IT201800003903A1 - Nuovo tipo di protesi dentaria in peek a ricopertura o integrata nella dentizione residua - Google Patents

Nuovo tipo di protesi dentaria in peek a ricopertura o integrata nella dentizione residua Download PDF

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Ferdinando Zuddio
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Luigi Salvatore Sposato
Ferdinando Zuddio
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Description

Descrizione dell’invenzione industriale dal Titolo: Nuovo tipo di protesi dentaria in PEEK a ricopertura o integrata nella dentizione residua”
La presente invenzione ha per oggetto una nuova protesi dentaria in peek, il cui scopo è: il mantenimento dei denti naturali residui (parodontopatici e non), il cambiamento del profilo, il riposizionamento delle arcate dentarie su una classe dentaria favorevole, la modifica dell’estetica del viso e dei denti, il rialzo occlusale o di masticazione con miglioramento inoltre della forza fisica del paziente
I Parte -Lo stato della tecnica sino ad ora nota e problemi riscontrati
Durante la vita a causa di stress occlusali, parodontopatia, carie e perdita di denti, si verificano sui denti delle abrasioni e sventagliamento dei denti anteriori con perdita della dimensione verticale. I denti spesso, in questi casi, sono mobili e tendono a essere persi. I precontatti occlusali sono l’inizio di queste patologie che portano dopo anni a queste conseguenze. Un aspetto molto importante e forse tenuto poco in conto per vari motivi è quello della diminuzione della Dimensione Occlusale Verticale (D.O.V. o D.V.) che determina, tra l’altro, raccorciamento dei muscoli masticatori. Quando si deve esprimere la massima forza fisica di solito si serrano i denti, aumentando la pressione del sangue e la frequenza cardiaca per aumentare l’invio di ossigeno e zucchero ai muscoli coinvolti nello sforzo (eustress o stress buono), aumentando la performance muscolare. Se per qualche motivo c’è una diminuzione della dimensione verticale con raccorciamento dei muscoli masticatori anche la forza fisica viene a mancare. Il meccanismo di ciò è il seguente: i fusi neuromuscolari, che sono dei particolari recettori meccanici che si trovano dei muscoli striati del corpo umano, informano il cervello sulla lunghezza dei muscoli, ovvero se il muscolo è contratto o disteso. L'innervazione afferente al sistema nervoso centrale, con le informazioni sullo stato di contrazione o stiramento delle fibre muscolari (ovvero le informazioni che a livello cellulare partono dalle cellule del muscolo e vanno verso il cervello) parte quindi dal fuso neuro-muscolare che è costituito da terminazioni primarie e terminazioni secondarie. L 'allungamento del muscolo determina lo stiramento del fuso neuromuscolare in esso contenuto e questo a sua volta determina prima l allargamento dello spazio tra le terminazioni anulo-spirali (fibre primarie) e successivamente, se l'allungamento persiste, lo stiramento delle terminazioni a fiorame (fibre secondarie) che esita in un aumento della loro frequenza di scarica, cioè della frequenza dei potenziali d'azione generati. La frequenza di scarica è proporzionale alla velocità di allungamento del muscolo e si mantiene maggiore rispetto alle condizioni di riposo anche quando l'allungamento è terminato ma il muscolo si trova ad una lunghezza superiore a quella normale ma inferiore a quella registrata durante la fase di allungamento; in questo caso il fuso neuromuscolare si comporta come un recettore a lento adattamento (tonico). La frequenza di scarica si interrompe momentaneamente durante l'accorciamento del muscolo e torna ai livelli di riposo quando la lunghezza muscolare è tornata normale. La pausa è dovuta all'inattivazione dei canali ionici della membrana del fuso neuromuscolare. Questo succede per tutti i muscoli striati, masticatori compresi. Il muscolo a lunghezza normale ha una scarica che finisce nel sistema trigeminale; questa scarica è corretta in un muscolo normo disteso, mentre in un muscolo accorciato la scarica si riduce. E’ stato dimostrato che la stimolazione del trigemino da parte del fuso neuromuscolare allungato ha azione eccitatoria sul nervo vago del soggetto con importanti ricadute in senso positivo nel sistema del relax fisico e psichico. Vien da se che un accorciamento del fuso neuromuscolare per una perdita di dimensione verticale(D.V.) sia associata ad una diminuzione del relax del soggetto con aumento dello stress negativo o distress. Altri studi hanno dimostrato che la tolleranza clinica del sistema neuro-articolare rispetto alla variabilità tridimensionale dell’occlusione è buona nell’aumento di D.V e nella protusione (è il motivo per cui le abitudini viziate sono spesso procoretiche cioè in avanti), mentre sono scarsamente tollerate nella diminuzione della D.V. e per nulla tollerate nella lateralità destra e sinistra. Il riposizionamento della dimensione verticale con conseguente aumento della dimensione verticale è fatta ovviamente spesso nella protesi totale, mentre, e non se ne comprende bene il motivo, è scarsamente realizzata o per nulla realizzata nella protesi parziale e fissa dove si preferisce di solito protesizzare nel morso abituale o procoretico, con D.V. ridotta, tendente al dìstress e quindi a mantenere i disordini temporo-mandibolari(TMD) e quindi il bruxismo là dove presente. Il bruxismo, ovvero il digrignamento dei denti, è un meccanismo fisiologico nello scaricamento dello stress accumulato durante la giornata. Il paziente digrignando di notte scarica lo stress. Il non potere digrignare aumenta il rischio cardiovascolare. Tutte le protesizzazioni quindi devono mantenere la possibilità del paziente a bruxare, il rialzo della masticazione, in ogni caso, diminuendo il distress durante la giornata può diminuire la tendenza a digrignamento notturno. Dopo questo aspetto, un altro aspetto che va considerato e che di solito nella protesizzazione non è considerato è la perdita dei tessuti duri e molli di sostegno dei denti. Qualora sia necessario protesizzare la bocca e quindi utilizzare come elementi di un ponte denti che oltre alla abrasione dentaria hanno anche un allungamento della corona clinica, il primo approccio del dentista è la preparazione del dente già usurato con il suo incapsulamento o un rialzo in articolatore il più delle volte senza alcun riferimento clinico o diagnostico. Se infatti si rialzasse il morso, con un riferimento clinico o diagnostico, in questi casi diventerebbe difficile dare al dente una lunghezza fisiologica e normale. Facendo un esempio, se la fisiologica lunghezza di un incisivo centrale, facilmente deducibile dalla sua larghezza grazie alle leggi del Fibonacci ( sezione aurea) è di 12 mm e si ha una perdita di lunghezza del dente per abrasione di 3 mm, la protesizzazione con la limatura ed il rimpicciolimento del dente qualora questo sia pilastro di ponte, non dovrebbe interessare la superficie occlusale in quanto la limatura è già stata fatta, per così dire, dal paziente nel corso della sua vita. Se oltre che dalla abrasione il dente è interessato anche da uno scollettamento con rialzo conseguente della corona clinica, supponiamo di 3 mm, se da un lato preparando potremmo dare al dente un aspetto più congruo con la sezione aurea (il dente protesizzato infatti sarebbe di 12 mm) dall’altro si protesizzerà con un morso ribassato di 3 mm e quindi causa di distress masticatorio e fisico. La soluzione più logica rialzando il morso sarebbe quindi realizzare denti con una lunghezza di 15 mm (9 mm del dente residuo, 3 mm dello scollettamento e 3 mm dell’usura) che non è fisiologica e non risponderebbe ai dettami della sezione aurea. Per ovviare a questo, si dovrebbero realizzare, per assurdo, delle capsule cervicalmente di colore rosa gengiva’, brutte e non fisiologiche poiché i tessuti di sostegno perduti non si possono riportare sulle capsule dove si creerebbero dei sovra contorni orizzontali paurosi ed assurdi. La protesi fissa in questi casi, con la realizzazione dei famosi splintaggi circolari, è sicuramente ben venuta per evitare la perdita dell’elemento dentario ma non ricrea la forma ed il sostegno ai muscoli periorali che invece fa una bella gengiva che si può avere con una dentiera. Quando si realizza un circolare fìsso spesso il dentista combatte con queste problematiche e, quando i denti sono pochi, usurati e/o mobili, si preferisce l’avulsione degli elementi dentali residui con la sostituzioni di questi con impianti e la creazione di dentiere avvitate su impianti che ricreano “l’estetica rosa” ( all on four o all on six ). Qualche volta è anche possibile lasciare i denti residui sotto la protesi ( over denture), con o senza attacchi per scongiurare la perdita di osso residuo. Un altro aspetto da considerare è l’aspetto economico. Grandi riabilitazioni circolari fisse hanno un grosso costo non sostenibile dalla stragrande quantità della popolazione che quindi si rivolge verso protesizzazioni mobili parziali o a bloccaggi che hanno come effetto successivo il passaggio o alla protesi totale o alla protesi su impianti anche tipo all-on-four od all-on-six . In bocche distrutte dalla parodontopatia, vecchie, con magari pochi denti la tendenza dello stato dell'arte è, nella stragrande maggioranza dei casi, per come già anticipato, l'avulsione degli elementi dentari e la loro sostituzione con protesi, sia esse fisse, su denti od impianti ( là dove lo permettono le finanze del paziente) o protesi mobili parziali o totali. Per tanti motivi e non ultimi medico legali, là dove un mantenimento dell'elemento dentale non porti delle conseguenze anche sistemiche al paziente, è sempre meglio salvare il salvabile. Questo è particolarmente importante nei pazienti che assumono bifosfonati in cui alla fine si è arrivati alla conclusione, vista l’impossibilità di avellere i denti, di salvare anche le radici, canalizzandole e lasciandole in situ. Ogni caso dovrebbe essere considerato a se stante sempre nell'ottica che la vita media del paziente è di circa ottanta anni e che rifacimenti protesici, anche estesi, ogni dieci anni in media dovrebbero essere rifatti. L' aumento della dimensione verticale con il riallontanamento delle basi ossee mascellare e mandibolare, è possibile nella protesi circolare fissa ed in quella totale su edentulia con e senza impianti. Non è possibile aumentare la dimensione verticale nella protesi parziale. Il problema sta nel fatto che le protesi che riescono ad ottenere un aumento della dimensione verticale sono molto costose. Solo nella protesi totale, al paziente totalmente edentulo viene ridato un morso che è spesso aleatorio e trovato sulla base di metodiche cliniche e/o strumentali. L'idea delle protesi a ricopertura, fatti salvi gli ortotici in resina acrilica, è nata negli USA intorno al 2005 (Snap on smile ) ed è costruita in resina acetalica ed ha come scopo proprio il superamento dei canoni classici di protesizzazione che guarda più al lato funzionale e poi anche a quello estetico. Questa è una protesi economica e che riesce nell'intento di migliorare l'estetica, aumentare, là dove fosse necessario, la dimensione verticale e contestualmente dare una certa funzionalità. Questa protesi, attualmente viene realizzata in bocche con denti fissi.
II Parte - La nuova protesi in PEEK soluzione degli inconvenienti e dei problemi evidenziati nella parte I
Ecco quindi il passaggio logico conseguente: perché non realizzare, se la tecnologia ed i materiali ce lo permettono, una “ all-on-four o all on six” su denti naturali ricreando, protesizzando, oltre ai denti perduti ed alle parti di denti perduti, anche le gengive ed il morso e quindi la bocca nella sua interezza, sia funzionale che estetica, a prezzi più contenuti e che sia considerata come provvisorio propedeutico ad una protesizzazione su impianti? Ciò ora è possibile grazie all'idea dello splintaggio parodontale per fissare i denti mobili con barre in PEEK. Abbiamo pensato di ricorrere alla protesi adesiva realizzando degli splintaggi in PEEK in cui vengono riportate tutte le caratteristiche delle protesi combinate in metallo con le metodiche universalmente accettate. Utilizzando questa metodica si possono risolvere casi di difficile risoluzione anche a costi relativamente contenuti e sicuramente di rilevanza sociale. Questo tipo di metodica permette di protesizzare, dove altrimenti non si potrebbe, se non ricorrendo agli impianti. Va considerato che il paziente qualche volta non vuole sottoporsi all’implantologia e spesso non può per motivi economici. Per questo tipo di protesi nuova abbiamo scelto, per le sue caratteristiche peculiari, il PEEK come sottostruttura ed il composito o la resina come sovrastruttura. Il polietere etere chetone (PEEK) è un polimero termoplastico organico incolore della famiglia dei poliarileterchetoni (PAEK), utilizzati in applicazioni di ingegneria come tecnopolimero. PEEK è considerato un biomateriale avanzato usato in protesi mediche . Nel range della sua temperatura di fusione può essere lavorato con stampaggio ad iniezione o metodi di estrusione. Il PEEK é per sua natura ben adattabile ai compositi, ha delle caratteristiche simile all'osso umano e può essere facilmente incollato ai denti con cementi compositi. Considerato il materiale con cui questa nuova protesi viene costruita consideriamo anche il perché necessita. Questo nuovo tipo di protesi parte dal concetto che anche i denti ed il parodonto risentono dell'invecchiamento, delle malattie e dell'usura. Questo ha reso possibile la realizzazione di splintaggi con una barra con cui si possono tenere più a lungo i denti naturali ove conviene e su cui è possibile applicare degli attacchi che tengono “a mo’ “di combinata” la protesi e ne rendono impossibile il movimento. In questa maniera è possibile creare un mantenimento dei denti del paziente applicando protesi a ricopertura che danno non solo la protesizzazione del dente ma che ricreano anche l'osso di sostegno che si fosse perso o che non c’è per nulla, come nelle lievi terze classi dentali dove, rialzando il morso, si può riportare il paziente in una I classe dentale con notevole miglioramento funzionale ed estetico. Questo nuovo tipo di protesi dà al paziente la possibilità di non sottoporsi ad interventi di chirurgia maxillo-facciale o di differire l’intervento; inoltre hanno come caratteristica anche la relativa economicità e la possibilità di essere usate un domani come provvisori per una nuova protesi su overdenture e su impianti. Queste protesi possono essere considerate come dime che servono a dare al dentista l'idea del giusto posizionamento di eventuali impianti qualora si perdessero i denti già mobili ed a dare al clinico un'idea della giusta dimensione verticale e della occlusione del paziente. La nostra protesi viene realizzata tenendo come repere i denti naturali residui, con le metodiche cliniche abituali, con la possibilità del ritorno allo status quo arde, del lento adattamento in quanto le barre in PEEK sono poco visibili e non vanno in masticazione e quindi è improbabile creare una protesi gnatologicamente incongrua. E' importante sottolineare che nella bocca del paziente, una volta fatta la conservativa, avulso i denti che vanno avulsi e creato uno stato di salute orale igienicamente elevato, non viene toccato più nulla ed è quindi possibile ritornare allo status quo ante senza danni. Per la particolare struttura della protesi che ha un appoggio dentale lungo l’asse perpendicolare del dente ed anche un appoggio mucoso sulle selle edentule, non si creano forze dislocanti o trasversali che possono aggravare la mobilità dentale. Inoltre, una volta realizzata la protesi, il professionista può intervenire a studio direttamente per piccoli danni e per ribasature delle parti edentule utilizzando i compositi. E’ quindi una protesi che ha anche una notevole economicità nella gestione post consegna. La protesi non altera, quindi, in alcun modo lo stato iniziale del paziente, tranne che per il rialzo della dimensione verticale ed ha una buona economicità e può essere trasformata anche in una totale classica. Questa protesi ha come parte essenziale lo splintaggio sempre in PEEK degli elementi dentari residui. Tale metodica, oltre a garantire un enorme vantaggio riguardo alla durata dei denti, consente la realizzazione di schele trati in PEEK od in altri materiali con anima in PEEK, che a sua volta è attaccata sullo splintaggio in PEEK realizzato con le regole indicate dai grandi maestri della protesi mobile scheletrata o combinata. Se il paziente pratica una ottima igiene orale, che può fare rimuovendo la parte rimovibile della protesi, non c’è pericolo di aggravamento della parodontopatia o nascita di carie, che invece spesso sono presente nella protesi scheletrata. Inoltre si possono veicolare gel e medicamenti topici usando la stessa protesi a mo’ di cucchiaio.
III Parte- Struttura, procedure di laboratorio e funzionamento della nuova protesi dentaria in PEEK.
La nuova protesi consta di due parti ben distinte: 1) Una barra in PEEK con splintaggi ed attacchi, costruita con metodiche di laboratorio originali secondo le intuizioni-indicazioni del dott.
, che viene fissata sui denti e/o sulle radici con particolari tecniche adesive. Gli attacchi posti sulla barra in Peek servono a stabilizzare la seconda parte della protesi e splintano ovvero fermano i denti qualora fossero mobili. E’ possibile, in bocche con denti non mobili ed in pazienti che non vogliono gli impianti o non li possono fare per qualsiasi motivo, realizzare solo il controfresaggio ed attacchi in PEEK che poi vengono attaccati sui denti e su cui viene attaccata la protesi in nylon o altro materiale senza ganci in metallo. 2 A) Una protesi a ricopertura in PEEK con faccette, parte occlusale dei denti e parte estetica rosa, costruita con metodiche di laboratorio originali su disposizione del
, che ricopre completamente i denti arrivando ai primi millimetri di gengiva aderente attaccandosi alla barra tramite gli attacchi su di essa posizionati. Una parte dell’attacco in peek è posizionato sulla protesi, mentre l’altra parte si posiziona o sui denti o sui perni radicolari individuali in peek. La protesi si può considerare come un provvisorio a lunga durata (5 anni), in attesa di realizzare le ulteriori e definitive cure. Tale protesi a ricopertura a lunga durata può essere costruita, eccezionalmente, anche senza attacchi e senza splintaggi su denti molto robusti e con molta ritenzione. 2B) Una protesi integrata nella barra a mo’ di scheletrato, sempre ad essa legata con attacchi individuali sia dentari che radicolari in neek, che va a sostituire solo gli elementi mancanti, anche monolateralmente, senza ricoprire gli altri denti. Nel caso 2A la protesi sigilla completamente i tessuti sottostanti impedendo la penetrazione di cibo. In una protesizzazione del genere l’aspetto principale da considerare è l’ingombro. Il paziente infatti raramente accetta di buon grado il riempimento improvviso della bocca con una dentiera. L’ingombro è solo un aspetto del problema che spesso nasce dalla mancata accettazione psicologica della protesi. Certo la protesi fissa su impianti o su denti è meglio accettata ma qualora si dovesse ricorrere per qualche motivo ad una dentiera alla fine il problema ingombro si dovrebbe affrontare per forza. Realizzando il nuovo tipo di protesi in Peek se da un lato si anticiperebbe questa problematica dall’altro si potrebbero riparare tutte quelle alterazioni di tipo gnatologico ed ortodontico che sono spesso causa, se non curate bene in infanzia e giovinezza, di tutte quelle problematiche analizzate in precedenza, correggendo a livello estetico ad esempio una seconda classe scheletrica in prima classe o riportando in prima classe una terza classe senza bisogno di chirurgia maxillo-facciale. Questo tipo di protesi potrebbe essere anche meglio sopportata dalle tasche dei pazienti poco abbienti che sono la stragrande maggioranza e va a colmare lo spazio vuoto e finora non colmabile tra protesi fissa su denti e/o impianti e protesi mobile parziale e totale su impianti e non, dando al dentista un’altra freccia da mettere nella faretra della protesizzazìone. Passiamo ora alla descrizione delle procedure di laboratorio adottate per la realizzazione e costruzione della nuova protesi dentaria in peek di cui si richiede il brevetto:
1° steep: Valutazione del caso clinico con modelli in alginato accompagnata dalla relazione dell’odontoiatra con la segnalazione dei denti mobili.
2°steep: Costruzione in laboratorio del porta impronta individuale con procedura sperimentata in modo tale da bilanciare le forze nella presa dell’impronta.
3°steep: Boxaggio delle impronte prese dall’odontoiatra con metodica sperimentata. Sviluppo dei modelli con gesso di IV classe sotto vuoto.
4° steep: Costruzione della placca fonetica su cui verrà riportato dall’odontoiatra l’eventuale rialzo di masticazione ricavato tramite l’uso di stopper di Pasqualini, o altra metodica.
5°steep: Montaggio in articolatore con morso di rialzo ed arco facciale.
6°steep: Modellazione di tutta la parte frontale in cera. La modellazione almeno da 1.3 a 2.3 va fatta valutando gli spazi da gestire ricavati tramite la formula matematica del Fibonacci.
Dal 1° al 6° steep la procedura da seguire è identica sia nel caso 2A che nel caso 2B sopra emarginati. Successivamente la procedura sarà diversificata. Nel caso di protesi 2A seguiranno i successivi steep indicati nei punti 7°,8°,9°,10°
7° Steep Costruzione di una mascherina in silicone sperimentata che viene passata all’odontoiatra che realizzerà in bocca un mockup in maniera tale che il paziente possa valutare l’ingombro e la nuova estetica, come succede nel caso si applichino le faccette in ceramica. A volte si realizza un mockup indiretto in laboratorio che si applica in bocca per le stesse finalità.
8°steep: Scelta del materiale da usare per la nuova protesi: se la protesi è a ricopertura verrà utilizzato il PEEK come base e la parte estetica e funzionale può essere fatta sia in resina che in composito. La scelta dipende soprattutto dalle disponibilità economiche del paziente. Se la protesi non è a ricopertura, ma è integrata, verranno realizzate le parti da attaccare sui denti in PEEK mentre le parti protesiche verranno realizzate in materiale in commercio.
9° steep: Dopo avere terminato l’intera modellazione si passa a costruire in un primo momento la barra di splintaggio in PEEK o le parti in PEEK con controfresaggio ed attacchi da posizionare sui denti che sono parti di ritenzione della protesi. Solo successivamente viene realizzata la struttura a ricopertura in PEEK o la protesi integrata resinata od in nylon. In questa fase è molto importante gestire gli spazi per potere ritrovare l’estetica trovata con il mockup. La gestione degli spazi viene realizzata con mascherine in silicone sia vestibolari che palatali nel mascellare superiore e linguali nel mascellare inferiore, controllando scrupolosamente il modellato. Terminata questa fase il modellato viene duplicato con silicone liquido (1:1) e sviluppato con gesso in quantità sperimentate. Una volta preparato il modello con modellazione sovrapposta, si prepara alliniezione della struttura protesica mediante la tecnica di iniezione, detta anche stampaggio ad iniezione, che è un procedimento con cui grazie ad elevata pressione, un materiale termoplastico riscaldato viene immesso in uno stampo secondo una metodica sviluppata dal , mediante l’utilizzo di una macchina in commercio, modificandone la destinazione d’uso e l’imperniatura.
10°steep: La struttura così preparata viene calzata sui modelli duplicati con rifinitura ed infine calzata su modello master. Si è così arrivati alla finitura con la parte estetica e funzionale cuspidale. Una volta finita e lucidata la protesi viene inviata all’odontoiatra per la consegna e la molaggio occlusale. L’odontoiatra fisserà le parti in PEEK sui denti e poi posizionerà sulla protesi gli attacchi fissandoli. Nel caso di protesi integrata 2B, seguiranno i successivi seguenti steep:
11° Steep Costruzione della barra di splintaggio in peek o delle parti in peek con controfesaggio ed attacchi, che verranno inviati all’odontoiatra per il posizionamento sui denti;
12° steep Presa di un’altra impronta in silicone o altro materiale delle parti protesiche attaccate sui denti dall’odontoiatria su cui l’odontotecnico finalizzerà la protesi integrata.
13°steep Finalizzazione della protesi integrata a seconda del materiale che si riterrà opportuno utilizzare, seguendo il protocollo dettato dalle case produttrici.
IV Parte - I benefìci /vantaggi della nuova protesi dentaria in peek.
La nuova protesi dentaria in PEEK si avvale di un protocollo protesico che oltre a ripristinare la centrica e la dimensione verticale, là dove ce ne fosse la necessità, riesce a ridare al paziente con i denti invecchiati, una estetica giovanile con costi contenuti rispetto alla protesi fìssa tradizionale. La struttura in PEEK riesce per le proprie caratteristiche a dare al paziente un confort non realizzabile con altre metodiche, inoltre è facilmente riparabile a studio dallo stesso odontoiatra. La struttura a ricopertura potrà essere utilizzata in futuro, nel caso il paziente dovesse decidere di avellere tutti i denti, sia come dentiera con una ribasatura che come dima chirurgica per l’implantologia e come primo provvisorio di implantologia a carico immediato con la costruzione della sola barra rigida sugli impianti, con riduzione del disconfort del paziente. Questa protesi potrà essere tenuta anche fino a quando, aspettato il tempo dellosteointegrazione degli impianti, si costruirà una protesi definitiva nel caso il paziente lo voglia fare. La nostra protesi in questo caso si trasformerà in toronto con costi accettabili, senza stravolgere le abitudini e l’estetica del paziente. La protesi verrà mantenuta sia durante le avulsioni, che in questa maniera potranno essere fatte gradualmente, che durante la fase implantare. Così facendo avulsioni ed implantologia potranno essere programmate senza la necessità di dovere realizzare sedute fiume che comportano per il paziente un grosso stress chirurgico e qualche volta non possono essere realizzate in un ambiente extra ospedalieri.

Claims (9)

  1. Rivendicazioni 1. Protesi dentaria a ricopertura per l’esecuzione di lavori di protesizzazione, comprendente una protesi con splintaggi ed attacchi adesivi, che vengono posizionati sui denti, anche con denti in parodontopatia e mobili; una barra, fissata ai denti o alle radici mediante tecniche adesive, che dispone di attacchi e controfresaggi, che splinta i denti ed insieme mantiene la protesi in situ, ciò, quindi, al fine di realizzare una ritenzione protesica su denti parandotopatici e /o mobili.
  2. 2. Protesi dentaria, come da rivendicazioni 1 caratterizzata da fatto che qualora si tratti di protesi integrata comprende degli attacchi e si inserisce nella dentizione intervallata per la mancanza di elementi dentali anche monolateralmente, come se fosse uno scheletrato o resinato, mediante l’utilizzo di attacchi e fresaggio posti su barra attaccata ai denti in maniera adesiva.
  3. 3. Protesi dentaria come una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzata dal fatto che detta protesi a ricopertura è realizzata in PEEK.
  4. 4. Protesi dentaria come una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzata dal fatto che nel caso di protesi integrata è realizzata in Peek o anche in altro materiale tipo nylon.
  5. 5. Protesi dentaria come una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzata dal fatto che gli splintaggi adesivi e gli attacchi sono realizzati in PEEK.
  6. 6. Protesi dentaria come una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzata dal fatto che la barra di splintaggio è realizzata in peek e si fissa sui denti con le normali tecniche adesive.
  7. 7. Protesi dentaria come una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti caratterizzata dal fatto che detta protesi a ricopertura o integrata è realizzata per la prima volta mediante l’utilizzo di stampaggio ad iniezione.
  8. 8. Protesi dentaria, come una qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzata dal fatto che può essere anche costruita senza parti di ritenzione in peek incollata sui denti parodontopatici, e che si mantiene in situ per frizione sui denti residui.
  9. 9. Protesi dentaria come un qualsiasi delle rivendicazioni precedenti, caratterizzata dal fatto che ricrea su denti naturali, anche denti o le parti ossee e dentali perdute, come se fosse una dentiera o a mò di scheletrato, a seconda dei casi.
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* Cited by examiner, † Cited by third party
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DE4440810A1 (de) * 1994-11-15 1996-05-23 Helmut Purner Orthodontische Vorrichtung
JPH1156878A (ja) * 1997-08-11 1999-03-02 Maato Reader:Kk 歯科用副木材
DE102004029875A1 (de) * 2004-06-16 2006-01-12 Hertel, Gert-Ulf, Dr. Vorgefertigte Gitternetzbögen und Bogenblöcke die anhand von Schablonen nach Zahnbogenmaßen hergestellt und zur Schienung von Frontzähnen sowie mit Befestigungselementen zur Herstellung von Zahnersatz dienen

Patent Citations (3)

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