ITBS20130066A1 - Unita' portautensile di macchine lucidatrici di lastre in pietra o affini - Google Patents

Unita' portautensile di macchine lucidatrici di lastre in pietra o affini

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ITBS20130066A1
ITBS20130066A1 IT000066A ITBS20130066A ITBS20130066A1 IT BS20130066 A1 ITBS20130066 A1 IT BS20130066A1 IT 000066 A IT000066 A IT 000066A IT BS20130066 A ITBS20130066 A IT BS20130066A IT BS20130066 A1 ITBS20130066 A1 IT BS20130066A1
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IT
Italy
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tool holder
volume
polishing
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Application number
IT000066A
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Inventor
Pietro Aceti
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Cms Spa
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    • BPERFORMING OPERATIONS; TRANSPORTING
    • B24GRINDING; POLISHING
    • B24BMACHINES, DEVICES, OR PROCESSES FOR GRINDING OR POLISHING; DRESSING OR CONDITIONING OF ABRADING SURFACES; FEEDING OF GRINDING, POLISHING, OR LAPPING AGENTS
    • B24B41/00Component parts such as frames, beds, carriages, headstocks
    • B24B41/04Headstocks; Working-spindles; Features relating thereto
    • BPERFORMING OPERATIONS; TRANSPORTING
    • B24GRINDING; POLISHING
    • B24BMACHINES, DEVICES, OR PROCESSES FOR GRINDING OR POLISHING; DRESSING OR CONDITIONING OF ABRADING SURFACES; FEEDING OF GRINDING, POLISHING, OR LAPPING AGENTS
    • B24B27/00Other grinding machines or devices
    • B24B27/0084Other grinding machines or devices the grinding wheel support being angularly adjustable

Description

Unità portautensile di macchine lucidatrici di lastre in pietra o affini
DESCRIZIONE
Campo dell’invenzione
La presente invenzione attiene al settore delle macchine lucidatrici di lastre in pietra o a queste assimilabili, ed in particolare si riferisce ad una unità portautensile avente la funzione di vincolare in modo flottante un utensile al mandrino di una macchina lucidatrice, per consentire l’ottimale lucidatura di lastre in pietra.
Stato dell’arte
Nel settore della lavorazione dei materiali lapidei si utilizzano macchine lucidatrici provviste di almeno un mandrino al quale sono vincolabili, in modo intercambiabile, utensili di lucidatura, ad esempio mole di varie grammature. A sua volta il mandrino à ̈ supportato da una struttura a ponte, motorizzata, o un braccio in modo da poter traslare parallelamente ad un piano di lavoro sottostante, sul quale viene posizionata la lastra da lucidare. Il mandrino à ̈ inoltre traslabile verticalmente per avvicinare e allontanare l’utensile di lucidatura alla/dalla lastra in lavorazione. Tali macchine sono di norma a controllo numerico; i movimenti del mandrino sono comandati da un’unità di controllo secondo il programma in esecuzione.
La qualità della lucidatura ottenibile con le macchine descritte dipende fortemente dalla pressione che l’utensile esercita ad ogni istante sulla superficie della lastra in lavorazione. Una pressione eccessiva può portare l’utensile a rigare la lastra o ad asportare uno strato eccessivo di materiale superficiale. D’altro canto una pressione troppo bassa può provocare saltellamenti dell’utensile sulla lastra, con la conseguenza che la lucidatura non sarà uniforme e regolare.
Particolarmente critica risulta la lucidatura di porzioni non piane delle lastre, ad esempio incavi o svasature ricavate sulla superficie della lastra. In questa circostanza oltre al problema della regolazione della pressione esercitata sulla superficie della lastra, l’utensile di lucidatura deve anche assecondare la curvatura della porzione non piana della lastra stessa, in modo da garantire un risultato finale quanto più possibile uniforme.
Per ovviare agli inconvenienti descritti sopra sono stati proposti dispositivi aventi la funzione di supportare in modo flottante le unità portautensili alla struttura della relativa macchina lucidatrice. Tali dispositivi, d’ora in avanti definiti dispositivi di supporto flottante, comprendono un sistema di sospensione pneumatica del mandrino o dell’unità portautensile per ottenere la regolazione automatica della spinta esercitata dall’utensile sulla lastra in lavorazione.
Ad esempio la domanda di brevetto GB 2116465 descrive un dispositivo in cui il peso di un’unità porta-mola à ̈ controbilanciato dall’azione esercitata da un fluido in pressione in un cilindro interposto tra la stessa unità di supporto e la macchina. In particolare, l’unità porta-mola (riferimento 24 in figura 1) à ̈ solidale ad un pistone (80) traslabile in un cilindro (90) fissato alla macchina. Il pistone e, quindi, l’unità porta-mola, si muovono rispetto al cilindro e alla macchina, in risposta alla forza esercitata dal fluido sul pistone nella direzione che tende a controbilanciare la forza di gravità agente sull’unità porta-mola. In questo modo si evita che tutto il peso dell’unità porta-mola gravi sull’utensile durante la lavorazione, provocando gli inconvenienti sopra menzionati.
Un dispositivo basato sugli stessi principi à ̈ descritto nel brevetto EP-B-1380386. In questo caso nel cilindro à ̈ inserita anche una molla che esercita sul pistone una forza di contrasto diretta verso l’alto, in direzione opposta alla forza di gravità che spinge il gruppo formato dal pistone e dall’unità portautensile verso la lastra posata sul piano di lavoro. Regolando opportunamente la pressione del fluido all’interno del cilindro si ottiene la condizione flottante dell’unità portautensili.
La Richiedente ha riscontrato che le soluzioni note possono essere migliorate. I dispositivi di supporto attualmente utilizzati sono ingombranti e difficili da calibrare in quanto la massa degli elementi o componenti della macchina che essi supportano à ̈ elevata.
Ad esempio, nelle soluzioni descritte sopra il dispositivo di supporto flottante sostiene l’unità portautensile, l’utensile ad essa associato ed eventualmente anche il mandrino. Il peso complessivo di questi elementi può raggiungere diverse decine di chili. Questo costringe a dimensionare in modo corrispondente il dispositivo di supporto. Dato che il dispositivo di supporto à ̈ trascinato nei suoi movimenti insieme all’unità portautensile, avere un dispositivo di supporto di grandi dimensioni incide negativamente sulle prestazioni dinamiche della macchina nel suo complesso e sulla precisione ottenibile delle lavorazioni di lucidatura.
Scopo della presente invenzione à ̈ pertanto quello di superare gli inconvenienti della tecnica nota.
Sommario dell’invenzione
Pertanto, in un primo aspetto la presente invenzione concerne un’unità portautensile, secondo la rivendicazione 1, destinata ad essere utilizzata su un macchina lucidatrice di lastre in pietra o affini.
In particolare, l’unità comprendente una prima porzione vincolabile in modo amovibile ad un mandrino della macchina lucidatrice, per essere posta in rotazione, una seconda porzione provvista di mezzi di accoppiamento a sbalzo di un utensile di lucidatura, ad esempio una mola, e una terza porzione intermedia tra la prima e la seconda porzione.
La prima porzione e la terza porzione definiscono insieme una camera pressurizzabile con un fluido, ad esempio aria compressa. La terza porzione à ̈ traslabile rispetto alla prima porzione tra una posizione iniziale e una posizione finale, e la sua posizione istantanea à ̈ determinata dall’equilibrio tra la pressione del fluido nella camera e la spinta esercitata dall’utensile.
La seconda porzione à ̈ vincolata alla terza porzione per mezzo di un giunto cardanico, o sferico, che consente alla seconda porzione, e all’utensile ad essa accoppiato, di inclinarsi rispetto alla terza porzione per assecondare la curvatura della superficie della lastra in lavorazione.
Vantaggiosamente l’unità portautensile secondo la presente invenzione à ̈ essa stessa configurata per esercitare sull’utensile una pressione calibrata e sostanzialmente costante nel tempo, frutto dell’equilibrio descritto sopra senza che si renda necessario supportare il mandrino della lucidatrice con un dispositivo di supporto flottante.
Durante l’uso la prima porzione dell’unità portautensili à ̈ solidale in rotazione al mandrino della macchina lucidatrice; in pratica il mandrino mette in rotazione l’intera unità portautensili. L’utensile esercita una spinta sulla seconda e terza porzione dell’unità portautensile in direzione opposta alla lastra che viene lucidata; il fluido compresso esercita sulla stessa terza porzione una forza che tende a spingerla verso la lastra. Regolando opportunamente la pressione del fluido si raggiunge l’equilibrio in corrispondenza della pressione che si desidera l’utensile applichi costantemente sulla lastra, indipendentemente dalla curvatura e dai dislivelli presenti sulla sua superficie.
Il fluido permette inoltre di smorzare le vibrazioni e le eventuali oscillazioni dell’utensile che si muove sulla lastra. In pratica la terza porzione dell’unità portautensile à ̈ ammortizzata dal fluido in pressione nella camera.
Rispetto alle soluzioni note, l’unità portautensili proposta dalla Richiedente à ̈ sufficiente da sola a supportare in modo efficace l’utensile, e consente quindi di montare sulla lucidatrice dispositivi per il supporto flottante del mandrino e delle tradizionali unità portautensili. In altri termini l’unità portautensile secondo la presente invenzione permette di minimizzare le masse sospese della macchina lucidatrice, con evidenti vantaggi per quanto concerne le prestazioni, in particolare la sensibilità, e la qualità della lucidatura ottenibile.
In una prima configurazione, corrispondente alla fase iniziale di pressurizzazione del fluido nella camera dell’unità portautensili, l’utensile non interagisce con una lastra da lavorare e il volume della camera à ̈ massimo; la terza porzione si trova nella relativa posizione finale completamente estesa rispetto alla prima porzione. La seconda porzione e l’utensile ad essa associato si trovano distali dalla prima porzione.
In una seconda configurazione l’utensile interagisce con una lastra, il volume della camera à ̈ minimo, nonostante la presenza del fluido pressurizzato, e la terza porzione si trova nella posizione iniziale, quanto più vicino possibile alla prima porzione. In questa configurazione tutto il peso dell’unità portautensili grava sull’utensile in quanto la pressione del fluido non à ̈ sufficiente ad equilibrare la spinta esercitata dall’utensile. Questa configurazione evidentemente non à ̈ adatta per lucidare e lavorare lastre di pietra. Si tratta di una configurazione temporanea.
In una terza configurazione - particolarmente adatta per ottenere ottime finiture e qualità elevata della lavorazione - l’utensile interagisce con una lastra, il volume della camera pressurizzabile à ̈ maggiore del volume minimo e minore del volume massimo, e la terza porzione si trova in una posizione intermedia tra la posizione iniziale e la posizione finale. Tale posizione à ̈ istantaneamente determinata dall’equilibrio tra la pressione del fluido nella camera e la spinta esercitata dall’utensile sulla seconda porzione in virtù dell’interazione con la lastra in lavorazione.
In generale il fluido può essere aria compressa, azoto, ecc..
La terza configurazione à ̈ quella desiderata durante l’utilizzo dell’unità portautensili. La pressione del fluido viene scelta a seconda delle finiture che si desidera ottenere e a seconda dei materiali da lavorare, in base all’esperienza.
Preferibilmente la prima porzione e la terza porzione sono conformate a tazza e sono disposte coassiali rispetto ad un asse longitudinale dell’unità. Le due tazze sono almeno in parte inserite una nell’altra, in modo scorrevole. La seconda porzione à ̈ preferibilmente cilindrica.
In questa forma di realizzazione tra la prima porzione e la terza porzione à ̈ predisposta una guarnizione a diaframma, che à ̈ deformabile per assecondare i movimenti della terza porzione rispetto alla prima porzione. La guarnizione garantisce la tenuta pneumatica della camera pressurizzabile.
Preferibilmente la prima porzione comprende un codolo longitudinale di ancoraggio al mandrino di una macchina lucidatrice. Il codolo si estende internamente alla camera pressurizzabile definendo un fodero, ovvero una porzione cilindrica cava. La terza porzione à ̈ provvista di uno stelo accoppiato e guidato in modo scorrevole all’interno del fodero. In questo modo la prima porzione e la terza porzione definiscono un accoppiamento telescopico.
Nella forma di realizzazione preferita la guarnizione a diaframma à ̈ anulare e giace in un piano sostanzialmente ortogonale all’asse longitudinale, estendendosi radialmente tra il fodero e una parete interna della prima porzione dell’unità portautensile. La terza porzione comprende una sporgenza anulare configurata per portarsi in battuta contro la guarnizione a diaframma, causandone l’introflessione al ridursi del volume della camera pressurizzabile.
Preferibilmente tra il fodero della prima porzione e lo stelo della terza porzione à ̈ interposta una gabbia a rulli che ha il compito di minimizzare gli attriti e guidare lo scorrimento relativo delle componenti.
In generale l’unità portautensili à ̈ sprovvista di elementi elastici, come molle o simili, di contrasto del movimento della terza porzione rispetto alla prima porzione.
Nella forma di realizzazione preferita, internamente al codolo e allo stelo della terza porzione, e internamente alla seconda porzione, à ̈ ricavato un canale di alimentazione di un fluido di raffreddamento che si apre nella seconda porzione, nella zona dove à ̈ previsto l’accoppiamento con l’utensile, che a sua volta può essere dotato di un corrispondente canale per veicolare il fluido di raffreddamento nella zona di interfaccia con la pietra da lucidare. Lo stelo à ̈ provvisto di una guarnizione di tenuta aggettante verso la superficie interna del fodero; in questo modo lo stelo e il fodero configurano un accoppiamento tipo stantuffo-pistone, e una porzione del canale di alimentazione del fluido di raffreddamento à ̈ definita dal volume libero compreso di volta in volta tra lo stelo e il fodero.
Preferibilmente la prima porzione à ̈ provvista di guide longitudinali in corrispondenza della sua superficie laterale esterna, e la terza porzione à ̈ provvista di corrispondenti pattini che impegnano in modo scorrevole le guide. In questo modo la prima porzione e la terza porzione definiscono un accoppiamento telescopico; la posizione iniziale e la posizione finale della terza porzione, descritte sopra, corrispondono ai finecorsa dei pattini nelle rispettive guide di scorrimento.
Preferibilmente la seconda porzione comprende un magnete per l’ancoraggio dell’utensile.
In un suo secondo aspetto la presente invenzione concerne inoltre una macchina lucidatrice di lastre in pietra o affini comprendente almeno un mandrino e una struttura di supporto e movimentazione del mandrino sopra un piano di lavoro. La macchina si caratterizza per il fatto di comprendere l’unità portautensile descritta sopra per il supporto ammortizzato degli utensili intercambiabili.
Elenco delle figure
Ulteriori caratteristiche e vantaggi dell’invenzione risulteranno meglio evidenziati dall’esame della seguente descrizione dettagliata di una forma di realizzazione preferita, ma non esclusiva, illustrata a titolo indicativo e non limitativo, col supporto dei disegni allegati, in cui:
- la figura 1 Ã ̈ una vista in prospettiva di una macchina lucidatrice secondo la presente invenzione;
- la figura 2 à ̈ una vista in prospettiva di un’unità portautensili secondo la presente invenzione, in una configurazione;
- la figura 3 à ̈ una vista in prospettiva e in sezione dell’unità portautensili mostrata in figura 2;
- la figura 4 à ̈ una vista in piano, dall’alto, dell’unità portautensili mostrata in figura 2;
- le figure 5-7 sono viste in sezione longitudinale dell’unità portautensili mostrata in figura 2, rispettivamente lungo i piani A-A, C-C e B-B indicati in figura 4;
- la figura 8 à ̈ una vista in prospettiva di un’unità portautensili secondo la presente invenzione, in un’altra configurazione rispetto a quella mostrata in figura 2;
- la figura 9 à ̈ una vista in prospettiva e in sezione dell’unità portautensili mostrata in figura 8;
- la figura 10 à ̈ una vista in piano, dall’alto, dell’unità portautensili mostrata in figura 8;
- le figure 11-13 sono viste in sezione longitudinale dell’unità portautensili mostrata in figura 8, rispettivamente lungo i piani G-G, I-I e H-H indicati in figura 10.
Descrizione dettagliata dell’invenzione
Con il numero di riferimento 100 Ã ̈ genericamente indicata una macchina lucidatrice secondo la presente invenzione, comprendente una struttura 101 di supporto di un mandrino 103 su di un piano di lavoro 102. La struttura di supporto 101 Ã ̈ di tipo noto nella tecnica e consente di muovere il mandrino 103 secondo tre assi, parallelamente al piano di lavoro 102 e ortogonalmente al piano stesso, in direzione ortogonale per allontanare e avvicinare il mandrino 103.
La lucidatrice 100 comprende un’unità portautensili TH per il supporto intercambiabile di utensili T di lucidatura, ad esempio mole di grammatura differente, mole a tazza, utensili abrasivi in generale, ecc..
Gli utensili T sono destinati a lavorare una lastra W di pietra o di un materiale affine predisposta sul piano di lavoro 102. Le lastre W possono essere piane o possono presentare svasature o incavi W1.
La lucidatura di superfici curve come incavi o svasature risulta particolarmente difficile.
L’unità portautensili TH mostrata nelle figure allegate consente di ottenere ottime finiture superficiali anche di superfici curve.
Le figure 2 e 3 mostrano un’unità portautensili TH associata ad una mola T.
L’unità TH comprende una prima porzione superiore 1, a sua volta provvista di un codolo 7 di attacco al mandrino 103, una seconda porzione inferiore 2, provvista di mezzi di fissaggio degli utensili T, e una terza porzione 3 intermedia che funziona da elemento di collegamento della seconda porzione inferiore 2 alla prima porzione superiore 1.
Le tre porzioni 1-3 sono coassiali rispetto all’asse longitudinale X dell’unità TH.
La porzione superiore 1 e la porzione intermedia 3 definiscono insieme una camera 4 pressurizzabile con un fluido attraverso la valvola 5. In pratica la porzione superiore 1 à ̈ conformata a tazza e la porzione intermedia 3 si accoppia ad essa in modo sostanzialmente telescopico, risultando traslabile tra una posizione iniziale, in corrispondenza della quale il volume interno della camera 4 à ̈ minimo e la mola T à ̈ vicina alla porzione superiore 1, e una posizione finale, in corrispondenza della quale il volume interno della camera 4 à ̈ massimo e l’utensile à ̈ quanto più possibile distante dalla porzione superiore 1.
La tenuta della camera 4 à ̈ garantita dalla guarnizione anulare a membrana 6 che si estende tra la parete interna della porzione superiore 1 e la sua porzione centrale 7’, d’ora in avanti definita fodero.
In pratica i componenti 1, 2, 3, e 6 dell’unità TH sono coassiali sull’asse longitudinale X.
In particolare, in corrispondenza della relativa superficie esterna la porzione superiore 1 à ̈ provvista di due scanalature di guida 15 che si estendono longitudinalmente. La porzione intermedia 3 à ̈ provvista di corrispondenti pattini 16 che impegnano in modo scorrevole le guide 15 e impediscono al tempo stesso che la porzione intermedia 3 possa ruotare rispetto alla porzione superiore 1. L’estensione longitudinale delle guide 15 definisce i finecorsa dei pattini 16 e, conseguentemente, determina le posizioni iniziale e finale della terza porzione intermedia 3.
Le figure 2-7 mostrano l’unità portautensili TH in una configurazione completamente ritratta, in cui la porzione intermedia 3 à ̈ inserita il più possibile nella porzione superiore 1, ovvero i pattini 16 si trovano nel rispettivo finecorsa superiore.
Le figure 5-7 mostrano sezioni longitudinali dell’unità TH considerate lungo i piani A-A C-C e B-B indicati nella figura 4, che a sua volta mostra l’unità dall’alto.
Come si può notare, la porzione superiore 1 à ̈ fissata ad un codolo 7 di ancoraggio al mandrino 103. Il codolo 7 si estende anche internamente alla porzione superiore 1 con un fodero 7’, in pratica una porzione cilindrica, nel quale à ̈ inserito in modo scorrevole uno stelo 3’ della porzione intermedia 3. Tra lo stelo 3’ e il fodero 7’ à ̈ prevista una gabbia a rulli 8.
Una porzione a tazza 3’’ della porzione intermedia 3, sostanzialmente cilindrica, si estende verso l’alto per portarsi in battuta contro la guarnizione a membrana 6 e, all’occorrenza, deformarla per ridurre il volume della camera 4.
Nella configurazione mostrata nelle figure 5-7 la porzione intermedia 3 à ̈ completamente sollevata, ovvero in ritratta nella porzione superiore 1; lo stelo 3’ à ̈ completamente inserito nel fodero 7’. La guarnizione a membrana 6 à ̈ introflessa, ovvero deformata verso la camera pressurizzabile 4.
Nella porzione inferiore 2 dell’unità portautensili TH sono previsti magneti permanenti M che hanno la funzione di trattenere la mola T. Al riguardo la mola T presenta una gola 9 per l’inserimento di una forchetta; la forchetta si trova nella stazione portautensili della lucidatrice e trattiene la mola T quando à ̈ necessario sostituirla con un’altra mola, liberando la porzione inferiore 2 durante la risalita del mandrino 103. Spine 14 impediscono all’utensile T di spostarsi rispetto alla porzione inferiore 2 quando la lucidatrice à ̈ in funzione.
La porzione inferiore 2 Ã ̈ a sua volta connessa alla porzione intermedia 3 per mezzo di un giunto cardanico, genericamente indicato con il riferimento 10, dotato di cuscinetti. Grazie a questo accoppiamento la mola T si orienta automaticamente nello spazio per assecondare la curvatura della porzione della lastra W in lavorazione, ad esempio per inclinarsi conformemente alla svasatura W1 mostrata in figura 1. In sostanza il giunto cardanico 10 agisce come uno snodo.
Un canale 11 si estende attraverso il codolo 7, lo stelo 3’, le porzioni intermedia 3 e inferiore 2, e anche attraverso la mola T per aprirsi in corrispondenza della superficie inferiore della stessa mola T. Il canale 11 alimenta il liquido di raffreddamento nella zona di interfaccia tra la mola e la pietra W in lavorazione.
Dato che lo stelo 3’ trasla nel fodero 7’, sull’estremità superiore dello stelo 3’ à ̈ predisposta una guarnizione 12 di tenuta, dimodoché il volume 13 – variabile a seconda della posizione dello stelo 3’ nello stelo 7’ - costituisce parte del canale 11.
Le figure 8 e 9 mostrano l’unità portautensili TH in una configurazione completamente estesa, in cui la porzione intermedia 3 à ̈ estratta il più possibile dalla porzione superiore 1, ovvero i pattini 16 si trovano nel rispettivo finecorsa inferiore. La guarnizione a membrana 6 à ̈ estroflessa, ovvero sporge a campana verso l’utensile T: il volume della camera 4 à ̈ massimo. La porzione 3’ della porzione intermedia 3 resta in appoggio contro la guarnizione 6 per impedirne lo spanciamento, o la rottura.
L’utensile T à ̈ mostrato inclinato, posizione questa normalmente assunta durante la lucidatura di superfici curve. L’inclinazione à ̈ permessa dal giunto cardanico 10. Il giunto cardanico può essere sostituito ad esempio con un giunto sferico. Le doppie frecce in figura 8 indicano che l’utensile T à ̈ ruotabile indipendentemente attorno ai due assi del giunto cardanico 10.
La figura 10 mostra l’unità portautensili TH dall’alto. Le figure 11-13 mostrano sezioni longitudinali dell’unità TH considerate lungo i piani G-G I-I e H-H indicati nella figura 4.
Il confronto tra le figure 11-13 e le figure 5-7 aiuta a comprendere l’entità dell’escursione della porzione intermedia 3 rispetto alla porzione superiore 1 e l’efficacia del giunto 10 nel consentire l’orientamento dell’utensile T. Basandosi su tale confronto verrà ora spiegato il funzionamento dell’unità portautensili TH.
Inizialmente la macchina lucidatrice 100 preleva l’unità TH dalla relativa postazione del magazzino utensili. Un attuatore della lucidatrice 100 provvede ad azionare la valvola 5 per scaricare la pressione residua dalla camera pressurizzabile 4, ovvero portare la pressione interna alla camera 4 pari alla pressione atmosferica.
Successivamente la camera 4 viene pressurizzata, ad esempio con aria compressa, fino a un valore compreso tra 1 bar e 10 bar. Il valore esatto della pressione à ̈ stabilito sulla base dell’esperienza, a seconda dei risultati che si desidera ottenere per la finitura della pietra.
Quando la camera 4 viene pressurizzata, proprio in virtù della pressione la porzione intermedia 3 si porta nella sua posizione finale, corrispondente al finecorsa inferiore dei pattini 16 nelle guide 15. In questa configurazione, mostrata nelle figure 8-13 il volume della camera 4 à ̈ massimo, la guarnizione 6 à ̈ estroflessa e lo stelo 3’ à ̈ parzialmente estratto dal fodero 7’.
La macchina 100 porta l’utensile T in battuta contro la lastra W da lucidare. In questa circostanza la lastra W offre un appoggio stabile all’utensile T; si crea quindi una forza di reazione alla spinta che l’utensile applica alla lastra W. La forza di reazione tende a spingere la porzione inferiore 2 e la porzione intermedia 3 ad essa fissata verso la porzione superiore 1, che à ̈ stabilmente accoppiata al mandrino 103 e non subisce spostamenti verticali indesiderati. L’aria si comprime o si espande al variare del volume della camera 4 per trovare, ad ogni istante, l’equilibrio tra la pressione interna alla camera 4 stessa e la spinta verso l’alto esercitata dalla mola T supportata dalla lastra W in lavorazione.
Durante la lucidatura la porzione 3 si troverà pertanto in una posizione intermedia tra la posizione iniziale e quella finale. Tale posizione intermedia potrà variare nel tempo, istante per istante, in virtù del fatto che l’aria compressa compensa (comprimendosi o espandendosi al variare del volume della camera 4) eventuali movimenti verticali della mola T, così che questa eserciti sulla lastra sostanzialmente una pressione costante.
La posizione intermedia della porzione 3 non à ̈ mostrata nelle figure.
L’unità portautensili TH assume la configurazione mostrata nelle figure 2-7 quando la camera 4 à ̈ scarica, ovvero l’aria al suo interno non à ̈ pressurizzata, oppure quando la pressione dell’aria non à ̈ sufficiente a bilanciare la spinta applicata alla mola T.

Claims (13)

  1. RIVENDICAZIONI 1. Unità portautensile (TH) per una macchina lucidatrice (100) di lastre (W) in pietra o affini, comprendente una prima porzione (1) vincolabile in modo amovibile ad un mandrino (103) di detta macchina (100), una seconda porzione (2) provvista di mezzi (M) di accoppiamento a sbalzo di un utensile (T) di lucidatura, e una terza porzione (3) intermedia tra la prima e la seconda porzione, in cui: - la prima porzione (1) e la terza porzione (3) definiscono insieme una camera (4) pressurizzabile con un fluido, e la terza porzione (3) à ̈ traslabile rispetto alla prima porzione (1) tra una posizione iniziale e una posizione finale, e la sua posizione istantanea à ̈ determinata dall’equilibrio tra la pressione del fluido e la spinta esercitata dall’utensile (T) in lavorazione, e - in cui la seconda porzione (2) à ̈ vincolata alla terza porzione (3) per mezzo di un giunto (10) cardanico, oppure sferico, che consente alla seconda porzione (2), e con essa all’utensile (T), di inclinarsi rispetto alla terza porzione (3) per assecondare la curvatura della superficie della lastra (W) in lavorazione.
  2. 2. Unità portautensile (TH) secondo la rivendicazione 1, in cui: - in una prima configurazione, in cui l’utensile (T) non interagisce con una lastra (W) da lavorare, il volume della camera pressurizzabile (4) à ̈ massimo e la terza porzione (3) si trova nella relativa posizione finale, e - in cui in una seconda configurazione l’utensile (T) interagisce con una lastra (W), il volume della camera pressurizzabile (4) à ̈ minimo e la terza porzione (3) si trova nella posizione iniziale, e - in cui in una terza configurazione l’utensile (T) interagisce con una lastra (W), il volume della camera pressurizzabile (4) à ̈ maggiore del volume minimo e minore del volume massimo, la terza porzione (3) si trova in una posizione intermedia tra la posizione iniziale e la posizione finale istantaneamente determinata dall’equilibrio tra la pressione del fluido nella camera pressurizzabile (4) e la spinta esercitata dall’utensile (T) sulla seconda porzione (2) in virtù dell’interazione con la lastra (W) in lavorazione.
  3. 3. Unità portautensile (TH) secondo una qualsiasi delle precedenti rivendicazioni 1-2, in cui la prima porzione (1) e la terza porzione (3) sono conformate a tazza e sono disposte coassiali rispetto ad un asse longitudinale (X), e sono almeno in parte inserite una nell’altra, in modo scorrevole.
  4. 4. Unità portautensile (TH) secondo la rivendicazione 3, in cui tra la prima porzione e la terza porzione à ̈ predisposta una guarnizione (6) a diaframma, deformabile per assecondare i movimenti della terza porzione (3) rispetto alla prima porzione (1), che garantisce la tenuta pneumatica della camera pressurizzabile (4).
  5. 5. Unità portautensile (TH) secondo la rivendicazione 3 o la rivendicazione 4, in cui la prima porzione (1) comprende un codolo (7) longitudinale di ancoraggio al mandrino (103) di una macchina lucidatrice (100), e in cui il codolo (7) si estende internamente alla camera pressurizzabile (4) definendo un fodero (7’), e in cui la terza porzione (3) à ̈ provvista di uno stelo (3’) accoppiato e guidato in modo scorrevole all’interno del fodero (7’), così che la prima porzione (1) e la terza porzione (3) definiscono un accoppiamento telescopico.
  6. 6. Unità portautensile (TH) secondo la rivendicazione 5 quando dipendente dalla rivendicazione 4, in cui la guarnizione (6) a diaframma à ̈ anulare e giace in un piano sostanzialmente ortogonale all’asse longitudinale, estendendosi tra detto fodero (7’) e una parete interna della prima porzione (1).
  7. 7. Unità portautensile (TH) secondo la rivendicazione 6, in cui la terza porzione (3) comprende una sporgenza sostanzialmente cilindrica (3’’) configurata per portarsi in battuta contro la guarnizione (6) a diaframma, causandone l’introflessione al ridursi del volume della camera pressurizzabile (4).
  8. 8. Unità portautensile (TH) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni 5-7, in cui tra il fodero (7’) della prima porzione (1) e lo stelo (3’) della terza porzione (3) à ̈ interposta una gabbia a rulli (8).
  9. 9. Unità portautensile (TH) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni 5-8, in cui internamente al codolo (7) e allo stelo (3’) della terza porzione (3), e internamente alla seconda porzione (2), à ̈ ricavato un canale (11) di alimentazione di un fluido di raffreddamento che si apre verso l’utensile (T) vincolato alla seconda porzione (2).
  10. 10. Unità portautensile (TH) secondo la rivendicazione 9, in cui detto stelo (3’) à ̈ provvisto di una guarnizione di tenuta (12) aggettante verso la superficie interna del fodero (7’), così da configurare un accoppiamento a tenuta del tipo stantuffo-cilindro tra lo stelo (3’) e il fodero (7’), e una porzione del canale (11) di alimentazione à ̈ definita dal volume libero compreso tra lo stelo (3’) e il fodero (7’).
  11. 11. Unità portautensile (TH) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni 1-10, in cui la prima porzione (1) à ̈ provvista di guide longitudinali (15) in corrispondenza della sua superficie laterale esterna, e la terza porzione (3) à ̈ provvista di corrispondenti pattini (16) che impegnano in modo scorrevole le guide (15), così che la prima porzione (1) e la terza porzione (3) definiscono un accoppiamento telescopico, e in cui la posizione iniziale e la posizione finale della terza porzione (3) corrispondono ai finecorsa dei pattini (16) nelle rispettive guide di scorrimento (15).
  12. 12. Unità portautensile (TH) secondo una qualsiasi delle precedenti rivendicazioni, in cui i mezzi di accoppiamento a sbalzo dell’utensile (T) sono magnetici e comprendono uno o più magneti (M) predisposti nella seconda porzione (2).
  13. 13. Macchina lucidatrice (100) di lastre (W) in pietra o affini, comprendente almeno un mandrino (103) e una struttura (101) di supporto e movimentazione del mandrino (103) sopra un piano di lavoro (102), caratterizzata dal fatto di comprendere un’unità portautensile (TH) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni 1-12 per il supporto ammortizzato di utensili (T) di lucidatura intercambiabili.
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Citations (3)

* Cited by examiner, † Cited by third party
Publication number Priority date Publication date Assignee Title
DE1477249A1 (de) * 1964-04-14 1969-03-13 Felice Dal Dan Bearbeitungsvorrichtung,insbesondere zum Einbohren und Schleifen von Werkstuecken
SU563277A1 (ru) * 1974-12-08 1977-06-30 Averyanov Aleksej F Шлифовальна головка
WO2001056740A1 (de) * 2000-02-03 2001-08-09 Carl Zeiss Polierkopf für eine poliermaschine

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