IT201900012825A1 - “contenitore per rifiuti organici” - Google Patents

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Description

“CONTENITORE PER RIFIUTI ORGANICI”
DESCRIZIONE
L'invenzione si riferisce ad un contenitore per rifiuti organici, in particolare domestici.
Per i rifiuti domestici si usano sacchetti biodegradabili di piccole dimensioni che non riescono a contenere rifiuti prodotti in più di 2 o 3 giorni. Volendo raccogliere e conservare rifiuto per un periodo superiore ai 2 o 3 giorni è necessario trovare soluzioni idonee per contenitori grandi o per utilizzare sacchetti di diverse dimensioni già presenti sul mercato e normalmente già in uso dai consumatori WO2017109806 descrive un vantaggioso bidoncino depressurizzabile con dentro un secondo contenitore per supportare e reggere un sacchetto biodegradabile in modo da evitare una differenza di pressione distruttiva tra esterno ed interno del sacchetto.
WO2017109806 può essere migliorato per agevolare il supporto dei sacchetti, reggere sacchetti o contenitori di dimensioni differenti e contenere più sacchetti già riempiti.
Migliorare questo stato dell’arte è lo scopo principale dell'invenzione, la quale è definita nelle allegate rivendicazioni, in cui quelle dipendenti definiscono varianti vantaggiose.
Si propone uno strumento per raccogliere rifiuti organici, in particolare domestici, comprendente: un primo contenitore esterno che forma una cavità con una superficie interna,
un coperchio per chiudere ermeticamente la cavità del primo contenitore,
un dispositivo (ad es. una pompa o una ventola) per diminuire la pressione dentro al primo contenitore estraendo aria dalla cavità,
un elemento sporgente a sbalzo dalla superficie interna,
un secondo contenitore, interno, posto dentro alla cavità per contenere rifiuti organici,
ove l’elemento sporgente comprende una porzione che è distanziata dalla superficie interna e configurata per supportare il secondo contenitore dentro al primo contenitore.
L’elemento sporgente consente vantaggiosamente di accogliere nel primo contenitore un secondo contenitore di varie dimensioni.
Il secondo contenitore può essere ad es. un sacchetto o un contenitore rigido. Nel caso del sacchetto, potrebbe succedere che esso, se di spessore sottile, si rompa a causa della depressurizzazione causata dentro il primo contenitore dal detto dispositivo. Per evitare questo problema, preferibilmente lo strumento comprende mezzi per mettere in comunicazione d’aria la porzione del volume interno del primo contenitore che – in uso – sta sopra l’elemento sporgente (ad es. una porzione vicina al coperchio) con la porzione del volume interno del primo contenitore che – in uso – sta sotto l’elemento sporgente (ad es. una porzione vicina al fondo del primo contenitore). I mezzi per mettere in comunicazione d’aria sono ad es.: un condotto interno o esterno al primo contenitore che sfocia in detta prima e seconda porzione del primo contenitore, oppure fessure tra l’elemento sporgente e la superficie interna del primo contenitore (ad es. derivanti da tolleranze dei pezzi o create appositamente) oppure i mezzi sono posti sull’elemento sporgente, ad es. come aperture passanti che attraversano da parte a parte lo spessore dell’elemento sporgente. Si noti che questo accorgimento può evitare l’utilizzo di un secondo contenitore rigido come in WO2017109806 per supportare un sacchetto.
Preferibilmente l’elemento sporgente comprende una porzione che è distanziata dalla superficie interna, e da essa sporge a sbalzo, e configurata per supportare il secondo contenitore dentro al primo contenitore sospendendo il secondo contenitore dentro la cavità del primo contenitore.
L’elemento sporgente può essere in pezzo unico con il primo contenitore o un pezzo separato e collegabile rimovibilmente al primo contenitore, ad es. appoggiato.
In una variante preferita, la superficie interna della cavità del primo contenitore è conformata per formare un appoggio per l’elemento sporgente per evitare che cada a causa della gravità. Ad es. la superficie interna della cavità del primo contenitore presenta uno o più rilievi, come dentini o alette, su cui appoggiare l’elemento sporgente.
In una variante più preferita, la cavità del primo contenitore ha forma conica che si rastrema verso una base di appoggio a terra (quando in uso) del primo contenitore, così che il restringimento della sezione della cavità verso il basso (in uso) consenta di appoggiare l’elemento sporgente alla superficie interna della cavità senza che cada.
In una variante preferita, l’elemento sporgente comprende un anello di forma complementare al perimetro interno della cavità, ove detta porzione distanziata corrisponde ad una corona interna (a raggio minore) dell’anello. In particolare, l’anello comprende un bordo periferico per poggiare su una corrispondente spalla formata sulla superficie interna del primo contenitore, ad es un gradino.
Preferibilmente l’elemento sporgente è dotato di fori per permettere il passaggio di aria tra la parte superiore e la parte inferiore del primo contenitore, al fine far circolare l’aria ed evitare che si crei differenza di pressione tra interno ed esterno del secondo contenitore. Oppure l’aria può passare attraverso un condotto, esterno al primo contenitore, che mette in comunicazione tra la parte superiore e la parte inferiore del primo contenitore.
Preferibilmente l’elemento sporgente è formato dalla combinazione di due o più parti (ad es. anelli) concentriche e di dimensioni radialmente decrescenti configurate per incastrarsi tra loro. In questo modo c’è il vantaggio di poter agganciare sacchetti di diverse dimensioni o supportare contenitori di diametro diverso.
Ad es. l’elemento sporgente è strutturato in modo da poter posizionare un sacchetto su una detta parte dimensionalmente idonea e poi bloccarlo con mezzi di fissaggio, ad es. ganci o pinze.
Preferibilmente il bidone comprende due o più contenitori come detto secondo contenitore, e l’elemento sporgente è configurato per sorreggere i due o più contenitori. In particolare i due o più contenitori hanno dimensioni diverse, al fine di poter contenere e conservare più rifiuto che viene prodotto in più giorni.
Preferibilmente uno o ciascuno dei due o più contenitori interni è di altezza ridotta rispetto a quella del primo contenitore, al fine di poter contenere sul fondo uno o più contenitori già pieni di rifiuti.
Preferibilmente il primo contenitore comprende un doppio fondo al fine di poter contenere in esso uno o più contenitori già pieni di rifiuti.
Preferibilmente detto dispositivo è contenuto nel coperchio o in un vano posto sul fianco o sul fondo del primo contenitore esterno.
Preferibilmente il bidone comprende uno spruzzatore per spruzzare un liquido enzimatico atto a rallentare la proliferazione batterica dei rifiuti e quindi a rallentare ulteriormente il processo di decomposizione dei rifiuti stessi.
Lo spruzzatore può essere alloggiato in un vano nel coperchio o nel fianco del primo contenitore esterno.
Preferibilmente lo spruzzatore è collegato ad un serbatoio di enzimi posto all'interno di un vano del coperchio.
Preferibilmente lo spruzzatore è collegato ad una pompa che pompa fluido dal serbatoio di enzimi verso un ugello, preferibilmente posto sul fondo del coperchio e rivolto verso la cavità del primo contenitore. Preferibilmente il bidone comprende, nel coperchio o nel fianco interno del primo contenitore, una lampada o sorgente di raggi UV per emettere raggi UV. Così si può abbattere la proliferazione batterica dei rifiuti e quindi rallentare ulteriormente il processo di decomposizione dei rifiuti.
La sorgente UV può essere posta all'interno del coperchio e/o sui lati interni del primo contenitore e/o sul fondo interno del primo contenitore.
Preferibilmente, la sorgente UV per sicurezza è controllata per disattivarsi al momento dell'apertura del coperchio. Il funzionamento della sorgente UV può essere continuo o intermittente.
Preferibilmente il bidone comprende un filtro associato a detto dispositivo (ad es. a carboni attivi) per ridurre le percezioni odorose dei rifiuti stessi.
Il coperchio è bene sia ben centrato al fine di mantenere una perfetta tenuta ermetica tra esterno ed interno del primo contenitore e mantenerne la depressurizzazione interna. Preferibilmente allora il bidone comprende mezzi di centratura per la chiusura del coperchio sul primo contenitore. In particolare i mezzi comprendono
un perno sostenuto al centro della cavità e
un magnete posto al centro del coperchio
configurati per impegnarsi a vicenda.
Preferibilmente l’invito alla centratura è ottenuto tramite il perno che è infilabile in un incavo a cono rovesciato ricavato al centro del fondo del coperchio. Il magnete, con la sua forza attrattiva sul perno, aiuterà ed agevolerà la centratura ed il corretto posizionamento.
Preferibilmente il bidone comprende un sensore per monitorare lo stato di centraggio e/o chiusura del coperchio. Il sensore ad es. emette un segnale elettrico rilevato da un circuito elettronico che comanda il dispositivo, il circuito elettronico essendo configurato per avviare il processo di aspirazione dell’aria dall’interno del primo contenitore solo dopo che ha ricevuto il segnale. Si noti che il suddetto magnete può avere anche la funzione del detto sensore per monitorare lo stato di centraggio e/o chiusura del coperchio. Preferibilmente il circuito elettronico pilota anche lo spruzzatore e/o la lampada a raggi UV.
Preferibilmente la parte inferiore del coperchio, quella che configurata per andare in contatto col primo contenitore comprende una porzione anulare in materiale gommoso e/o deformabile elasticamente, e di forma tale da fungere da guarnizione.
In una diversa variante, il coperchio comprende una membrana (ad es. in materiale gommoso e/o flessibile) che si estende per formare la superficie esterna di una base maggiore del coperchio, corrispondente in uso alla parte inferiore del coperchio che poggia sui bordi della cavità del primo contenitore. In questa variante la funzione di “guarnizione” viene sostituita dalla parte del fondo del coperchio a contatto con il bordo del primo contenitore. In questo modo la parte inferiore del coperchio e la guarnizione sono un corpo unico. Altro vantaggio è che la membrana si può deformare favorendo la tenuta con il primo contenitore.
La suddetta porzione anulare o membrana dà il vantaggio che essa può deformarsi durante la depressurizzazione e tale deformazione permette una spinta della porzione anulare o membrana sul bordo del primo contenitore, facilitando la chiusura e soprattutto garantendo una maggiore tenuta rispetto ad una guarnizione piana.
La porzione anulare o membrana garantisce una deformazione meccanica verso l'interno del primo contenitore in conseguenza della differenza di pressione che si viene a generare all'atto dell'estrazione dell'aria. Questa deformazione si traduce in un effetto meccanico di pressione della membrana contro i bordi interni del primo contenitore generando tenuta pressostatica.
Preferibilmente detto dispositivo, o la valvola e la scheda elettronica, sono posti dentro al coperchio e ancorati a detta membrana, col vantaggio di ridurre vibrazioni e rumore.
I vantaggi dell’invenzione saranno ancora più chiari dalla seguente descrizione di un preferito esempio di servomeccanismo, riferimento facendo all’allegato disegno in cui
- Fig.1 mostra una vista tridimensionale di un bidone per rifiuti;
- Fig.2 mostra una vista tridimensionale in spaccato di una variante del bidone di fig.1;
- Fig.3 mostra una vista tridimensionale in sezione verticale di una variante del bidone di fig.1; - Fig.4 mostra una vista tridimensionale in spaccato di una seconda variante del bidone di fig.1; - Fig.5 mostra una vista tridimensionale in sezione verticale di una seconda variante del bidone di fig.
1;
- Fig.6 mostra una vista tridimensionale di un componente interno del bidone di fig.5;
- Fig.7 mostra una vista tridimensionale in sezione del componente di fig.6;
- Fig.8 mostra una vista tridimensionale di una variante di componente interno del bidone rispetto a fig.6;
- Fig. 9 mostra una vista tridimensionale in sezione del componente di fig. 8 in configurazione assemblata;
- Fig. 10 mostra una vista tridimensionale in sezione del componente di fig. 8 in configurazione disassemblata;
- Fig.11 mostra una vista tridimensionale in spaccato di una variante del bidone di fig.1;
- Fig.12 mostra una vista tridimensionale in sezione verticale del bidone di fig.11;
- Fig.13 mostra una vista tridimensionale in sezione verticale di una variante del bidone di fig.12; - Fig.14 mostra una vista tridimensionale di una variante del bidone di fig.1;
- Fig.15 mostra una vista tridimensionale in spaccato del bidone di fig.14;
- Fig.16 mostra una vista tridimensionale in sezione verticale del bidone di fig.15;
- Fig.17 mostra una vista tridimensionale in spaccato di una variante del bidone di fig.15;
- Fig.18 mostra una vista tridimensionale in sezione verticale del bidone di fig.17;
- Fig.19 mostra una vista laterale in trasparenza di una variante del bidone di fig.1;
- Fig.20 mostra una vista laterale in trasparenza di una variante del bidone di fig.1.
Nelle figure numeri uguali indicano parti uguali o concettualmente simili, e gli elementi sono descritti come in uso. Per non affollare le figure alcuni riferimenti numerici sono omessi.
Fig.1 mostra un bidone 10 comprendente
- un contenitore esterno 12 a pianta circolare che delimita una cavità 14 con una superficie interna 16, - un coperchio 18 costruito per chiudere ermeticamente la cavità 14 e
- un secondo contenitore interno 20, posto dentro alla cavità 14 per contenere rifiuti organici.
Il contenitore interno 20 è supportato dentro – e distanziato da - la cavità 14 per mezzo di un elemento di supporto 30 sporgente a sbalzo dalla superficie interna 16. L’elemento 30 può essere integrato con - e solidale a - la superficie interna 16, o essere fissato permanentemente alla superficie interna 16, o solo appoggiato alla superficie interna 16 e mantenere la posizione verticale grazie ad una preferita conicità della superficie 16.
Un dispositivo (non mostrato, ad es. una pompa o una ventola) è montato dentro il bidone 10 per diminuire la pressione dentro al contenitore 12 estraendo aria dalla cavità 14 quando è chiusa ermeticamente dal coperchio 18.
Il contenitore interno 20 può essere ad es. un contenitore rigido (fig.2 e 3). Allora l’elemento sporgente 30 ha come realizzazione preferita un anello con perimetro esterno di forma complementare al perimetro interno della cavità 14. L’anello ha un bordo periferico interno su cui poggia il contenitore interno 20 quando esso è infilato al centro dell’anello. La preferibile conicità del contenitore interno 20 favorisce il supporto del contenitore 20 a mezzo dell’anello.
Il contenitore interno 20 può essere ad es. un sacchetto (fig.4 e 5). Allora l’elemento sporgente 30 ha come realizzazione preferita un anello 40 (v. fig.6 e 7) con diverse corrugazioni circolari 42 alle quali sono fissabili sacchetti di dimensioni diverse, ad es. con ganci, mollette o morsetti (non mostrati).
Un’altra preferita costruzione per l’elemento sporgente 30 di fig.6 è mostrata nelle figg.8-10. In questo caso l’elemento sporgente 30 è formato da un anello 50 con diverse corrugazioni circolari 52 (funzionalmente uguali alle corrugazioni 42). L’anello 50 è qui complessivamente la combinazione o sovrapposizione di due o più parti 54, 56 concentriche e di dimensioni decrescenti configurate per incastrarsi tra loro. Le parti 54, 56 sono ad es. anelli o archi che hanno ciascuno una porzione anulare complementare ad una porzione anulare dell’altro, in modo che una porzione anulare di una parte possa essere incastrata sul e dentro una porzione anulare dell’altra, per formare un anello complessivo di raggio esterno maggiore e raggio interno minore.
Le due parti 54, 56 possono anche essere usate per serrare il sacchetto tra le rispettive porzioni anulari. L’elemento sporgente 30 è preferibilmente dotato di fori (non mostrati) per permettere il passaggio di aria tra la parte superiore e la parte inferiore della cavità 16, onde evitare differenza di pressione tra interno ed esterno del contenitore 20 quando viene depressurizzato.
La struttura interna del bidone può essere modificata per aumentarne le funzionalità. Ad es. in Figg.11-13 è mostrata una variante 60 di bidone che implementa un doppio fondo o un vano inferiore 62 in cui poter contenere sacchetti pieni di rifiuti e/o componenti funzionali interni del bidone, ad es. la pompa o l’elettronica. Fig.12 mostra una variante di bidone 60 che contiene un secondo contenitore rigido 64 (come in fig.2) mentre Fig.13 mostra una variante di bidone 60 che contiene un sacchetto 66 (come in fig.4). In generale, si può implementare un doppio fondo o un vano inferiore 62 in ogni forma di realizzazione illustrata.
Il bidone può avere un contenitore interno e/o esterno con pianta diversa da quella circolare. In Figg.
14-18 sono mostrate ad es. varianti 70 di bidone con un contenitore esterno 72 che ha pianta ovale.
Figg.15-16 mostrano una variante di bidone che contiene un secondo contenitore rigido 74 (come in fig.
2), mentre Figg. 17-18 mostrano una variante di bidone 70 che contiene come secondo contenitore un sacchetto 76 (come in fig.5).
Si nota che la pianta non circolare permette di ottenere una seconda cavità 78 interna al contenitore 72. La cavità 78 può essere isolata dalla cavità 14 ed usata per stoccare rifiuti racchiusi e/o componenti funzionali (come il vano 62).
In generale, si può implementare la pianta non circolare in ogni forma di realizzazione illustrata.
Fig.19 e 20 mostrano un esempio di come il coperchio 18 può essere internamente attrezzato per dare funzionalità ulteriori al bidone.
Nella variante di fig.19, nel coperchio 18 è presente un serbatoio 80 di enzimi da cui può pescare una pompa 82 per spruzzare enzimi dentro il contenitore 12 tramite un ugello 84 che si apre sul fondo del coperchio 18.
Nella variante di fig.20, sul fondo del coperchio 18 è presente una sorgente 99 di raggi UV, che può irradiare la cavità 14 per sanitizzarla.
In generale, si può implementare lo spruzzatore di enzimi e/o la sorgente di raggi UV in ogni forma di realizzazione illustrata.
Figg.2 e 5 mostrano anche un esempio di variante per il coperchio 18, che può essere attrezzato per dare funzionalità ulteriori al bidone.
Il coperchio 18 forma un incavo dentro cui assicurare i bordi del contenitore esterno 12.
Ai bordi dell’incavo è presente un anello 90 che supporta una membrana 92 disposta in piano per occupare una superficie piana contenuta tra i bordi dell’incavo.
La membrana 92 è preferibilmente in materiale flessibile, ad es. gomma.
Quando dentro il contenitore esterno 12 si crea la depressurizzazione, la membrana 12 viene risucchiata leggermente dentro il contenitore esterno 12 premendo il suo perimetro esterno e/o l’anello 90 contro i bordi del contenitore esterno 12. In questo modo migliora l’ermeticità del contenitore esterno 12. Il fondo a membrana si può aggiungere al - o rimuovere dal – coperchio del bidone, indipendentemente dalla struttura restante del bidone o dei suoi componenti. Ad es. si nota che il coperchio di fig.12 non è dotato della membrana.
Tutti i componenti meccanici o elettrici dentro il bidone sono preferibilmente controllati da una scheda elettronica montata dentro il bidone, ad es. dentro il coperchio o in un vano inferiore del contenitore esterno.

Claims (10)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Strumento (10; 60; 70) per raccogliere rifiuti organici domestici comprendente: - un primo contenitore esterno (12) che forma una cavità (14) con una superficie interna (16), - un coperchio (18) per chiudere ermeticamente la cavità (14) del primo contenitore, - un dispositivo per diminuire la pressione dentro al primo contenitore (12) estraendo aria dalla cavità, - un elemento (30; 40) sporgente a sbalzo dalla superficie interna, - un secondo contenitore (20), interno, posto dentro alla cavità per contenere rifiuti organici, ove l’elemento sporgente (30; 40) comprende una porzione che è distanziata dalla superficie interna e configurata per supportare il secondo contenitore (20) dentro al primo contenitore.
  2. 2. Strumento secondo la rivendicazione 1, in cui l’elemento sporgente comprende una porzione (54) che è distanziata e a sbalzo dalla superficie interna (16) e configurata per supportare il secondo contenitore (20) dentro al primo contenitore (12) sospendendo il secondo contenitore (20) dentro la cavità (16) del primo contenitore (12).
  3. 3. Strumento secondo la rivendicazione 1 o 2, in cui l’elemento sporgente è un pezzo separato e collegabile rimovibilmente al primo contenitore.
  4. 4. Strumento secondo la rivendicazione 3, in cui la superficie interna della cavità (16) del primo contenitore (12) è conformata per formare un appoggio per l’elemento sporgente per evitare che cada a causa della gravità.
  5. 5. Strumento secondo una qualsiasi rivendicazione precedente, in cui il secondo contenitore è un sacchetto o un contenitore rigido.
  6. 6. Strumento secondo una qualsiasi rivendicazione precedente, in cui l’elemento sporgente comprende un anello (52) di forma complementare al perimetro interno della cavità.
  7. 7. Strumento secondo una qualsiasi rivendicazione precedente, in cui l’elemento sporgente è formato dalla combinazione di due o più parti (54, 56), ad es. anelli, concentriche e di dimensioni radialmente decrescenti configurate per incastrarsi tra loro.
  8. 8. Strumento secondo una qualsiasi rivendicazione precedente, che per la chiusura del coperchio (18) sul primo contenitore (12) comprende: un perno sostenuto al centro della detta cavità e un magnete posto al centro del coperchio, il perno e il magnete essendo configurati per impegnarsi a vicenda.
  9. 9. Strumento secondo la rivendicazione 8, comprendente un sensore per emettere un segnale elettrico, e un circuito elettronico per rilevare il segnale elettrico e comandare il dispositivo, il circuito elettronico essendo configurato per avviare il processo di aspirazione dell’aria dall’interno del primo contenitore solo dopo che ha ricevuto il segnale.
  10. 10. Strumento secondo una qualsiasi rivendicazione precedente, in cui il coperchio (18) comprende una membrana (92) che si estende per formare la superficie esterna di una base maggiore del coperchio (18), corrispondente in uso alla parte inferiore del coperchio (18), in modo da poggiare sui bordi della cavità aperta (16) del primo contenitore (12).
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