CH693641A5 - Procedimento di trattamento della superficie di rivestimenti in conglomerato bitumoso, asfalto, calcestruzzo o ferro mediante il metodo della pallinatura e macchina pallinatrice per la sua e - Google Patents

Procedimento di trattamento della superficie di rivestimenti in conglomerato bitumoso, asfalto, calcestruzzo o ferro mediante il metodo della pallinatura e macchina pallinatrice per la sua e Download PDF

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Description


  



   La presente invenzione si riferisce ad un procedimento, a mezzo di una macchina pallinatrice mobile e semovente ad alto rendimento per la sua esecuzione, per il trattamento della superfici e di rivestimenti in conglomerato bituminoso, in cemento o ferro, mediante bombardamento di microbiglie in acciaio in modo da ottenere l'irruvidimento, lo schiarimento, la pulizia, la sgrassatura, la bocciardatura di dette superfici di rivestimento nella manutenzione, nel rinnovamento o nella costruzione di strade, autostrade, piste, aeroporti, ponti e strutture in ferro e calcestruzzo. 



  Il fondo scivoloso è la causa principale dei problemi alla circolazione, soprattutto sulle pavimentazioni bagnate. Gli obbiettivi essenziali da raggiungere per l'aumento dell'aderenza sono sostanzialmente basati su tre principi d'intervento:
 - rigenerare la rugosità della superficie stradale;
 - permettere all'acqua di scorrere assicurando il drenaggio tra il pneumatico e la superficie stradale, permettendo l'evacuazione della medesima;
 - assicurare un contatto secco tra il pneumatico ed il granulato superficiale mediante rottura della pellicola presente sulla superficie del conglomerato. 



   I rivestimenti stradali possono presentare dopo periodi più o meno lunghi sotto traffico, caratteristiche di usura superficiale e di bassa aderenza, tali da costituire fonte di gravi pericoli per gli utenti, scivolosità longitudinale e trasversale. La superficie stradale, pur senza ancora accusare gravi deformazioni, ormaie, buche o altro, cioè essendo ancora strutturalmente sana, può essere usurata, sparizione della pasta bituminosa superficiale, levigamento eccessivo dei grani di inerte, o intasata da residui di polvere, gomma di pneumatici, ecc., fino al punto di divenire totalmente inidonea al traffico moderno. Specialmente in caso di pioggia si creano grossi pericoli in termini di spruzzo, visibilità (mancata evacuazione dell'acqua, accecamento), e/o di acquaplaning. 



  La scivolosità che ne deriva su strade, autostrade, curve e piste è purtroppo alla base di numerosi e gravi incidenti, per i quali gli enti proprietari dell'arteria o incaricati della sua manutenzione vengono sempre più frequentemente chiamati, dalla prassi dei tribunali, a sopportare responsabilità o corresponsabilità. Merito della richiedente è di aver approntato una macchina che permette di operare tecniche capaci di pulire efficacemente, rispettivamente di ristabilire le necessarie caratteristiche di aderenza e di drenabilità superficiali di tali pavimentazioni, senza dover ricorrere al rifacimento completo dello strato di usura o di tutta la struttura stradale. La macchina dell'invenzione permette, infatti, di ottenere tali risultati mediante l'irruvidimento con il metodo della pallinatura ad alto rendimento.

   Diversi sono stati i tentativi di intervenire per raggiungesre gli obiettivi dei tre principi di intervento sopraindicati fra i quali citiamo:
 - la rigatura longitudinale o trasversale, specialmente delle lastre in calcestruzzo, mediante seghe multiple al diamante;
 - la stesura di strati sottili di conglomerati bituminosi speciali (micro-seal, enduits superficiels, etc). 



  Tutti questi metodi hanno i loro limiti, ristabiliscono si una buona macrorugosità, ma richiedono grossi interventi ed in generale presentano qualche inconveniente, p.e. il livello sonoro, la resistenza al gelo o sotto forte traffico, la sicurezza delle motociclette, ecc, e mancano di valide esperienze conclusive. 



   Quanto invece si propone la richiedente è conrelativa macchina esecutrice, un procedimento innovativo, sicuro, di facile attuazione e senza gravi ripercussioni sulla strada: l'irruvidimento della superficie col metodo della pallinatura mediante macchina pallinatrice ad alto rendimento. Non è possibile stabilire con certezza l'inizio della tecnica con le pallinatrici. In Italia, la prima azienda produttrice di abrasivo è stata la Abrasivi Metallici S.p.A. nel 1956. I primi impianti erano impianti di granigliatura fissi e venivano usati per la rimozione delle scorie dagli alti forni o per la eliminazione delle sbavature dei vari prodotti siderurgici, prodotte dagli stampi, e quindi gli impianti erano fissi, alloggiati quasi sempre all'interno dei grandi stabilimenti. 



  Il successo ottenuto da questi trattamenti, col passare degli anni ha fatto si che il loro utilizzo si espandesse nel settore edile, di ristrutturazione, piattaforme e serbatoi petroliferi ed infine nel settore stradale. Ciò ha permesso la suddivisione in due categorie, impianti di pallinatura fissi ed impianti di pallinatura semoventi. La grande industria degli impianti di pallinatura fissi non ha mostrato sino ad oggi interesse nello studio, l'approfondimento e la messa a punto degli impianti semoventi. Il mercato è passato attraverso vari artigiani, i quali hanno cercato di utilizzare più o meno lo stesso concetto di base, cambiando solamente alcuni componenti estetici, per evitare il lievitamento dei costi di produzione. 



  Oggi in Europa esiste un numero ridotto, limitato ad alcune unità, di costruttori di macchine granigliatrici non destinate agli impianti fissi; essi sono conosciuti come Blastrac, Trimmer, Sonnimax tra i più noti, ed il loro concetto più o meno si assomiglia, come già detto in precedenza. Esse sono macchine elettriche, quindi non autonome, e sono in grado di coprire superfici da 30 a 80 cm. per passata; sono nate per il cemento, quindi il loro impiego principale è sprattutto nel settore edile. Gli interventi sono saltuari e principalmente improntati nella rimozione di segnaltiche stradali, ma per il loro precario equilibrio e per l'assenza dei dovuti accorgimenti, non sono in grado di smaltire i detriti asportati dal suolo e quindi obbligano l'operatore ad effettuare periodicamente questa operazione manualmente con notevoli perdite di tempo. 



   Esse sono composte da due unità definite pallinatrice e aspiratore; qualora dovessero lavorare lontano da una fonte energetica necessitano di un generatore di corrente non essendo autonome. 



  Altri artigiani-industriali hanno orientato la loro produzione nel settore stradale ma con scarsi risultati, poiché in questo settore necessitano notevoli esperienze per le svariate tipologie di asfalti e per i diversi comportamenti dei vari tipi di bitumi al trattamento mediante granigliatura, gli investimenti essendo notevoli. Esaminando più da vicino le esperienze avute sino ad ora in questo settore dai costruttori di queste ultime macchine, gli stessi si sono limitati alla produzione di esemplari unici, poiché i risultati si sono rivelati scarsi. La prima azienda, italiana, ad aver realizzato un prototipo simile è stata la Montanari con sede a Parma.

   Il loro sistema permetteva una novità assoluta nel campo delle granigliatrici metalliche, cioè di lavorare sulle superfici bagnate; anzi se non pioveva bisognava bagnare la superficie da trattare in quanto la loro macchina non disponeva di un aspiratore e quindi il recupero delle polveri non avveniva contemporaneamente al trattamento, ma veniva effettuato in un secondo tempo da una comune spazzatrice; la macchina recuperava solamente l'abrasivo a mezzo di un magnete. Per l'azionamento delle turbine veniva utilizzato un motore a scoppio con trasmissioni idrauliche. Dati gli evidenti inconvenienti incontrati, causa l'impostazione del progetto, nel perfezionamento, dopo qualche tentativo senza sostanziali modifiche, questa azienda ha abbandonato il settore. 



  Per trovare un' altra azienda in questo settore bisogna anadare in Germania; qui la Falkenstein, con la sua equipe, ha tentato di sviluppare un progetto, limitandosi ad aggregare tre turbine da 60 cm. coprendo cosi una superficie di 180 cm., ma con scarsa resa, poiché la macchina funzionava bene solo sul cemento, mentre sull'asfalto dava dei risultati insignificanti. Causa un incidente durante le prove, la macchina ha subito danni irreparabili ed il progetto è stato abbandonato. Anche quest'ultima macchina era azionata da un motore a scoppio e trasmissioni idrauliche. Tutte le macchine granigliatrici semoventi, escluse quelle di fabbricazione Montanari, utilizzano lo stesso concetto di lavorazione e più precisamente: 



   l'abrasivo parte dal serbatoio e attraverso un tubo fluisce all'interno del diffusore. Qui, tramite una apertura ricavata nella tazza, finisce sulle pale della turbina e da queste viene proiettato raggiungendo la superficie da trattare per poi essere immediatamente riaspirato e riportato verso il serbatoio. Qui una paratia, ricavata nel coperchio, interrompe il flusso della miscela aria microbiglie-impurità, obbligando le parti più pesanti a cadere verso il basso, cioè nel serbatoio, mentre in alto si trova la fessura che permette alla parte restante, aria + impurità di raggiungere attraverso un tubo l'aspiratore, che termina il ciclo separando la polvere dall'aria. 



  Avendo questo tipo di macchina un ricircolo dell'abrasivo molto ristretto e un sistema di separazione abrasivo-impurità limitato è possibile constatare i seguenti inconvenienti:
 - a) eccessiva temperatura (surriscaldamento);
 - b) presenza di impurità nell'abrasivo. 



  Ciò comporta un'usura immediata delle parti a contatto con quest'ultimo, causando il lievitamento dei costi di manutenzione. 



  Sulla base dell'esperienza acquisita e delle prove effettuate durante un lungo periodo di esperimentazione la richiedente a mezzo la sua equipe di tecnici ha approntato una nuova macchina, pure oggetto della presente invenzione, che permette una metodica che si adatta perfettamente alle esigenze più severe nel trattamento delle diverse tipologie di superfici, bitume asfalto, cemento, ferro. 



  Varcando ampiamente i confini finora raggiunti dalle machine della tecnica nota, descriviamo qui di seguito le migliorie approntate con il procedimento ottenuto con la macchina dell'invenzione, la sua strutturazione ed il suo funzionamento. 



  Le novità introdotte sono sostanzialmente:
 a) - convogliatore per aria fresca dall'esterno;
 b) - ingrandimento ed allungamento delle condotte di passaggio della miscela usata;
 c) - introduzione di un ciclone per il trattamento della miscela;
 d) - introduzione di un vaglio;
 e) - aumento della capienza del serbatoio;
 f) - potenziamento del gruppo aspiratore, lavaggio dei filtri, aumento della superficie e della qualità filtrante;
 g) - potenziamento delle turbine. 



  La pallinatura, a differenza della granigliatura con abrasivo, è un procedimento che utilizza palline d'acciaio per bombardare la superficie di rivestimento; la macchina secondo l'invenzione proietta sulla superficie da trattare delle biglie di piccolo diametro, microbiglie da 1,1 a 2 mm, che la colpiscono con una predeterminata velocità e con un angolo di incidenza ben preciso. Le microbiglie rimbalzano, vengono ricuperate al rimbalzo per aspirazione ed in massima parte riciclate pulite e riutilizzate, mentre le polveri, i detriti provenienti dalla pulizia o dagli scarti di trattamento della superficie, vengono separate, aspirate e trattenute mediante mezzi di filtraggio a secco in un cassone o contenitore rimovibile che viene poi evacuato in discarica al fine di evitare ogni tipo di inquinamento.

   L'impatto di queste microbiglie rimuove le parti superficiali tenere del conglomerato bituminoso, portandone in rilievo l'inerte e creando una macrorugosità. Contemporaneamente l'inerte, oltre ad essere pulito in superficie, poiché viene micromartellato senza essere fratturato, aumenta la microrugosità.

   La macrorugosità cosi ottenuta permette una elevata drenabilità superficiale, inerte in rilievo al piano di scorrimento dell'acqua, che riduce sensibilmente il pericolo di acquaplaning, nonchè la proiezione d'acqua verso gli altri veicoli, effetto spray, in caso di pioggia, oltre a favorire la drastica riduzione delle emissione sonore, inquinamento fonico; la microrugosità, derivante dalla forma irregolare e frastagliata assunta dalgli inerti in rilievo sulla superficie stradale per effetto della pallinatura, contribuendo d'altra parte all'aumento considerovole del coefficiente d'attrito con il pneumatico e quindi della sua aderenza e trazione.

   Riassumendo l'impatto delle microbiglie, della pallinatura sulla superficie del conglomerato o del calcestruzzo ha tre effetti principali:
 - pulizia della superficie dalle impurità accumulate;
 - rimozione di parte della matrice bituminosa o cementizia che sigilla i granulati inerti, aumentando così la macrorugosità della struttura;
 - irruvidimento o fine bocciardatura dei granulati stessi, che ne migliora la microrugosità, senza tuttavia provocare delle pericolose microfessurazioni. 



  La macchina secondo l'invenzione permette la variazione della azione meccanica della pallinatura mediante la regolazione a valori predeterminati della velocità di proiezione delle microbiglie e della velocità di avanzamento della macchina stessa. 



  Il suo effetto sulla pavimentazione dipende anche da altri fattori da tenere in considerazione nella regolazione della macchina dell'invenzione mediante mezzi elettronici, tra i quali citiamo:
 - la temperatura della pavimentazione;
 - il grado di durezza e le altre caratteristiche dell'inerte;
 - l'indice di penetrazione, rispettivamente l'invecchiamento del bitume;
 - la composizione granulometrica del conglomerato. 



  Allo stesso tempo la produzione della macchina dipende dalla velocità di avanzamento della stessa, legata al tipo di superficie da trattare e funzione come detto della temperatura della pavimentazione, della durezza dell'inerte e del bitume, e della curva granulometrica del conglomerato. 



  L'effetto della pallinatura è in prima approssimazione analogo sia sul conglomerato bituminoso, sia sul calcestruzzo cementizio. Esso è inoltre molto omogeneo su tutta la superficie trattata, grazie alla perfetta messa a punto della tecnica multiturbine. Il procedimento della macchina dell'invenzione permette di irruvidire tratti divenuti scivolosi senza cambiamento di livelletta e preservando persino la segnaletica stradale orizzontale: finita la pallinatura la strada è immediatamente agibile alla circolazione. In caso di necessità tutta la installazione può essere rimossa instantaneamente, senza lasciare alcun residuo. Evidentemente l'irruvidimento è applicabile a pavimentazioni strutturalmente sane e la cui composizione della miscela si rivela adatta; non vale invece la pena di effettuare il trattamento su zone compromesse già fessurate o deformate. 



   La presente invenzione si riferisce a un procedimento di trattamento della superficie di rivestimenti in conglomerato bituminoso, asfalto, calcestruzzo o ferro, caratterizzato dai contenuti enunciati nella rivendicazione 1. 



  La presente invenzione si riferisce pure ad una macchina pallinatrice mobile, semovente, caratterizzata dai contenuti enunciati nella rivendicazione 2, composta da due unità collegate, la prima, unità pallinatrice, che sospinge la seconda, in grado di proiettare violentemente microbiglie d'acciaio ad altissima velocità contro la superficie stradale, tramite due turbine speciali allineate in senso trasversale, irruvidendola e di recuperarle al rimbalzo riciclandole, la seconda unità di aspirazione provvista di mezzi aspiranti e filtranti per il recupero delle polveri e dei prodotti di scarto, oltre che di contenitore per la loro raccolta ed evacuazione; l'azione meccanica, regolabile in funzione della velocità della macchina e di proiezione delle microbiglie produce il ristabilimento delle caratteristiche superficiali sia in termine di micro che di macro-rugosità. 



  L'unità pallinatrice essendo costituita da:
 a) un convogliatore, opportunamente alenato e sagomato, per il prelevamento e l'incanalamento del flusso di aria fresca dall'esterno;
 b) un gruppo di turbine allineate di alta potenza per la proiezione a predeterminata velocità di microbiglie;
 c) una serie di condotte per il passaggio della miscela microbiglie + aria + impurità, di diametro e lunghezza maggiorati, sagomate, tali da permettere il rallentamento del flusso della stessa;
 d) un ciclone per il trattamento della miscela e una prima separazione delle parti più pesanti, microbiglie, detriti da quelle più leggere, aria, polvere;

  
 e) un separatore ad alta capienza, di deflusso delle parti pesanti microsfere + detriti, comprendente un vaglio (4), per la separazione, la pulizia ed il riciclaggio delle microbiglie nel serbatoio (41) dalla carica di 
 detriti ed impurità, nel contenitore (42) per la loro evacuazione; 



   L' unità di aspirazione, essendo composta da:
 f) un cassone; dove trovano alloggiamento,
 g) un aspiratore composto da un ventilatore centrifugo, disposto nella sua cassa;
 h) filtri per la separazione delle polveri dall'aria;
 i) mezzi, costituiti da un compressore, un serbatoio d'aria compressa, valvola e tubo di lavaggio, per il lavaggio dei filtri con l'aria compressa, con elevato aumento della superficie e della qualità filtrante;
 j) un altro contenitore rimovibile per l'accumulo dei detriti provenienti dalla separazione effettuata dal vaglio, ed il deposito delle polveri provenienti dal ciclone e dalla caduta tramite aria di lavaggio dai filtri, e per la loro successiva evacuazione e trattamento ecologico in discarica;

  
 k) generatore di alta potenza ausiliario e autonomo, per la distribuzione del movimento attraverso una trasmissione idrostatica e pompe idrauliche ai vari corpi della macchina pallinatrice;
 I) un accoppiatore idrostatico per la trasmissione della potenza a tutte le utenze della macchina pallinatrice attraverso pompe idrauliche;
 m) centralina elettronica per il controllo ed il regolamento dei vari corpi o parti della macchina pallinatrice attraverso sensori rilevatori di misura e controllo in essi disposti. 



   Diamo ora qui di seguito una descrizione particolareggiata di un forma di esecuzione del trovato, oggetto della presente invenzione, peraltro non limitativa, senza nulla togliere alla generalità dell'invenzione stessa, con riferimento alle figure dei disegni annessi. 
 
   la fig. 1 rappresenta in vista l'unità pallinatrice mobile e di recupero delle microbiglie; 
   la fig. 2 rappresenta l'unita di aspirazione, o aspirante, montata su autocarro; 
   la fig. 3 rappresenta una vista posteriore dell'unità pallinatrice mobile; 
   la fig. 4 rappresenta una vista dall'alto del cassone dell'unità aspirante e degli elementi filtranti; 
   la fig. 5 rappresenta una vista d'assieme delle due unità del macchinario, pallinatrice mobile e aspiratore, rispettivamente, quest'ultimo su autocarro; 
   la fig. 6 rappresenta una vista in dettaglio del convogliatore d'aria;

   
   la fig. 7 rappresenta in dettaglio una vista del ciclone; 
   la fig. 8 rappresenta in dettaglio una vista del vaglio. 
 



   La macchina pallinatrice, fig. 5, è composta da due unità collegate (10) fra di loro; la prima è costituita da una macchina A, semovente, a multiturbina, nel nostro caso equipaggiata da due turbine 2 di potenza, in grado di proiettare violentemente le microbiglie d'acciaio contro la superficie da trattare e di recuperarle al rimbalzo per aspirazione, fig. 1; abbiamo affidato la generazione di potenza e motricità ad un motore a combustione interna 9 della potenza di ca. 250 CV, situato sull'autocarro dell'unità di aspirazione B, fig. 2; che attraverso un accoppiatore, non rappresentato nelle figure, trasmette idraulicamente il moto ai vari organi della macchina per l'intermediazione di pompe idrauliche, pure non indicate, ciascuna adibita alla corrispettiva parte della macchina per la sua funzione specifica;

   essendo la trasmissione idrostatica in una sola unità, essa è in grado di avere una propria autonomia; ogni turbina 2 riceve potenza da una corrispettiva pompa idraulica attraverso l'accoppiatore idrostatico, lubrificato e raffreddato ad olio, le palline partono dal serbatoio 41, raggiungono le turbine ad alta potenza 2 e vengono proiettate a predeterminata velocità sulla superficie da trattare, per poi rimbalzare nel convogliatore 21 ed essere aspirate; 



  l'ingombro dell'unità pallinatrice semovente può arrivare sino a 9 m x 2,50 m, peso di ca. 12 t e capace di erogare una potenza sino a 200 CV; 



  la seconda da una unità di aspirazione B, montata su autocarro, nel nostro caso a tre assi, munita di un cassone 5, ventilatore centrifugo 55 e cassa o chiocciola 54, e filtri 6, oltre che di contenitore 7 per la raccolta e l'evacuazione dei prodotti di scarto. Tale unità comprende pure il generatore di energia autonomo 9 e la centralina elettronica di controllo e regolazione 8, figg. 2, 4; 



  l'ingombro è di ca. 8,50 m x 2,50 m peso totale 25 t, con generatore di potenza sino a 250 CV. 



  In una differente forma di esecuzione l'impianto può essere anche realizzato su un telaio indipendente motorizzato purchè si mantenga la soluzione della trasmissione idrostatica in fase di lavoro, pallinatrice semovente. 



  La miscela, aria + microbiglie + impurità asportate per effetto della pallinatura, inizia quindi la propria risalita verso l'alto nel diffusore 21, coadiuvata da una buona parte di aria fresca aspirata dall'esterno attraverso le fessure direzionali 11 del convogliatore d'entrata 1; le condotte maggiorate 21, 22, 22¾, 22¾¾ assicurano una notevole riduzione della velocità, che assieme all'aria fresca aspirata dall'esterno tende a diminuire la temperatura delle microbiglie che hanno appena terminato la loro fase d'urto; a questo punto la miscela, aria frescà + microbiglie + impurità prosegue la sua corsa verso il ciclone 3, figg. 1, 3, 6. 



  Nel ciclone si effettua una prima separazione permettendo alle parti più leggere e a tutta l'aria di defluire 31 verso l'aspiratore. Figg. 1, 3, 7. Da qui in avanti le microbiglie e le parti più pesanti raggiungono per caduta tramite lo scarico 32 il separatore 40, comprendente il vaglio 4, fig. 8, con una innovativa separazione ad almeno tre stadi, permettendo una pulitura più che completa delle microbiglie, le parti di scarto finendo nel contenitore 42, che vengono poi convogliate nel contenitore 7 della seconda unità; tale materiale viene poi evacuato in discarica tramite detto contenitore 7 rimovibile, figg. 1, 2, 5. 



  Le microbiglie cosi trattate possono raggiungere agevolmente il serbatoio 41, che grazie alla sua innovativa maggiorazione, possono essere riutilizzate successivamente e riprendere il loro ciclo, fig. 1. 



  Le parti più leggere, le polveri, invece, all'uscita 31 del ciclone 3 proseguono la loro strada verso l'unità di aspirazione B di nuova fattura per aumentarne l'autonomia, ma soprattutto per ridurre notevolmente il lavoro dei filtri 6, che sono sottoposti a dura prova per la quantità e qualità dell'aria da trattare, evitando così l'intasamento e la conseguente rottura con l'inevitabile fuoriuscita delle polveri non trattate verso l'esterno. L'aspiratore, composto dal ventilatore centrifugo 55, disposto nella sua cassa o sede a chiocciola 54, è alloggiato all'interno di un cassone in lamiera 5, assieme a 18 filtri 6 in poliestere, e provoca l'aspirazione delle polveri; esso è azionato idraulicamente e presenta caratteristiche di portata di almeno 10 000 m<3>/h ed una prevalenza di almeno 800 mm/colonna d'acqua.

   Per evitare l'intasamento dei filtri si è provveduto, mediante una centralina elettronica 8, che, oltre a gestire tutti i parametri di regolazione della macchina da adattare alla superficie da trattare, attraverso gli opportuni sensori di rilevamento disposti lungo i vari corpi della stessa, non rappresentati nelle figure, rileva il loro grado di intasamento, all'abbinamento di un compressore 56 con la installazione di un buon complesso di lavaggio. Il compressore comprime l'aria che occorre per il lavaggio dei filtri 6 in un serbatoio 57, che viene distribuita attraverso la valvola di lavaggio 58 ed il tubo di lavaggio 59 nel vano vacuum 51, le polveri depositandosi insieme agli scarti della pulizia o del trattamento in basso nel contenitore 7, l'aria purificata defluendo attraverso il convogliatore 52 e la chiocciola 54 verso l'esterno, figg. 2, 4, 5. 



  II rendimento del procedimento, rispettivamente del trattamento di irruvidimento mediante la macchina pallinatrice è funzione di diversi fattori come già precedentemente descritto, in particolare:
 - il lavoro deve svolgersi in condizioni secche, in presenza di umidità il recupero dei pallini e lo smaltimento delle polveri pongono problemi;
 - il rendimento sul conglomerato bituminoso è maggiore a temperature relativamente basse, mattino, notte, mentre temperature molto elevate ostacolano il rimbalzo dei pallini;
 - il rendimento pratico dipende poi dalle limitazioni di traffico, esposizione della segnaletica e distanza di evacuazione delle polveri in discarica, trattasi di detriti inerti;
 - il consumo di microbiglie si aggira sui 100 g/m<2>. 



  Mediamente è possibile garantire una produzione giornaliera di 3000-6000 m<2> di superficie trattata, con una velocità dai 3 ai 6 m/min a fronte di ca. 2 m di larghezza di lavoro teorica, 1,60 m reali. 



  La considerevole produzione giornaliera, unita ad una eccellente manovrabilità della macchina pallinatrice, consente il suo utilizzo sia nel caso di estese superfici da irruvidire, sia nel caso di pronto intervento per il ripristino della rugosità su tratte limitate. 



  II procedimento attuato dalla macchina pallinatrice è inoltre silenzioso e non emette polveri nell'ambiente, per cui è adatto anche a superfici urbane. 



  I risultati ottenuti sulle caratteristiche superficiali della pavimentazione sono molto incoraggianti e di assoluto interesse per la sicurezza del traffico; in particolare si constatano i seguenti risultati:
 - un aumento sostanziale dei valori dell'altezza in sabbia;
 - un aumento del coefficiente d'attrito longitudinale e trasversale;
 - un abbassamento del livello sonoro;
 - una riduzione dello spruzzo d'acqua;
 - una buonissima resistenza allo scivolamento, derapage;
 - una eccellente drenabilità di superficie dovuta a una macrorugosità positiva, sopprimendo il rischio di acquaplaning e lo spruzzo d'acqua dei veicoli sotto la pioggia. 



   Citiamo in proposito nella tabella che segue le misurazioni effettuate dai laboratori di prove durante alcune delle esperimentazioni eseguite su diversi tratti autostradali europei ed autodromi, in essa sono riportati i risultati prima e dopo gli interventi di irruvidimento: 
<tb><TABLE> Columns=5 
<tb>Head Col 1: Cantiere/ Prove 
<tb>Head Col 2: No.

   Prove 
<tb>Head Col 3: Media prima l'intervento 
<tb>Head Col 4: Media dopo l'intervento 
<tb>Head Col 5: Aumento %
<tb><SEP>Autodromo:
<tb><SEP>1) Skid resistance<SEP>26<SEP>53,1<SEP>73,6<CEL AL=L>+ 39%
<tb><SEP>2) TML-TRRL<SEP>7<SEP>0,4<SEP>0,66<SEP>+ 64%
<tb><SEP>3) Altezza sabbia<SEP>7<CEL AL=L>0,64<SEP>1,47<SEP>+ 130%
<tb><SEP>Autostrada a):
<tb><SEP>1) Skid resistance<SEP>1 2<CEL AL=L>55,8<CEL AL=L>71,3<SEP>+ 28%
<tb><SEP>3) Altezza sabbia<SEP>0,29<SEP>0,52<SEP>+ 79%
<tb><SEP>Autostrada b):
<tb><SEP>1) Skid resistance<SEP>37<SEP>86<SEP>+ 132%
<tb><SEP>2) TML-TRRL<SEP>1,0<CEL AL=L>1,9<SEP>+ 90%
<tb><SEP>3) Altezza sabbia<SEP>0,7<SEP>1,2<SEP>+ 71%
<tb><SEP>Autostrada c):
<tb><SEP>1) Skid resistance<SEP>38<SEP>64<SEP>+ 68%
<tb><SEP>2) TML-TRRL<SEP>0,33<CEL AL=L>0,67<SEP>+ 103%
<tb><SEP>3) Altezza sabbia<SEP>0,46<SEP>1,00<SEP>+ 117% 
<tb></TABLE> 



  Spiegazione prove: 



  1) Skid resistance: misura della rugosità superficiale secondo il "British portable skid resistance tester"; 



  2) TML-TRRL: "Texture Meter Laser" secondo il "Transport and Road Research Laboratory" inglese; 



  3) misura della macrorugosità superficiale con il metodo dell'altezza in sabbia. 



   La tecnica dell'irruvidimento mediante pallinatrice ad alto rendimento può essere impiegata con successo, oltre che nel ristabilimento della macro e micro rugosità nel rifacimento delle pavimentazioni stradali come sopra descritto, anche nei seguenti campi di applicazione: 



  Pulizia e preparazione, sgrassatura e bocciardatura, di piattabande in calcestruzzo su viadotti, ponti, gallerie e di altre strutture in calcestruzzo quali piste, posteggi, ecc. 



  Nelle gallerie e sui viadotti dove l'impermeabilizzazione è chiamata a garantire a lungo termine l'integrità dell'opera, il trattamento della struttura in calcestruzzo è di fondamentale importanza. 



  Allo scopo di garantire una perfetta coesione tra il calcestruzzo e il materiale impermeabilizzante, la superficie della soletta dovrà essere perfettamente ripulita da ogni impurità e ravvivata in modo da permettere un ancoraggio resistente alle sollecitazioni che possono provocare degli strappi. 



  La macchina pallinatrice permette di asportare le parti grasse, oleose, i residui di vecchie impermeabilizzazioni, il lattime di boiacca, la ruggine dai ferri di armatura affioranti o qualsiasi altro materiale che potrebbe pregiudicare l'adesione, conferendo inoltre alla superficie una tessitura macro-micro rugosa che favorisce l'aderenza dei materiali impermeabilizzanti. 



  L'elevato rendimento e l'assoluta mancanza di residui della lavorazione permette di programmare contemporaneamente i lavori di posa di guaine o di prodotti isolanti liquidi. 



  L'indubbio vantaggio di questa lavorazione risiede comunque nella possibilità di operare a secco evitando così gli inconvenienti rappresentati dall'approvigionamento e dall'impiego di grosse quantità' d'acqua, nonchè dai conseguenti problemi di smaltimento delle stesse. 



   Cancellazione di segnaletica stradale, schiarimento del manto d'asfalto, rispettivamente pulizia di pavimentazioni chiare in galleria. 



  L'asportazione delle vernici di vecchie segnaletiche orizzontali dalla superficie della pavimentazione è di notevole importanza tanto ai fini della visibilità e della chiarezza per l'utente, quanto per la conservazione del manto stradale, in quanto le vernici, o i materiali di cui sono composte, tendono a strappare la pavimentazione provocando delle fessurazioni che favoriscono le infiltrazioni d'acqua e di conseguenza la formazione di crepe e di ammaloramenti. La pallinatura della macchina permette di asportare in modo ottimale la vernice dalla superficie stradale senza intaccarla e senza creare pericolosi gradini. 



  Applicazioni in campo aeroportuale.
 a) sgommatura 



  La maggior parte dei depositi di gomma si forma su una zona molto delicata delle piste aeroportuali: la zona di atterraggio/decollo; particolarmente con condizioni di pista "bagnata" queste zone possono risultare pericolose per una serie di fattori:
 - i depositi di gomma, al ricoprire in superficie la pista, annullano l'effetto che offre la macro-microtessitura;
 - la gomma oltre che essere impermeabile in queste condizioni è molto scivolosa e favorisce l'innesco dell'acquaplaning:
 - l'area interessata dai depositi di gomma subisce un' alterazione del piano di scorrimento delle acque che può favorire la formazione di pozzanghere, costituendo un ulteriore pericolo per la funzionalità meccanica, turbine, dell'aereo. 



  Mediante la macchina pallinatrice secondo l'invenzione, è possibile ora eliminare totalmente i depositi di gomma e riconferire allo stesso tempo alla pavimentazione i valori di aderenza e rugosità ideali. Il lavoro di pallinatura non provoca solchi o alterazioni della livelletta. Il piano di scorrimento delle acque, grazie alla macrorugosità, risulterà inferiore al piano di appoggio dei pneumatici riducendo così le possibilità di acquaplaning. 



   L'impiego di macchine ad alto rendimento, fino a 800 m<2>/h, la perfetta pulizia della superficie trattata e la rapida movibilità dei mezzi, consentono una programmazione degli interventi facilmente compatibili con le esigenze di un aeroporto,
 b) pulizia aree di sosta e di rifornimento 



  Ai fini della conservazione della pavimentazione, sia in calcestruzzo che in conglomerato bituminoso, è necessario ripulire periodicamente le aree di sosta e di rifornimento degli aerei da sostanze oleose, dai grassi, ecc. Mediante la pallinatura della macchina è possibile svolgere una pulizia accurata senza provocare microfessurazioni, che potrebbero risultare particolarmente dannose ai fini strutturali e ambientali. 



  La macchina pallinatrice ad alto rendimento, secondo l'invenzione, da 2 m di larghezza di lavoro teorica, permette di applicare la tecnologia della pallinatura secondo il procedimento dell'invenzione e di trovare nuovi impieghi nel campo dei trattamenti superficiali. 



  Con un intervento di pallinatura di detta macchina è possibile ripristinare la tessitura e le caratteristiche di una nuova pavimentazione, a costi notevolmente inferiori rispetto agli interventi tradizionali di rifacimento, con meno turbative al traffico in tempi più ristretti, fig. 5.

Claims (12)

1. Procedimento di trattamento della superficie di rivestimenti in conglomerato bituminoso, asfalto, calcestruzzo o ferro, mediante il metodo della pallinatura, caratterizzato dal fatto di comprendere le seguenti fasi: a) bombardamento mediante microbiglie della superficie da trattare, effettuato tramite una proiezione delle stesse a predeterminata velocità, a mezzo di turbine (2), prelevandole da un serbatoio (41), l'impatto di queste microbiglie sulla superficie determinando una rimozione di parti superficiali tenere, creando una macrorugosità, ed il martellamento di parti dure così pulite senza fratturarle, aumentando la loro microrugosità, ristabilendo le caratteristiche superficiali dei rivestimenti trattati in termini di macro-micro rugosità;
b) rimozion di impurità prodotte dalla lavorazione di pallinatura sulla superficie trattata e recupero al rimbalzo delle microbiglie per aspirazione di una miscela costituita da aria, dalle microbiglie e dalle impurità; c) convogliamento e rallentamento di detta miscela per aspirazione attraverso condotte sagomate e sovradimensionate ad evitare un surriscaldamento e una carica delle impurità sulle microbiglie; d) separazione a mezzo di un ciclone (3) delle parti più pesanti della miscela, costituite dalle microbiglie e da detriti tramite un primo scarico (32) in un separatore (40), dalle parti più leggere, costituite dall'aria e da polveri, tramite un secondo scarico (31) in un cassone (5) di una unità di aspirazione (B), per il loro trattamento rispettivamente;
e) separazione e pulizia delle microbiglie dai detriti tramite un vaglio (4), rispettivamente nel serbatoio (41) per il riciclaggio delle microbiglie, e in un contenitore (42) per il successivo trasferimento dei detriti nel cassone (5) dell'unità di aspirazione (B); f) aspirazione dell'aria e delle polveri nell'unità di aspirazione (B) per la depurazione dell'aria e la separazione delle polveri a mezzo di filtri (6) e di un impianto di lavaggio (56, 57, 58) con aria fresca, ed il loro deposito in un altro contenitore rimovibile (7) per la loro evacuazione. 2.) Macchina pallinatrice mobile, per il trattamento della superficie e di rivestimenti in conglomerato bituminoso, asfalto, calcestruzzo o ferro con il procedimento della rivendicazione 1, caratterizzata dal fatto di comprendere una unità pallinatrice (A, figg. 1, 3), e una unità di aspirazione (B, figg.
2, 4) tra loro accoppiate (10, fig. 5); l'unità pallinatrice (A, figg. 1, 3) essendo costituita da: a) un convogliatore (1), alettato e sagomato, per il prelevamento e l'incanalamento di un flusso di aria fresca dall'esterno; b) un gruppo di turbine (2) allineate per la proiezione a predeterminata velocità di microbiglie sulla superficie da trattore; c) una serie di condotte (21, 22, 22¾, 22¾¾) per il passaggio di una miscela costituita dall'aria, dalle microbiglie e di impurità, di diametro e lunghezza sovradimensionati, sagomate, tali da permettere un rallentamento del flusso della miscela; d) un ciclone (3) per il trattamento della miscela e una prima separazione delle sue parti più pesanti, costituite dalle microbiglie e da detriti, da quelle più leggere, costiuite dall'aria e da polveri;
e) un separatore (40) di deflusso delle parti pesanti, comprendente un vaglio (4) per la separazione, la pulizia ed il riciclaggio delle microbiglie in un serbatoio (41) dalla carica dei detriti depositati in un contenitore (42) per la loro evacuazione; l'unità di aspirazione (B, figg. 2, 4) essendo composta da: f) un cassone (5);
dove trovano alloggiamento, g) un aspiratore (55), disposto nella sua cassa (54); h) filtri (6) per la separazione delle polveri dall'aria; i) mezzi, costituiti da un compressore (56), un altro serbatoio d'aria compressa (57), una valvola (58) e un tubo (59) di lavaggio, per il lavaggio dei filtri con l'aria compressa ascopo di aumentare la loro superficie e qualità filtrante; j) un altro contenitore rimovibile (7) per l'accumulo dei detriti provenienti dalla separazione effettuata dal vaglio (4), ed il deposito delle polveri provenienti dal ciclone (3) e dalla caduta tramite aria di lavaggio dai filtri (6), e per la loro successiva evacuazione; k) un generatore (9) di potenza di ausiliario e autonomo, per la distribuzione del movimento attraverso una trasmissione idrostatica e pompe idrauliche ai detti corpi della macchina pallinatrice;
I) un accoppiatore idrostatico per la trasmissione della potenza alle dette utenze della macchina pallinatrice attraverso pompe idrauliche; m) una centralina elettronica (8) per il controllo ed il regolamento dei detti corpi o delle dette parti della macchina pallinatrice attraverso sensori rilevatori di misura e controllo in essi disposti.
3.) Macchina pallinatrice mobile secondo la rivendicazione 2, caratterizzata dal fatto che l'unità pallinatrice (A) è semovente, e che l'unita di aspirazione (B), provvista dell'altro contenitore (7) di deposito ed evacuazione delle polveri è disposta su autocarro a 3 assi.
4.) Macchina pallinatrice mobile secondo la rivendicazione 2 o 3, caratterizzata dal fatto che le microbiglie sono microsfere in acciaio di diametro compreso tra 1,1 mm e 2,0 mm; la velocità di proiezione è compresa tra 180 m/s e 190 m/s;
l'angolo di incidenza è di 45 gradi; ed il consumo delle microsfere inferiore ai 100 g/m<2>.
5.) Macchina pallinatrice mobile secondo una delle rivendicazioni 2, 3 o 4, caratterizzata dal fatto che il gruppo di turbine ha una potenza di ca. 200 CV e accoppia 2 turbine (2) allineate trasversalmente, che coprono una superficie fino a 1,60 m di larghezza effettiva di lavoro (fig. 3).
6.) Maccina pallinatrice mobile secondo una delle rivendicazioni 2, 3, 4 o 5, caratterizzata dal fatto che il vaglio (4) comprende una separazione ad almeno tre stadi, per la pulizia delle microbiglie al fine del loro riciclaggio e riutilizzazione (fig. 8).
7.) Macchina pallinatrice mobile secondo una delle rivendicazioni 2, 3, 4, 5 o 6, caratterizzata dal fatto che l'unità di aspirazione è costituita da 18 filtri (6) in poliestere, per aumentare l'autonomia, ridurne il lavoro ed evitare il loro intasamento, e dall'aspiratore composto da un ventilatore centrifugo (55) azionato idraulicamente avente una portata di almeno 10 000 m<3>/h e prevalenza di almeno 800 mm/colonna d'acqua (fig. 2, 4).
8.) Macchina pallinatrice mobile secondo una delle rivendicazioni 2, 3, 4, 5, 6 o 7, caratterizzata dal fatto di avere una capacità di produzione giornaliera compresa tra i 3000 m<2> e 6000 m<2>, con una velocità di avanzamento compresa tra 3 m/min e 6 m/min, ed una larghezza di lavoro effettiva fino a 1,60 m (fig. 5).
9.) Utilizzazione della macchina pallinatrice mobile secondo una delle rivendicazioni da 2 a 8, nel trattamento di irruvidimento di pavimentazioni a coefficiente d'attrito in strade e autostrade, per ristabilire la macro- e micro-rugosità, per permettere il drenaggio dell'acqua, evitando l'acquaplaning e diminuendo lo spruzzo, assicurando il contatto secco tra il pneumatico e il granulato superficiale, aumentare l'aderenza, evitare il derapage, ed abbassare il livello sonoro.
10.) Utilizzazione della macchina pallinatrice mobile secondo una delle rivendicazioni da 2 a 8, nella cancellazione di segnaletica stradale orizzontale, nella pulizia e schiarimento del manto d'asfalto di pavimentazioni, rispettivamente di pavimentazioni chiare in galleria.
11.) Utilizzazione della macchina pallinatrice mobile secondo una delle rivendicazioni da 2 a 8, nella pulizia, sgrassatura, preparazione e bocciardatura di piattabande in calcestruzzo e in ferro di ponti, viadotti, gallerie, piste e parcheggi.
12.) Utilizzazione della macchina pallinatrice mobile secondo una delle rivendicazioni da 2 a 8, nella sgommatura di piste di aeroporti e nella pulizia e sgrassatura di aree di sosta e rifornimento di aeroplani.
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