ITPD20060169A1 - Impianto endosseo dentale a due o piu' perni e relativa tecnica di inserzione - Google Patents
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Description
TITOLO
IMPIANTO ENDOSSEO DENTALE A DUE O PIU’ PERNI
E RELATIVA TECNICA DI INSERZIONE
DESCRIZIONE
Il presente brevetto è attinente agli impianti dentali ed in particolare concerne un nuovo impianto endosseo dentale a due o più perni monoblocco e relativa tecnica di inserzione.
Sono note varie tipologie di impianti dentali e varie tecniche di interventi e di procedure chirurgiche per l’installazione di detti impianti.
La funzione principale di ogni tipo di impianto dentale noto è quella di sostituire parzialmente o totalmente la dentatura originaria del paziente, persa o compromessa a seguito di traumi, processi biologici degenerativi o altre cause.
Gli impianti dentali sono impiegati pertanto per sopperire ad eventuali carenze nella dentatura del paziente, sia per motivi funzionali che per motivi estetici.
La mancanza di uno o più denti, infatti, oltre che compromettere la capacità di masticare e rappresentare ovviamente un disagio per il paziente, provoca anche altre gravi conseguenze.
Ad esempio, se il dente manca completamente, cioè è assente non solo la corona ma anche la radice del dente, Tosso mascellare o mandibolare che accoglieva detta radice tende ad essere progressivamente riassorbito, cioè a ridursi con conseguente ritiro anche della gengiva.
Il ritiro della gengiva e dell’osso rappresenta un danno estetico piuttosto evidente, che porta a modificare anche il profilo del viso, poiché le labbra perdono il proprio sostegno interno e tendono a rientrare, conferendo al viso un aspetto senile.
Sono noti vari tipi di protesi fisse, cioè non rimovibili dal paziente. Sono ad esempio noti gli impianti definiti corone, elementi dentali ancorati alla radice residua del dente e realizzati ad esempio in materiale ceramico, imitanti forma e dimensioni dei denti perduti.
Sono noti gli impianti comunemente definiti ponti, ancorati ai denti adiacenti, che vengono adeguatamente limati.
Sono anche noti gli impianti endossei che comprendono, oltre alla parte visibile imitante la corona del dente perduto, anche un elemento endosseo, atto ad essere inserito e fissato all’osso mascellare o alla mandibola.
Detti impianti sono i preferiti poiché imitano alla perfezione la funzionalità e l’aspetto del dente naturale, con maggiore efficienza rispetto alle protesi di altro tipo, che rischiano di staccarsi se sottoposti a carico eccessivo e risultano spesso estremamente inestetiche.
Detti impianti non solo sostituiscono la parte esterna visibile del dente, ma svolgono anche la funzione di radice, arrestando il fenomeno di riduzione e riassorbimento dell’osso.
Per questa ragione è molto importante agire tempestivamente, nel caso di perdita completa del dente, perché se la riduzione ossea è eccessiva, è compromessa la possibilità di eseguire l’impianto endosseo, in quanto detti elementi endossei non hanno lo spazio sufficiente ad assicurare una stabile presa sull’osso.
Gli impianti noti infatti necessitano di 8-9 mm di altezza ossea per poter sopportare nel tempo il carico protesico.
Nel caso in cui la riduzione e il riassorbimento dell’osso renda invece proibitivo l’innesto degli impianti endossei del tipo noto, per poter eseguire l’intervento è necessario procedere anche ad un innesto osseo preventivamente o contestualmente all’inserzione impiantare, volto a reintegrare lo spessore e l’altezza ossea.
Questa tecnica non è però sempre applicabile. Gli innesti ossei eseguiti nel mascellare superiore hanno infatti alte probabilità di attecchimento in quanto quest’osso è molto spugnoso e ben vascolarizzato.
Al contrario, gli innesti ossei eseguiti sull’osso mandibolare, poco spugnoso e caratterizzato da vascolarizzazione ossea ridotta, vengono spesso rigettati e quindi espulsi quasi nel 50% dei casi.
Per tale motivo, attualmente molti pazienti sono costretti a impiegare protesi rimovibili, particolarmente nel caso di mandibola posteriore atrofica e non possono pertanto usufruire dei vantaggi che deriverebbero dall’impiego di impianti endossei.
Per ovviare ai suddetti inconvenienti si è studiato e realizzato un nuovo tipo di impianto endosseo dentale a due o più perni, con struttura monoblocco ad elevata stabilità, e relativa tecnica di inserzione.
Compito principale del presente trovato è poter essere impiantato anche in ossa atrofiche di pazienti solitamente esclusi dalle riabilitazioni implantoprotesiche.
Altro scopo del presente trovato è assicurare un ottimo ancoraggio anche con altezza e spessore ossei molto ridotti.
Altro scopo del presente trovato è favorire il processo di osteointegrazione e quindi di completa guarigione del paziente, con ridotti rischi di infezione. Questi ed altri scopi, diretti e complementari, sono raggiunti dal nuovo impianto endosseo dentale a due o più perni, con struttura monoblocco ad elevata stabilità, e relativa tecnica di inserzione.
Il nuovo impianto è costituito nelle sue parti principali da una struttura monoblocco realizzata in titanio commercialmente puro, comprendente di preferenza tre perni o cilindri posti sostanzialmente allineati e paralleli, superiormente uniti da una barra di congiunzione ad essi sostanzialmente ortogonale.
Il perno centrale e uno dei perni esterni, di seguito chiamato perno mesiale, comprendono ciascuno una connessione protesica posta sulla parte superiore, detta connessione protesica essendo ad esempio ad esagono con vite di serraggio passante, per il successivo fissaggio di un moncone protesico sul quale verranno in seguito cementati gli elementi dentali imitanti i denti originali.
Ciascuno di detti tre perni è atto ad essere inserito entro un’apposita cavità appositamente ricavata nell’osso.
Detti perni hanno lunghezza circa dimezzata rispetto alle dimensioni delle viti solitamente utilizzate negli impianti endossei noti e, per assicurare un’elevata stabilità dell’impianto, è sufficiente pertanto un’altezza ossea di 5,2 mm.
In particolare detto perno centrale e detto perno mesiale hanno calibro maggiore rispetto al terzo perno, o perno esterno, che è preferibilmente sprovvisto di detta connessione protesica superiore.
Detto perno esterno è più sottile degli altri detti perni per poter praticare foro di dimensioni minori e per alleggerire il carico sull’osso, pur rappresentando comunque un ulteriore punto di ancoraggio del nuovo impianto all’osso stesso.
Detta barra di congiunzione ha la duplice funzione di aumentare la stabilità dell’impianto e di amplificare la superficie di contatto osso-impianto, massimizzando cioè la superficie di osteointegrazione.
Detta barra di congiunzione, posizionata superiormente nell’impianto, non viene inserita in profondità nell’osso.
La tecnica di inserzione del nuovo impianto prevede i seguenti passaggi:
• studio della struttura ossea del paziente, al fine di misurare altezza e spessore osseo disponibile;
• incisione della gengiva e scollamento di un lembo a tutto spessore; • esecuzione dei tre fori sull’osso, corrispondenti alle posizioni di detti tre perni;
• realizzazione di scanalatura di congiunzione di forma corrispondente a detta barra di congiunzione.
• inserzione del nuovo impianto mediante pressione digitale, completando quindi l’affondamento dello stesso mediante l’ausilio di un battitore e di un martelletto;
• ad osteointegrazione avvenuta, connessione di un moncone a ciascuno di detti esagoni protesici con vite passante, al di sopra dei quali monconi andrà quindi cementata una protesi fissa confezionata in laboratorio, su misura dei denti originali del paziente.
Nel dettaglio, la realizzazione di detti fori viene eseguita con l’ausilio di una dima in titanio appositamente studiata, utilizzando delle frese speciali aventi lunghezza di lavoro di 5,2 mm e calibro leggermente inferiore al calibro dei tre perni che compongono il nuovo impianto.
Detta scanalatura di alloggio della barra, invece, viene impiegata un’ulteriore dima in titanio e fresa speciale avente diametro ed altezza pari alle dimensioni di detta barra di congiunzione.
La superficie esterna dell’ impianto è irruvidita, cioè è lavorata in modo da presentare scabrosità e rilievi, allo scopo di massimizzare la superficie di contatto osso-impianto, cioè la superficie di osteointegrazione.
In particolare, per ottenere detta superficie ruvida, si prevede di applicare la nota metodica Plasma Spray.
In sostanza, il nuovo impianto endosseo può essere inserito anche in presenza di soli 5,2 mm di altezza ossea, poiché sfrutta l’estensione e non l’altezza della cresta edentula mandibolare.
Inoltre, sfruttando l’effetto del tripode, la stabilità primaria del nuovo impianto endosseo è enormemente maggiore rispetto agli impianti a vite corta noti, e detta barra di congiunzione amplia ulteriormente di molto la superficie di osteointegrazione, pur non richiedendo di fresare l’osso in profondità, poiché detta barra risulta inserita a livello sostanzialmente superficiale dell’osso.
Il nuovo impianto risulta pertanto più stabile ed efficace degli impianti noti, ed inoltre comporta interventi chirurgici meno invasivi e traumatici per il paziente rispetto agli innesti ossei, con decorso postoperatorio più rapido e assicurando nel contempo un minor rischio di fallimento.
Le caratteristiche del nuovo impianto endosseo a due o più punti saranno meglio chiarite dalla seguente descrizione con riferimento alla tavola di disegno, allegata a titolo di esempio non limitativo.
In figura 1 è rappresentata una vista laterale del nuovo impianto, mentre in figura 2 è rappresentata una vista superiore della dentatura dell’osso mandibolare, con nuovo impianto posizionato nella zona molare.
Il nuovo impianto è una struttura monoblocco comprendente preferibilmente tre perni (E, C, M) posti sostanzialmente allineati e paralleli, superiormente uniti da una barra di congiunzione (B) ad essi sostanzialmente ortogonale. Il perno centrale (C) e il perno esterno mesiale (M) comprendono ciascuno ima connessione protesica (A) posta sulla parte superiore, e dove detta connessione protesica (A) è ad esempio ad esagono con vite di serraggio passante, per il successivo fissaggio di un moncone protesico (P) sul quale verranno in seguito cementati gli elementi dentali (D) imitanti il dente originale (N) del paziente.
Detto perno centrale (C) e detto perno mesiale (M) hanno calibro maggiore rispetto al terzo perno, o perno esterno (E), il quale è sprovvisto di detta connessione protesica superiore.
Il nuovo impianto è particolarmente indicato per l’applicazione nella zona molare dell’osso mandibolare (O), ad esempio in sostituzione del primo e secondo molare (NI, N2) del dente del giudizio (N3).
Per l’applicazione del nuovo impianto, dopo aver determinato spessore e altezza disponibile dell’osso (O), si procede all’incisione della gengiva e allo scollamento del lembo superiore, in corrispondenza della zona di inserzione dell’impianto.
Si realizzano quindi i fori (FI, F2, F3) e la scanalatura (S) per l’inserzione dei corrispondenti perni mesiale (M), centrale (C), esterno (E) e di detta barra di giunzione (B).
Queste sono le modalità schematiche sufficienti alla persona esperta per realizzare il trovato, di conseguenza, in concreta applicazione potranno esservi delle varianti senza pregiudizio alla sostanza del concetto innovativo.
Pertanto con riferimento alla descrizione che precede e alla tavola acclusa si esprimono le seguenti rivendicazioni.
Claims (11)
- RIVENDICAZIONI 1. Nuovo impianto dentale endosseo multiplo, caratterizzato dal fatto di comprendere: • due o più perni paralleli ( C, E, M...) e sostanzialmente affiancati atti ad essere inseriti entro fori (FI, F2), appositamente ricavati sull’osso (O), uno o più dei quali perni sono superiormente dotati di connessione protesica (A) per il successivo fissaggio di uno o più monconi protesici (P); • almeno una barra di congiunzione (B) di detti perni, posta in posizione sostanzialmente ortogonale a detti perni stessi e atta ad essere inserita in corrispondente scanalatura di congiunzione (S) di detti fori (FI, F2); e dove detta barra di congiunzione (B) è fissata in modo solidale a detti perni in prossimità della loro estremità superiore.
- 2. Nuovo impianto dentale, come da rivendicazione 1 , caratterizzato dal fatto di comprendere tre di detti perni (C, E, M), sostanzialmente paralleli e affiancati e dove il perno centrale (C) ed il perno mesiale (M) hanno calibro maggiore rispetto al calibro del perno esterno (E).
- 3. Nuovo impianto dentale, come da rivendicazioni 1, 2, caratterizzato dal fatto che detto perno centrale (C) e detto perno mesiale (M) sono dotati superiormente di detta connessione protesica (A).
- 4. Nuovo impianto dentale, come da rivendicazioni 1, 2, 3, caratterizzato dal fatto che detta barra di congiunzione (B) è sostanzialmente rettilinea.
- 5. Nuovo impianto dentale, come da rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto di essere una struttura monoblocco.
- 6. Nuovo impianto dentale, come da rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto di essere interamente o parzialmente realizzato in titanio commercialmente puro.
- 7. Nuovo impianto dentale, come da rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che la superfìcie esterna di detto impianto è parzialmente o totalmente irruvidita.
- 8. Nuovo impianto dentale, come da rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che dette connessioni protesiche superiori (A) sono ad esagono esterno con vite di serraggio passante.
- 9. Tecnica di inserzione di detto impianto endosseo dentale, realizzato come da una o più delle rivendicazioni precedenti, comprendere le fasi di studio della struttura ossea del paziente, al fine di misurare altezza e spessore disponibile dell’osso (O), di incisione della gengiva e scollamento di un lembo a tutto spessore, di esecuzione di detti fori (FI, F2, F3) sull’osso (O), caratterizzata dal fatto che • detti fori (FI, F2, F3) sull’osso (O), sono corrispondenti alle posizioni di detti tre perni (C, E, M), mediante impiego, nell’esecuzione degli stessi, di dima in titanio e frese speciali; • per la realizzazione di detta scanalatura di congiunzione (S), di forma corrispondente a detta barra di congiunzione (B), si impiega una dima in titanio e fresa speciale, con successiva inserzione di detto impianto mediante pressione digitale, completando quindi l’affondamento dello stesso mediante l’ausilio di un battitore e di un martelletto.
- 10. Tecnica di inserzione, come da rivendicazione 9, caratterizzata dal fatto che dette frese speciali per la realizzazione di detti fori (FI, F2, F3) hanno lunghezza di lavoro di 5,2 mm e calibro leggermente inferiore al calibro di detti perni (C, E, M).
- 11. Tecnica di inserzione, come da rivendicazione 9, caratterizzata dal fatto che dette frese speciali per la realizzazione di detta scanalatura di congiunzione (S) hanno diametro ed altezza pari alle dimensioni di detta barra di congiunzione (B).
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