IT201800021070A1 - Impianto per produzione di infusi a base acquosa perfezionato. - Google Patents

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IT201800021070A1
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infusion
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Mauro Parrini
Ajeyudu Pathuri
Robert Anthony Jones
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Simonelli Group Spa
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  • Food Science & Technology (AREA)
  • Agricultural Chemicals And Associated Chemicals (AREA)

Description

DESCRIZIONE
a corredo di una domanda di brevetto per invenzione industriale avente per titolo:
“IMPIANTO PER PRODUZIONE DI INFUSI A BASE ACQUOSA PERFEZIONATO”.
TESTO DELLA DESCRIZIONE
La presente domanda di brevetto per invenzione industriale ha per oggetto un impianto per la produzione di infusi a base acquosa.
Il settore di riferimento nel quale è stata concepita l’invenzione oggetto del presente brevetto è quello degli infusi a base acquosa, in particolare infusi al caffè.
Si precisa sin da subito che nella presente domanda di brevetto, con il termine infuso si intende una bevanda ottenuta mediante la percolazione di acqua in pressione, più o meno calda, attraverso una sostanza contenuta in un vano; detta sostanza può eventualmente essere confezionata in un involucro o in una capsula.
L’invenzione è nata affrontando i limiti tecnici che affliggono le macchine da caffè professionali, destinate a trovare impiego in locali aperti a pubblico, quali bar, ristoranti e simili; in ogni caso i problemi tecnici affrontati si presentano a prescindere dalla destinazione d’uso degli impianti installati in dette macchine, pertanto l’impianto secondo il trovato può trovare applicazioni in altre macchine per la produzioni di bevande a base acquosa quali tea o tisane, risolvendo i medesimi problemi tecnici che verranno qui di seguito descritti.
Nella presente domanda di brevetto si stabilisce che: - con il termine “infuso” si intende la miscela a base acquosa;
- con il termine “sostanza” da infondere si intende la sostanza in granuli, polvere, o chicchi, la quale è destinata ad essere attraversata da acqua
- con il termine “percolazione” si intende l’attraversamento della sostanza da infondere da parte di un fluido, nella fattispecie acqua, al fine di sciogliere le sostanze contenute nella sostanza in detto fluido, ottenendo così l’infuso.
Esistono diversi tipi di impianti per la produzione di infusi, essendosi su di essi sbizzarrita la fantasia di inventori e costruttori.
Nonostante la grande varietà, ogni impianto della tecnica nota comprende:
- un condotto, il quale è destinato ad essere attraversato da acqua;
- un dispositivo riscaldante, disposto lungo detto condotto;
- un vano, dislocato a valle di detto condotto e in comunicazione di fluido con detto condotto; il vano è destinato a contenere la sostanza dalla quale estrarre i componenti che vanno a formare la bevanda ed è destinato ad essere attraversato da acqua;
- un ugello disposto a valle di detto secondo condotto;
- una pompa per pompare l’acqua lungo l’impianto. Dunque l’acqua scorre lungo il condotto, viene riscaldata mediante il dispositivo riscaldante e infine attraversa il vano e la sostanza da infondere, estraendone così i componenti.
Solitamente, al di sotto di tale ugello viene disposto un contenitore (bicchiere, tazzina, tazza e simili), che permette di poter raccogliere e in seguito bere con facilità l’infuso che fuoriesce da detto ugello.
L’infuso al caffè, come noto, è una bevanda che viene consumata ogni giorno da un elevato numero di utenti nel mondo.
Questo grande consumo, ha spinto i produttori di infusi a modificare sia parametri quantitativi e qualitativi della sostanza da infondere che il modo in cui l’acqua attraversa la sostanza, in modo tale da poter ottenere un caffè estremamente piacevole da bere.
Le variabili tenute in considerazione per modificare le proprietà e le caratteristiche di tali infusi sono molteplici:
- specie botanica;
- pratiche di lavorazione post-raccolta e di essiccazione dei chicchi del caffè;
- conservazione dei chicchi di caffè;
- processo di tostatura;
- la granulometria della caffè,
- la velocità del flusso con cui l’acqua attraversa il vano nel quale è presente il caffè;
- la pressione con cui l’acqua viene erogata
- il tempo di estrazione, ovvero il tempo totale in cui l’acqua viene fatta passare attraverso il caffè;
- la temperatura con la quale l’acqua attraversa il vano nel quale è presente il caffè;
- la quantità di acqua e di sostanza da infondere - la forma del vano
- pressatura della sostanza all’interno del vano che alloggia il caffè e che è destinato ad essere attraversata dall’acqua.
Bilanciando e controllando tali variabili si può modificare l’aroma e il gusto dell’infuso al caffè.
Dunque, per ottenere un infuso al caffè avente un aroma e un gusto piacevole, bisogna sempre tener sotto controllo un notevole e complesso numero di variabili.
Il controllo e il bilanciamento di tale moltitudine di variabili, al fine di ottenere un infuso al caffè di buona qualità e di buon gusto, risulta essere estremamente complesso.
L’inventore ha anche voluto affrontare il problema relativo alla variazione del gusto dell’infuso nel tempo, a partire dal gusto dell’infuso appena ottenuto da un impianto secondo la tecnica nota.
A quest’ultimo proposito, sempre con riferimento ad un infuso al caffè, anche bilanciando in maniera ottimale le variabili precedentemente dette, detto infuso presenta un gusto che tende ad ossidarsi mano a mano che esso si raffredda, al punto tale da risultare sgradevole al palato.
Questa variazione di gusto è dovuta a fenomeni di ossidazione che sono indirettamente causati dalla presenza di cariche positive come gli ioni liberi di idrogeni H+ nell’infuso finale. Infatti l’ossigeno che è presente nell’aria, ricco di elettroni, può essere attratto da tali cariche positive dell’infuso e creare legami con esse generando così l’ossidazione del caffè e facendo assumere all’infuso tale gusto sgradevole.
Le variabili controllate dalla macchina per modificare il gusto dell’infuso al caffè riguardano la qualità del caffè utilizzato e la modalità con cui viene fatta passare l’acqua attraverso il vano in cui è disposto il caffè, e le proprietà dell’acqua utilizzata, dato che l’infuso finale ottenuto contiene più del 90-95% di acqua in funzione del tipo di estrazione Più precisamente fino ad oggi la qualità dell’acqua viene controllata da sistemi di trattamento dell’acqua installati a monte della macchina. Tali sistemi producono un’acqua con caratteristiche chimico-fisiche stabili dall’inizio alla fine dell’estrazione.
Scopo della presente invenzione è quello di ideare un impianto per infusi che permetta di ottimizzare la tecnica di infusione variando le caratteristiche chimico-fisiche dell’acqua durante il processo di estrazione in maniera dinamica. Modificando le caratteristiche fisico-chimiche dell’acqua in maniera dinamica durante la fase di estrazione, si riesce a variare il potere estrattivo del solvente (acqua) e di conseguenza le sostanze che vengono disciolte nell’infuso, rendendolo più bilanciato.
Ulteriore scopo della presente invenzione è quello di ideare un impianto che, oltre a soddisfare lo scopo sopradetto, sia semplice ed economico da realizzare e da gestire in termini di manutenzione e assistenza.
Altro scopo della presente invenzione è quello di ideare un impianto che permetta di ottenere un infuso, che abbia lo stesso gusto sia se bevuto caldo che se bevuto freddo.
Ultimo scopo della presente invenzione è quello di ideare un impianto per la produzione di infusi, il quale sia estremamente semplice da utilizzare ed il quale permetta di correggere parametri non perfettamente bilanciati nella materia prima (sostanza da infondere).
Questi scopi sono raggiunti in accordo all’invenzione con le caratteristiche elencate nell’annessa rivendicazione indipendente 1.
Realizzazioni vantaggiose appaiono dalle rivendicazioni dipendenti.
L’impianto per la produzione di infusi secondo l’invenzione è definito dalla rivendicazione 1.
Per maggior chiarezza esplicativa, la descrizione dell’impianto per la produzione di infusi a base acquosa secondo l’invenzione prosegue con riferimento alle tavole di disegno allegate, aventi solo valore illustrativo e non limitativo, dove:
- la Fig. 1 è una vista schematica dell’impianto secondo l’invenzione in una prima forma realizzativa;
- la Fig. 2 è una vista schematica dell’impianto secondo l’invenzione in una seconda forma realizzativa. Con riferimento alle Figg. 1 e 2, un impianto per la produzione di infusi a base acquosa secondo l’invenzione è indicato complessivamente con il numero di riferimento (100).
L’impianto (100) secondo l’invenzione comprende un primo condotto (1), destinato ad essere attraversato da acqua, e un dispositivo riscaldante (6), dislocato lungo il primo condotto (1).
Il primo condotto (1) comprende un primo tratto (11), dislocato a monte del dispositivo riscaldante (6), e un secondo tratto (12), dislocato a valle di detto dispositivo riscaldante (6).
Preferibilmente, come mostrato nelle figure allegate, il dispositivo riscaldante (6) consiste in uno scambiatore di calore disposto all’interno di un boiler o di un boiler dedicato, il quale alloggia una porzione del primo condotto (1).
L’acqua che passa attraverso il primo condotto (1) viene riscaldata mediante il calore ceduto dall’acqua disposta sul boiler, la quale a sua volta è riscaldata dallo scambiatore di calore o dal boiler stesso.
L’impianto (100) comprende altresì un vano (3) dislocato a valle del secondo tratto (12) del primo condotto (1), in comunicazione di fluido con il secondo tratto (12).
Il vano (3) è destinato a contenere una sostanza da infondere.
Si precisa che con il termine vano (3) si intende sia una sede sagomata adatta ad accogliere una capsula contente la sostanza da infondere, che una camera di estrazione definita dall’accoppiamento di un comune gruppo erogatore della tecnica nota e di un portafiltro secondo la tecnica nota.
Come noto, nelle macchine da caffè, detto portafiltro si coniuga con la bocca del gruppo erogatore tramite un tipico accoppiamento a baionetta definendo così la camera di estrazione, la quale è destinata ad alloggiare la sostanza da infondere. Nelle macchine da caffè “superautomatiche” il gruppo erogatore è un sistema elettromeccanico che incorpora la camera di estrazione ed eroga automaticamente l’infuso senza interventi da parte dell’operatore.
L’impianto (100) comprende altresì un secondo condotto (2), che è disposto a valle del vano (3) e che è comunicante con detto vano (3).
Il secondo condotto (2) è destinato ad essere attraversato dall’infuso, il quale è ottenuto dalla percolazione dell’acqua attraverso la sostanza contenuta nel vano (3).
Il secondo condotto (2) comprende due estremità (21, 22), di cui una prima estremità (21), collegata idraulicamente a detto vano (3), e una seconda estremità (22) che comprende un ugello (U) dal quale è destinato a fuoriuscire detto infuso.
Alternativamente, il secondo condotto (2) può essere munito di due o più ugelli (U).
L’impianto (100) è munito di una pompa, atta a far circolare l’acqua all’interno di detto impianto (100) altresì la circolazione può essere a gravità.
Si precisa che l’acqua, che attraversa l’impianto (100), può essere prelevata direttamente da un impianto idraulico esterno, o può essere prelevata da un vano di alimentazione disposto a monte di detto primo condotto (1).
Con particolare riferimento alle Figg. 1 e 2, l’impianto (100) ha come peculiarità quella di comprendere un gruppo (G), il quale comprende almeno due elettrodi di cui un catodo (4) e un anodo (5), i quali sono atti a generare un campo elettrico.
Il gruppo (G) può essere dislocato sia lungo detto primo condotto (1) che in detto secondo condotto (2).
In particolare, con riferimento alla Fig. 1, il gruppo (G) è dislocato lungo detto secondo tratto (12) del primo condotto (1), mentre il gruppo (G) è dislocato lungo detto secondo condotto (2), come evidenziato in Fig.2.
Anche se non mostrato nelle figure allegate, il gruppo (G) può altresì essere posizionato lungo il primo tratto (11) del primo condotto (1).
Sia in Fig. 1 che in Fig. 2, l’anodo (5) e il catodo (4) del gruppo (G) sono disposti all’interno del condotto (1, 2) e dunque sono direttamente a contatto con l’acqua che attraversa il condotto (1, 2).
Alternativamente, l’anodo (5) e il catodo (4) possono essere disposti all’esterno del condotto (1, 2).
Preferibilmente l’anodo (5) e il catodo (4) sono disposti in porzioni diametralmente opposte del condotto (1, 2).
Anche se nelle figure allegate è mostrato il gruppo (G) che comprende un solo catodo (4) e un solo anodo (5), il gruppo (G) può comprendere una pluralità di catodi (4) e di anodi (5), i quali possono essere disposti sia in serie che in parallelo lungo il condotto (1, 2).
L’impianto (100) è munito inoltre di mezzi di alimentazione per detto gruppo (G).
In particolare, nella forma realizzativa mostrata nelle Figg. 1 e 2, i mezzi di alimentazione (A) per detto gruppo (G) consistono in una batteria o in alternativa un alimentatore.
Vantaggiosamente, l’impianto (100) comprende un interruttore (E), nella fattispecie un (relé), il quale interposto tra detta batteria e detto gruppo. L’interruttore (E) attiva e disattiva l’alimentazione a detto gruppo (G) e dunque stabilisce la presenza o meno di un campo elettrico tra detto anodo (5) e detto catodo (4).
L’interruttore (E) può essere sia gestito manualmente da un utente che da un sistema di controllo opportunamente programmato.
La presenza del gruppo (G), comprendente il catodo (4) e l’anodo (5), permette di controllare i parametri fisico-chimici dell’acqua che attraversa i condotti (1, 2) tra cui il ph e le caratteristiche fisico/chimiche dell’infuso che fuoriesce da detto ugello (U).
E’ noto che l’acqua proveniente da impianti idraulici esterni o contenuta in bottiglie è una soluzione acquosa che comprende:
- particelle cariche positivamente;
- particelle cariche negativamente;
- minerali in soluzione;
- ioni carichi positivamente;
- ioni carichi negativamente.
Tali sostanze conferiscono alla soluzione acquosa proprietà conduttive.
Attivando il gruppo (G), mediante l’interruttore (E) l’anodo (5), carico positivamente, attrae gli ioni negativi e le particelle e i minerali carichi negativamente, mentre il catodo (4), carico negativamente, attrae gli ioni positivi e le particelle e i minerali carichi positivamente.
Durante lo scorrimento del fluido (acqua o infuso a seconda di dove è posizionato il gruppo (G)) lungo il condotto (1, 2), ioni positivi, atomi di H+, o altri atomi carichi positivamente vengono trattenuti da detto anodo (5), mentre gli ioni negativi e altri atomi carichi negativamente vengono attratti da detto catodo (4), così che il fluido che scorre a valle del gruppo (G) risulti modificato nella concentrazione di cariche positive e cariche negative.
Scollegando i mezzi di alimentazione (A) vi è il rilascio di tali cariche, le quali vengono così trasportate verso il vano (3) e dunque possono entrare in contatto con la sostanza da infondere.
Attivando e disattivando il gruppo (G) durante l’operazione di estrazione e infusione si possono controllare le caratteristiche fisico-chimiche della soluzione acquosa e dunque la quantità di cariche, in particolare di H+, che vanno a contatto con la sostanza da infondere.
L’impianto (100) siffatto dunque, permette di controllare l’acidità, il gusto e il corpo dell’infuso indipendentemente dagli altri parametri quali ad esempio tostatura della sostanza, granulometria della sostanza, temperatura dell’acqua e pressione dell’acqua.
In altre parole l’impianto (100) siffatto permette di modulare le caratteristiche dell’acqua al fine di migliorare la procedura di infusione e dunque di migliorare la qualità, l’aroma e il gusto dell’infuso finale.
Più precisamente l’impianto (100) permette di regolare il la quantità di ioni che attraversano la sostanza da infondere durante il processo di infusione.
Come noto, durante il processo di infusione, una volta che l’acqua è a contatto con la sostanza, essa inizia ad estrarre i vari composti (acidi, zuccheri, fibre, proteine e grassi).
L’acqua estrae i diversi composti in questo ordine temporale: prima le sostanze idrosolubili (zuccheri, sostanze polari), poi proteine, grassi, e fibre. Gli acidi in quantità eccessiva possono dare gusto aspro all’infuso finale, gli zuccheri un gusto dolce, mentre caffeina, acidi clorogenici, derivanti delle proteine un gusto amaro.
In base all’istante in cui viene terminato il processo di infusione, l’infuso assumerà un gusto differente in funzione della quantità dei componenti anzidetti.
La modulazione del ph durante il procedimento di infusione e dunque la modulazione degli ioni permette di poter intrappolare inizialmente detti ioni nel gruppo (G) per poi liberarli in modo tale da estrarre una maggior quantità di sostanze, rendendo così l’infuso più gradevole e più gustoso.
Ostacolando il passaggio di cariche e ioni, durante la fase iniziale del procedimento di estrazione (infusione), viene ridotta la presenza di acidi nell’infuso finale e dunque l’infuso assumerà un gusto meno acido, più bilanciato senza estrarre l’aspro.
Inoltre, tale minima presenza di ioni liberi nell’infuso finale, riduce i fenomeni di ossidazione che avvengono durante il raffreddamento dell’infuso. In tal modo il gusto e l’aroma dell’infuso è pressoché simile al gusto e l’aroma dell’infuso da caldo.
Qui di seguito sono riportate una serie di tabelle comparative, le quali comparano proprietà chimiche di un infuso ottenuto mediante l’impianto (100) secondo l’invenzione e un infuso ottenuto mediante l’utilizzo di un impianto secondo la tecnica nota.
La tabella 1 mostra, con una serie di prove sperimentali, la variazione del ph di un infuso al caffè da caldo a freddo, utilizzando l’impianto (100) secondo l’invenzione avente il gruppo (G) disposto in detto secondo tratto (12) del primo condotto (1). In tali prove, il gruppo (G) è mantenuto attivo per i primi 7 secondi del processo di infusione.
La tabella 2 mostra, con una serie di prove sperimentali, la variazione del ph di un infuso al caffè da caldo a freddo, utilizzando un impianto secondo la tecnica nota.
Sia per le prove della tabella 1 che per le prove mostrate nella tabella 2, sono state utilizzate le seguenti specifiche:
- ph acqua in ingresso all’impianto di 7.6
- caffè arabica 100%
- tempo di infusione 22 secondi
- q.tà di caffè pari a 14 grammi.
La tabella 3 mostra, con una serie di prove sperimentali, la variazione del ph di un infuso al caffè da caldo a freddo, utilizzando l’impianto (100) secondo l’invenzione avente il gruppo (G) disposto in detto secondo condotto (2). Per tali prove sperimentali il gruppo (G) è mantenuto attivo per i primi 7 secondi dell’operazione di infusione.
La tabella 4 mostra, con una serie di prove sperimentali, la variazione del ph di un infuso al caffè da caldo a freddo, utilizzando un impianto secondo la tecnica nota.
Sia per le prove della tabella 3 che per le prove mostrate nella tabella 4, sono state utilizzate le seguenti specifiche:
- ph acqua in ingresso all’impianto di 7.6
- caffè arabica 100%
- tempo di infusione 27 secondi
- q.tà di caffè pari a 14 grammi.
TABELLA 1 (Impianto secondo l’invenzione, gruppo (G) disposto nel primo condotto (1) e attivo per i primi 7 secondi di infusione).
TABELLA 2 (Impianto secondo tecnica nota)
TABELLA 3 (Impianto secondo l’invenzione, gruppo (G) disposto nel secondo condotto e attivo per i primi 7 secondi di infusione).
TABELLA 4 (Impianto secondo la tecnica nota)
Dai risultati ottenuti si rileva che l’infuso ottenuto mediante l’impianto (100) secondo l’invenzione ha, nel tempo, una variazione di ph minore rispetto ad un infuso ottenuto da un impianto secondo la tecnica nota. Questo implica che l’impianto (100) siffatto, permette di ottenere un infuso in cui avvengono minori processi di ossidazione e che dunque l’infuso mantiene il suo gusto anche dopo essersi raffreddato.
Inoltre, da ulteriori test sperimentali si è appurato che l’impianto (100) secondo l’invenzione permette altresì di ottenere un infuso avente una maggiore quantità di sostanze solubili disciolte, rispetto ad un infuso ottenuto mediante l’utilizzo di un impianto della tecnica nota.
La quantità di sostanza solubile disciolta in un infuso viene calcolata mediante un parametro TDS (total dissolved solids).
In altre parole, in base ai test effettuati, il TDS di un infuso ottenuto mediante l’utilizzo dell’impianto (100) secondo l’invenzione è all’incirca di 7.34, mentre il TDS di un infuso ottenuto mediante l’utilizzo di un impianto secondo la tecnica nota è all’incirca di 7.10.
Dunque vi è un aumento del TDS di 0.24 utilizzando l’impianto (100) secondo l’invenzione. La variazione di TDS influenza il corpo e il gusto dell’infuso finale. Più precisamente l’aumento del TDS comporta un miglioramento del gusto e del corpo dell’infuso.
Qui di seguito vengono mostrati altri test, i quali mostrano come effettivamente attraverso l’ausilio dell’impianto (100) secondo l’invenzione possono essere modulati diversi parametri chimico-fisici della bevanda al caffè.
I test sono stati effettuati su due tipologie di caffè differenti: Kenya e Modoetia.
Per ogni tipologia di caffè è sono stati effettuati quattro prove:
- una prima prova in cui il gruppo (G) rimane spento per tutto il tempo di estrazione della bevanda;
- una seconda prova in cui il gruppo (G) viene mantenuto attivo per i primi 5 secondi di estrazione della bevanda;
- una terza prova in cui il gruppo (G) viene attivato 5 secondi dopo l’inizio dell’estrazione e viene mantenuto attivo per 5 secondi;
- una quarta prova in cui il gruppo (G) viene attivato 10 secondi dopo l’inizio dell’estrazione e viene mantenuto attivo per 5 secondi.
I valori chimici che sono stati analizzati dalle prove effettuate sono:
- la concentrazione di 5-CQA espressa in (mg<-1>); - la concentrazione di caffeina espressa in (mg<-1>); - la concentrazione di TRIGONELLINA espressa in (mg<-1>);
- la concentrazione di 3-CQA espressa in (mg<-1>); I risultati di tali test sono riassunti nelle seguenti tabelle:
TABELLA 5 (concentrazione 5-CQA)
TABELLA 6 (concentrazione caffeina)
TABELLA 7 (concentrazione TRIGONELLINA)
TABELLA 8 (concentrazione 3-CQA)
Con riferimento alle Tabelle 5, 6, 7 e 8 si può notare come effettivamente l’impianto (100) secondo il trovato in base alle tempistiche di attivazione e disattivazione del gruppo (G) riesce a variare le caratteristiche chimico-fisiche dell’acqua durante il processo di estrazione. Facendo riferimento alla Tabella 6, sia per la tipologia di caffè Kenya che per il Modoetia si ottiene un massimo di concentrazione di caffeina se il gruppo (G) viene attivato 10 secondi dopo l’inizio dell’estrazione e viene mantenuto attivo per 5 secondi (quarta prova).
Le Tabelle 5 e 8, mostrano le concentrazioni del 3-CQA e di 5-CQA, le quali sono sostanze che fanno parte della famiglia degli acidi clorogenici, i quali danno all’infuso finale al caffè un sapore amaro. Utilizzando la tipologia di caffè Kenya si ottiene concentrazioni massime di 3-CQA e di 5-CQA, attivando il gruppo (G) dopo 5 secondi dall’inizio del processo di estrazione (terza prova). Utilizzando la tipologia di caffè Modoetia invece si ottiene concentrazioni massime di 3-CQA e di 5-CQA se il gruppo (G) viene attivato 10 secondi dopo l’inizio dell’estrazione e viene mantenuto attivo per 5 secondi (quarta prova).
Quindi mantenendo attivo il gruppo (G) per un tempo predefinito si può far variare il sapore dell’infuso finale, che può essere più o meno amaro in base alla presenza di più o meno acidi clorogenici.
Dunque si può effettivamente constatare come, mediante l’utilizzo dell’impianto (100) secondo l’invenzione, si può variare le caratteristiche chimico-fisiche dell’acqua durante il processo di estrazione (infusione) in maniera dinamica. Di conseguenza con l’impianto (100) si può variare la concentrazione di sostanze disciolte nell’infuso, le quali ne influenzano il sapore e il gusto.
Alla presente forma di realizzazione dell’invenzione possono essere apportate numerose variazioni e modifiche di dettaglio, alla portata di un tecnico del ramo, rientranti comunque entro l’ambito dell’invenzione espresso dalle rivendicazioni annesse.

Claims (10)

  1. RIVENDICAZIONI 1) Impianto (100) per la produzione di infusi a base acquosa; detto impianto (100) comprendendo: - un dispositivo riscaldante (6); - un primo condotto (1) destinato ad essere attraversato da acqua; detto dispositivo riscaldante (6) essendo dislocato lungo detto primo condotto (1); detto primo condotto (1) avendo un primo tratto (11), dislocato a monte del dispositivo riscaldante (6), e un secondo tratto (12), dislocato a valle di detto dispositivo riscaldante (6); - un vano (3) dislocato a valle di detto secondo tratto (12) del primo condotto (1) ed in comunicazione di fluido con detto secondo tratto (12); detto vano (3) essendo destinato a contenere una sostanza da infondere; - un secondo condotto (2), che è disposto a valle del vano (3) e che è comunicante con detto vano (3); detto secondo condotto (2) essendo destinato ad essere attraversato da detto infuso; detto secondo condotto (2) comprendendo almeno un ugello (U) dal quale è destinata ad uscire detta miscela; impianto (100) caratterizzato per il fatto di comprendere un gruppo (G) comprendente almeno un catodo (4) e almeno un anodo (5); detto gruppo (G) essendo dislocato lungo uno di detti condotti (1, 2); detto impianto (100) comprendendo mezzi di alimentazione (A) di detto gruppo (G).
  2. 2) Impianto (100) secondo la rivendicazione 1, in cui detto gruppo (G) è dislocato lungo detto primo tratto (11) di detto primo condotto (1).
  3. 3) Impianto (100) secondo la rivendicazione 1, in cui detto gruppo (G) è dislocato lungo detto secondo tratto (12) di detto primo condotto (1).
  4. 4) Impianto (100) secondo la rivendicazione 1, in cui detto gruppo (G) è dislocato lungo detto secondo condotto (2).
  5. 5) Impianto (100) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, in cui detto anodo (5) e detto catodo (4) del gruppo (G) sono disposti all’interno del condotto (1, 2).
  6. 6) Impianto (100) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni da 1 a 4, in cui detto anodo (5) e detto catodo (4) sono disposti all’esterno di detto condotto (1, 2).
  7. 7) Impianto (100) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni da 1 a 4, comprendente una pluralità di anodi (5) e una pluralità di catodi (4) disposti in serie o in parallelo.
  8. 8) Impianto (100) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti in cui, detto anodo (5) e detto catodo (4) sono disposti in porzioni diametralmente opposte del condotto (1, 2).
  9. 9) Impianto (100) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, comprendente un interruttore (E) interposto tra detti mezzi di alimentazione (A) e detto gruppo (G); detto interruttore (E) essendo atto ad attivare e disattivare l’alimentazione a detto gruppo (G).
  10. 10) Impianto (100) secondo una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, in cui detti mezzi di alimentazione (A) comprendono una batteria o alimentatore.
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Citations (2)

* Cited by examiner, † Cited by third party
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US20150203378A1 (en) * 2012-05-08 2015-07-23 Hanspeter Steffen Coffee machine comprising an electrolytic cell for producing basic water
US20160316956A1 (en) * 2013-12-31 2016-11-03 Koninkligke Philips N.V. Apparatus and method for controlling the taste of coffee, and a coffee maker comprising the apparatus

Patent Citations (2)

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