ITTO20000209A1 - Dispositivo per variare la lunghezza di pedivelle in particolare per veicoli a pedali. - Google Patents

Dispositivo per variare la lunghezza di pedivelle in particolare per veicoli a pedali. Download PDF

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ITTO20000209A1
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gears
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Ivano Giustozzi
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Dema S R L
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    • BPERFORMING OPERATIONS; TRANSPORTING
    • B62LAND VEHICLES FOR TRAVELLING OTHERWISE THAN ON RAILS
    • B62MRIDER PROPULSION OF WHEELED VEHICLES OR SLEDGES; POWERED PROPULSION OF SLEDGES OR SINGLE-TRACK CYCLES; TRANSMISSIONS SPECIALLY ADAPTED FOR SUCH VEHICLES
    • B62M3/00Construction of cranks operated by hand or foot
    • B62M3/02Construction of cranks operated by hand or foot of adjustable length
    • B62M3/04Construction of cranks operated by hand or foot of adjustable length automatically adjusting

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Description

Descrizione del l’Invenzione Industriale dal titolo:
“DISPOSITIVO PER VARIARE LA LUNGHEZZA DI PEDIVELLE, IN PARTICOLARE PER VEICOLI A PEDALI”
RIASSUNTO
Un dispositivo per variare la lunghezza di bracci di pedivelle (2,3), in particolare per veicoli a pedali, il braccio di ogni pedivella comprendendo una parte mobile (2), alla quale è fissato il pedale (1), ed una parte fissa (3), rigidamente connessa ad un corpo (5) che è girevole rispetto ad un corpo fisso (15,17), ove un albero (7) è passante in detto corpo girevole (5), coassialmente a quest’ultimo, e detta parte mobile (2) è guidata allo scorrimento rispetto alla parte fìssa (3) da un cinematismo (10,11) che collega detto albero (7) a detta parte mobile (2).
Secondo l’invenzione, tra detto corpo girevole (5), detto albero (7) e detto corpo fisso (15,17) sono operativi mezzi per mantenere praticamente fermo o statico detto albero (7) rispetto a detto corpo girevole (5), nonostante la rotazione di quest’ultimo.
DESCRIZIONE
La presente invenzione si riferisce ad un dispositivo per variare con continuità la lunghezza di pedivelle, in particolare per veicoli a pedali.
Dispositivi del tipo citato sono noti ed utilizzati nel settore dei veicoli a pedali, particolarmente in quello delle biciclette, al fine di consentire un allungamento della pedivella, ossia del braccio che reca ciascun pedale, nel corso del suo movimento di discesa che avviene durante la pedalata: in tal modo è possibile disporre di un maggior braccio di spinta, proprio durante il momento di massimo sforzo della pedalata.
Un dispositivo del tipo citato è noto dalla domanda di brevetto intemazionale No. WO 94/26581.
In tale documento, al quale si rimanda per maggiori dettagli, viene descritto dispositivo in cui ogni pedivella comprende una parte esterna, alla quale il pedale è fissato, ed una parte interna, rigidamente connessa ad un corpo girevole, o mozzo, passante in un cannotto fisso del telaio.
La parte esterna della pedivella è guidata allo scorrimento sulla relativa parte interna da un sistema a biella-manovella azionato da un albero, il quale è coassialmente rotabile entro il mozzo; tra il mozzo, il cannotto e l’albero sono previsti mezzi per trasferire la rotazione del mozzo all’albero, in modo che quest’ultimo ruoti sul proprio asse ad una velocità diversa rispetto alla rotazione del mozzo.
Secondo la soluzione descritta in WO 94/26581, i suddetti mezzi sono realizzati da un sistema di ingranaggi costituito da:
- un primo ingranaggio, connesso rigidamente all’albero,
- un secondo ed un terzo ingranaggio, tra loro rigidamente accoppiati lungo un medesimo asse di rotazione e montati nel mozzo eccentricamente rispetto all’asse di rotazione di quest’ultimo,
- una corona dentata internamente, connessa rigidamente al cannotto.
Il secondo ingranaggio è impegnato con il primo ingranaggio ed il terzo ingranaggio è impegnato con la corona dentata, il rapporto numerico dei denti tra i vari ingranaggi e la corona dentata essendo tale che il primo ingranaggio può ruotare sul proprio asse ad una velocità doppia rispetto alla rotazione del mozzo cui la pedivella è associata.
Secondo la soluzione proposta in WO 94/26581, la pedalata produce un movimento rotatorio della pedivella, e quindi delle sue parti esterna ed interna; essendo la parte interna accoppiata al mozzo, anche questo viene obbligato a compiere una identica rotazione. In tal modo il secondo ingranaggio, essendo impegnato nella corona dentata solidale al cannotto, ruota sul proprio asse e trascina con identica rotazione anche il terzo ingranaggio; con ciò si ottiene anche la rotazione del primo ingranaggio che, essendo calettato all’albero, obbliga quest’ultimo alla rotazione. A ciascuna estremità dell’albero è resa solidale l’estremità di una biella, la cui estremità opposta è fulcrata ad una rispettiva manovella; a loro volta, le estremità opposte delle manovelle sono fulcrate alle parti esterne delle pedivelle.
La rotazione dell’albero provoca in tal modo il movimento angolare delle citate bielle, con la conseguente movimentazione delle relative manovelle; come detto, le manovelle sono fulcrate alle parti esterne delle pedivelle, per cui il movimento delle prime determina lo scorrimento delle seconde rispetto alle parti interne delle pedivelle stesse, accoppiate al mozzo.
In questo modo, come detto, si realizza un dispositivo che consente di avere delle pedivelle allungabili, facendo sì che quando il pedale è all’inizio della sua fase di discesa, la parte esterna della pedivella sia estesa al massimo sulla parte interna; il braccio assume così la sua massima lunghezza.
Lo scopo principale di WO 94/26581 è quello di risolvere problemi di ingombro tipici di dispositivi noti anteriormente, ed in effetti la soluzione contenuta nel citato documento consente di ottenere alcuni importanti vantaggi in tal senso.
La presente invenzione si basa tuttavia sul riconoscimento del fatto che la soluzione descritta in WO 94/26581 comporta, oltre a peso ed attriti considerevoli, anche un ingombro notevole, che non consente l’inserimento del gruppo ingranaggi del dispositivo all’ interno del cannotto di un telaio standard di un veicolo a pedali; conseguentemente, l’impiego del dispositivo di cui a WO 94/26581 presuppone ad esempio una realizzazione ad hoc del telaio di una bicicletta, ovvero la previsione di appositi mezzi adattatori che consentano di accoppiare il gruppo ingranaggi del dispositivo ad un telaio di tipo standard.
La presente invenzione si propone di risolvere questi ed altri inconvenienti deH’arte nota, che risulteranno più chiari nel seguito della presente descrizione, ed in tale ambito generale è scopo della presente invenzione quello di indicare un dispositivo di struttura migliorata, di ingombro, peso, attriti e costi ridotti rispetto alla soluzione fornita da WO 94/26581.
Per raggiungere tali scopi, formano oggetto della presente invenzione un dispositivo per variare la lunghezza di pedivelle, in particolare per biciclette, aventi le caratteristiche delle rivendicazioni allegate, che formano parte integrante della presente descrizione.
Ulteriori scopi, caratteristiche e vantaggi della presente invenzione risulteranno chiari dalla descrizione particolareggiata che segue e dai disegni annessi, forniti a puro titolo di esempio esplicativo e non limitativo, in cui:
- la Fig. 1 rappresenta una vista in pianta ed in parziale sezione del dispositivo secondo la presente invenzione;
- la Fig. 2 rappresenta una vista in sezione ingrandita di una parte del dispositivo di Fig. 1 , per maggior chiarezza di rappresentazione.
Con particolare riferimento alla Fig. 1, con 1 vengono indicate due boccole, nelle quali sono destinati ad essere fissati i pedali associati al dispositivo secondo la presente invenzione, non rappresentati per semplicità.
Ciascuna boccola 1 è solidale ad un rispettivo elemento tubolare 2, atto a scorrere su di un elemento interno 3; l’insieme di ciascun elemento 2 e 3 realizza quindi il braccio di azionamento di ciascun pedale, o pedivella, l’elemento 2 costituendone la parte esterna e l’elemento 3 costituendone la parte interna.
Si tenga presente che, nel caso specifico visibile in Fig. 1, la pedivella di destra è rappresentata nella condizione di massima estensione della sua parte esterna 2 sulla relativa parte interna 3, cui corrisponde, per converso, il completo arretramento della parte esterna 2 della pedivella di sinistra sulla relativa parte interna 3.
Ciascuna parte interna 2 è connessa, con mezzi in sé noti, quali delle staffe 4, alle due estremità di un mozzo o corpo girevole, indicato nel suo complesso con 5, il quale è montato passante in un corpo contenitore 6, di forma sostanzialmente cilindrica. Secondo la presente invenzione, il corpo contenitore 6 può essere costituito dalla scatola movimento di una bicicletta, ossia il tipico cannotto del telaio di una bicicletta nel quale, secondo l’arte nota, trovano alloggiamento dei cuscinetti che consentono ad un albero, cui le pedivelle sono associate, di ruotare.
Nel caso di Fig. 1, invece, il corpo contenitore o cannotto 6 viene utilizzato per alloggiare alcuni componenti del dispositivo secondo la presente invenzione, i quali saranno in seguito descritti ed illustrati con riferimento alla Fig. 2.
Con C viene indicata una usuale corona, fissata in modo noto ad una delle staffe 4 e destinata a trasmettere, tramite una catena, non rappresentata, il movimento prodotto dalla rotazione dei pedali alla ruota posteriore del veicolo sul quale il dispositivo secondo l’invenzione è montato.
Sempre in Fig. 1, con 7 viene indicato un albero, il quale è inserito coassialmente al mozzo 5, in una cavità passante di quest’ultimo e senza interferenza; l’albero 7 fuoriesce ad entrambe le estremità del mozzo 5, sulle quali sono avvitate delle boccole 8 di protezione, nelle quali l’albero stesso è passante senza interferenza.
Le estremità dell’albero 7 sono poi passanti attraverso le parti interne 3 delle pedivelle, ed ivi supportate da idonei mezzi, costituiti ad esempio da cuscinetti a rotolamento 9.
Si noti che il movimento delle parti esterne 2 rispetto alle parti interne 3 non è intralciato dalle staffe 4 e dall’albero 7; in virtù della presenza di fessure 2A definite nelle parti esterne 2 delle pedivelle.
Alle estremità dell’albero 7 sono rigidamente accoppiate due prime leve 10, tra loro uguali; come si nota in figura, le leve 10 sono tra loro parallele e si estendono, a partire dall’albero 7, verso una medesima direzione, e con una medesima posizione angolare; si supponga ad esempio che entrambe le leve 10 siano rivolte verso la ruota anteriore del veicolo a pedali.
Ciascuna delle due prime leve 10 è imperniata, tramite un perno 10A ed un cuscinetto a rotolamento 10B, ad una estremità di una rispettiva seconda leva o 11; l’altra estremità di ciascuna delle seconde leve 11 è imperniata, tramite un perno 11 A ed un cuscinetto a rotolamento 11B, alla parte esterna 2 delle pedivelle.
Come si nota, quindi, la connessione tra la parte esterna 2 di ciascuna pedivella ed un’estremità dell’albero 7 è apparentemente realizzata a mezzo di un leverismo del tipo a biella e manovella, la biella essendo rappresentata dalla leva 10 e la manovella essendo rappresentata dalla leva 11.
Come si vedrà in seguito, tuttavia, le leve 10 sono fisse, e mantengono sempre la medesima posizione; al contrario, le leve 11 sono libere di muoversi angolarmente attorno al perno 10A, in virtù del movimento delle parti esterne 2 delle pedivelle. In Fig. 2 vengono rappresentati i componenti del dispositivo secondo la presente invenzione che sono posti internamente al cannotto 6.
In tale figura, con 12 viene indicata una prima ghiera, la quale risulta avvitata su di una filettatura 13A definita sulla superficie esterna di un primo corpo portacuscinetti 13; il corpo portacuscinetti 13 è dotato di un’apertura centrale passante, atta a ricevere il mozzo 5, in corrispondenza della quale è fissato un idoneo cuscinetto 14 a rotolamento o a sfere; in tal modo, dal corpo 13 fuoriesce un’estremità del mozzo 5, quest’ultimo avendo possibilità di ruotare con precisione, grazie al cuscinetto 14. Con 15A è indicata una seconda ghiera, la quale è direttamente definita, ossia solidale, ad un secondo corpo portacuscinetti 15, pure dotato di un’apertura centrale passante, atta a ricevere il mozzo 5; si noti anche sulle superficie esterna del corpo portacuscinetti 15 è definita una filettatura, indicata con 15B.
Al corpo portacuscinetti 15 sono associati due cuscinetti 14’, di tipo analogo a quelli in precedenza indicati con 14, ed operanti sul mozzo 5; come si nota, in questo caso, la sede di alloggiamento dei cuscinetti 14’ è rivolta verso l’esterno del cannotto 6, e presenta un idoneo coperchio di chiusura 16, dotato di un’apertura centrale passante, per il mozzo 5.
Pertanto, dall’apertura centrale del corpo 15 e da quella del coperchio 16 può fuoriuscire l’altra estremità del mozzo 5, quest’ultimo avendo possibilità di ruotare con precisione in virtù della presenza dei cuscinetti 14’.
In corrispondenza dei passaggi centrali dei corpi 13 e 15 possono inoltre essere presenti degli elementi di tenuta, operanti sul mozzo 5; detti elementi di tenuta potrebbero anche essere integrati direttamente nei cuscinetti 14 e/o 14’.
Dalla Fig. 2 è possibile notare come il mozzo 5 sia formato da due elementi, indicati con 5A e 5B, dotati di rispettive cavità assiali, in cui è passante l’albero 7; gli elementi 5A e 5B presentano ciascuno una parte sostanzialmente tubolare, che termina all’esterno del cannotto 6, ed una parte flangiata, interamente contenuta entro il cannotto stesso.
Con 17 è indicato un ingranaggio fisso, il quale è accoppiato rigidamente al corpo portacuscinetti 15; come si nota, l' ingranaggio 17 è dotato di una cavità assiale, attraverso la quale la parte tubolare dell’elemento 5B del mozzo 5 è passante senza interferenza; dalla Fig. 2 è inoltre possibile notare come la parte flangiata dell’elemento 5B definisca una gola 5B’, nel cui ambito risulta alloggiato senza interferenza l’ingranaggio 17.
I due elementi 5A e 5B del mozzo 5 sono tra loro rigidamente accoppiati, in modo da poter ruotare simultaneamente; a tale scopo, nel caso esemplificato, le rispettive parti flangiate degli elementi 5A e 5B sono tra loro rese solidali a mezzo di idonee viti, una delle quali indicata con 18; in modo da formare un unico corpo rigido.
Nella parte flangiata dell’elemento 5B sono definiti degli spazi di alloggiamento per quattro ingranaggi satellite eguali, uno dei quali indicato in Fig. 2 con 20, le due porzioni terminali di ciascuno di detti ingranaggi satellite 20 essendo inserite in idonei alloggiamenti aperti definiti negli elementi 5A e 5B.
Le estremità di ciascun ingranaggio satellite 20 sono supportate da rispettive sfere reggispinta 21, queste ultime essendo alloggiate in relative sedi aperte definite alle estremità degli stessi ingranaggi satellite.
Gli ingranaggi 20 sono quindi montati in modo planetario rispetto all’asse di rotazione del mozzo 5, e disposti simmetricamente rispetto all’albero 7.
Con 22 e 23 sono indicati due coperchi, dotati di rispettive aperture centrali, fissati alle parti flangiate degli elementi 5A e 5B, tramite mezzi noti, quali viti (una delle viti di fissaggio del coperchio 23 è indicata in 24), ed aventi lo scopo di richiudere chiudere le citate sedi di estremità degli ingranaggi satellite 20, in cui sono alloggiate le sfere 21.
Ciascun ingranaggio satellite 20 è ingranato, da una parte, sull’ingranaggio 17 che è fisso, in quanto solidale al corpo portacusc inetti 15 e quindi al cannotto 6; l’altra parte di ciascun ingranaggio satellite è invece ingranata su di una medesima ruota dentata 25, posizionata tra i due elementi 5A e 5B del mozzo 5 e rigidamente accoppiata all’albero 7, ad esempio tramite una chiavetta non rappresentata. L’ingranaggio 17 e la ruota dentata 25 sono identici, in termini di diametro e numero di denti.
Sostanzialmente in corrispondenza della ruota dentata 25, gli elementi 5A e 5B definiscono delle sedi di alloggiamento per idonei cuscinetti a rotolamento o a sfere, indicati con 26, che consentono al mozzo 5 di ruotare liberamente rispetto all’albero 7.
Con 27 viene indicato un anello metallico di sicurezza, fissato in una idonea sede prevista della parte tubolare dell’elemento 5B, ed avente lo scopo di prevenire ogni rischi di sfilamento deH’elemento 5B dal gruppo corpo 15 - ingranaggio 17.
Con 28 viene infine indicato uno spessore o distanziale, dotato di una cavità centrale passante non a contatto con il mozzo 5, il quale in uso risulta premuto tra il cuscinetto 14 ed il coperchio 22.
Come si nota, l’albero 7 è inserito nelle cavità assiali passanti degli elementi 5A e 5B del mozzo 5, in modo da fuoriuscire ad entrambe le estremità delle relative parti tubolari.
Come già chiarito con riferimento alla Fig. 1, le estremità dell’albero 7 sono poi passanti attraverso le parti interne 3 delle pedivelle, e ad esse sono rigidamente accoppiate le leve 10; come detto, le leve 10 sono imperniate alle estremità delle rispettive seconde leve 11; l’altra estremità di queste ultime essendo imperniata alle parti esterne 2 delle pedivelle.
Il montaggio del dispositivo secondo l’invenzione avviene nel modo che segue.
Sulle due estremità dell’albero 7, cui è stata preventivamente calettata la ruota dentata 25, vengono infilati i due elementi 5A e 5B, dotati dei cuscinetti 26, avendo cura che le porzioni terminali dei quattro ingranaggi satellite 20 vengano infilate nei relativi alloggiamenti definiti negli stessi elementi 5A e 5B, e che gli stessi ingranaggi satellite 20 risultino ingranati sulla ruota dentata 25.
I due elementi 5A e 5B vengono quindi fissati tra loro a mezzo delle viti 18; le sfere reggispinta 21 vengono poste nelle sedi di estremità degli ingranaggi satellite 20, ed alle parti flangiate degli elementi 5A e 5B vengono associati i due coperchi 22 e 23, tramite le rispettive viti.
L’ingranaggio 17 viene quindi reso solidale al corpo portacusci netti 15, e nella cavità assiale dei due viene inserita la parte tubolare dell’elemento 5B del mozzo 5, in modo tale che l’ingranaggio 17 si infili nella gola 5B’ e gli ingranaggi satellite 20 risultino ingranati sull’ ingranaggio 17; a questo punto, alla stessa parte tubolare dell’elemento 5B viene associato l’anello di sicurezza 27, ed al corpo 15 vengono fissati i cuscinetti 14’, nonché il relativo coperchio 16.
II corpo portacuscinetti 15 con il gruppo mozzo 5 - albero 7 viene quindi infilato e fissato nel cannotto 6; ciò si ottiene avvitando la filettatura 15B del corpo 15 in una madrevite presente all’interno del cannotto 6 (tale madrevite è prevista praticamente in ogni cannotto secondo l’arte nota), sino a che la ghiera 15A non giunga in battuta sul cannotto stesso, come visibile schematicamente anche in Fig. 1.
Dalla parte opposta del cannotto 6, pure dotata usuale madrevite, viene quindi avvitato il corpo portacuscinetti 13, con interposto il distanziale 28, in modo da impaccare con precisione i vari componenti interni al cannotto stesso; a questo punto, sulla filettatura 13A del corpo portacuscinettti 13 viene avvitata la ghiera 12, per garantire la chiusura definitiva e certa del gruppo ingranaggi.
In seguito, alle due estremità del mozzo 5 vengono fissate, in modo noto, le staffe 4 (una dotata della corona C) e le boccole 8 di protezione; le parti interne 3 delle pedivelle, dotate dei cuscinetti 9, vengono quindi fissate alle staffe 4, e alle estremità dell’albero 7 vengono fissate le leve 10; tra le leve 10 e le parti esterne 2 delle pedivelle vengono quindi fissate le leve 11, nei modi in precedenza descritti.
II dispositivo secondo l’invenzione funziona nel modo che segue.
Come normalmente avviene, anche nel caso della presente invenzione la pedalata produce un movimento rotatorio di ciascuno delle due pedivelle.
Nel caso specifico, la spinta impartita sui pedali, trasferita dai piedi dell 'utilizzatore sulle parti esterne 2, si traduce in un movimento rotatorio delle stesse, e quindi anche delle parti interne 3 delle pedivelle.
Essendo le parti interne 3 accoppiate rigidamente al mozzo 5, tramite le staffe 4, anche il mozzo 5 è spinto a ruotare e così facendo si determina un movimento rotatorio anche degli ingranaggi satellite 20. In questo modo, quindi, gli ingranaggi satellite 20 ruotano contemporaneamente sia sull’ingranaggio 17 che sulla ruota dentata 25.
Come in precedenza chiarito, l’ingranaggio 17 è fisso (essendo reso solidale al cannotto 6) ed il diametro ed il numero di denti dell’ingranaggio 17 è identico al diametro ed al numero di denti della ruota dentata 25; ciò ha come conseguenza che, nonostante la rotazione del mozzo, 5, l’albero 7 rimane fermo o statico.
In questo modo, pertanto, anche le leve 10 fissate alle estremità dell’albero 7 rimangono immobili, nella posizione illustrata in Fig. 1, orientate verso la posizione che consente il massimo allungamento della pedivella di destra. Le leve 11, invece, una cui estremità è solidale alle parti esterne 2 delle pedivelle, sono invece portate in movimento angolare, attorno al punto di fulcro rappresentato da 10A in Fig. 1, seguendo il movimento delle pedivelle stesse.
Come si vede, quindi, il sistema di leve 10-11 è concepito in modo tale che, nel momento in cui la pedivella di destra viene ad assumere sostanzialmente la stessa posizione angolare della leva 10, la relativa parte esterna 3 risulta estesa al massimo sulla relativa interna 2, cioè il braccio 2-3 presenta la sua massima lunghezza; in tale momento, per converso, la pedivella di sinistra sarà in posizione speculare, ed il sistema di leve 10-11 farà si che la relativa parte esterna 3 risulti arretrata al massimo sulla relativa interna 2, cioè il braccio 2-3 presenta la sua minima lunghezza.
Come si vede, quindi, in virtù del fatto che entrambe le leve 10 sono fisse, parallele, dirette in una medesima direzione con la stessa posizione angolare, si realizza un dispositivo che consente di avere dei bracci di pedale o pedivelle di lunghezza variabile, proprio al fine di agevolare la spinta nel momento considerato di massimo sforzo, ove l’azione progressiva e continua di variazione della lunghezza delle pedivelle assicura la rotondità della pedalata.
Da quanto sopra, si evince come il funzionamento del dispositivo secondo la presente invenzione avvenga con modalità differenti rispetto a quelle descritte in WO 94/26581, e non da questo suggerite.
Secondo la presente invenzione, si è infatti sorprendentemente trovato che l’albero (7) coassiale al mozzo (5) del dispositivo può tranquillamente essere mantenuto praticamente fermo o statico, al fine di realizzare il desiderato scorrimento delle parti esterne delle pedivelle sulle relative parti interne, e ciò comunque prevedendo degli ingranaggi interagenti tra il mozzo e l’albero.
Si noti infine che il dispositivo secondo l’invenzione consente, in modo agevole, la regolazione del “punto di lavoro” del sistema, ossia l’impostazione della posizione angolare in cui si desidera disporre del maggiore braccio di spinta 2-3.
E’ infatti chiaro che un primo utilizzatore di un veicolo a pedali può desiderare che la massima lunghezza del braccio 2-3 si ottenga nel momento in cui la pedivella stessa è sostanzialmente parallela al piano su cui si muove il veicolo; un diverso utilizzatore potrebbe invece desiderare che tale condizione sia ottenuta nel momento in cui la pedivella inizia il suo movimento di discesa; un terzo utilizzatore potrebbe poi preferire invece che la massima lunghezza della pedivella 2-3 sia disponibile in un punto intermedio rispetto ai precedenti.
Tale possibilità di differente regolazione del sistema, e quindi l’adattamento alle variabili esigenze degli utenti, può essere realizzata in un modo estremamente comodo, tramite il dispositivo secondo la presente invenzione; ciò si realizza in fase di montaggio del dispositivo, semplicemente avendo cura che le leve 10 vengano fissate all’albero 7 nella posizione angolare che consente di realizzare la massima lunghezza della pedivella.
La soluzione secondo il presente trovato consente di ottenere dei vantaggi sostanziali rispetto alla tecnica nota citata.
Un primo vantaggio sostanziale è dato dalla notevole riduzione degli ingombri del dispositivo secondo l’invenzione rispetto alla tecnica nota citata; si noti, a tal riguardo, che l’ingombro massimo esterno dei corpi 13 e 15, nelle zone in cui sono definite le rispettive filettature superficiali 13A e 15B, è nell’ordine dei 38 millimetri, il che significa che il dispositivo secondo l’invenzione può essere agevolmente inserito nel cannotto o scatola movimento di un telaio standard di una bicicletta, tipicamente avente diametro esterno di circa 56 millimetri.
Altro vantaggio è dato dalla ottimale distribuzione degli sforzi esercitati sui denti del sistema ad ingranaggi, in virtù del fatto che tali sforzi vengono ripartiti su di una pluralità di ingranaggi satellite, rispetto all’unico previsto in WO 94/26581.
Dovendo sopportare sforzi minori, gli ingranaggi satellite 20 previsti secondo la presente invenzione possono quindi essere di dimensioni ridotte; di conseguenza, anche la ruota dentata 25 calettata all’albero 7 può essere di dimensioni inferiori rispetto a quanto previsto in WO 94/26581.
Un altro importante effetto tecnico realizzato dalla soluzione secondo la presente invenzione è dato dalla disposizione simmetrica delle forze che vengono trasferite dal mozzo 5 all’albero 7, il che consente di annullare i momenti flettenti sia sull’albero 7 che sul mozzo 5.
Da quanto sopra, quindi, risulta chiaro come secondo la presente invenzione sia possibile miniaturizzare, ossia rimpicciolire il cuore del dispositivo, e ridurne altresì il peso complessivo, consentendo al contempo una ottimale distribuzione, o ripartizione, dello sforzo meccanico generato dalla rotazione del mozzo 5 sull’albero
7, una riduzione degli attriti ed una maggiore efficienza complessiva.
Di conseguenza, ed anche in virtù della ripartizione ottimale degli sforzi sui vari ingranaggi satellite 20 come sopra descritta, i rischi di rottura ed usura dei vari componenti sono notevolmente ridotti, nonostante le minori dimensioni rispetto all’arte nota.
Dalla descrizione effettuata risultano pertanto chiare le caratteristiche ed i vantaggi della presente invenzione.
Da quanto sopra, quindi, si evince come la presente invenzione consenta di raggiungere perfettamente i propri scopi, ossia di indicare un dispositivo di struttura migliorata, di ingombro, peso e costo ridotto rispetto alla soluzione nota da WO 94/26581 , e di maggiore affidabilità rispetto ad esso.
E’ chiaro che numerose varianti sono possibili all’uomo del ramo al dispositivo per variare la lunghezza di pedivelle, in particolare per veicoli a pedali, descritti come ; esempio, senza per questo uscire dagli ambiti di novità insiti nell’idea inventiva, così come è chiaro che nella pratica attuazione del trovato, le forme, le dimensioni ed i materiali impiegati potranno essere diversi, e gli stessi sostituiti da elementi tecnicamente equivalenti.
Una prima possibile variante dell’ invenzione può riguardare il numero degli ingranaggi satellite previsti. Infatti, i summenzionati vantaggi dell’invenzione rispetto alla tecnica nota potrebbero essere comunque ottenuti anche prevedendo un numero di ingranaggi satellite 20 diverso da quello in precedenza descritto a mo’ d’esempio.
Altra variante possibile dell’invenzione è quella di prevedere idonei mezzi di protezione, montati sulle pedivelle, in corrispondenza delle zone in cui opera il leverismo costituito dalle leve 10-11.

Claims (27)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Dispositivo per variare la lunghezza di bracci di pedivelle (2,3), in particolare per veicoli a pedali, il braccio di ogni pedivella comprendendo una parte mobile (2), alla quale è fissato il pedale (1), ed una parte fissa (3), rigidamente connessa ad un corpo (5) che è girevole rispetto ad un corpo fisso (15,17), ove un albero (7) è passante in detto corpo girevole (5), coassialmente a quest’ultimo, e detta parte mobile (2) è guidata allo scorrimento rispetto alla parte fissa (3) da un cinematismo (10,11) che collega detto albero (7) a detta parte mobile (2), caratterizzato dal fatto che tra detto corpo girevole (5), detto albero (7) e detto corpo fisso (15,17) sono operativi mezzi (17,20,25) per mantenere praticamente fermo o statico detto albero (7) rispetto a detto corpo girevole (5), nonostante la rotazione di quest’ultimo.
  2. 2. Dispositivo, secondo la rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che detto cinematismo (10,11) comprende almeno una prima leva (10) ed una seconda leva (11), tra loro infulcrate.
  3. 3. Dispositivo, secondo la rivendicazione precedente, caratterizzato dal fatto che detta prima leva (10) è associata a detto albero (7), e quindi si viene a trovare in posizione fissa durante la rotazione di detto corpo girevole (5).
  4. 4. Dispositivo, secondo la rivendicazione precedente, caratterizzato dal fatto che detta seconda leva (11) è infulcrata a detta parte mobile (2), ed è quindi mobile angolarmente seguendo il movimento della relativa pedivella.
  5. 5. Dispositivo, secondo la rivendicazione 3, caratterizzato dal fatto che, in caso di due pedivelle, le prime leve (10) dei cinematismi delle pedivelle sono tra loro parallele e si estendono, a partire da detto albero (7), verso una medesima direzione, e con una medesima posizione angolare.
  6. 6. Dispositivo, secondo la rivendicazione precedente, caratterizzato dal fatto che dete prime leve (10) sono rivolte verso la ruota anteriore del veicolo sul quale il dispositivo è montato.
  7. 7. Dispositivo, secondo la rivendicazione 1, caraterizzato dal fatto che detti mezzi (17,20,25) sono operativi per ripartire lo sforzo meccanico scaricato da deto corpo girevole (5) su detto albero (7).
  8. 8. Dispositivo, secondo la rivendicazione 1, caraterizzato dal fatto che deti mezzi (17,20,25) comprendendo uno o più primi ingranaggi (20) associati a detto corpo girevole (5), ognuno dei quali è ingranato su di un secondo ingranaggio (25) accoppiato a detto albero (7).
  9. 9. Dispositivo, secondo la rivendicazione precedente, caratterizzato dal fatto che deti primi ingranaggi (20) sono montati in modo planetario rispeto all’asse di rotazione di detto corpo girevole (5).
  10. 10. Dispositivo, secondo la rivendicazione 8, caraterizzato dal fato che detti primi ingranaggi (20) sono disposti simmetricamente rispetto a detto albero (7).
  11. 11. Dispositivo, secondo almeno una delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che deti primi ingranaggi (20) comprendono uno o più ingranaggi satellite (20) rispetto a detto albero (7), sostanzialmente eguali tra loro.
  12. 12. Dispositivo, secondo la rivendicazione precedente, caraterizzato dal fatto che deti ingranaggi satellite (20) sono almeno quatro.
  13. 13. Dispositivo, secondo la rivendicazione 8, caratterizzato dal fatto che detto secondo ingranaggio è una ruota dentata (25) rigidamente accoppiata a detto albero (7), sulla quale detti ingranaggi satellite (20) sono ingranati.
  14. 14. Dispositivo, secondo la rivendicazione 1, caratterizzato dal fato che detti mezzi (17,20,25) comprendono un terzo ingranaggio (17) solidale a deto corpo fisso
  15. 15. Dispositivo, secondo le rivendicazioni 8 e 14, caratterizzato dal fatto che detti ingranaggi satellite (20) sono ingranati sia su detto secondo ingranaggio (25) che su detto terzo ingranaggio (17).
  16. 16. Dispositivo, secondo la rivendicazione precedente, caratterizzato dal fatto che il diametro ed il numero di denti di detto secondo ingranaggio (25) è uguale al diametro ed al numero di denti di detto terzo ingranaggio (17).
  17. 17. Dispositivo, secondo la rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che detto corpo girevole (5) è realizzato in almeno due parti distinte (5A,5B) tra loro accoppiate.
  18. 18. Dispositivo, secondo la rivendicazione precedente, caratterizzato dal fatto che dette due parti distinte (5A,5B) presentano rispettivi alloggiamenti per le porzioni di estremità di detti primi ingranaggi (20).
  19. 19. Dispositivo, secondo almeno una delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detto corpo girevole (5) presenta una gola (5B’) nel cui ambito risulta inserita senza interferenza almeno una parte di detto terzo ingranaggio (17).
  20. 20. Dispositivo, secondo almeno una delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detto corpo fisso (15) è atto ad essere assicurato almeno in parte al’intemo di un corpo contenitore (6), facente in particolare parte del telaio del veicolo a pedali sul quale il dispositivo è montato.
  21. 21. Dispositivo, secondo almeno una delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detto corpo girevole (5) è almeno in parte passante in detto corpo fisso (15), e che quest’ultimo presenta un alloggiamento per almeno un rispettivo cuscinetto a rotolamento o a sfere (14’) operante tra detto corpo girevole (5) e detto corpo fìsso (15).
  22. 22. Dispositivo, secondo almeno una delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che è previsto un secondo corpo fisso (13), in cui detto corpo girevole (5) è passante, detto secondo corpo fisso (13) presentando un alloggiamento per almeno un rispettivo cuscinetto a rotolamento o a sfere (14) operante tra detto corpo girevole (5) e detto secondo corpo fìsso (15).
  23. 23. Dispositivo, secondo la rivendicazione precedente, caratterizzato dal fatto che detto secondo corpo fìsso (13) è atto ad essere assicurato almeno in parte all’interno di un corpo contenitore (6), facente in particolare parte del telaio del veicolo a pedali sul quale il dispositivo è montato.
  24. 24. Dispositivo, secondo almeno una delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detto corpo contenitore (6) è il cannotto o scatola movimento di un telaio standard per biciclette, in particolare del tipo avente diametro esterno di circa 56 millimetri.
  25. 25. Dispositivo, secondo la almeno una delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che i mezzi di supporto (9) di detto albero (7) sono posti esternamente rispetto a detto corpo girevole (5), ed in particolare fissati su detta parte fìssa (3).
  26. 26. Dispositivo, secondo la almeno una delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che tra detto albero (7) e detto corpo girevole (5) sono operanti almeno due cuscinetti a rotolamento o a sfere (26).
  27. 27. Dispositivo per variare la lunghezza di pedivelle, in particolare per veicoli a pedali, secondo gli insegnamenti della presente descrizione e dei disegni annessi.
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