ITMI20060473A1 - Struttura modulare a ribaltamentyo coassiale sincrono particolarmente per illuminotecnica - Google Patents

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ITMI20060473A1
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    • F21LIGHTING
    • F21VFUNCTIONAL FEATURES OR DETAILS OF LIGHTING DEVICES OR SYSTEMS THEREOF; STRUCTURAL COMBINATIONS OF LIGHTING DEVICES WITH OTHER ARTICLES, NOT OTHERWISE PROVIDED FOR
    • F21V1/00Shades for light sources, i.e. lampshades for table, floor, wall or ceiling lamps
    • F21V1/10Rotating shades
    • FMECHANICAL ENGINEERING; LIGHTING; HEATING; WEAPONS; BLASTING
    • F21LIGHTING
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    • F21V1/02Frames
    • F21V1/08Frames adjustable

Description

Descrizione del Brevetto per Invenzione Industriale avente per titolo:
"STRUTTURA MODULARE A RIBALTAMENTO COASSIALE SINCRONO, PARTICOLARMENTE PER ILLUMINOTECNICA"
DESCRIZIONE
Il presente trovato ha come oggetto una struttura modulare a ribaltamento coassiale sincrono, particolarmente per illuminotecnica.
Sono note numerose lampade, disponibili in commercio, che consentono di proiettare una luce diretta o diffusa grazie alla rotazione del paralume.
Tuttavia le lampade di tipo noto presentano vari inconvenienti, sia di tipo strutturale, sia funzionale.
Ad esempio, alcune lampade obbligano l'utente ad agire sulla fonte di luce, con il rischio di entrare in contatto con parti elettriche.
Nella maggior parte delle lampade di tipo noto vi sono componenti metallici che, come è noto, in prossimità di flussi elettrici creano cam i ma netici dannosi er la salute.
Un altro inconveniente delle parti metalliche è costituito dal notevole dispendio energetico per la trasformazione e per il riciclo dei metalli e di parti disomogenee assemblate.
Un altro inconveniente delle lampade di tipo noto riguarda il costo di assemblaggio, gli spazi di trasporto e di stoccaggio, nonché la difficoltà di una fornitura costante.
Compito del presente trovato è quello di realizzare una struttura per illuminotecnica che elimini gli inconvenienti della tecnica nota.
Nell'ambito di questo compito, uno scopo del trovato è quello di realizzare una struttura modulare in grado di variare in ogni istante la percentuale di luce diretta e diffusa emanata da una fonte puntiforme, non muovendo la fonte stessa e, quindi, senza venire a contatto con parti elettriche, ma modificando il percorso del flusso luminoso.
Un altro scopo è quello di realizzare una struttura per illuminotecnica che non preveda l'utilizzo di metalli, per l'assemblaggio, e che, essendo modulare, consenta di poter essere creata con qualsiasi materiale in lastra, dando la possibilità, sia al produttore, sia al consumatore, di scegliere in base alle proprie esigenze la configurazione preferita e di smontare la struttura agevolmente per la sua pulizia, spostamento o smaltimento.
Un ulteriore scopo del trovato è quello di realizzare una struttura per illuminotecnica in cui la modularità degli elementi ermetta di ridurre il costo di un assembla io in fase di re vendita e di ridurre gli spazi di trasporto e di stoccaggio, fornendo contemporaneamente la possibilità costante di scegliere e di montare componenti presentanti le forme ed i colori voluti.
Questo ed altri scopi, che meglio appariranno evidenziati in seguito, sono raggiunti da una struttura modulare a ribaltamento coassiale sincrono, particolarmente per illuminotecnica caratterizzata dal fatto di comprendere un anello di rotazione e moduli costituiti da elementi lastriformi sagomati ed incernierati all'anello stesso, in modo che possano ruotare per modificarne la posizione relativa.
Ulteriori caratteristiche e vantaggi dell'oggetto del presente trovato risulteranno maggiormente evidenziati attraverso un esame della descrizione di una forma di realizzazione preferita, ma non esclusiva, del trovato, illustrata a titolo indicativo e non limitativo nei disegni allegati, in cui:
la figura 1 è una vista in pianta di una struttura modulare, secondo il trovato, dotata di moduli a spinta laterale;
la figura 2 illustra un modulo a spinta laterale presentante la struttura della figura precedente;
la figura 3 è una vista prospettica la quale illustra la struttura con moduli a spinta laterale, in posizione chiusa;
la figura 4 è una vista simile alla precedente, ma che illustra la struttura in posizione aperta;
la figura 5 è una vista in pianta di una struttura modulare secondo il trovato con moduli a do ia s inta
la figura 6 illustra un modulo a doppia spinta della struttu-ra rappresentata nella figura precedente;
la figura 7 è una vista prospettica, la quale illustra la struttura con moduli a doppia spinta illustrata in posizione chiusa;
la figura 8 è una vista simile alla precedente, ma che illustra la struttura in posizione aperta;
la figura 9 è una vista in alzato laterale, la quale illustra il sistema di sospensione autocentrante;
la figura 10 è una vista in pianta del sistema di sospensione autocentrante;
la figura 1 1 è una vista prospettica, la quale illustra una carrucola utilizzata con un cavo elastico;
la figura 12 è una vista prospettica, la quale illustra un passante anulare utilizzato con un cavo indeformabile;
le figure 13, 14 e 15 illustrano l'utilizzo della struttura modulare secondo il presente trovato, in tre diverse posizioni di diffusione della luce.
le figure 16 e 17 illustrano schematicamente il sistema di generazione del cono della struttura, secondo il presente trovato;
la figura 18 illustra lo schema di costruzione della struttura con moduli a spinta laterale;
la figura 19 illustra lo schema di costruzione della struttura con moduli a do ia s inta.
Con particolare riferimento ai simboli numerici delle suddette figure, la struttura modulare, secondo il trovato, indicata globalmente con il numero di riferimento 1 , comprende, nelle sue parti essenziali, un anello 2 e moduli costituiti da elementi lastriformi 3 incernierati all'anello stesso, in modo che risultino ruotabili per modificarne la posizione relativa.
Lo sviluppo dei moduli e la scelta del sistema di rotazione presentano le seguenti caratteristiche.
Occorre scegliere dapprima le proporzioni generali del paralume e del tipo di rotazione che i moduli possono effettuare, considerando che comunque all'interno dell'anello di rotazione va posto il diffusore luminoso sorretto tramite il sistema autocentrante di sospensione.
I moduli non possono compiere rivoluzioni maggiori di 360°.
La scelta delle misure di massima del cono o del cilindro, ovvero delle proporzioni, è effettuata considerando anche le dimensioni del, o dei, diffusori luminosi e del calore da questi emanato (posto il grado di sicurezza in base ai materiali previsti per la creazione dei moduli).
Si avrà pertanto, con riferimento alle figure 16 e 17:
M = apotema del cono che rappresenta la distanza verticale dei due punti di chiusura sui moduli.
A = angolo di rivoluzione dell'apotema per la generazione conica.
La costruzione del modulo si basa essenzialmente sul numero di parti nelle quali si intende suddividere il diametro di base del cono.
Nello scegliere il numero di parti nelle quali sarà composto il modulo dobbiamo considerare che aumentando il numero di moduli:
- aumenterà la rigidità complessiva del sistema,
- aumenterà il peso complessivo del sistema,
- aumenterà la precisione del sistema,
- diminuirà la grandezza distanziale M2 di ogni modulo. Partendo dalla costruzione del poligono di un certo numero n di moduli posizionato in mezzeria, rispetto al diametro di base, si calcola la grandezza distanziale M2 dei moduli 3, pari alla lunghezza dei lati del poligono, e la grandezza del modulo dividendo il diametro di base in n parti uguali M3.
Scelta del diametro dn e del diametro d1 :
Come specificato in partenza il movimento di spinta di ogni modulo su quello successivo può essere di due tipi: a doppia spinta o a spinta laterale, pur mantenendo costanti le dimensioni del cono che vogliamo creare.
Per tali due tipi troveremo, come di seguito spiegato, anelli di rotazione di diametro di nocciolo (dn) diversi.
Dividendo in quattro parti uguali la porzione di cerchio M3 e tracciando un diametro passante per due dei quattro punti di intersezione centrali ris etto ad un lato del oli ono M2 si ha l'asse del diametro dn dell'anello di rotazione per moduli a doppia spinta.
Dividendo in quattro parti uguali la porzione di cerchio M3 e tracciando un diametro passante per tre dei quattro punti di intersezione centrali, rispetto allo stesso lato del poligono M2, si ha l'asse del diametro dn dell'anello di rotazione per moduli a spinta laterale.
In entrambi ì casi, si accerta che il diametro dell'anello di rotazione d1 non interferisca con la rotazione del modulo, ovvero che l'anello sia passante per due volte nel modulo stesso, in modo da creare un cardine di rotazione.
Tracciando un'ellisse passante per i punti di intersezione del modulo con il diametro esterno dell'anello di rotazione e per il quadrante esterno dello stesso, perpendicolare all'asse di rotazione del modulo, si ha la larghezza M4, per i moduli a doppia spinta, ed M6 per i moduli a spinta laterale.
Tracciando un'ellisse passante per i punti di intersezione del modulo con il diametro interno dell'anello di rotazione e per il quadrante interno dello stesso, perpendicolare all'asse di rotazione del modulo, si ha la larghezza M5, per i moduli a doppia spinta, ed M7 per i moduli a spinta laterale.
I diversi tipi di spinta, come si è visto, pur mantenendo costante la misura distanziale M2 tra moduli, individuano diverse grandezze per la costruzione del cardine sul quale il modulo ruota.
Spessore, finiture e profilo dei moduli sono determinati nel modo seguente.
Fino ad ora abbiamo considerato nullo lo spessore dei moduli, in modo da avere una formula empirica per la costruzione dei profili e dei punti di cardine.
Occorre precisare che questo è voluto, visto che comunque il disegno del cardine è fatto per consentire al modulo una rotazione a 360°.
All'aumentare dello spessore del modulo o del diametro di tondino d1 dell'anello 2, aumentano attriti e flessione indotta ai moduli stessi, quindi occorrerà utilizzarli a nostro piacimento per creare la rigidità voluta del sistema.
Ogni modulo da e riceve staticamente uguali forze, indotte o di attrito, dai moduli adiacenti.
Occorre che gli attriti che consentono al sistema di bloccarsi nella posizione voluta non interferiscano con la rigidità del sistema e nel contempo non rovinino o deformino irreversibilmente i moduli.
Secondo la capacità elastica del materiale utilizzato e della sua finitura superficiale, si adotta il profilo d'ingresso, ovvero la parte del modulo che scorre internamente sul modulo successivo, in modo da ottenere la rigidità voluta.
Ciascun modulo si sovrappone ai moduli adiacenti in modo da mantenere costanti forze d'attrito, posizionamento, o per nascondere, esternamente, l’anello 2 di rotazione, altrimenti evi dente.
Il diffusore 4 è posto all'interno dell'anello di rotazione, possibilmente inserito sullo stesso asse del cono, in modo da non interferire con la rotazione dei moduli.
I diffusori possono anche essere più di uno.
Occorre quindi valutare se il posizionamento dei diffusori debba essere verticale o orizzontale, e disporre il cavo elettrico e di sospensione 5 dell'intero sistema in modo che non sia d'intralcio alla rotazione ed alla chiusura dei moduli.
Il problema di porre i diffusori in centro, rispetto al para-lume e di porre quest'ultimo in posizione orizzontale, rispetto al piano, è risolto dal sistema autocentrante di sospensione.
All'interno del paralume vi sono parti dell'anello di rotazione, tra i moduli, libere di essere utilizzate per agganciarvi i diffusori, quindi utili alla sospensione dell'intera struttura.
Il sistema isolante e autocentrante di sospensione, identificato globalmente con il numero di riferimento 6, può essere del tipo simile a quello utilizzato per sostenere ed al contempo isolare da contatti esterni (massa a terra) i microfoni professionali, utilizzando un cavo (elastico o non) che permette di reggere e portare in bolla la presente struttura.
Il paralume può quindi essere montato o smontato a piacimento, senza che l'utente venga a contatto con le parti elettriche e senza avere assemblaggi fissi fatti precedentemente, per i quali occorrerebbe la presenza di manodopera aggiunta e che non consentirebbero il totale smontaggio in elementi costitutivi.
Utilizzando un cavo 7, opportunamente dimensionato per reggere il peso del sistema, chiuso ad anello, ed in grado di scorrere all'interno di passanti 8, basterà muovere il paralume per trovare la posizione voluta.
Utilizzando invece un cavo elastico 9 si adotta preferibilmente un sistema a carrucole 10, capace di autocentrare automaticamente la struttura del tipo illustrato, a titolo esemplificativo, nella figura 1 1 .
Si è in pratica constatato che il trovato raggiunge il compito e gli scopi prefissati.
Si è infatti realizzato un sistema che permette di variare la percentuale di luce diretta e diffusa emanata da una fonte puntiforme, non muovendo la fonte stessa, quindi senza venire a contatto con parti elettriche, ma modificando il percorso del flusso luminoso.
Inoltre, la struttura secondo il presente trovato non prevede l'utilizzo di metalli per l'assemblaggio.
La stessa struttura, essendo modulare, consente di poter essere creata con qualsiasi materiale in lastra, dando la possibilità sia al produttore sia al consumatore di scegliere in base alle proprie esigenze e di smontare la struttura in qualsiasi momento per pulirla, spostarla o smaltirla.
L'utilizzo di elementi piani può anche essere soggetto a qualsiasi trattamento superficiale, dando così infinite possibilità: nel caso di tranciati lignei.
Ad esempio, oltre alle molteplici qualità in commercio, questi potrebbero essere ulteriormente impregnati di qualsivoglia sostanza colorante.
La modularità degli elementi inoltre riduce il costo di un assemblaggio prevendita e gli spazi di trasporto e di stoccaggio e consente una fornitura costante permettendo all'utenza di scegliere moduli dotati di forme e colori voluti.
I moduli possono essere montati nel senso e dal lato voluto.
Ad esempio moduli con asimmetrie, tinte o finiture diverse sulle due superfici (x,y) creerebbero fino a tre diverse combinazioni: x-x-x-. ../y-y-y-. ../x-y-x-y. . .
La struttura a ribaltamento sincrono coassiale per illuminotecnica, secondo il presente trovato, è stata studiata per potere svolgere, con il minimo di parti e lavorazioni, più funzioni possibili contemporaneamente.
Naturalmente i materiali impiegati, nonché le dimensioni, potranno essere qualsiasi, secondo le esigenze.

Claims (19)

  1. RIVENDICAZIONI 1 . Struttura modulare a ribaltamento coassiale sincrono, particolarmente per illuminotecnica caratterizzata dal fatto di comprendere un anello di rotazione e moduli costituiti da elementi lastriformi sagomati ed incernierati all'anello stesso, in modo che risultino ruotabili per modificarne la posizione relativa.
  2. 2. Struttura modulare, secondo la rivendicazione 1 , caratterizzata dal fatto che all'interno dell'anello di rotazione è posizionabile un diffusore luminoso, sorretto tramite un sistema autocentrante di sospensione.
  3. 3. Struttura modulare, secondo la rivendicazione 1 o 2, caratterizzata dal fatto che i moduli possono compiere rivoluzioni fino a 360°.
  4. 4. Struttura modulare, secondo una o più rivendicazioni precedenti, caratterizzata dal fatto che i moduli formano un cono, il cui apotema rappresenta la distanza verticale dei due punti di chiusura sui moduli.
  5. 5. Struttura modulare, secondo una o più rivendicazioni precedenti, caratterizzata dal fatto che la costruzione di ciascun modulo è basata sul numero di parti nelle quali si intende suddividere il diametro di base del cono.
  6. 6. Struttura modulare, secondo una o più rivendicazioni precedenti, caratterizzata dal fatto che, data la costruzione del poligono dotato di un certo numero di moduli, posizionato in mezzeria rispetto al diametro di base, la grandezza distanziale dei moduli è pari alla lunghezza dei lati del poligono, e la grandezza del modulo è data dalla divisione del diametro di base in parti uguali al numero di moduli.
  7. 7. Struttura modulare, secondo una o più rivendicazioni precedenti, caratterizzata dal fatto che il movimento di spinta di ogni modulo su quello successivo può essere di due tipi: a doppia spinta o a spinta laterale.
  8. 8. Struttura modulare, secondo una o più rivendicazioni precedenti, caratterizzata dal fatto che dividendo in quattro parti uguali la porzione di cerchio e tracciando un diametro passante per due dei quattro punti di intersezione centrali, rispetto ad un lato del poligono, si ha l'asse del diametro dell'anello di rotazione per moduli a doppia spinta.
  9. 9. Struttura modulare, secondo una o più rivendicazioni precedenti, caratterizzata dal fatto che dividendo in quattro parti uguali la porzione di cerchio e tracciando un diametro passante per tre dei quattro punti di intersezione centrali, rispetto allo stesso lato del poligono si ha l'asse del diametro dell'anello di rotazione per moduli a spinta laterale.
  10. 10. Struttura modulare, secondo una o più rivendicazioni precedenti, caratterizzata dal fatto che tracciando un'ellisse passante per i punti di intersezione del modulo con il diametro esterno dell'anello di rotazione e per il quadrante esterno dello stesso, perpendicolare all'asse di rotazione del modulo, si ha una larghezza, per i moduli a doppia spinta, ed una per i moduli a spinta laterale.
  11. 1 1 . Struttura modulare, secondo una o più rivendicazioni precedenti, caratterizzata dal fatto che tracciando un'ellisse passante per i punti di intersezione del modulo con il diametro interno dell'anello di rotazione e per il quadrante interno dello stesso, perpendicolare all'asse di rotazione del modulo, si ha una larghezza per i moduli a doppia spinta, ed una per i moduli a spinta laterale.
  12. 12. Struttura modulare, secondo una o più rivendicazioni precedenti, caratterizzata dal fatto che all'aumentare dello spessore del modulo o della sezione dell'anello aumentano attriti e flessione indotta ai moduli stessi, utilizzabili per creare la rigidità voluta del sistema.
  13. 13. Struttura modulare, secondo una o più rivendicazioni precedenti, caratterizzata dal fatto che ogni modulo da e riceve staticamente uguali forze, indotte o di attrito, dai moduli adiacenti; gli attriti consentono al sistema di bloccarsi nella posizione voluta.
  14. 14. Struttura modulare, secondo una o più rivendicazioni precedenti, caratterizzata dal fatto che a seconda della capacità elastica del materiale utilizzato e della sua finitura superficiale, si adotta il profilo d'ingresso, ovvero la parte del modulo che scorre internamente sul modulo successivo, in modo utile ad ottenere la rigidità voluta.
  15. 15. Struttura modulare, secondo una o più rivendicazioni precedenti, caratterizzata dal fatto che ogni modulo si sovrappone ai moduli adiacenti, in modo da mantenere costanti forze d'attrito, posizionamento, o per nascondere, esternamente, l’anello di rotazione altrimenti evidente.
  16. 16. Struttura modulare, secondo una o più rivendicazioni precedenti, caratterizzata dal fatto che il diffusore è posto all'interno dell'anello di rotazione sullo stesso asse del cono, in modo da non interferire con la rotazione dei moduli.
  17. 17. Struttura modulare, secondo una o più rivendicazioni precedenti, caratterizzata dal fatto che il sistema isolante e autocentrante di sospensione è del tipo simile a quello utilizzato per sostenere ed al contempo isolare da contatti esterni i microfoni professionali, utilizzando un cavo, elastico o non, che permette di reggere e portare in bolla la struttura stessa.
  18. 18. Struttura modulare, secondo una o più rivendicazioni precedenti, caratterizzata dal fatto di utilizzare un elastico ed un sistema a carrucole capace di autocentrare la struttura automaticamente.
  19. 19. Struttura modulare, secondo una o più rivendicazioni precedenti, caratterizzata dal fatto di comprendere una o più caratteristiche descritte e/o illustrate.
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