ITTO20100493A1 - Dispositivo di identificazione a tag rfid passivo, in particolare per l'identificazione di prodotti - Google Patents

Dispositivo di identificazione a tag rfid passivo, in particolare per l'identificazione di prodotti Download PDF

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ITTO20100493A1
ITTO20100493A1 IT000493A ITTO20100493A ITTO20100493A1 IT TO20100493 A1 ITTO20100493 A1 IT TO20100493A1 IT 000493 A IT000493 A IT 000493A IT TO20100493 A ITTO20100493 A IT TO20100493A IT TO20100493 A1 ITTO20100493 A1 IT TO20100493A1
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angle
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IT000493A
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Luca Catarinucci
Riccardo Colella
Luigi Patrono
Luciano Tarricone
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Uni Del Salento
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Description

DESCRIZIONE dell'invenzione industriale dal titolo:
"Dispositivo di identificazione a tag RFID passivo, in particolare per l'identificazione di prodotti"
TESTO DELIA DESCRIZIONE
La presente invenzione si riferisce a sistemi di identificazione a tag RFID passivo, in particolare per l'identificazione di prodotti, del tipo comprendente almeno una locazione di memoria adatta a contenere un'informazione, in particolare informazione di identificazione e comprendente almeno una prima e una seconda antenna connesse a detto circuito RFID per ricevere segnali elettromagnetici di interrogazione e trasmettere segnali elettromagnetici di risposta comprendenti detta informazione letta da detta almeno una locazione di memoria.
I sistemi di RFID (Radio Frequency IDentification), o di identificazione a radiofrequenza, stanno recentemente conoscendo un notevole sviluppo, grazie al consistente miglioramento tecnologico che ha permesso una forte miniaturizzazione, una crescita apprezzabile delle prestazioni e una consistente riduzione dei costi.
La tecnologia RFID, in una delle sue molteplici forme applicative, consente l'identificazione univoca ed automatica (ID) di oggetti, ma anche di animali, o persone, opportunamente "etichettati", attraverso la trasmissione di segnali di natura elettromagnetica a radio frequenza (RF).
In linea generale, un sistema RFID comprende un circuito elettronico inserito in una "etichetta elettromagnetica", detta tag, che può essere attivato a distanza da un dispositivo di lettura, o reader. I tag sono dei dispositivi wireless costituiti essenzialmente da una antenna, generalmente in rame o alluminio, collegata ad un microchip ed incapsulati o inseriti in un contenitore protettivo di vetro, plastica o altro materiale. Ogni tag à ̈ in grado di operare ad una specifica frequenza di funzionamento in accordo con la frequenza di lavoro del reader. Uno dei vantaggi offerti dalla tecnologia RFID à ̈ dunque che le componenti del sistema comunicano a radio frequenza, senza necessità di contatto fisico e senza che gli apparati siano visibili o in visibilità reciproca. Inoltre, à ̈ vantaggiosamente possibile eseguire anche letture multiple su più tag.
Il funzionamento di un sistema RFID prevede, in breve, che l'antenna di cui à ̈ dotato il reader emetta un segnale elettromagnetico a radiofrequenza opportunamente modulato per l'interrogazione; quando un tag RFID viene a trovarsi nella regione di copertura dell'antenna del reader tale segnale viene captato dall'antenna incorporata nel tag, applicato ad esempio al prodotto da identificare. Quest'ultimo risponde emettendo a sua volta un segnale elettromagnetico di risposta retrodiffuso che trasporta le informazioni presenti nella memoria locale del tag, in particolare il proprio codice di identificazione. L'antenna del reader riceve il segnale generato dal tag ed un controller decodifica le informazioni ricevute in un formato dati atto ad essere trattato da un elaboratore. La tecnica di modulazione adottata nei sistemi RFID à ̈ quella nota come "Backscatter Modulation".
I tag RFID sono classificati secondo la gestione delle sorgenti energetiche in tre classi principali di dispositivi: passivi, semi-attivi e attivi. Tra questi, la categoria dei tag passivi, che à ̈ quella a più basso costo, mostra dei vantaggi tra le soluzioni per l'identificazione automatica degli oggetti e nella realizzazione di sistemi per la tracciabilità dei prodotti lungo la filiera produttiva. Sul mercato sono disponibili moltissime varietà di tag RFID passivi distinguibili tra loro per forma, impiego, frequenza o banda di frequenze di funzionamento, caratteristiche radiative, materiali costitutivi, ma tutte generalmente accomunate dal costo molto basso, tanto da essere ritenute etichette di tipo "usa e getta".
In base alle esigenze applicative ed in base alle distanze di lettura da coprire o alle dimensioni dell'oggetto da identificare lo stato dell'arte offre diverse tipologie di sistemi RFID che vanno dai sistemi ad accoppiamento magnetico, i quali sono caratterizzati dall'avere brevi distanze di lettura (circa un metro) e basse frequenze di lavoro (LF, HF) fino ai sistemi ad accoppiamento elettromagnetico (UHF) che coprono, nel caso passivo, anche distanze di lettura di sette - dieci metri. In tale ambito la minimizzazione del consumo energetico da parte dei tag RFID, specialmente quelli passivi, appare una delle principali necessità, in particolare di avere un tag RFID capace di minimizzare la dissipazione e quindi massimizzare il trasferimento di energia al chip.
Fra i primi problemi nell'ottenere un tag RFID che massimizza efficientemente il trasferimento di energia vi sono la valutazione della forma dell'antenna, l'adattamento di impedenza tra chip e antenna, la riduzione delle dimensioni. Inoltre, molti studi hanno anche dimostrato che le prestazioni dei tag passivi, ad esempio in banda UHF, potrebbero occasionalmente essere degradate a causa della presenza di sostanze ostili alla propagazione elettromagnetica come liquidi e metalli.
Al fine di mitigare questi problemi prestazionali, recentemente,sono stati proposti tag passivi UHF detti tag UHF di tipo Near Field, che, rispetto ai più tradizionali tag UHF di tipo Far Field, riescono a far lavorare un sistema UHF a brevi distanze con la stessa affidabilità della tecnologia HF, sfruttando principalmente le potenzialità dell'accoppiamento induttivo tra tag e reader. Questo approccio, già presente in diverse soluzioni commerciali, à ̈ in grado di migliorare le performance del tag in presenza di liquidi e metalli ma solo in particolari condizioni operative, che prevedono stretta vicinanza tra l'antenna del tag e l'antenna del reader.
Uno scenario applicativo reale dei tag, quale ad esempio un sistema di tracciabilità di prodotti, in particolare una catena di fornitura, o supply chain, à ̈ caratterizzato da più passi lungo la filiera (linea di confezionamento, linea di imballaggio in colli, spedizione e ricezione colli o pallet, eccetera), l'identificazione degli oggetti deve essere effettuata a livello di singola confezione o articolo (item-level) e con estrema affidabilità. La soluzione Near Field à ̈ in grado di risolvere solo parzialmente i suddetti problemi di performance e non garantisce un'efficiente procedura di identificazione a livello di confezione per la tracciabilità di un singolo prodotto in tutti i possibili stadi di una filiera dove à ̈ indispensabile garantire un'efficiente procedura di identificazione a livello di confezione per la tracciabilità di un singolo prodotto.
Tali applicazioni richiedono che la tecnologia che implementa l'auto-identificazione degli oggetti sia in grado di garantire in ogni punto della filiera, elevate performance in termini di lettura con successo dei tag. Ciò richiede con le tecniche di note di affrontare e risolvere in fase di progetto problemi legati, ad esempio, all'orientamento dell'antenna del tag rispetto a quella del reader, alla presenza di liquidi e/o metalli nel contesto in cui tag vengono applicati, alla sovrapposizione di antenne appartenenti a tag differenti, alla necessità di eseguire letture multiple di tag nello stesso istante. Questi aspetti tecnici penalizzano fortemente i tag RFID noti e precludono la strada all'utilizzo di sistemi RFID in contesti applicativi, quali ad esempio un sistema di tracciabilità di prodotti, dove à ̈ tassativamente richiesta elevata affidabilità nell'identificazione dell'oggetto etichettato ed una probabilità di errore o mancata lettura estremamente esigua, pressoché nulla. In genere, gli stadi di una generica supply chain che maggiormente potrebbero registrare una degradazione delle performance utilizzando tag passivi commerciali, sono: (i) linea di confezionamento prodotto, qualora l'antenna del tag passi attraverso le antenne del reader RFID in condizioni non ottime, ad esempio in modo non perfettamente parallelo ed allineato all'antenna reader; (ii) linea confezionamento colli, dove avvengono letture multiple di tag disposti casualmente in uno stesso collo, (iii) gate per l'ingresso o l'uscita di colli o pallet, dove à ̈ richiesta la lettura multipla di tag. Un intervento manuale dell'operatore per evitare il verificarsi delle precedenti condizioni operative svantaggiose o integrare le eventuali letture non andate a buon fine, rappresenta un collo di bottiglia che rischia di limitare tutti i possibili vantaggi ottenibili con l'utilizzo di soluzioni per l'auto-identificazione basati sulla tecnologia RFID, così come allo stesso modo studiare disposizioni ottime per colli e pallet, non à ̈, in generale, una scelta risolutiva e soprattutto ciò va fortemente contro l'automatizzazione integrale del processo, perché richiede l'intervento umano.
Lo scopo della presente invenzione à ̈ quello di realizzare un dispositivo di identificazione a tag RFID passivo che risolva gli inconvenienti dell'arte nota, e in particolare, garantisca migliori prestazioni in termini di probabilità di lettura con successo del tag RFID. In particolare, ci si propone di realizzare un dispositivo di identificazione a tag RFID che garantisca migliore probabilità di lettura con successo nell'ambito delle operazioni di un sistema di tracciabilità di prodotti, indipendentemente dalla tipologia di prodotto e dalla condizione operativa relativa all'orientamento dell'antenna del tag rispetto a quella del reader ed alla disposizione di singole confezioni di prodotto all'interno di uno stesso collo.
Secondo l'invenzione questo scopo viene raggiunto grazie a un dispositivo in accordo alla rivendicazione 1 annessa. L'invenzione ha anche a oggetto un corrispondente procedimento di identificazione e un antenna adatta a operare con il dispositivo secondo l'invenzione.
L'invenzione verrà ora descritta dettagliatamente con riferimento ai disegni annessi, forniti a puro di titolo di esempio non limitativo, nei quali:
la figura 1 mostra uno schema di principio di un dispositivo secondo l'invenzione;
le figura 2a e 2b mostrano schemi di principio di dettagli del dispositivo secondo l'invenzione; la figura 3 Ã ̈ uno schema circuitale di principio del dispositivo secondo l'invenzione;
la figura 4 mostra uno scenario applicativo preferito del dispositivo secondo l'invenzione; la figura 5 mostra una variante dello scenario applicativo preferito del dispositivo secondo l'invenzione
la figura 6 mostra un'antenna atta a operare con il dispositivo secondo l'invenzione.
In breve, il dispositivo di identificazione a tag RFID passivo secondo l'invenzione comprende un tag RFID passivo, in particolare UHF, dotato di due antenne giacenti su piani che non sono coplanari fra loro, e che quindi determinano una configurazione angolare fra dette due antenne che à ̈ idonea a ricevere radiazioni elettromagnetiche irradiate in direzioni differenti.
In figura 1 Ã ̈ mostrato uno schema di principio del dispositivo a tag RFID secondo l'invenzione, indicato nel suo complesso con il riferimento 30.
Tale dispositivo a tag 30 comprende un substrato 1, preferibilmente di polietilene (PET), o altro materiale plastico o cartaceo, flessibile o pieghevole, avente uno spessore preferibilmente dell'ordine di grandezza del micron. Tale substrato 1 in PET à ̈ di tipico utilizzo per la realizzazione di stampe ad inchiostro conduttivo per la messa a punto di tag RFID. Tale substrato 1, come mostrato in figura 1, ha preferibilmente forma rettangolare, comprende una faccia interna ld e una faccia esterna le, ed à ̈ piegato lungo un asse mediano M parallelo alla dimensione maggiore, sicché tale faccia esterna le individua due semisuperfici esterne la e lb, connesse fra loro lungo tale asse mediano M, che non sono complanari fra loro e poste a formare un angolo a l'una rispetto all'altra. Tale angolo a, nella forma realizzativa preferita mostrata in Figura 1, à ̈ di circa 90 gradi. Alla faccia interna 1d del substrato 1 del dispositivo a tag 30 può essere applicato uno strato di materiale adesivo 2 al fine di garantire la tenuta del dispositivo 30 su un oggetto al quale sia applicato o sullo strato di carta, cartone o altro materiale che costituisce la confezione di un generico prodotto da identificare. Sulle due semisuperfici 1a e 1b della faccia esterna le, che sono poste l'una rispetto all'altra a tale angolo a, preferibilmente retto, giacciono due rispettive antenne 3a e 3b. Tali antenne 3a e 3b sono stampate sulle rispettive semisuperfici 1a e 1b, in particolare stampate "inlay" per mezzo di inchiostro conduttivo in rame o alluminio (o altro materiale conduttivo), e sono configurate e progettate per operare nella banda di frequenze di interesse, nel caso d'esempio banda UHF.
La disposizione delle due antenne 3a e 3b, che sono preferibilmente, ma non necessariamente, uguali tra di loro, à ̈ di solito simmetrica rispetto all'asse mediano M lungo il quale deve essere ripiegato il substrato 1 del dispositivo a tag 30, in modo tale che le due antenne 3a e 3b vengano a posizionarsi in maniera perpendicolare, o individuati formino tra loro, o tra i piani da loro individuati, un angolo a di una ampiezza determinata. Come detto tale angolo a à ̈ preferibilmente, ma non necessariamente, retto. L'angolo a può variare in linea di principio tra 0° e 180°. Ad esempio, l'angolo a à ̈ compreso in un campo di variazione fra 20° e 160°. In varie forme di attuazione, in base alle esigenze, le antenne 3a e 3b possono anche essere topologicamente differenti tra di loro e possono essere disposte non simmetricamente rispetto al chip. Le due antenne possono ad esempio differire in quanto, per ragioni pratiche, à ̈ possibile che una delle due abbia i terminali di collegamento al chip leggermente più corti dell'altra. Questo per far si che, come mostrato in figura 1, il chip non venga ad essere collocato esattamente nel centro, cioà ̈ sull'asse mediano M di piegatura, dove potrebbe danneggiarsi, venendosi a trovare su uno spigolo.
Un possibile esempio di applicazione che richiede antenne non simmetriche può prevedere di volere marcare con il trovato una confezione parallelepipeda e che le due facce della confezione sulle quali collegare il trovato siano molto diverse per dimensioni tra loro, ad esempio una faccia abbia dimensioni di 2cm x 10cm, e l'altra di 10cm x 10cm. La faccia più piccola impone dei vincoli sulla geometria dell'antenna da realizzare. La faccia più grande garantisce invece margini d'azione più ampi. Può essere conveniente quindi progettare separatamente le due antenne considerando per ognuna delle due un diverso requisito in termini di ingombro, ad esempio proporzionale alla superficie del lato.
Ciascuna antenna 3a e 3b, come meglio dettagliato con riferimento a figura 6, può essere, agli scopi della presente descrizione, riguardata sostanzialmente come generante un pattern di radiazione simile a quello di un'antenna a dipolo.
In figura 1 à ̈ indicata una direzione longitudinale Y, parallela all'asse mediano M di piegatura, che per l'antenna 3a e 3b corrisponde alla direzione in cui la radiazione à ̈ zero o minima. Sono altresì indicate una direzione X perpendicolare al piano dell'antenna 3b e una direzione Z perpendicolare al piano dell'antenna 3a in cui il pattern di radiazione presenta pure dei lobi di radiazione. In figura 1 per semplicità le direzioni X, Y, Z sono indicate tramite frecce orientate uscenti dalla faccia esterna le. Naturalmente, il pattern di radiazione di un dipolo, in generale, ove non vi siano ostacoli alla propagazione, à ̈ simmetrico e quindi presenta lobi in ambedue i versi delle direzioni X e Y, ossia i lobi si estendono sia dalla faccia esterna le che dalla faccia interna 1d.
E' da notare che, anche se in generale un dipolo ha un lobo di emissione in direzione Z per l'antenna 3b e in direzione X per l'antenna 3a, cioà ̈ nel piano dell'antenna, ma perpendicolare all'asse di minimima irradiazione, qualora il dispositivo 30 sia applicato a una confezione che contiene materiali che inibiscono la propagazione dei campi elettromagnetici, si ha una modifica del diagramma d'irradiazione, sicché non solo à ̈ inibita la propagazione dal piano dell'antenna attraverso la confezione (ad esempio in direzione -X per l'antenna 3b), ma à ̈ attenuata fortemente anche quella laterale, fino a renderla sostanzialmente non rilevabile ai fini di permettere una corretta lettura.
Le due antenne 3a e 3b sono tra loro indipendenti, trasmettendo e ricevendo i segnali cioà ̈ in maniera indipendente l'una rispetto all'altra, e possono perciò operare come antenne separatamente su due piani con diversi orientamenti in maniera del tutto autonoma. Dunque il dispositivo a tag 30, secondo un aspetto principale dell'invenzione, comprende una disposizione angolare di antenne 3a e 3b che operano indipendentemente.
Con 4 à ̈ indicato il chip RFID cui le antenne 3a e 3b sono connesse tramite rispettive porte d'antenna, dette anche feed, specificamente delle coppie di terminali 6 e 7. Ciascuna coppia di terminali 6 o 7 opera da punto di alimentazione della rispettiva antenna 3a e 3b ed à ̈ collocata preferibilmente in posizione sostanzialmente centrale rispetto al sistema di antenne, come meglio dettagliato in figura 2a. In tale figura 2a, che mostra schematicamente ingrandite tali coppie di terminali 6 e 7 si osserva come i due terminali di ogni antenna 3a o 3b che formano le rispettive coppie di terminali 6, 7 siano disposti in maniera tale da garantire un corretto collegamento elettrico con il chip RFID 4, i terminali avendo dimensioni e distanza compatibili con i pin d'ingresso delle porte del tag.
In figura 2b à ̈ mostrato uno schema di principio del chip RFID 4, che presenta connessi alle rispettive antenne 3a e 3b su rispettive porte 8 e 9 di segnale, indipendenti fra loro, del chip RFID 4, rispettivi moduli di ricetrasmissione 4a e 4b, che pertanto rendono indipendente per l'una e l'altra antenna lo scambio di segnali elettromagnetici con il reader. Tuttavia, tali moduli di ricetrasmissione 4a e 4b sono connessi a un controllore della memoria 5a per operare la lettura di un medesimo elemento di memoria 5, ad esempio una memoria EEPROM, che contiene l'informazione specifica immagazzinata nel dispositivo a tag RFID 30 e poi trasmettere tale informazione al reader indipendentemente attraverso la rispettiva antenna 3a e 3b.
La rappresentazione circuitale dello stesso chip RFID 4, in una versione in banda UHF, à ̈ riportata in figura 3, dove à ̈ indicata con il riferimento 10. Come si osserva, il chip 4 comprende le due rispettive porte 8 e 9, indipendenti tra loro dal punto di visto dell'ingresso e uscita del segnale scambiato con i terminali 6 e 7 delle antenne 3a e 3b, ma facenti riferimento a degli stessi slot di memoria nell'elemento di memoria 5 nel chip 4, non mostrato in figura 3. Se una sola delle due porte 8 e 9 riceve in ingresso, tramite la rispettiva coppia di terminali 6 o 7, energia sufficiente all'attivazione, solo quella porta 8 o 9 opera la lettura nello slot di memoria nell'elemento di memoria 5 e risponde trasmettendo il codice identificativo ivi contenuto. Nel caso più comune di funzionamento, entrambe le porte 8 e 9 ricevono in ingresso energia sufficiente ad attivarle e questo aumenta le prestazioni del sistema. Il chip RFID 4 a due porte può essere ad esempio un chip Thin Propeller prodotto da IMPINJ.
Il chip 4, come mostrato in figura 3, può essere visto elettricamente alla porta 8 o rispettivamente 9 come una resistenza 17, o 19, in serie ad una capacità 18, o 20. Le antenne 3a e 3b in figura 3 sono complessivamente schematizzate circuitalmente come blocchi 11, 12, e, al fine di poter garantire il massimo trasferimento di potenza dal chip 4 verso il dispositivo reader, devono essere dimensionate preferibilmente in modo da presentare ai propri rispettivi terminali 6 o 7 un'impedenza d'ingresso pari alla complessa coniugata dell'impedenza del chip 4. Dal punto di vista circuitale, pertanto, le antenne 3a e 3b possono essere rispettivamente viste come una resistenza 13, o rispettivamente 15, in serie ad una induttanza 14, o rispettivamente 16; l'induttanza 14 o 16 deve avere reattanza uguale ed opposta a quella della porta 8 o 9 del chip 4 al quale à ̈ collegata.
Nel dispositivo proposto l'operazione di adattamento di impedenza, prevede di operare uno studio elettromagnetico a priori della struttura da realizzare. Tale procedura comprende di effettuare simulazioni ed ottimizzazioni del comportamento radiativo del dispositivo a tag 30 prima della realizzazione e, in particolare, prevede di determinare la distribuzione del campo elettromagnetico nell'ambiente circostante, il diagramma di radiazione complessivo del sistema di antenne, la direttività e il guadagno del dispositivo tag.
Al fine di evitare l'insorgere di problemi di compatibilità elettromagnetica come, ad esempio, interferenza distruttiva del campo elettromagnetico generato, meccanismi di auto-accoppiamento tra sorgenti e cross-talk che degradano le prestazioni del dispositivo al punto di renderlo inutilizzabile, si utilizzano software di simulazione circuitale alle microonde e simulatori per il progetto di circuiti a radiofrequenza ed antenne, in generale di per sé noti nello stato dell'arte, per progettare un tag efficiente e robusto adatto ad operare anche nei contesti più ostili da un punto di vista elettromagnetico. Per affrontare la mutua interazione tra le due antenne che costituiscono il dispositivo tag 30, poiché la presenza di due antenne in banda UHF poste in vicinanza (dove il concetto di vicinanza à ̈ relativo all'entità delle lunghezze d'onda a cui opera il sistema RFID UHF complessivo) determina soprattutto una variazione dell'impedenza d'adattamento rispetto al caso classico di singola antenna, à ̈ previsto di effettuare simulazioni elettromagnetiche separate per le due antenne 3a e 3b al fine di adattare singolarmente l'impedenza di ciascuna antenna del dispositivo a tag 30 all'impedenza della rispettiva porta 8,9 del chip 4. Una volta effettuato l'adattamento coniugato in maniera distinta, à ̈ previsto quindi di simulare, tramite i sopracitati simulatori elettromagnetici e circuitali, ad esempio il simulatore CST Microwave Studio, il dispositivo a tag RFID 30 nel suo complesso con le due antenne, valutando e quantificando gli effetti di disadattamento di impedenza provocati dall'interazione reciproca. Una volta apprezzati e quantificati tali effetti di disadattamento, à ̈ previsto quindi di effettuare un'ulteriore simulazione elettromagnetica, modificando la struttura e la forma delle due antenne 3a e 3b al fine di compensare il suddetto disadattamento ed ottenere, di conseguenza, un dispositivo complessivo correttamente adattato e in grado di trasferire la massima potenza possibile tra antenne e chip (nel caso di ricezione del segnale del reader) e tra chip ed antenne (nel caso di trasmissione del segnale al reader).
Dunque, quando un dispositivo tag come quello fino ad ora descritto si trova nella regione di copertura di un reader RFID, esso riceve energia elettromagnetica contemporaneamente da due sorgenti, che operano su due direzioni differenti, poiché à ̈ dotato di due antenne non coplanari. Il dispositivo tag 30, quindi, viene alimentato in maniera più efficace anche in considerazione del fatto che le antenne possono operare contemporaneamente in virtù di circuiti indipendenti. Anche nel caso una della due antenne risulti inibita, ad esempio per contatto diretto con materiali metallici, l'altra antenna provvede autonomamente ad alimentare il chip e trasmettere il codice di identificazione o il contenuto della memoria del chip stesso. Il dispositivo tag RFID proposto permette perciò tramite la propria configurazione angolare di risolvere una vasta gamma di problemi molto difficoltosi da affrontare con l'impiego di comuni tag commerciali.
A questo proposito in figura 4 e 5 sono schematicamente mostrate due possibili configurazioni di impiego in una supply chain. Con riferimento alla figura 4, una confezione 41, ossia un item, viene trasportata su un nastro trasportatore 43 verso un reader 42. Tale reader 42 à ̈ del tipo a varco o gate, quindi comprende due antenne 42a che emettono e ricevono in direzione R perpendicolare alla direzione di avanzamento del nastro 43. La confezione 41, di forma parallelepipeda e contenente ad esempio un flacone di liquido che ostacola la propagazione della radiazione elettromagnetica, à ̈ munita di un dispositivo a tag 30 secondo l'invenzione. In figura 4 la confezione 41 presenta due delle sue facce laterali perpendicolare alla direzione R di emissione del reader 42, mentre due delle facce sono parallele a tale direzione R. Il dispositivo a tag 30 essendo applicato con il proprio asse mediano M in corrispondenza dello spigolo fra due facce laterali, fa si chà ̈, anche se la confezione 41 scherma le onde elettromagnetiche da e verso la faccia inferiore 1d, vi sia una porzione di radiazione che proviene dalla faccia esterna le lungo due direzioni ortogonali (ad esempio Z per l'antenna 3a, e X per l'antenna 3b), una delle quali sarà quindi allineata alla direzione R di emissione e ricezione del reader 42. Naturalmente, si pone qui per semplicità il caso che la confezione 41 possa assumere solo posizioni in cui una coppia di facce laterali del parallelepipedo sia parallela alla direzione R. Tuttavia à ̈ chiaro che in generale una confezione 41 ruotata ad esempio di 30 o 45 gradi si avvarrà vantaggiosamente del contributo, pesato secondo l'angolo, di ambedue le antenne 3a o 3b del dispositivo a tag 30 secondo l'invenzione.
Nel sistema di tracciabilità di figura 4, le informazioni di identificazione contenenti informazioni sul singolo prodotto o oggetto etichettato fornite dal singolo tag, sono poi decodificate e riportate in un formato dati appropriato per la fruizione, ad esempio per la fruizione "on-line" su Internet, dal momento che il reader à ̈ dotato anche di un'interfaccia di rete. In questo modo à ̈ possibile gestire, con facilità anche considerevoli quantità di dati relativi all'identificazione di più oggetti in maniera del tutto automatica anche, ad esempio, attraverso l'uso di database
Il sistema mostrato in Figura 5, invece, utilizza un gate con quattro antenne 42a, 42b, 42c e 42d, ed à ̈ utilizzato per la tracciabilità di più oggetti 41, ognuno dei quali provvisto di dispositivo a tag 30. Gli oggetti 41 sono affiancati uno all'altro e solitamente chiusi in un contenitore esterno.
Il dispositivo a tag 30, come mostrato in figura 4 e in Figura 5, dunque, prevede di associare uno dei dispositivi a tag RFID alla superficie di un oggetto da identificare in modo che i piani non complanari, formanti un angolo l'uno rispetto all'altro in cui giacciono la prima e seconda antenna siano sostanzialmente paralleli a due rispettive diverse porzioni non complanari formanti un angolo sostanzialmente simile della superficie di detto oggetto. Tale configurazione risolve il problema dell'orientamento e del posizionamento dei dispositivo rispetto alle antenne del reader nei principali step di tracciabilità della supply chain: (i) a livello di articolo, o item, perché, indipendentemente da come viene disposto il singolo item, vi à ̈ sempre almeno una antenna del dispositivo a tag parallela ad una delle due antenne del reader disposte lungo il varco di lettura RFID (con riferimento alla figura 4); (ii) a livello di collo perché questa soluzione consente di disporre i singoli articoli all'interno di un collo in maniera casuale. Infatti, in questo caso, adottare un dispositivo a tag RFID come quello descritto riduce statisticamente la possibilità di sovrapposizione tra due antenne di dispositivi appartenenti ad articoli differenti, sovrapposizione che riduce sensibilmente la probabilità di lettura con successo, perché i tag tendono a disturbarsi reciprocamente, come si può apprezzare ad esempio con riferimento agli oggetti 41 o affiancati uno all'altro e chiusi in un contenitore mostrati in Figura 5. Con due antenne per ogni tag, à ̈ più probabile che almeno una delle due non sia inibita. Naturalmente l'uso dei tag secondo l'invenzione non preclude la facoltà di cercare di aumentare la probabilità di lettura con successo disponendo i singoli item nel colli secondo uno schema che minimizzi tali sovrapposizioni, tuttavia, in generale permette di non ricorrere a questo tipo di intervento, solitamente manuale, su un processo che preferibilmente dovrebbe essere interamente automatizzato, che determina un incremento dei costi e dei tempi di produzione. Il dispositivo di identificazione secondo l'invenzione tramite la sua conformazione angolare e bi-antenna, risolve in modo efficace il problema, consentendo di inserire i singoli articoli all'interno del collo in maniera casuale come già specificato in precedenza; ciò nonostante, l'indipendenza e l'orientamento delle due antenne consentono di ottenere, a livello statistico, una probabilità di corretta lettura dei singoli item molto elevata (anche maggiore del 99%) e comunque entro soglie di affidabilità.
In figura 6 Ã ̈ indicata una forma realizzativa di un'antenna particolarmente adatta all'impiego in associazione con il dispositivo di identificazione a tag RFID passivo secondo l'invenzione, in particolare al fine di massimizzare l'efficienza d'antenna, il trasferimento di potenza tra antenna e chip in presenza di due antenne poste nelle immediate vicinanze.
La vicinanza delle due antenne del dispositivo tag secondo l'invenzione determina interferenze reciproche che si possono tradurre in perdita eccessiva delle prestazioni dell'antenna per tag RFID, disadattamento di impedenza, o spostamento della frequenza di lavoro del dispositivo di identificazione a tag RFID passivo rispetto all'intero sistema RFID. Quest'ultimo effetto può causare un forte degrado delle prestazioni, in alcuni casi tale da inficiare completamente il funzionamento del tag. In generale bisogna quindi tener in conto, per quanto possibile, i fenomeni legati alla reciproca interferenza elettromagnetica e, ove possibile, nel layout dell'antenna.
Un esempio non limitativo di antenna adatta a operare con il dispositivo di identificazione a tag RFID passivo oggetto dell'invenzione à ̈ dunque quello mostrato in figura 6, che dettaglia in vista schematica in pianta, l'antenna 3a mostrata in maniera prospettica in figura 1. Tale antenna 3a à ̈ realizzata interamente in rame su materiale di tipo plastico (ad esempio PVC) flessibile attraverso tecniche per la realizzazione di tag RFID di per sé note. Come si può notare, l'antenna 3a à ̈ simmetrica rispetto a un asse mediano parallelo all'asse X. Per ragioni di chiarezza, in figura 6 sono quindi riportate dimensioni dei singoli elementi costitutivi l'antenna 3a soltanto sul braccio di destra di tale antenna, ma tali dimensioni valgono specularmente anche per l'altro braccio, che à ̈ simmetrico. L'antenna 3a ha caratteristiche che permettono di ottenere buoni risultati, in termini di letture con successo del dispositivo tag, anche in condizioni elettromagneticamente ostili, soprattutto nei casi in cui ci si trovi ad operare nelle vicinanze di un'altra antenna simile, come nel contesto del dispositivo di identificazione a tag RFID secondo l'invenzione.
Secondo un primo aspetto, la tipologia di antenna, fra le diverse tipologie possibili, dipolare, patch, microstriscia, viene selezionata del tipo a dipolo. Inoltre, tale dipolo à ̈ un dipolo a bracci ripiegati. In figura 6 à ̈ infatti mostrata l'antenna 3a che comprende un loop 84, o telaio, centrale al quale à ̈ connessa la coppia di terminali 6 e due bracci 81 che si dipartono in versi opposti lungo l'asse longitudinale Y. Ciascun braccio 81 comprende in realtà due semibracci, un semibraccio inferiore 83i, ossia una porzione estesa verso l'esterno, che si diparte dal loop 84, e un semibraccio superiore 83s, che corrisponde a una porzione ripiegata, ad esso parallelo, a meno delle deviazioni che verranno descritte in seguito.
Il semibraccio inferiore 83i e il semibraccio superiore 83s sono uniti da un lato di ripiegamento 87 in direzione x, che forma con essi un angolo retto. Ciascuno dei semibracci 83ie 83s presenta un rispettivo meandro inferiore 82i e meandro superiore 82s. Il semibraccio superiore 83s a valle, procedendo dal loop 84, del meandro superiore 82s presenta quindi un segmento rettilineo 86 di pista che termina prima di incontrare il corrispondente segmento appartenete all'altro braccio 81, che si estende in direzione opposta. L'impiego della struttura a dipolo a bracci ripiegati permette di ridurre le dimensioni del dispositivo tag, che altrimenti sarebbe troppo lungo per potere essere applicato sulla quasi totalità dei prodotti da marcare, senza degradare in modo considerevole le prestazioni e le caratteristiche radiative.
Un ulteriore aspetto rilevante, anch'esso volto a favorire la riduzione delle dimensioni introducendo perdite trascurabili, à ̈ l'inserimento nel complesso dell'antenna 3a delle quattro strutture di tipo a meandro, ossia "meander line" (o meander), 82i e 82s. Tali strutture prevedono di conferire al dipolo, in alcuni punti, un andamento di tipo "a serpentina". Ne consegue che, con l'adozione dei meandri, a parità di lunghezza del dipolo si ha un ingombro complessivo, in termini di volume totale dell'antenna, nettamente ridotto. In una meander line le correnti elettriche che percorrono due lati paralleli (lungo la direzione X) del conduttore che compone l'antenna tendono ad annullarsi vicendevolmente perché sono disposte vettorialmente in senso opposto, e non contribuiscono all'irradiazione, mentre le correnti che si muovono lungo la direzione Y sono responsabili dell'irradiazione dell'antenna. In generale, ciò consiglia a non abusare nell'impiego di meander line nella realizzazione di una antenna per tag RFID perché questo aumenta notevolmente gli effetti di perdita a causa dell'effetto joule legato alle correnti che non contribuiscono all'irradiazione e riduce le proprietà radiative complessive dell'antenna. L'uso di due meandri 82i e 82s per ciascun braccio 81 nell'antenna 3a e il loro posizionamento rappresenta un aspetto rilevante dell'antenna secondo l'invenzione.
La struttura dell'antenna 3a viene studiata attraverso metodi teorici di elettromagnetismo di base e viene simulata attraverso metodi numerici, utilizzando software di calcolo elettromagnetico. Vengono qui descritti parametri dimensionali dell'antenna 3a mostrata a titolo d'esempio in figura 6.
Il loop centrale 84 comprende due lati maggiori in direzione Y, separati da un'altezza del loop a, in particolare fra i bordi interni. Il lato superiore, opposto rispetto ai terminali 6, ha uno spessore w3. Il lato inferiore in cui si aprono i terminali 6, la cui pista ha spessore w4, ha lo spessore wl comune alla maggior parte della pista che realizza l'antenna. Ciascun braccio 81 ha una lunghezza complessiva dall'asse mediano dell'antenna pari a k. La dimensione dei lati maggiori dipende da una distanza j del terminale 6 dal meandro 82i, cui corrisponde a meno di una distanza m fra il lato verticale del loop 84 e il lato verticale del meandro 82i. Con h à ̈ indicata una distanza interna fra i lati verticali del meandro inferiore 82i, che ha anch'esso altezza a. Con g à ̈ indicata una distanza del meandro 82i dal lato ripiegato 87, la cui lunghezza à ̈ f. Con e à ̈ indicata la distanza dal lato ripiegato 87 del primo lato verticale del meandro superiore 82s sul semibraccio 83s. Tale meandro ha distanza interna d, mentre con b, à ̈ indicata la lunghezza del segmento 86, dal termine del meandro superiore 82s sul semibraccio superiore 82s alla fine della pista che realizza l'antenna 3a. Infine i terminali 6, oltre ad avere un rispettivo spessore di pista w4, sono spaziati l'uno rispetto all'altro di una distanza l2e hanno lunghezza li in direzione X. Dunque, la posizione del meandro superiore 82s à ̈ definita dalle distanze b ed e. In generale, mantenendo costante la lunghezza del semibraccio superiore, pari sostanzialmente a e+b+2wl, il posizionamento del meandro superiore 82s à ̈ equivalente a variare una sua posizione relativa c su tale semibraccio 82s, qui valutata per esempio come distanza dall'estremità del braccio 81 rispetto al lato verticale del meandro 82s più vicino a quello del meandro inferiore 82i.
Viene qui di seguito fornito un esempio di valori assunti dai parametri dimensionali di figura 6:
Wi= 1.5 mm; e= 9.5 mm; d= 2.5 mm; w2= 2 mm; j= 14.125 mm; m= 2.5 mm; h=5 mm; w3= 1 mm; g= 18 mm; k= 41 mm; f=7 mm; W4= 0.25 mm; li= 5 mm; 12= 1.25 mm.
Dall'analisi si evince che i tre parametri, indicati in figura 6 come a, b e c, possono essere utilizzati per variare agevolmente la parte reale e la parte immaginaria dell'impedenza d'ingresso e, conseguentemente, per raggiungere la condizione di adattamento coniugato, secondo quanto già descritto in particolare con riferimento a figura 3. Come detto, un chip RFID presenta usualmente un'impedenza d'ingresso fortemente capacitiva e, quindi, l'antenna deve possedere un'impedenza d'ingresso fortemente induttiva.
Il loop centrale 84 dell'antenna 3a di figura 4 ha un triplice compito: il primo à ̈ quello di comportarsi come un cortocircuito alle basse frequenze evitando di fatto l'accumulo di cariche elettrostatiche ai morsetti d'inqresso del chip 4, prevenendone il danneqqiamento. Il secondo à ̈ quello di incidere fortemente sulla parte reale dell'impedenza d'inqresso dell'antenna. A tale scopo, il parametro a di fiqura 6, ossia l'altezza del telaio o loop in direzione X, qioca un ruolo rilevante nella fase di adattamento. Il terzo compito à ̈ quello di qarantire l'accoppiamento induttivo con il seqnale emesso dai reader RFID e quindi permettere il funzionamento del taq anche in condizione di campo vicino.
Viceversa, i bracci 81 a doppio meandro del dipolo aqiscono prevalentemente sulla componente reattiva dell'impedenza d'inqresso dell'antenna. In particolare, i parametri b e c venqono ottimizzati al fine di ottenere un'adequata condizione di adattamento.
I dimensionamenti sopra indicati individuano un dispositivo taq complessivamente proqettato per lavorare con sicurezza entro un ranqe di frequenze attinenti allo standard UHF ETSI 865 - 868 MHz europeo (con 866 MHz frequenza di centro banda), anche se non à ̈ escludibile il funzionamento del taq anche entro altre bande di frequenza, in particolare le bande utilizzate per queste applicazioni in altre zone qeoqrafiche diverse dall'Europa Ad oqni modo, eventuali problemi di compatibilità tra differenti frequenze di lavoro possono essere risolti con una certa facilità, applicando le procedure sopra riportate e adattando opportunamente i parametri a, b, c indicati in fiqura 6, ottimizzando le antenne del taq in modo da poter lavorare anche entro intervalli di frequenza appartenenti ad altri standard o nell'intervallo di frequenza relativo allo standard UHF Global 860-960 MHz.
Dal punto di vista operativo, al fine di ottenere un adattamento di impedenza ottimale come sopra indicato à ̈ necessario effettuare una prima fase di simulazioni con software di calcolo specifici (circuitali e elettromagnetici full wave) su entrambe le antenne agendo sui parametri a e b. Il parametro c, invece, viene utilizzato come parametro di regolazione fine della frequenza di lavoro del tag. Questo terzo grado di libertà, che si rivela molto utile, à ̈ garantito dalla particolare configurazione a doppio meandro. Il parametro c, infatti, ossia la posizione del meandro superiore 82s relativamente al braccio 81, agisce sulla distanza tra i due meandri adiacenti, superiore e inferiore, di ogni braccio 81 del dipolo, e quindi sull'accoppiamento elettromagnetico tra gli stessi.
In generale, facendo riferimento ad un equivalente circuitale dell'antenna, à ̈ possibile associare alle strutture di tipo a meandro presenti sull'antenna un blocco circuitale a parametri concentrati costituito da un resistore ed un condensatore collegati in parallelo; i restanti tratti di linea costituiscono, invece, un blocco resistore-induttore connessi in serie. Il tratto terminale dell'antenna può essere schematizzato come un carico puramente induttivo. Nel caso particolare dell'antenna 3a dettagliata in figura 6 vi sono due strutture a meandro per braccio, che, essendo collocate su tratti diversi del braccio dell'antenna, sono attraversate da correnti differenti. Nell'antenna proposta, anche se i due meandri 82i e 82s, da un punto di vista elettrico, sono collocati su porzioni dell'antenna differenti e relativamente distanti tra di loro, da un punto di vista fisico sono vicini. Ciò fa sì che vi siano degli effetti di accoppiamento elettromagnetico tra i due meandri assimilabili a delle perturbazioni reciproche deboli che, sono vantaggiosi in fase di progetto, in particolare per quanto riguarda l'adattamento di impedenza dell'antenna. Vi à ̈ una relazione fra la distanza relativa tra i due meandri 82i e 82s e l'adattamento di impedenza dell'antenna rispetto all'impedenza del chip. Come anche verificato tramite simulazioni del comportamento elettromagnetico della struttura, variando la distanza tra i due meandri, in particolare modificando la distanza c di figura 6, si hanno degli effetti sull'impedenza complessiva dell'antenna 3a. In particolare tali effetti si traducono principalmente in una modifica della parte reattiva del'impedenza lasciando sostanzialmente inalterata la parte resistiva. Inoltre, un altro effetto osservato à ̈ legato al fatto che, agendo su tale distanza c non si osservano forti variazioni della frequenza di lavoro. Per queste ragioni, la mutua distanza fra i meandri, in particolare il parametro c, permette di modificare in maniera "fine" l'impedenza dell'antenna 3a e può essere utilizzato come elemento di regolazione "fine" della frequenza di lavoro e per ottenere una condizione di adattamento ottimale.
Dalla descrizione che precede e dalle caratteristiche di funzionamento risultano chiari i vantaggi della soluzione proposta, in particolare la disposizione della due antenne rispetto al chip.
L'adozione di due antenne indipendenti tra loro consente vantaggiosamente di poter disporre il dispositivo di identificazione a tag RFID secondo l'invenzione in molteplici posizioni nello spazio, perché tali antenne possono essere orientate in maniera tale da formare angoli di diversa ampiezza tra loro. Questa caratteristica consente di adattare con facilità il dispositivo di identificazione a tag RFID ad oggetti o a singole confezioni di prodotto aventi forme non necessariamente regolari.
Un vantaggio principale nell'utilizzare il dispositivo di identificazione a tag RFID secondo l'invenzione rispetto ai dispositivi noti à ̈ legato alla maggiore libertà nell'orientamento del dispositivo rispetto alle antenne di un reader e alla maggiore probabilità di lettura anche in condizioni ostili alla propagazione elettromagnetica. Test eseguiti in un ambiente controllato capace di riprodurre i principali passi della filiera del farmaco, in sistemi come quelli mostrati nelle figure 4 e 5,, che mettono a confronto la performance di diversi tag RFID passivi commerciali ad alte prestazioni(ad es. ThinPropeller della Impinj, DogBone, ecc..) con una sola antenna con il tag passivo RFID secondo l'invenzione, valutando in particolare le prestazioni in termini di percentuale di letture con successo su diverse confezioni di prodotti contenenti quantità rilevanti di liquidi e/o metalli, indicano che, a fronte di percentuali di lettura con successo inferiori al 50% in alcuni casi e addirittura nulle in altri tag commerciali, il dispositivo secondo l'invenzione, ottiene percentuali in ogni caso non inferiori al 99.6%.
Il dispositivo secondo l'invenzione può essere perciò in particolare vantaggiosamente applicato, ad esempio, sullo spigolo di una confezione di prodotto in modo da avere le due antenne che compongono il dispositivo di identificazione a tag RFID disposte perpendicolarmente tra loro; in questo modo il dispositivo riesce a captare il segnale proveniente dalle antenne del reader da due direzioni differenti. Anche in questo caso, qualora una delle due antenne dovesse essere inibita (ad esempio per contatto con metalli o materiali ostili alla propagazione elettromagnetica) l'altra antenna à ̈ in grado di trasmettere comunque il codice identificativo dell'oggetto in quanto le antenne lavorano in maniera indipendente. È importante evidenziare che le due antenne, in quanto connesse ad un unico chip e ad un una medesima locazione di memoria, trasmettono il medesimo codice identificativo; l'identificazione del prodotto, quindi, resta univoca e non vi sono problemi di ambiguità di codici.
Naturalmente, i particolari di costruzione e le forme di realizzazione potranno essere ampiamente variati rispetto a quanto descritto ed illustrato, senza per questo uscire dall'ambito della presente invenzione, così come definita nelle rivendicazioni che seguono.
Il dispositivo di identificazione a tag RFID secondo l'invenzione potrà essere realizzato secondo ogni variante della tecnologia dei tag RFID compatibile con le caratteristiche rivendicate, soprattutto nei casi applicativi più diffusi di utilizzo di tag passivi, utilizzando tag multiformi o multi materiale in modo da aumentare le performance mantenendo costi bassi e ingombri contenuti. E' possibile pertanto cambiare la forma del tag rispetto a quanto descritto, o utilizzare materiali differenti, così come à ̈ possibile cambiare la frequenza o la banda (UHF) di funzionamento, nella messa a punto del dispositivo secondo l'invenzione.
Il dispositivo secondo l'invenzione può apportare notevoli vantaggi anche a livello di trasporto, di magazzino, di punto vendita o in altri contesti che esulano da un sistema di tracciabilità o da una filiera produttiva in generale, nel quale comunque si renda necessaria la ricezione dell'informazione contenuta nel tag RFID, e in particolare l'identificazione di oggetti, in maniera affidabile .
Il dispositivo secondo l'invenzione, rispetto a schemi d'antenna che ricorrono a diagrammi d'irradiazione che tendono verso l'isotropia, ad esempio attraverso disposizioni a croce dei dipoli, per ovviare a problemi di propagazione in certe direzioni verso i lettori, utilizza vantaggiosamente antenne con diagramma d'irradiazione tipico del dipolo, che utilizzano la disposizione angolare per ottenere comunque una irradiazione sostanzialmente anisotropa e direzionale lungo i due assi perpendicolari alle semisuperfici, ma efficiente rispetto al rilevamento.
Secondo una variante, il substrato che reca le due antenne potrà, invece di essere piegato lungo un suo asse, in particolare un asse di minima radiazione, a un determinato angolo, essere incurvato lungo detto asse in modo che le direzioni di massima radiazione delle due antenne formino un angolo analogo. Ciò permette di adattare il dispositivo proposto a superfici curve.
Il substrato à ̈ preferibilmente flessibile e pieghevole, può essere realizzato ad esempio anche in carta o la carta plastificata per aumentarne la durabilità. L'angolo fra le semisuperfici può essere quindi modificato nell'adattare un determinato substrato a una confezione; la modifica dell'angolazione determina una riduzione di prestazioni dovuta alla modifica dell'adattamento d'impedenza. Tuttavia tale riduzione risulta in generale accettabile ai fini del corretto funzionamento.

Claims (10)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Dispositivo di identificazione a tag RFID passivo, comprendente un circuito RFID (4) comprendente almeno una locazione di memoria (5) adatta a contenere un'informazione, in particolare informazione di identificazione e comprendente almeno una prima (3a) e una seconda antenna (3b) connesse a detto circuito RFID (4) per ricevere segnali elettromagnetici di interrogazione e trasmettere segnali elettromagnetici di risposta retro diffusi comprendenti detta informazione letta da detta almeno una locazione di memoria (5), caratterizzato dal fatto che detto circuito RFID (4) comprende rispettivi elementi circuitali (8, 4a, 9, 4b) adatti a operare indipendentemente la ricezione di detti segnali elettromagnetici di interrogazione e la trasmissione di detti segnali di risposta retrodiffusi tramite rispettivamente detta prima (3a) e seconda antenna (3b), dette prima (3a) e seconda antenna (3b) giacendo su rispettivi piani (1a, 1b) non complanari, formanti un angolo (a) l'uno rispetto all'altro.
  2. 2. Dispositivo secondo la rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che detto angolo (a) Ã ̈ sostanzialmente retto.
  3. 3. Dispositivo secondo la rivendicazione 1 o 2, caratterizzato dal fatto che detti piani (1a, 1b) sono semisuperfici di un comune substrato (1, 1c, 1d) piegato a detto angolo (a) lungo un rispettivo asse (M) di piegatura, in particolare un asse mediano di detto substrato (1, 1c, 1d).
  4. 4. Dispositivo secondo la rivendicazione 2 o 3, caratterizzato dal fatto che detto asse di piegatura (M) corrisponde a un asse di minima radiazione (Y) di dette antenne (3a, 3b), in particolare dette antenne avendo un diagramma di radiazione del tipo di quello di un'antenna a dipolo, in particolare a dipolo a bracci ripiegati.
  5. 5. Dispositivo secondo la rivendicazione precedente caratterizzato dal fatto che detto substrato (1) piegato a un angolo (a), reca dette prima (3a) e seconda antenna (3b) stampate su dette due semisuperfici (1a, 1b) e elettricamente connesse a detto circuito RFID (4) comprendente almeno una locazione di memoria (5) tramite rispettive porte di alimentazione e segnale (8, 9), per leggere detta locazione di memoria (5).
  6. 6. Dispositivo secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che dette antenne (3a, 3b) presentano a propri rispettivi terminali (6, 7) un'impedenza d' ingresso pari alla complessa coniugata dell'impedenza del circuito RFID (4), in particolare un'induttanza (14, 15) di tale impedenza d'ingresso à ̈ pari alla reattanza a dette porte (8, 9) del circuito RFID (4).
  7. 7. Dispositivo secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detti elementi circuitali (8, 4a, 9, 4b) adatti a operare indipendentemente la ricezione di detti segnali elettromagnetici di interrogazione e la trasmissione di detti segnali di risposta comprendono rispettive porte d'ingresso (8,9) e rispettivi circuiti ricetrasmittenti (4a, 4b) in connessione di segnale con detta almeno una locazione di memoria (5).
  8. 8. Dispositivo secondo una o più delle rivendicazioni da 2 a 7, caratterizzato dal fatto che dette prima (3a) e seconda antenna (3b) hanno forma simile e sono disposte simmetricamente rispetto a detto asse di piegatura (M).
  9. 9. Procedimento di identificazione tramite uno o più dispositivi a tag RFID passivo secondo una o più delle rivendicazioni da 1 a 8, comprendente di associare uno di detti dispositivi (30) a tag RFID alla superficie di un oggetto da identificare in modo che detti piani non complanari, formanti un angolo (a) l'uno rispetto all'altro in cui giacciono detta prima e seconda antenna siano sostanzialmente paralleli a due rispettive diverse porzioni non complanari formanti un angolo sostanzialmente simile della superficie di detto oggetto.
  10. 10. Antenna per dispositivo a tag RFID, in particolare atta operare con il dispositivo secondo una o più delle rivendicazioni da 1 a 8, con struttura di dipolo a bracci ripiegati, comprendente una porzione a loop o telaio (84) e almeno una coppia di bracci (81) ripiegati, comprendenti ciascuno una coppia di strutture a meandro (821, 82s), un meandro (821) di tale coppia essendo posizionato su una porzione estesa (831) verso l'esterno del braccio (81) e l'altro meandro (82s) essendo posizionato su una porzione ripiegata (83s) di detto braccio (81).
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