ITBL970011A1 - Dispositivo di foratura per lenti autoportanti di occhiali. - Google Patents

Dispositivo di foratura per lenti autoportanti di occhiali. Download PDF

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Descrizione dell’ INVENZIONE INDUSTRIALE avente per titolo: “DISPOSITIVO DI FORATURA PER LENTI AUTOPORTANTI DI OCCHIALI”
La presente innovazione attiene ad un nuovo dispositivo particolarmente adatto ad eseguire i fori o le lavorazioni periferiche delle lenti autoportanti, del tipo destinato a formare occhiali senza cerchielli o archi di montatura, essendo le stesse lenti unite tra loro ed alle astine per mezzo di un elemento filiforme, avente anche la funzione di nasello, e di due elementi laterali aventi anche la funzione di cerniera.
Caratteristica innovativa del trovato è quella di consentire la formazione della lente autoportante e la sua foratura, copiando direttamente dalla lente campione, la quale viene disposta su apposito supporto, a contatto con un tastatore, mentre la lente da lavorare viene disposta su altro supporto, avente interasse identico all’interasse esistente tra tastatore ed utensile di taglio o foratura, ed essendo entrambi i supporti applicati ad un carrello che consente ad entrambe le lenti una identica traslazione lineare, una identica inclinazione e una identica rotazione, in relazione al loro raggio ottico.
Rispetto al tradizionale tipo di occhiale, formato da una coppia di astine incernierate ad un frontale metallico o di materiale plastico che sostiene e posiziona una coppia di lenti ottiche o protettive, si è recentemente diffusa una nuova tecnica di produzione di occhiali, basata sull’uso di elementi filiformi che vengono fissati alle stesse lenti, per sostenerle e posizionarle, avendo detti elementi anche la funzione di nasello centrale e di cerniera laterale, per l’associazione delle astine, eliminando quindi completamente i cerchielli ed i tradizionali frontali di occhiale.
Questa tecnica si è rapidamente divulgata, per evidenti vantaggi nella leggerezza dell’occhiale, oltre che per la riduzione sui tempi di lavorazione, sui costi dei materiali e sugli ingombri di magazzino e di spedizione.
Secondo questa nuova tecnica, il fabbricante fornisce all’ottico i suoi campioni di occhiale, formati da una coppia di lenti campione o neutre, associate ad un elemento filiforme centrale o nasello e a due elementi filiformi laterali o cerniere che, a loro volta, sono associabili alle astine, generalmente ma non sempre realizzate con lo stesso tipo di filo metallico.
Lo stesso fabbricante può fornire all’ottico adeguati quantitativi di elementi filiformi centrali e laterali, identici a quelli applicati ai diversi campioni di occhiale da esporre, diversificandosi i vari modelli solo per la forma delle lenti e/o, eventualmente, delle astine da applicare.
Per ogni modello di occhiale il fabbricante fornisce attualmente all’ottico anche una coppia di dime, dalle quali l’ottico copia le forme delle lenti e la posizione dei fori, entro cui applicare le estremità degli elementi filiformi centrale e laterali che possono essere comuni ai vari modelli di occhiale.
Secondo questa tecnica, per altro ormai già affermata, quando il cliente ha scelto il suo modello di occhiale, l’ottico utilizza le dime corrispondenti alle lenti prescelte, per applicarle ad un normale pantografo e copiarne la forma e la posizione dei fori sulle lenti da applicare agli occhiali del cliente.
Dette lenti vengono quindi associate ad un elemento centrale e a due elementi laterali, oltre che con le astine, per formare l’occhiale voluto dal cliente.
Pur tra gli innumerevoli vantaggi di questa nuova tecnica, rispetto al tradizionale uso di occhiali con frontale per il sostegno delle lenti, l'impiego dei tradizionali pantografi comporta comunque alcuni inconvenienti che limitano il lavoro dell’ottico e lo condizionano alla sua perizia, per un livello qualitativo degli occhiali cosi realizzati.
Il pantografo infatti lavora notoriamente bene su due piani, non consentendo lavorazioni radiali alla superficie sferica della lente, ne in fase di taglio della sua forma, ne in fase di foratura. Ne consegue che il profilo delle lenti viene tagliato perpendicolarmente al loro piano di appoggio, anziché in modo radiale alla sua superficie, determinando inutili ingombri, particolarmente su lenti di grosso spessore.
Peggio ancora, i fori sulle lenti, destinati ad alloggiare le estremità di aggancio degli elementi filiformi centrali e laterali, non possono attualmente essere realizzati in modo radiale alla superficie sferica della lente, proprio per le caratteristiche solo bidimensionali del pantografo, e sono pertanto attualmente realizzati in modo perpendicolare al loro piano di appoggio. Ne consegue che le estremità degli elementi filiformi da applicare a detti fori dovranno essere empiricamente adattati, oppure si dovranno eseguire sulle lenti dei fori maggiorati, i quali poi creano problemi di stabilità in fase di assemblaggio.
Scopo della presente innovazione è quello di realizzare un dispositivo che perfezioni la tecnica sopra descritta, consentendo la realizzazione di occhiali del tipo citato e le cui lenti possano essere lavorate sia radialmente che parallelamente all’asse ottico, nel taglio della loro forma e, specialmente, nella realizzazione dei loro fori o scanalature di passaggio e guida delle estremità degli elementi filiformi di nasello e di cerniera.
Altro scopo del trovato è quello di eliminare l’uso di dime, potendo realizzare le lenti da applicare agli occhiali, copiando direttamente anche le lenti campione.
Ulteriore scopo dell’ innovazione è quello di eliminare ogni adattamento e deformazione manuale degli elementi filiformi di unione centrale e laterale, realizzando fori e profili perfettamente inclinati e dimensionati, per conseguire occhiali perfettamente stabili e sicuri, senza manomissione degli elementi da associare alle lenti.
Ennesimo scopo del dispositivo è quello di non doversi aggiungere ai dispositivi già in dotazione dell’ottico, in quanto in grado di svolgere comunque anche le tradizionali funzioni del tradizionale pantografo, sostituendolo completamente anche per lavorare normali lenti di tipo tradizionale, potendo realizzare profili e fori di lenti disposti perpendicolarmente al piano di appoggio,· oltre che eseguire anche bisellature di lenti che siano destinate ad essere alloggiate in tradizionali frontali a cerchiello intero o con una parte in filo di nylon, copiando lenti campioni o dime disponibili..
Questi ed altri scopi sono in effetti perfettamente conseguiti con il trovato in oggetto, come si desume dalla seguente descrizione di una sua forma costruttiva, puramente indicativa e non limitativa, illustrata anche con l’ausilio di n. 4 figure schematiche, riprodotte nelle due tavole allegate e delle quali:
- la fig. 1 di tav. 1 rappresenta una vista verticale anteriore del dispositivo in esame, nelle sue parti essenziali;
- la fig. 2 di tav. 1 rappresenta una vista in pianta del carrello mobile sul quale sono disposti i supporti per fissare la lente campione e la lente da lavorare;
- la fig. 3 di tav. 2 rappresenta una vista laterale dello stesso dispositivo di fig. 1, secondo il piano di sezione IΙ - IΙ, essendo rappresentato con il supporto delle lenti disposto in posizione verticale;
- la fig. 4 di tav. 2 rappresenta una vista analoga a quella di fig. 3, essendo rappresentata con il supporto delle lenti in posizione inclinata.
In tutte le figure gli stessi particolari sono rappresentati, o si intendono rappresentati, con Io stesso numero di riferimento.
Un telaio A è formato da una base 1, da due pareti laterali 2 - 3 e da una parte superiore 4 preferenzialmente di larghezza ridotta rispetto alla base 1.
Solidale alla parte superiore 4, un supporto 5 sostiene un tastatore 6 che vi è fissato per mezzo di una vite 7 o altro noto sistema di bloccaggio.
Sempre solidale alla parete superiore 4, una colonna 8 sostiene un trapano verticale 9 o altro motoroduttore dotato di punta o utensile 10, potendo traslare verticalmente sulle guide 11, azionato dalla manopola 12 o altro noto sistema di comando per traslazione sulla colonna 8.
Un carrello B, di sostegno e movimentazione della lente campione C e della lente da lavorare L, è costituito da una coppia di guide trasversali 21 e 22 unite e rese parallele tra loro dalle piastre di testa 23 e 24, essendo la piastra 23 associabile alla flangia 25 di un cannotto 26, mentre la piastra 24 è associabile alla flangia 27 di un cannotto 28.
A loro volta, i cannotti 26 e 28 sono alloggiabili entro apposite asole 29 ricavate sulle pareti verticali 2 e 3 del telaio A, per poter disporre l’intero carrello B entro il vano dello stesso telaio A e consentirne una traslazione verticale, in rapporto al raggio delle lenti, oltre che una inclinazione angolare sugli stessi cannotti 26 e 28.
Per la regolazione di tale movimento di inclinazione del carrello B, il manicotto 28 è dotato di un piolino 30 che va in battuta sui riscontri 31 e 32, fissati sulla parete 3, per determinare l’angolo massimo di rotazione dello stesso carrello B, mentre il manicotto 28 è pure dotato di un volantino 33, atto a bloccare il carrello B in una qualsiasi posizione, entro il suo limite di inclinazione sopra citato.
Sulle guide 21 e 22 del carrello B è applicato il corpo di sostegno 40 che vi può traslare assialmente, con possibilità di bloccaggio in una posizione qualsiasi, per mezzo del volantino 41.
Detto corpo di sostegno 40 è dotato di una coppia di alberi verticali folli 42 e 43 all’estremità dei quali sono disposti due funghi o cupole 44 e 45 adatti per sostenere rispettivamente la lente campione C e la lente da lavorare L.
Caratteristica di queste due cupole 44 e 45, quindi degli alberi 42 e 43 che li sostengono, è quella di avere un interasse identico all’interasse esistente tra tastatore 6 e utensile di lavorazione 10. Tale interasse è evidenziato anche dal fatto che i centri di dette cupole 44 e 45 sono adeguatamente tracciati, per potervi centrare il fuoco delle lenti C ed L da applicare.
Ogni albero 42 e 43 è poi reso solidale con un disco 46 e 47 atto ad essere impugnato dall’operatore per poter far ruotare le stesse cupole 44 e 45, con le rispettive lenti C ed L.
In particolare il disco 46 presenta la circonferenza graduata a goniometro, per l’esatta posizionatura della lente campione C. In questo modo, oltre che con il fuoco disponibile sul centro del fungo 44, si ha la centratura della lente C anche con un suo voluto allineamento degli assi, rispetto alla graduazione angolare dello stesso disco o manopola 46.
Analogamente, anche il disco 47 può essere parimenti graduato, disponendo comunque gli assi in paralello con i corrispondenti valori del goniometro del disco 46.
Gli stessi alberi 42 e 43, che sostengono i funghi 44 e 45 e i dischi 46 e 47, sono pure calettati o comunque solidalmente uniti rispettivamente alle corone dentate 48 e 49 alle quali è applicata una cinghia dentata 50 che trasmette il movimento rotatorio tra i due funghi 44 e 45.
I dispositivo in oggetto è completato dalla presenza di elementi di bloccaggio delle lenti C ed L ai rispettivi funghi 44 e 45. Tali elementi non vengono rappresentati, per comodità grafica. Tuttavia esso possono essere costituiti ad esempio da un sistema di fissaggio a vuoto, per mezzo di una pompa da vuoto che sia collegata con l’estremità dei funghi 44 e 45, oppure da un braccio a bloccaggio meccanico o pneumatico, agente al centro delle lenti C e L, sempre secondo una tecnica già usata e quindi ininfluente, ai fini della presente descrizione.
Descritte così le parti principali del dispositivo in oggetto, se ne riassume di seguito il suo funzionamento, anche per verificarne la rispondenza agli scopi specificati.
Quando il cliente ha scelto il modello di occhiale preferito, tra quelli a lenti autoportanti, l’ottico recupera le lenti campione C applicate al modello prescelto, o comunque uguali a quelle del modello prescelto e ne dispone una sul fungo 44, dopo averne identificato il fuoco ottico e le coordinate.
Provvede quindi al fissaggio della stessa lente C al suo fungo 44 allineando le coordinate della lente agli assi del goniometro ricavato sul disco 46.
Riscontrate le caratteristiche ottiche della lente L da applicare, l’ottico, dopo averne identificato il centro ottico e le coordinate assiali' della stessa lente L da lavorare, la pone sul fungo 45 e provvede quindi al suo bloccaggio con l’apposito dispositivo.
In questa fase di applicazione delle lenti C e L, l’utensile 10 sarà in posizione sollevata, mentre il tastatore 6 può essere già disposto in posizione operativa, toccando il bordo della lente campione C, ad esempio in corrispondenza di una coordinata assiale.
Si provvede quindi ad abbassare l’utensile 10, per mezzo della manopola 12, che provoca la traslazione verticale del trapano o motore 9 lungo le guide 11 , fino a portare lo stesso utensile 10 a contatto con la lente L da lavorare.
Per l’esatta copiatura della lente campione C, è importante che il diametro del trastatore 6 sia uguale al diametro dell’utensile 10, oltre che avere, come già indicato, un interasse identico all’interasse tra le lenti C e L.
Impugnando preferenzialmente il disco 46, l’ottico porta la lente C a contatto con il tastatore 6, che rimane fisso, e ne fa scorrere tutto il perimetro, ruotando gradualmente detta lente C sul suo perno 42, con conseguente traslazione longitudinale dell’intero blocco di supporto 40, lungo le guide 21 e 22, ma anche con traslazione in senso trasversale e con rotazione o. inclinazione variabile dell’intero blocco 40, oltre che del carrello B, per mezzo dei suoi perni 26 e 28, come evidenziato anche in fig. 4.
Poiché i movimenti dei due funghi 44 e 45 sono tra loro coordinati, per il fatto di essere disposti su di un unico blocco di supporto 40, oltre che per il fatto di essere collegati dalla cinghia dentata 50, é evidente che la traslazione della lente campione C sul tastatore 6 provoca il taglio della lente L, per mezzo dell’utensile 10, con un profilo identico a quello della lente C.
La combinazione del movimento rotatorio dei funghi 44 e 45, con il movimento assiale lungo le guide 21 e 22, oltre che con il movimento di oscillazione sui perni 26 e 28, attuata disponendo il tastatore 6 e l’utensile 10 sulla coordinata ortogonale all’asse delle guide 21 - 22, determina la realizzazione di lenti aventi il loro profilo tagliato in senso radiale, rispetto alla loro superficie sferica, secondo uno degli scopi proposti.
La stessa combinazione di movimenti, attuata con il tastatore 6 e l’utensile 10 disposti sulla coordinata assiale alle guide 21 - 22, determina la realizzazione di lenti aventi il profilo tagliato in senso verticale o ortogonale al loro piano di appoggio.
Con lo stesso dispositivo in esame si riesce quindi a tagliare le lenti con profilo in forma verticale, tradizionale, oppure con innovativo taglio radiale, senza necessità, per l’ottico, di avere in laboratorio due diverse apparecchiature.
La lente campione fornita dal produttore di occhiali è dotata anche dei fori che sono necessari per l’applicazione degli elementi filiformi centrali di nasello e laterali di incemieramento.
A questo punto, l’ottico sostituisce l’utensile 10 con una punta avente diametro uguale a quello noto del foro o dei fori da eseguire, così come sostituisce il tastatore 6, con altro tastatore avente diametro corrispondente a quello da identificare sulla lente campione C e quindi identico al diametro del nuovo utensile 10.
Ruotando il piatto 46 e spostando l’intero blocco 40, oltre che inclinandolo con la rotazione del carrello B sui perni 26 e 28, si porta la lente campione C in posizione tale che il nuovo tastatore 6 possa allinearsi al foro CI da copiare. In questo modo anche il nuovo utensile 10 si porta sul punto della lente in lavorazione che deve essere forato. É quindi sufficiente abbassare l’utensile 10, azionando il volantino 12, per conseguire una foratura della lente che sia perfettamente radiale e corrispondente al foro CI della lente campione C. Si realizza così il principale degli scopi indicati, avendo la possibilità di eseguire forature di lenti che siano radiali alla loro superficie sferica, per il migliore alloggiamento degli elementi filiformi per nasello e cerniera.
Nel caso che una determinata montatura di occhiale preveda l’uso di elementi filiformi che si uniscono alle lenti non in modo radiale ma in modo perpendicolare al piano di appoggio, è sufficiente disporre la lente campione C in modo che il foro da copiare CI sia disposto sull’asse longitudinale del carrello B, cosi come l’utensile 10 che lo deve eseguire sulla lente in lavorazione L, per ottenere un foro ortogonale al piano di appoggio della stessa lente L.
L’oscillazione del carrello B è preferenzialmente delimitata dalla presenza del piolino 30 e dei riscontri 31 e 32, per evitare sue rotazioni eccessive sui perni 26 e 28. Lo stesso carrello B può essere bloccato in una qualsiasi posizione inclinata, agendo sul volantino di bloccaggio 33.
Le lenti autoportanti del tipo in esame, oltre che di fori passanti per il fissaggio delle estremità degli elementi di nasello e di cerniera, sono generalmente dotate anche di scansi perimetrali atti ad alloggiare spezzoni di nasello o di cerniera aventi la funzione di bloccaggio della lente assemblata. La perfetta esecuzione di tali scansi è altrettanto importante che l’esecuzione dei fori passanti, per assicurare la qualità dell’occhiale.
Per l’esecuzione di tali scansi, ad esempio C2, è possibile il blocco dell’ inclinazione delle lenti C e L, per mezzo del citato volantino 33, in modo da avere la voluta profondità di tale scanso.
É ancora possibile il blocco assiale del carrello B, per mezzo del volantino 41, al fine di assicurare la perfetta assialità di copiatura dello stesso scanso C2, cosi come è possibile evitare la rotazione della lente campione C e conseguentemente della lente in lavorazione L, con il blocco di uno dei due volantini 51 , sempre per la perfetta copiatura radiale degli scansi C2 e dei fori C 1.
Inoltre, la presenza dell’asola 29 consente di lavorare lenti aventi raggi di curvatura e sfericità diversi da quelli normali, essendo possibile aumentare o diminuire la distanza dei perni 26 e 28 dal piano di lavoro del tastatore 6 e dell’utensile 10.
Il dispositivo in oggetto si presta anche alla normale lavorazione dei bordi delle lenti per montature tradizionali, ad esempio per l’esecuzione di bisellature o gole di alloggiamento per fili di nylon, sempre agendo su di un tastatore 6 che rilevi il lavoro da eseguire e su di un utensile 10 che sia dotato di forma opportuna.
Lo stesso dispositivo in oggetto si presta naturalmente anche alla copiatura delle tradizionali dime, con opportune modifiche del fungo di supporto 44.
É inoltre possibile la realizzazione di solchi radiali sulla superficie delle lenti, eseguiti su copiatura dalla lente campione C, per alloggiamento delle estremità degli elementi filiformi di nasello e di cerniera, assicurando uniformità di spessore del solco. Allo stesso modo, con il presente dispositivo è possibile eseguire fregi e disegni personalizzati, oltre che copiare o eseguire nuove forme di fantasia delle lenti da applicare agli occhiali, pur potendo assicurando la radialità della lavorazione e dell’esecuzione dei fori di fissaggio.
Naturalmente la soluzione costruttiva proposta è da intendersi, come già specificato, puramente indicativa e non limitativa. É possibile ad esempio eseguire un dispositivo analogo, applicando al tastatore 6 ed al supporto 44 della lente campione C, una serie di utensili 10 e di supporti 45 per la lavorazione multipla di più lenti L, cosi come è possibile sostituire la trasmissione a cinghia dentata 50 con altri tipi di trasmissione del movimento rotatorio della manopola 46 alla manopola 47. É ancora possibile sostituire la coppia di guide 21 e 22 ad esempio con una unica guida a sezione quadra o poligonale, così come è possibile un diverso comando dell’utensile 10.
Queste ed altre analoghe modifiche o adattamenti, si intendono comunque rientranti nell 'originalità del trovato che si vuole proteggere.

Claims (1)

  1. RIVENDICAZIONI. 1.- Dispositivo di foratura per lenti autoportanti di occhiali, caratterizzato dal fatto di poter consentire la lavorazione della lente L copiando direttamente dalla lente campione C, la quale viene posta su apposito supporto 44, per poter presentare il suo bordo e i suoi punti da copiare ad un tastatore 6, potendo ruotare sul suo asse ottico, oltre che potendo traslare assialmente e radialmente su di un carrello B, il quale sostiene parimenti, con un supporto 45, la lente da lavorare L, obbligandola a seguire la stessa traiettoria della lente campione C, rispetto ad un utensile 10 che ne lavora il bordo ed i punti di foratura, di scanso o di solcatura, in relazione al movimento tridimensionale che l’operatore esegue con la lente campione C sul tastatore 6; 2.- Dispositivo di foratura per lenti autoportanti di occhiali, come alla rivendicazione 1 , caratterizzato dal fatto di essere costituito da un telaio A con pareti 2 e 3 e parte superiore 4, sulla quale sono fissati un tastatore 6 ed un utensile di taglio 10, essendo le pareti 2 e 3 destinate a sostenere un carrello B di sostegno e posizionatura della lente campione C e della lente da lavorare L; 3.- Dispositivo di foratura per lenti autoportanti di occhiali, come alle rivendicazioni 1 e 2, caratterizzato dal fatto che un carrello B di sostegno delle lenti C e L, è costituito da guide 21 - 22, solidali ad una coppia di piastre di testa 23 - 24, le quali sono applicabili a delle contrapposte flange 25 - 27 che, a loro volta, sono fissate a dei cannotti 26 - 28 , per il loro sostegno e fissaggio amovibile alle pareti 2 e 3 del telaio A, in modo da consentire una rotazione limitata e regolabile dello stesso carrello B sull’asse degli stessi cannotti 26 - 28; 4.- Dispositivo di foratura per lenti autoportanti, come alla rivendicazione 3, caratterizzato dal fatto che l’oscillazione del carrello B è regolabile e bloccabile in ogni punto prestabilito, agendo sul volantino di bloccaggio 33; 5.- Dispositivo di foratura per lenti autoportanti di occhiali, come alle rivendicazioni da 1 a 4, caratterizzato dal fatto che sulle guide 21 -22 del carrello B è scorrevole un blocco di sostegno 40 che può essere fermato alle stesse guide per mezzo di un volantino 41; 6.- Dispositivo di foratura per lenti autoportanti di occhiali, come alla rivendicazione 5, caratterizzato dal fatto che il blocco di sostegno 40 è munito di una coppia di alberi folli 42 e 43, sui quali sono applicati dei funghi 44 e 45 per l’appoggio, il centraggio e bloccaggio rispettivamente della lente campione C e della lente da lavorare L, avendo detti alberi 42 e 43 un interasse identico all’interasse esistente tra il tastatore 6 e l’utensile 10, che sono fissati al telaio A; 7.- Dispositivo di foratura per lenti autoportanti di occhiali, come alle rivendicazioni 5 e 6, caratterizzato dal fatto che gli alberi 42 e 43 sono tra loro associati da una coppia di corone dentate 48 - 49, solidali ai rispettivi alberi 42 e 43, alle quali corone è applicata una cinghia dentata 50, per la trasmissione del movimento rotatorio, essendo almeno uno degli alberi 42 e 43 bloccabile da un volantino 51 che ne può impedire la rotazione. 8.- Dispositivo di foratura per lenti autoportanti di occhiali, come alle rivendicazioni da 5 a 7, caratterizzato dal fatto che su ogni albero 42 e 43 è solidalmente applicato un disco 46 e 47, essendo almeno il disco 46 dotato di riscontri goniometrici, per il centraggio delle lenti campione C e da lavorare L, con i necessari allineamenti assiali, in particolare della lente campione C; 9.- Dispositivo di foratura per lenti autoportanti di occhiali, come alle rivendicazioni da 1 a 8, caratterizzato dal fatto che i perni 26 e 28 del carrello B, di sostegno delle lenti C e L, sono alloggiati entro una sede asolata 29, per consentire il posizionamento dello stesso carrello B alla giusta posizione, rispetto al piano di lavoro dell’utensile 10 e del tastatore 6, in relazione al diverso raggio di sfericità della lente da lavorare; 10.- Dispositivo di foratura per lenti autoportanti di occhiali, come alle rivendicazioni da 1 a 9, caratterizzato dal fatto di poter tastare la lente campione C o la relativa dima, disponendo il tastatore 6 su di un asse trasversale del carrelloB, per impegnare l’utensile 10 ad eseguire lavorazioni radiali alla superficie della lente L, mentre, disponendo il tastatore 6 sull’asse longitudinale del carrello B, si impegna l’utensile 10 ad eseguire lavorazioni ortogonali al piano di appoggio della lente L.
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