ITMI20100380A1 - Ammortizzatore - Google Patents

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ITMI20100380A1
ITMI20100380A1 IT000380A ITMI20100380A ITMI20100380A1 IT MI20100380 A1 ITMI20100380 A1 IT MI20100380A1 IT 000380 A IT000380 A IT 000380A IT MI20100380 A ITMI20100380 A IT MI20100380A IT MI20100380 A1 ITMI20100380 A1 IT MI20100380A1
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IT
Italy
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piston
movable
shock absorber
sleeve
sheath
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IT000380A
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Roberto Galli
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Guiros S P A
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    • FMECHANICAL ENGINEERING; LIGHTING; HEATING; WEAPONS; BLASTING
    • F16ENGINEERING ELEMENTS AND UNITS; GENERAL MEASURES FOR PRODUCING AND MAINTAINING EFFECTIVE FUNCTIONING OF MACHINES OR INSTALLATIONS; THERMAL INSULATION IN GENERAL
    • F16FSPRINGS; SHOCK-ABSORBERS; MEANS FOR DAMPING VIBRATION
    • F16F9/00Springs, vibration-dampers, shock-absorbers, or similarly-constructed movement-dampers using a fluid or the equivalent as damping medium
    • F16F9/32Details
    • F16F9/50Special means providing automatic damping adjustment, i.e. self-adjustment of damping by particular sliding movements of a valve element, other than flexions or displacement of valve discs; Special means providing self-adjustment of spring characteristics
    • F16F9/516Special means providing automatic damping adjustment, i.e. self-adjustment of damping by particular sliding movements of a valve element, other than flexions or displacement of valve discs; Special means providing self-adjustment of spring characteristics resulting in the damping effects during contraction being different from the damping effects during extension, i.e. responsive to the direction of movement
    • F16F9/5165Special means providing automatic damping adjustment, i.e. self-adjustment of damping by particular sliding movements of a valve element, other than flexions or displacement of valve discs; Special means providing self-adjustment of spring characteristics resulting in the damping effects during contraction being different from the damping effects during extension, i.e. responsive to the direction of movement by use of spherical valve elements or like free-moving bodies
    • FMECHANICAL ENGINEERING; LIGHTING; HEATING; WEAPONS; BLASTING
    • F16ENGINEERING ELEMENTS AND UNITS; GENERAL MEASURES FOR PRODUCING AND MAINTAINING EFFECTIVE FUNCTIONING OF MACHINES OR INSTALLATIONS; THERMAL INSULATION IN GENERAL
    • F16FSPRINGS; SHOCK-ABSORBERS; MEANS FOR DAMPING VIBRATION
    • F16F9/00Springs, vibration-dampers, shock-absorbers, or similarly-constructed movement-dampers using a fluid or the equivalent as damping medium
    • F16F9/32Details
    • F16F9/50Special means providing automatic damping adjustment, i.e. self-adjustment of damping by particular sliding movements of a valve element, other than flexions or displacement of valve discs; Special means providing self-adjustment of spring characteristics
    • F16F9/512Means responsive to load action, i.e. static load on the damper or dynamic fluid pressure changes in the damper, e.g. due to changes in velocity
    • F16F9/5126Piston, or piston-like valve elements

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Description

DESCRIZIONE
“AMMORTIZZATOREâ€
La presente invenzione ha per oggetto un ammortizzatore, in particolare un ammortizzatore impiegabile per rallentare la corsa di apertura o chiusura di porte, ante scorrevoli, quali ante di armadi o mobili, sistemi mobili per accessi ad ambienti, pareti divisorie scorrevoli, cassetti per mobili, ecc..
Come à ̈ noto, sono oggi largamente diffusi ed utilizzati in commercio ammortizzatori montati in corrispondenza di dispositivi o meccanismi di apertura di porte o ante, particolarmente di articoli di mobilio, i quali sono posizionati in maniera tale da rallentare la corsa di apertura e/o la corsa di chiusura dell’elemento scorrevole in prossimità del suo fondo corsa al fine di evitare che l’elemento scorrevole stesso (od anche il meccanismo di movimentazione) possano subire colpi nel momento in cui l’elemento scorrevole giunge in battuta sul telaio durante le citate operazioni di apertura o chiusura.
In generale (ma non necessariamente) gli ammortizzatori sono montati sul telaio fisso che porta e guida l’elemento scorrevole e interagiscono con quest’ultimo in corrispondenza delle fasi finali di chiusura/apertura dello stesso.
Nel dettaglio l’anta o porta scorrevole, giunta in prossimità del fine corsa va ad interagire con il pistone (o con il cilindro) dell’ ammortizzatore carico che rallenta la corsa dell’elemento scorrevole stesso a causa degli attriti che si generano all’ interno del cilindro durante la movimentazione del pistone, particolarmente legati al trafilamento dell’olio contenuto nella camera interna del pistone stesso.
In altri termini gli ammortizzatori in accordo con lo stato dell’arte sono costituiti da un cilindro all’intemo del quale può scorrere un pistone a sostanziale tenuta sul cilindro, il quale va a comprimere un prefissato fluido, tipicamente olio, a seguito dell’aumento di pressione, l’olio inizia a trafilare in corrispondenza di un leggero meato presente tra la superficie esterna del pistone e la parete interna del cilindro.
Lavorando in questa maniera, ammortizzatore rallenta la corsa dell’elemento scorrevole ed attutisce eventuali colpi fra il telaio e l’elemento stesso.
Appare del tutto evidente che, se la corsa di chiusura del pistone assolve lo scopo di rallentare il movimento dell’elemento scorrevole, viceversa il riarmo dello stesso deve in generale avvenire in tempi più rapidi al fine di garantire che ammortizzatore si trovi in condizioni cariche per smorzare una nuova e magari repentina chiusura/apertura dell’elemento scorrevole stesso.
Per risolvere il problema sopra citato si sono diffusi e sono ampiamente noti in letteratura (si citano a mero titolo di esempio i brevetti n WO 2008050989, US 2006207843, WO 2007099100, US 2007175717) pistoni dotati di struttura e geometria tali da consentire una resistenza al moto durante la fase di smorzamento (in chiusura) maggiore della resistenza generata dal trafilamento dell’olio nella fase di riarmo. In questa maniera l’ ammortizzatore garantisce un’ottimale comportamento nelle fasi di apertura/chiusura dell’anta ed un più rapido riarmo dello stesso per una nuova operazione.
Si noti tuttavia che le strutture descritte, ad esempio nelle privative sopra menzionate, risultano essere tuttavia estremamente complesse dal punto di vista costruttivo essendo costituite da una pluralità di elementi mobili tra loro e comportano un incremento dei costi produttivi, di quelli di assemblaggio, nonché diminuiscono l’affidabilità del dispositivo.
Al fine di ovviare anche gli inconvenienti sopra citati, à ̈ noto dal documento EP 198180, realizzare un ammortizzatore in cui il pistone à ̈ costituito esclusivamente da due elementi, uno fisso all’asta del pistone stesso, l’altro mobile relativamente al primo per definire due condizioni, una prima condizione di smorzamento in cui il secondo elemento sostanzialmente occlude ogni passaggio per l’olio permettendo a quest’ultimo esclusivamente di trafilare tra la superficie interna del cilindro e la superficie esterna del pistone ed una seconda condizione distanziata in cui viceversa l’olio può fluire attraverso aperture con minore resistenza idrodinamica.
In questa maniera mediante una struttura più semplice, à ̈ possibile ottenere il citato effetto di smorzamento in una direzione e di più veloce riarmo nella direzione opposta.
E’ anche noto dal documento EP 1563763, un ulteriore perfezionamento del dispositivo sopra evidenziato in cui il pistone ancora una volta à ̈ costituito da due soli elementi mobili relativamente uno all’altro.
Il primo elemento vincolato all’asta del pistone stesso presenta una porzione di testa perifericamente dotata di quattro smussi atti a creare dei percorsi preferenziali per l’olio; tale primo elemento prosegue in direzione assiale con un gambo realizzato di pezza alla porzione precedentemente citata, ma di sezione ridotta e che termina con una pluralità di ganci elastici.
Nella sede anulare definita tra la testa del pistone e gli elementi elastici si trova impegnato un cilindro cavo di sviluppo assiale inferiore a quello della sede, il quale, nella condizione di smorzamento si trova in battuta contro la porzione di testa del pistone andando ad occludere i citati passaggi preferenziali per l’olio e pertanto offrendo una resistenza più elevata al movimento; viceversa nella condizione di riarmo tale elemento cilindrico si trova trattenuto tra i citati elementi elastici, ma distanziato dalla porzione principale del pistone in maniera tale che si definiscano dei passaggi dell’olio a minor resistenza e pertanto il riarmo avvenga in tempi estremamente rapidi.
Anche quest’ ultima tipologia di ammortizzatori si presenta tuttavia affetta da alcuni inconvenienti e/o limiti operativi e si à ̈ pertanto rivelata migliorabile sotto taluni aspetti.
In primo luogo, benché costituita esclusivamente da due elementi mobili tra loro, la struttura del pistone risulta in ogni caso ancora geometricamente complessa, peraltro con una superficie di guida del pistone (porzione di testa) contro sagomata alla parete interna del cilindro assialmente poco sviluppata e pertanto con un rischio di generazione di oscillazioni o vibrazioni soprattutto in caso di piccoli disallineamenti dell’asta del cilindro.
Peraltro tali disallineamenti potrebbero portare a perdite di olio e pertanto inficiare la funzionalità dell 'ammortizzatore che potrebbe scaricarsi in breve tempo necessitando una sostituzione.
Inoltre l’effetto di resistenza al moto durante le fasi chiusura chiaramente aumenta aH’aumentare della pressione generata nella camera contenente l’olio. In talune situazioni tale pressione à ̈ tale da non consentire la completa chiusura/apertura dell’anta/porta scorrevole stessa.
Scopo della presente invenzione à ̈ pertanto quello di risolvere sostanzialmente gli inconvenienti sopra menzionati.
Il primo obiettivo del trovato à ̈ quello di mettere a disposizione una configurazione alternativa, estremamente semplice e funzionale, di un pistone che consenta un effetto di smorzamento ottimizzato nella direzione di chiusura ed un veloce riarmo.
E’ altresì uno scopo del trovato quello di limitare la possibilità di perdite di olio che possano compromettere la buona funzionalità o la vita operativa dell’ ammortizzatore stesso.
E’ anche uno scopo ausiliario dell’invenzione quello di metere a disposizione una strutura di ammortizzatori per consentire la chiusura/apertura completa dell’elemento scorrevole in qualsiasi condizione operativa.
Questi ed altri scopi che meglio appariranno nel corso della presente descrizione sono sostanzialmente raggiunti da un ammortizzatore in accordo con le unite rivendicazioni.
Ulteriori caratteristiche e vantaggi appariranno maggiormente dettagliati da una forma di realizzazione preferita, ma non esclusiva in accordo con la seguente descrizione.
Tale descrizione verrà effetuata qui di seguito con specifico riferimento alle unite tavole da disegno, fomite a solo scopo esemplificativo, e pertanto non limitativo, in cui:
La figura 1 illustra una vista in esploso i un ammortizzatore in accordo con la presente invenzione;
- La figura 2 mostra in sezione longitudinale un ammortizzatore in accordo con la presente invenzione in una prima condizione operativa;
La figura 3 mostra una sezione longitudinale del dispositivo di cui alla figura 1 in una seconda condizione operativa;
La figura 4 mostra una vista in esploso di un particolare dell’ ammortizzatore secondo il trovato;
La figura 5 illustra una vista ingrandita ed in sezione parziale di un pistone dell’ ammortizzatore di cui alle figure precedenti;
La figura 6 illustra una vista ingrandita ed in sezione parziale della testa dell’ ammortizzatore di cui alle figure precedenti; e
la figura 7 mostra in vista ingrandita una sezione della zona di estremità del cilindro di cui alle precedenti figure.
Con riferimento alle figure citate con 1 à ̈ stato complessivamente indicato un ammortizzatore in accordo con l’invenzione.
Va in particolare notato che l’ ammortizzatore qui di seguito descritto à ̈ particolarmente adatto allo smorzamento del moto principalmente durante le fasi di chiusura e/o di apertura di porte scorrevoli, ante scorrevoli, pareti mobili, cassetti o comunque articoli, generalmente di mobilio, in cui vi à ̈ un elemento in moto rispetto ad un telaio fisso e la cui movimentazione deve essere smorzata per evitare colpi alla struttura.
Come à ̈ possibile notare dalle unite figure, Γ ammortizzatore in accordo con il trovato comprende innanzitutto un fodero 2 generalmente definito da un corpo tubolare cilindrico, il quale, in condizioni d’uso, risulta chiuso alle sue due estremità.
In particolare, ad una sua prima estremità 27 (chiaramente visibile in figura 7) à ̈ presente un’opportuna sagomatura 35 definente una sede 36 atta ad accogliere la sfera 34 mostrata, ad esempio in figura 1.
Nella configurazione assemblata, visibile in figura 3, si nota come di fatto venga impedito qualunque trafilamento di fluido (in particolare di olio) contenuto all’interno del cilindro o fodero 2.
Da parte opposta del cilindro à ̈ presente un tappo superiore 30 (si veda la figura 1) destinato ad accoppiarsi alla superfìcie superiore interna del cilindro stesso a tenuta di fluido.
In particolare il tappo superiore 30 presenta una sede passante atta ad accogliere uno stelo 5 dell’ammortizzatore ed a garantirne una tenuta di fluido durante il moto mediante un’opportuna guarnizione 31 trattenuta in posizione da una ranella 32 per il tappo 30 precedentemente citato; à ̈ altresì presente una spugna 33 con funzioni già note negli ammortizzatori in commercio.
Tali elementi sono visibili in esploso in figura 1 ed in condizione assemblata in figura 2.
Come citato, l’ ammortizzatore in accordo con il trovato à ̈ destinato ad accogliere all’ interno della cavità di alloggiamento 3 almeno un fluido il quale à ̈ preposto, come meglio chiarito in seguito, a interagire e cooperare con il pistone 4 per definire le varie condizioni di moto dell’ ammortizzatore stesso.
In particolare tale fluido à ̈ in generale definito da un olio, anche se altri liquidi/gas potranno essere utilizzati a seconda delle esigenze.
L’ ammortizzatore in accordo con il trovato presenta quindi anche il citato stelo 5 che porta il pistone 4 movimentandolo all’intemo della cavità di alloggiamento 3; lo stelo risulta parzialmente alloggiato nella cavità 3, in particolare sarà sostanzialmente e quasi completamente alloggiato nella configurazione chiusa illustrata in figura 3 e, viceversa, sostanzialmente all’ esterno della cavità di alloggiamento 3 nella configurazione illustrata in figura 2.
Il pistone 4 à ̈ montato generalmente in corrispondenza di un’estremità libera dello stelo 5 (anche se non necessariamente).
Passando ad osservare la struttura del pistone 4 si nota innanzitutto come lo stesso sia costituito da un primo corpo 6 il quale risulta mobile all’interno della cavità 3, ma solidale allo stelo 5.
In particolare potrà essere incollato o inserito a pressione nella porzione di estremità dello stelo 5 stesso in maniera tale da restarvi rigidamente vincolato. Il primo corpo mobile 6 illustrato chiaramente in figura 4 comprende innanzitutto una prima porzione 22, di preferenza a sagoma cilindrica, la quale à ̈ destinata ad accoppiarsi allo stelo 5 in corrispondenza di un’estremità.
A tal proposito, anche osservando la figura 5, si nota la presenza di una sede cieca 25 destinata a ricevere in impegno l’estremità terminale dello stelo 5. Vincolata alla porzione 22, ed in generale di pezzo, si trova una porzione di aggancio 23 la quale comprende un prefissato numero di elementi elastici 21 generalmente sotto forma di dentelli portati da opportuni bracci elastici.
La forma realizzati va illustrata prevede l’adozione di due dentelli simmetricamente disposti rispetto all’asse di sviluppo longitudinale 10 del dispositivo.
Come à ̈ poi possibile notare dalle figure (si veda ad esempio la figura 2) la porzione cilindrica 22 ha un diametro che à ̈ inferiore al diametro del fodero. In altri termini tra la superficie esterna della porzione cilindrica 22 e la superficie interna 12 del fodero 2 à ̈ presente una distanza pari almeno allo spessore di una parete laterale del secondo corpo mobile 7 come meglio chiarito in seguito.
Nell’ accoppiamento tra la porzione cilindrica 22 e la porzione di aggancio 23, viene definita una seconda superficie di battuta 15 di sagoma anulare (si veda la figura 4) la quale si trova contrapposta ad una prima superficie di battuta 14 definita dai denti degli elementi elastici 21.
Interposto tra le due superfici di battuta 14, 15 si trova un tratto rettilineo 26 con superficie esterna almeno parzialmente contro sagomata a quella a cilindro. Sempre osservando la figura 4 à ̈ possibile notare la presenza di una coppia di scanalature disposte assialmente (parallele all’asse di sviluppo longitudinale 10) con sezione esemplificativa triangolare.
Come meglio chiarito in seguito queste scanalature aiuteranno a definire una luce di passaggio in una delle condizioni operative del pistone.
Geometricamente à ̈ presente poi un volume tra i due dentelli 21 contrapposti che garantisce una libertà di deformazione dei dentelli stessi alla fine di un impegno in fase di assemblaggio al secondo corpo mobile 7.
Si noti poi che anche la seconda porzione di aggancio 23 presenta un ingombro radiale inferiore all’ ingombro radiale del fodero 2.
In altri termini ancora, durante la corsa di scorrimento all’intemo della cavità di alloggiamento 3, il corpo mobile 6 non tocca, né sostanzialmente à ̈ contro sagomato alla superficie interna 12 del cilindro stesso (si veda a tal proposito la figura 2 o la figura 3).
Passando ad osservare il secondo corpo mobile 7, costituente il pistone 4, si nota come lo stesso abbia una struttura tubolare che presenta un primo ed un secondo accesso 8, 9 contrapposti lungo la direzione di sviluppo 10 del corpo mobile stesso (figura 5).
II secondo corpo mobile presenta innanzitutto una superficie laterale esterna 11 di sagoma cilindrica che si sposa alla superficie interna 12 del cilindro 2.
Durante lo scorrimento del pistone all’ interno della camera di alloggiamento 3, sostanzialmente solo la parete cilindrica 11 viene guidata dalla camera di alloggiamento 3.
In particolare la struttura tubolare del secondo corpo mobile 7 comprende un primo tratto cavo 16 che parte dal secondo accesso 9 sino ad una zona intermedia della struttura stessa.
Tale tratto cavo 16 (generalmente di sezione circolare ed andamento cilindrico) à ̈ atto ad essere attraversato in scorrimento dalla prima superficie di battuta 14. In altri termini gli elementi elastici 21, una volta in posizione (si vedano le figure 2 e 3) possono muoversi da una zona esterna al secondo accesso 9 sino ad una condizione in cui si trovano totalmente alloggiati all’interno del primo tratto cavo 16 portando in battuta la prima superficie di battuta 14 con un sottosquadro 13 all’ interno del secondo corpo mobile 7.
Tale struttura tubolare presenta anche un secondo tratto cavo 17 a sezione ridotta rispetto al primo tratto 16 (anche in questo caso la sezione sarà circolare e di andamento cilindrico).
Tale sezione ridotta del secondo tratto cavo 17 Ã ̈ definita proprio in corrispondenza di un sottosquadro 13 definito da un cordone anulare posizionato e di pezzo internamente alla struttura tubolare.
È poi presente un terzo tratto cavo 18 posizionato da parte opposta rispetto al primo tratto 16 che presenta dimensioni tali da poter ricevere in attraversamento la seconda superficie di battuta 15 del primo corpo mobile 6, sino a consentire un attestamento al sottosquadro 13.
Anche in questo caso la seconda superficie di battuta 15 ed almeno parte della porzione cilindrica 22 possono muoversi da una zona esterna al primo accesso 8 sino in corrispondenza del sottosquadro 13.
Osservando la sezione di figura 5 si nota come di fatto il secondo corpo mobile 7 sia definito da due tratti longitudinali 19 definenti le tracce rettangolari il cui sviluppo definisce la superficie interna 11 attestata al foro 2 e la superficie interna rivolta al primo ed al secondo tratto cavo 16, 18 e da due porzioni centrali 20 interne alla cavità tubolare definenti la traccia del sottosquadro 13. In altri termini ancora il secondo corpo mobile 7 presenta una simmetria cilindrica in cui il sottosquadro definito dalla citata porzione anulare interna emergente nella struttura tubolare.
Il primo e/o il secondo e/o il terzo tratto cavo 16, 17, 18 sono di geometria cilindrica ed in maggior dettaglio il primo ed il terzo tratto 16, 18 sono di dimensioni trasversali sostanzialmente identiche (nel caso specifico anche di dimensioni assiali sostanzialmente coincidenti in modo tale da mantenere la maggior simmetria che meglio si comporta in presenza di sforzi e deformazioni).
Passando ora a descrivere la condizioni operative dell’ ammortizzatore si nota quanto segue.
II primo ed il secondo corpo mobile 6, 7 risultano scorrevoli relativamente l’uno all’altro in maniera tale da poter assumere una pluralità di differenti condizioni operative di cui due sostanzialmente stabili e definite dalla condizione di moto di chiusura dell’ ammortizzatore e della condizione di moto di apertura dello stesso.
In termini generali il pistone 4 à ̈ posizionato e mobile all’interno della cavità di alloggiamento 3 definisce nel fodero due camere A, B separate dal pistone 4 stesso.
Nella prima condizione operativa assunta dal pistone 4 quando in moto nella cavità di alloggiamento secondo un primo verso di movimentazione (nel caso specifico un verso di movimentazione che va dalla configurazione di figura 2 a quello di figura 3, ovvero un inserimento dello stelo verso l’interno della cavità di alloggiamento 3) il pistone sostanzialmente occlude una luce di passaggio tra le due camere A, B ed il fluido (in generale l’olio incomprimibile) può fluire da una camera all’altra solo a seguito di un trafilamento tra la superficie laterale esterna 11 del secondo corpo mobile 7 e la superficie interna 12 del fodero 2. Come à ̈ possibile comprendere, queste due superfici non sono a tenuta, ma definiscono un meato sostanzialmente piccolo a piacere in maniera tale da garantire un effetto si smorzamento o di resistenza al moto nella direzione di chiusura dell’ ammortizzatore.
In altri termini ancora nel momento in cui il pistone viene premuto verso l’interno della cavità 3, ovvero in direzione della camera A, l’olio in essa contenuto aumenta di pressione ed inizia a trafilare, con resistenza, nel meato definito tra le due superfici del pistone e del cilindro.
Ovviamente il trafilamento dissipa energia e consente di ammortizzare l’eventuale chiusura di un elemento scorrevole rispetto ad un telaio fisso.
La configurazione che il primo ed il secondo elemento mobile 6, 7 assumono à ̈ quella illustrata in figura 3, in cui il secondo corpo mobile 7 si trova attestato contro il primo corpo mobile 6 in corrispondenza della seconda superficie di battuta 15 che coopera con il sottosquadro 13.
Come citato in tale condizione operativa dei due corpi mobili 6, 7, l’unica luce di passaggio ammessa per l’olio à ̈ quella definita tra le superficie interna del cilindro ed esterna del secondo elemento mobile 7.
Nessun passaggio, o sostanzialmente un passaggio trascurabile di fluido à ̈ possibile tra il primo ed il secondo accesso 8, 9 della struttura tubolare del secondo corpo mobile 7.
Viceversa, nella seconda condizione operativa al pistone 4 quando il moto nella cavità di alloggiamento 3 avviene in un secondo verso di movimentazione opposto al primo (condizione di riarmo dalla posizione di figura 3 a quella di figura 2), il primo ed il secondo corpo 6, 7 definiscono almeno una luce di passaggio tra le due camere A, B attraverso il primo ed il secondo accesso 8, 9 della struttura tubolare del corpo mobile 7.
Questa seconda condizione operativa, visibile in figura 2, prevede che la prima superficie di battuta 14 definita dagli elementi elastici 21 cooperi con il sottosquadro 13 in corrispondenza di una sua superficie opposta rispetto a quella di cooperazione tra la seconda superficie di battuta 15 ed il sottosquadro evidenziato in figura 3.
In particolare, partendo dalla configurazione di figura 3, lo stelo tende a fuoriuscire dalla camera di alloggiamento 3 muovendosi nella direzione che va dalla camera A verso la camera B.
Il primo corpo mobile 6 scorre rispetto al secondo corpo mobile 7 sinché la prima superficie di battuta 14 va ad attestarsi contro il sottosquadro 13 ed inizia a trascinare anche il secondo elemento di tenuta 7.
In questa seconda configurazione illustrata in figura 2 si aprono luci di passaggio tra il secondo accesso 9 ed il primo accesso 8 della struttura tubolare del secondo corpo mobile 7.
In particolare, tali luci di passaggio sono definite dalla distanza tra il tratto 26 della porzione di aggancio e la superficie interna del secondo corpo mobile 7, dalle scanalature assiali 24 e quindi dal volume presente tra gli elementi elastici 21 e quindi il primo tratto cavo 16.
In altri termini ancora le camere A e B possono comunicare, non solamente tramite i piccoli meati presenti tra la superficie esterna 11 e la superficie interna 12, ma, soprattutto, tramite le luci di passaggio che si definiscono nella cooperazione tra i due elementi mobili 6, 7.
In questo modo la resistenza al moto risulta decisamente inferiore nella movimentazione di riarmo dell’ ammortizzatore rispetto a quella di lavoro.
A parità di forza applicata pertanto il moto dalla configurazione di figura 2 a quella di figura 3 risulta essere molto più lento rispetto a quello dalla condizione di figura 3 a quella di figura 2.
Osservando ora la figura 7 si nota come il fodero 2 comprenda una porzione di estremità 27 che presenta una superficie interna cilindrica di diametro maggiore del diametro della restante parte del fodero 2 stesso.
In particolare à ̈ visibile un sottosquadro S che definisce un ingrossamento di sezione della cavità interna 3.
Nel suo moto di chiusura (dalla condizione di figura 2 a quella di figura 3) il pistone incontra una certa resistenza (elevata) al moto durante lo scorrimento nel cilindro 2, definito dalla citata condizione di trafilamento tra le superfici esterna Il e interna 12 precedentemente citate.
Tuttavia quando il pistone giunge in corrispondenza del sottosquadro S il meato definito tra la superficie esterna 11 del secondo corpo mobile 7 e la superficie interna 12 del cilindro aumenta riducendo la resistenza al moto.
In questa maniera nell’ultima porzione della corsa dell’ ammortizzatore, viene diminuita la resistenza al moto, garantendo in tal maniera l’ottimale chiusura/apertura dell’elemento scorrevole.
Si noti che quest’ultima caratteristica risulta estremamente vantaggiosa ed importante indipendentemente dalla configurazione specifica del pistone.
L’invenzione consegue importanti vantaggi.
Innanzitutto la particolare configurazione in due elementi del pistone consente di avere una geometria estremamente semplice e costi produttivi ridotti.
Il secondo corpo mobile 7 si accoppia alla superficie interna del cilindro e, presentando una superficie sviluppata di contatto, garantisce un moto lineare estremamente preciso.
Viceversa il primo corpo mobile 6 si accoppia solo ed esclusivamente al secondo corpo mobile 7 non contribuendo a guidare il moto dello stelo 5.
In questa maniera piccoli disallineamenti o vibrazioni dello stelo 5 poco influiscono sullo scorrimento del pistone 4 all’interno della camera di alloggiamento 3 garantendo una movimentazione migliorata rispetto a quella dello stato dell’arte.
In ogni caso, per evitare disallineamenti dello stelo 5 à ̈ presente anche la citata ranella 28 che evita il generarsi di piccoli trafilamenti d’olio all’ esterno dell’ammortizzatore.
Inoltre la presenza di una porzione di estremità a sezione maggiorata del cilindro garantisce il raggiungimento delle desiderate condizioni di chiusura/apertura dell’elemento mobile rispetto al telaio fisso sostanzialmente in qualunque condizione operativa ed evita il fastidioso comportamento di ammortizzatori in accordo con lo stato dell’arte che non consentono la completa chiusura/apertura della struttura mobile necessitando un secondo intervento dell’operatore.

Claims (10)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Ammortizzatore comprendente: un fodero (2) definente una cavità di alloggiamento (3), - un pistone (4) mobile nella cavità di alloggiamento (3); uno stelo (5) portante un pistone (4) mobile ed almeno parzialmente alloggiato nella cavità (3), detto pistone (4) comprendendo un primo corpo (6) mobile solidalmente allo stelo ed un secondo corpo (7) mobile relativamente al primo corpo per determinare almeno due condizioni operative del pistone (4); e almeno un fluido contenuto in detto fodero (2) ed atto ad interagire con il pistone (4), detto corpo mobile (7) avente una struttura tubolare presentante un primo ed un secondo accesso (8, 9) contrapposti lungo una direzione di sviluppo (10) del secondo corpo mobile (7) ed in comunicazione di fluido, il secondo corpo mobile (7) comprendendo una superficie laterale esterna (11) sostanzialmente contro sagomata ad una superficie interna (12) del fodero, il pistone (4) essendo posizionato mobile all’interno della cavità di alloggiamento (3) per definire nel fodero due camere (A, B) separate dal pistone (4) stesso, nella prima condizione operativa assunta dal pistone quando in moto nella cavità di alloggiamento (3) secondo un primo verso di movimentazione, il pistone sostanzialmente occludendo una luce di passaggio tra le due camere (A, B) ed il fluido potendo fluire da una camera all’altra a seguito di un trafilamento tra la superficie laterale esterna (11) del secondo corpo mobile (7) e la superficie interna (12) del fodero (2), nella seconda condizione operativa assunta dal pistone (4) quando in moto nella cavità di alloggiamento (3) in un secondo verso di movimentazione opposta al primo, il primo ed il secondo corpo (6, 7) definendo almeno una luce di passaggio tra le due camere (A, B) attraverso il primo ed il secondo accesso (8, 9) della struttura tubolare del secondo corpo mobile (7), detto secondo corpo mobile (7) presentando un sottosquadro (13) emergente internamente alla struttura tubolare, il primo corpo mobile (6) presentando una prima ed una seconda superficie di battuta (14, 15) contrapposte ed atte a cooperare con detto sottosquadro emergente (13), nella prima condizione operativa il sottosquadro (13) attestandosi contro la prima superfìcie di battuta (14) e la luce di passaggio risultando occlusa, nella seconda condizione operativa il sottosquadro (13) attestandosi contro la seconda superficie di battuta (15) aprendo la luce di passaggio, caratterizzato dal fatto che la struttura tubolare del secondo corpo mobile (7) comprende un primo tratto cavo (16) interno di dimensioni tali da poter ricevere in attraversamento la prima superficie di battuta (14) sino ad attestarsi a sottosquadro (13), un secondo tratto cavo (17) a sezione ridotta rispetto al primo tratto (16) per impedire un attraversamento da parte della prima superficie di battuta (14) ed un terzo tratto cavo (18) di dimensioni tali da poter ricevere in attraversamento la seconda superficie di battuta (15) sino ad attestarsi al sottosquadro (13), il secondo tratto cavo (17) essendo di sezione tale da non consentire un attraversamento da parte della seconda superficie di battuta (15).
  2. 2. Ammortizzatore secondo la rivendicazione precedente, in cui il secondo corpo mobile (7) si presenta a simmetria cilindrica, il sottosquadro (13) essendo definito da una porzione anulare interna emergente nella struttura tubolare, in particolare il primo e/o il secondo e/o il terzo tratto cavo (16, 17, 18) essendo di geometria cilindrica ed in maggior dettaglio il primo ed il secondo tratto (16, 18) essendo di dimensioni trasversali sostanzialmente uguali.
  3. 3. Ammortizzatore secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, in cui il secondo corpo mobile (7) si presenta in sezione secondo l’asse di sviluppo (10) comprendente due tratti longitudinali (19) definenti la traccia della superficie esterna (11) attestata al fodero ed interna rivolta al primo e secondo tratto cavo (16, 18) del corpo mobile (7) e due porzioni centrali interne alla cavità tubolare definenti la traccia del sottosquadro (13).
  4. 4. Ammortizzatore secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, in cui il primo corpo mobile (6) presenta un prefissato numero di elementi elastici di aggancio (21) destinati a definire la seconda superficie di battuta (15), detti elementi elastici (21) essendo deformabili per poter passare attraverso il secondo tratto cavo (17) in fase di assemblaggio del pistone (4).
  5. 5. Ammortizzatore secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, in cui il primo corpo mobile (6) presenta una prima porzione cilindrica (22) con diametro inferiore al diametro del fodero (2) e definente la prima superficie di battuta (14) ed una seconda porzione di aggancio (23) presentante un prefissato numero di elementi elastici (21), l’ingombro radiale del primo corpo mobile (6) essendo minore dell’ingombro radiale del fodero (2).
  6. 6. Ammortizzatore secondo la rivendicazione precedente, in cui la porzione di aggancio (23) presenta un prefissato numero di scanalature (24) assiali atte a definire porzioni della luce di passaggio nella seconda condizione operativa del pistone (4).
  7. 7. Ammortizzatore secondo la rivendicazione 5, in cui la porzione cilindrica (22) presenta una sede cieca (25) per ricevere in impegno un’estremità terminale dello stelo (5).
  8. 8. Ammortizzatore secondo la rivendicazione 5, in cui la prima porzione cilindrica (22) e la porzione di aggancio (23) presenta dimensioni radiali minori delle corrispondenti dimensioni radiali del primo e del terzo tratto cavo (16, 18) del secondo corpo mobile (7), il tratto (26) della porzione di aggancio (23) definito tra la prima e la seconda superficie di battuta (14, 15) presentando sezione radiale inferiore alla seconda radiale del secondo tratto cavo (17) del secondo elemento mobile (7), potendo traslare per scorrimento in esso.
  9. 9. Ammortizzatore secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, in cui il fodero (2) comprende una porzione di estremità (27) presentante una superficie interna di diametro maggiore del diametro della restante parte del fodero (2) stesso, in corrispondenza di uno scorrimento in tale porzione di estremità (27) del fodero, il pistone (4) incontrando una resistenza al moto inferiore a quella di scorrimento dello stesso nella restante parte del fodero.
  10. 10. Ammortizzatore comprendente: un fodero (2) definente una cavità di alloggiamento (3); un pistone (4) mobile nella cavità di alloggiamento (3); uno stelo (5) portante un pistone (4) mobile ed almeno parzialmente alloggiata nella cavità (3), detto pistone (4) comprendendo almeno un primo corpo (6) mobile solidalmente allo stelo (5) ed un secondo corpo mobile (7) relativamente al primo corpo per determinare almeno due condizioni operative del pistone (4); almeno un fluido contenuto in detto fodero (2) ed atto ad interagire con il pistone (4), il pistone (4) essendo posizionato e mobile all’interno della cavità di alloggiamento (3) per definire nel fodero due camere (A, B) separate dal pistone (4) stesso, nella prima condizione operativa assunta dal pistone (4) quando in moto nella cavità di alloggiamento (3) secondo un primo verso di movimentazione, il pistone sostanzialmente occludendo una luce di passaggio tra le due camere (A, B) ed il fluido potendo fluire da una camera all’altra a seguito di un trafilamento tra superficie laterale esterna del secondo corpo mobile (7) e una superficie interna (12) del fodero (2), nella seconda condizione operativa assunta dal pistone (4) quando in moto nella cavità di alloggiamento (3) in un secondo verso di movimentazione opposto al primo, il primo ed il secondo corpo (6, 7) definendo almeno una luce di passaggio tra le due camere (A, B) attraverso un primo ed un secondo accesso (8, 9) di una struttura tubolare del secondo corpo mobile (7), caratterizzato dal fatto che il fodero (2) comprende una porzione di estremità (27) presentante una superficie interna di diametro maggiore del diametro della restante parte del fodero stesso (2), in corrispondenza di uno scorrimento in tale porzione di estremità (27) del fodero, il pistone incontrando una resistenza al moto inferiore a quella durante lo scorrimento dello stesso nella restante parte del fodero.
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