IT201800000485A1 - Processo per la rimozione di sostanze fluorurate da percolati di discarica - Google Patents

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Description

PROCESSO PER LA RIMOZIONE DI SOSTANZE FLUORURATE DA PERCOLATI DI DISCARICA
DESCRIZIONE
La presente invenzione si riferisce a un processo per la rimozione di sostanze fluorurate da percolati provenienti da discarica.
Ogni tipo di produzione, al momento dell'utilizzo di un prodotto, comporta una frazione utile e una frazione di scarto del prodotto stesso. Mentre viene utilizzata la frazione utile, la frazione di scarto deve in qualche modo essere smaltita. Il problema dello smaltimento dei rifiuti è un problema vecchissimo, affrontato in vari modi -non sempre efficaci- sin dall'antichità.
Nel mondo pre-industriale, i rifiuti erano soprattutto di natura agricola e venivano per lo più smaltiti utilizzandoli per concimare i campi. Prodotti non adatti per questo scopo venivano inceneriti o abbandonati in aree disabitate. Le quantità relativamente modeste di tali rifiuti non portavano a conseguenze particolarmente gravi, se non in caso di rifiuti particolarmente tossici. In ogni caso, non vi erano alternative, né si vedeva ragione di trovarne, a questa pratica.
L'avvento delle produzioni industriali e la cosiddetta civiltà dei consumi hanno portato a un aumento considerevole dei rifiuti da smaltire, cosicché si sono dovute cercare nuove soluzioni, anche perché, nell'ambito di tale smaltimento, l'incenerimento ha perso per un certo periodo di attrattività, in quanto produttore di fumi, spesso tossici, sempre meno accettati dalle popolazioni che vivevano nelle zone dove tali inceneritori venivano fatti funzionare. Attualmente, gli inceneritori vengono utilizzati soprattutto come termovalorizzatori, ma sono tuttora piuttosto sgraditi agli abitanti circostanti, nonostante la produzione di sostanze inquinanti sia nettamente diminuita e si abbia come sottoprodotto una produzione di energia a buon mercato.
In questo quadro storico, si sono affermate nel tempo le cosiddette discariche. Si tratta di aree ben delimitate e confinate, dove si pratica uno scavo e si gettano in esso i rifiuti, che vengono man mano ricoperti di terra e abbandonati. Un tale sistema, permette di evitare problemi di emissioni gassose pericolose e/o sgradevoli, ma prevede col tempo la formazione di un liquido, prodotto dalla decomposizione di alcuni dei rifiuti, soprattutto di matrice organica e dalle piogge. Benché, con la raccolta differenziata, la frazione organica dei rifiuti solidi urbani, smaltita in altro modo e in altro luogo, sia notevolmente diminuita, cosicché il materiale deposto in discarica ne presenta oggi molto meno, una parte di essa rimane ancora nel rifiuto e continua a decomporsi, parte delle sostanze inorganiche produce altri liquidi e parte dei materiali di tipo plastico ancora contenuti si decompongono, tutto ciò rilasciando liquido. Infine, l'apporto di acque meteoriche nelle discariche è ineliminabile ed è tuttora importante, tali acque portando in soluzione alcune delle sostanze solide contenute nei rifiuti. Il complesso di questo liquido viene comunemente chiamato percolato.
Per evitare che il percolato passi direttamente nelle falde acquifere, il fondo delle discariche viene rivestito da teli impermeabili. In ogni caso, il percolato che si forma, e che continua a formarsi in una discarica anche per decenni dopo che si smetta di conferire rifiuti in essa, deve in qualche modo essere rimosso; l'importanza di questa rimozione è testimoniata dal fatto che chi gestisce una discarica ha degli importanti obblighi (che si potrebbero definire di post-gestione) e che durano circa 30 anni dopo la chiusura. Contenendo il percolato molte sostanze nocive alle falde acquifere, prima di eliminarlo, per esempio versandolo in fogna, esso deve essere trattato in modo efficace per rimuovere le sostanze più pericolose per la salute, come le sostanze chimiche che consumano ossigeno (quantificate e identificate col parametro del COD). Questo viene fatto, generalmente, in appositi impianti, collegati a una discarica o ai quali comunque si trasporta il percolato per renderlo innocuo.
Fra le sostanze contenute nel percolato vi sono le sostanze fluorurate, ampiamente diffuse nel commercio e che costituiscono un'ampia frazione del rifiuto in discarica. In particolare, rivestono un peso notevole le cosiddette PFAS (Per- e poli-fluoro alchili). Si tratta di sostanze organiche alchiliche, con una catena di atomi di carbonio contenente fra i 4 e i 16 atomi di carbonio, nelle quali tutti gli atomi di idrogeno sono sostituiti da atomi di fluoro. Tali sostanze contengono generalmente anche un gruppo idrofilico, come il gruppo carbossilico o il gruppo solfonico. Fra le sostanze più importanti vi sono quelle con otto atomi di carbonio, come il perfluorottansolfonato e l'acido perfluorottanoico.
I composti perfluorurati hanno svariatissimi usi, almeno sin dagli anni '50 del XX secolo: tensioattivi, rivestimenti a bassa tensione superficiale, sensori, applicazioni biomediche, tinture, lubrificanti, membrane, polimeri, schiume antiincendio, ritardanti di fiamma, stoffe per sedie e divani, pavimenti acrilici e altre. Tali sostanze, grazie anche alle loro proprietà oleofobiche e idrofobe, hanno un impiego massiccio nella realizzazione di superfici antiaderenti, come padelle, carta da forno, contenitori per cibo. Nella maggioranza di queste applicazioni, le sostanze perfluorurate sono accoppiate ad altri materiali. Per questo motivo, salvo che in alcuni specifici casi, come la carta da forno che va eliminata gettandola nella frazione organica, il destino ultimo di questi oggetti è la frazione indifferenziata; la frazione indifferenziata viene smaltita, a seconda delle località, in termovalorizzatore o in discarica. In quest'ultimo caso, è ovvio che le PFAS finiscano per far parte del percolato.
Due caratteristiche delle PFAS fanno sì che questo fatto costituisca un problema. In primo luogo, come noto, il legame fluoro-carbonio è molto forte: ammonta a 485 kJ/mole, mentre quella per il legame carbonio-carbonio è pari a 346 kJ/mole e quella per il legame carbonio-idrogeno è di 411 kJ/mole. Da questi valori si vede che questi composti sono più stabili degli idrocarburi e che è più facile rompere la catena alchilica che li compone che separare il fluoro da esse. La seconda caratteristica è la pericolosità ambientale di questi composti. Diversi studi sono in corso in Italia, già dal 2011, soprattutto da parte di enti pubblici. E' stato riscontrato che tali sostanze sono presenti nelle falde acquifere, soprattutto in Veneto, dove nella zona di Trissino (provincia di Vicenza) vi sono industrie che producono prodotti contenenti sostanze perfluorurate e la concentrazione di PFAS nelle acque di falda della regione è maggiore che in altre zone d'Italia. Tuttavia, le acque di falda contengono PFAS anche nelle altre regioni d'Italia. Uno studio del Politecnico di Milano in collaborazione con la Richiedente ha messo in evidenza che benché queste sostanze non siano ancora sistematicamente e diffusamente ricercate nei percolati, i dati di letteratura esistenti confermano la costante presenza di PFAS in queste matrici; nell'ambito dell'analisi bibliografica svolta, sono stati trovati 12 studi che hanno analizzato questo tema, riportando le concentrazioni di PFAS in un totale di 83 percolati in tutto il mondo. E' evidente, dunque, che il percolato delle discariche gioca un ruolo importante in questo fenomeno. La pericolosità per la salute umana di queste sostanze è in corso di studio, dato che le ricerche epidemiologiche richiedono di valutare l'effetto di una sostanza solamente nell'arco di molti anni. E', comunque, evidente che è opportuno rimuovere dal percolato queste sostanze, onde evitare di aggravarne l'accumulo, anche se indiretto, nelle acque potabili.
Attualmente, la rimozione di sostanze fluorurate avviene secondo diversi metodi. In particolare, si pratica l'adsorbimento delle sostanze fluorurate con adatti adsorbenti. Trattandosi di sostanze per lo più aprotiche, l'adsorbimento non può essere eseguito su sostanze come zeoliti acide o simili e le sostanze più efficaci sono i carboni attivi granulari. In generale, le PFAS vengono adsorbite principalmente nei micropori, dato che si tratta di molecole piuttosto corte e si osserva che le sostanze più polari, come i solfonati, si adsorbono preferenzialmente.
Tuttavia, stante l'aspecificità dei carboni attivi come adsorbenti, l'adsorbimento dei composti fluorurati va in competizione con quello di tutte le altre sostanze organiche presenti nei rifiuti in generale, ed in particolare nei percolati di discarica, rappresentate dal COD (Chemical Oxygen Demand) che ne misura la concentrazione e ne quantifica pertanto la presenza. Dato che il COD è in misura preponderante, si è generalmente preferito praticare la separazione delle PFAS a valle del trattamento biologico, atto a rimuovere le sostanze biodegradabili, in modo da ridurre al minimo la possibilità di saturazione dell'adsorbente, così da allungarne la vita e da evitare di dover sostituire continuamente il letto di adsorbimento a causa della sua saturazione col COD o, addirittura, da evitare il fallimento della rimozione delle sostanze fluorurate per lo stesso motivo. Tuttavia, le tecniche adottate fino a oggi presentano l'inconveniente che parte delle sostanze fluorurate vengono assorbite dai fanghi del trattamento biologico. Detti fanghi vengono per lo più utilizzati in agricoltura, come fertilizzanti e il fatto che contengano sostanze fluorurate comporta che le stesse vengano cedute al terreno e di qui filtrando nuovamente in falda. Sicuramente in questo modo la quantità di fluorurati che finiscono in falda è minore che in assenza della successiva fase di adsorbimento post-biologico, ma è altresì chiaro che il problema può, almeno in alcuni casi, crearsi e divenire ingestibile. La statunitense EPA ha annunciato recentemente la necessità di maggiori investigazioni sul ciclo dell'acido perfluoroottanoico.
EP 2 415 716 A1 descrive un processo di adsorbimento di un acido fluorocarbossilico, contenente un gruppo etereo, portando il liquido che lo contiene a contatto con un carbone attivo, possibilmente attivato con vapore. Nel brevetto si parla anche del successivo desorbimento con una miscela azeotropica con acqua per il recupero dell'acido, una volta separato dal liquido. Il brevetto suddetto è molto generale e non dice nulla sulla provenienza del liquido contenente l'acido fluorocarbossilico (dunque non è riferito esplicitamente al percolato da discarica), né sulla posizione di questa fase di separazione rispetto a eventuali altri trattamenti. Dei carboni attivi viene data l'area superficiale specifica (tra 1180 e 2300 m<2>/g) e alcune sosrtanze con cui il carbone viene impregnato (MgO e ammine).
US2010/0000947 descrive un trattamento di rimozione di tensioattivi contenenti acido perfluoroottanoico e perfluoroottansolfonato, utilizzando carboni attivi, comprendenti particelle in grado di passare per non meno del 90% in peso da un setaccio da 75 μm. Il metodo illustrato in questa pubblicazione prevede di portare la concentrazione di sostanze fluorurate nella soluzione da 100-10.000 ppb a non più di 3 ppb. L'efficienza massima si ottiene eseguendo il trattamento in due fasi. La soluzione acquosa trattata non viene ulteriormente illustrata, ma non pare si tratti di percolato, più probabilmente si tratta di una chiarifica di acque dopo un generico processo industriale. Nulla si dice sulla porosità del carbone attivo, limitandosi alle dimensioni delle sue particelle. In particolare, nulla si dice sulla possibile presenza del COD.
W02007/142 004 e W02007/142 005 riportano un trattamento di generiche acque reflue con una fase biologica e un successivo trattamento con carboni attivi. Non si parla di percolati, né di COD.
Si ritiene opportuno mettere in evidenza che nessuno dei documenti della tecnica nota, rintracciati nel corso di una ricerca preventiva al deposito della presente domanda di brevetto, ha illustrato soluzioni che prevedano la rimozione di PFAS con carboni attivi, in presenza di concentrazioni elevate di COD, come i percolati provenienti dalle discariche.
Problema alla base dell'invenzione è di proporre un processo che permetta di rimuovere completamente le sostanze fluorurate da un percolato di discarica, richiedendo una sostituzione non eccessivamente frequente dell'adsorbente. Questo scopo viene raggiunto attraverso un processo per la rimozione di sostanze fluorurate da percolati di discarica, comprendente il passaggio del percolato su particelle di carbone attivo granulare, caratterizzato da ciò che sono previste due fasi di passaggio su carbone attivo granulare e da ciò che nella prima fase si utilizza un carbone attivo che presenta un'area superficiale specifica compresa fra 800 e 1.300 m<2>/g, con un indice di iodio compreso fra 800 e 1.200 e nella seconda fase si utilizza un carbone attivo che presenta un'area superficiale specifica compresa fra 950 e 1.550 m<2>/g e un indice di iodio compreso fra 900 e 1.300. In base a un secondo aspetto, la presente invenzione riguarda un impianto di rimozione di sostanze fluorurate da percolati di discarica, caratterizzato da ciò che comprende una prima torre di adsorbimento, contenente un carbone attivo che presenta un'area superficiale specifica compresa fra 800 e 1.300 m<2>/g, con un indice di iodio compreso fra 800 e 1.200 e una seconda torre di adsorbimento, a valle della prima, contenente un carbone attivo che presenta un'area superficiale specifica compresa fra 950 e 1.550 m<2>/g e un indice di iodio compreso fra 900 e 1.300. Le rivendicazioni subordinate descrivono caratteristiche preferenziali dell'invenzione.
Ulteriori caratteristiche e vantaggi dell'invenzione risultano comunque meglio evidenti dalla seguente descrizione dettagliata di una forma di esecuzione preferita, data a puro titolo esemplificativo e non limitativo ed illustrata nei disegni allegati, nei quali:
fig. 1 è uno schema a blocchi che illustra un impianto in grado di mettere in opera il processo di rimozione secondo una forma d'esecuzione della presente invenzione; e
fig. 2 è uno schema a blocchi analogo a quello di fig. 1, ma relativo a una forma d'esecuzione alternativa della presente invenzione.
Un impianto atto a mettere in opera il processo secondo la presente invenzione, in base a una prima forma d'esecuzione, è illustrato in fig. 1.
Una conduttura 1 alimenta il percolato che ha già subito un trattamento biologico di depurazione a un serbatoio 2, contenente un letto di sabbia. Dal serbatoio 2, una conduttura 3 alimenta il fluido in trattamento a un serbatoio 4 che contiene un letto di carbone attivo che presenta un'area superficiale specifica compresa fra 800 e 1.300 m<2>/g, con un indice di iodio compreso fra 800 e 1.200. Il serbatoio 4 è, di fatto, una torre di adsorbimento. All'uscita dal serbatoio 4, una conduttura 5 alimenta il fluido in trattamento a un serbatoio 6 contenente un carbone attivo che presenta un'area superficiale specifica compresa fra 950 e 1.550 m<2>/g e un indice di iodio compreso fra 900 e 1.300. Anche il serbatoio 6 è una torre di adsorbimento. Una conduttura 7 porta il percolato trattato e reso ormai innocuo allo scarico, per esempio in fogna o in un fiume.
La fig. 2 mostra una forma d'esecuzione alternativa della presente invenzione. Anziché essere disposto a valle dell'impianto di depurazione biologica del percolato, l'impianto di rimozione delle sostanze fluorurate è disposto a monte. In base a questa realizzazione, il percolato viene prelevato da un contenitore 8 (che può essere un silo, un serbatoio o il telo di contenimento di una discarica o altro) e viene inviato, tramite una conduttura 9, a un serbatoio 10 che contiene sabbia. Dal serbatoio 10, una conduttura 11 porta a un serbatoio 12 che contiene un letto di carbone attivo che presenta un'area superficiale specifica compresa fra 800 e 1.300 m<2>/g, con un indice di iodio compreso fra 800 e 1.200. Una conduttura 13
porta poi il percolato in trattamento dall'uscita del serbatoio 12 all'entrata di un serbatoio 14, contenente un carbone attivo che presenta un'area superficiale specifica compresa fra 950 e 1.550 m<2>/g e un indice di iodio compreso fra 900 e 1.300. Il serbatoio 12 e il serbatoio 14 lavorano come torri di adsorbimento. Una conduttura 15 porta il percolato, dal quale le sostanze fluorurate sono state rimosse, all'impianto biologico di trattamento.
In base alla prima forma d'esecuzione, il processo per la rimozione di sostanze fluorurate da percolati di discarica avviene a valle di un trattamento biologico di depurazione e il liquido ottenuto per depurazione mediante trattamento biologico del percolato di discarica viene alimentato in via preliminare, attraverso la conduttura 1 a un serbatoio 2 che contiene sabbia e ghiaia quarzifera, per la rimozione delle micro-particelle solide che ancora fossero presenti dal liquido. Questa operazione permette di evitare (o, per lo meno, di ridurre al minimo) il rischio che sostanze solide di piccole dimensioni intasino i siti di adsorbimento presenti sui carboni attivi. Preferibilmente si utilizza una sabbia silicea, contenente dall'85 all'87% in peso di SiO2, con granelli di forma sferica naturale. Preferibilmente, la densità apparente varia da 1.000 a 2.000 kg/m<3>, con la massima preferenza a 1.500 kg/m<3>, con una granulometri da 0,8-1, 2 a 2, 0-5,0.
Il liquido che abbia subito il passaggio nella sabbia esce dal serbatoio 2 attraverso la conduttura 3 ed entra nel serbatoio 4, dove passa sui carboni attivi sopra descritti e ivi contenuti. Il passaggio sui carboni attivi elimina una quota sostanziale delle sostanze fluorurate, grazie all'adsorbimento, soprattutto nei pori più sottili.
A seguito del passaggio nel serbatoio 4, attraverso la conduttura 5 il liquido in trattamento passa al serbatoio 6, dove passa sul secondo letto di carboni attivi, che completa l'adsorbimento delle sostanze fluorurate, con una rimozione complessiva superiore al 95%. L'uso di due letti, contenenti dei carboni attivi di tipo differente permette di adsorbire sostanze diverse su ciascun letto, migliorando così la rimozione delle sostanze fluorurate. Le caratteristiche dei carboni attivi rivendicati sono quelle che permettono una separazione-rimozione ottimale.
Il liquido in uscita, così depurato dalle sostanze fluorurate, esce attraverso la conduttura 7 per lo scarico finale.
La forma d'esecuzione mostrata in fig. 2 differisce da quella di fig. 1 fondamentalmente per la disposizione dei trattamenti, a monte anziché a valle, dell'impianto di trattamento biologico. La rimozione delle sostanze fluorurate a monte dell'impianto di trattamento biologico può consistere sia in una unità di trattamento preventiva installata nell'impianto di depurazione, sia in una unità a sé stante, installata sullo stesso luogo di produzione del percolato di discarica, ottenendo così un rifiuto liquido già in partenza privo di PFAS.
In base a questa seconda forma d'esecuzione, il processo per la rimozione di sostanze fluorurate da percolati di discarica avviene a monte di un trattamento biologico di depurazione e il percolato come recuperato dalla discarica, ed eventualmente immagazzinato nel contenitore 8, viene alimentato in via preliminare, tramite la conduttura 9 al serbatoio 10. Come il serbatoio 2, il serbatoio 10 contiene sabbia e ghiaia quarzifera, così da effettuare la rimozione di inquinanti solidi in particelle piccole. Preferibilmente, anche in questo caso, si utilizza una sabbia silicea contenente fra l'85 e l'87% in peso di SiO2, a granelli sferici naturali. La densità apparente preferita oscilla fra 1.000 e 2.000 kg/m<3>, mentre la granulometria varia preferibilmente da 0,8-1,2 a 2,0-5,0.
All'uscita dal serbatoio 10, attraverso la conduttura 11, il percolato da trattare entra nel serbatoio 12, dove è presente un primo letto di particelle di carbone attivo granulare. Il carbone attivo granulare adsorbe il COD fino a saturare i pori più grandi, mentre le sostanze fluorurate si adsorbono nei pori più fini e si ottiene la rimozione di una quota sostanziale dei fluorurati.
In uscita dal serbatoio 12, il percolato in trattamento viene inviato alla conduttura 13 che lo porta nel serbatoio 14, dove è presente il secondo letto di particelle di carbone attivo granulare che adsorbe alcune delle PFAS, di dimensioni e proprietà diverse da quelle adsorbite nel serbatoio 12 e che erano passate indenni dallo stesso serbatoio 12. Anche in questo caso, l'uso di letti di carbone attivo con caratteristiche differenti migliora l'efficienza della rimozione. Le caratteristiche dei carboni attivi rivendicati sono quelle che permettono una separazione-rimozione ottimale.
Anche nel serbatoio 14, il carbone attivo adsorbe nei pori più grandi altro COD, saturando tali pori. La saturazione, però, anche in questo caso non impedisce l'accesso ai pori più fini delle sostanze fluorurate, che si adsorbono in percentuale notevole anche dopo la saturazione dei siti di adsorbimento del COD.
Il liquido in uscita dal serbatoio 14 attraverso la conduttura 15 vede notevolmente ridotto il contenuto delle sostanze fluorurate, il processo appena descritto avendo un'efficienza del 95% e anche migliore.
La presente invenzione, pur partendo da una soluzione tecnica già in uso per rimuovere sostanze fluorurate da un fluido acquoso, si differenzia dalla tecnica nota, in quanto la maggioranza assoluta dei documenti della tecnica nota prevedono l'impiego di carboni attivi per la rimozione di sostanze fluorurate da acque di falda o simili, dove le sostanze fluorurate sono in contemporanea presenza di poche sostanze estranee che competano con esse (come il COD), cosicché il loro adsorbimento risulta pressocché l'unico possibile. Nei sistemi come i percolati di discarica presi in considerazione dalla presente invenzione, invece, il liquido da trattare comprende inquinanti di diverse specie -primo fra tutti il COD- che rendono la situazione molto più complessa che nelle acque di falda, rendendo l'adsorbimento delle PFAS molto meno scontata che in suddetti sistemi. Per questo motivo, appare tutt'altro che ovvio ricorrere allo stesso sistema.
Interessante è valutare un criterio di scelta fra le forme d'esecuzione sopra illustrate. In realtà, entrambe presentano vantaggi, per cui ci si trova di fronte a una vera e propria alternativa.
La prima forma d'esecuzione prevede di alimentare al trattamento di rimozione delle sostanze fluorurate un liquido che abbia già subito il trattamento biologico, cosicché una buona quota delle sostanze inquinanti contenute in detto liquido siano già state rimosse. Ciò permette di avere una vita più lunga del carbone attivo contenuto nei serbatoi 4 e 6, con un maggiore rendimento e, soprattutto, con una più lunga durata dei carboni attivi fra un trattamento di rigenerazione e il successivo.
Per converso, la seconda forma d'esecuzione permette di alimentare al trattamento biologico un liquido che, oltre a non contenere sostanze fluorurate -e a dar quindi luogo a fanghi di depurazione dal trattamento biologico privi delle stesse e dunque meglio utlizzabili in agricoltura- contiene una concentrazione inferiore anche delle altre sostanze inquinanti, cosicché la depurazione delle acqua può essere spinta maggiormente, con evidenti vantaggi.
Vi possono essere ragioni normative e/o economiche per scegliere l'una o l'altra forma d'esecuzione della presente invenzione. In ogni caso, si è visto che le composizioni di carboni attivi utilizzate secondo la stessa presente invenzione portano comunque a risultati eccellenti nella rimozione delle sostanze fluorurate, risultati impensabili secondo la tecnica anteriore.
S'intende comunque che l'invenzione non deve considerarsi limitata alla particolare disposizione illustrata sopra, che costituisce soltanto una forma di esecuzione esemplificativa di essa, ma che diverse varianti sono possibili, tutte alla portata di un tecnico del ramo, senza per questo uscire dall'ambito di protezione dell'invenzione stessa, come definito dalle rivendicazioni che seguono.
ELENCO DEI CARATTERI DI RIFERIMENTO
1 Conduttura
2 Serbatoio sabbia
3 Conduttura
4 Serbatoio carboni attivi
5 Conduttura
6 Serbatoio carboni attivi
7 Scarico
8 Contenitore
9 Conduttura
10 Serbatoio sabbia
11 Conduttura
12 Serbatoio carboni attivi
13 Conduttura
14 Serbatoio carboni attivi
15 Scarico

Claims (9)

  1. RIVENDICAZIONI 1) Processo per la rimozione di sostanze fluorurate da percolati di discarica, comprendente il passaggio del percolato su particelle di carbone attivo granulare, caratterizzato da ciò che sono previste due fasi (4, 6; 12, 14) di passaggio su carbone attivo granulare e da ciò che nella prima fase (4; 12) si utilizza un carbone attivo che presenta un'area superficiale specifica compresa fra 800 e 1.300 m<2>/g, con un indice di iodio compreso fra 800 e 1.200 e nella seconda fase (6; 14) si utilizza un carbone attivo che presenta un'area superficiale specifica compresa fra 950 e 1.550 m<2>/g e un indice di iodio compreso fra 900 e 1.300.
  2. 2) Processo come rivendicato nella rivendicazione 1), caratterizzato da ciò che avviene a valle di un trattamento biologico di depurazione.
  3. 3) Processo come rivendicato nella rivendicazione 1), caratterizzato da ciò che avviene a monte di un trattamento biologico di depurazione.
  4. 4) Processo come rivendicato nella rivendicazione 3), caratterizzato da ciò che avviene in un'unità di trattamento preventiva installata nell'impianto di depurazione.
  5. 5) Processo come rivendicato nella rivendicazione 3), caratterizzato da ciò che avviene in un'unità a sé stante, installata sullo stesso luogo di produzione del percolato di discarica.
  6. 6) Processo come rivendicato in una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato da ciò che il percolato di discarica viene alimentato in via preliminare, attraverso una conduttura (1; 9) a un serbatoio (2; 10) che contiene sabbia e ghiaia quarzifera.
  7. 7) Processo come rivendicato nella rivendicazione 6), caratterizzato da ciò che detta sabbia presenta una densità apparente che varia da 1.000 a 2.000 kg/m<3>.
  8. 8) Processo come rivendicato nella rivendicazione 7), caratterizzato da ciò che detta sabbia presenta una densità apparente di 1.500 kg/m<3>, con una granulometria da 0,8-1, 2 a 2, 0-5,0.
  9. 9) Impianto di rimozione di sostanze fluorurate da percolati di discarica, caratterizzato da ciò che comprende una prima torre di adsorbimento (4; 12), contenente un carbone attivo che presenta un'area superficiale specifica compresa fra 800 e 1.300 m<2>/g, con un indice di iodio compreso fra 800 e 1.200 e una seconda torre di adsorbimento (6; 14), a valle della prima (4; 6), contenente un carbone attivo che presenta un'area superficiale specifica compresa fra 950 e 1.550 m<2>/g e un indice di iodio compreso fra 900 e 1.300.
IT201800000485A 2018-01-03 2018-01-03 Processo per la rimozione di sostanze fluorurate da percolati di discarica IT201800000485A1 (it)

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