IT201900014100A1 - Apparato di smaltimento. - Google Patents

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IT201900014100A1
IT201900014100A1 IT102019000014100A IT201900014100A IT201900014100A1 IT 201900014100 A1 IT201900014100 A1 IT 201900014100A1 IT 102019000014100 A IT102019000014100 A IT 102019000014100A IT 201900014100 A IT201900014100 A IT 201900014100A IT 201900014100 A1 IT201900014100 A1 IT 201900014100A1
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Matteo Felloni
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Meka S R L
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    • B09B3/0075Disposal of medical waste
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Description

Titolo: APPARATO DI SMALTIMENTO.
D E S C R I Z I O N E
Il presente trovato ha come oggetto un apparato di smaltimento.
Come è noto, in ospedali, case di cura, cliniche, e simili istituti di cura, cateteri e altri strumenti analoghi sono frequentemente utilizzati per drenare organi e tessuti anatomici e/o per consentire l'evacuazione controllata degli escrementi, soprattutto in quei pazienti costretti all'immobilità.
Ciò pone agli istituti il problema della gestione e dello smaltimento dei contenitori, solitamente sacche in materiale polimerico deformabile, nei quali vengono appunto raccolti sostanze e escrementi e che sono evidentemente prodotti in gran quantità durante i periodi di cura e convalescenza dei pazienti.
A tale proposito, va osservato che lo svuotamento delle sacche (attività preliminare alla gestione di queste ultime) è un'attività particolarmente critica, in quanto è necessario osservare massima cautela per evitare che l'individuo che se ne incarica possa essere soggetto al rischio biologico derivante dal contatto o dall'esposizione con il contenuto.
Pertanto, solitamente le sacche vengono inviate ancora piene ai centri di raccolta, lasciando a quest'ultimi, più attrezzati, il compito di incenerire o riciclare il materiale di cui sono costituite, non prima ovviamente di averle svuotate del contenuto.
Si tratta però di un'evidente complicazione logistica, in quanto le sacche piene sono assai voluminose e la loro movimentazione è ulteriormente complicata dalla necessità di porre particolare attenzione nel preservarle da urti o danneggiamenti, che potrebbero altrimenti provocarne la rottura accidentale.
Si sono quindi diffusi sul mercato alcuni apparati di svuotamento, che comprendono un corpo scatolare all'interno del quale, in una camera schermata e accessibile da uno sportello di carico, si muove almeno un coltello in grado di forare e/o tagliare le sacche ivi introdotte, così da favorirne lo svuotamento in ambiente controllato e permettere una più facile gestione della sacca stessa.
Tale soluzione realizzativa non è però priva di inconvenienti.
Si è infatti osservato che praticando uno o più fori o tagli alla sacca, non è possibile ottenere un completo svuotamento della stessa. Infatti, dopo la foratura o il taglio la sacca ormai afflosciata mantiene comunque almeno parzialmente la sua forma e tra le sue pieghe o negli angoli possono rimanere gocce di urina o altri residui del contenuto originale, impedendo una disinfezione completa. Ciò è ancor più vero quando il contenitore trattato presenta una forma più articolata e per esempio viene introdotto nell'apparato ancora accoppiato al catetere (un lungo tubo che, dopo il trattamento, più facilmente mantiene al suo interno residui delle sostanze inizialmente contenute).
Si tratta evidentemente di una situazione assolutamente sgradita e ormai inaccettabile alla luce dell'attenzione sempre più crescente verso la salute degli operatori e in generale in considerazione delle normative igieniche e di sicurezza sempre più stringenti.
Compito precipuo del presente trovato è quello di risolvere i problemi sopra esposti, realizzando un apparato che assicuri modalità ottimali di smaltimento di sacche e altri contenitori pieni di sostanze di varia natura.
Nell'ambito di questo compito, uno scopo del trovato è quello di realizzare un apparato che assicuri una separazione completa dei materiali costituenti la sacca, dalle sostanze inizialmente contenute al suo interno.
Un altro scopo del trovato è quello di realizzare un apparato che permetta di smaltire sacche e altri contenitori, senza esporre a rischi gli addetti coinvolti.
Un altro scopo del trovato è quello di realizzare un apparato di smaltimento che assicuri un'elevata affidabilità di funzionamento e che adotti accorgimenti appropriati per scongiurare fermi e danni a seguito di usi impropri dell'apparato stesso.
Un altro scopo del trovato è quello di realizzare un apparato versatile, facilmente riconfigurabile in funzione delle specifiche esigenze del cliente. Un altro scopo del trovato è quello di proporre un apparato di smaltimento che adotti una architettura tecnica e strutturale alternativa a quelle degli apparati di tipo noto.
Non ultimo scopo del trovato è quello di realizzare un apparato di smaltimento che risulti facilmente ottenibile partendo da elementi e materiali di comune reperibilità in commercio.
Un altro scopo ancora del trovato è quello di realizzare un apparato di smaltimento di costi contenuti e di sicura applicazione.
Questo compito e questi ed altri scopi che risulteranno maggiormente chiari nel seguito vengono raggiunti da un apparato di smaltimento secondo la rivendicazione 1.
Ulteriori caratteristiche e vantaggi del trovato risulteranno maggiormente dalla descrizione di una forma di esecuzione preferita, ma non esclusiva, dell'apparato di smaltimento secondo il trovato, illustrata a titolo indicativo e non limitativo, negli uniti disegni, in cui:
la figura 1 illustra l'apparato di smaltimento secondo il trovato, in vista assonometrica;
la figura 2 mostra l'apparato di smaltimento di figura 1, privato di alcuni elementi di rivestimento, in vista assonometrica;
la figura 3 mostra l'apparato di smaltimento di figura 1, privato di alcuni elementi di rivestimento, in alzato frontale;
le figure 4 e 5 sono sezioni di figura 3, eseguite rispettivamente lungo l'asse IV-IV e lungo l'asse V-V;
la figura 6 illustra il gruppo di taglio, in vista assonometrica anteriore e dall'alto;
la figura 7 illustra il gruppo di taglio di figura 6, in vista assonometrica posteriore e dal basso; le figure 8-9 mostrano il gruppo di taglio di figura 6, visto rispettivamente dall'alto e dal basso;
la figura 10 mostra un altro gruppo ricompreso nell'apparato di figura 1, in vista assonometrica anteriore e dall'alto;
la figura 11 mostra il gruppo di figura 10, in vista assonometrica posteriore e dal basso;
la figura 12 mostra il gruppo di figura 10, visto dall'alto;
la figura 13 mostra i gruppi delle figure 6 e 10, in vista assonometrica anteriore e dall'alto;
la figura 14 mostra i gruppi delle figure 6 e 10, in vista assonometrica posteriore e dal basso; la figura 15 mostra un ulteriore gruppo dell'apparato di figura 1, comprensivo della bocca di carico, in vista assonometrica anteriore e dall'alto;
la figura 16 illustra una lama, vista in pianta; la figura 17 illustra un coltello, visto in pianta.
Con particolare riferimento alle figure citate, è indicato globalmente con il numero di riferimento 1, un apparato di smaltimento che comprende un guscio 2 munito di almeno una bocca 3 di carico. Attraverso la bocca 3 è possibile introdurre all'interno del guscio 2 almeno un involucro A (figura 1) riempito con almeno una sostanza almeno parzialmente fluida (per sottoporlo ai trattamenti che verranno descritti nel prosieguo).
Per semplicità di rappresentazione, un involucro A è mostrato unicamente nelle figure 1 e 4.
E' opportuno precisare che nell'applicazione preferita l'apparato 1 verrà impiegato per involucri A la cui esigenza di smaltimento sorge durante la normale attività di ospedali, case di cura, cliniche e simili istituti. Più in dettaglio, in tale ambito gli involucri A sono sacche realizzate tipicamente in materiale deformabile (e solitamente polimerico) e sono riempiti (completamente o parzialmente) da sostanze organiche almeno parzialmente fluide (liquide) quali urina, sangue, escrementi e/o altro ancora, prodotte da un paziente e evacuate attraverso un catetere (o altro simile dispositivo) posto appunto in comunicazione con l'involucro A.
Tale contesto esalta le peculiarità del trovato, ma non si esclude di ricorrervi anche in altri ambiti, per lo smaltimento di diversi involucri A riempiti di altre sostanze, in funzione delle specifiche esigenze, senza con ciò fuoriuscire dall'ambito di protezione qui rivendicato.
Si specifica che è prevista una modalità di impiego dell'apparato 1 in cui viene introdotto (e/o trattato) un involucro A alla volta, ma è altresì prevista la possibilità di introdurre nella bocca 3 (e/o di trattare) due o più involucri A contemporaneamente. Nella presente trattazione, laddove si illustreranno azioni compiute dall'apparato 1 su un involucro A, tali azioni potranno allo stesso modo essere compiute su due o più involucri A contemporaneamente.
Nel prosieguo, si farà spesso riferimento alla gestione di una sostanza, ma ciò deve intendersi esteso anche all'insieme delle sostanze contenute nell'involucro A al momento della sua introduzione nel guscio 2.
L'apparato 1 comprende un gruppo di taglio 4 (specifico oggetto delle figure 6-9), interno al guscio 2 e dotato di mezzi di taglio dell'involucro A, così da provocare la conseguente fuoriuscita della sostanza (dall'involucro A appunto).
Secondo il trovato, il gruppo di taglio 4 comprende innanzitutto una camera 5 almeno parzialmente schermata, che alloggia i mezzi di taglio e che è posta operativamente in comunicazione con la bocca 3 di carico.
Tipicamente, ma non esclusivamente, la camera 5 ha conformazione sostanzialmente parallelepipeda, è aperta superiormente (per metterla in comunicazione con la bocca 3) e inferiormente (per consentire, come si vedrà, l'evacuazione dei residui di involucro A tagliato e delle sostanze), ma grazie appunto alle sue pareti offre una valida schermatura dell'involucro A, impedendo che gli schizzi di sostanza prodotti con il taglio possano diffondersi nell'ambiente circostante e investire eventuali individui presenti. In tal senso comunque, la camera 5 è a sua volta interna al guscio 2, e ciò incrementa l'effetto di schermatura.
Si precisa che la camera 5 può anche assumere forme diverse ed essere aperta in punti diversi, in funzione della configurazione che si desidera venga assunta dall'apparato 1 e del cammino che si vuole imporre a ciascun involucro A.
Nelle figure allegate, a scopo meramente illustrativo e non limitativo dell'applicazione del trovato è proposta una soluzione in cui la camera 5 (e il gruppo di taglio 4 in generale) è posta al di sotto di una tramoggia 6 (figura 15), a sua volta sostanzialmente interna al guscio 2, che definisce uno sportello 7 (per esempio basculante) normalmente posto in chiusura della bocca 3 di carico. L'addetto può quindi introdurre gli involucri A nella tramoggia 6 attraverso la bocca 3, semplicemente agendo sullo sportello 7 (facendolo ruotare per esempio) così da avere accesso allo scivolo inclinato definito dalla tramoggia 6 e far cadere, per gravità, l'involucro A verso la camera 5 (figura 4). Preferibilmente la tramoggia 6 è altresì munita di un vassoio 8 (figure 4 e 5), vincolato allo sportello 7 e rivolto verso l'interno: quando l'addetto fa ruotare lo sportello 7, si trova di fronte il vassoio 8, sul quale colloca gli involucri A che ricadranno verso il gruppo di taglio 4 quando lo sportello 7 viene richiuso (con conseguente rotazione del vassoio 8 appunto). Il ricorso al vassoio 8 impedisce che gli involucri A possano immediatamente cadere verso la camera 5, per scongiurare il pericolo che eventuali schizzi possano risalire lungo la tramoggia 6 e investire l'addetto, quando ancora lo sportello 7 è aperto. Si è già detto che l'apparato 1 potrà essere progettato e dimensionato per accogliere contemporaneamente un numero a piacere di involucri A, senza fuoriuscire dall'ambito di protezione qui rivendicato. Per esempio, si cita la possibilità di realizzare apparati 1 (e in particolare tramogge 6 con rispettivi sportelli 7 e vassoi 8) in grado di ricevere contemporaneamente (ad ogni ciclo appunto) fino a tre involucri A da 2 litri o un involucro A da 5 o 10 litri.
Lo sportello 7 può essere mosso manualmente (dotandolo di una maniglia per esempio) e/o automaticamente, in funzione delle specifiche esigenze. Inoltre, il guscio 2 può avere conformazione scatolare o di altro tipo e la bocca 3 può essere collocata in qualsiasi punto (sulla facciata anteriore come nelle figure allegate, su una facciata laterale o posteriore, o anche superiormente, per il carico dell'involucro A dall'alto).
Secondo il trovato, i mezzi di taglio comprendono altresì almeno un pacco di lame 9 (in figura 16 ne viene rappresentata una), che sono montate in modo solidale su almeno un albero 10 rotante all'interno della camera 5 e che sono distribuite in serie lungo l'asse longitudinale dell'albero 10 stesso (figure 6 e 8 per esempio).
Inoltre, secondo il trovato i mezzi di taglio comprendono almeno un set di coltelli 11 (figura 17), che sono rigidamente fissati alla camera 5 e che sono a due a due intervallati almeno parzialmente da rispettive lame 9. In altri termini (e come si evince per esempio dalle figure 6, 8 e 13) nell'intercapedine delimitata da coppie adiacenti di coltelli 11 si prolunga in parte (o fino a riempirla pressoché completamente) una rispettiva lama 9 (e viceversa). Preferibilmente, la distanza fra coppie di coltelli 11 adiacenti è scelta pressoché corrispondente allo spessore del rispettivo coltello 11 in modo che quest'ultimo, quando ruota attorno all'albero 10, attraversa la citata intercapedine riempiendola quasi completamente.
Nelle figure allegate l'albero 10 ha asse orizzontale e i coltelli 11 sono fissati ad una parete laterale della camera 5 (o, preferibilmente, ad entrambe); non si esclude comunque di ricorrere a diverse disposizioni, in funzione delle specifiche esigenze.
Grazie alla peculiare configurazione poc'anzi introdotta, le lame 9 e i coltelli 11 cooperano quindi per il taglio dell'involucro A introdotto nella camera 5.
Tale cooperazione non determina evidentemente un solo taglio dell'involucro A (quando attraversa la regione di spazio in cui le lame 9 si muovono tra i coltelli 11), ma una molteplicità di tagli che triturano l'involucro A fino a ridurlo in brandelli o residui di dimensioni molto piccole. Tali residui quindi non sono in grado di trattenere nessun quantitativo della sostanza inizialmente contenuta nell'involucro A (diversamente da quanto accade nelle soluzione) e ciò consegue fin da ora lo scopo prefissato. Infatti, avendo la sostanziale certezza che nei residui non è rimasta intrappolata qualche goccia di sostanza, è possibile gestire successivamente questi ultimi senza correre il rischio di contaminazione derivante dal contatto o dall'esposizione con le sostanze stesse, e ciò assicura modalità ottimali di smaltimento di sacche e altri involucri A pieni di sostanze di varia natura.
Pur non escludendo la realizzazione di apparati 1 dotati di un solo albero 10 (e di uno o due set di coltelli 11), nella soluzione preferita (illustrata nelle figure allegate a scopo meramente esemplificativo e non limitativo), i mezzi di taglio comprendono almeno due alberi 10, preferibilmente contro-rotanti, reciprocamente paralleli (alla medesima quota verticale) e presentanti rispettivi pacchi di lame 9. Nella regione di spazio compresa tra tali alberi 10 almeno alcune lame 9 montate su uno di essi è a due a due almeno parzialmente intervallata (durante la rotazione attorno al rispettivo asse longitudinale) da rispettive lame 9 montate sull'altro albero 10, e viceversa.
Con ulteriore riferimento a tale soluzione preferita, i mezzi comprendono altresì due set di coltelli 11, solidalmente fissati a parti (pareti laterali) opposte della camera 5. I coltelli 11 di ciascun set sono a due a due almeno parzialmente intervallati da rispettive lame 9 montate su un corrispondente albero 10.
A seguito della sua caduta dalla tramoggia, l'involucro A è costretto ad attraversare la regione interposta tra i due alberi 10 (e quindi essere tagliato dalle lame 9 preferibilmente contro-rotanti montate su di essi) o una delle regioi di spazi comprese tra un albero 10 e una parete laterale (e quindi essere tagliato dalle lame 9 montate sul rispettivo albero 10, che ruotano nelle intercapedini tra coltelli 11 adiacenti fissati alla corrispondente parete).
Si potranno avere diverse combinazioni di pacchi di lame 9 (e rispettivi alberi 10) e set di coltelli 11, in funzione delle specifiche esigenze (un numero a piacere di pacchi di lame 9 e/o di alberi 10 e/o di set di coltelli 11): in ogni caso, essi saranno preferibilmente disposti in modo da riempire sostanzialmente la sezione di passaggio della camera 5, in modo che ciascun involucro A sia forzato ad attraversare o una regione di spazio in cui le lame 9 si infilano tra coppie di coltelli 11 adiacenti, o una regione di spazio tra due alberi 10, in cui le lame 9 solidali ad un albero 10 si infilano tra coppie di lame 9 montate sull'albero 10 a fianco.
Utilmente, una superficie di delimitazione della camera 5 (e preferibilmente il pavimento, anche se potrebbe essere una parete laterale o altro) è almeno parzialmente costituita da un vaglio 12 che presenta fori 13 di uscita di dimensioni predefinite (figure 7 e 9 per esempio). Il vaglio 12 è disposto da parte opposta alla bocca 3.
In questo modo, al di sotto delle lame 9 e dei coltelli 11, le sostanze (completamente) fuoriuscite dall'involucro A fuoriescono liberamente per gravità dai fori 13, abbandonando la camera 5. I fori 13 consentono altresì l'evacuazione dalla camera 5 dei soli residui dell'involucro A tagliato aventi dimensioni inferiori a quelle dei fori 13 stessi. I residui di dimensioni maggiori restano invece all'interno della camera 5 e quindi con la ciclica rotazione delle lame 9 vengono riportati nella regione di spazio dove queste ultime e/o i coltelli 11 operano il taglio, riducendone ulteriormente le dimensioni fino a renderle compatibili con la fuoriuscita dalla camera 5.
In altri termini, il vaglio 12 è ulteriore garanzia del fatto che a valle della camera 5 e del gruppo di taglio 4 in generale, dell'involucro A sarà possibile ritrovare solo brandelli (residui) della pezzatura voluta (sulla base della quale verranno a loro volta dimensionati i fori 13).
Si noti altresì come semplicemente sostituendo il vaglio 12, e quindi adottandone uno con fori 13 di diverse dimensioni, è possibile variare la pezzatura dei residui in cui si vuole ridurre ciascun involucro A (agevolmente e senza richiedere pesanti interventi sull'apparato 1).
E' opportuno specificare che le lame 9 possono avere qualsiasi forma, senza con ciò fuoriuscire dall'ambito di protezione qui rivendicato. Esse possono per esempio essere costituite da un corpo appiattito (più o meno affilato alla periferia) disposto perpendicolare al rispettivo albero 10 e avente forma circolare, poligonale, stellata, lobata, o altro ancora.
Nella forma di realizzazione delle figure allegate, proposta a scopo esemplificativo e non limitativo delle figure allegate, ciascuna lama 9 è costituita da un corpo appiattito (perpendicolare al rispettivo albero 10) avente sagoma sostanzialmente ad "S" (o ad "S" rovesciata) e comprendente due porzioni 9a sostanzialmente semicircolari reciprocamente sfalsate e raccordate con rispettive anse 9b (i numeri di riferimento delle porzioni 9a e delle anse 9b sono stati riportati unicamente in figura 16 per comodità di rappresentazione). Una regione mediana 9c del corpo appiattito (anch'essa indicata solo in figura 16) è forata per consentire l'introduzione dell'albero 10.
Come risulta evidente dalle figure allegate, per effetto della peculiare configurazione adottata, diverse sezioni perimetrali della lama 9 presentano diversa distanza dall'asse longitudinale dell'albero 10 (asse di rotazione per quest'ultimo e per le lame 9). Così, durante la rotazione ciascuna lama 9 ciclicamente si inserisce e poi fuoriesce dalla corrispondente intercapedine (tra due corrispondenti coltelli 11 o tra due rispettive lame 9 montate su un altro albero 10) con le due sue protuberanze contrapposte.
Inoltre, preferibilmente ciascuna lama 9 è rigidamente montata sull'albero 10 in modo da risultare leggermente ruotata rispetto a quella che la precede (figure 6 e 13): durante la rotazione dell'intero pacco di lame 9, ciò contribuisce ad "attirare" gli involucri A verso la regione deputata al loro taglio.
In modo analogo a quanto osservato per le lame 9, anche i coltelli 11 possono avere qualsiasi forma, senza con ciò fuoriuscire dall'ambito di protezione qui rivendicato. Essi possono per esempio essere costituiti da piastre (più o meno affilate alla periferia) disposte su piani paralleli a quelli su cui giacciono le lame 9 e possono avere forma circolare, poligonale, stellata, lobata, o altro ancora.
Nella forma di realizzazione delle figure allegate, proposta a scopo esemplificativo e non limitativo delle figure allegate, ciascun coltello 11 è costituito da una piastra sagomata, avente un bordo rettilineo 11a, fissato alla camera 5, e, da parte opposta, un bordo mistilineo 11b (più o meno affilato), che coopera con le lame 9 per il taglio di ciascun involucro A introdotto nella camera 5 (i numeri di riferimento del bordo rettilineo 11a e del bordo mistilineo 11b sono stati riportati unicamente in figura 17 per comodità di rappresentazione).
Le piastre del medesimo set possono essere tra loro identiche e montate allo stesso modo (non sfalsate come si è visto per le lame 9): a tale scopo, si prevede di dotarle di asole 11c (indicate unicamente in figura 17) per consentire l'introduzione di perni, chiodi o viti di fissaggio.
Opportunamente, l'apparato 1 secondo il trovato comprende un gruppo di smistamento 14, posto operativamente a valle del gruppo di taglio 4 (da parte opposta rispetto alla bocca 3): per esempio, come nella soluzione delle figure allegate il gruppo di smistamento 14 può essere collocato immediatamente al di sotto della camera 5 e del vaglio 12 in particolare. Il gruppo di smistamento 14 (oggetto delle figure 10-12 e mostrato insieme al gruppo di taglio 4 nelle figure 13 e 14) si incarica di separare completamente i residui dell'involucro A tagliato nella camera 5 dalle sostanze inizialmente contenute nell'involucro A. Come si vedrà nelle prossime pagine, ciò permette di destinare verso diverse aree di raccolta i residui e le sostanze.
In particolare, in una forma di realizzazione di rilevante interesse pratico, comunque non limitativa dell'applicazione del trovato, il gruppo di smistamento 14 comprende una lamiera forata 15, posta lungo una traiettoria di evacuazione dei residui dell'involucro A tagliato e delle sostanze inizialmente contenute nell'involucro A. Nell'ipotesi di lasciare che residui e sostanze cadano per gravità dai fori 13 del vaglio 12, la lamiera 15 può essere disposta (orizzontale o inclinata) sotto al vaglio 12 stesso.
Così, la lamiera 15 offre il consenso al trafilamento delle sostanze inizialmente contenute nell'involucro A (e ora completamente fuoriuscite dai residui di quest'ultimo) con conseguente convogliamento verso una prima area di raccolta, posta al di sotto della lamiera 15 stessa. Il trafilamento avviene attraverso una moltitudine di orifizi 15a.
Invece, i residui dell'involucro A (ormai completamente privi di sostanze) vengono trattenuti dalla lamiera 15 e sono quindi convogliati verso una seconda area di raccolta, distinta dalla prima area (a fianco di quest'ultima per esempio).
Si noti come sia prevista la possibilità di lasciare che i residui semplicemente scivolino per gravità lungo la lamiera 15 (opportunamente inclinata).
Vantaggiosamente, in una forma di realizzazione di rilevante interesse pratico, la superficie della lamiera 15 rivolta verso il gruppo di taglio 4 (su cui appunto cadono i residui) è ciclicamente spazzata (o raschiata) da almeno una paletta 16, per il convogliamento ottimale dei residui verso la seconda area di raccolta (posta per esempio al di sotto di una feritoia 15b che si apre in una sezione terminale della lamiera 15).
Più particolarmente, si prevede di montare una o più palette 16 su una prima catena 17 avvolta attorno a rispettive pulegge 18, affidando a tale prima catena 17 il compito di movimentare le palette 16.
Ricorrendo a palette 16, è possibile conferire qualsiasi inclinazione alla lamiera 15, in quanto per la movimentazione dei residui non è più richiesto il contributo della gravità; come si osserva nelle figure 4 e 5, è quindi possibile disporre la lamiera 15 in modo che lungo la superficie di quest'ultima rivolta verso il gruppo di taglio 4, i residui si muovano verso l'alto, nel loro cammino verso la feritoia 15b. Inclinando verso l'alto verso la lamiera 15, si scongiura il pericolo che qualche goccia di sostanza possa rimbalzare o comunque scorrere lungo di essa, finendo a sua volta per gravità nella seconda area di raccolta.
Utilmente, l'apparato 1 comprende un contenitore 19 di raccolta dei residui dell'involucro A tagliato, che è collocato all'interno del guscio 2 e che è posto operativamente a valle del gruppo di smistamento 14 (può essere disposto al di sotto della feritoia 15b o comunque lungo la traiettoria di caduta dei residui dalla lamiera 15). Il contenitore 19 può per esempio essere costituito da un bidone di dimensioni adeguate, realizzato in materiale polimerico (o altro materiale).
Inoltre, a valle del gruppo di smistamento 14 è collocato uno a scelta tra un serbatoio di raccolta delle sostanze inizialmente contenute nell'involucro A e un dispositivo di evacuazione 20.
Il dispositivo di evacuazione 20 è azionato da una rispettiva pompa ed è munito di un collettore 21 (figura 2) che può essere allacciato alla rete fognaria.
Mentre quindi nel serbatoio di raccolta le sostanze si accumulano progressivamente, demandando all'addetto il compito di svuotare il serbatoio periodicamente, il ricorso al dispositivo di evacuazione 20 permette lo smaltimento automatico delle sostanze inizialmente contenute nell'involucro A (che, appunto, confluiscono direttamente nelle fogne). Il serbatoio di raccolta costituisce una scelta particolarmente interessante in quei casi in cui, per mancanza di permessi o impossibilità di raggiungere gli scarichi, non è possibile allacciare il collettore 21 alla rete fognaria della struttura che ospita l'apparato 1. Si prevede altresì la possibilità di vendere apparati 1 dotati di entrambe le soluzioni poc'anzi illustrate per la gestione delle sostanze (una per esempio verrà installata e l'altra costituirà una dotazione opzionale).
Un esempio di dispositivo 20 conforme a quanto sopra illustrato è ritrovabile nei prodotti messi in commercio dalla società Sanitrit (che è un marchio registrato).
Vantaggiosamente, l'apparato 1 comprende un sensore di misura anche indiretta della velocità di rotazione di un albero 10 (o di ciascun albero 10). Tale sensore di misura può per esempio essere installato sull'albero 10 o su uno degli elementi deputati alla trasmissione del moto fino a quest'ultimo. Il sensore di misura è asservito ad una unità elettronica 22 di controllo e gestione dell'albero 10, che può essere per esempio costituita da una centralina elettronica o da un elaboratore elettronico.
L'unità elettronica 22 è dotata di istruzioni per confrontare la velocità di rotazione rilevata dal sensore di misura con un valore di velocità nominale (quello a cui si desidera ruoti l'albero 10). L'unità elettronica 22 è quindi munita di istruzioni per invertire temporaneamente il verso di rotazione dell'albero 10 in caso di eventuali rallentamenti di quest'ultimo. Si noti infatti che un rallentamento dell'albero 10 potrebbe essere indicatore di uno sforzo eccessivo di quest'ultimo, durante le operazioni di taglio, e ciò potrebbe dipendere dall'introduzione di oggetti impropri o di elementi che sono rimasti intrappolati tra lame 9 e/o coltelli 11 ma che lame 9 e/o coltelli 11 appunto non riescono per qualche motivo a tagliare. In assenza del controllo poc'anzi descritto il protrarsi dello sforzo potrebbe portare a rotture e danneggiamenti; viceversa, invertendo temporaneamente la rotazione è possibile fare in modo che gli elementi intrappolati vengano espulsi per liberare lame 9 e coltelli 11 e, una volta ripristinato il normale verso di rotazione, sarà possibile ritentare nuovamente il taglio.
Si prevede la possibilità di programmare l'unità elettronica 22 per eseguire un numero prefissato di tentativi di sblocco di lame 9 e coltelli 11 (mediante appunto l'inversione temporanea del verso di rotazione); in caso di ulteriori problemi sulla velocità di rotazione rilevata, l'unità 22 potrà bloccare il funzionamento dell'intero apparato 1 e emettere un segnale di allarme e/o richiedere l'intervento di un addetto.
In merito alle modalità di movimentazione dei componenti descritti sin qui, si precisa che qualsiasi scelta pratica che la persona esperta del ramo potrebbe ritenere appropriata, è da ritenersi ricompresa nell'ambito di protezione qui rivendicato.
A scopo non limitativo quindi, si cita una soluzione di rilevante interesse pratico, che prevede innanzitutto che ciascun albero 10 sia azionato da un unico motore elettrico 23 (munito di riduttore) associato ad opportuni mezzi di trasmissione del moto. Nell'ipotesi, preferita, che i due alberi 10 siano contro-rotanti, ciascun albero 10 è solidale ad una rispettiva ruota dentata 24: le due ruote 24 ingranano reciprocamente in modo che, ponendo in collegamento uno degli alberi 10 al motore 23 (l'albero 10 motore), anche l'altro albero 10 (albero 10 condotto) sia portato in rotazione in verso opposto. A tale proposito, si prevede altresì che l'unità elettronica 22 sia associata ad un inverter 25 (figura 3), grazie al quale è appunto possibile invertire temporaneamente il verso di rotazione di ciascun albero 10 (grazie alle ruote 24, l'inversione del verso di rotazione di uno di essi determina anche l'inversione del verso di rotazione dell'altro).
Al fine di contenere il numero di componenti, con evidenti benefici in termini logistici e di costo complessivo dell'apparato 1, si prevede altresì di installare sull'albero 10 motore un pignone 26, il quale, attraverso una seconda catena 27 ed un tendicatena 28 (figura 2), fornisce il moto ad una delle pulegge 18 e quindi alle palette 16 (anch'esse quindi mosse dal motore 23, senza dover prevedere un organo motore dedicato).
L'apparato 1 può essere inoltre fornito di numerosi ulteriori accorgimenti, utili ad incrementare la praticità di impiego del trovato. Per esempio, il guscio 2 e tutti gli altri componenti possono essere installati su rotelle 29, per una più agevole movimentazione dell'apparato 1.
Il sensore di misura già introdotto può essere costituito da un sensore di prossimità 30, montato in corrispondenza del tendicatena 28: come si è visto, anche tale componente è posto in collegamento con il motore 23 e gli alberi 10, quindi il suo rallentamento corrisponde ad un rallentamento anche di questi ultimi.
Un primo sensore di livello 31 (o di altro tipo), montato su una prima staffa 32 (figure 2 e 3) e operativamente associato all'unità 22 (che preferibilmente presiede al funzionamento dell'intero apparato 1), è in grado di rilevare l'avvenuto riempimento del contenitore 19 di raccolta. Si prevede quindi che l'unità 22 sia in grado di informare di tale circostanza l'addetto, attraverso un display 33 montato all'esterno del guscio 2 (e utile in generale per interagire con l'unità 22 e controllare/configurare il funzionamento dell'apparato 1), affinché si possa procedere alla sostituzione e/o allo svuotamento del contenitore 19 stesso. Per facilitare tali operazioni, il contenitore 19 di raccolta è preferibilmente installato su supporti bloccati su guide 34, che permettono un'estrazione facilitata dello stesso.
L'apparato 1 può ricomprendere un sensore di presenza, montato su una seconda staffa 35 (figure 2-3), in grado appunto di rilevare la presenza/assenza del contenitore 19, comunicando tale informazione all'unità 22. L'unità 22 può quindi impedire l'avvio del normale ciclo di lavoro quando il contenitore 19 non è presente (o quando quest'ultimo risulta pieno, sulla base delle letture del primo sensore di livello 31).
L'apparato 1 può altresì essere dotato di una tanica 36 di liquido detergente (mantenuta all'interno del guscio 2), automaticamente prelevato con cadenza programmabile a piacere per igienizzare i vari componenti. L'unità 22 può essere programmata per attivare un ciclo di lavaggio e disinfezione una volta ogni giorno, nel caso di inutilizzo per periodi prolungati (in caso di impiego, i cicli di lavaggio e disinfezione potranno essere più frequenti).
Nel caso in cui un secondo sensore di livello (o di altro tipo) rilevi l'assenza o la scarsità di detergente, l'unità 22 potrà emettere un segnale di avviso (per esempio attraverso il display 33) per richiedere l'intervento di un addetto e la sostituzione (o il riempimento) della tanica 36. Un terzo sensore di livello può essere installato all'interno del dispositivo 20 (e/o del collettore 21), per consentire all'unità 22 di emettere un segnale di allarme nel caso in cui l'apparato 1 non riesca a scaricare le sostanze attraverso la rete fognaria (ad esempio per un guasto alla pompa o per un'otturazione delle vie di scarico).
Un sensore magnetico 37 (figure 2 e 3) è preposto alla rilevazione dell'apertura di un pannello 38 (figura 1), facente parte del guscio 2, che consente l'accesso all'interno dell'apparato 1 per le operazioni di manutenzione, sostituzione, ripristino. Nel caso sia appunto rilevata la condizione di pannello 38 aperto, l'unità 22 è in grado di arrestare o impedire il funzionamento del motore 23 e in generale dell'apparato 1, in modo che le operazioni di manutenzione possano avvenire in totale sicurezza.
Il funzionamento dell'apparato di smaltimento è stato già ampiamente descritto nelle precedenti pagine; di seguito se ne riporta comunque un breve sunto.
L'addetto agisce su un pulsante che assicura il consenso alla movimentazione dello sportello 7 (normalmente bloccato in chiusura) e quindi provvede (manualmente o automaticamente) alla sua apertura.
Una volta aperto lo sportello 7, l'addetto si trova di fronte al vassoio 8 (o direttamente al condotto interno alla tramoggia 6), sul quale può quindi appoggiare gli involucri A da smaltire.
Successivamente, con la chiusura dello sportello 7 il ciclo di lavoro vero e proprio può avviarsi (automaticamente o a seguito di ulteriore comando impartito dall'addetto).
Gli involucri A cadono nella camera 5 dove vengono "attratti" tra le lame 9 montate sugli alberi 10 contro-rotanti (la contro-rotazione favorisce appunto l'inserimento dell'involucro A tra le lame 9) o tra un pacco di lame 9 e il relativo set di coltelli 11. Qui, ciascun involucro A viene finemente tagliato e sminuzzato in brandelli o residui di piccole dimensioni. Fintanto che i residui non scendono al di sotto della pezzatura desiderata, il vaglio 12 li trattiene all'interno della camera 5. Le dimensioni dei fori 13 possono essere scelte dal cliente (tenendo presente che dimensioni minori richiederanno un tempo di ciclo più lungo, per assicurarsi che tutti i residui possano effettivamente attraversarli).
I residui della pezzatura desiderata cadono dai fori 13 insieme alla/e sostanza/e inizialmente contenute negli involucri A, finendo nel gruppo di smistamento 14 e sulla lamiera forata 15 in particolare. Le sostanze liquide trafilano attraverso la moltitudine di orifizi 15a definiti appunto dalla lamiera 15, finendo al di sotto (nella prima area di raccolta), dove vengono raccolti in un serbatoio o evacuati nelle fogne attraverso il dispositivo 20 e il collettore 21.
I residui dell'involucro A invece (sicuramente impossibilitati ad attraversare gli orifizi 15a) vengono spazzati dalle palette 16 e fatti cadere dalla feritoia 15b in una seconda area di raccolta (dove li accoglie il contenitore 19), distinta dalla prima area di raccolta.
Si prevede di impostare l'unità 22 in modo da abilitare l'addetto all'inserimento di un involucro A dopo un tempo prestabilito (due minuti per esempio) ed eventualmente riprogrammabile, scelto in funzione del tempo ritenuto necessario per ridurre l'involucro A in residui della pezzatura necessaria. Durante tale tempo prestabilito, l'apparato 1 continua a lavorare per tagliare appunto l'involucro A fino a residui della pezzatura desiderata.
In caso comunque l'unità 22 rilevi l'apertura dello sportello 7 (mediante un ulteriore sensore elettronico appositamente previsto), si prevede la possibilità di comandare l'automatico arresto del ciclo di taglio.
L'unità 22 può altresì inibire l'apertura dello sportello 7 nel caso siano in corso tentativi di sblocco di lame 9 e coltelli 11 (che possono altresì innalzare il tempo di ciclo previsto) e fino all'esecuzione dell'ultimo tentativo previsto.
Come si è già anticipato, l'apparato 1 consegue lo scopo prefissato, in quanto assicura modalità ottimali di smaltimento di involucri A pieni di sostanze di varia natura, separando completamente, nelle modalità illustrate, l'involucro A dalle sostanze inizialmente contenute al suo interno.
Più in dettaglio, l'apparato 1 non si limita a forzare lo svuotamento degli involucri A, come fanno le soluzioni note che forano gli involucri A o vi praticano qualche taglio. Infatti, la cooperazione tra lame 9 e coltelli 11 e/o tra lame 9 effettua una riduzione volumetrica (una sorta di triturazione o macinazione) dell'involucro A svuotato. Tale trattamento assicura lo svuotamento totale dell'involucro A e la separazione completa dei residui dalle sostanze che inizialmente conteneva; peraltro, i residui possono essere facilmente e totalmente igienizzati.
Danneggiando semplicemente l'involucro A tramite foratura o taglio, secondo modalità note, l'involucro A mantiene comunque parzialmente la sua forma originale, impedendo di fatto l'igienizzazione completa dello stesso e consentendo solo un parziale svuotamento delle sostanze organiche. Al contrario riducendo a brandelli l'involucro A svuotato, come appunto ottenuto con l'apparato 1, si ha la garanzia di un completo svuotamento e la possibilità di trattare con il detergente/igienizzante tutta la superficie dell'involucro A sminuzzato.
Tutto questo avviene all'interno di un ambiente chiuso e schermato, senza quindi esporre a rischi gli addetti coinvolti.
La possibilità di eseguire tentativi di sblocco, in caso di rallentamenti indicanti uno "sforzo" degli alberi 10, scongiura fermi e danni a seguito di usi impropri dell'apparato 1 stesso.
Da ultimo, si osservi come l'apparato 1 sia composto da una pluralità di moduli funzionali reciprocamente cooperanti (la tramoggia 6, il gruppo di taglio 4, il gruppo di smistamento 14, il contenitore 19, il dispositivo 20, l'unità 22, eccetera) ma distinti. Ognuno di essi può essere sostituito in caso di guasti o per riconfigurare l'apparato 1, lasciando sostanzialmente inalterati gli altri. Ciò rende l'apparato 1 estremamente versatile e appunto facilmente riconfigurabile in funzione delle specifiche esigenze del cliente, agevolando nel contempo gli interventi di manutenzione programmata o straordinaria.
Il trovato, così concepito, è suscettibile di numerose modifiche e varianti tutte rientranti nell'ambito del concetto inventivo; inoltre, tutti i dettagli potranno essere sostituiti da altri elementi tecnicamente equivalenti.
Negli esempi di realizzazione illustrati singole caratteristiche, riportate in relazione a specifici esempi, potranno essere in realtà sostituite con altre diverse caratteristiche, esistenti in altri esempi di realizzazione.
In pratica i materiali impiegati, nonché le dimensioni, potranno essere qualsiasi secondo le esigenze e lo stato della tecnica.

Claims (10)

  1. R I V E N D I C A Z I O N I 1. Apparato di smaltimento, comprendente un guscio (2) munito di almeno una bocca (3) di carico, per l'introduzione di almeno un involucro (A) riempito con almeno una sostanza almeno parzialmente fluida, e un gruppo di taglio (4), interno a detto guscio (2) e dotato di mezzi di taglio dell'involucro (A), per la conseguente fuoriuscita della sostanza, caratterizzato dal fatto che detto gruppo di taglio (4) comprende una camera (5) almeno parzialmente schermata alloggiante detti mezzi di taglio e posta operativamente in comunicazione con detta bocca (3) di carico, detti mezzi di taglio comprendendo almeno un pacco di lame (9), solidalmente montate su almeno un albero (10) rotante all'interno di detta camera (5) e distribuite in serie lungo l'asse longitudinale di detto albero (10), detti mezzi comprendendo almeno un set di coltelli (11), rigidamente fissati a detta camera (5) e a due a due almeno parzialmente intervallati da rispettive dette lame (9), dette lame (9) e detti coltelli (11) cooperando per il taglio dell'involucro (A) introdotto in detta camera (5).
  2. 2. Apparato di smaltimento, secondo la rivendicazione 1, caratterizzato dal fatto che detti mezzi comprendono almeno due detti alberi (10), preferibilmente contro-rotanti, reciprocamente paralleli e presentanti rispettivi pacchi di dette lame (9), nella regione di spazio compresa tra detti alberi (10) almeno alcune di dette lame (9) montate su uno di detti alberi (10) essendo a due a due almeno parzialmente intervallate da rispettive dette lame (9) montate sull'altro di detti alberi (10), e viceversa, detti mezzi comprendendo due set di detti coltelli (11), solidalmente fissati a parti opposte di detta camera (5), i detti coltelli (11) di ciascuno di detti set essendo a due a due almeno parzialmente intervallati da rispettive dette lame (9) montate su un corrispondente detto albero (10).
  3. 3. Apparato di smaltimento, secondo la rivendicazione 1 o la 2, caratterizzato dal fatto che una superficie di delimitazione di detta camera (5) è almeno parzialmente costituita da un vaglio (12) presentante fori (13) di uscita di dimensioni predefinite, per il consenso all'evacuazione da detta camera (5) dei soli residui dell'involucro (A) tagliato aventi dimensioni inferiori a quelle di detti fori (13).
  4. 4. Apparato di smaltimento, secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che ciascuna di dette lame (9) è costituita da un corpo appiattito avente sagoma sostanzialmente ad "S" e comprendente due porzioni (9a) sostanzialmente semicircolari reciprocamente sfalsate e raccordate con rispettive anse (9b).
  5. 5. Apparato di smaltimento, secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto che ciascuno di detti coltelli (11) è costituito da una piastra sagomata, avente un bordo rettilineo (11a), fissato a detta camera (5), e, da parte opposta, un bordo mistilineo (11b), cooperante con dette lame (9) per il taglio dell'involucro (A) introdotto in detta camera (5).
  6. 6. Apparato di smaltimento, secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto di comprendere un gruppo di smistamento (14), posto operativamente a valle di detto gruppo di taglio (4), per la completa separazione dei residui dell'involucro (A) tagliato in detto camera (5) dalle sostanze inizialmente contenute nell'involucro (A).
  7. 7. Apparato di smaltimento, secondo la rivendicazione 6, caratterizzato dal fatto che detto gruppo di smistamento (14) comprende una lamiera forata (15), posta lungo una traiettoria di evacuazione dei residui dell'involucro (A) tagliato e delle sostanze inizialmente contenute nell'involucro (A), per il consenso al trafilamento delle sostanze inizialmente contenute nell'involucro (A) e il loro conseguente convogliamento verso una prima area di raccolta, i residui trattenuti da detta lamiera (15) essendo convogliati verso una seconda area di raccolta, distinta da detta prima area.
  8. 8. Apparato di smaltimento, secondo la rivendicazione 7, caratterizzato dal fatto che la superficie di detta lamiera (15) rivolta verso detto gruppo di taglio (4) è ciclicamente spazzata da almeno una paletta (16), per il convogliamento ottimale dei residui verso detta seconda area di raccolta.
  9. 9. Apparato, secondo una o più delle rivendicazioni 6-8, caratterizzato dal fatto di comprendere almeno un contenitore (19) di raccolta dei residui dell'involucro (A) tagliato, collocato all'interno di detto guscio (2) e posto operativamente a valle di detto gruppo di smistamento (14), a valle di detto gruppo di smistamento (14) essendo collocato uno a scelta tra un serbatoio di raccolta delle sostanze inizialmente contenute nell'involucro (A) e un dispositivo di evacuazione (20), azionato da una rispettiva pompa e munito di un collettore (21) allacciabile alla rete fognaria, per lo smaltimento automatico delle sostanze inizialmente contenute nell'involucro (A).
  10. 10. Apparato di smaltimento, secondo una o più delle rivendicazioni precedenti, caratterizzato dal fatto di comprendere un sensore di misura anche indiretta della velocità di rotazione di detto almeno un albero (10), detto sensore di misura essendo asservito ad una unità elettronica (22) di controllo e gestione di detto almeno un albero (10), dotata di istruzioni per il confronto della velocità di rotazione rilevata da detto sensore di misura con un valore di velocità nominale e per l'inversione temporanea del verso di rotazione di detto albero (10) in caso di eventuali rallentamenti di detto almeno un albero (10).
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