ITMI20000407A1 - Procedimento per la rimozione di microinquinanti organici da fumi mediante adatta sospensione assorbente omogenea di un solido idrofobo e li - Google Patents

Procedimento per la rimozione di microinquinanti organici da fumi mediante adatta sospensione assorbente omogenea di un solido idrofobo e li Download PDF

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Description

“PROCEDIMENTO PER LA RIMOZIONE DI MICROINQUINANTI ORGANICI DA FUMI MEDIANTE ADATTA SOSPENSIONE ADSORBENTE OMOGENEA DI UN SOLIDO IDROFOBO E LIPOFILO IN SOLUZIONE ACQUOSA”
Descrizione
La presente invenzione si riferisce ad un procedimento per la rimozione di microinquinanti organici da fumi mediante l’impiego di una· adatta sospensione omogenea di un solido idrofobo/lipofilo in acqua.
Dalle numerose attività di ricerca ed analisi di policlorodibenzo-pdiossine (PCDD) e policlorodibenzofurani (PCDF) condotte nellultima decade, è stato possibile concludere che in linea di principio tutte le categorie di processi, in cui il cloro è uno dei componenti in combinazione con una sorgente di carbone e ossidi metallici a temperature al di sopra dei 180°C, sono sorgenti potenziali di PCDD/F. E’ stata rilevata la presenza di PCDD/F nelle emissioni gassose degli impianti di incenerimento di rifiuti solidi urbani o rifiuti industriali, come pure degli impianti metallurgici.
Le PCDD/F sono i più noti rappresentanti della classe dei microinquinanti organici persistenti, noti generalmente con il nome di POP (“persistent organic pollutant”), classe a cui appartengono anche altri composti come ad esempio gli idrocarburi policiclici aromatici, i policlorobenzeni, i policloro bi- e tri-fenili e i cloronafteni, anch’essi in genere rilevati in associazione alle PCDD/F nelle emissioni dei processi di combustione.
La consapevolezza degli effetti sull’ambiente dei POP e la continua evoluzione della legislazione, che pone limiti sempre più stringenti nelle emissioni, ha prodotto un continuo miglioramento nelle tecnologie di prevenzione e controllo di tale classe di composti.
Il contenimento/controllo delle emissioni di tali composti richiede l impiego di tecniche adeguate ad inibirne la formazione o la riformazione da attuare in sinergia a tecniche atte alla rimozione degli stessi dagli effluenti prodotti.
Tra i microinquinanti organici le PCDD/F sono estremamente tossiche e per questa ragione devono essere in pratica completamente rimosse dai gas esausti della combustione.
Le unità di trattamento consistono essenzialmente in sistemi di rimozione per adsorbimento su materiali solidi, ad esempio mediante introduzione a secco o semi-secco di carboni attivi o miscele a base di calce e carbone seguiti da filtrazione, o in sistemi di degradazione catalitica.
La tecnica che si basa sull’adsorbimento è limitata dalla temperatura che deve rimanere sufficientemente alta da evitare condensazione di gas acidi e questo limita la capacità adsorbente del materiale. Inoltre sono necessarie quantità piuttosto rilevanti di solidi sorbenti con produzione di effluenti solidi contaminati, che richiedono uno specifico trattamento. Contemporaneamente ai microinquinanti organici in questi sistemi vengono però rimossi anche altre classi di inquinanti come ad es. i metalli pesanti volatili ed i gas acidi. Per i sistemi catalitici invece è necessaria l’installazione di unità complementari, perché la degradazione catalitica delle PCDD/F risulta più efficace su fumi di combustione da cui sono già state rimosse la maggior parte delle polveri e dei gas acidi. I sistemi catalitici inoltre lavorando generalmente ad una soglia di temperature di circa 200-260°C hanno costi di gestione onerosi per il post-riscaldamento dei gas.
La torre (“scrubber”) di abbattimento ad umido è stata introdotta originariamente nella filiera di depurazione fumi allo scopo di rimuovere i gas acidi (ad es. HC1, HBr, HF, SOx, etc.). Rispetto ai sistemi a secco o semi-secco che possono essere impiegati allo stesso scopo, la torre a umido (WS) offre l’indubbio vantaggio di garantire quantità contenute di effluenti da trattare, ed essenzialmente acqua che è facilmente ricuperabile dopo un trattamento chimico-fisico ed inoltre ha il vantaggio di avere prestazione nella rimozione dei gas acidi decisamente migliori rispetto ai sistemi alternativi a secco. Particolari configurazioni di torre (“scrubber”) risultano efficaci anche nella rimozione del particolato sospeso.
La rimozione di microinquinanti organici sembra essere sostanzialmente nulla negli WS tradizionali progettati per la rimozione dei gas acidi. Negli esempi 1 e 2 della presente domanda viene riportato l’esito analitico di prove di verifica delle prestazioni di una torre di abbattimento ad umido industriale (Torre a Piatti) rispetto alla rimozione dei PCDD/F. La torre di lavaggio considerata permette la riduzione dei gas acidi e dei metalli volatili ai livelli della migliore tecnologia disponibile per tali classi di inquinanti e si può quindi considerare di notevole qualità, ma nei confronti della rimozione dei microinquinanti organici risulta sostanzialmente inefficace.
Voest Alpine (Organohalogen Compounds Vol. 40(1999) pag.441) ha sviluppato, con la denominazione di Airfine, una configurazione di torre di lavaggio a spruzzo, che opera con sola acqua in assenza di addittivi, particolarmente efficace nella rimozione delle PCDD/F associate a particolato sospeso, come in genere si trovano le PCDD/F negli effluenti gassosi dell’industria metallurgica. Elemento essenziale del disegno della torre sono gli ugelli che operano in presenza di un doppio flusso di acqua e aria compressa in grado di produrre una efficacissima dispersione di goccioline d’acqua nel fumo. Non ci sono evidenze che tale torre a spruzzo possa essere altrettanto efficace quando le diossine nel fumo da depurare si trovano di preferenza nella fase gas, come generalmente si osserva nei fumi da impianto di incenerimento, che hanno già subito un primo trattamento di depolverazione ed entrano in una torre di abbattimento ad umido. Nei seguito all’esempio 3 della presente domanda è riportata una ripartizione tipica delle PCDD/F tra fase particolato e fase vapore misurata in un fumo di combustione all’ingresso di una torre di lavaggio ad umido.
Al momento sono già stati sviluppati e brevettati alcuni sistemi che propongono la rimozione delle diossine ad umido, ma mediante l’impiego di addittivi nel liquido di scrubbing, dove l’addittivo preferito è il carbone attivo.
Belco Technologies Corporation congiuntamente con LAB S.A. ha sviluppato industrialmente una tecnologia di lavaggio (“scrubbing”) a umido con impiego di carboni attivi per la rimozione delle diossine, la LAB S.A. detiene anche alcune domande di brevetto sul procedimento: W095/1 5207 e WO 92/19364. In dette domande si rivendica l’utilizzo di polveri finemente disperse, per esempio carboni attivi (ma anche ossidi di Fe, Si, Al, Ti) per la depurazione ad umido di gas contenenti PCDD/F, che contengono a loro volta centri catalitici per l’ossidazione in presenza di opportuni ossidanti dei microinquinanti organici catturati. La tecnologia EDV-De Diox presenta però una certa complessità poiché comprende una torre a spruzzo per la saturazione del gas, poi una sezione tipo Venturi per l’espansione adiabatica del fumo per condensare il vapore sul particolato eventualmente presente. L’aerosol prodotto viene caricato elettricamente mediante passaggio in una sezione in presenza di un elettrodo e successivamente separato per attrazione elettrostatica.
La società Avira ha brevettato (WO 97/49478) un procedimento per effettuare la rimozione ad umido delle diossine. In questo caso il carbone attivo, ma anche Carbone, coke, calce o pomice, vengono di preferenza iniettati a secco nei fumi da depurare, prima di contattarlo con la corrente acquosa, a temperatura di ca. 250°C in una torre in acciaio rivestita internamente in gomma (“rubber”). Il procedimento rivendicato è in particolare basato sulla percezione che è possibile ottenere emissioni basse e controllate di diossine solamente quando si tiene in considerazione l’effetto di adsorbimento/desorbimento delle diossine ad opera dell’apparecchiatura impiegata (‘Tining” dell’apparecchiatura). Nel dispositivo descritto la rimozione di microinquinanti è funzione dell’equilibrio che si stabilisce tra la concentrazione di diossine nella corrente in ingresso, la quantità delle stesse già adsorbita nel rivestimento in gomma della torre e la capacità di assorbimento residua del solido sorbente introdotto, mettendo in evidenza rilevanti fenomeni di accumulo e memoria dei materiali costruttivi che possono per effetto di condizioni non favorevoli portare ad un incremento della concentrazione di diossine nel fumo in uscita dal dispositivo invece che una rimozione.
La società Von Roll (Chemosphere, Voi. 25, Nos.1-2 pag. 143-148, 1992) ha pubblicato l’esito di alcune prove di rimozione di diossine condotte in una torre di abbattimento ad umido di un inceneritore industriale di rifiuti solidi urbani, dosando del carbone attivo a secco prima dell’ingresso del fumo nella torre di abbattimento ad umido o dosandolo direttamente nel liquido di un circuito (Venturi o Ring Jet stage) della torre ad umido. Le efficienze di rimozione delle PCDD/F sono migliorate rispetto all’abbattimento con sola acqua di ca. 50-70%. La rimozione delle PCDD/F a secco per adsorbimento su plastiche rigenerabili, è descritta in DE-44 25 658 di S. Kreisz, H.Hunsinger. E’ stato sorprendentemente trovato che il contenuto di PCDD e PCDF in correnti gassose può essere significativamente ridotto, se questo viene alimentato in un adatto dispositivo mediante una sospensione omogenea di determinati solidi sorbenti in soluzione acquosa.
Il procedimento, oggetto della presente invenzione, per la rimozione di microinquinanti organici da fumi contaminati mediante una apparecchiatura di contatto gas/liquido è caratterizzato dal fatto di utilizzare una sospensione adsorbente omogenea di un solido idrofobo e lipofilo, costituito da molecole polimeriche sintetiche o naturali, scelte fra plastiche, resine, gomme e/o siliconi, in soluzione acquosa.
Fra le plastiche possono essere preferibilmente utilizzate:
- le poliolefine, scelte più preferibilmente fra il polietilene (PE), il polipropilene (PP), i polibuteni ed il polimetilpentene;
- i polimeri del cloruro di vinile, in particolare il polivinilcloruro (PVC);
- i polimeri aromatici, , scelti più preferibilmente fra i polimeri stirenici, in particolare il polistirene, il copolimero acrilonitrile-stirene (SAM), i polimeri acrilonitrile-butadiene-stirene. (ABS).
Le plastiche sono particolarmente preferite perché mantengono inalterata nell’applicazione la distribuzione granulometrica, (non formano frazione fine), per cui vengono facilmente separate per filtrazione in modo completo e non appesantiscono il trattamento chimico-fisico delle acque in cui deve essere controllata la precipitazione dei solidi sospesi.
Detti solidi possono essere impiegati singolarmente od in miscela. La scelta del solido sorbente può essere indirizzata anche dalla necessità di rimuovere contemporaneamente altri microinquinanti, come ad esempio il Hg. In tale situazione può essere sospeso nella soluzione acquosa anche un adsorbente specifico per il Hg, costituito ad esempio da carboni attivi funzionalizzati (ad esempio impregnati con molecole contenenti gruppi organici chelanti del Hg) o plastiche o resine con gruppi funzionali specifici per il Hg, selezionati ad esempio tra i gruppi tiolo, tiouronico, isotiouronico, pirogallolo, ditiocarbamraato. Il procedimento in particolare può comprendere essenzialmente i seguenti stadi:
-alimentazione dei fumi contaminati, aventi eventualmente già subito un trattamento di depolverazione, in una apparecchiatura di contatto gas/liquido;
-lavaggio dei fumi contaminati in detta apparecchiatura mediante una sospensione adsorbente omogenea di un solido idrofobo e lipofilo in soluzione acquosa in quantità compresa fra lo 0,01 e il 10 % in peso, preferibilmente fra lo 0,1 e il 5% in peso, ancora più preferibilmente tra lo 0,5 e il 2,5% in peso;
-scarico da detta apparecchiatura dei fumi depurati;
-spurgo di una aliquota della sospensione adsorbente esausta contenente i microinquinanti organici in modo da mantenere la rimozione di detti microinquinanti superiore al 90 % in tossicità equivalente o tale da mantenere una concentrazione di PCDD/F in uscita almeno al di sotto del limite di 0,1 ngTEQ/Nmc ;
-reintegro della sospensione adsorbente omogenea nella detta apparecchiatura.
I solidi idrofobi e lipofili utilizzati nelle sospensioni adsorbenti omogenee dovrebbero avere una granulometria compresa fra 5 e 500 μm , e preferibilmente compresa tra 10 e 250 Dm
L’apparecchiatura di contatto gas/liquido può essere:
- una colonna a piatti;
- una colonna a bolle con solido in sospensione (“slurry bubble column”);
- una torre a spruzzo;
- uno scrubber Venturi;
- un eiettore con adatto contenitore.
Il procedimento in accordo all’invenzione deve preferibilmente essere condotto in modo che la temperatura della sospensione omogenea acquosa nell’apparecchiatura di contatto gas/liquido sia compresa fra 30 e 70°C.
Una aliquota della sospensione adsorbente esausta contenente i microinquinanti organici viene spurgata in continuo o in discontinuo e sottoposta, quando necessario, ad uno stadio di filtrazione per la separazione del solido idrofobo e lipofilo in cui sono stati adsorbiti detti microinquinanti organici.
Il liquido filtrato può essere riciclato all’apparecchiatura di contatto gas/liquido previo reintegro di solido idrofobo e lipofilo fresco ed eventualmente di soluzione acquosa.
Lo spurgo può essere vincolato alla concentrazioni di altri micro e macro inquinanti presenti nel sistema. I solidi sorbenti esausti possono essere rigenerati, bruciati od eventualmente sottoposti a trattamenti di inertizzazione o stabilizzazione; la scelta delle modalità di trattamento dipende dalla presenza contemporanea di altre classi di contaminanti oltre ai microinquinanti organici.
Quando ad esempio il solido sorbente, oltre ai composti organici, accumula metalli pesanti, deve essere preferibilmente sottoposto a inertizzzazione, invece in altri casi può essere sottoposto a trattamenti di rigenerazione di tipo termico o di tipo chimico noti in letteratura. Il procedimento oggetto della presente invenzione può essere realizzato mediante varie modalità operative, sia per quanto riguarda l’addizione del solido sorbente fresco che per la separazione dello stesso esausto. Una più completa comprensione del procedimento oggetto dell’invenzione può essere ottenuta anche con l’ausilio della figura 1, che permette una rappresentazione schematica dell’operazione unitaria che con tale dispositivo si può realizzare.
I fumi inquinati [1] vengono alimentati all’apparecchiatura di lavaggio [A] ed escono decontaminati [2],
Una aliquota della sospensione [4] viene prelevata per mezzo di una pompa [P] ed eventualmente mandata ad un dispositivo di filtrazione [F] per la separazione del solido sorbente [7] in cui si sono accumulati i microinquinanti rimossi dal fumo. Il liquido filtrato [6], in funzione della composizione del fumo in ingresso all’unità di lavaggio [A], e quindi alla presenza di altre classi di contaminanti, può essere inviato ad un trattamento chimico fìsico, o in alternativa può essere addizionato di solido sorbente fresco [8] e dosato in continuo o periodicamente, previo reintegro [9] della soluzione acquosa eventualmente consumata nelle operazioni descritte in precedenza.
Altri vantaggi e altre caratteristiche della presente invenzione possono essere compresi per mezzo degli esempi seguenti, i quali comunque non limitano l’invenzione.
Esempio 1 -Comparativo
Un fumo con la composizione riportata in dettaglio nella tabella I è alimentato ad una torre di abbattimento ad umido di 3 metri di diametro, 25m di altezza a doppio circuito acido e basico, ad una portata di 40 000 Nmc/h e lavato in controcorrente con 60 mc/h di acqua nel circuito acido e 4 mc/h di acqua nel circuito basico.
Per quanto riguarda più in dettaglio le PCDD/F le analisi di tutti gli isomeri tossici in ingresso alla torre di lavaggio ed in uscita sono riportate rispettivamente nella tabella II sotto le colonne IN ed OUT. Il prelievo dei fumi è effettuato mediante treni di campionamento in vetro e con le modalità del metodo filtro/condensa descritte nella norma EN 1948-1. Nella tabella II oltre alla concentrazione di ogni singolo isomero tossico di PCDD/F (ng/Nmc) è riportato anche il valore di tossicità equivalente per unità di volume (ngTEQ/Nmc) che viene calcolato come la somma dei prodotti delle concentrazioni di ogni singolo isomero per il corrispondente valore di tossicità equivalente (TEF).
La rimozione di PCDD/F in termini di tossicità equivalente risulta modesta e pari al 14%.
Nella stessa torre di lavaggio il fumo in uscita ha un contenuto residuo di HC1< 2 ppm e di S02 < 10 ppm, mettendo in evidenza che una torre pur estremamente efficace nella riduzione dei gas acidi non è in grado di rimuovere le PCDD/F in modo significativo.
Esempio 2-Comparativo
Un fumo con la composizione riportata in dettaglio nella tabella III sotto la colonna IN è alimentato ad una torre di abbattimento ad umido di 3 metri di diametro, 25 m di altezza a doppio circuito acido e basico, ad una portata di 40 000 Nmc/h e lavato in controcorrente con 60 mc/h di acqua nel circuito acido e 4 mc/h di acqua nel circuito basico. L’analisi del fumo in uscita è riportata nella stessa tabella sotto la colonna OUT.
Può sembrare sorprendente come la concentrazione di PCDD/F in uscita (0.52 ngTEQ/Nmc) alla torre di abbattimento ad umido sia superiore rispetto alla concentrazione in ingresso. Questo comportamento è da imputare a quello che viene chiamato “effetto memoria” dei materiali costruttivi della torre (nel caso specifico Derakane) che tendono ad adsorbire/desorbire le PCDD/F per effetto di transienti di condizioni operative in colonna, generalmente da associare a fasi di avviamento di impianto o a forti variazioni nella carica alimentata al forno inceneritore. Effetto difficile da prevedere ed estremamente negativo che può portare anche ad un mancato rispetto dei limiti posti in emissione allimpianto.
Esempio 3-Comparativo
Un fumo, prodotto da incenerimento di RSU e sottoposto ad un trattamento di recupero termico e di depolverazione, contaminato da PCDD/F secondo l analisi riportata nella tabella IV sotto la colonna IN, è alimentato ad una colonna a bolle (senza solido in sospensione) utilizzando una pompa ad anello di liquido posta a valle della colonna a bolle e del punto di campionamento del fumo in uscita dalla colonna stessa . Il prototipo di colonna a bolle impiegato (a forma cilindrica con diametro di 20 cm) è interamente realizzato in vetro/teflon in modo da evitare il più possibile interferenza dei materiali costruttivi sulle rilevazioni analitiche (Il vetro ed il teflon sono tra i materiali con il minor adsorbimento specifico per le PCDD/F). Alla colonna vengono alimentati 22 Nmc/h di fumi a pressione atmosferica e alla temperatura di 180°C tramite un piatto forato e distribuiti nel volume di acqua sovrastante pari a 10 litri. La temperatura del liquido si assesta a circa 50°C e l’altezza totale del liquido (acqua fase gas) è di 50 cm. L’analisi del fumo in uscita è riportata in tabella IV sotto la colonna OUT.
La rimozione ottenuta, in termini di variazione di tossicità equivalente, è trascurabile (inferiore al 4%) , la variabilità tra le due analisi è inferiore all’errore analitico sulla misura, per cui ì valori riscontrati mettono in evidenza che qualora si operi con sola acqua, in assenza di un solido sorbente, non si ha rimozione di diossine dal fumo in oggetto. Esempio 4
Un fumo, prodotto da incenerimento di RSU e sottoposto ad un trattamento di recupero termico e di depolverazione, contaminato da PCDD/F secondo 1’analisi riportata nella tabella V sotto la colonna IN, è alimentato ad una colonna a bolle utilizzando una pompa ad anello di liquido posta a valle della colonna e del punto di campionamento del fumo in uscita dalla colonna stessa . Il prototipo di colonna a bolle impiegato è a forma cilindrica con diametro interno di 20 cm. Alla colonna vengono alimentati 16 Nmc/h di fumi a pressione atmosferica e alla temperatura di 170°C tramite un piatto forato e distribuiti nel volume di acqua sovrastante pari a 12 litri in cui è sospeso PVC a granulometria di 130-150 micron ed in concentrazione del 2.5% in peso. La temperatura della sospensione si assesta a circa 50°C e l’altezza totale del liquido (acqua fase gas) è di 60 cm. L’analisi del fumo in uscita è riportata in tabella V sotto la colonna OUT.
La rimozione ottenuta, in termini di variazione di tossicità equivalente, è notevole. La concentrazione di diossine misurata nel fumo in uscita dalla colonna a bolle con plastica in sospensione è di circa un ordine di grandezza inferiore rispetto al limite imposto dalla normativa vigente in Italia, pari a 0,1 ngTEQ/Nmc.
Esempio 5
E’ stato utilizzato un simulatore di processo per valutare le prestazioni di una colonna a piatti a doppio circuito (acido e basico) nella rimozione delle PCDD/F nell’ipotesi di impiegare nel circuito superiore della colonna stessa una sospensione omogenea di polipropilene in acqua (2.5 % in peso).
La torre d’abbattimento ad umido di cui si è simulato il comportamento in questo esempio è caratterizzata dai seguenti parametri: 3 stadi (2 nel circuito basico), diametro di 3m, piatti del circuito superiore del tipo forato, altezza dello stramazzo 63 mm, frazione d’area forata 0.26. Nel calcolo si sono considerati sia i fenomeni di trasporto di materia che gli equilibri di fase.
Si è imposto di alimentare in colonna 40000 Nmc/h di fumi da processo di incenerimento alla temperatura di 140°C e con la seguente composizione molare 11.1% di acqua, 71.9% di azoto, 9.5% di ossigeno e 7.5% di anidride carbonica contaminata da PCDD/F alla concentrazione di 0,533 ngTEQ/Nmc. L’abbattimento degli inquinanti si realizza nelle due sezioni della colonna dove sono alimentate le correnti liquide dei due circuiti.
I risultati del calcolo indicano che l’efficienza di abbattimento delle PCDD/F è di 1.4% nella sezione acida e 91.2% nella sezione basica, la concentrazione in uscita si riduce quindi a 0,048 ngTEQ/Nmc. Il bilancio globale dei componenti macroscopici viene riportato nella tabella VI.
TabellaI
Tabella II
dove TEF= fattore di tossicità equivalente
Tabella III
TabellaIV
Tabella V
Tabella VI

Claims (4)

  1. Rivendicazioni 1) Procedimento per la rimozione di microinquinanti organici da fumi contaminati mediante una apparecchiatura di contatto gas/liquido caratterizzato dal fatto di utilizzare una sospensione adsorbente omogenea di un solido idrofobo e lipofilo, costituito da molecole polimeriche sintetiche o naturali, in soluzione acquosa.
  2. 2) Procedimento come da rivendicazione 1 dove le molecole polimeriche sono scelte fra plastiche, resine, gomme e/o siliconi.
  3. 3) Procedimento come da rivendicazione 2 dove come plastiche vengono utilizzate le poliolefine, i polimeri del cloruro di vinile e i polimeri stirenici.
  4. 4) Procedimento come da rivendicazione 3 dove le poliolefine sono scelte fra il polietilene (PE), il polipropilene (PP)ed i polibuteni 5) Procedimento come da rivendicazione 3 dove il polimero del cloruro di vinile è il polivinilcloruro (PVC). 6) Procedimento come da rivendicazione 3 dove i polimeri stirenici sono scelti fra il polistirene, il copolimero acrilonitrile-stirene (SAM), i polimeri acrilonitrile-butadiene-stirene (ABS). 7) Procedimento come da almeno una delle rivendicazioni da 1 a 6 caratterizzato dal fatto di comprendere essenzialmente i seguenti stadi: -alimentazione dei fumi contaminati, aventi eventualmente già subito un trattamento di depolverazione, in una apparecchiatura di contatto gas/liquido; -lavaggio dei fumi contaminati in detta apparecchiatura mediante una sospensione adsorbente omogenea di un solido idrofobo e lipofilo, scelto fra plastiche, resine e/o gomme, in soluzione acquosa in quantità compresa fra lo 0,01 e il 10 % in peso; -scarico da detta apparecchiatura dei fumi depurati; -spurgo di una aliquota della sospensione adsorbente esausta contenente i microinquinanti organici in modo da mantenere la rimozione di detti microinquinanti superiore al 90 % in tossicità equivalente o tale da mantenere la concentrazione di PCDD/F in uscita al di sotto del limite di 0,1 ngTEQ/Nmc; -reintegro della sospensione adsorbente omogenea nella detta apparecchiatura. 8) Procedimento come da rivendicazione 7 dove il solido idrofobo e lipofilo nella sospensione omogenea acquosa è in quantità compresa fra lo 0,1 e 5% in peso. 9) Procedimento come da rivendicazione 8 dove il solido idrofobo e lipofilo nella sospensione omogenea acquosa è in quantità compresa fra lo 0,5 e il 2,5% in peso. 10) Procedimento come da rivendicazione 7 dove il solido idrofobo e lipofilo nella sospensione omogenea acquosa ha granulometria compresa fra 5 e 500 μm. 11) Procedimento come da rivendicazione 10 dove il solido idrofobo e lipofilo nella sospensione omogenea acquosa ha granulometria compresa fra 10 e 250 μm . 12) Procedimento come da rivendicazione 7 dove la temperatura della sospensione omogenea acquosa nell’apparecchiatura di contatto gas/liquido è compresa fra 30 e 70°C. 13) Procedimento come da rivendicazione 1 dove l’apparecchiatura di contatto gas/liquido è una colonna a piatti. 14) Procedimento come da rivendicazione 1 dove l’apparecchiatura di contatto gas/liquido è una colonna a bolle con solido in sospensione (“slurry bubble column”) 15) Procedimento come da rivendicazione 1 dove l’apparecchiatura di contatto gas/liquido è una torre a spruzzo. 16) Procedimento come da rivendicazione 1 dove l’apparecchiatura di contatto gas/liquido è uno scrubber Venturi. 17) Procedimento come da rivendicazione 7 dove l’aliquota della sospensione contenente i microinquinanti organici viene inviata ad uno stadio di filtrazione per la separazione del solido idrofobo e lipofilo, in cui sono stati adsorbiti i microinquinanti organici. 18) Procedimento come da rivendicazione 17 dove l’aliquota della sospensione, dopo essere stata filtrata separandola dal solido idrofobo e lipofilo, viene riciclata alla colonna a bolle previo reintegro del solido idrofobo e lipofilo fresco ed eventualmente di soluzione acquosa. 19) Procedimento come da rivendicazione 7 dove lo spurgo dell’aliquota della sospensione viene effettuato in continuo. 20) Procedimento come da rivendicazione 7 dove lo spurgo dell’aliquota della sospensione viene effettuato in discontinuo. 21) Procedimento come da almeno una delle rivendicazioni da 1 a 20 dove fra i microinquinanti organici sono presenti le diossine.
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