ITVR20100037A1 - Metodo per ottenere una lamella corneale anteriore e/o posteriore impiantabile a partire da una cornea espiantata destinata al trapianto e liquido da utilizzare in un tale metodo - Google Patents

Metodo per ottenere una lamella corneale anteriore e/o posteriore impiantabile a partire da una cornea espiantata destinata al trapianto e liquido da utilizzare in un tale metodo Download PDF

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ITVR20100037A1
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Mauro Beccaro
Enrico Bettini
Paolo Signori
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Description

METODO PER OTTENERE UNA LAMELLA CORNEALE ANTERIORE E/O POSTERIORE IMPIANTABILE A PARTIRE DA UNA CORNEA ESPIANTATA DESTINATA AL TRAPIANTO E LIQUIDO DA UTILIZZARE IN UN TALE METODO
DESCRIZIONE
La presente invenzione ha per oggetto un metodo per ottenere una lamella corneale anteriore e/o posteriore che possa essere impiantata in un paziente a partire da una cornea espiantata destinata al trapianto, nonché un liquido da utilizzare in un tale metodo. Non sono invece oggetto della presente invenzione metodi che non prevedano l’ottenimento di lamelle dotate dei requisiti necessari per poter essere impiantate.
Nel settore del trapianto di cornea, negli ultimi anni si à ̈ sempre più diffusa la tecnica cosiddetta della cheratoplastica lamellare, che prevede non più la sostituzione dell’intera cornea con quella espiantata da un soggetto donatore, bensì la sostituzione solamente degli strati malati della cornea stessa. Molte malattie della cornea, infatti, si caratterizzano per il fatto di interessare solo particolari strati della cornea senza intaccare gli altri. In particolare, molte malattie interessano solo uno degli strati della cornea (ad esempio stroma o endotelio), lasciando sani gli altri strati.
In accordo con la tecnica della cheratoplastica lamellare, quindi, si possono presentare due casi: sostituzione della parte anteriore della cornea (ad esempio per patologie dello stroma) o sostituzione della parte posteriore della cornea (ad esempio per patologie dell’endotelio).
Nel primo caso la tecnica prevede l’asportazione dal paziente (generalmente mediante laser o microcheratomo) della zona centrale dello stroma e della membrana di Bowman e dell’epitelio che la ricoprono, e la sostituzione degli stessi con un analogo inserto munito o meno dell’epitelio (lamella anteriore) ottenuto dalla cornea del donatore. Di solito, inoltre, l’asportazione dello stroma non à ̈ completa per evitare rischi di danneggiamento accidentale della sottostante membrana di Descemet. Nel secondo caso, invece, la sostituzione dell’endotelio generalmente avviene asportando (mediante raschiatura) l’endotelio stesso insieme alla membrana di Descemet ed, eventualmente, a parte dello stroma, e sostituendo il tutto con un analogo inserto (lamella posteriore) ottenuto dalla cornea del donatore.
Il problema che si à ̈ manifestato negli anni à ̈ stato però quello di riuscire ad ottenere delle buone lamelle anteriori e posteriori, vale a dire lamelle non edematose, del giusto spessore, e nel caso delle posteriori con un elevato numero di cellule vive (dopo l’impianto, infatti, il numero di cellule vive si riduce sempre in modo significativo). Per capire la difficoltà intrinseca che ciò comporta va ricordato che una cornea espiantata conservata ha complessivamente uno spessore normalmente compreso tra 500 e 700 µm e che endotelio e membrana di Descemet hanno ciascuno uno spessore solo di qualche decina di µm.
La prima tecnica sviluppata a questo scopo à ̈ stata una tecnica manuale che prevede l’ottenimento delle lamelle posteriori mediante uno scollamento dello stroma dalla membrana di Descemet. Lo svantaggio principale di questa modalità operativa basata su una manipolazione traumatica della cornea à ̈ però la scarsa percentuale di successo legata all’elevato rischio di danneggiare eccessivamente le cellule, specialmente dell’endotelio.
Successivamente sono state sviluppate due tecniche più automatizzate in cui la separazione delle due lamelle viene effettuata mediante un taglio a lama o con il laser, sostanzialmente indipendente quindi dall’abilità del chirurgo.
Per entrambe le tecniche la cornea da suddividere viene posizionata su una camera artificiale nella quale viene creata (iniettando liquido o gas) una pressione analoga a quella fisiologica dell’occhio.
Nel primo caso, poi, il taglio viene eseguito tramite un microcheratomo che viene associato alla camera artificiale e la cui lama può muoversi o linearmente tramite una slitta, o circonferenzialmente. Nel secondo caso il taglio viene invece eseguito mediante un raggio laser che viene focalizzato ad una certa profondità all’interno dello stroma.
Anche queste due tecniche automatizzate non sono però esenti da inconvenienti.
Il primo inconveniente à ̈ legato al fatto che ciascuna cornea espiantata si presenta diversa sia per ragioni fisiologiche sia a causa delle modalità di conservazione.
Dopo l’espianto, infatti, sino al momento del taglio, le cornee vengono conservate immerse in liquidi di conservazione che ne devono mantenere in vita le cellule riducendone al minimo le modificazioni strutturali.
Tutti i liquidi di conservazione noti presentano, quindi, tra gli altri ingredienti, anche uno o più agenti osmotici/deturgescenti, vale a dire sostanze in grado di conferire al liquido una pressione osmotica (normalmente di tipo colloidale cioà ̈ una pressione oncotica) all’incirca pari a quella di una cornea in vivo, allo scopo di impedirne un rigonfiamento eccessivo per accumulo di acqua. Tuttavia, nella pratica, con tutti i liquidi di conservazione noti, durante la conservazione si manifesta sempre un certo rigonfiamento (turgescenza) della cornea conservata dovuto proprio all’assorbimento di acqua dal liquido di conservazione stesso. Una disamina dettagliata di tali problematiche può essere trovata ad esempio nell’articolo “Storage of Human Corneas in Dextran and Chondroitin Sulfate-Based Corneal Storage Medium†, Jablonski-Stiemke, Edelhauser, ARCH OPHTALMOL, Vol. 116, May 1998, pp.627-632.
In aggiunta ai liquidi di conservazione sono poi noti alcuni liquidi in grado di sgonfiare la cornea ma che al tempo stesso non permettono l’ottenimento di lamelle impiantabili in un paziente, ma solo di porzioni corneali utilizzabili a scopi di ricerca. Un esempio di tali liquidi e del loro effetto à ̈ descritto nell’articolo “Corneal Preparation of Eye Bank Eyes for Experimental Surgery†, Hamaoui et al., Cornea 20(3): 317-20, 2001.
Pertanto, al momento del taglio, la cornea da trapiantare si presenta sempre relativamente gonfia con notevoli inconvenienti sui risultati che si possono ottenere. A riprova di ciò il fatto che, dopo l’impianto, attualmente si può sempre registrare una diminuzione dello spessore di quanto impiantato (cornea intera o lamella).
Nel caso di taglio a lama il problema principale consiste nello spessore delle lamelle posteriori che si ottengono. Tale spessore, infatti, Ã ̈ determinato a partire dallo spessore complessivo della cornea deducendo lo spessore della lamella anteriore minima ottenibile con la lama del microcheratomo (normalmente la lama ha uno spessore di circa 300 o 350 µm e permette di ottenere una lamella anteriore di circa 350-400 µm).
Attualmente, quindi, dato che una cornea conservata (e quindi gonfia) ha uno spessore di circa 550-700 µm, quello che si riesce ad ottenere sono lamelle anteriori di circa 400 µm e lamelle posteriori di 200-300 µm, ben più delle poche decine di µm che idealmente si vorrebbe ottenere.
Inoltre, le cornee conservate, essendo gonfie, presentano una curvatura accentuata che ostacola l’effettuazione di un taglio corretto dato che il microcheratomo permette di effettuare il taglio esclusivamente in un piano e dato che tale piano deve necessariamente essere completamente compreso nello spessore dello stroma per evitare di danneggiare gli strati cellulari. Di conseguenza in caso di convessità eccessiva l’esecuzione di un taglio accettabile può risultare impossibile, ma normalmente lo si constata solo a taglio effettuato.
Problemi si hanno anche per quanto riguarda il taglio laser. In questo caso, infatti, il problema principale à ̈ costituito proprio dall’eccessivo spessore e dalla eccessiva convessità delle cornee gonfie di acqua.
Con i dispositivi di taglio laser oggi noti, infatti, da un lato esiste una limitazione inversa tra diametro e profondità del taglio (all’aumentare dell’uno diminuisce necessariamente l’altro), dall’altro la potenza del raggio si attenua sempre più man mano che penetra nella cornea. Di conseguenza, in caso di spessore elevato della cornea, il laser non à ̈ in grado di operare sufficientemente in profondità per eseguire i tagli voluti. In secondo luogo, quando la cornea à ̈ gonfia, le fibre di collagene che compongono lo stroma sono distanziate le une dalle altre a causa della presenza di acqua, con la conseguenza che risulta difficile se non impossibile focalizzare il raggio laser su di esse. Nella maggior parte dei casi, quindi, la superficie del taglio risulta irregolare il che comporta una deformazione visiva per il paziente.
Ulteriormente, le lamelle che si ottengono con i metodi noti, hanno l’inconveniente di essere eccessivamente flaccide il che può portare facilmente al loro deterioramento durante la successiva manipolazione in fase di impianto.
La conseguenza di quanto sopra à ̈ che, attualmente, molti chirurghi rinunciano ad utilizzare cornee espiantate che si presentino di spessore eccessivo, stante l’impossibilità di ottenere lamelle posteriori trapiantabili e di spessore adeguato.
Infine, va ricordato che una cornea turgescente (edematosa) si presenta non trasparente con la conseguenza che dopo il trapianto, possono essere necessarie anche alcune settimane prima che il paziente possa ricominciare a vedere bene cioà ̈ prima che le funzioni fisiologiche dell’occhio riescano ad asportare per via osmotica l’acqua in eccesso. È immediato comprendere che tale tempo di convalescenza à ̈ tanto maggiore, maggiore à ̈ il contenuto d’acqua all’interno del tessuto trapiantato.
In questo contesto il compito tecnico alla base della presente invenzione à ̈ mettere a punto un metodo per ottenere una lamella corneale anteriore e/o posteriore impiantabile a partire da una cornea espiantata destinata al trapianto, ed un liquido da utilizzare in un tale metodo, che pongano rimedio agli inconvenienti citati.
È in particolare compito tecnico della presente invenzione mettere a punto un metodo per ottenere una lamella corneale anteriore e/o posteriore impiantabile a partire da una cornea espiantata destinata al trapianto, ed un liquido da utilizzare in tale metodo, che permettano di ottenere in modo preciso e ripetibile lamelle di spessore nettamente inferiore rispetto a quelle ottenibili con i metodi noti.
È ulteriormente compito tecnico della presente invenzione mettere a punto un metodo per ottenere una lamella corneale anteriore e/o posteriore impiantabile a partire da una cornea espiantata destinata al trapianto che permetta di ottenere lamelle più trasparenti rispetto a quelle oggi ottenibili, nonché lamelle relativamente più rigide.
È ancora compito tecnico della presente invenzione mettere a punto un metodo per ottenere una lamella corneale anteriore e/o posteriore impiantabile a partire da una cornea espiantata destinata al trapianto, ed un liquido da utilizzare in tale metodo, che permettano sempre di effettuare tagli laser alle profondità volute e con superficie di taglio più regolari di quelle note.
Il compito tecnico e gli scopi indicati sono sostanzialmente raggiunti da un metodo per ottenere una lamella corneale anteriore e/o posteriore impiantabile a partire da una cornea espiantata destinata al trapianto e da un liquido da utilizzare in tale metodo, in accordo con quanto descritto nelle unite rivendicazioni.
Ulteriori caratteristiche ed i vantaggi della presente invenzione appariranno maggiormente evidenti dalla descrizione dettagliata che segue di alcune forme di esecuzione preferite, ma non esclusive, di un metodo per ottenere una lamella corneale anteriore e/o posteriore impiantabile a partire da una cornea espiantata destinata al trapianto, e del liquido da utilizzare in tale metodo.
Nel seguito, pertanto, ogni riferimento a lamelle e cornee dovrà essere inteso come rivolto rispettivamente a lamelle effettivamente dotate dei requisiti necessari per poter essere impiantate in un paziente ed a cornee destinate al trapianto ed a tale scopo conservate.
Innanzitutto va notato che la presente invenzione à ̈ stata resa possibile dalla messa a punto di un liquido iperdeturgescente innovativo, da utilizzare nel metodo di ottenimento delle lamelle e che verrà descritto in dettaglio nel seguito.
Il metodo oggetto della presente invenzione, come detto, permette di ottenere una lamella corneale anteriore e/o posteriore a partire da una cornea espiantata sana. In generale, partendo da una cornea espiantata sana, il metodo permette di ottenere sempre due lamelle, anche se il controllo dello spessore può essere effettuato su una singola lamella per volta dato che la superficie di taglio à ̈ comunque unica.
Il metodo, ovviamente, come prima fase prevede di prendere una cornea espiantata; generalmente si tratta di una cornea espiantata conservata sino a quel momento in un liquido di conservazione tradizionale. Di conseguenza, all’inizio del metodo oggetto della presente invenzione, la cornea si presenta gonfia e quindi con uno spessore ed una convessità incrementati rispetto alle condizioni fisiologiche.
Nella forma attuativa preferita il metodo prevede una fase di valutazione dello spessore iniziale della cornea. Tale fase può essere vantaggiosamente effettuata sia quando la cornea à ̈ ancora immersa nel liquido di conservazione, sia dopo averla estratta ed averla inserita in un liquido iperdeturgescente.
Si noti che nel contesto della presente invenzione i termini iperosmotico, iperdeturgescente, iperoncotico verranno indistintamente utilizzati come sinonimi per contraddistinguere un liquido che presenti una pressione osmotica superiore a quella di qualsiasi liquido adatto alla conservazione di cornee (cornel storage medium). Si tratta quindi di un liquido in grado di estrarre acqua da una cornea precedentemente conservata in un qualsiasi liquido di conservazione. Pertanto il liquido oggetto della presente invenzione, di per sé, non può essere considerato un liquido di conservazione in quanto, in esso, una cornea può sopravvivere solo per un tempo limitato. Se lasciata in esso troppo a lungo, infatti, la cornea perde via via il proprio contenuto d’acqua sino al momento in cui le cellule endoteliali muoiono.
In altre parole, nella forma realizzativa preferita il liquido iperdeturgescente à ̈ in grado di ridurre la quantità di acqua presente nella cornea anche al di sotto della quantità che fisiologicamente à ̈ presente nelle cornee in vivo. Per una descrizione più dettagliata del liquido iperdeturgescente e per alcuni esempi di formulazione si veda comunque nel seguito. Si noti infine che, poiché nella forma realizzativa preferita il liquido à ̈ di tipo colloidale, nell’ambito della presente invenzione si farà riferimento indistintamente alla sua pressione osmotica o alla sua pressione oncotica.
Uno dei vantaggi principali di tale liquido à ̈ quello di non essere in grado di danneggiare le cornee almeno per tempi di contatto di alcune ore (vantaggiosamente parecchie) cosicché il processo di deturgescenza risulta essere completamente reversibile senza rischi per l’impiantabilità delle lamelle che si ottengono. In altre parole, dopo che una cornea à ̈ rimasta immersa nel liquido iperdeturgescente per alcune ore (ed essersi quindi sgonfiata), essa può essere estratta, immersa nuovamente in un liquido di conservazione e riacquistare il contenuto di acqua iniziale senza sofferenza per le sue varie parti.
In accordo con la presente invenzione à ̈ quindi previsto di mantenere la cornea immersa nel liquido iperdeturgescente sino a quando il suo spessore ha subito una diminuzione almeno di un livello prefissato e la cornea à ̈ ancora dotata dei requisiti necessari per poter essere impiantata. Il livello prefissato può essere stabilito sia a priori per tutte le cornee (in termini assoluti o percentuali), sia di volta in volta in base allo spessore iniziale rilevato. A titolo di esempio, i test effettuati dalla richiedente hanno dimostrato che buoni risultati possono essere ottenuti quando nella fase di mantenimento lo spessore della cornea diminuisce di circa almeno 100 µm indipendentemente dallo spessore iniziale.
Come detto, la valutazione dello spessore iniziale può essere effettuata sia prima di inserire la cornea nel liquido iperdeturgescente, sia subito dopo averlo fatto.
Vantaggiosamente, in entrambi i casi la valutazione dello spessore iniziale della cornea può essere eseguita esaminando la cornea mentre si trova inserita in un contenitore ed immersa nel bagno di conservazione/nel liquido iperdeturgescente.
Dato che il tempo necessario per raggiungere la diminuzione di spessore prefissata non può generalmente essere previsto a priori con esattezza poiché dipendente dalla fisiologia e dal metabolismo della cornea (vantaggiosamente sarà dell’ordine di qualche ora), nella forma attuativa preferita à ̈ inoltre previsto di ripetere più volte la fase di valutazione dello spessore della cornea durante il suo mantenimento nel liquido iperdeturgescente per controllarne il progressivo sgonfiamento dallo spessore iniziale a quello prefissato.
Anche in questo caso, la valutazione dello spessore della cornea viene eseguita esaminando la cornea inserita in un contenitore ed immersa nel liquido iperdeturgescente.
Tutte le valutazioni dello spessore della cornea sin qui descritte possono essere effettuate mediante qualsiasi tecnologia adatta allo scopo, quali sistemi OCT (optical coherence tomography), pachimetria a ultrasuoni, e microscopio confocale ed endoteliale.
Una volta raggiunto lo spessore voluto, il metodo prevede di estrarre la cornea dal liquido iperdeturgescente e di separare la parte anteriore e la parte posteriore della cornea stessa (in corrispondenza dello stroma ma, preferibilmente il più vicino possibile alla membrana di Descemet) per ottenere rispettivamente la lamella anteriore e quella posteriore. Per la separazione delle due parti può essere adottata qualsiasi tecnica, tradizionale o meno.
Va inoltre notato che, vantaggiosamente, lo spessore prefissato può essere scelto in modo tale che nel momento in cui la cornea viene estratta dal liquido iperdeturgescente per procedere al taglio, essa si presenti relativamente piatta e rigida rispetto alla propria condizione iniziale (vale a dire la propria condizione all’interno del liquido di conservazione). Grazie alla parziale deidratazione subita che la ha sgonfiata, infatti, la cornea si presenta meno convessa di quanto non fosse in vivo nonché più rigida grazie al minor contenuto d’acqua nelle strutture fibrose.
Per quanto riguarda la fase di separazione della parte anteriore della cornea da quella posteriore, come detto essa può essere effettuata in qualsiasi modo, ma attualmente preferibilmente mediante un taglio a lama o un taglio laser.
Grazie al fatto che la cornea si presenta meno spessa e meno concava che non nei metodi noti, infatti, da un lato il taglio a lama (che interessa sempre il medesimo spessore – ad es. 350-400 µm) permette di ottenere almeno una lamella nettamente più sottile che non con i metodi noti (ad esempio con spessori della cornea trattata di circa 450-600 µm, ridotti quindi di circa 50-100 µm rispetto al proprio valore iniziale, si può ottenere una delle due lamelle, vantaggiosamente quella posteriore, di spessore 100-200 µm o anche inferiore), dall’altro il taglio laser permette di effettuare, a parità di diametro, incisioni relativamente più profonde rispetto alla cornea (a parità di profondità assoluta di taglio, infatti, a minor spessore corrisponde una penetrazione relativa maggiore) e più nette e precise (nelle cornee sgonfie le fibre di collagene sono più vicine tra loro ed à ̈ più semplice focalizzare il laser su di esse).
Come risulta chiaro da quanto sin qui descritto, uno degli aspetti principali della presente invenzione à ̈ stato quello di aver pensato di realizzare un liquido iperdeturgescente allo scopo di ridurre lo spessore della cornea al di sotto del proprio valore fisiologico.
Tale liquido iperdeturgescente forma quindi anch’esso parte della presente invenzione. In termini generali esso comprende almeno acqua ed agenti osmotici (con agenti osmotici si intendono quelle sostanze in grado di incrementare significativamente la pressione osmotica del liquido) in quantità tale da renderlo iperosmotico rispetto ad un liquido adatto per la conservazione delle cornee, così da poter essere in grado di causare una deturgescenza della cornea espiantata sino anche al di sotto il suo livello fisiologico. In ogni caso il liquido à ̈ formulato in modo tale da non danneggiare la cornea almeno per tempi di immersione di alcune ore.
In generale, qualsiasi agente deturgescente, osmotico o oncotico (colloidale o meno) può essere utilizzato per la formulazione del liquido iperdeturgescente oggetto della presente invenzione.
A titolo di esempio possono essere utilizzati i seguenti agenti osmotici, oncotici, deturgescenti:
- glicosaminoglicani (solfatati e non);
- proteine;
- polisaccaridi anionici e cationici;
- colloidi idrofili e idrofobi naturali e di sintesi;
- non glicosaminoglicani;
- glicerolo;
- urea;
- mannitolo;
- copolimeri di glicole polietilenico e glicole propilenico.
In una forma realizzativa preferita, inoltre, il liquido comprende più agenti osmotici diversi. In particolare, il liquido comprende vantaggiosamente sia primi agenti osmotici aventi massa molecolare tale da non poter entrare all’interno degli strati costitutivi della cornea, sia secondi agenti osmotici aventi un massa molecolare tale da potersi inserire tra gli strati costitutivi della cornea.
In una forma realizzativa preferita, in particolare, il liquido comprende destrano T500 (avente massa molecolare pari a 500.000 dalton) come primo agente osmotico e destrano T40 (avente massa molecolare pari a 40.000 dalton) come secondo agente osmotico. Preferibilmente inoltre, il liquido comprende primi agenti osmotici e secondi agenti osmotici in una proporzione reciproca in peso compresa tra 0,5 e 2, e preferibilmente tra 0,8 e 1,2.
Nelle forme attuative più comuni, il liquido comprende inoltre uno o più tra antiossidanti, antibiotici, terreno di coltura (vale a dire una sostanza in grado di garantire il nutrimento alle cellule della cornea quale il MEM -Minimum Essential Medium), vitamine, fattori di crescita, sieri, derivati umani e sistemi tampone.
Un esempio di composizione del liquido iperdeturgescente messa a punto dalla richiedente à ̈ la seguente:
ACQUA PURIFICATA ml 20
b-MERCAPTOETANOLO ml 0,0007
DESTRANO T500 g 1,0
DESTRANO T40 g 1,0
GENTAMICINA SOLFATO g 0,00286
MEM (in polvere) g 0.2996
PIRUVATO DI SODIO g 0.0022
SODIO BICARBONATO g 0.044
In accordo con quanto sopra esposto, tale liquido può restare a contatto delle cornee senza danneggiarle anche per parecchie ore (addirittura per un giorno intero), con la conseguenza che terminata l’immersione le lamelle che si possono ottenere sono sicuramente impiantabili in un paziente.
Sono infine oggetto della presente invenzione anche un liquido iperdeturgescente (rispetto ad un liquido per la conservazione delle cornee) da utilizzare in un metodo per l’ottenimento di una lamella corneale anteriore e/o posteriore a partire da una cornea espiantata, per causare una deturgescenza della cornea espiantata, precedentemente conservata in un liquido di conservazione (deturgescenza che può andare anche oltre il livello fisiologico della cornea stessa), nonché l’uso di primi agenti osmotici aventi massa molecolare tale da non poter entrare all’interno degli strati costitutivi di una cornea espiantata e di secondi agenti osmotici aventi un massa molecolare tale da potersi inserire tra gli strati costitutivi della cornea espiantata per la realizzazione di un liquido iperdeturgescente rispetto ad un liquido di conservazione, da utilizzare in un metodo per l’ottenimento di una lamella corneale anteriore e/o posteriore a partire da una cornea espiantata.
La presente invenzione consegue importanti vantaggi.
In primo luogo, grazie alla presente invenzione non solo à ̈ possibile ottenere lamelle di spessore inferiore rispetto a quelle ottenibili con i metodi noti, ma à ̈ anche possibile farlo in modo molto preciso e ripetibile. Disponendo del liquido oggetto della presente invenzione à ̈ infatti possibile decidere a priori lo spessore a cui portare la cornea prima di eseguire il taglio.
Ulteriormente, grazie alla presente invenzione à ̈ sempre possibile effettuare il taglio della cornea mediante laser o a lama alle profondità volute. Infatti, la profondità del taglio à ̈ direttamente legata allo spessore della cornea al momento del taglio.
In secondo luogo grazie alla presente invenzione à ̈ possibile ottenere lamelle meno edematose (e quindi più trasparenti) rispetto a quelle oggi ottenibili con un grande vantaggio in termini di tempi per il recupero visivo del paziente cui verranno impiantate.
Ulteriormente, grazie alla presente invenzione à ̈ possibile ottenere lamelle posteriori trapiantabili a partire da cornee espiantate destinate al trapianto di qualsiasi spessore.
Va infine rilevato che la presente invenzione risulta di facile realizzazione e che anche il costo connesso alla sua attuazione non risulta molto elevato. L’invenzione così concepita à ̈ suscettibile di numerose modifiche e varianti, tutte rientranti nell’ambito del concetto inventivo che la caratterizza.
Tutti i dettagli sono rimpiazzabili da altri tecnicamente equivalenti ed i materiali impiegati, nonché le forme e le dimensioni dei vari componenti, potranno essere qualsiasi a seconda delle esigenze.

Claims (15)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Metodo per ottenere una lamella corneale anteriore e/o posteriore impiantabile a partire da una cornea espiantata destinata al trapianto, caratterizzato dal fatto di comprendere le fasi operative di: prendere una cornea espiantata destinata al trapianto; valutare lo spessore iniziale della cornea; inserire la cornea in un liquido iperdeturgescente avente cioà ̈ una pressione osmotica superiore a quella di un liquido adatto alla conservazione della cornea; individuare una diminuzione di spessore minima da far subire alla cornea; mantenere la cornea immersa nel liquido iperdeturgescente sino a quando il suo spessore ha subito almeno la diminuzione prefissata; estrarre la cornea dal liquido iperdeturgescente; e separare la parte anteriore e la parte posteriore della cornea in corrispondenza dello stroma o della membrana di Descemet; la lamella anteriore e/o posteriore destinate al trapianto corrispondendo rispettivamente alla parte anteriore e/o alla parte posteriore della cornea così ottenute.
  2. 2. Metodo secondo la rivendicazione 1 caratterizzato dal fatto che la fase di mantenimento della cornea nel liquido iperdeturgescente viene effettuata in modo tale che nel momento in cui la cornea viene estratta dal liquido stesso, essa presenti un appiattimento ed un irrigidimento relativi rispetto alla propria condizione al momento dell’inserimento nel liquido iperdeturgescente.
  3. 3. Metodo secondo la rivendicazione 1 o 2 caratterizzato dal fatto di prevedere inoltre di ripetere la fase di valutazione dello spessore della cornea durante il suo mantenimento nel liquido iperdeturgescente per controllarne la progressiva diminuzione di spessore sino al raggiungimento almeno della diminuzione prefissata.
  4. 4. Metodo secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti caratterizzato dal fatto che la fase di separazione della parte anteriore della cornea da quella posteriore viene effettuata mediante un taglio a lama o mediante un taglio laser.
  5. 5. Metodo secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti caratterizzato dal fatto che la fase di valutazione dello spessore iniziale della cornea può essere effettuata prima dell’inserimento della cornea nel liquido iperdeturgescente o all’inizio della fase di mantenimento.
  6. 6. Metodo secondo la rivendicazione 5 caratterizzato dal fatto che la fase di valutazione dello spessore iniziale della cornea viene effettuata prima dell’inserimento della cornea nel liquido iperdeturgescente e dal fatto la fase di valutazione dello spessore iniziale della cornea viene eseguita esaminando la cornea inserita in un contenitore ed immersa in un bagno di conservazione.
  7. 7. Metodo secondo le rivendicazioni 3 e 6 caratterizzato dal fatto che la fase di valutazione dello spessore della cornea durante la fase di mantenimento viene eseguita esaminando la cornea inserita in un contenitore ed immersa nel liquido iperdeturgescente.
  8. 8. Metodo secondo la rivendicazione 5 caratterizzato dal fatto che la fase di valutazione dello spessore iniziale della cornea viene effettuata all’inizio della fase di mantenimento e dal fatto la fase di valutazione dello spessore della cornea viene eseguita esaminando la cornea inserita in un contenitore ed immersa nel liquido iperdeturgescente.
  9. 9. Metodo secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti caratterizzato dal fatto che la fase di mantenimento dura almeno sino a quando lo spessore della cornea à ̈ diminuito almeno di circa 50-100 µm.
  10. 10. Liquido iperdeturgescente rispetto ad un liquido adatto alla conservazione di una cornea, da utilizzare in un metodo per l’ottenimento di una lamella corneale anteriore e/o posteriore impiantabile a partire da una cornea espiantata destinata al trapianto, per causare una deturgescenza di una cornea espiantata destinata al trapianto precedentemente conservata in un liquido di conservazione.
  11. 11. Liquido secondo la rivendicazione 10 caratterizzato dal fatto di comprendere inoltre uno o più tra antiossidanti, antibiotici, terreno di coltura, vitamine, fattori di crescita, sieri, derivati umani e sistemi tampone.
  12. 12. Liquido secondo la rivendicazione 10 o 11 caratterizzato dal fatto di comprendere sia primi agenti osmotici aventi massa molecolare tale da non poter entrare all’interno degli strati costitutivi della cornea, sia secondi agenti osmotici aventi un massa molecolare tale da potersi inserire tra gli strati costitutivi della cornea.
  13. 13. Liquido secondo la rivendicazione 12 caratterizzato dal fatto di comprendere destrano T500 come primo agente osmotico e destrano T40 come secondo agente osmotico.
  14. 14. Liquido secondo la rivendicazione 12 o 13 caratterizzato dal fatto di comprendere primi agenti osmotici e secondi agenti osmotici in una proporzione reciproca in peso compresa tra 0,5 e 2, e preferibilmente tra 0,8 e 1,2.
  15. 15. Uso di primi agenti osmotici aventi massa molecolare tale da non poter entrare all’interno degli strati costitutivi di una cornea espiantata e di secondi agenti osmotici aventi un massa molecolare tale da potersi inserire tra gli strati costitutivi della cornea espiantata per la realizzazione di un liquido iperdeturgescente da utilizzare in un metodo per l’ottenimento di una lamella corneale anteriore e/o posteriore impiantabile a partire da una cornea espiantata destinata al trapianto.
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