ITMI20121352A1 - Apparato e metodo di allerta a diffusione diretta - Google Patents

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ITMI20121352A1
ITMI20121352A1 IT001352A ITMI20121352A ITMI20121352A1 IT MI20121352 A1 ITMI20121352 A1 IT MI20121352A1 IT 001352 A IT001352 A IT 001352A IT MI20121352 A ITMI20121352 A IT MI20121352A IT MI20121352 A1 ITMI20121352 A1 IT MI20121352A1
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Description

DESCRIZIONE PER BREVETTO DI INVENZIONE
Avente titolo: “Apparato e metodo di allerta a diffusione diretta’’
L’invenzione concerne un apparato di allerta per la sicurezza di velivoli o veicoli spaziali in volo oppure per la sicurezza di cose o persone sulla superficie terrestre, in particolare per la protezione contro collisioni con detriti e simili presenti nell’atmosfera terrestre.
L’apparato di allerta secondo l’invenzione à ̈ disposto per rilevare e trasmettere informazioni relative ad uno spazio dell’atmosfera terrestre considerato di pericolo per il passaggio di velivoli, di veicoli spaziali o di oggetti spaziali in genere in volo o per cose o persone sulla superficie terrestre in quanto all’interno di essa possono essere presenti detriti, gas e/o soluzioni chimiche, provenienti da un altro velivolo o veicolo spaziale, in seguito alla sua esplosione, ablazione o altro evento che ne determini una frammentazione, e che possono collidere contro tali velivoli o veicoli spaziali in volo oppure cose o persone sulla superficie terrestre inficiandone la sicurezza.
Infatti, qualsiasi velivolo, veicolo spaziale od oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio comprende un involucro provvisto di una superficie esterna disposta a contatto con l’aria dell’atmosfera terrestre il quale, durante la discesa o salita in atmosfera, di rientro o in partenza da e per una missione o da un volo ad alte quote o voli suborbitali, a causa delle alte temperature e dei carichi che deve sopportare, può essere soggetto ad una parziale o totale frammentazione che causa il rilascio nell’atmosfera terrestre di detriti e simili. Questa parziale o totale frammentazione può essere anche causata dall’esplosione sia comandata sia autonoma di apparati pirotecnici.
I detriti e simili in discesa dall’atmosfera verso la superficie terrestre, si distribuiscono all’interno di un cosiddetto spazio di pericolo che può avere anche dimensioni notevoli e che crea un rischio concreto d’incidenti o disastri.
Infatti, tali detriti possono colpire durante il loro moto di discesa verso la superficie terrestre, altri velivoli, veicoli spaziali od oggetti spaziali in genere in volo, mettendo in pericolo cose o persone su tali oggetti e generando ulteriori detriti rilasciati da questi ultimi a seguito dell’impatto con i detriti dello spazio di pericolo.
Inoltre, al termine della discesa dall’atmosfera, i detriti dello spazio di pericolo possono impattare con la superficie terrestre mettendo in pericolo anche cose o persone su di essa.
Recenti studi hanno dimostrato che à ̈ sufficiente che un detrito in caduta nella atmosfera avente un peso superiore a 300 gr impatti contro un velivolo, un veicolo spaziale o un oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio affinché quest’ultimo venga distrutto oppure gravemente danneggiato.
E’ noto, al fine di proteggere persone e cose in volo o sulla superficie terrestre dall’impatto con potenziali frammenti di velivoli, veicoli spaziali, od oggetti spaziali in genere, un sistema di allerta in grado di inviare informazioni relative allo spazio di pericolo nel quale detti frammenti si disperdono.
Tale sistema di allerta comprende un sistema radar posizionato sulla superficie terrestre che monitora l’atmosfera e rileva informazioni relative a spazi di pericolo eventualmente presenti.
Le informazioni relative allo spazio di pericolo non possono perciò essere diffuse in tempo reale e presentano un’approssimazione molto elevata. Ad esempio nel caso dell'informazione relativa alla posizione dello spazio di pericolo, l'approssimazione può essere anche dell’ordine delle migliaia di Km.
Un difetto di tali sistemi di allerta à ̈ che non sono efficienti, in quanto, a causa della non totale copertura mondiale dei servizi di controllo del traffico aereo, delle troppe intermediazioni nella catena decisionale dovute alle leggi vigenti e alle procedure di sicurezza, non à ̈ garantita un’attivazione immediata di procedure di emergenza volte al riparo o alla fuoriuscita dallo spazio di pericolo di un velivolo, di un veicolo spaziale o di un oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio la cui traiettoria di moto à ̈ destinata a passare attraverso lo spazio di pericolo. Ad esempio nel caso di velivoli, una procedura di emergenza si potrebbe concretizzare attraverso una manovra evasiva tempestiva, mentre per le persone sulla superficie terrestre si concretizzerebbe nella ricerca immediata di un riparo.
Per le istallazioni sensibili, quali ad esempio centrali elettriche, chimiche, nucleari, piattaforme di estrazione terrestri o marittime, una procedura di emergenza per eludere il pericolo si potrebbe concretizzare nella messa in sicurezza dell impianto e nell’attivazione di procedure di allerta o di emergenza.
Uno scopo dell’invenzione à ̈ migliorare gli apparati di allerta dello stato della tecnica.
Un altro scopo à ̈ ottenere un apparato di allerta efficiente, vale a dire in grado di garantite una copertura della trasmissione di informazioni relative ad uno spazio di pericolo anche in zone non raggiunte direttamente dai servizi di controllo del traffico aereo, quali ad esempio quelle percorse dai voli transoceanici.
Un ulteriore scopo à ̈ ottenere un apparato di allerta in grado di garantire la trasmissione di informazioni attuali riguardanti la posizione e le caratteristiche dello spazio di pericolo direttamente dal suo interno.
Secondo l'invenzione à ̈ previsto un apparato di allerta come definito nella rivendicazione 1.
Secondo l’invenzione à ̈ previsto un metodo di allerta come definito nella rivendicazione 9.
Grazie all'invenzione, Ã ̈ possibile ottenere un apparato di allerta notevolmente efficiente.
L’invenzione potrà essere meglio compresa ed attuata con riferimento agli allegati disegni che ne illustrano forme esemplificative e non limitative di attuazione, in cui:
la Figura 1 à ̈ uno schema di un apparato di allerta secondo l’invenzione in comunicazione con unità di interfaccia per inviare informazioni su uno spazio di pericolo;
la Figura 2 à ̈ uno schema a blocchi dell’apparato di allerta secondo l’invenzione;
la Figura 3 Ã ̈ un grafico di una proiezione tridimensionale dello spazio di pericolo.
Con riferimento alla Figura 1, Ã ̈ illustrato un apparato di allerta 1 atto a monitorare, rilevare, definire e diffondere dati relativi ad uno spazio di pericolo 2 per la sicurezza di velivoli, veicoli spaziali od oggetti spaziali in genere in volo oppure per la sicurezza di cose o persone su una superficie terrestre 20.
In particolare, l’apparato di allerta 1 secondo l’invenzione à ̈ atto ad avvertire un utente della possibilità di collisioni con detriti, gas e/o soluzioni chimiche, e simili distribuiti nel suddetto spazio di pericolo 2.
La superficie terrestre 20 à ̈ mostrata in Figura 1 tramite una linea tratteggiata. Lo spazio di pericolo 2 à ̈ individuato dal volume di atmosfera occupato dai detriti e simili che si generano a seguito di un’esplosione, frammentazione e/o ablazione, come verrà spiegato meglio nel seguito, mentre questi ultimi sono in caduta dall’atmosfera verso la superficie terrestre 20 e dall’area di superficie terrestre sulla quale si distribuiscono i detriti e simili quando impattano sulla superficie terrestre 20.
In Figura 1 , lo spazio di pericolo 2 à ̈ rappresentato racchiuso all’interno di una linea di tratto e punto che delinea un’ellissi, che rappresenta una proiezione bidimensionale del volume occupato dai detriti e simili.
E’ ovvio che un’ellissi à ̈ una delle varie figure geometriche piane che la proiezione bidimensionale del volume occupato nell’atmosfera dai detriti e simili può assumere.
Più in generale, la proiezione bidimensionale del volume occupato nell’atmosfera dai detriti e simili può assumere la forma di qualsiasi figura geometrica regolare o irregolare.
L’apparato di allerta 1 à ̈ montato su una superficie di un corpo di un velivolo, veicolo spaziale od oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio, non illustrato in Figura 1.
In particolare, l’apparato di allerta 1 può essere disposto su una superficie interna di detto corpo, su una superficie esterna di detto corpo oppure, in generale, può essere alloggiato all’interno di detto corpo.
L’apparato di allerta 1 à ̈ provvisto di una struttura di contenimento in grado di resistere alle sollecitazioni termiche, meccaniche, di pressione e ai fenomeni fisici che si generano durante tutto il ciclo di servizio dell’apparato di allerta 1 quando, in particolare, il velivolo, veicolo spaziale od oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio sul quale à ̈ montato, attraversa l’atmosfera e subisce una esplosione e/o ablazione, a seguito della quale l’apparato di allerta 1 si attiva o viene attivato.
Durante una discesa da, o una salita in, atmosfera, a causa delle alte temperature e dei carichi che deve sopportare, la suddetta struttura di contenimento e la superficie esterna del corpo di un velivolo, veicolo spaziale od oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio può essere soggetta ad una esplosione o ablazione che causa il rilascio nell’atmosfera terrestre di detriti, gas e/o soluzioni chimiche.
Il rilascio nell’atmosfera terrestre di detriti, gas e/o soluzioni chimiche può essere causata anche da una esplosione sia comandata sia autonoma di un velivolo e/o veicolo e/o oggetto spaziale.
La distribuzione di tali detriti e simili nell’atmosfera terrestre costituisce, come detto, lo spazio di pericolo 2.
Tali detriti e simili possono colpire durante il loro moto di discesa verso la superficie terrestre 20, un altro velivolo, veicolo spaziale od oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio, avente una rotta intersecante con lo spazio di pericolo 2, non solo mettendo in pericolo cose o persone su tali oggetti in volo ma anche generando ulteriori detriti e simili rilasciati a seguito dell’impatto tra l’altro velivolo, veicolo spaziale od oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio, e i detriti dello spazio di pericolo 2.
Inoltre, al termine della discesa dall’atmosfera terrestre, i detriti possono impattare con la superficie terrestre 20 mettendo in pericolo anche cose o persone presenti su di essa in corrispondenza dell’area di impatto tra lo spazio di pericolo 2 e la superficie terrestre 20.
Da quanto sopra esposto e dal fatto che lo spazio di pericolo 2 comprende una pluralità di detriti e simili ciascuno avente un proprio moto di discesa, emerge che lo spazio di pericolo 2, individuato a seguito di una esplosione o ablazione della superficie esterna di un corpo di velivolo, veicolo spaziale od oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio sul quale à ̈ montato l’apparato di allerta 1 , si evolve con il passare del tempo dalla quota alla quale à ̈ avvenuta la frammentazione variando in estensione e in composizione.
Di conseguenza, al fine di proteggere persone o cose in volo o sulla superficie terrestre 20 che potrebbero essere colpite dai detriti e simili, à ̈ necessario rilevare direttamente e tempestivamente informazioni reali relative allo spazio di pericolo 2 comprendente detriti e simili che, dalla quota alla quale à ̈ avvenuta una frammentazione, scendono verso la superficie terrestre 20.
Come si vedrà nel seguito, queste informazioni comprendono una pluralità di parametri definenti le caratteristiche dello spazio di pericolo 2, tra le quali posizione, quota, direzione e velocità.
Sulla base di tali informazioni relative allo spazio di pericolo 2, l’apparato di allerta 1 provvede a diffondere uno o più messaggi di allerta ad unità di interfaccia.
Le unità di interfaccia possono comprende un veicolo spaziale 3, quale, ad esempio, un satellite artificiale, una navicella spaziale, una nave spaziale o una stazione spaziale, un velivolo 4, una stazione di terra 5, oppure un elaboratore di un utente finale 6.
I messaggi di allerta hanno lo scopo di avvertire le unità di interfaccia della creazione dello spazio di pericolo 2 e delle sue caratteristiche in modo tale che, ad esempio, un velivolo 4, avente la rotta intersecante lo spazio di pericolo 2, possa eseguire manovre di deviazione per evitare o per uscire dallo spazio di pericolo 2, un impianto sensibile a terra o in mare (quale una centrale elettrica, chimica, nucleare, una nave o una piattaforma di estrazione terrestre o marittima) disposto in corrispondenza di una zona di possibile impatto dei detriti dello spazio di pericolo 2 con la superficie terrestre 20, possa essere messo in sicurezza oppure una persona, anch’essa disposta in corrispondenza di una zona di possibile impatto dei detriti dello spazio di pericolo 2 con la superficie terrestre 20, possa trovare un riparo adeguato.
L’apparato di allerta 1 comprende mezzi ricetrasmettitori disposti per gestire e controllare la comunicazione tra l’apparato di allerta 1 e le unità di interfaccia, ciascuna delle quali à ̈ disposta per ricevere i messaggi di allerta dall’apparato di allerta 1 e può anche essere disposta per inviare informazioni all’apparato di allerta 1.
I mezzi ricetrasmettitori comprendono mezzi ricevitori e mezzi trasmettitori, rispettivamente adibiti alla ricezione di segnali di ingresso A da parte dell’apparato di allerta 1 provenienti da una unità di interfaccia e alla trasmissione di segnali di uscita B da parte dell’apparato di allerta 1 verso una unità di interfaccia.
I segnali di ingresso A possono comprendere informazioni e/o comandi per la gestione dell’apparato di allerta 1 provenienti sia da un sistema posizionato all’interno del corpo del veicolo sul quale à ̈ montato l’apparato di allerta 1, ad esempio attraverso una connessione senza fili, sia da un sistema esterno all’apparato di allerta 1.
Le informazioni portate dai segnali di ingresso A comprendono, tra l’altro, la posizione dell’apparato di allerta 1 nello spazio o i parametri per definirla.
Ad esempio, un sistema esterno all’apparato di allerta 1 può essere una costellazione artificiale di satelliti tra cui il sistema GPS, GALILEO o Iridium oppure, come illustrato in Figura 1, un veicolo spaziale 3.
Un sistema interno al corpo del veicolo può essere un sistema di posizionamento inerziale che ricava una posizione dell’apparato di allerta 1 nello spazio a partire da una posizione iniziale nota.
Con riferimento alla Figura 2, i mezzi di ricezione dell’apparato di allerta 1 comprendono mezzi ad antenna di ricezione 7 mostrati schematicamente nello schema a blocchi di Figura 2 e preposti alla ricezione dei segnali di ingresso A.
I mezzi ad antenna 7 di ricezione comprendono una o più antenne di tipo noto e quindi qui non illustrati nel dettaglio.
I mezzi ricevitori dell’apparato di allerta 1 comprendono, inoltre, un’unità di ricezione e decodifica 8 dei segnali di ingresso A, anch’essa mostrata schematicamente nello schema a blocchi di Figura 2.
L’unità di ricezione e decodifica 8 à ̈ collegata ai mezzi ad antenna di ricezione 7, in modo da ricevere da essi i segnali di ingresso A. Una volta ricevuti i segnali di ingresso A, l’unità di ricezione e decodifica 8 provvede a decodificarli, ad esempio tramite demodulazione, così da utilizzare le informazioni in esse contenute, quali le informazioni sulle coordinate geografiche o i parametri necessari per determinare la posizione dell’apparato di allerta 1 nello spazio.
L’apparato di allerta 1 comprende, inoltre, un’unità di memorizzazione 9, mostrata schematicamente nello schema a blocchi di Figura 2, atta a memorizzare e immagazzinare dati quali le informazioni contenute all’interno dei segnali di ingresso A, per un loro utilizzo successivo alla loro ricezione.
L’unità di memorizzazione 9 à ̈ collegata, quindi, all’unità di ricezione e decodifica 8 in modo da poter ricevere le informazioni contenute nei segnali di ingresso A e decodificate da essa.
L’unità di memorizzazione 9 contiene, inoltre, le caratteristiche proprie del velivolo, veicolo spaziale od oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio sul quale à ̈ montato l’apparato di allerta 1, che sono utilizzate, come verrà spiegato meglio nel seguito, per determinare l’estensione e le caratteristiche dello spazio di pericolo 2 in funzione di parametri quali, ad esempio, massa, ingombro, materiali che compongono il corpo del velivolo, veicolo spaziale od oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio e coefficienti balistici.
In alternativa, l’unità di memorizzazione 9 può contenere modelli matematici relativi alle caratteristiche di frammentazione specifiche per ogni tipologia di velivolo, veicolo spaziale od oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio sul quale l’apparato di allerta 1 à ̈ originariamente dislocato.
L’apparato di allerta 1 comprende, inoltre, mezzi sensori 10 disposti per rilevare una pluralità di dati necessari a generare un opportuno messaggio di allerta utile alla sicurezza di cose o persone in volo o sulla superficie terrestre 20 da inviare alle unità di interfaccia.
I mezzi sensori 10 sono collegati all’unità di memorizzazione 9 in modo da raccogliere e conservare i dati rilevati.
I mezzi sensori 10 comprendono primi mezzi sensori 10a disposti per rilevare lo stato dell’atmosfera circondante l’apparato di allerta 1 dopo il verificarsi di una esplosione e/o ablazione.
La misura dello stato dell’atmosfera avviene attraverso una pluralità di parametri che contribuiscono a definirne le caratteristiche.
I principali parametri che caratterizzano l’atmosfera sono la temperatura, la pressione e la densità.
I primi mezzi sensori 10a sono quindi atti a definire le caratteristiche dell’atmosfera all’interno della quale si trova l’apparato di allerta 1 al verificarsi di una esplosione e/o ablazione del corpo del velivolo, del veicolo spaziale o dell’oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio sul quale l’apparato di allerta 1 era stato precedentemente disposto o al verificarsi delle condizioni proprie del rientro.
Ad esempio, i primi mezzi sensori 10a possono comprendere un sensore di pressione e un sensore di temperatura, grazie ai quali, attraverso equazioni di tipo noto, à ̈ possibile ricavare la densità.
I primi mezzi sensori 10a, rilevando i parametri caratteristici dell’atmosfera e, in particolare, pressione e temperatura possono essere impiegati anche per rilevare una esplosione e/o ablazione del corpo del velivolo, veicolo spaziale od oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio sul quale à ̈ montato l’apparato di allerta 1.
I primi mezzi sensori 10a, rilevando uno o una combinazione dei parametri che caratterizzano l’atmosfera, possono inoltre essere utilizzati per attivare l’apparato di allerta 1, il quale, in assenza di determinate condizioni di pressione e temperatura può essere disposto in uno stato di attesa oppure può essere spento.
In alternativa, i mezzi sensori 10 possono comprendere uno o più sensori di accelerazione, atti a rilevare una esplosione e/o ablazione le quali sono caratterizzate da una determinata condizione di accelerazione, ad esempio una accelerazione repentina e di alto valore, oppure una determinata condizione di decelerazione. Anche il o i sensori di accelerazione, una volta rilevata una condizione di accelerazione o decelerazione riconducibile ad una esplosione e/o ablazione e/o ad un rientro in atmosfera nel caso di un veicolo od oggetto spaziale, possono essere utilizzati per attivare l’apparato di allerta 1.
Ancora in alternativa, il verificarsi di una esplosione e/o ablazione può essere rilevata dall’apparato di allerta 1 per mezzo di una o più connessioni elettriche, meccaniche o elettromeccaniche di detti mezzi sensori 10, quali, ad esempio, un filo elettrico, collegate direttamente o tramite ulteriori mezzi sensori 10b a parti del corpo del velivolo, veicolo spaziale od oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio soggette per prime in termini di tempo e resistenza alla esplosione e/o ablazione come possono essere le parti della superficie esterna del corpo, individuabili ad esempio nei pannelli solari, ove presenti,
Anche gli ulteriori mezzi sensori 10b, una volta rilevata una condizione di esplosione e/o ablazione, possono essere utilizzati per attivare l’apparato di allerta 1.
In alternativa, l’apparato di allerta 1 può essere attivato manualmente dall’equipaggio del velivolo, del veicolo spaziale o dell’oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio sul quale à ̈ originariamente montato l’apparato di allerta 1 oppure da remoto, in particolare nei casi di veicoli spaziali senza personale umano a bordo.
Ad esempio, l’apparato di allerta 1 può essere attivato tramite un segnale di attivazione C inviato dal velivolo 4, dalla stazione a terra 5 o dall’utente finale 6.
Ancora, l’apparato di allerta 1 può essere attivato dal veicolo spaziale 3 a seguito di un segnale di attivazione C proveniente dal velivolo 4, dalla stazione a terra 5, dall’utente finale 6 o da una ulteriore stazione a terra 17.
A differenza del velivolo 4, della stazione a terra 5 e dell’utente finale 6, l’ulteriore stazione a terra 17 non dialoga direttamente con l’apparato di allerta 1, ma dialoga con esso solamente attraverso il veicolo spaziale 3, ad esempio in quanto troppo lontana dall’apparato di allerta 1.
I mezzi sensori 10 comprendono, inoltre, secondi mezzi sensori 10c, disposti per rilevare una posizione dell’apparato di allerta 1 rispetto ad una terna di assi cartesiani di riferimento nello spazio a partire da una posizione iniziale nota acquisita, ad esempio, da una costellazione satellitare o da un sistema di posizionamento interno al corpo del velivolo, del veicolo spaziale o dell’oggetto volante in genere sul quale l’apparato di allerta 1 à ̈ originariamente montato. A partire dalla posizione iniziale nota, i secondi mezzi sensori 10c forniscono le informazioni ad una unità di elaborazione 11 per aggiornare in tempo reale la posizione dell’apparato di allerta 1 nello spazio in funzione delle velocità, delle accelerazioni e delle variazioni angolari che subisce.
In particolare, i secondi mezzi sensori 10c possono comprendere uno o più sensori di accelerazione, che possono essere i medesimi utilizzati per rilevare una esplosione e/o ablazione, e uno o più giroscopi.
La combinazione dei segnali rilevati dai secondi mezzi sensori 10c con le informazioni relative ad una posizione iniziale nota portate dai segnali di ingresso A provenienti dal sistema di posizionamento interno al corpo del velivolo, veicolo spaziale od oggetto volante in genere o da una costellazione artificiale di satelliti tra cui il sistema GPS, GALILEO o Iridium consente all’apparato di allerta 1 di determinare la propria posizione rispetto a una terna di assi di riferimento.
In alternativa, la posizione dell’apparato di allerta 1 nello spazio à ̈ stabilita esternamente ad esso, vale a dire senza l’impiego dei secondi mezzi sensori 10c, ad esempio tramite l’impiego di una costellazione artificiale di satelliti tra cui, ad esempio, il sistema GPS, GALILEO o Iridium.
L’apparato di allerta 1 comprende, inoltre, un’unità di elaborazione 11 mostrata schematicamente nello schema a blocchi di Figura 2, atta a raccogliere ed elaborare i dati provenienti dai mezzi sensori 10 ai quali à ̈ collegata.
L’unità di elaborazione 11 comprende dispositivi elettronici di tipo noto, quali un microprocessore, memorie e altri componenti elettronici e di circuiteria indispensabili al funzionamento dell’unità di elaborazione 11, quali ad esempio oscillatori o reai time clock o convertitori analogici/digitali o simili, non illustrati.
L’unità di elaborazione 11 à ̈ collegata, inoltre, all’unità di memorizzazione 9. L’unità di elaborazione 11 raccoglie ed elabora le informazioni relative ai parametri atmosferici e alla posizione dell’apparato di allerta 1 per determinare i parametri caratteristici dello spazio di pericolo 2 all’interno del quale si distribuiscono i detriti e simili generati a seguito di una esplosione e/o ablazione del corpo di un velivolo, veicolo spaziale od oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio sul quale à ̈ montato l’apparato di allerta 1 secondo l’invenzione.
Tali parametri caratteristici dello spazio di pericolo 2 comprendono, ad esempio, posizione, quota, direzione e velocità dello stesso e sono influenzati anche dalle componenti di velocità del velivolo, del veicolo spaziale o dell’oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio sul quale à ̈ montato l’apparato di allerta 1 , le quali, a loro volta, dipendono anche dalla presenza di correnti atmosferiche, quali le correnti a getto, e, nel caso di un veicolo spaziale o di un oggetto spaziale in genere, anche dall’angolo di rientro in atmosfera.
L’unità di elaborazione 11 elaborando sia i parametri caratteristici dello spazio di pericolo 2, sia i dati immagazzinati nell’unità di memorizzazione 9 determina, in particolare, l’estensione e la dinamica dello spazio di pericolo 2 proprio del velivolo, del veicolo spaziale o dell’oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio sul quale à ̈ montato l’apparato di allerta 1.
Il risultato della computazione dell’unità di elaborazione 11 viene poi correlato alla posizione geografica dell’apparato di allerta 1.
A seguito della computazione, l’unità di elaborazione 11 ricava una rappresentazione geometrica a una o più dimensioni, ad esempio quadridimensionale, dello spazio di allerta 2, avente come variabili dimensionali almeno una altezza dal suolo (quota), un tempo e due dimensioni indicanti lo spostamento sulla superficie terrestre, quali una latitudine e una longitudine.
In Figura 3 à ̈ mostrata una proiezione di detta rappresentazione geometrica, detta proiezione simulando l’evoluzione dello spostamento dello spazio di pericolo 2 con il passare del tempo dal momento della sua creazione al momento in cui impatta sulla superficie terrestre 20.
Il passare del tempo à ̈ rappresentato genericamente in Figura 3 tramite dei rettangoli posizionati all’interno dello spazio di pericolo 2. In particolare, con T si indica il tempo e i numeri all’interno dei rettangoli possono indicare i minuti o, genericamente, istanti di tempo successivi al momento della esplosione e/o ablazione che ha dato luogo al rilascio di detriti e simili.
In particolare in Figura 3 à ̈ mostrata una proiezione tridimensionale relativa ad un presumibile spazio di pericolo 2 generato a seguito di una esplosione e/o ablazione, o a seguito di un impatto tra un velivolo, un veicolo spaziale o un oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio e un detrito avvenuto in corrispondenza di una zona di impatto 0.
In Figura 3, sull’asse X à ̈ rappresentata la superficie terrestre e, quindi, uno spostamento sulla stessa, mentre sull’asse Y à ̈ rappresentata l’altezza rispetto alla superficie terrestre, vale a dire una quota.
Lo spazio di pericolo 2, racchiuso dalla rappresentazione geometrica tridimensionale di Figura 3, individua un’area all’interno della quale oggetti e/o persone in volo e/o sulla superficie terrestre 20 possono essere colpite da uno o più detriti.
La Figura 3 mostra una delle possibili proiezioni dello spazio di pericolo 2 ed à ̈ quindi allegata solamente a titolo esemplificativo.
L’unità di elaborazione 11, una volta raccolti tutti i dati e creata la rappresentazione geometrica, adatta le informazioni raccolte ad un protocollo di comunicazione, creando segnali di allerta/pericolo in grado di essere decodificati da una pluralità di utenti.
Al fine di trasmettere il suddetto segnale di allerta, con riferimento sempre alla Figura 2, i mezzi trasmettitori, comprendono un’unità di codifica e trasmissione 13 dei segnali di allerta, anch’essa mostrata schematicamente nello schema a blocchi di Figura 2.
Una volta ricevuti i segnali di allerta dall’unità di elaborazione 11, l’unità di codifica e trasmissione 13 provvede a codificarli, ad esempio tramite modulazione, generando corrispondenti segnali di uscita B che portano un messaggio di allerta alle unità di interfaccia.
L’unità di codifica e trasmissione 13 à ̈ collegata, oltre che all’unità di elaborazione 11, a mezzi ad antenna di trasmissione 14 dei mezzi trasmettitori dell’apparato di allerta 1 , in modo da inviare ad essi i segnali di uscita B codificati per la trasmissione alle unità di interfaccia.
I mezzi ad antenna di trasmissione 14 sono mostrati schematicamente nello schema a blocchi di Figura 2 e sono preposti alla trasmissione dei segnali di uscita B.
I mezzi ad antenna di trasmissione 14 comprendono una o più antenne di tipo noto e quindi qui non illustrati nel dettaglio.
Le informazioni portate dai segnali di uscita B possono comprendere la posizione dell’apparato di allerta 1 nello spazio al passare del tempo e la posizione presunta di impatto dei detriti e simili distribuiti nello spazio di pericolo 2 con la superficie terrestre 20.
Diverse informazioni sono elaborate per ciascuna tipologia di unità di interfaccia che riceve i segnali di uscita B.
Ad esempio, quando l’unità di interfaccia à ̈ un veicolo spaziale 3 o un velivolo 4 in volo, le informazioni contenute nel segnale di uscita B possono essere visualizzate su un dispositivo di visualizzazione quale un display di un sistema di navigazione e possono essere elaborate da mezzi elaboratori del veicolo spaziale 3 o del velivolo 4 per determinare il tempo rimanente all’impatto e una manovra consigliata per evitare di entrare nello spazio di allerta 2, nel caso in cui il veicolo spaziale 3 o il velivolo 4 non si trovi al suo interno, o per uscirne nel caso in cui il veicolo spaziale 3 o il velivolo 4 si trovi già al suo interno, in funzione dei parametri di volo attuali e previsti del veicolo spaziale 3 o del velivolo 4.
Quando l’unità di interfaccia à ̈ una stazione a terra 5 o un utente finale 6, le informazioni contenute nel segnale di uscita B possono anch’esse essere visualizzate su un dispositivo di visualizzazione e possono essere elaborate da mezzi elaboratori della stazione a terra 5 per determinare il tempo rimanente all’impatto e la posizione presunta di impatto in base al dato ricevuto, ad esempio la rappresentazione geometrica creata dall’unità di elaborazione 11.
I segnali di uscita B possono incorrere, durante il loro invio, in fenomeni di plasma che ne impediscono o attenuano la trasmissione.
Al fine di arginare i fenomeni di plasma che si possono generare, si possono prevedere diverse soluzioni necessarie a contrastare questo fenomeno.
L’apparato di allerta 1 può prevedere diverse modalità di trasmissione dei segnali di uscita B.
Ad esempio, i segnali di uscita B possono essere inviati omnidirezionalmente e/o direzionalmente in avvicinamento verso o in allontanamento dalla superficie terrestre, quindi verso un utente finale 6, una stazione a terra 5, un velivolo 4 o un veicolo spaziale 3 contemporaneamente.
In aggiunta, per limitare al massimo l’interferenza con il plasma e aumentare le probabilità di diffusione di detti segnali di uscita B, à ̈ possibile trasmettere i segnali di uscita B in una prima fase in allontanamento dalla superficie terrestre, vale a dire verso un veicolo spaziale 3, quale una costellazione di satelliti, che poi li direziona verso la superficie terrestre, e, in una seconda fase, quando l’apparato di allerta 1 ha effettuato una parte della sua discesa verso la superficie terrestre 20, in avvicinamento alla superficie terrestre, vale a dire verso un utente finale 6, una stazione a terra 5 o un velivolo 4.
La trasmissione dei segnali di uscita B può essere continua dal momento in cui inizia fino a quando l’apparato di allerta 1 non impatta con la superficie terrestre 20.
L’apparato di allerta 1 comprende, inoltre, un sistema di alimentazione 15, mostrato schematicamente nello schema a blocchi di Figura 2.
Il sistema di alimentazione 15 può comprendere batterie, ricaricabili o meno, e dispositivi di conversione e immagazzinamento di energia atti a convertire energia meccanica o termica in energia elettrica e atti ad immagazzinare quest’ultima. Tali dispositivi di raccolta di energia possono essere utilizzati per ricaricare le batterie o per far funzionare in modo autonomo l’apparato di allerta 1. L’alimentazione del sistema di alimentazione 15 può quindi essere svincolata dal bisogno di una rete elettrica, grazie alle batterie o ai dispositivi di raccolta di energia.
Il sistema di alimentazione 15 può essere interno all’apparato di allerta 1. In alternativa, o in aggiunta, l’apparato di allerta 1 può ricevere alimentazione anche da sistemi di alimentazione esterni presenti sul velivolo, sul veicolo spaziale o sull’oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio sul quale à ̈ montato.
Al sistema di alimentazione 15 sono collegati direttamente o indirettamente tutti i componenti elettrici dell’apparato di allerta 1.
Il funzionamento dell’apparato di allerta 1 verrà descritto nel seguito, L’apparato di allerta 1 viene montato all’interno o all’esterno del corpo di un velivolo, di un veicolo spaziale o di un oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio.
Una volta montato, l’apparato di allerta 1 può essere disposto in uno stato di attesa nel quale i componenti elettronici dell’apparato di allerta 1 non operano, ma sono pronti per commutare da una modalità non operativa ad una modalità operativa.
In alternativa, l’apparato di allerta 1 può essere disposto in uno stato di spegnimento durante il quale tutti i componenti elettronici dell’apparato di allerta 1 sono spenti.
Nell’unità di memorizzazione 9 vengono immagazzinate le caratteristiche proprie del velivolo, del veicolo spaziale o dell’oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio sul quale l’apparato di allerta 1 à ̈ montato, vale a dire, ad esempio, la sua massa, le sue dimensioni, le caratteristiche dei materiali che lo compongono e coefficienti balistici, che sono tra i parametri utili a determinare l’estensione di un eventuale spazio di pericolo.
In alternativa, nell’unità di memorizzazione 9 vengono immagazzinati i modelli matematici relativi alle caratteristiche di frammentazione specifiche per ogni tipologia di velivolo, veicolo spaziale od oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio sul quale l’apparato di allerta 1 à ̈ dislocato.
L’apparato di allerta 1 può essere attivato automaticamente quando i primi mezzi sensori 10a o gli ulteriori mezzi sensori 10b rilevano una esplosione e/o ablazione (ad esempio un sensore di temperatura, raggiunta una certa temperatura prestabilita, può chiudere il circuito di alimentazione del sistema di alimentazione 15), oppure può essere attivato manualmente dall’equipaggio del velivolo, del veicolo spaziale o dell’oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio sul quale à ̈ montato l’apparato di allerta 1 durante una qualsiasi fase precedente il volo o durante una qualsiasi fase del volo (ad esempio prima del rientro in atmosfera) oppure può essere attivato da remoto.
Quando si verificano le condizioni di variazione del rateo di decelerazione e/o termiche e/o di pressione e/o meccaniche proprie di una esplosione e/o ablazione e/o di un rientro in atmosfera del corpo sul quale l’apparato di allerta 1 à ̈ originariamente montato, quest’ultimo si accende e si attivano i mezzi ad antenna di ricezione 7, l’unità di ricezione e decodifica 8, l’unità di memorizzazione 9, i mezzi sensori 10, l’unità di elaborazione 11, destinati a determinare la posizione e le caratteristiche del profilo di discesa oltre che dell’estensione e dinamica dello spazio di pericolo 2 generata dalla esplosione e/o ablazione.
Infatti, una volta che l’apparato di allerta 1 à ̈ entrato nella fase di attivazione, l’unita’ di elaborazione 11 raccoglie tutti i dati provenienti dall’unità di memorizzazione 9, dai mezzi sensori 10 e dalle unità di interfaccia e li elabora per determinare l’estensione e la dinamica dello spazio di pericolo 2 propria del velivolo, del veicolo spaziale, dell’oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio sul quale à ̈ montato l’apparato di allerta 1.
Il risultato viene poi correlato alla posizione geografica determinata secondo il modello di globo terrestre di riferimento ottenendo così una rappresentazione geometrica come quella di Figura 3 che illustra una proiezione tridimensionale di una rappresentazione geometrica a più dimensioni dello spazio di pericolo 2 all'interno del quale oggetti e/o persone in volo e sulla superficie terrestre possono essere colpite da uno o più detriti e simili.
In base alla proiezione tridimensionale dello spazio di pericolo 2 racchiuso dalla rappresentazione geometrica, vengono individuati, quindi, un presumibile volume all’interno del quale oggetti e/o persone in volo possono essere colpite da uno o più detriti e una presumibile area di impatto con il suolo all’interno della quale oggetti e/o persone sulla superficie terrestre 20 possono essere colpite da uno o più detriti dello spazio di pericolo 2 quando impattano con il suolo.
Il volume e l’area di impatto dell’area di pericolo con la superficie terrestre sono presunti con approssimazione conservativa.
Una volta stabilita la modalità di trasmissione di ciascuno dei segnali di uscita B, le informazioni ottenute dall’unità di elaborazione 11 vengono adattate ad un protocollo di comunicazione, che viene inviato all’unità di codifica e trasmissione 13 per poter essere codificato e trasmesso alle unità di interfaccia come segnale di uscita B omnidirezionalmente e/o direzionalmente a seconda del tipo di mezzi ad antenna di trasmissione 14 montati nell’apparato di allerta 1 via etere tramite i mezzi ad antenna di trasmissione 14.
In questo modo possono essere raggiunti direttamente e/o indirettamente e in maniera efficiente gli utenti che si trovino o possano entrare nello spazio di pericolo 2 durante tutto il periodo di discesa dei detriti e simili.
Il segnale di uscita B porta un messaggio di allerta/pericolo in grado di essere decodificato ed eventualmente visualizzato dagli utenti interessati.
Tali utenti possono comprendere un equipaggio di un velivolo o veicolo spaziale avente una rotta intersecante con lo spazio di pericolo 2 o uno o più utenti sulla superficie terrestre 20 e sono avvisati in modo da attivare le rispettive procedure di emergenza.
Al fine di aumentare il più possibile il numero degli utenti ai quali inviare il segnale di uscita B e aumentare i margini di tempo disponibili, l’apparato di allerta 1 può inviare il medesimo messaggio di allerta anche a una costellazione artificiale satellitare su un canale predefinito quale per esempio il canale SAR (Ricerca e Soccorso).
L’apparato di allerta 1 può trasmettere in tempo reale il messaggio durante tutta la discesa dello spazio di pericolo 2 in atmosfera al fine di aumentare la probabilità di essere ricevuto dagli utenti.
Le unità di interfaccia possono essere provviste di opportuni elaboratori per decodificare il messaggio di allerta.
Quando il messaggio di allerta raggiunge una stazione a terra 5 o una ulteriore stazione a terra 17 questo può essere rielaborato e ritrasmesso ad ulteriori utenti finali 16 attraverso vari mezzi di comunicazione, quali ad esempio SMS, internet, reti di trasmissione dati quale data-link, oppure può essere ritrasmesso in allontanamento dalla superficie terrestre 20 per raggiungere, ad esempio, un equipaggio in volo che non ha ancora ricevuto il messaggio di allerta.
A seconda delle caratteristiche dell’utente finale 6 o dell’ulteriore utente finale 16 che riceve il messaggio e dell’elaboratore utilizzato, quest’ultimo svilupperà e fornirà specifiche informazioni e verranno attivate diverse procedure di emergenza.
Ad esempio, nel caso il messaggio arrivi ad un veicolo spaziale 3 o un velivolo 4 in volo, le informazioni contenute nel segnale di uscita B possono essere visualizzate su un dispositivo di visualizzazione, quale un display di un sistema di navigazione, e possono essere elaborate dai mezzi elaboratori del veicolo spaziale 3 o del velivolo 4 per determinare il tempo rimanente all'impatto e una manovra consigliata per evitare di entrare nello spazio di allerta 2, nel caso in cui il veicolo spaziale 3 o il velivolo 4 non si trovi al suo interno, o per uscirne nel caso in cui il veicolo spaziale 3 o il velivolo 4 si trovi già al suo interno, in funzione dei parametri di volo attuali e previsti del veicolo spaziale 3 o del velivolo 4.
Di conseguenza, in questo caso, il pilota del veicolo spaziale 3 o del velivolo 4 potrà compiere tali manovre ottenute in funzione delle informazioni portate dal segnale di uscita B.
Nel caso il messaggio arrivi ad una stazione a terra 5 o ad un utente finale 6, le informazioni contenute nel segnale di uscita B possono anch’esse essere visualizzate su un dispositivo di visualizzazione e possono essere elaborate da mezzi elaboratori della stazione a terra 5 per determinare il tempo rimanente all’impatto e la posizione presunta di impatto in base alla rappresentazione geometrica creata dall’unità di elaborazione 11.
In questo caso, le procedure di emergenza da attivare consistono, ad esempio, nel mettere in sicurezza attraverso procedure apposite, eventuali installazioni sensibili quali centrali elettriche, chimiche, nucleari, piattaforme di estrazione terrestri o marittime e/o navi che si trovano nell’area di presumibile impatto tra lo spazio di pericolo 2 e la superficie terrestre 20 oppure nel trovare un riparo sicuro per gli utenti finali 6 o gli ulteriori utenti finali 16 che si trovano anch’essi nell’area di presumibile impatto tra lo spazio di pericolo 2 e la superficie terrestre 20.
L’apparato di allerta 1 può essere utilizzato anche nell’ambito della protezione civile. Infatti, l’unità di interfaccia preposta, una volta ricevuto il messaggio di allerta contenuto nel segnale di uscita B può ritrasmetterlo ad altri enti o agli ulteriori utenti finali 16 non direttamente raggiunti dall’apparato di allerta 1.
Grazie all’apparato di allerta 1 secondo l’invenzione, possono essere inviate le informazioni relative ad uno spazio di pericolo direttamente agli utenti finali e anche a tutti i veicoli sulla superficie terrestre e in volo, garantendo il tempo sufficiente affinché i primi si possano mettere al riparo o possano attivare procedure di messa in sicurezza in impianti sensibili e i secondi possano uscire dallo spazio di pericolo, non entrarvi, oppure di atterrare.
Ad esempio, il tempo di discesa in atmosfera dei frammenti di un veicolo in fase di rientro da un’altitudine di pressione di circa 75 km fino all’impatto col terreno, secondo studi già pubblicati, à ̈ di circa 20 minuti. E’ stato ricavato, inoltre, che da una quota di inizio trasmissione dei segnali di uscita B pari a circa 100 km i detriti impiegano circa 9,75 minuti per raggiungere circa 12 km di altezza dalla superficie terrestre 20, tempo sufficiente a consentire l’applicazione di una procedura di emergenza quale ad esempio una manovra evasiva per i velivoli presenti.
Inoltre, l’apparato di allerta 1 secondo l’invenzione à ̈ in grado di determinare una posizione presunta dello spazio di pericolo 2 con una precisione maggiore rispetto agli apparati di allerta dello stato della tecnica in quando continuamente attualizzata in funzione di dati reali dell’atmosfera circondante l’apparato di allerta 1 dopo l’esplosione e/o ablazione del velivolo, del veicolo spaziale o dell’oggetto volante in genere sul quale l’apparato di allerta 1 era originariamente dislocato e in quanto le caratteristiche dello spazio di pericolo 2 sono determinate direttamente in corrispondenza dello spazio di pericolo 2. Infatti, l’apparato di allerta 1 à ̈ montato sul o all’interno del velivolo, veicolo spaziale od oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio che dà origine a detto spazio di pericolo 2, e, quando si stacca dal velivolo, dal veicolo spaziale o dall’oggetto volante in genere che ha subito l’esplosione e/o ablazione, continua a monitorare detto spazio di pericolo 2 direttamente dall’interno di esso.
Infine, l’apparato di allerta 1 risulta notevolmente efficiente, in quanto à ̈ in grado di garantite una copertura della trasmissione di informazioni relative ad uno spazio di pericolo anche in zone non raggiunte direttamente dai servizi di controllo del traffico aereo perché agisce indipendentemente da esso.

Claims (12)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Apparato di allerta a diffusione diretta per la protezione contro collisioni con detriti e simili presenti nell’atmosfera terrestre o nello spazio comprendente: - una struttura di contenimento montata all’esterno o all’interno di un corpo di un velivolo, di un veicolo spaziale o di un oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio nella quale sono alloggiati mezzi sensori (10) disposti per verificare un rilascio di detriti e simili provenienti da detto corpo a seguito di una sua esplosione e/o ablazione che si disperdono in uno spazio di pericolo (2) e/o disposti per verificare condizioni riconducibili a detta esplosione e/o ablazione e per rilevare caratteristiche proprie di detto spazio di pericolo (2), - un’unità di elaborazione (11), disposta in detta struttura di contenimento, collegata a detti mezzi sensori (10) per elaborare dette caratteristiche al fine di determinare l’estensione e la dinamica di detto spazio di pericolo (2); - mezzi ricetrasmettitori (7, 8, 13, 14) disposti per inviare un segnale di uscita (B) portante un messaggio di allerta sulla base di detta estensione e di detta dinamica ad un veicolo spaziale (3) e/o ad un velivolo (4) avente una rotta intersecante detto spazio di pericolo (2), e/o ad una stazione di terra (5, 17) e/o ad un utente finale (6, 16) disposti sulla superficie terrestre (20) in corrispondenza di un’area di impatto presunta tra detto spazio di pericolo (2) e la superficie terrestre (20) al fine di attivare rispettive procedure di emergenza, detti mezzi sensori (10) e detti mezzi ricetrasmettitori (7, 8, 13, 14) essendo posizionati in corrispondenza di detto spazio di pericolo (2).
  2. 2. Apparato secondo la rivendicazione 1, in cui detti mezzi sensori (10) comprendono primi mezzi sensori (10a) disposti per rilevare una temperatura, una pressione e una densità distintive dell’atmosfera circondante detta struttura di contenimento dopo detto rilascio al fine di determinare detto rilascio, e/o dette condizioni riconducibili a detta esplosione e/o ablazione e dette caratteristiche di detto spazio di pericolo (2).
  3. 3. Apparato secondo la rivendicazione 1 oppure 2, in cui detti mezzi sensori (10) comprendono un sensore di accelerazione disposto per determinare detto rilascio e/o una fase di rientro in atmosfera di detto apparato di allerta (1) e/o dette condizioni riconducibili a detta esplosione e/o ablazione,
  4. 4. Apparato secondo una delle rivendicazioni precedenti, in cui detti mezzi sensori (10) comprendono connessioni elettriche e/o meccaniche e/o elettromeccaniche collegate direttamente o tramite ulteriori mezzi sensori (10b) a parti di detto corpo al fine di determinare detto rilascio e/o dette condizioni riconducibili a detta esplosione e/o ablazione.
  5. 5. Apparato secondo una delle rivendicazioni precedenti, in cui detti mezzi ricetrasmettitori comprendono mezzi ricevitori provvisti di mezzi ad antenna di ricezione (7) disposta per ricevere un segnale di ingresso (A) proveniente da una costellazione satellitare e una unità di ricezione e decodifica (8) disposta per decodificare detto segnale di ingresso (A) per ricavarne informazioni di posizionamento nello spazio di detta struttura di contenimento in esso contenute.
  6. 6. Apparato secondo la rivendicazione 5, in cui detti mezzi sensori (10) comprendono secondi mezzi sensori (10c) disposti per rilevare una posizione di detta struttura di contenimento rispetto ad una terna di assi cartesiani a partire da una posizione iniziale acquisita da detta costellazione satellitare o da un sistema di posizionamento interno a detto apparato di allerta (1).
  7. 7. Apparato secondo una delle rivendicazioni precedenti, in cui detti mezzi ricetrasmettitori comprendono mezzi trasmettitori provvisti di una unità di codifica e trasmissione (13) disposta per codificare detto segnale di uscita (B) e mezzi ad antenna di trasmissione (14) disposti per inviare da detto spazio di pericolo (2) detto segnale di uscita (B).
  8. 8. Apparato secondo una delle rivendicazioni da 5 a 7, quando la rivendicazione 7 dipende dalla rivendicazione 5 oppure 6, e comprendente, inoltre, una unità di memorizzazione (9) atta a memorizzare e immagazzinare informazioni contenute all’interno di detto segnale di ingresso (A) proveniente da detta costellazione satellitare, informazioni ricevute da detti mezzi sensori (10) e caratteristiche proprie o definite da modelli matematici di detto velivolo, di detto veicolo spaziale o di detto oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio sul quale à ̈ originariamente montata detta struttura di contenimento.
  9. 9. Metodo di allerta a diffusione diretta per la protezione contro collisioni con detriti e simili presenti nell’atmosfera terrestre o nello spazio comprendente le fasi di: - attivare un apparato di allerta (1) tramite mezzi sensori (10) di detto apparato di allerta (1), tramite accensione diretta da parte di un operatore oppure tramite un segnale di attivazione (C) inviato da remoto; - monitorare tramite detti mezzi sensori (10) di detto apparato di allerta (1) un corpo di un velivolo, di un veicolo spaziale o di un oggetto volante in genere che solca l’atmosfera o lo spazio sul quale o nel quale à ̈ posto detto apparato di allerta (1) per verificare un rilascio di detriti e simili provenienti da detto corpo a seguito di una sua esplosione e/o ablazione che si disperdono in uno spazio di pericolo (2) e/o per verificare condizioni riconducibili a detta esplosione e/o ablazione; - rilevare tramite mezzi sensori (10) caratteristiche proprie di detto spazio di pericolo (2), quando à ̈ avvenuto detto rilascio; - elaborare tramite una unità di elaborazione (11) dette caratteristiche per determinare l’estensione e la dinamica di detto spazio di pericolo (2); - inviare tramite mezzi ricetrasmettitori (7, 8, 13, 14) un segnale di uscita (B) portante un messaggio di allerta sulla base di detta estensione e di detta dinamica ad un veicolo spaziale (3), e/o ad un velivolo (4) avente una rotta intersecante detto spazio di pericolo (2) e/o ad una stazione di terra (5, 17), e/o ad un utente (6, 16) sulla superficie terrestre (20) in corrispondenza di un’area di impatto presunta tra detto spazio di pericolo (2) e detta superficie terrestre (20) al fine di attivare rispettive procedure di emergenza, detto rilevare dette caratteristiche proprie di detto spazio di pericolo (2) e detto inviare detto segnale di uscita (B) essendo effettuati dall’interno di detto spazio di pericolo (2).
  10. 10. Metodo secondo la rivendicazione 9, in cui detto elaborare dette caratteristiche comprende ricavare una rappresentazione geometrica simulante l’evoluzione dello spostamento di detto spazio di pericolo (2) con il passare del tempo dal momento di detto rilascio al momento in cui detto apparato di allerta (1) impatta su detta superficie terrestre (20).
  11. 11. Metodo secondo la rivendicazione 9 oppure 10, in cui detto rilevare dette caratteristiche comprende rilevare una temperatura, una pressione e una densità distintive dell’atmosfera circondante detto apparato di allerta (1) al fine di determinare una eventuale modalità di trasmissione di detto messaggio di uscita (B).
  12. 12. Metodo secondo una delle rivendicazioni da 9 a 11, in cui detto elaborare comprende decodificare un segnale di ingresso (A, C) proveniente da una costellazione satellitare per ricavarne informazioni di posizionamento nello spazio di detto apparato di allerta (1) in esso contenute e/o comandi per detto apparato di allerta (1) e/o informazioni necessarie alla determinazione di dette caratteristiche di detto spazio di pericolo (2).
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