempio tale valore di soglia può essere mantenuto inferiore o di preferenza uguale a 30 mmHg in un circuito extracorporeo veno-venoso. ;In un altro aspetto del procedimento il picco di portata che causa un picco di pressione P2gconsiste in un aumento della pressione di almeno il doppio rispetto al primo valore di pressione P1gseguito da una diminuzione della pressione, che si riporta al primo valore di pressione P1g; l’aumento e la diminuzione di pressione avvengono in un lasso di tempo inferiore a 3 secondi, di preferenza inferiore a 0,5 secondi. ;Preferibilmente la fase di provocare almeno un picco P2gdi pressione nel flusso di gas di lavoro à ̈ attuata in retroazione in base al valore della pressione del flusso di sangue venoso rilevato. ;Vantaggiosamente, poi, la fase di provocare almeno un picco P2gdi pressione nel flusso di gas di lavoro à ̈ attuata ad intervalli regolari di tempo durante il trattamento ematico extracorporeo. ;Inoltre, quando necessario, anteriormente alla fase di alimentare un flusso di gas di lavoro all'ossigenatore, a un primo valore di pressione P1g, à ̈ prevista l’ulteriore fase di aumentare la temperatura del gas di lavoro ad un valore prossimo o uguale al valore della temperatura del flusso di sangue venoso; di preferenza tale valore sarà compreso tra 35°C e 37°C. ;Infine il procedimento può comprendente le ulteriori fasi di: ;rilevare la concentrazione di biossido di carbonio nel flusso di gas di lavoro in uscita dal, ed eventualmente in ingresso all’ossigenatore, e calcolare la quantità di biossido di carbonio estratta dal flusso di sangue che attraversa l’ossigenatore in base ai valori di concentrazione rilevati alla fase precedente, moltiplicati per i corrispondenti valori della portata del flusso del gas di lavoro. ;Di preferenza il calcolo della quantità di biossido di carbonio estratta dal flusso di sangue à ̈ ripetuta nel tempo per monitorare la quantità di biossido di carbonio estratta dal flusso di sangue durante tutto il trattamento ematico. ;Inoltre quando la suddetta quantità dovesse risultare insoddisfacente, à ̈ possibile intervenire inducendo un picco di portata e conseguentemente di pressione nel flusso di gas di lavoro, oppure aumentando la frequenza dei picchi, per spurgare il lume dei capillari cavi della membrana microporosa. *