IT201900013233A1 - Dispositivo di posizionamento e supporto per strumenti endoscopici da sottoporre a lavaggio - Google Patents

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IT201900013233A1
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Description

Descrizione del trovato avente per titolo:
"DISPOSITIVO DI POSIZIONAMENTO E SUPPORTO PER STRUMENTI ENDOSCOPICI DA SOTTOPORRE A LAVAGGIO"
CAMPO DI APPLICAZIONE
Forme di realizzazione qui descritte si riferiscono ad un dispositivo di posizionamento e supporto utilizzabile per eseguire trattamenti di lavaggio mirati su un’estremità distale di strumenti endoscopici, ovvero della parte terminale dello strumento endoscopico che viene normalmente introdotta all’interno di un corpo umano. Detto dispositivo di posizionamento e supporto può essere utilizzato in sé, oppure essere utilizzato in cooperazione con un cestello o un vassoio di lavaggio, e eventualmente essere integrato come parte di un cestello, o un vassoio. Forme di realizzazione qui descritte si riferiscono anche ad un metodo di trattamento di uno strumento endoscopico, ad esempio lavaggio, disinfezione o sterilizzazione
STATO DELLA TECNICA
È noto che endoscopi flessibili sono comunemente utilizzati sia per procedure diagnostiche sia per scopi terapeutici. Ad esempio, gli endoscopi possono essere utilizzati per eseguire diagnosi e/o trattamenti di patologie mediche che riguardano polmoni, esofago, stomaco, intestino tenue, tratto biliare, pancreas o colon.
È anche noto che gli endoscopi sono strumenti che vengono riutilizzati numerose volte su pazienti differenti per cui è necessario eseguire una disinfezione ad alto livello per eliminare da essi eventuali cariche batteriche che potrebbero contaminare un successivo paziente.
In mancanza di una disinfezione adeguata, infatti, nei pazienti sottoposti ad endoscopia si possono verificare infezioni che possono essere il risultato della flora propria del paziente precedente, o il risultato di microbi introdotti tramite l' endoscopio.
Gli endoscopi sono generalmente composti di uno o più materiali che possono essere chimicamente sensibili o che si possono degradare nel tempo e con l’uso.
In aggiunta, a causa della forma complessa e dei componenti e degli adesivi utilizzati che sono sensibili al calore, gli endoscopi non possono essere sterilizzati in un’autoclave mediante vapore.
Di conseguenza, la maggior parte degli strumenti endoscopi moderni non può essere sterilizzata, indicando con tale termine la completa rimozione o distruzione di tutte le cellule, o spore microbiche che possono essere su di esse presenti.
Gli endoscopi sono pertanto sottoposti a disinfezione, intendendo con tale termine la rimozione o l’eliminazione della maggior parte dei microorganismi, ma non tutti.
Molti sistemi di trattamento usano una combinazione di agenti chimici e calore moderato per ottenere un alto livello di disinfezione, ma questi possono non essere sufficienti, ad esempio nel caso del trattamento dei duodenoscopi che presentano una struttura complessa.
I duodenoscopi, infatti, presentano in corrispondenza della loro estremità distale una specifica struttura, utilizzabile per la modificazione dell’angolo dei cateteri, chiamata elevatore a forcella, o aletta, e un canale associato ad essa.
L’elevatore a forcella può essere ruotato tra una posizione abbassata, in cui è sostanzialmente allineato ad un asse longitudinale dell’ endoscopio, per consentire il suo scorrimento nel corpo umano, e una posizione alzata, in cui è ruotato rispetto a tale asse e sporge in direzione trasversale per poter esercitare un’azione di apertura di una parte del duodeno.
Questa complessità costruttiva rende più difficoltosa la disinfezione; tale maggiore difficoltà contribuisce ad un alto rischio di infezione se paragonato al rischio associato ad altre tipologie di endoscopi (ad esempio gastroscopi).
Negli ultimi anni si sono verificati diversi casi di pazienti esposti a organismi resistenti a farmaci multipli (MDRO - Multi-drug resistant organisms), ad esempio enterobatteri resistenti a Carbapenem (CRE) a causa di duedonoscopi contaminati.
I casi di trasmissione di CRE sono stati associati all’utilizzo di duodenoscopi contaminati utilizzati per eseguire colangiopancreatografia retrograda endoscopica (ERCP), procedura che nel momento viene eseguita anche mezzo milione di volte ogni anno.
Le CRE tuttavia sono solo gli agenti infettivi che sono stati associati recentemente agli endoscopi risultati contaminati, ma sono note anche molte altre patologie che possono essere trasmesse attraverso procedure endoscopiche.
Per cercare di risolvere il problema sono state definite normative e linee guida che prevedono un trattamento di lavaggio e disinfezione specifico per i duodenoscopi, ed in particolare per l’estremità distale degli stessi provvista dell’elevatore.
A causa della forma elaborata, e non lineare, dell’estremità distale, dovuta alla presenza di un elevatore a forcella, negli interstizi che si formano si possono annidare batteri e microorganismi che, se non rimossi in modo adeguato, possono essere estremamente dannosi per i pazienti.
In particolare, le linee guida intemazionali, comunemente adottate per la sanificazione dei duodenoscopi, espressamente richiedono che l’estremità distale di cui si discute venga sottoposta a trattamento specifico, dedicato e localizzato, per ovviare alle criticità sopra espresse. Tali linee guide richiedono un pre-lavaggio manuale, mediante spazzolini, o scovolini, dell’estremità distale, e successivo lavaggio mediante macchine di trattamento idonee.
Sono note ad esempio macchine di trattamento che prevedono di trattare lo strumento endoscopico mediante immersione. Tali macchine di trattamento a immersione, tuttavia, richiedono l’utilizzo di elevate quantità di liquido di trattamento e non garantiscono comunque un livello di disinfezione ottimale, nel caso di trattamento della estremità distale di un duodenoscopio.
Sono noti anche apparati per il lavaggio di endoscopi provvisti di dispositivi di supporto nei quali vengono posizionati e bloccati in modo adeguato gli articoli da sottoporre a lavaggio e disinfezione, articoli che vengono poi investiti da getti di liquido di lavaggio in apposite macchine di trattamento. Anche queste soluzioni note, tuttavia non garantiscono una pulizia specifica dell’estremità distale dei duodenoscopi, in quanto l’elevatore a forcella sporgente tende a formare zone d’ombra che ostacolano i getti e gli spruzzi di fluido di trattamento ed inficiano, di fatto, l’efficacia del trattamento di pulizia.
Esiste pertanto la necessità di perfezionare un dispositivo di posizionamento e supporto utilizzabile per il trattamento di lavaggio, sterilizzazione e/o termodisinfezione dell’estremità distale di uno strumento endoscopico, ad esempio, nel caso di un duodenoscopio, ove è presente l’elevatore a forcella, che possa superare almeno uno degli inconvenienti della tecnica.
In particolare, uno scopo del presente trovato è quello di realizzare un dispositivo di posizionamento e supporto che consenta elevata semplicità d’utilizzo.
Un ulteriore scopo del presente trovato è quello di realizzare un dispositivo di posizionamento e supporto per il lavaggio dell’estremità distale di un endoscopio che possa essere utilizzato sia per sé, sia in una qualsiasi macchina di trattamento.
Un ulteriore scopo del presente trovato è quello di realizzare un dispositivo di posizionamento e supporto che consenta di incrementare l’efficienza del trattamento di lavaggio della predetta estremità distale degli endoscopi, ed in particolare di duodenoscopi.
Un ulteriore scopo è quello di fornire un dispositivo di posizionamento e supporto che sia semplice anche da pulire e sottoporre a sterilizzazione.
Un ulteriore scopo del trovato è quello di realizzare un dispositivo di posizionamento e supporto adattabile in modo semplice a differenti configurazioni di utilizzo, da solo o in unione con cestelli o vassoi noti per il trattamento di strumenti endoscopici.
Un ulteriore scopo del presente trovato è quello di mettere a punto un metodo di trattamento di endoscopi, in particolare di duodenoscopi, che consenta di eseguire un trattamento puntuale dell’estremità distale degli stessi.
Per ovviare agli inconvenienti della tecnica nota e per ottenere questi ed ulteriori scopi e vantaggi, la Richiedente ha studiato, sperimentato e realizzato il presente trovato.
ESPOSIZIONE DEL TROVATO
Il presente trovato è espresso e caratterizzato nelle rivendicazioni indipendenti. Le rivendicazioni dipendenti espongono altre caratteristiche del presente trovato o varianti dell’idea di soluzione principale.
Il trovato si riferisce ad un dispositivo di posizionamento e supporto provvisto di una camera di contenimento adatta a contenere almeno l’estremità distale di uno strumento endoscopico, ad esempio la parte terminale provvista di un elevatore a forcella da sottoporre a trattamento di lavaggio, ed eventuale sterilizzazione e/o disinfezione.
Il dispositivo di posizionamento e supporto può essere utilizzato in sé o in associazione con macchine che eseguono il trattamento di strumenti endoscopici, ad esempio in cooperazione con cestelli o vassoi di macchine di trattamento e lavaggio di tipo noto.
Il dispositivo di posizionamento e supporto secondo il trovato, pur essendo vantaggiosamente idoneo ad alloggiare e sottoporre a trattamento l’estremità distale di uno strumento endoscopico, può anche essere utilizzato per supportare una parte terminale di altri articoli, eventualmente di forma e tipologia differente, per la quale è necessario eseguire un trattamento mirato.
Secondo forme di realizzazione del presente trovato, il dispositivo di posizionamento e supporto comprende:
un primo elemento tubolare interno, definente una camera di trattamento idonea a contenere e alloggiare un’estremità distale di un corpo oblungo avente una prima apertura di ingresso, configurata per consentire Γ inserimento e la rimozione della estremità distale da sottoporre a lavaggio e una seconda apertura di uscita, opposta all’apertura di ingresso;
un secondo elemento tubolare esterno, associato coassialmente all’elemento tubolare interno, in modo tale da definire con quest’ultimo una intercapedine;
un’entrata per un fluido di trattamento posta in corrispondenza di un’estremità dell’ intercapedine, alla quale possono essere collegati mezzi di introduzione di un fluido di trattamento;
in cui l’elemento tubolare interno presenta un corpo su cui si aprono una pluralità di fori passanti, configurati per porre in comunicazione fluidica l’intercapedine e la camera di trattamento.
Secondo il trovato, pertanto, il dispositivo di posizionamento e supporto comprende un circuito fluidico definito dall’associazione dei due elementi tubulari, il quale presenta un ingresso in corrispondenza dell’entrata per il fluido, ed un’uscita in corrispondenza della seconda apertura di scarico.
In uso, un fluido in pressione può essere immesso nel circuito mediante mezzi di introduzione attraverso l’entrata del fluido, raggiungendo e distribuendosi nell’ intercapedine dalla quale, attraversando i fori posti sul corpo dell’elemento tubulare interno, fluisce sotto forma di getti all’ interno della camera. Una volta nella camera, il fluido, insieme all’eventuale sporco rimosso dall’ endoscopio, fluiscono all’esterno attraverso l’apertura di uscita.
Secondo forme di realizzazione, i fori passanti possono essere disposti sostanzialmente lungo lo sviluppo circonferenziale e longitudinale della camera di trattamento.
I fori passanti sono configurati per generare una pluralità di getti in modo tale da agire sull’estremità terminale sostanzialmente a 360°.
Secondo forme di realizzazione, i fori possono essere semplici fori monodiametro, ovvero possono essere fori svasati, ad esempio aventi diametro inferiore verso la camera così da ridurre la sezione di uscita del fluido di trattamento e aumentarne la pressione.
Secondo possibili varianti, i fori possono avere un andamento ad elica si da generare getti rotanti che agiscano su detta parte terminale in modo aggressivo.
I fori possono essere equamente distribuiti sulla periferia della camera, ovvero essere distribuiti in modo differenziato in ragione della complessità della zona su cui vanno ad operare i getti.
Secondo forme di realizzazione, i fori possono essere ordinati allineati su linee parallele.
Secondo altre forme di realizzazione, i fori possono essere ordinati secondo una curva ad elica.
Secondo ulteriori forme di realizzazione, può essere previsto che i fori abbiano dimensioni e/o orientazione differenziate in ragione della posizione in cui si trovano all’interno della camera.
Secondo forme di realizzazione, l’elemento tubolare interno comprende una porzione anulare, sporgente da una superficie esterna, avente estensione radiale correlata all’ampiezza dell’ intercapedine, e configurata per fungere da chiusura dell’estremità di quest’ultima quando il cilindro interno è inserito nel e assemblato al cilindro esterno.
Secondo forme di realizzazione, l’elemento tubolare interno e l’elemento tubolare esterno sono provvisti di rispettivi organi di accoppiamento e congiunzione coniugati, idonei a garantire un accoppiamento reciproco stabile dei due elementi.
Secondo ulteriori forme di realizzazione, il dispositivo di posizionamento e supporto comprende una base di supporto configurata per supportare l’elemento tubolare esterno assemblato all’elemento tubolare interno in modo tale che l’apertura di scarico sia posizionata ad una quota inferiore rispetto all’apertura di inserimento.
Forme di realizzazione qui descritte si riferiscono anche ad un metodo per eseguire un trattamento di lavaggio, sterilizzazione e/o disinfezione di uno strumento endoscopico in un dispositivo di posizionamento e supporto secondo il trovato.
Il metodo prevede di posizionare l’estremità distale di un corpo oblungo nella camera di trattamento, introdurre un fluido in pressione nell’intercapedine in modo tale da generare una pluralità di spruzzi e getti di fluido di trattamento all’interno della camera di trattamento direzionati verso differenti posizioni dell’estremità distale, e scaricare il fluido di trattamento insieme all’eventuale sporco residuo attraverso l’apertura di uscita.
Secondo forme di realizzazione, può essere previsto che la tipologia e /o la pressione del fluido di trattamento siano correlati alla tipologia e/o alle condizioni della parte terminale da sottoporre a lavaggio.
Questi ed altri aspetti, caratteristiche e vantaggi della presente divulgazione saranno meglio compresi con riferimento alla seguente descrizione, alle tavole di disegno e alle annesse rivendicazioni. Le tavole di disegno, che sono integrate e facenti parte della presente descrizione, illustrano alcune forme di realizzazione del presente oggetto e, unitamente alla descrizione, si propongono di descrivere i principi della divulgazione.
I vari aspetti e caratteristiche descritte nella presente descrizione possono essere applicati individualmente, dove possibile. Questi aspetti individuali, ad esempio aspetti e caratteristiche presenti nella descrizione oppure nelle rivendicazioni dipendenti allegate, possono essere oggetto di domande divisionali.
ILLUSTRAZIONE DEI DISEGNI
Queste ed altre caratteristiche del presente trovato appariranno chiare dalla seguente descrizione di forme di realizzazione, fomite a titolo esemplificativo, non limitativo, con riferimento agli annessi disegni in cui:
- la fig. 1 è una vista prospettica anteriore di un dispositivo di posizionamento e supporto associato a un cestello utilizzabile in una macchina di trattamento;
- la fig. 2 è una vista prospettica posteriore di un dispositivo di posizionamento e supporto secondo forme di realizzazione qui descritte; - la fig. 3 è una vista prospettica in esploso di un dispositivo di posizionamento e supporto secondo il trovato,
- la fig. 4 è una vista in sezione laterale di un dispositivo di posizionamento e supporto secondo il trovato in cui sono illustrati i percorsi di un fluido di trattamento;
- la fig. 5 è una vista in sezione laterale di un dispositivo di posizionamento e supporto secondo il trovato, con in esso contenuto una estremità distale di un duodenoscopio;
Per facilitare la comprensione, numeri di riferimento identici sono stati utilizzati, ove possibile, per identificare elementi comuni identici nelle figure. Va inteso che elementi e caratteristiche di una forma di realizzazione possono essere convenientemente incorporati in altre forme di realizzazione senza ulteriori precisazioni.
DESCRIZIONE DI FORME DI REALIZZAZIONE
Si farà ora riferimento nel dettaglio alle varie forme di realizzazione del trovato, delle quali uno o più esempi sono illustrati nelle figure allegate. Ciascun esempio è fornito a titolo di illustrazione del trovato e non è inteso come una limitazione dello stesso. Ad esempio, le caratteristiche illustrate o descritte in quanto facenti parte di una forma di realizzazione potranno essere adottate su, o in associazione con, altre forme di realizzazione per produrre un’ulteriore forma di realizzazione. Resta inteso che il presente trovato sarà comprensivo di tali modifiche e varianti.
Prima di descrivere le forme di realizzazione, si chiarisce, inoltre, che la presente descrizione non è limitata nella sua applicazione ai dettagli costruttivi e di disposizione dei componenti come descritti nella seguente descrizione utilizzando le figure allegate. La presente descrizione può prevedere altre forme di realizzazione ed essere realizzata o messa in pratica in altri svariati modi. Inoltre, si chiarisce che la fraseologia e terminologia qui utilizzata è a fini descrittivi e non deve essere considerata come limitante.
Forme di realizzazione qui descritte si riferiscono ad un dispositivo di posizionamento e supporto indicato nel suo complesso con il numero di riferimento 10 idoneo a contenere almeno un’estremità distale E di un corpo oblungo, ovvero avente una dimensione prevalente lungo uno sviluppo longitudinale, ad esempio la parte terminale di uno strumento endoscopico da sottoporre a trattamento di lavaggio, ed eventuale sterilizzazione e/o disinfezione.
Secondo forme di realizzazione, il dispositivo di posizionamento supporto 10 può essere utilizzato in sé o in associazione con macchine che eseguono il trattamento di strumenti endoscopici.
Secondo forme di realizzazione, il dispositivo di posizionamento e supporto 10 comprende un primo elemento tubulare interno 11, il quale è cavo internamente e definisce una camera 12 di trattamento configurata per alloggiare e contenere l’estremità distale E dell’articolo da sottoporre a trattamento, quale ad esempio la parte terminale di uno strumento endoscopico.
Il dispositivo di posizionamento e supporto 10 comprende, inoltre, un elemento tubulare esterno 13, associato coassialmente all’elemento tubolare interno 11 in modo tale da definire con esso un’intercapedine 14.
L’intercapedine 14 può avere una forma anulare, di larghezza sostanzialmente costante lungo il suo sviluppo longitudinale, ed è configurata per fungere da camera di distribuzione di un fluido di trattamento prima della sua introduzione nella camera 12.
Secondo forme di realizzazione, l’elemento tubulare interno 11 presenta un corpo 16 su cui si aprono una pluralità di fori 18 passanti, configurati per porre in comunicazione fluidica l' intercapedine 14 con la camera di trattamento 12.
Secondo ulteriori forme di realizzazione, l' intercapedine 14 è chiusa ad un’estremità e presenta all’estremità opposta un’entrata 15 per il fluido di trattamento idonea ad essere collegata, in uso, a mezzi di alimentazione del fluido di trattamento.
Secondo forme di realizzazione, il dispositivo di posizionamento e supporto 10 comprende, inoltre, un’uscita 23 comunicante con la camera di trattamento 12 e configurata per consentire lo scarico e il deflusso dalla camera 12 del fluido sporco (Figg. 3 e 4).
Secondo forme di realizzazione, ad esempio descrite con riferimento alle figg. 3 e 4, l’elemento tubulare esterno 13 presenta, in corrispondenza di una prima estremità definente una porzione collo 20, una prima apertura 19, configurata per consentire l' inserimento in esso del corpo tubolare interno 11.
L’elemento tubolare esterno 13 comprende, inoltre, in corrispondenza di una seconda estremità, opposta alla prima, e definente una porzione di fondo 21, l’uscita di scarico 23.
Secondo forme di realizzazione, l’elemento tubulare esterno 13 può presentare un profilo esterno rastremato in modo tale che l’apertura 19 presenti un diametro leggermente maggiore del fondo 21.
L’apertura 19 può essere dimensionata per ricevere un idoneo elemento tubulare interno 1 1.
Secondo forme di realizzazione, gli elementi 11, 13 possono essere realizzati in materiale plastico polimerico, preferibilmente, polipropilene modificato con l’aggiunta di fibra di vetro.
Secondo forme di realizzazione, gli elementi 11, 13 possono essere realizzate con lo stesso materiale.
L’utilizzo di polipropilene modificato con l’aggiunta di fibra di vetro, risulta particolarmente vantaggioso per resistere alle condizioni richieste nella fase di lavaggio e/o sterilizzazione. Per esempio, consente al dispositivo 10 di resistere ad elevate temperature (oltre i 100° C) e/o al contato con fluidi di pulizia acidi o alcalini e/o ad alte pressioni.
In altre forme di realizzazione, il dispositivo 10 può essere realizzato con qualsiasi altro materiale idoneo agli scopi del trovato.
Secondo forme di realizzazione, la porzione di fondo 21 può presentare una parete di separazione, o setto 22, nella cui porzione centrale è ricavata l’almeno un’uscita 23 per il deflusso del fluido di trattamento sporco proveniente dalla camera di trattamento 12.
Le dimensioni dell’uscita 23 possono essere scelte in ragione del volume di fluido che deve essere fatto defluire dalla camera 12 in modo tale che nella camera 12 non ristagni fluido sporco.
Secondo forme di realizzazione, la parete 22 è disposta in posizione incassata rispetto ad un bordo di estremità del corpo tubolare esterno 13, ovvero giacente su un piano trasversale più interno rispetto a quello dell’estremità del fondo 21.
Secondo forme di realizzazione l’uscita 23 può presentare un bordo anulare 41 che si estende longitudinalmente verso il fondo 21, sporgente rispetto alla superficie esterna della parete 22.
In accordo con forme di realizzazione il piano del bordo anulare 41 dell’uscita 23 può coincidere sostanzialmente con un bordo 42 dell’estremità del fondo 21.
In forme di realizzazione, sull’estremità circonferenziale della parete 22 può essere previsto uno spallamento di riscontro 25a avente estensione inferiore rispetto al bordo 42 dell’estremità del fondo 21. Secondo forme di realizzazione, la parete 22 comprende, inoltre, almeno una fessura passante 24 comunicante con l’entrata per il fluido e configurata per consentire il passaggio attraverso di essa del fluido di trattamento.
Secondo forme di realizzazione, possono essere presenti una pluralità di fessure 24 disposte lungo il suo sviluppo circonferenziale, e in comunicazione con l' intercapedine 14.
Secondo forme di realizzazione, le fessure 24 sono disposte e sagomate per prevedere un omogeneo flusso del fluido all’interno dell’ intercapedine 14.
Secondo forme di realizzazione, le fessure 24 sono disposte tra l’uscita 23 e lo spallamento di riscontro 25a.
Secondo forme di realizzazione, le fessure 24 possono essere fra loro equidistanti e/o equidimensionate.
Secondo altre forme di realizzazione, le fessure 24 sono equidistanti dall’uscita 23.
In forme di realizzazione, fra le fessure 24 e il bordo anulare 41 dell’uscita 23 può essere presente un secondo spallamento di riscontro 25b.
Secondo forme di realizzazione, il secondo spallamento di riscontro 25b presenta un piano sostanzialmente coincidente con il piano del bordo di riscontro 25a.
Secondo forme di realizzazione, tra i due spallamenti di riscontro 25a e 25b si definisce un vano 43 configurato per ricevere il fluido di trattamento dall’entrata per il fluido 15 e distribuirlo verso le fessure 24.
In accordo con forme di realizzazione, il dispositivo di posizionamento e supporto 10 comprende un dispositivo di chiusura 26, sagomato ad anello, configurato per appoggiarsi su e associarsi agli spallamenti di riscontro 25a, 25b, in modo tale da chiudere il vano 43 e sigillarlo in modo ermetico.
Il dispositivo di chiusura 26 comprende almeno un’apertura definente l’entrata per il fluido 15, comunicante, in uso, con il vano 43 e le fessure 24.
Il dispositivo di chiusura 26 può essere previsto di un foro centrale 28 configurato per cooperare con il bordo anulare 41 dell’uscita 23, così da garantirne un corretto posizionamento.
In questo modo, vantaggiosamente, il fluido sporco in uscita viene mantenuto separato dal fluido pulito in entrata.
Secondo forme di realizzazione, il dispositivo di chiusura 26 può essere realizzato in un materiale diverso da quello usato per gli elementi tubulari 11 ,13, per esempio, in una lega di metallo.
Secondo forme di realizzazione, il dispositivo di chiusura 26 può essere fissato al fondo 21 tramite mezzi di fissaggio che possono essere, per esempio, viti, rivetti, colle, adesivi o altro.
Secondo forme di realizzazione, il dispositivo di chiusura 26 comprende un connettore 44, fluidicamente comunicante all’entrata 15, e configurato per essere collegato a a mezzi di alimentazione, o condotti S, idonei ad erogare un fluido idoneo a eseguire i compiti per cui è previsto il dispositivo 10.
In accordo con forme di realizzazione, il dispositivo di chiusura 26 può essere associato al fondo 21 con organi di fissaggio di tipo removibile in modo tale da permetterne la sua sostituzione con uno che prevede, per esempio, un diverso connettore 44 per l’associazione con diversi canali di alimentazione S.
Vantaggiosamente, il dispositivo di chiusura 26 può essere altresì rimosso per eseguire operazioni di pulizia, per esempio, di fessure 24 eventualmente e almeno parzialmente otturate.
Secondo forme di realizzazione, il corpo tubolare esterno 13 può comprendere, in corrispondenza della porzione collo 20, organi di accoppiamento 45 configurati per cooperare con il corpo tubolare interno 1 1 per consentire un accoppiamento reciproco stabile tra i due elementi. Secondo forme di realizzazione, l’elemento tubolare interno 11 comprende, in corrispondenza di una prima estremità definente una porzione collo 32, una prima apertura di ingresso 31 configurata per consentire l’inserimento e la rimozione nella camera di trattamento 12 dell’estremità terminale E da lavare.
L’elemento tubolare interno 11 comprende, inoltre, in corrispondenza di una seconda estremità, opposta alla prima, e definente una porzione di fondo 33, una parete o setto 37 di separazione, provvista di almeno un foro passante 38 attraverso il quale il fluido di trattamento può fuoriuscire dalla camera 12.
Secondo forme di realizzazione, l'elemento tubulare interno 11 può presentare un corpo 16 avente un profilo rastremato tra la porzione collo 32 e la porzione di fondo 33, tale che il diametro minore sia in corrispondenza del fondo 33.
Secondo forme di realizzazione, il corpo 16 può presentare, lungo il suo sviluppo longitudinale e/o circonferenziale, uno spessore variabile.
Secondo forme di realizzazione, la porzione collo 32 può avere un diametro maggiore del corpo 16.
Secondo forme di realizzazione, i fori passanti 18 possono essere ricavati nel corpo 16 lungo la sua estensione longitudinale tra la porzione collo 32 e la porzione di fondo 33.
Secondo forme di realizzazione, la porzione collo 32 e la porzione di fondo 33 possono essere sostanzialmente prive di fori passanti 18.
Secondo forme di realizzazione, l’elemento tubolare interno 11 può comprendere uno spallamento 29 che si estende in direzione trasversale rispetto all’asse longitudinale e che presenta un diametro maggiore rispetto a quello del corpo 16.
Secondo forme di realizzazione, lo spallamento 29 presenta un diametro sostanzialmente uguale al diametro interno dell’elemento tubolare esterno 13, per cui, in uso, è idoneo ad essere posizionato a contatto con quest’ultimo in modo tale da chiudere l’intercapedine 14 in corrispondenza della porzione collo 20 di quest’ultimo.
Secondo forme di realizzazione, possono essere previsti fori passanti 18 ricavati nello spessore dello spallamento 29, idonei a consentire il passaggio del fluido di trattamento dall’intercapedine 14 verso la porzione collo 32.
Secondo forme di realizzazione, alla base del collo 32 può essere presente una porzione di riscontro 35 di forma anulare, che sporge oltre lo spallamento 29, la quale è configurata per posizionarsi in appoggio, in uso, sul bordo superiore della prima apertura 19 dell’elemento tubolare esterno 13 quando l’elemento tubolare interno 11 viene inserito in esso.
Secondo ulteriori forme di realizzazione, l’elemento tubolare interno 11 può presentare organi di congiunzione 36 idonei ad accoppiarsi con i rispettivi organi di accoppiamento 45 dell’elemento tubulare esterno 13 in modo tale da generare un accoppiamento sostanzialmente ermetico. In accordo con forme di realizzazione, l’accoppiamento degli organi di congiunzione 36 con i rispettivi organi di accoppiamento 45, può essere o di forma, o a scatto, o ad avvitamento o altre tipologie idonee. A titolo esemplificativo, gli organi di congiunzione 36 possono comprendere un dente sporgente, mentre gli organi di accoppiamento 45 possono comprendere una sede di aggancio idonea ad accogliere il dente, realizzando con esso un accoppiamento di forma a scatto.
In accordo con forme di realizzazione, il setto 37 può essere posizionato su un piano più interno rispetto al piano dell’estremità del fondo 33.
Secondo forme di realizzazione, tra la parete di separazione, o setto 37 e l’estremità della porzione di fondo 33 si estende una porzione anulare 34 piena, ovvero priva di fori, la quale, in uso, si posiziona in appoggio contro la superficie interna della parete di separazione 22 dell’elemento tubolare esterno 13.
In tal modo viene garantito che il fluido di trattamento pulito immesso nell’ intercapedine 14 non venga in alcun modo contaminato con il fluido di trattamento sporco uscente dalla camera di trattamento 12.
Secondo forme di realizzazione, il corpo 16 definisce il perimetro circolare della camera 12 che si sviluppa sostanzialmente dalla parete di separazione, o setto 37, fino, idealmente, in corrispondenza dello spallamento 29.
Le dimensioni della camera 12 possono essere correlate almeno al tipo di estremità ditale E dell’ endoscopio da sottoporre a trattamento.
Secondo forme di realizzazione, la parete di separazione, o setto 37 può essere vantaggiosamente prevista per evitare che l’estremità distale E dello strumento da pulire fuoriesca dalla camera 12, vanificando il trattamento di pulizia e/o eventualmente di sterilizzazione.
Secondo forme di realizzazione, la parete di separazione, o setto 37 comprende una pluralità di fessure, o fori passanti 38, ad esempio ordinati lungo una o più circonferenze.
Secondo forme di realizzazione, le fessure 38 o fori, possono avere una dimensione sufficientemente per permettere a eventuali residui di sporco di fuoriuscire dalla camera 12 evitando otturazioni.
Secondo forme di realizzazione, l’intercapedine 14 e la camera 12 sono in comunicazione fluidica tramite fori 18 previsti sul corpo 16. I fori 18 possono essere semplici fori monodiametro, oppure svasati chiudendosi vantaggiosamente verso la camera 12 per generare una maggiore pressione.
In altre forme di realizzazione i fori 18 possono avere dimensioni differenti.
La disposizione dei fori 18 sulla camera 12 può essere prevista, per esempio ad elica, sì da generare getti rotanti.
I fori 18 possono essere equamente distribuiti oppure essere disposti con una densità maggiore in corrispondenza e/o in ragione della complessità della zona su cui vanno ad operare i getti.
In accordo con forme di realizzazione, i fori 18 possono avere uno schema di disposizione in ragione alla conformazione dell’estremità distale E dell’ endoscopio da pulire.
Secondo tale variante, possono essere previsti elementi di indicazione, non illustrati, idonei a indicare il corretto orientamento di inserimento dell’estremità distale E.
Secondo forme di realizzazione, il dispositivo di posizionamento e supporto 10 comprende, inoltre, un elemento di chiusura 39, per esempio un tappo o una cuffia, configurato per chiudere almeno parzialmente l’apertura di ingresso 31 alla camera 12.
In accordo con forme di realizzazione, il dispositivo di chiusura 26 può essere previsto per associarsi alla porzione collo 32. Ad esempio, l’elemento di chiusura 39 può avere forma cilindrica, con un diametro idoneo ad accoppiarsi per interferenza alla porzione collo 32.
Secondo forme di realizzazione, l’elemento di chiusura 39 può posizionarsi, in uso, con una propria parete di fondo 46 in battuta contro il bordo dell’apertura di ingresso 31 e con il bordo dell’estremità aperta contro la porzione di riscontro 35.
Secondo forme di realizzazione, l’elemento di chiusura 39 può essere realizzato in materiale elastomerico, preferibilmente silicone o altro materiale idoneo per svolgere la funzione per cui è previsto.
L’elemento 39 può essere provvisto, nella propria parete di fondo 46, di un taglio, ad esempio a croce, che genera una pluralità di lembi 40 configurati per accogliere l’endoscopio flettendosi verso l’interno del dispositivo 10 contemporaneamente all’introduzione dell’estremità distale E dell’ endoscopio.
Vantaggiosamente, suddetti lembi 40 permettono di mantenere l’estremità distale E dell’ endoscopio sostanzialmente centrata
della camera 12 e limitano, in uso, la fuoriuscita di fluido di trattamento da quest’ultima.
Secondo forme di realizzazione, il dispositivo di posizionamento e supporto 10 comprende, inoltre, una base di supporto 50 idonea a sostenere e posizionare l’assieme dato dall’elemento tubolare esterno 13 e dall’elemento tubolare interno 11 inserito in esso.
Secondo forme di realizzazione, la base di supporto 50 comprende una superficie di supporto 51 idonea ad essere posizionata, in uso, in appoggio su un piano di lavoro, o su un cestello di una macchina di trattamento, e una sede di alloggiamento 52 configurata per alloggiare parzialmente l’elemento tubolare esterno 13.
La sede di alloggiamento 52 presenta un asse centrale C inclinato rispetto alla superficie di supporto 51, così da posizionare l’assieme dato dall’elemento tubolare esterno 13 e dall’elemento tubolare interno 11 con l’asse longitudinale inclinato, favorendo il deflusso del fluido di trattamento verso l’uscita di scarico23.
A titolo esemplificativo, l’asse centrale C può presentare un angolo di inclinazione a compreso tra circa 10° e circa 20°.
Secondo forme di realizzazione, la sede di alloggiamento 52 presenta una forma rastremata, di forma e dimensioni correlate alla forma rastremata dell’elemento tubolare esterno 13, così da ottenere con esso un accoppiamento per interferenza, bloccandolo nella posizione voluta.
Vantaggiosamente il profilo esterno dell’elemento tubolare esterno 13 può essere idoneamente conformato per accoppiarsi per complementarietà di forma con la base di supporto 50.
La base del supporto 50 può essere prevista di elementi di fissaggio, come, per esempio, colle non asciugabili, viti, o altro, per il fissaggio amovibile a un cestello G, o un vassoio di una macchina di trattamento (Fig. 1).
Forme di realizzazione qui descritte si riferiscono anche ad un metodo di lavaggio di un’estremità distale E di uno strumento endoscopico con un dispositivo di posizionamento e supporto 10 secondo il trovato.
Il metodo di lavaggio comprende:
- posizionare l’estremità distale E da sottoporre a trattamento nella camera 12;
- collegare l’entrata per il fluido 15 a mezzi di alimentazione di un fluido di trattamento;
- erogare un fluido di trattamento attraverso l’entrata per il fluido 15 in modo tale che esso si distribuisca nell’intercapedine 14, transiti attraverso i fori passanti 18 e sia erogato sotto forma di getti nella camera di trattamento 12, agendo sull’estremità distale E da direzioni differenti; - scaricare il fluido di trattamento con l’eventuale sporco residuo dalla camera di trattamento 12 attraverso l’uscita di scarico 23.
Secondo forme di realizzazione, il metodo prevede di posizionare l’assieme dato dall’elemento tubolare esterno 13 e dall’elemento tubolare interno 11 su una base di supporto 50 in modo tale da posizionarli con il proprio asse longitudinale inclinato rispetto all’orizzontale, con l’uscita di scarico 23 posizionata più in basso rispetto all’apertura di ingresso 31.
Secondo forme di realizzazione, il metodo prevede di erogare un fluido di tratamento in pressione, la cui pressione di erogazione può essere correlata forma, alla tipologia, o anche alla condizione di massima contaminazione dell’estremità distale E dello strumento endoscopico da pulire.
È chiaro che al dispositivo di posizionamento e supporto 10 ed al metodo di lavaggio fin qui descriti possono essere apportate modifiche e/o aggiunte di parti, senza per questo uscire dall’ambito del presente trovato.
È anche chiaro che, sebbene il presente trovato sia stato descrito con riferimento ad alcuni esempi specifici, una persona esperta del ramo potrà senz’altro realizzare molte altre forme equivalenti di dispositivo di posizionamento e supporto 10 e metodo di lavaggio, aventi le carateristiche espresse nelle rivendicazioni e quindi tute rientranti nell’ambito di protezione da esse definito.
Nelle rivendicazioni che seguono, i riferimenti tra parentesi hanno il solo scopo di facilitare la lettura e non devono essere considerati come fatori limitativi per quanto attiene all’ambito di protezione soteso nelle specifiche rivendicazioni.

Claims (12)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Dispositivo di posizionamento e supporto idoneo a contenere un’estremità distale (E) di un articolo oblungo da sottoporre a trattamento di lavaggio, ed eventuale sterilizzazione e/o disinfezione, caratterizzato dal fatto che comprende, un primo elemento tubulare interno (11) definente una camera (12) di trattamento idonea a contenere e alloggiare detta estremità distale (E), e avente una apertura di ingresso (31), configurata per consentire l inserimento e la rimozione di detta estremità distale (E) in/da detta camera (12); un secondo elemento tubolare esterno (13), associato coassialmente a detto elemento tubolare interno (11), in modo tale da definire con quest’ultimo una intercapedine (14); un’entrata (15) per un fluido di trattamento posta in corrispondenza di un’estremità dell’intercapedine (14), alla quale possono essere collegati mezzi di introduzione di un fluido di trattamento (44, S); un’uscita di scarico (23) configurata per consentire il deflusso del fluido di trattamento da detta camera (12); in cui l’elemento tubolare interno (11) presenta un corpo (16) su cui si aprono una pluralità di fori passanti (18), configurati per porre in comunicazione fluidica detta intercapedine (14) e detta camera di trattamento (12).
  2. 2. Dispositivo di posizionamento e supporto come alla rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che detti fori passanti (18) sono disposti sostanzialmente lungo lo sviluppo circonferenziale e longitudinale di detta camera di trattamento (12) ordinati secondo uno schema definito.
  3. 3. Dispositivo di posizionamento e supporto come alla rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che detto elemento tubolare esterno (13) comprende una porzione collo (20), in corrispondenza della quale è provvista una prima apertura (19) configurata per consentire l’inserimento di detto corpo tubolare interno (1 1) e una porzione di fondo (21) in corrispondenza della quale è provvista detta uscita di scarico (23).
  4. 4. Dispositivo di posizionamento e supporto come nella rivendicazione 3, caratterizzato dal fatto che detto elemento tubolare esterno (13) è provvista di una parete di separazione, o setto (22) comprendente detta uscita (23) ricavata in una sua porzione centrale e comprendente inoltre almeno una fessura passante (24) configurata per porre in comunicazione detta entrata per il fluido (15) con detta intercapedine (14).
  5. 5. Dispositivo di posizionamento e supporto come nella rivendicazione 4, caratterizzato dal fatto che detta parete di separazione, o setto (22) comprende un primo spallamento di riscontro (25a) posto esternamente a dette fessure (24) e un secondo spallamento di riscontro (2 5 a) posto tra detta uscita (23) e dette fessure (24), aventi estensione inferiore rispetto ad un bordo (42) dell’estremità di fondo (21) e definenti un vano (43) configurato per ricevere il fluido di trattamento da detta entrata per il fluido (15) e distribuirlo in dette fessure (24).
  6. 6. Dispositivo di posizionamento e supporto come in una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che comprende un dispositivo di chiusura (26), configurato per chiudere detta intercapedine (14), provvisto di almeno un’apertura definente l’entrata per il fluido (15) e di un connettore (44) associato a detta apertura.
  7. 7. Dispositivo di posizionamento e supporto come in una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detto elemento tubolare interno (11) comprende una porzione collo (32), in corrispondenza della quale è provvista detta apertura di ingresso (31) e una porzione di fondo (33) in corrispondenza della quale è provvisto almeno un foro passante (38) configurato per consentire l’uscita del fluido d trattamento da detta camera (12).
  8. 8. Dispositivo di posizionamento e supporto come alla rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che detto elemento tubulare interno (1 1) e detto elemento tubulare esterno (13) comprendono rispettivi e coniugati organi di accoppiamento (45) e di congiunzione (36) configurati per consentire un accoppiamento reciproco stabile tra di essi.
  9. 9. Dispositivo di posizionamento e supporto come in una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che comprende una base di supporto (50) configurata per supportare l’assieme dato da detto elemento tubolare esterno (13) e detto elemento tubolare interno (11) in modo tale che detta uscita di scarico (23) sia posizionata ad una quota inferiore rispetto a detta apertura di ingresso (31).
  10. 10. Dispositivo di posizionamento e supporto come in una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che comprende un elemento di chiusura (39), configurato per cooperare con detto elemento tubolare interno (11) per chiudere almeno parzialmente detta apertura di ingresso (31), consentendo comunque il transito attraverso di esso di detta estremità distale (E).
  11. 11. Metodo per sottoporre a lavaggio un’estremità distale (E) di uno strumento endoscopico con un dispositivo di posizionamento e supporto (10) come in una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che comprende: - posizionare detta estremità distale (E) da sottoporre a trattamento in detta camera (12); - collegare detta entrata per il fluido (15) a mezzi di alimentazione di un fluido di trattamento; - erogare un fluido di trattamento attraverso detta entrata per il fluido (15) in modo tale che esso si distribuisca nell’intercapedine (14), transiti attraverso i fori passanti (18) e sia erogato sotto forma di getti nella camera di trattamento (12), agendo sull’estremità distale (E) da direzioni differenti; - scaricare il fluido di trattamento con l’eventuale sporco residuo dalla camera di trattamento (12) attraverso l’uscita di scarico (23).
  12. 12. Metodo come nella rivendicazione 11, caratterizzato dal fatto che prevede di posizionare detta uscita (23) ad una quota inferiore rispetto a detta apertura di ingresso (31).
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