ITPC20100023A1 - Impianto dentale osteointegrato - Google Patents

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ITPC20100023A1
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osseointegrated
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Stefano Milani
Giulio Rasperini
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Stefano Milani
Giulio Rasperini
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Description

Descrizione dell’ invenzione avente per titolo:
“IMPIANTO DENTALE OSTEOINTEGRATO”
La presente invenzione riguarda un impianto dentale osteointegrato, ovvero una radice artificiale costituita da materiale biocompatibile e inserita nell'osso mascellare o mandibolare per sostituire un dente naturale mancante.
Gli impianti dentali osteointegrati sono una realtà consolidata a livello internazionale già da parecchi anni ma grazie al successo e alla qualità dei risultati ottenuti sono in continuo sviluppo tutt’ora.
Allo stato dell’arte attuale un esempio di un impianto dentale tipico prevede una conformazione come quella illustrata nella figura 1 allegata.
Con riferimento alla figura 1 con il numero 100 è indicata rimpianto o vite (screw) ovvero la porzione che viene inserita aH’interno dell’osso alveolare 110 e che costituisce l’elemento di ancoraggio vero e proprio dell’impianto dentale.
Detto impianto 100 in genere è realizzato in titanio puro o sue leghe, in quanto questo materiale offre il miglior compromesso fra biocompatibilità, resistenza meccanica e resistenza alla corrosione.
Esso può avere svariate forme (ad esempio conica, cilindrica o mista) e prevede una filettatura esterna 101, per fare presa nella cavità ossea, con spire 102 che possono differire nell’inclinazione, nella profondità e nel numero a seconda delle esigenze, nonché dell’azienda produttrice. Sulla superficie esterna, ovvero quella a contatto con il tessuto osseo, possono essere previste inoltre differenti lavorazioni superficiali atte a favorire una migliore osteointegrazione.
Detto impianto 100 viene inserito nell’osso alveolare in maniera che la sommità coronale rimanga posizionata a livello dei picchi ossei residui.
A detto impianto o vite 100 è collegato un pilastro o moncone 104, (abutment) realizzato in diversi materiali (come ad esempio titanio o zirconia), che va ad accoppiarsi con rimpianto 100 osteointegrato attraverso connessioni maschio-femmina di diverso tipi e forme (esagonale, ottagonale, conica), con connessione interna o esterna rispetto all’impianto.
Detto pilastro 104 consente quindi il collegamento tra la componente osteointegrata dell’impianto dentale (impianto 100) e la cavità orale, dando la possibilità quindi di procedere con il restauro dell’elemento dentario mancante.
La connessione fra 1’impianto 100 e il pilastro 104 è assicurata da una vite 105 passante attraverso detto pilastro 104 che va a serrarsi in una filettatura interna 106 ricavata nell’impianto 100.
Il pilastro 104 funge quindi da supporto per il fissaggio di una corona 107 (provvisoria o definitiva) che va ad accoppiarsi sulla porzione sporgente di detto pilastro.
La corona 107 è bloccata in sito tramite cementazione o talvolta tramite la stessa vite 105 precedentemente descritta, che in questo caso assicura sia detta corona sia il pilastro con rimpianto 100 osteointegrato.
Questa configurazione di impianto dentale con la parte di ancoraggio e supporto costituita da due elementi separati (impianto e pilastro) pur garantendo una buona flessibilità, in quanto consente installare ogni volta il pilastro più adeguato alla conformazione dentale del paziente, presenta però alcuni svantaggi.
Detto impianto 100 e il pilastro 104 generalmente sono accoppiati in maniera da compenetrarsi a vicenda con un accoppiamento di dimensioni molto precise, tuttavia fra questi due elementi rimane comunque un certo volume di spazio vuoto (gap) airinterno del quale può penetrare e proliferare della flora batterica. A seguito degli sforzi a cui è sottoposta la struttura, ad esempio durante la masticazione, si creano dei micro scostamenti fra i due elementi che causano una variazione alternata del volume di questo spazio, che a sua volta genera un effetto di pompaggio verso l’esterno della flora batterica. Detta flora batterica fuoriesce quindi dal bordo perimetrale esterno 108 dove si congiungono i due elementi, che in genere è collocato all’altezza del picco osseo residuo.
Questa proliferazione batterica risulta particolarmente nociva e spesso causa una progressiva perdita ossea perimplantare.
Recentemente a seguito di numerosi studi eseguiti per capire come eliminare o limitare questo fenomeno di perdita ossea si è consolidato un nuovo standard sulla conformazione dell’impianto dentale denominata “Platform-Switching” introdotta da uno studio pubblicato nel 2006 dal Dott. Lazzara R.J. sulla rivista “The International Journal of Periodontics & Restorative Dentistry” dal titolo: “Platform-Switching: a new concept in implant dentistry for controlling postrestorative eresiai bone levels”.
Questa conformazione prevede che l’impianto osteointegrato 100 e il pilastro 104 presentino un diametro differente in corrispondenza del bordo perimetrale esterno 108, e in particolare che il pilastro presenti un diametro inferiore rispetto all’impianto.
Un esempio di impianto dentale realizzato secondo il principio del “Platform-Switching” è rappresentato in figura 2.
Come si può vedere in corrispondenza del bordo perimetrale 108 si crea una spalla 109 fra la superficie laterale dell’impianto e quella del pilastro.
Questa differenza tra i due elementi a livello del picco osseo consente un miglior mantenimento del livello osseo perimplantare per vari motivi.
Ad esempio alcuni studi dimostrano che questa conformazione consente di spostare il gap che si forma tra il pilastro 104 e l’impianto 100, quando l’impianto è sottoposto a stress masticatori, lontano dalla superficie ossea limitandone quindi il riassorbimento.
Inoltre, secondo altri studi, essa comporta una diversa distribuzione dei batteri che in questo caso si diffondono solamente lungo una direzione coronale (ovvero verso la mucosa), a differenza di quanto accade in una conformazione tradizionale dove i batteri si distribuiscono a semicerchio sia in direzione sia coronale sia che apicale.
Questa conformazione tuttavia presenta ancora alcune limitazioni legate, oltre che all’effetto di pompaggio dei batteri, soprattutto alle dimensioni della spalla che è possibile ottenere.
Dagli studi effettuati è risultato che l’efficacia della conformazione “Platform-Switching” era maggiore nel caso di impianti più grandi (ad esempio 5 mm di diametro) rispetto a impianti piccoli (3,5 mm di diametro) .
La causa di questa differenza di efficacia è stata imputata alle dimensioni della spalla fra rimpianto e il pilastro che in genere è tanto maggiore quanto è maggiore il diametro dell’impianto.
Difatti, a causa della presenza della vite di giunzione 105, che generalmente presenta un diametro di circa 2 mm, il diametro esterno del pilastro non può scendere al di sotto di un certo valore per non compromettere la resistenza meccanica.
La conseguenza è che nei casi dove si utilizzano impianti più piccoli la spalla realizzabile fra impianto e pilastro ha dimensioni minime o nulle, e la tecnica “Platform-Switching” risulta di difficile, se non di impossibile applicazione.
In questo contesto, lo scopo della presente invenzione è proporre un impianto dentale osteointegrato che superi gli inconvenienti della tecnica nota sopra citati.
In particolare è scopo dell’invenzione, proporre un impianto dentale osteointegrato che consenta di limitare perdita ossea perimplantare successiva all’installazione dell’impianto.
Nel dettaglio è scopo della presente invenzione è proporre un impianto dentale osteointegrato che consenta di limitare la proliferazione batterica dovuta alla presenza di spazi liberi fra rimpianto e il pilastro.
Ulteriore scopo della presente invenzione è quello di fornire un impianto dentale osteointegrato che possa sfruttare la configurazione “Platform-Switching” anche su impianti di dimensioni ridotte, mantenendo una spalla fra impianto e pilastro con una dimensione in grado di massimizzare l’efficacia del mantenimento del livello osseo perimplantare.
Questi scopi specificati sono sostanzialmente raggiunti da un impianto dentale osteointegrato costituito da un corpo monoblocco comprendente una prima porzione atta ad inserirsi e ancorarsi aH’interno di un osso alveolare, una seconda porzione che si estende al di sopra della cresta alveolare per consentire il montaggio di una corona dentale, fra detta prima e detta seconda porzione essendo prevista una terza porzione e integrale con dette prime due porzioni, detta terza porzione presentando un diametro minore rispetto a quello della prima porzione in corrispondenza di una estremità superiore di detta prima porzione.
In questo modo grazie alla struttura in un pezzo unico in pezzo unico è possibile annullare la proliferazione batterica che si forma fra i vari elementi nei dispositivi noti, e limitare quindi il fenomeno della perdita ossea perimplantare.
Inoltre non essendo previsti forature interne per l’alloggiamento della vite di fissaggio fra rimpianto, ovvero la prima porzione, e il pilastro, ovvero la seconda porzione, è possibile ridurre notevolmente il diametro alla base del pilastro, ovvero la terza porzione, anche in impianti di piccole dimensioni, senza comprometterne la resistenza meccanica.
Questo consente di costruire impianti secondo la tecnica “Platform-Switching” con una spalla di dimensioni tali da ottimizzare il mantenimento del livello osseo, anche in caso di impianti di piccole dimensioni.
Ulteriori caratteristiche e vantaggi appariranno maggiormente chiari dalla descrizione indicativa, e pertanto non limitativa, di un esempio di realizzazione preferita, ma non esclusiva dell’invenzione, come illustrato nelle figure allegate in cui:
• la figura 3 è una vista laterale dell’impianto dentale, secondo l’invenzione;
• la figura 4 è una vista in sezione laterale dell’impianto dentale dell’impianto dentale di figura 3 installato su di un paziente;
Con riferimento alle figure allegate rimpianto dentale, indicato nel complesso con 1, comprende un corpo 2 monoblocco realizzato in un materiale bio-compatibile.
Preferibilmente detto impianto è realizzato in titanio o sue leghe per garantire l’osteointegrazione con l’osso alveolare del paziente, indicato con 20.
Detto corpo 2 comprende una prima porzione 3 atta a essere inserita completamente e assicurata nell’osso alveolare.
Detta prima porzione 3 sulla superficie esterna prevede una filettatura 4 atta fare presa sulla superficie della sede 21 ricavata nell’osso alveolare 20.
Detta filettatura può avere un profilo cilindrico, tronco conico, oppure misto con una parte cilindrica e una parte conica.
Preferibilmente la superficie della porzione 3 presenta una superficie microporosa che facilita il legame della stessa con le cellule ossee. Detto corpo 2 comprende inoltre una seconda porzione 5 sporgente dalla cresta alveolare 21 atta a consentire il fissaggio di una corona dentale 6.
Nel dettaglio detta seconda porzione comprende un pilastro 7 di forma sostanzialmente cilindrica o tronco conica sul quale è inserita la corona dentale 6, successivamente fissata tramite cementazione o procedure similari note.
La forma e la dimensione del pilastro possono variare a seconda delle esigenze e può essere ottenuta tramite fresatura o tornitura del corpo 2. Fra detta prima porzione 3 e detta seconda porzione 5 è prevista una terza porzione 8 a sezione sostanzialmente circolare integrale con esse.
Nel dettaglio detta terza porzione è atta a essere posizionata sostanzialmente all’altezza della cresta alveolare 21 dell’osso 20, ovvero appena al di sotto della dei tessuti perimplantari molli 22.
Nel dettaglio, in corrispondenza dell’estremità superiore 9 della prima porzione 3, detta terza porzione 8 presenta un diametro minore rispetto a quello della prima porzione 3.
Preferibilmente in questo punto il diametro della terza porzione 8 è calcolato in maniera da creare una spalla 10 fra detta prima porzione e detta terza porzione.
Detto diametro è previsto in aumento dall’estremità superiore 9 della prima porzione 3 verso l’estremità inferiore 12 della seconda porzione 5. Più in particolare in corrispondenza di detta estremità inferiore 12, il diametro della terza porzione 8 è previsto coincidente con quello della seconda porzione 5.
La variazione del diametro della terza porzione rispetto alla direzione longitudinale dell’impianto può seguire una legge lineare oppure esponenziale dando origine a una superficie laterale curvilinea, come nell’esempio di realizzazione illustrato nelle figure 3 e 4.
La dimensione del diametro della terza porzione 8 in corrispondenza dell’estremità superiore 9 è calcolato in maniera da creare una spalla di una determinata dimensione.
Come dimensione della spalla si considera la differenza fra il raggio della prima porzione 3 e della terza porzione 8 calcolata in corrispondenza di detta estremità superiore 9.
Preferibilmente detta spalla deve avere una dimensione di almeno 0,25 mm.
Ancora più preferibilmente detta spalla fa una dimensione compresa fra 0,60 mm e 0,95 mm.
Una dimensione ideale della spalla che massimizza l’effetto di mantenimento del tessuto osseo è di 0,85 mm.
La lunghezza della terza porzione 8, ovvero del tratto compreso fra la prima e la seconda porzione, preferibilmente è compresa fra 1 e 3 mm. Tale dimensione difatti può variare a seconda del biotipo del paziente, ovvero lo spessore della sua gengiva.
SulTestremità superiore 13 della seconda porzione è prevista una sede 11 atta a ospitare un attrezzo di forma complementare utilizzato per avvitare rimpianto nell’osso alveolare 20.
La forma di detta sede 1 1 può variare a piacimento a seconda dello strumento che si vuole utilizzare
Grazie alla presente invenzione è quindi possibile variare realizzare un impianto dentale che consente di sfruttare sempre i benefici della tecnica Platform-Switching, garantendo un’ottima osteointegrazione grazie alla possibilità del tessuto osseo alveolare di mantenersi stabile a livello della spalla 10, e riducendo il fenomeno del rimodellamento del tessuto osseo perimplantare.
Grazie all’adozione di un corpo monoblocco difatti è possibile realizzare impianti, anche di ridotto diametro, con una spalla 10 avente le dimensioni ottimali senza però pregiudicarne la resistenza meccanica.
Difatti non essendo previsti alloggiamenti interni per le viti di collegamento fra l’impianto e il pilastro, è possibile ridurre notevolmente il diametro nella zona compresa fra 1’impianto e il pilastro, anche su impianti dentali con diametro esterno di 3,5 mm.
Il corpo monoblocco inoltre elimina il problema legato alla formazione di flora batterica negli spazi vuoti fra impianto e pilastro presente nei sistemi noti, evitando infezioni e infiammazioni anch’esse causa del fenomeno del ritiro osseo.
L’impianto dentale osteointegrato, così come descritto e illustrato, è suscettibile di numerose modifiche e varianti tutte comprese nell’ambito del concetto inventivo; inoltre, tutti i dettagli potranno essere sostituiti da altri elementi tecnicamente equivalenti.

Claims (7)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Impianto dentale osteointegrato costituito da un corpo monoblocco (2) comprendente una prima porzione (3) atta ad inserirsi e ancorarsi airinterno di un osso alveolare, una seconda porzione (5) che si estende al di sopra della cresta alveolare per consentire il montaggio di una corona dentale (6), fra detta prima e detta seconda porzione essendo prevista una terza porzione (8) e integrale con dette prime due porzioni, detta terza porzione (8) presentando un diametro minore rispetto a quello della prima porzione (3) in corrispondenza di una estremità superiore (9) di detta prima porzione (3).
  2. 2. Impianto dentale osteointegrato, secondo la rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che in corrispondenza di detta estremità superiore (9) della prima porzione (3) è prevista una spalla (10), detta spalla avendo una dimensione di almeno 0,25 mm.
  3. 3. Impianto dentale osteointegrato, secondo la rivendicazione 2, caratterizzato dal fatto che la dimensione di detta spalla è compresa fra 0,60 mm e 0,95 mm.
  4. 4. Impianto dentale osteointegrato, secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che su un’estremità superiore (13) di detta seconda porzione è prevista una sede (11) atta ad ospitare un attrezzo per l’installazione dell’impianto nell’osso alveolare (20).
  5. 5. Impianto dentale osteointegrato, secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che la superficie laterale di detta terza porzione (8) presenta un andamento curvilineo.
  6. 6. Impianto dentale osteointegrato, secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che il in corrispondenza di una estremità inferiore (12) della seconda porzione (5) il diametro della terza porzione (8) è previsto coincidente con quello di detta seconda porzione (5).
  7. 7. Impianto dentale osteointegrato, secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che detta terza porzione (8) presenta una lunghezza compresa fra 1 mm e 3 mm.
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