IT202100021623A1 - Dispositivo per ammortizzare urti sui caschi e relativo casco - Google Patents

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IT202100021623A1
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fluid
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Martino Colonna
Mariafederica Parisi
Fauci Giuseppe La
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Univ Bologna Alma Mater Studiorum
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Description

Descrizione del trovato avente per titolo:
"DISPOSITIVO PER AMMORTIZZARE URTI SUI CASCHI E RELATIVO CASCO"
CAMPO DI APPLICAZIONE
Il presente trovato si riferisce ad un dispositivo per ammortizzare urti sui caschi e ad un casco dotato di tale dispositivo.
In particolare, il dispositivo per ammortizzare urti ? destinato ad essere collocato all? interno della struttura del casco, quest?ultimo essendo di tipo qualsiasi, ad esempio un casco per motociclista, per attivit? sportive, da cantiere o similari.
STATO DELLA TECNICA
? noto che gli urti pi? pericolosi per il capo di un motociclista, ad esempio, sono quelli tangenziali in quanto provocano una accelerazione rotazionale che a sua volta pu? causare diversi danni alla testa o al cervello.
Per proteggere meglio da questo tempo di impatti, sono stati sviluppati dei dispositivi di ammortizzazione degli urti configurati per avere una parte che si muove con la testa associata ad una seconda parte che ? collegata al casco stesso.
Ad esempio, EP2896308A1 mostra un tale dispositivo comprendente due calotte concentriche di cui una solida con la testa e una solidale con il guscio esterno del casco, in modo da sfruttare la rotazione libera delle due calotte. Questo sistema non assorbe ne dissipa energia perch? le due calotte sono tenute insieme da sottili materiali elastomerici che sono in grado solo di posticipare il momento in cui l?accelerazione arriva al cervello ma non di assorbire quantit? significative di energia.
Per migliorare l ammortizzazione dovuta a questi dispositivi, sono stati sviluppati dispositivi che usano fluidi non newtoniani miscelati con schiume polimeriche, i fluidi non newtoniani avendo lo scopo di dissipare l?energia degli impatti. Questi materiali, grazie al loro comportamento che dipende dalla velocit? della sollecitazione, sono in grado di permettere un?efficace azione di assorbimento degli impatti, in particolare di quelli a compressione perpendicolare.
US7381460B2 descrive un esempio di schiuma contenente materiali non newtoniani, in particolare un silicone borurato. Tale materiale per? non ? efficace nella dissipazione degli sforzi a taglio perch? le celle delle schiume espanse lavorano in modo efficace a compressione, ma non a trazione o a taglio.
Pi? recentemente, i caschi sono composti di una parte, o liner, interna volta ad essere poggiata sulla testa ed una parte, o liner, esterna che avvolge la parte interna senza esservi fissata. Diversi produttori di caschi hanno sviluppati dei dispositivi basati su schiume polimeriche configurati per connettere tra loro le parti interna ed esterna dei caschi, al fine di diminuire le accelerazioni rotazionali.
Ad esempio, US6658671B1 mostra un casco dotato di uno strato di fluido interposto tra parte interna e parte esterna che permette di evitare l?attrito sull?asfalto in caso di caduta, ma anche la libera rotazione delle due parti l?una rispetto all?altra
US202 1076769 Al descrive dispositivo sistema di dissipazione degli impatti per un casco da cantiere in cui gli impatti sono dissipati attraverso un fluido che si muove tra delle camere stagne, poste tra un supporto per la testa ed un guscio esterno, attraverso dei passaggi predefmiti. Il fluido ? designato come polidimetilsilossano o acqua.
US2020281299A1 descrive un casco la cui parte interna, a contatto con la testa, ? composta da una moltitudine di celle flessibili interconnesse che in caso di impatto si comprimono e trasferiscono reciprocamente un non specificato fluido.
US2020221807A1 descrive un casco da football americano che usa uno strato di fluido non newtoniano incapsulato e posizionato tra un guscio rigido ed uno strato interno.
Un inconveniente dei dispositivi noti ? che non sono in grado di assorbire e dissipare l?energia dell?impatto, in particolare di impatti tangenziali (ma non solo). Ci? pu? essere dovuto alla conformazione piatta e sottile dello strato di liquido presente nel casco.
Un altro inconveniente ? che i dispositivi noti non sono reversibili, ossia non tornano nella loro forma originale dopo aver assorbito un impatto.
Esiste pertanto la necessit? di perfezionare un dispositivo per ammortizzare impatti per caschi che possa superare almeno uno degli inconvenienti della tecnica.
Per fare ci? ? necessario risolvere il problema tecnico di realizzare un dispositivo per ammortizzare impatti che sia in grado di evitare efficacemente le accelerazioni rotazionali della testa.
In particolare, uno scopo del presente trovato ? quello di realizzare un dispositivo per ammortizzare impatti in grado di assorbire e dissipare efficacemente gli impatti in qualsiasi direzione, in particolare quelli tangenziali.
Un altro scopo del presente trovato ? quello di realizzare un dispositivo che possa essere installato nei caschi gi? esistenti oppure nei caschi nuovi.
Per ovviare agli inconvenienti della tecnica nota e per ottenere questi ed ulteriori scopi e vantaggi, la Richiedente ha studiato, sperimentato e realizzato il presente trovato.
ESPOSIZIONE DEL TROVATO
Il presente trovato ? espresso e caratterizzato nella rivendicazione indipendente. Le rivendicazioni dipendenti espongono altre caratteristiche del presente trovato o varianti dell?idea di soluzione principale.
In accordo con i suddetti scopi e per risolvere il suddetto problema tecnico in modo nuovo ed originale, ottenendo anche notevoli vantaggi rispetto allo stato della tecnica anteriore, un dispositivo secondo il presente trovato per ammortizzare urti comprende un contenitore chiuso ermeticamente e riempito con un fluido di ammortizzazione ed un elemento di interferenza parzialmente inserito al'inteno del contenitore in modo mobile in modo che una sua testa sia immersa nel fluido di ammortizzazione. Il contenitore ? configurato per essere fissato ad uno tra la parte interna e la parte esterna del casco, mentre l?elemento di interferenza ? configurato per essere fissato all?altro tra la parte interna e la parte esterna del casco. In tal modo la parte dell?elemento di interferenza posta all?interno del contenitore, ossia immersa nel fluido di ammortizzazione, interferisce con esso e genera sforzi a taglio e a compressione in qualsiasi direzione si sposti, sia perpendicolarmente al contenitore che tangenzialmente.
Quando l?elemento di interferenza si sposta, il suo movimento, a prescindere dalla sua direzione, ? smorzato dal fluido di ammortizzazione, che assorbe parte dell?energia dovuta allo spostamento dell?elemento di interferenza ossia dell? impatto subito. Il fluido di ammortizzazione pu? essere newtoniano oppure non newtoniano, essendo quest? ultima alternativa preferita. In particolare il fluido di ammortizzazione non newtoniano pu? essere di tipo dilatante (anche detto shear thickening) o pseudoplastico (anche detto shear thinning). In accordo con forme di realizzazione, il contenitore comprende una parete elasticamente deformabile, e l?elemento di interferenza ? fatto passare attraverso tale parete elasticamente flessibile. Preferibilmente la parete elasticamente flessibile comprende una pluralit? di pieghe concentriche tra loro e con l?elemento di interferenza, preferibilmente esse sono circolari. Queste pieghe permettono all?elemento di interferenza di spostarsi sia tangenzialmente al contenitore, sia perpendicolarmente ad esso. Preferenzialmente l'elemento d'interferenza ? posizionato al centro della parete elasticamente deformabile.
In accordo con forme di realizzazione, il contenitore comprende un coperchio amovibile che include la parete elasticamente deformabile. Preferenzialmente, la testa dell?elemento di interferenza immersa nel fluido di ammortizzazione ha una dimensione laterale maggiore rispetto al resto dell?elemento di interferenza. In tal modo, la testa ? anche pi? larga del foro praticato nella parete del contenitore, impedendo la fuoriuscita dell?elemento di interferenza da contenitore tramite trazione. Vantaggiosamente, il dispositivo comprende anche un organo di bloccaggio inserito attorno all?elemento di interferenza all?esterno del contenitore ed atto a bloccare la posizione dell?elemento di interferenza rispetto alla parete del contenitore nella quale ? fatto passare.
In accordo con forme di realizzazione, il contenitore comprende una parete di fondo da cui si estende trasversalmente, preferibilmente perpendicolarmente, almeno una parete laterale a formare uno spazio interno per contenere il fluido non newtoniano. La parete flessibile ? vantaggiosamente parallela alla parete di base, in modo da consentire un pi? ampio movimento dell?elemento di interferenza.
La parete di fondo pu? essere piatta oppure curva o a cupola, in modo da sposare meglio la forma della parte interna di un casco. Nella forma curva o a cupola la convessit? della parete di fondo ? vantaggiosamente orientata verso l?interno del contenitore. Anche con la parete di fondo curva o a cupola ? preferibile che la parete flessibile sia comunque parallelo o sostanzialmente parallela alla parete di fondo, e perci? ? preferibile che anche la parete flessibile curva o a cupola, ma con convessit? orientata vantaggiosamente verso l?esterno del contenitore. In tal modo la parete flessibile, nella sua posizione di riposo, sposa meglio la forma della parte esterna del casco.
Secondo un aspetto, ? previsto anche un casco comprendente un componente interno, da appoggiare sulla testa di un utente, ed un componente esterno che avvolge il componente interno ed ? mobile rispetto ad esso, ed almeno un dispositivo per ammortizzare urti come sopra descritto. In particolare, il contenitore ? fissato ad uno tra il componente interno ed il componente esterno, e l?elemento di interferenza ? fissato all?altro tra il componente interno ed il componente esterno del casco.
ILLUSTRAZIONE DEI DISEGNI
Questi ed altri aspetti, caratteristiche e vantaggi del presente trovato appariranno chiari dalla seguente descrizione di forme di realizzazione, fomite a titolo esemplificativo, non limitativo, con riferimento agli annessi disegni in cui:
- la f?g. 1 ? una vista in assonometria del dispositivo per ammortizzare urti tangenziali, in una posizione di riposo;
- la fig. 2 ? una vista in sezione radiale del dispositivo della fig. 1 ;
- la fig. 3 ? una vista in pianta del dispositivo di fig. 1 in una configurazione deformata per via di un impatto;
- le fig. 4, 5 e 6 sono viste in sezione radiale del dispositivo di f?g. 1 in tre diverse configurazioni deformate per via di tre impatti diversi;
- le fig. 7a e 7b sono viste laterali di un componente del dispositivo di fig. 1 secondo forme di realizzazione qui
- la fig. 8 ? una vista in sezione laterale di un casco dotato di una pluralit? di dispositivi di cui alla fig. 1;
- la fig. 9 ? una vista in assonometria parzialmente in sezione del casco di fig. 8;
- la fig. 10 ? una vista in sezione radiale del dispositivo per ammortizzare urti tangenziali secondo una variante realizzativa, in una posizione di riposo;
- la fig. 11 ? una vista in sezione laterale di un casco dotato di una pluralit? di dispositivi di cui alla fig. 10; e
- le fig. 12 e 13 sono grafici che rappresentano risultati di due test di ammortizzazione di urti con il dispositivo di fig. 1.
Si precisa che nella presente descrizione la fraseologia e la terminologia utilizzata, come ad esempio i termini orizzontale, verticale, anteriore, posteriore, alto, basso, interno ed esterno, con le loro declinazioni, hanno la sola funzione di illustrare meglio il presente trovato con riferimento alle figure dei disegni allegati e non devono essere in alcun modo utilizzati per limitare la portata del trovato stesso, o l?ambito di protezione definito dalle rivendicazioni allegate.
Inoltre, le persone esperte del ramo, riconosceranno che certe dimensioni, o caratteristiche, nelle figure possono essere state ingrandite, deformate, o mostrate in un modo non convenzionale, o non proporzionale per fornire una versione di pi? facile comprensione del presente trovato. Quando nella descrizione che segue sono specificati dimensioni e/o valori, le dimensioni e/o i valori sono fomiti solamente per scopi illustrativi e non devono intendersi limitativi dell?ambito di protezione del presente trovato, a meno che tali dimensioni e/o i valori siano presenti nelle rivendicazioni allegate.
Per facilitare la comprensione, numeri di riferimento identici sono stati utilizzati, ove possibile, per identificare elementi comuni identici nelle figure. Va inteso che elementi e caratteristiche di una forma di realizzazione possono essere convenientemente combinati o incorporati in altre forme di realizzazione senza ulteriori precisazioni.
DESCRIZIONE DI ALCUNE FORME DI REALIZZAZIONE
Con riferimento alla figura 1, un dispositivo 10 secondo il presente trovato, per ammortizzare urti, comprende un contenitore 11 chiuso da un coperchio 12, che ne forma una parete, ed un fluido di ammortizzazione 13 all? interno del contenitore 11. Il fluido di ammortizzazione 13 pu? essere del tipo newtoniano, ma preferibilmente ? del tipo non newtoniano, ossia la cui viscosit? varia a seconda della forza di taglio che gli ? applicata. Il fluido di ammortizzazione nella sua versione non newtoniana pu? essere di tipo qualsiasi, dilatante oppure pseudoplastico.
Il dispositivo 10 comprende anche un?asta 14 inserita attraverso il coperchio 12 in modo da avere una sua testa 15 collocata all? interno del contenitore 11, immersa nel fluido di ammortizzazione 13 (f?g. 2). Ovviamente l?asta 14 ? inserita a tenuta, quindi in un foro passante 16 praticato nel coperchio 12 e di diametro uguale al diametro dell?asta 14. Vantaggiosamente, la testa 15 immersa ? conformata a dischetto in modo da aumentare la superficie di contatto con il fluido di ammortizzazione 13, e cos? ottimizzare gli effetti dell?ammortizzazione durante un impatto. Inoltre, avendo la testa 15 un diametro maggiore rispetto all?asta 14 stessa, e quindi maggiore anche del foro passante 16, non ? possibile estrarla 14 tirandola verso l?esterno del contenitore 11.
Per bloccare la posizione dell?asta 14 rispetto al coperchio 12 ? previsto anche un manicotto di bloccaggio 17 inserito attorno all?asta 14 ed esternamente al contenitore 11 , in modo che la porzione del coperchio 12 attorno al foro passante 16 risulta premuta tra la testa 15 dell?asta, sulla sua superficie intera, e dal manicotto di bloccaggio 17 sulla sua superficie esterna. Il manicotto di bloccaggio 17 pu? essere dotato di una filettatura interna atta a cooperare con una filettatura prevista sulla superficie esterna dell?asta 14, ad esempio.
Grazie all?asta 14, e soprattutto alla sua testa 15 immersa nel fluido di ammortizzazione 13 all? interno del contenitore 11, il fluido di ammortizzazione 13 ? in grado di assorbire anche l?energia di urti tangenziali rispetto al dispositivo 10 (fig. 3-6). Per ottenere questo risultato il coperchio deve essere elasticamente deformabile in modo da consentire lo spostamento dell?asta 14 nel fluido di ammortizzazione 13, e che l?asta 14 tomi automaticamente alla sua posizione di partenza quando l?urto ? finito.
In modo particolarmente vantaggioso il coperchio comprende una pluralit? di pieghe 18 concentriche tra loro e rispetto all?asta 14 (fig. 2). Tale configurazione del coperchio 12 permette all?asta 14 di spostarsi in qualsiasi direzione, non solo nel piano del coperchio 12 (fig. 4) ma anche al di fuori di esso (fig. 5 e 6), in modo da ammortizzare anche degli urti perpendicolari al dispositivo 10 stesso. Il dispositivo 10 ? anche in grado di ammortizzare urti misti, cio? urti che hanno sia una componente perpendicolare che una componente tangenziale, come illustrato in fig. 6.
Come si vede dalle fig. 3, 4 e 6 uno spostamento tangenziale dell?asta 14, ossia con una componente contenuta nel piano del coperchio 12, determina lo schiacciamento delle pieghe 18 nella zona a valle dello spostamento dell?asta 14 (tra di essa e la porzione di bordo esterno del coperchio da cui si avvicina) e la distensione delle pieghe 18 nella zona a monte.
Il coperchio 12 ? configurato per chiudere il contenitore 11 a tenuta per evitare ogni perdita di fluido di ammortizzazione. In particolare, il contenitore ? del tipo comprendente una parete di fondo 11A ed una parete laterale 11B che si estende perpendicolarmente dal bordo esterno della parete di fondo 11A. Dalla superficie esterna della parete laterale 11B si estendono perpendicolarmente due denti 11C circonferenziali paralleli tra loro.
Analogamente il coperchio 12 ha una parete di chiusura 12A, una parete laterale 12B che si estende perpendicolarmente dal bordo esterno della parete di chiusura 12A e due denti 12C circonferenziali che si estendono perpendicolarmente dalla superficie interna della parete laterale 12B. I denti 12C del coperchio 12 sono configurati per realizzare un accoppiamento di forma con i denti 11C del contenitore 11.
In corrispondenza del bordo esterno della parete di chiusura 12 A, il coperchio comprende anche una scanalatura circolare 12D praticata nella sua superficie interna e configurata per alloggiare il bordo libero della parete laterale 1A del contenitore 11, cos? realizzando la tenuta della chiusura.
Vantaggiosamente il coperchio 12 ? realizzato in un materiale elasticamente deformabile, ad esempio in silicone, in un elastomero termoplastico (ad esempio il poliuretano termoplastico TPU o polietilene termoplastico TPE), in un elastomero reticolato chimicamente (ad esempio una gomma vulcanizzata) o fisicamente (ad esempio un copolimero stirene-butadiene-stirene SBS o stirene-etilene-butilenestirene SBES).
Per aumentare l?ammortizzazione dovuta al liquido di ammortizzazione 13 ? possibile aumentare la superficie di contatto tra la testa 15 dell?asta 14 ed il liquido di ammortizzazione 13. A tale scopo sono rappresentate nelle figure 7a e 7b due varianti realizzative dell?asta 14 le cui teste 15 hanno una conformazione diversa.
In particolare, in una prima variante, la testa 15 ha una pluralit? di protuberanze 19 che sporgono dalla sua superficie di estremit? 20 (fig.
7a). Le protuberanze possono avere una forma qualsiasi, ad esempio quadrata, sferica, conica o piramidale con base a tre o quattro lati. In una seconda variante, la testa 15 si configura come due dischi 21 paralleli tra loro e reciprocamente distanziati in modo che il fluido di ammortizzazione 13 possa fluire tra di loro (fig. 7b). Queste due varianti possono essere combinate tra loro, prevedendo una testa 15 con i due dischi 21, e con la superficie di estremit? 20 coperta di protuberanze 19. Si pu? prevedere un solo disco 21 oppure pi? di due dischi 21 distanziati e paralleli tra loro, a seconda delle esigenze. Prevedere pi? dischi permette di aumentare ulteriormente la superficie di contatto con il fluido di ammortizzazione 13.
Nelle fig. 8 e 9 ? rappresentato un casco 30 dotato di una pluralit? di dispositivi 10 per ammortizzare urti come descritto sopra. Il casco 30 rappresentato ? del tipo per motociclista ma ? possibile prevedere altri tipi di casco, ad esempio per cantieri, per ciclisti o per altre attivit? sportive, dal momento che il casco 30 comprenda un componente interno 31 da appoggiare sulla testa di un utente ed un componente esterno 32 posto attorno al componente interno 3 1 in modo da avvolgerlo e mobile rispetto ad esso.
Come si vede dalle fig. 8 e 9 il dispositivo 10 ? previsto per essere posto tra i componenti interno 31 ed esterno 32 del casco 30 in modo da assorbire le accelerazioni subite dal componente esterno 32 rispetto a quello interno 31. Il contenitore 11 ? fissato alla superf?cie esterna del componente interno 31, ad esempio esso vi ? inserito in una corrispondente sede, mentre l?asta 14 ? fissata alla superficie interna del componente esterno 32. Pi? vantaggiosamente l?asta ? parzialmente inserita nel componente esterno 32 (fig. 8 e 9). Ovviamente ? possibile prevedere il contrario, ossia che il contenitore 11 sia fissato al componente esterno 32 e l?asta 14 al componente interno 31 del casco 30.
Un esempio di dispositivo 10 ha una forma circolare, come illustrato nelle figure, con un diametro compreso tra 2,5 e 3 cm per un?altezza compresa tra 0,4 e 1 cm, il che corrisponde ad un volume interno compreso tra 1,96 e 7,06 cm<3>. La corsa della testa 15 dell?asta 14 immersa nel fluido di ammortizzazione 13 e compre tra 10 e 15 mm.
Negli esempi precedentemente illustrati la parete di fondo 11 ed il coperchio 12, nella sua configurazione di riposo, sono piani. In figura 10 si rappresenta una variante realizzativa del dispositivo 10 per ammortizzare urti in cui la parete di fondo 11 A ? a forma di cupola con la convessit? rivolta verso l interno del contenitore 11. Anche il coperchio 12 ? a forma di cupola, ma con la convessit? rivolta verso l?esterno del contenitore 11. In tal modo la parete di fondo 11A ed il coperchio 12 hanno una forma tale da coincidere con la curvatura delle superfici, rispettivamente, del componente interno 31 del casco 30 e del componente esterno 32 del casco 30 come illustrato in fig. 11.
Nel caso in cui il contenitore 11 sia da connettere al componente esterno 32 ed il coperchio 12 sia da connettere al componente interno 31 del casco 30, le loro convessit? saranno adattate di conseguenza, ossia la convessit? della parete di fondo 11 A ? orientata verso l?esterno mentre la convessit? del coperchio 12 ? orientata verso l?interno del contenitore 11.
Si noti che le pareti di fondo 11A dei tre dispositivi 10 rappresentati hanno ciascuna un proprio raggio di curvatura o bombatura, in quanto le superf?ci del componente interno 31 ed esterno 32 hanno una curvatura diversa a seconda della posizione in cui essa ? misurata. Analogamente, i coperchi 12 dei tre dispositivi 10 raffigurati hanno curvature diverse tra loro ed adattate alla curvatura della superficie del componente esterno 32 laddove ciascun dispositivo 10 ? collocato.
Nella versione curvata o a cupola, il dispositivo 10 pu? avere una forma circolare e delle dimensioni uguali alla versione piatta precedentemente descritta.
Per valutare l efficacia del dispositivo 10, in particolare la sua capacit? di dissipare energia, sono state fatte delle prove ad impatto su un sistema di prova che simula il comportamento della sola componente a taglio del dispositivo 10. Il sistema di prova ? del tipo ?drop weight? e prevede di lasciar cadere una massa, detta massa impattante, su un?incudine dotata di un impattatore discoidale di diametro parti a 12,7 mm ed uno spessore pari a 2,6 mm. L?altra estremit? del'incudine ? conformata come la testa 15 dell?asta 14, o quanto meno per avere la stessa superficie di contatto con il fluido di ammortizzazione, ed ? inserita all? interno di una camera chiusa configurata in modo che tale estremit? dell?incudine abbia una corsa di 12,5 mm.
L? impattatore ? provvisto di una cella di carico per misurare la forza dell?impatto con la massa, la cui velocit? ? misurata mediante un dispositivo a laser di per s? noto.
Le prove si sono svolte usando una massa impattante di 1,3 kg, lasciata cadere da due altezze diverse di 100 mm e 200 mm, con energie risultante rispettivamente di 1,275 J e 2,550 J e velocit? finali della massa pari a 1,31 m/S e 1,98 m/s. Le prove sono state eseguite in tre configurazioni diverse: con la camera vuota, con la camera riempita con un liquido non newtoniano dilatante (shear thickening) e con la camera riempita con un liquido non newtoniano pseudoplastico (shear thinning). Il liquido dilatante utilizzato ? il poliborondimetilsilossano PBDMS, mentre il liquido pseudoplastico ? un elastomero siliconico generalmente utilizzato nei sistemi di dissipazione urti per il settore dei trasporti.
In fig. 12 sono rappresentate le forze dalla cella di carico in funzione del tempo nella prova in cui la massa impattante ? rilasciata da 100 mm di altezza. Si vede che senza alcun fluido nella camera, un picco di forza ? percepito immediatamente, cio? in meno di 5 ms, con una forza pari a circa 1 ,40 N. In presenza del fluido dilatante invece il picco di forza percepito ammonta a circa 0,25 N ed avviene tra 10 e 15 ms. Con il fluido pseudoplastico un picco di carico si fa sentire all??ncirca dopo 14 ms con una forza pari a circa 0,90 N, pi? elevato di quanto misurato con il fluido dilatante. Ci? indica che il fluido pseudoplastico assorbe una minore quantit? di energia rispetto al fluido dilatante.
In fig. 13 sono rappresentate le stesse forze ma misurate nella prova in cui la massa impattante ? rilasciata 200 mm di altezza, determinando quindi un impatto con maggiore forza.
Analogamente a quanto osservato nella prima prova, in assenza di fluido nella camera la forza dell?impatto ? sentita immediatamente (dopo circa 1,80 ms), il picco essendo misurato a quasi 2,5 N il che corrisponde praticamente a tutta l?energia acquisita dalla massa impattante. Con il fluido dilatante si osserva un andamento analogo a quanto osservato nella prima prova, fino a 7,65 ms dopodich? si verifica un picco di forza che sale a 1,1 N circa. Questo comportamento si spiega con il fatto che il tempo di 7,65 ms ? il tempo necessario all?incudine per percorrere i 12,5 mm di corsa nel fluido di ammortizzazione durante la quale l?energia dell?impatto ? assorbita. Il ?picco? osservato subito dopo corrisponde all?energia dell?impatto che non ? stata assorbita durante la corsa dell?incudine. Con il fluido pseudoplastico invece il comportamento ? analogo a quanto osservato nella prima prova , ossia si osserva un picco di forza minore rispetto alla camera vuota (1,5 N) in tempi pi? lunghi (10,80 ms).
Dai risultati di cui sopra si evince che il fluido dilatante permette un migliore assorbimento dell?energia rotazionale degli impatti rispetto al fluido pseudoplastico, che a sua volta permette di assorbire anch?esso parte dell?energia. Il fluido non newtoniano dilatante ? pertanto il fluido di ammortizzazione preferito per la presente invenzione.
Sulla base dei risultati di cui sopra, e considerando che l?energia di impatto tangenziale risultante dai test di impatto ECE 22.06 pu? essere valutata in circa 25 J, si pu? stabilire che sono richiesti dieci dispositivi 10 per ammortizzare urti in un casco 30 per assorbire una tale energia. ? chiaro che al dispositivo per assorbire urti fin qui descritto possono essere apportate modifiche e/o aggiunte di parti, senza per questo uscire dall? ambito del presente trovato come definito dalle rivendicazioni.
? anche chiaro che, sebbene il presente trovato sia stato descritto con riferimento ad esempi specifici, un esperto del ramo potr? realizzare altre forme equivalenti di procedimenti e impianti di confezionamento, aventi le caratteristiche espresse nelle rivendicazioni e quindi tutte rientranti nell? ambito di protezione da esse definito.
Nelle rivendicazioni che seguono, i riferimenti tra parentesi hanno il solo scopo di facilitare la lettura e non devono essere considerati come fattori limitativi per quanto attiene all?ambito di protezione definito dalle rivendicazioni stesse.

Claims (13)

RIVENDICAZIONI
1. Dispositivo (10) per ammortizzare urti, comprendente un contenitore (11) chiuso ermeticamente contenente a sua volta un fluido di ammortizzazione (13), caratterizzato dal fatto di comprendere un elemento di interferenza (14) parzialmente inserito mobile all? interno di detto contenitore (11) in modo che una sua testa (15) sia immersa in detto fluido di ammortizzazione (13).
2. Dispositivo (10) come nella rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che detto fluido di ammortizzazione (13) ? di tipo non newtoniano.
3. Dispositivo (10) come nella rivendicazione 1 o 2, caratterizzato dal fatto che detto contenitore (11) comprende una parete (12A) elasticamente deformabile, e che detto elemento di interferenza (14) ? fatto passare attraverso detta parete (12A) elasticamente deformabile.
4. Dispositivo (10) come nella rivendicazione 3, caratterizzato dal fatto che detta parete (12A) elasticamente deformabile comprende una pluralit? di pieghe (18) concentriche tra loro e con detto elemento di interferenza (14).
5. Dispositivo (10) come nella rivendicazione 3 o 4, caratterizzato dal fatto che detta parete (12A) elasticamente deformabile ? compresa in un coperchio (12) amovibile di detto contenitore (11).
6. Dispositivo (10) come in una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto di comprendere un organo di bloccaggio (17) configurato per essere inserito attorno a detto elemento di interferenza (14) esternamente a detto contenitore (11).
7. Dispositivo (10) come in una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detta testa (15) di detto elemento di interferenza (14) ha una dimensione laterale maggiore rispetto a detto elemento di interferenza (14).
8. Dispositivo (10) come in una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detta testa (15) di detto elemento di interferenza (14) comprende una parete di estremit? (20) dotata di una pluralit? di protuberanze (19).
9. Dispositivo (10) come in una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detta testa (15) di detto elemento di interferenza (14) si configura come uno o pi? dischi (21) reciprocamente distanziati e paralleli tra loro.
10. Dispositivo (10) come in una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detto contenitore (11) comprende una parete di fondo (11A) curva o a forma di cupola.
11. Dispositivo (10) come nella rivendicazione 10, caratterizzato dal fatto di comprendere un coperchio (12) la cui parete ? curva o a forma di cupola.
12. Casco (30) comprendente un componente interno (31) configurato per essere appoggiato sulla testa di un utente, ed un componente esterno (32) posto attorno a detto componente interno (22) in modo da avvolgerlo e mobile rispetto ad esso, caratterizzato dal fatto di comprendere uno o pi? dispositivi (10) per ammortizzare urti come in una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti.
13. Casco (30) come nella rivendicazione 12, caratterizzato dal fatto che il contenitore (11) di detto dispositivo (10) per ammortizzare urti ? fissato a detto componente interno (31) e l?elemento di interferenza (14) ? fissato a detto componente esterno (32).
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